EPATITE B
Cosa è
L’epatite B è una delle malattie più diffuse al mondo, colpisce il fegato ed è causata da un
virus molto contagioso (HBV). Le persone che entrano in contatto con il virus dell’epatite B
sviluppano un’infezione che in circa l’80% dei casi si risolve spontaneamente dopo la fase
acuta, mentre nel restante 20% evolve in una forma cronica che può essere causa di
conseguenze gravi per il fegato.
L’infezione cronica, che si sviluppa quando il virus resta nell’organismo per più di 6 mesi, si
manifesta solo nella fase avanzata di malattia, quando si sono già prodotti danni epatici gravi;
altrimenti, è individuabile solo attraverso l’analisi delle transaminasi e il test specifico. Anche
nella fase acuta non sempre la malattia dà sintomi.
Quando presenti, i sintomi compaiono dopo 9 e fino a 21 settimane dopo l’esposizione al
virus e possono essere molto simili a quelli di una banale influenza: affaticamento, disturbi
addominali, nausea, vomito, febbre di lieve entità. Gli individui con infezione cronica, anche
se asintomatici, sono “portatori cronici” del virus e possono trasmettere la malattia ad altre
persone.
L’asintomaticità è il motivo per cui circa la metà dei pazienti è inconsapevole del proprio
stato di malattia con conseguente ritardo della diagnosi.
Il virus HBV: 100 volte più infettivo dell’HIV
Il virus dell’epatite B (Hepatitis B Virus) è un virus del DNA, appartenente alla famiglia degli
Hepadnaviridae, 100 volte più infettivo dell’HIV e in grado di sopravvivere fuori dall’organismo,
rimanendo infettivo per almeno 7 giorni. Se ne conoscono attualmente 8 genotipi (A-H), con una
diversa distribuzione geografica: in Italia il genotipo prevalente è quello D.
Il virus può essere eliminato dall’organismo, con o senza la formazione di anticorpi protettivi
(HBsAb), o può continuare a mantenere livelli più o meno alti di replicazione, evolvendo
verso la forma cronica, in una percentuale che può arrivare fino al 20% delle persone infette.
Il rischio di cronicizzazione aumenta al diminuire dell’età: nei neonati contagiati si verifica
circa 9 volte su 10.
Epatite B: un’emergenza sanitaria sommersa
L’epatite B rappresenta una grave emergenza sanitaria su scala globale: si stima che in tutto il
mondo oltre 2 miliardi di persone siano venute a contatto con l’HBV; i portatori cronici sono
circa 350-400 milioni, un numero 7 volte maggiore di quello delle persone infettate dal virus
dell’Immunodeficienza acquisita (HIV).
Il tasso di mortalità della patologia è pari a circa l’1%, ma la percentuale aumenta nelle
persone con età superiore ai 40 anni. Nel 2010 circa 1.200.000 persone sono morte per
malattia epatica da HBV e l’OMS stima che l’Epatite B sia la decima causa di morte a livello
mondiale.
Negli ultimi trent’anni nel nostro Paese l’epidemiologia dell’infezione da HBV ha subito
importanti cambiamenti. Se nel decennio 1970-1980 l’Italia era una nazione a media endemia,
oggi il quadro è totalmente modificato e siamo tra i Paesi con basso livello di endemia, che è
caratterizzato da:
• una prevalenza di portatori cronici stimata in circa 700.000 persone;
• un’incidenza d’infezioni acute sintomatiche tra 1 e 2/100.000 abitanti/anno;
• un quasi totale azzeramento delle infezioni in età infantile.
L’abbassamento del livello d’endemia è stato reso possibile dall’inserimento dell’obbligo
della vaccinazione anti-epatite B nel 1991 e dal miglioramento delle generali condizioni
socio-sanitarie.
Le vie del contagio
L’HBV viene trasmesso da una persona all’altra attraverso contatto con sangue o fluidi infetti
dell’organismo. Tutti i portatori di epatite B sono potenzialmente contagiosi: la maggior parte
dei contagi avviene mediante rapporti sessuali non protetti con persone con epatite B o
scambio di siringhe o aghi contaminati.
Altre modalità di contagio includono la condivisione con persone con epatite B di effetti
personali quali spazzolini da denti o rasoi e l’utilizzo di strumenti non sterilizzati per piercing
e tatuaggi. Le madri con epatite B possono trasmettere il virus al neonato al momento del
parto ed è a rischio anche il personale sanitario deputato all’utilizzo di prodotti ematici e
soggetto a punture accidentali con aghi. Le modalità di trasmissione sono differenti nelle
diverse aree geografiche: nell’Europa occidentale la maggior parte dei contagi avviene
mediante rapporti sessuali non protetti o scambio di siringhe o aghi contaminati. In Asia e
Medio Oriente, invece, la trasmissione dell’HBV ampiamente predominante è madre-figlio e
figlio-figlio.
Gruppi a rischio d’infezione da Epatite B
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Persone che hanno rapporti sessuali non protetti
Persone che hanno più partner sessuali
Tossicodipendenti che si scambiano o si sono scambiati siringhe
Persone con una storia d’infezione sessualmente trasmissibile (IST)
Persone a contatto domestico con persone affette da HBV
Neonati di madri affette da HBV
Partner sessuali di persone con infezione da HBV
Detenuti di Istituti penitenziari reclusi per lunghi periodi
Pazienti sottoposti a emodialisi
Operatori sanitari e personale della pubblica sicurezza a frequente contatto con il sangue
Persone che necessitino di alcuni emoderivati e trasfusioni
Viaggiatori in zone ad alta endemicità per HBV
Conseguenze cliniche
Le persone con epatite B cronica hanno un aumentato rischio di sviluppare complicanze al
fegato: nel 20% dei casi la malattia cronicizzata può progredire in cirrosi epatica nell’arco di
circa 5 anni.
La cirrosi, cioè lo scompaginamento della normale architettura del fegato con sostituzione del
tessuto epatico con tessuto cicatriziale, si sviluppa nel corso di molti anni quale conseguenza
del perpetuarsi del danno epatico provocato dalla replicazione del virus.
In certi casi la cirrosi determina insufficienza epatica perché le cellule muoiono e la capacità
funzionale del fegato diminuisce. Oltre alla cirrosi, nei Paesi ad alta endemia l’epatite B è
responsabile di circa il 90% dei casi di epatocarcinoma.
Diagnosi, vaccino e terapie
Diagnosticare l’epatite B è un fattore importante non solo per le potenziali, gravi implicazioni
sulla salute, ma anche per evitare di infettare altre persone contribuendo alla diffusione della
malattia.
Un portatore dell’infezione da HBV può essere identificato dimostrando la presenza, nel
siero, del suo HBsAg o, in assenza di HBsAg sierico, del suo acido nucleico (HBV-DNA) nel
siero o nel fegato. Nel primo caso l’infezione è definita conclamata, nel secondo occulta.
Marcatori virali e relative categorie diagnostiche
Marcatori virali
Anti-HBs
Anti-HBc
HBsAg
HBV-DNA, HBeAg
IgM anti-HBc
Categorie diagnostiche
Immunità
Esposizione
Infezione
Replicazione
Malattia
I marcatori che devono essere ricercati sono: l’HBsAg per evidenziare la presenza di
un’infezione conclamata, l’anti-HBs e l’anti-HBc per dimostrare la presenza dell’immunità
acquisita dopo vaccinazione (in caso di anti-HBs isolato) o dopo infezione (in caso di
presenza contemporanea di anti HBs/anti-HBc).
Nella pratica clinica, è possibile riscontrare infezioni croniche da HBV senza un significativo
danno epatico sia nelle persone “tolleranti” nei confronti del virus sia in quelle che hanno
sviluppato una risposta immune specifica ed efficace nel controllare la replicazione virale. È
quindi indispensabile che l’epatologo, una volta identificata l’infezione, definisca la fase, nel
caso sia presente un danno epatico.
Sono disponibili vari test che aiutano i medici a valutare il danno epatico o la probabilità di
danni futuri al fegato a causa dell’epatite B: questi includono test ematici, esami di
diagnostica per immagini o esami bioptici del fegato.
Il miglior metodo di prevenzione dell’epatite B, oltre a non esporsi ai comportamenti a
rischio, è la vaccinazione, che è efficace per chi non è mai stato esposto al virus. Dal 1991
l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto a tutti i Paesi di aggiungere la vaccinazione
all’epatite B ai programmi vaccinali nazionali: in molti Paesi è stato fatto, e un crescente
numero di nazioni si è attivato in questo senso.
Per le persone contagiate, oggi sono disponibili trattamenti che possono controllare la malattia
e aiutare a prevenire lo sviluppo di complicanze gravi. Alcuni farmaci agiscono potenziando
la risposta del sistema immunitario all’infezione. Altri farmaci interferiscono con il processo
di replicazione del virus, abbassandone così la quantità circolante nel sangue. Gli obiettivi del
trattamento con questi ultimi farmaci sono:
• ridurre la quantità di virus nel sangue;
• mantenere tale livello il più basso possibile nel corso del tempo.
Il raggiungimento di questi obiettivi permette di bloccare o rallentare la progressione naturale
della malattia verso la cirrosi e l’epatocarcinoma.
Le opzioni di trattamento devono essere discusse con lo specialista o con il proprio medico.
L’epatite B cronica in 10 punti
1.
L’infezione da epatite B può essere acuta o cronica. L’epatite B acuta può durare da
poche settimane a qualche mese e la maggior parte delle persone colpite guarisce
perfettamente senza alcuna conseguenza. L’epatite B cronica è una malattia che dura tutta
la vita e può portare a gravi patologie del fegato come l’epatocarcinoma.
2.
In tutto il mondo circa 350-400 milioni di persone convivono con l’epatite B cronica e il
15-25% di loro potrebbe morire per una malattia epatica.
3.
In Italia sono circa 700.000 le persone infette da HBV ma solo 20.000, meno di 1 su 30,
sono in terapia: molte di più potrebbero trarre beneficio da trattamenti efficaci per
arrestare l’evoluzione della malattia.
4.
L’epatite B è un’infezione virale trasmessa attraverso il contatto con il sangue o con i
liquidi organici della persona infetta.
5.
Il virus dell’epatite B, l’HBV, è 100 volte più contagioso dell’HIV.
6.
Nel mondo l’epatite B è la causa più diffusa di cancro del fegato, insieme al tabacco.
7.
L’epatite B è una malattia asintomatica: i sintomi sono difficilmente identificabili o
addirittura assenti.
8.
È molto importante che le persone che sono a rischio di contrarre l’infezione da epatite B
facciano uno specifico test del sangue.
9.
Sottoporsi alla vaccinazione per l’epatite B è il miglior modo per prevenire l’insorgenza
della malattia. La vaccinazione non impedisce, però, lo sviluppo di un’epatite cronica in
individui già infetti.
10.
Nonostante l’epatite B cronica possa difficilmente essere guarita dopo l’infezione, lo
specialista può prescrivere alcune medicine che possono aiutare a tenere sotto controllo la
malattia: anti-virali, che impediscono la replicazione del virus, o interferoni, che
coadiuvano il sistema immunitario.