Relazione prof. Moroni - Centro Etica Ambientale

Prof. D. Antonio Moroni
Professore emerito di Ecologia presso l'Università di Parma
L'ETICA AMBIENTALE COME CURA DELLA TERRA: FONDAZIONI E PRATICHE
Debbo anzitutto ringraziare il collega mons. Pietro Ferri per l'onore che mi ha fatto con la proposta
di introdurre questo convegno sull'Etica Ambientale.
Permettetemi poi di rivolgere un caloroso benvenuto a voi, studiosi di etica ambientale, come anche
alle signore e ai signori presenti, nonché agli studenti che sono presenti sempre più numerosi
all'interresse per l'ambiente.
Il tema dell'etica è oggi sviluppato e applicato agli argomenti più differenti (etica degli affari, etica
delle comunicazioni, etica dell'economia, etc.), fino ad un caso che di recente ho letto su una rivista,
dove si accennava con dovizia di particolari all'etica della coltivazione dei cetrioli.
Tra tutte queste tematiche, l'ambiente non ha avuto quell'importanza che esso riveste nella realtà.
Desidero avviare questa introduzione con una frase di Voltaire: "Il vero viaggio di scoperta non
consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere occhi nuovi". Ecco allora che siamo oggi tutti
interessati ad approfondire il senso di quella rivoluzione culturale che ha costituito il crogiuolo di
un mutamento profondo di comportamenti avviato con la rivoluzione scientifica galileiana del '600
e che ha camminato, per più di tre secoli, parallela alla cultura della società rurale prescientifica.
L'era della modernità aveva in sé i germi che l'avrebbero portata alla sua dissoluzione. La modernità
in sostanza ha costituito un fenomeno con una ricca preistoria. Ha certamente recato valori positivi
alla società e nulla poteva far intravvedere che questo ciclo storico sarebbe terminato come ogni
altro modello di civiltà, travolto da una dissoluzione culturale che essa stessa aveva prodotto con il
degrado della qualità della natura, della città e soprattutto con l'appannamento dello stesso valore
della vita umana, sfociando negli anni '90 in un periodo culturale di incertezza.
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Una scarsa attenzione ai valori etici ha favorito lo sviluppo di una cultura radicale, cui è seguito -tra
l'altro- anche lo sfaldamento della famiglia rurale, etc. Tutte le realtà negative emerse in questo
periodo si sono affermate n modo suadente come la cultura della libertà individuale, fuori da ogni
legame di etica o indirizzo educativo, quali la famiglia, la Chiesa, le istituzioni sociali o culturali. Si
è trattato di una cultura senza dubbio rovinosa, soprattutto per le giovani generazioni, forse più
dello stesso marxismo.
L'esperienza quotidiana evidenzia che questa realtà dell'ambiente ha fatto irruzione nella percezione
dei cittadini negli ultimi decenni, e ciò è avvenuto in modo spesso caotico, emotivo, discontinuo.
Negli ultimi tempi la realtà dell'ambiente si è fatta presente soprattutto ai giovani e li ha sollecitati:
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ad assumere un cambiamento di comportamento della società e delle istituzioni verso la
natura e le sue risorse, verso la dimensione sociale, culturale ed economica della città;
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di fare memoria, tra l'altro, dell'analisi di due grandi ecologi umani, Park e McKenzie , nel
volume "La città, comunità". La città è qualcosa di più che una congerie di singoli uomini o
di servizi sociali come strade, edifici, lampioni, linee tranviarie, etc. essa è qualcosa di più di
una semplice costellazione di istituzioni e di strumenti amministrativi (come tribunali,
ospedali, scuola, polizia, etc.) e funzionali (di atteggiamenti e di sentimenti organizzati entro
questi costumi e trasmessi mediante questa tradizione). In altre parole la città non è
semplicemente un meccanismo fisico o una costruzione artificiale; essa è coinvolta nei
processi vitali della gente che la compone. Essa è un prodotto della natura e, in particolare,
della natura umana.
La religione, e segnatamente la Chiesa Cattolica, sotto lo stimolo degli ultimi pontefici, sia di altre
chiese cristiane e sia di altre religioni, hanno manifestato un interessa significativo, ancorché forse
in ritardo, verso l'ambiente che ha portato alle grandi manifestazioni ecumeniche di Assisi.
Analizziamo dunque il contenuto dell'Etica Ambientale
L''identità dell'Etica ambientale nasce dal sinergismo di due realtà: l'ambiente e l'etica. Sul finire
degli anni '70, anche in Italia, sotto lo stimolo di un forte degrado della natura e delle sue risorse,
della città e dei beni culturali, alcuni ricercatori della nostra Università di Parma hanno contribuito
all'emergenza di un indirizzo che ha preso il nome di "Etica Ambientale" e che può essere definita
realisticamente "Etica della consapevolezza della responsabilità personale, sociale, verso l'ambiente
naturale e verso la città. In sostanza, l'etica della terra allarga i confini della società, fino ad
includere suoli, acque, piante, animali. In una parola, la Terra.
È cambiato, in questa situazione, il ruolo dell'homo sapiens che da conquistatore della terra ne
diventa membro effettivo e cittadino di essa. In sostanza, i rapporti con la parte non umana
dell'ambiente assumono un valore moralmente significativo. Due elementi sono comuni a tutte le
etiche ambientali:
- il rifiuto di concezioni tradizionali che pongono l’uomo fuori e sopra la natura: viene
rifiutato un antropocentrismo assoluto che trascende la natura e fa uscire l’uomo dal
tempo biologico;
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l’estensione dell’ambito delle considerazioni morali, fino ad ora riservate alle
persone umane, a realtà non umane presenti in un determinato quadro
ambientale.
Ma esistono anche divergenze notevoli tra Etiche ambientali riguardo ai fondamenti teorici del
valore morale delle relazioni tra specie umana e la parte non umana dell’ambiente1.
Queste divergenze hanno generato due indirizzi di pensiero: Etica ecologica ed Etica
ambientale che, riportati in termini essenziali, possono essere espressi nel modo seguente:
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Riflettiamo sull'Etica ecologica
a) I fondamenti teorici dell’ETICA ECOLOGICA, sono ricavati dalle conoscenze
elaborate dall’Ecologia, la disciplina scientifica che studia i processi ecologici e i sistemi
ambientali (si pensi ai concetti di capacità portante, di omeostasi, di catena alimentare, di
comunità biotica, di diversità, di resilienza e di resistenza, di equilibrio ecologico, etc.).
Occorre intendersi, allora, sul significato di principi per l’Etica dedotti dall’Ecologia.
Per gli studiosi che sostengono questo indirizzo il vero ostacolo che si frappone alla fondazione di
un’Etica ambientale realistica è l’antropocentrismo, del quale essi hanno proposto la sostituzione
con il termine di biocentrismo.
È vero che esiste un rapporto inscindibile tra ognuno di noi e il nostro relativo ambiente
esterno, abiotico e vivente (piante, animali e microrganismi); è vero che l’uomo appartiene alla
catena alimentare che collega in natura tutti i viventi; ma è anche vero che, a differenza degli altri
viventi non umani (il comportamento dei quali è largamente istintuale e deterministico), l’uomo
emerge dalla natura tramite un esercizio critico e propositivo della consapevolezza che
manifesta di sé e dell’ambiente che lo circonda. Ciò, però, non lo pone fuori e sopra la natura
(come è purtroppo percezione comune), ma lo rende responsabile di una gestione corretta della
natura stessa e della propria esistenza umana.
Percezione di appartenenza alla natura, e dell’emergenza da essa tramite la consapevolezza di sè
e della responsabilità rappresentano il superamento dell'Etica ecologica e dunque il fondamento
dell’Etica ambientale.
Ma da tutto ciò non emerge che piante, animali e microrganismi siano portatori di autonomi
valori etici. Essi, infatti, operano in modo ampiamente deterministico, e non scelgono il
comportamento più idoneo verso questa o quella situazione del proprio quadro di vita, né
tengono conto dei diritti degli altri, né pensano alle future generazioni.
b) Nel secondo indirizzo di pensiero (quello dell'ETICA AMBIENTALE) i principi, relativi
ai processi del funzionamento della natura e delle risorse naturali tratti dall’Ecologia, hanno un
valore estrinseco, strumentale: sono cosa buona ed hanno il valore che l’uomo deve attribuire ad
essi per la promozione della qualità della natura e dell’ambiente umano.
Compito dell’Etica ambientale è, allora, operare per offrire conoscenze e motivazioni per risolvere
l’ambiguità di comportamenti umani verso l'ambiente naturale e verso l'ambiente umano, cioè la
città, da animare in termini sempre più innovativi.
Riflettiamo a una definizione di Etica ambientale, che ha per oggetto il raggiungimento di un
comportamento umano teso a superare un egoistico dominio sulla natura e sui beni culturali e
originare lo sviluppo di una cultura della sostenibilità. Questo comporta il ripristino della qualità
e la conservazione della natura e dell’ambiente umano, un uso non distruttivo delle risorse naturali
e dei beni culturali.
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Questi differenti punti di vista sono espressi in dottrine che spesso, anziché cercare un confronto e una sintesi
nel quadro di un’etica ambientale matura, si sono e restano ancora duramente contrapposte.
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La promozione del senso del gratuito, come alternativa a comportamenti di predazione di risorse
naturali e dell'homo homini lupus rappresenta l'espressione di più alto profilo dell'Etica
ambientale.
In natura il rapporto tra la luce, le piante, la pecora e il leone sono di tipo competitivo, e sono
espressi da una predazione feroce. Su questi processi, infatti, si fonda il funzionamento
dell'ambiente naturale e il grado di qualità di esso.
Non è così nell'ambiente umano, dove consapevolezza e responsabilità costituiscono la base di
un'Etica ambientale avviata al progetto e a rapporti innovativi con la natura e con la città.
L’incanto della bellezza è ricchezza, come contributo all’autenticità delle persone umane, chiamate
a sviluppare gentilezza, sensibilità, gratuità, amore, a partecipare alla dinamica dei processi dei
sistemi complessi e delicati della natura e, nel caso della città, ai messaggi della bellezza racchiusa
nelle pietre, nei dipinti, nelle sculture, nella musica, nello sguardo di un bimbo e in una supplica di
un anziano.
Una conclusione
Permettetemi di concludere queste brevi riflessioni con la riflessione di Dostoevskij nel romanzo
“L’Idiota”. Lo scrittore pone sulle labbra dell’ateo Ippolit morente queste espressioni rivolte al
principe Myskin. “E’ vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la
“bellezza”? Signori – gridò forte a tutti – il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla
bellezza… Quale bellezza salverà il mondo?” Il principe non risponde alla domanda. Sembrerebbe
quasi che il silenzio di Myskin – che sta accanto con infinita compassione d’amore al giovane che
sta morendo di tisi a diciotto anni – voglia dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che
condivide il dolore. Un tema, questo, che è stato sviluppato in una bellissima opera del card. Martini
nel 1999.2
L'obiettivo dell'Etica Ambientale richiede, di conseguenza, un inedito rapporto fondato su quella
forte fratellanza espressa nel Cantico delle creature da Francesco d'Assisi, fino al coinvolgimento
partecipativo alla vicenda della natura e della storia degli uomini: un comportamento che oggi
potrebbe essere considerato utopico, ma che nel medioevo ha rappresentato un progetto cristiano
diffuso.
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Card. Martini, 1999 “Quale bellezza salverà il mondo?” in “Parola alla Chiesa, Parola alla città: 1185-1219,
EDB. Bologna)
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