Senso di abbandono - Quaccheri cristiani ecumenici per fare il bene

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Il senso della vita – Past. Francesco Zenzale
Il senso della vita
“Non ci sono mai stati tanti malati psichici come negli ultimi decenni, tanti suicidi insensati, tanti delitti per
droga, tante esistenze fallite, tante famiglie distrutte, tanti bambini anormali, giovani aggressivi, adulti frigidi,
impotenti o incapaci di amare, tante persone separate che dubitano del senso della propria vita come oggi.
La gente cerca un consiglio in uno studio psicologico «perché non sa affrontare la vita, perché non sa cosa
fare, perché tutto le sembra vuoto, privo di senso, perché è nauseata da tutto il benessere e non ha più
voglia di vivere. Perché non ha più un obiettivo per cui impegnarsi, perché non trova valori per cui vivere, per
cui sacrificarsi, perché l’esistenza scorre senza un contenuto e non si prova altro che noia”.1
Solitudine, tristezza, amarezza, frustrazioni, disperazione, angoscia esistenziale, bisogno d’affetto,
depressione, ecc. Queste sono le peggiori malattie della nostra società.
Nell’aprile 2004, lo psicologo romano Nicola Ghezzani, consegna alle stampe il libro dal titolo Crescere in un
mondo malato, nel quale presenta il disagio infantile, mette in colonna i numeri e afferma:
- Il 20 per cento dei giovani fino a 15 anni soffre di disturbi mentali.
- Nel 2020, questo disturbo sarà una delle cinque cause di malattia, morte e disabilità.
- Negli Stati Uniti, il 3 per cento dei bambini e più dell’8 per cento degli adolescenti sono depressi. Il 13 per
cento dei giovani (9-17 anni) soffre di disturbi ansiosi.
- Il 33 per cento di adulti con un disturbo ossessivo e compulsivo ha sviluppato questa patologia durante il
periodo dell’infanzia e dell’adolescenza.
- L’1 per cento degli adolescenti americani è affetto da sindrome maniaco-depressiva.
«Dire che questi dati», afferma Ghezzani, «sono allarmanti è poco: essi non sono un dramma annunciato;
rappresentano piuttosto una tragedia realizzata». Le dinamiche sociali sempre più opache e incontrollabili
diventano il fenomeno che traduce in concreto l’insicurezza e la vulnerabilità. 2
Cos’è che ci rende felici? Ancora non molto fa gli esperti di fama credevano che fosse il proprio piacere.
«In psicologia si dovevano eliminare le costrizioni che inibiscono il piacere», diceva Wilhelm Reich, uno dei
molti sostenitori di questa tesi. Gli sviluppi degli ultimi decenni hanno però dimostrato che questa
«egocentricità ad ogni costo»3 non solo riduce il livello spirituale del singolo, ma distrugge soprattutto la
famiglia, lo stesso individuo.
Che cosa ci rende gioiosi? Il palcoscenico dove si è disposti a fare quello che gli altri vogliono, o scegliere
di essere se stessi? Nel primo caso il metro è l’applausometro, nell’altro il rispetto di se stessi, ed è il più
difficile.
Conosco persone gioiose che non hanno mai ottenuto un applauso, che nella grazia di Dio, il mattino,
guardandosi nello specchio, accennano ad un sorriso o ad un gesto di gratitudine a Colui che è il datore
della vita. “Altre invece, per amore dell’apparire, centrate se se stesse, corrono subito a truccarsi. Non sanno
stare senza gli altri, devono avere il chiasso dell'approvazione sempre attorno: quando sono in auto da sole,
arrivano ad azionare anche due telefonini contemporaneamente pur di trovarsi con i loro fans. La persona
gioiosa sa che anche da soli si possono fare tante cose utili, e non per se stessi soltanto.
La nostra è la società del successo, dell'esistere per gli altri e come gli altri desiderano: dei perfetti burattini.
Un successo misurato dal denaro: tanto maggiore è il successo, tanto più alto è il compenso, più grande
l'auto e più lunga la barca già ormeggiata in un porticciolo o dentro la testa, nella sezione del desiderio.
Questo è anche il programma di molti giovani e di molti genitori: tentare la fortuna che conduca al successo”
(V. Andreoli, Avvenire).
1
E. Lukas, Dare un senso alla famiglia, ed Paoline, p. 24
N. GHEZZANI, Crescere in un mondo malato, bambini e adolescenti in una società in crisi, Franco Angeli, Milano
2004., cit. D G. Marrazzo in “Gesù da senso”, ed. Adv, 2007, Impruneta (Fi).
3 La psicologia umanista e dell’auto-realizzazione in Italia meglio conosciuta con la teoria di Carl R. Rogers, detta anche
della «terza forza» perché più delle altre precedenti è entrata a modellare gran parte della cultura popolare, più che una
scuola è un atteggiamento di vita, dove l’uomo è la misura del valore e i valori oggettivi cristiani sono sostituiti da
«significati» che soggettivamente il singolo si costruisce. Questo stile di vita proposto fra gli altri anche da Kurt Goldstein
e Abraham Maslow, incoraggia il culto dell’uomo per se stesso, il proprio io (selfismo), dove il sé e le sue esperienze
sono il valore sommo e l’oggetto delle sue devozioni ultime, questa psicologia è diventata una nuova religione con i suoi
profeti e i suoi nuovi riti, con conseguenze psicologiche e pedagogiche indescrivibili.
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Il senso della vita – Past. Francesco Zenzale
Nella nostra società democratica e nella nostra civiltà centrata sul piacere, dove ogni tipo di attrazione ci è
disponibile, la gioia ha la stessa natura di un sogno o di un miraggio; potrebbe essere un’illusione, il prodotto
dell’immaginazione ingannevole.
Ma la gioia, quella vera, profonda, non ha mercato!
«Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che
egli sostiene; ma anche questo ho visto che viene dalla mano di Dio. Infatti, chi senza di lui può mangiare o
godere? Poiché Dio dà all’uomo che egli gradisce, saggezza, intelligenza e gioia; ma al peccatore
lascia il compito di raccogliere, di accumulare, per lasciare poi tutto a colui che è gradito agli occhi di Dio.
Anche questo è vanità e un correre dietro al vento» (Ecclesiaste 2:24-26).
“La gioia non è in alcun modo un’esperienza soggettiva artificialmente escogitata dagli uomini per garantirsi
la propria legittima porzione di divertimento. Non è frutto di uno sforzo umano e nemmeno un premio che ci
assegniamo perché lo meritiamo. È dono di Dio, è una grazia.
Nell’esaltare il valore del piacere, Ecclesiaste non si fa promotore della filosofia edonistica che eleva il
godimento personale a bene supremo, a ideale di vita. Ci insegna piuttosto la bontà del ricevere. La gioia è
la capacità di accorgersi di ciò che ci viene dato e di afferrarlo”.4
Che cosa ci rende sereni? L’avere? L’egoismo distrugge la nostra pace e l’inquietudine nasce
dall’egoismo, pertanto la felicità terrena è effimera e le circostanze la condizionano, ma la pace che Cristo ci
offre è duratura. Non dipende dagli eventi della vita, dalla quantità di beni che si possiedono o dal numero
degli amici. Il Cristo è la fonte dell’acqua della vita e la gioia che scaturisce da lui non svanirà mai.
“Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si
sgomenti [...] Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi
coraggio, io ho vinto il mondo». (Giovanni 14: 27; 16:33).
Gesù disse: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28).
“Dio vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l’intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri
conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire,
la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza. Egli non ha mai deluso chi si è affidato a
lui. «Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c’è delusione» (Salmo 34: 5). 5
Un coppa traboccante d’amore
«Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa
trabocca. Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del
SIGNORE per lunghi giorni» (Salmo 23:5,6).
Immaginate che in fondo al vostro cuore ci sia una coppa. Non è di porcellana, d’argento o d’oro. Si tratta di
una coppa di sentimenti e di emozioni, che una volta riempita dà senso alla vita. La chiamo «coppa
dell’amore». Essa misura il nostro livello di soddisfazione e il nostro benessere psicologico.
L’amore, agape, non è un amore romantico, ma un principio. Non perché non genera nessuna emozione,
ma perché non dipende da essa. È l’amore elargito senza condizioni ma semplicemente perché l’altro
esiste. Quando proviamo questo amore, le endorfine (sostanze chimicamente simili alla morfina) si
diffondono nel nostro cervello e ci donano una sensazione di benessere, serenità e calma. Ci si sente bene,
perché siamo apprezzati e considerati.
Quando la nostra coppa è quasi vuota, non ci sentiamo amati, abbiamo l’impressione di essere rigettati, non
abbiamo niente da offrire. Una coppa vuota produce effetti negativi. La collera, la critica, il sarcasmo, la
colpevolezza e l’amarezza colmano quel vuoto.
Dio può entrare in un cuore devastato di odio e dall’egoismo, dalla solitudine e dall’amarezza e trasformare
quella vita. Questo è il significato della conversione, della nuova nascita. Nessuno si trova fuori dalla
traiettoria della potenza risanatrice di Dio e del suo amore [...] Se proviamo un grande vuoto in noi,
chiediamo a Dio di colmarlo, e lo farà sicuramente. Poi, cerchiamo altre persone che possano starci vicino e
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Jacques B. Doukhan, Qohèlet , “Il richiamo dal caos”, ed. AdV, Impruneta (Fi), 2007
E. G. White, Con Gesù Sul monte delle Beatitudini, p. 101, ed. AdV, Impruneta (Fi), 2007
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Il senso della vita – Past. Francesco Zenzale
aiutarci a rabboccare la vostra coppa. Una volta piena o quasi, cominciamo a riempire quella di coloro che
sono poco amati. Possiamo anche non provare un sentimento d’amore nei loro confronti, ma non è questo il
problema. Dio non ci chiede di provare un trasporto emotivo, ma di essere misericordiosi. Amando, la
nostra coppa e quella del nostro vicino, sofferente e solo, brinderanno alla vita autentica.6
Nota:
La preparazione degli argomenti su “il senso della vita” è stata realizzata pensando a quanto sopra espresso
e considerando che l’essere umano è molto complesso e che non tutti siamo esattamente uguali, per ogni
lezione sono previste delle domande di applicazione o delle domande di approfondimento.
Naturalmente, per chi ha delle particolari patologie mentali o laddove si rende indispensabile, si raccomanda
lo specialista (Psichiatra e/o Psicoterapeuta).
Infine, ribadisco che si tratta di un percorso psico-spirituale. Delle lezioni online per conoscere meglio il
valore della vita. Il percorso è articolato nel seguente modo:
1. ogni lezione prevede una parte dedicata alla riflessione spirituale personale con domande di
applicazione o di approfondimento;
2. le lezioni sono assolutamente gratuite; non sono scaricabili, e sono curate dal sottoscritto.
3. le lezioni sono inviate a seguito di un riscontro da parte dell’utente.
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Kay Kuzma - Coautrice di Un pieno di energia, Edizioni ADV, Impruneta, 2001, da cui è stata tratta questa meditazione,
pubblicata altresì sul n.2 del Messaggero avventista, anno 2006, p. 3
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