T303 – ECCLESIOLOGIA
28/10/2008
RIASSUNTO: abbiamo affrontato il tema Chiesa OPERA DEL PADRE, in particolare Chiesa come popolo di
Dio.
1) Differente denominazione di popolo nella Scrittura, in particolare EDAH (fonte P - sacerdotale) e
QAHAL (fonte D – deuteronomistica), sinonimi.
QAHAL deriva da QOL (= voce di Dio che raduna attorno a sé, tutti – comunità religiosa; cfr. Es. 19)
2) Traduzione LXX: QAHAL ―›  -  = trarre fuori, trarre da; traduzione latina ECCLESIA.
Ecclesia dei è il corrispettivo della qahal, l’assemblea a carattere religioso e non il popolo inteso
come entità civile e giuridica.
nel N.T., ecclesia ricorre più volte con più significati:
* domestico, comunità che si radunano in casa di Aquila e Priscilla (cfr. 1 Cor. 16, 19)
* locale, comunità di Corinto ad es. o la Chiesa di Roma
(cfr. 1 Cor. 16, 19)
* universale, cfr. Galati
Attendendo il Messia, Israele attende una nuova qahal, una nuova convocazione che giunge a
compimento con l’incarnazione del Verbo ―› Gesù realizza la nuova qahal
3) Reciprocità tra Rivelazione e Chiesa, con il primato della rivelazione; la rivelazione implica la Chiesa
come momento costitutivo, non c’è rivelazione se non c’è un popolo che la accolga.
Abbiamo iniziato a introdurre la Chiesa come corpo di Cristo, non essendo ‘popolo di Dio’ adatto a
esprimere la Chiesa. Il popolo di Dio si ricrea nel N.T. nel corpo di Cristo; come Israele, pur disperso,
manteneva la sua unità di popolo con riferimento al tempio di Israele, allo stesso modo le comunità
cristiane disperse per la terra, mantengono la loro unità, celebrando l’eucaristia: Cristo è il nuovo
tempio! Il popolo di Dio si trasforma nel corpo di Cristo mediante la celebrazione eucaristica.
[popolo di Dio è assunto in corpo di Cristo, così come l’A.T. nel N.T. (Ratzinger)]: continuità con
l’A.T. ma anche radicale novità introdotta con la Pasqua del Signore.
4) LG. 7 “Il Figlio di Dio, unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e
resurrezione, ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova creatura (cfr. Gal 6,15; 2 Cor 5,17).
Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, che
raccoglie da tutte le genti.” : corpus suus mystice constituit, e mystice è un avverbio che indica
come avviene la trasformazione, costituiti misticamente e non il suo corpo mistico. Allora se la
Chiesa è corpo di Cristo è segno efficace, visibile che rimanda alla Grazia e quindi ad un aspetto
sacramentale.
Commento di Gerard Philips alla LG.7: potrebbe sembrare un bizantinismo teologico, ma è certo che san
Paolo non parla mai di corpo mistico e afferma semplicemente ‘i credenti diventano uno stesso corpo, un
solo uomo, il corpo di Cristo’, in altri termini essi diventano Cristo. Non è una metafora dire che la Chiesa è
corpo di Cristo, non è una immagine, esso significa una realtà.
Definizione teologica di Chiesa come corpo di Cristo, è quella usata nel N.T., oltre il termine già detto di
ecclesia. In particolare la ritroviamo nei seguenti scritti, autenticamente paolini:
1 Cor. 10, 16-17 “eucaristia”
(i sacramenti che edificano la Chiesa come corpo di Cristo)
1 Cor. 12, 12-27 “battesimo”
(i sacramenti che edificano la Chiesa come corpo di Cristo)
Rm. 12, 4-8
( Chiesa come corpo di Cristo )
Nel primo brano di Corinti si parla della eucaristia, “comunione con il sangue di Cristo … con il corpo di
Cristo … poiché c’è un solo pane noi pur essendo molti siamo un corpo solo”; nel capitolo 12, il racconto del
corpo e delle membra “siamo stati battezzati in un solo Spirito per essere un solo corpo, giudei greci schiavi
o liberi …”.
Rm. 12,4-8: “un corpo solo e molte membra … un solo corpo in Cristo ”.
Questa idea viene elaborata in due lettere deuteropaoline : Colossesi e Efesini, dove il tema raggiunge tutta
la sua estensione, viene detta in tono inneggiante; non è più solo una esortazione parenetica, ma una realtà
che viene esaltata.
A cosa si ispira Paolo per elaborare la sua ecclesiologia?
Episodio della cosiddetta conversione sulla via di Damasco (At. 9), dove Gesù dicendo a Paolo, ‘perché mi
perseguiti’ fa intendere a Paolo una identità tra Gesù e i suoi discepoli;
Paolo rilegge quell’episodio con le categorie culturali del tempo:
 filosofia stoica concepiva la società, lo stato come un corpo organicamente strutturato (cfr. la
leggenda romana di Menenio Agrippa del 494 a.C. del corpo e delle membra per cui tutti siamo
necessari al buon funzionamento dello stato;); un altro apologo identico che risaliva alla 20^
dinastia egizia, 1200 a.C.; per la filosofia greca, il cosmo era inteso come il corpo di Zeus; per i
romani lo stato era il corpo dell’imperatore considerato un dio.
L’unità nella filosofia stoica è secondaria, si accentua la differenza e la molteplicità, tanti che
convergono in unità! In Paolo è il contrario: fondamentale è l’unità, Cristo è un corpo solo pur con
tante membra. Nel pensiero greco l’unità deve essere costruita dalla buona volontà degli uomini, in
Paolo Cristo è l’unità e come volontà di Dio deve essere custodito e conservato. In 1 Cor. 12, 12 si
sottolinea “… il corpo essendo uno ha molte membra …”
 La cultura farisaica di Paolo basata su radici intra-bibliche (A.T.); Paolo dice sono fariseo di farisei,
istruito alla scuola di Gamaliele. Il mistero della Chiesa fuso nel mistero trinitario: Dio uno e trino,
l’accento è sulla unità [i misteri principali della fede sono due: unità e Trinità di Dio e incarnazione,
passione , morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo]. La Chiesa è una pur nella
molteplicità delle diverse articolazioni. Radici intrabibliche:
 Personalità corporativa: tipizzare tutto un popolo in un personaggio solo (es. Abramo per
Israele). L’individuo pur rimanendo tale è identificato con la comunità. C’è un tale legame
tra i molti e Cristo che i molti vengono identificati con Cristo stesso, con il corpo.
 Riferimento all’ultima cena, Eucaristia ,(vera origine del concetto); dandoci il suo corpo
Cristo ci fa essere una cosa sola; la Chiesa è corpo di Cristo perché riceve nella cena il corpo
del Signore e vive di questo centro. Siamo noi che veniamo uniti a Lui e non Dio che si
unisce a noi.
Essendo lo stesso Signore, le persone diventano uno in Lui e
Cristo
siccome la Chiesa vive della Eucaristia, diventa il centro. La Chiesa è
popolo di Dio in forza del corpo di Cristo; Cristo donandoci il suo
corpo, ci tira fuori da noi stessi, dal nostro io, dalla nostra
individualità e ci unisce a Lui.
Essere della Chiesa come sacramentum dei: noi e Cristo, indivisibili; l’esterno siamo noi e
l’interno – Cristo, la Grazia = sacramento, segno visibile che rimanda alla Grazia.
 Rapporto sponsale, la Chiesa è corpo di Cristo in virtù dell’atto pneumatico e reale
dell’Amore che unisce gli sposi, cioè come l’uomo e la donna nel rapporto sessuale, per
l’amore, sono una sola carne così Cristo e il cristiano sono un solo Spirito, una unica e
nuova esistenza.
Riassumendo: nell’eucaristia Cristo ci dona il suo corpo, ci unisce a se e poiché rapporto sponsale non
siamo più due ma siamo una cosa sola con Cristo (personalità corporativa) e da questo sfondo biblico
Paolo elabora la sua teologia e per inculturarla sfrutta, adotta le categorie della filosofia stoica.
Corpo, nel linguaggio di Paolo, deve essere inteso nella prospettiva semitica: il corpo animato dal soffio
vitale è l’uomo nella sua fenomenicità, nel suo rendersi manifesto e percettibile agi altri, essere conosciuto
toccato.
Quando si dice che la Chiesa è corpo di Cristo, con questa nozione semitica, significa che la Chiesa oggi
rende visibile Cristo, realtà tangibile visibile ascoltabile e non immagine irreale o metafora.
Il Cristo risorto glorioso è invisibile agli occhi degli uomini, ma si rende visibile attraverso la comunità di
coloro che credono in Lui.
La Chiesa, in quanto corpo di Cristo, è la visibilità di Cristo medesimo (riecheggia l’idea di sacramento).
Abbozzo iniziale della teologia di Paolo
Sviluppo teologia paolina
1 Cor. 10, 16-17
Colossesi
1 Cor. 12, 12-27
Efesini
Rm. 12, 4-8
Si sottolinea in particolare la interdipendenza delle L’ attenzione è sul capo del corpo =
membra = comunione orizzontale
comunione verticale tra Cristo e la Chiesa
Troviamo influssi filosofici di Platone e degli Stoici,
per i quali la testa è il principio della animazione del
corpo, attraverso le articolazioni.
Quindi Cristo ha anche la funzione di unire le
membra e di aiutarle a svilupparsi.
Nel mondo semitico il capo è colui che comanda, che organizza, che fa crescere bene, in questa prospettiva
Cristo è il Signore della Chiesa, colui che la governa, che la fa crescere bene.
Anche i Padri sviluppano questa nozione:
Clemente romano nella lettera ai corinzi,
didachè insegnamento dei Padri apostolici,
s. Ireneo quando parla di Cristo come capo della nuova creazione,
Cipriano,
Ilario,
Ambrogio,
Leone,
s. Agostino : definisce la Chiesa come il cristus totus, capo e membra; la Chiesa è il Cristo totale.
Lo sviluppo nel tempo è stato tormentato; se all’inizio si parlava di corpo di Cristo, poi si aggiunse
l’aggettivo mistico perché a seguito delle controversie eucaristiche del medioevo (Berengario), ‘corpo di
Cristo’ fu attribuito alla eucaristia e alla Chiesa ‘corpo mistico’. Da corpo mistico si passò all’idea di
‘corporazione dei cristiani’, perdendo il riferimento all’idea originaria di Chiesa = concretizzazione del corpo
di Cristo, Cristo oggi nella storia! La corporazione assunse caratteri politici e culturali, divenendo “la
cristianità”, il modo di intendere la vita con i valori cristiani. La riforma protestante criticò ferocemente
questa idea in quanto sottolineava la bellezza interiore della Chiesa (solo quella delle anime) tralasciando
completamente l’aspetto esteriore ed allora scomparve dalla teologia cattolica fino all’800, anche se al
Concilio Vaticano I fu visto ancora con una certa diffidenza. Nel 1943 Pio XII pubblica la mistici corporis, un
lento recupero; si arriva poi al Concilio Vaticano II , dove si riscopre il corpo di Cristo (cfr. LG. 7) ma rimane
l’idea di ‘popolo di Dio’ e nasce una sorta di latente conflitto. “La Chiesa è la comunità di coloro che
celebrano insieme la cena del Signore” esprime la visibilità della Chiesa e Cristo che si dona ai suoi.
Dal testo della LG., dopo aver detto “costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli”, si divide in
due blocchi: un primo, dove si spiega in che modo i credenti diventano corpo di Cristo, sottolineando il
battesimo che ci rende conformi a Cristo (1 Cor. 12, 13) e l’eucaristia che ci fa partecipare della comunione
con il Signore tra di noi (1 Cor. 10, 17); un secondo, si parla della composizione di questo corpo e del capo
che è Cristo e della sua relazione con le membra.
Riassumendo lo sviluppo di ‘corpo di Cristo’ che ha seguito tre tappe:
1) significato, Biblico - patristico : popolo di Dio assunto in corpo di Cristo;
2) significato, Medioevale : corporazione di cristiani, “cristianità”;
3) significato, Romantico : dove il corpus christi misticum è il misterioso (= poco chiaro) organismo
di Cristo.
Qui termina la parte Chiesa opera del figlio.
La Chiesa opera dello Spirito [da studiare sul libro di don Nicola Filippi, la parte sui movimenti, ultiumo
capitolo – secondo paragrafo] e ci soffermiamo sulla definizione di tempio dello Spirito Santo.
Riprendiamo il brano di 1 Cor. 12, 13 (il popolo di Dio è tale in quanto corpo di Cristo, ma la Chiesa può
costituirsi corpo di Cristo, soltanto in virtù dello Spirito del risorto) “noi tutti siamo stati battezzati in un solo
Spirito per formare un solo corpo”; “Comunicando infatti il suo Spirito”(LG. 7).
Le parole dell’apostolo delineano una funzione essenziale che compete allo Spirito all’interno della Chiesa e
grazie a Lui che dimora nei credenti “come un tempio” 1 Cor. 3, 16 “non sapete che siete tempio di Dio e
che lo Spirito di Dio abita in voi”, pertanto in virtù del dono dello Spirito che dimora in noi, possiamo vivere
in comunione ed essere una sola cosa; battezzati in un solo Spirito per essere un solo corpo e siccome lo
Spirito dimora in noi, ciò è reso possibile.
La prossima volta comprenderemmo meglio il saluto finale della lettera ai corinzi, dove l’apostolo parla
della comunione nello Spirito Santo.