Università degli Studi di Teramo Dottorato di ricerca (ciclo XVII) “Politiche sociali e sviluppo locale” PROGETTO DI RICERCA INDIVIDUALE A cura di Gianluca Piscitelli IL CAPITALE SOCIALE PER LO SVILUPPO LOCALE A modo di introduzione…. La presente proposta progettuale nasce dall’intenzione di approfondire e valutare le strategie d’investimento del c.d. “capitale sociale”, nell’ambito delle politiche sociali per lo sviluppo locale. E’ stato osservato che la sua crescita dipende dal miglioramento della qualità della vita, dal rafforzamento delle reti di fiducia, dalla solidarietà (C.Borzaga): condizioni che agevolano il consolidamento e l’agire proprio degli organismi di Terzo Settore e che ne sono da questi sostenute. Dobbiamo tenere presente che i soggetti di Terzo Settore non rivestono più un ruolo marginale, già dagli anni ’80. Essi, infatti, s’inseriscono a pieno titolo nella definizione ed armonizzazione di una nuova forma di welfare, la quale si fonda sulla pluralizzazione degli attori e sull’autorealizzazione personale, intesa come attuazione del proprio “progetto di felicità” (S. Rizza). Inoltre, i suddetti soggetti di Terzo Settore si muovono, oggi, in un quadro maggiormente strutturato sia sotto il profilo normativo, sia sotto il profilo pratico, procedurale, anche perché i cambiamenti culturali e sociali che si sono manifestati, in particolare negli ultimi tre decenni, valorizzano l’impegno solidaristico di tipo intersoggettivo con una conseguente articolazione della scelta di “career” non più e non solo a carattere individuale e di matrice religiosa (M. Tognetti Bordogna, P. Donati). Partendo dalla grande varietà interna del settore non profit italiano – ossia da quella “poliedricità” messa in evidenza da tutte le ricerche sinora condotte sul Terzo Settore – la ricerca mira ad individuare opportunità, modalità e processi che presumibilmente possano consentire ai soggetti non profit l’aprirsi di alternative, in ambito locale, alla consuetudinaria concentrazione nei settori tipici del welfare state (sanità, assistenza e educazione). E, pertanto, di intervento nell’ampio alveo di interessi ed ambiti applicativi delle “politiche sociali”. Obiettivo imprescindibile sarà, quindi, enfatizzare l’“investimento” del capitale sociale (risorsa del Terzo Settore) quale possibile percorso delle politiche sociali locali per mettere a disposizione tutte le risorse necessarie che attivano quei meccanismi di “functioning” (di cui parla A.Sen ne La disuguaglianza), i quali consentono il “pieno utilizzo” dei servizi alla persona e alla collettività. Difatti, una delle ipotesi della ricerca è che il benessere e lo sviluppo locale non sono variabili dipendenti solamente dall’offerta dei servizi – e, pertanto, dal reddito – ma anche dalla conoscenze acquisite, dalla scolarità, dal tempo (compreso quello dedicato alla cura di sé sia sul piano mentale, sia su quello relazionale e fisico – si pensi, ad esempio, al fenomeno del “fitness” e alla miriade di associazioni sportive). 1 Ovviamente, ci sono differenze nella maniera in cui i servizi alla persona e alla collettività sono organizzati, nella maniera in cui sono posti in essere e finanziati e chi sono i loro fruitori/interpreti. Ulteriore obiettivo della ricerca individuale sarà, allora, quello di definire un modello d’analisi degli stessi, anche di tipo comparativo (i diversi ambiti locali), con la consapevolezza che per comprenderli è necessario fare riferimento al loro contesto, ossia, alla cultura, alle tradizioni e alle politiche locali. Il piano di lavoro: una proposta. Inserendosi nel dibattito corrente e ricco di controversie sulla specificità del non profit (si pensi ad un’ulteriore occasione di riflessione fornita dall’approvazione, nel nostro Paese, dal ddl sulle “imprese sociali” proposto dal Forum del Terzo Settore ed approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio u.s.), la ricerca si focalizzerà inizialmente su questioni di carattere teorico (primo anno di dottorato) nel tentativo di sostenere la tesi che il Terzo Settore è esso stesso società civile – cioè espressione di solidarietà, reciprocità - quando non abbia subito o accettato ripiegamenti di carattere strettamente aziendalistico o che lo inquadrino come mera “longa manus” dello Stato. Sarà utile a tal fine far riferimento alle tre caratteristiche che secondo P. Donati sono proprie dei soggetti di Terzo Settore (autonomia, specificità del prodotto, non profit), e ragionare su una quarta, probabilmente ovvia, ma che a mio avviso consente di qualificare compiutamente i soggetti non profit: la capacità di attivazione/animazione della socialità locale (comprendendo tutte le componenti innovative di scambio, comunicazione, promozione, partecipazione) che contribuisce a conferire una fisionomia propria a realtà formali/informali più o meno organizzate e comunque, è opportuno ripeterlo, non profit. L’analisi teorica, nel corso di questo primo anno, terrà conto anche dei più recenti contributi in materia di “capitale sociale” (J. Coleman, M. Pendenza, ecc.) e degli approcci culturali nelle analisi e nelle politiche per lo sviluppo. Nel corso del secondo anno di dottorato si prevede l’esecuzione di un’analisi comparativa tra contesti locali eterogenei tentando di evidenziare, con riferimento ai servizi offerti in che modo (pertanto, i processi!), i soggetti delle politiche sociali – ed in particolare i soggetti di Terzo Settore - interagiscono tra di loro; i “confini di contatto” ed il sistema di relazioni che li caratterizzano; e, la “direzionalità” verso lo sviluppo locale. Ciò consentirà di affinare gli approfondimenti teorici connessi con l’“oggetto” delle politiche sociali locali, qui inteso come l’insieme armonioso delle condizioni di vita soddisfacenti per le persone e la collettività. La comparazione “benessere come armonia (Karis)” potrebbe trovare conferma a seguito di una nuova rappresentazione delle relazioni di sostegno/terapia guidate dai soggetti di Terzo Settore ed interpretabili come interventi riflessivi di cura che la società civile, appunto, rivolge a se stessa “investendo” il proprio capitale sociale (capitale sociale, quindi, come energia). Il terzo anno di dottorato sarà impiegato, principalmente nella stesura del rapporto finale di ricerca. Sarà ulteriormente verificata la costruzione teorica perseguita, in particolare, nel corso del primo anno di dottorato, alla luce dei risultati dell’analisi comparativa svolta nel secondo anno. Sostenendo la possibilità di un circuito virtuoso tra società civile (capitale sociale), le sue espressioni organizzate che vanno sotto il nome 2 di Terzo Settore, e sviluppo locale si proverà a tratteggiare, quanto meno, un modello d’intervento per il conseguimento del benessere (come armonia) delle persone e delle comunità. 3