CARLO ZAGHI – NAPOLEONE E LA RIVOLUZIONE
In L’ età napoleonica, UTET 1986, vol.V pp. 699-706)
E’ stato scritto che la dittatura di Napoleone, discendente in linea diretta dal colpo di stato del 18
brumaio, è di una formazione e di una estrazione antirivoluzionaria e che, appena insediato al
potere, suo primo obiettivo fu quello di uccidere la libertà politica e la libertà di stampa. Niente di più
inesatto. Egli non uccise né l’ una né l’ altra, per il semplice fatto ch’ esse erano state uccise, per
effetto delle guerre, fin dal 1792, e non erano più state ripristinate. In Francia, durante la prima fase
della Rivoluzione, esse non erano durate che tre anni e da allora non avevano fatto che una qualche
fugace apparizione all’ indomani del colpo di Stato del 9 Termidoro, in un regime cosiddetto liberale
(un Paese di oltre venti milioni di abitanti con un corpo elettorale di sole trentamila persone), il quale
di fatto non aveva accordato piena libertà né agli individui, né alla religione, né alla stampa, né alle
associazioni, né alle coscienze. Nel 1799, quando Napoleone sale al potere, la dittatura in Francia era
quindi una fatalità ineluttabile alla quale il Paese non poteva sottrarsi, e certamente l’ unica soluzione
possibile capace di trarre la Francia fuori dal marasma politico, militare, economico e dalla
condizione di semi-anarchia in cui vegetava dopo i ripetuti colpi di stato contro la Costituzione e il
corpo legislativo e gli insuccessi militari, che avevano screditato il Direttorio all’ interno e all’
esterno.
1. Quale tesi storiografica viene respinta da Zaghi? Con quali argomentazioni?
Quantunque il 18 brumaio s’ integri perfettamente nella continuità dei colpi di stato direttoriali, non
c’ è chi non veda che tra il periodo rivoluzionario-liberale e il regime consolare che sorge c’ è una
cesura profonda o, meglio ancora, una trasformazione nella continuità degli interessi socio-politici
della classe dominante. Napoleone ha potuto imporsi ai francesi e alla Francia repubblicana e farsi
accettare dalla borghesia in quanto era l’ uomo della Rivoluzione, e non l’ affossatore di essa. Nel
1799 la Francia non aveva solo bisogno di un unificatore, di un restauratore dell’ ordine e dell’
autorità dello Stato, compromessa dalle condizioni di sfacelo in cui era ridotta, ma di un uomo forte,
capace di catalizzare attorno a sé il concorso di tutti i repubblicani sinceri, di un eroe militare
aureolato di gloria, in grado di por fine alla guerra, che durava da sette anni e mezzo e depauperava le
risorse del Paese; che consolidasse il potere della borghesia rivoluzionaria, assicurandole il controllo
di tutti gli organi dello Stato, rafforzasse l’ egemonia socio-economica della classe dirigente e
allargasse la base sociale del regime, recuperando consensi sia a destra (monarchici) che a sinistra
(democratici e giacobini), senza per questo rinunciare alle conquiste della Rivoluzione e alla volontà
di consolidarne l’ opera, e la difendesse nel tempo stesso dalla furia anarchica della piazza e delle
masse popolari; di un dittatore però che non significasse un ritorno offensivo dell’ Ancien régimee del
sistema feudale, o della democrazia giacobina del 1793, e comportasse in sé il ristabilimento di una
monarchia costituzionale e d’ una aristocrazia nobiliare.
2. Z. parla di ‘cesura profonda’: tra cosa e cosa?
3. Ai bisogni ed aspettative di quali soggetto sociali risponde il colpo di Stato di Napoleone? Per
ognuno indica anche in che modo le sue aspettative vengono soddisfatte da N.
Visto in questo contesto storico Napoleone si presenta non più come l’ affossatore di una
Rivoluzione in crisi, la quale non aveva più nulla a che fare col periodo eroico della Costituente e
della Convenzione, ma come il conservatore e il valorizzatore delle sue più alte conquiste in Francia
e in Europa, avviata fatalmente verso un declino in fondo al quale non c’ era che un possibile ritorno
alla monarchia borbonica; di una Rivoluzione gestita da un Direttorio, che ormai girava a vuoto su
se stesso senza programmi, e si spostava simmetricamente a destra e a sinistra unicamente per
sopravvivere e non per legiferare, o restaurare una pallida democrazia da lui ferita a morte; non più
come l’ uccisore di una libertà che in Francia era morta da un pezzo, ma lo strenuo difensore della
pace, il restauratore dell’ ordine, della tranquillità religiosa e dell’ unità nazionale.
4. Definisci meglio la tesi di Z. sul rapporto tra N. e Rivoluzione
Il discorso semmai è un altro. Quello che si rimprovera a Napoleone non è il modo come il 18
brumaio uccise l’ ombra della democrazia ancora esistente, o come liquidò la costituzione
autoritaria elaborata dall’ abate Sieyès, imperniata sulla figura di un grande elettore, configurata
nella meccanica divisione dei poteri indipendenti e funzionanti e nella supremazia assoluta del
legislativo sull’ esecutivo, sostituendola con quella consolare dell’ Anno VIII (1799), prona davanti
alla volontà e all’ arbitrio di un uomo; o come ingannò Sieyès stesso, alla ricerca d’ una spada,
dopo essersene servito, né come organizzò all’ indomani del colpo di stato la dittatura consolare,
mettendosi al disopra dei colleghi (gli altri triumviri) e della volontà popolare (la Costituzione del
13 dicembre 1799 sarà approvata con 3.011.007 si, 1562 no e con quasi 4 milioni di astenuti); ma il
modo come egli usò e abusò dei poteri che la borghesia censitaria gli aveva affidato, e della paura
dilagante nonché dell’ attesa e della fiducia della Francia repubblicana e delle aspirazioni delle
élites di cui era l’ esponente; e come riuscì a trasformare, mimetizzandosi dietro i supremi interessi
della patria, il dispotismo militare in dittatura, la dittatura in cesarismo, il cesarismo in bellicismo
frenetico, a togliere ogni velleità di resistenza all’ opposizione democratica e repubblicana, a
spossessare le assemblee elettive attraverso i senato-consulti, a modificare le leggi per mezzo di
regolamenti, a legiferare direttamente per decreto, a riconciliare il nuovo regime rappresentativo e
aristocratico con gli uomini dell’ Ancien régime; insomma, a fondere insieme, in un connubio
mostruoso, patriottismo, rivoluzione e reazione, e a identificare il bene, la gloria e la fortuna della
Francia nell’ esaltaziope della sua persona e nella continuità della sua dinastia.
5. Fai l’ elenco delle azioni che Z. non rimprovera a N.
6. Fai l’ elenco delle azioni che Z. rimprovera a N.
E stato osservato da qualche storico che Napoleone avrebbe preso dalla Rivoluzione francese
soltanto gli elementi caduchi e degenerativi di essa e che nonostante tutto più che un continuatore
della Rivoluzione o un erede di essa, egli deve considerarsi un continuatore del dispotismo
illuminato, di cui rifletterebbe, dilatandoli, i tratti essenziali; e che, dopotutto, egli avrebbe dato alla
Francia una merce di cui essa aveva da tempo perduto il sapore: la gloria. Non siamo d’ accordo.
Napoleone non diede alla Francia solo la gloria, che pur era un dono incommensurabile; le diede
anche strutture moderne, istituti, leggi, strumenti di governo, forme di vita e miti che da secoli fanno
ancora parte del suo tessuto culturale e sociale. Mettendo tutti i culti sullo stesso piano,
secolariazzando i beni della Chiesa, potenziando e sviluppando la proprietà, introducendo lo stato
civile e il divorzio, abolendo decime e diritti feudali e signorili, laicizzando la scuola, rompendo
clamorosamente col passato, apriva alla Francia e all’ Europa la via del progresso civile e dello
sviluppo. Gli Stessi suoi legami con la Rivoluzione, lungi dall’ essere discussi, sono una prova
della sua chiaroveggenza e della "civiltà" di tutta la sua azione politica e sociale. Se in alcuni
aspetti si può trovare in N. il monarca dell’ Ancien régime, guidato dalla ragion di Stato e
camminante sui vecchi temi della politica di potenza di un Richelieu o di un Luigi XIV; in molti
altri, invece e soprattutto in quelli più validi e duraturi di essa, ai quali in fondo è legata la sua vera
gloria, noi troviamo non solo l’ uomo che nella Rivoluzione francese ha preso tutto il meglio delle
conquiste politiche, civili e sociali, dilatandole in un contesto storico nazionale e continentale, ma l’
uomo che ha precorso i tempi moderni e che per tanti versi vive e opera ancora nella civiltà e nel
diritto del nostro tempo.
7. Z. è d’ accordo con l’ identificazione N./dispotismo illuminato ed Ancien régime ? Motiva la risposta
sulla base del testo
8. elenca i ‘meriti’ di N.
Più esatto sarebbe, quindi, a nostro avviso, parlare di un Napoleone mediatore, consapevole o meno,
tra assolutismo illuminato e rivoluzione, anziché tra reazione e rivoluzione, come vogliono alcuni.
In lui non c’ è Contrapposizione dialettica tra queste due epoche, ma sintesi storica. Dall’ una
prende il concetto di autorità, di centralismo, d’ identità dello Stato col governo, della nazione con
la persona del monarca, di conquista territoriale; dall’ altro l’ idea di liberazione e di emancipazione
dei popoli, di riforma politica e sociale, di eguaglianza civile, di libertà religiosa, interpretate,
rivalutate e rivitalizzate, però, alla luce d’ una concezione del tutto nuova e diversa della società e
dello Stato. La quale concezione non era né dei riformisti, né dei repubblicani rivoluzionari, ma
opera esclusivamente sua; dall’ una., l’ idea di potenza, di forza., di predominio; dall’ altra, di
progresso e di civile sviluppo; la prima in funzione puramente strumentale ed esterna, l’ altra
caratterizzante il regime e operante all’ interno nella dialettica di una strutturazione nuova dello
Stato. Illuminismo e rivoluzione non sono per lui termini antitetici, ma un punto di partenza e d’ incontro per una nuova costruzione autonoma e indipendente da modelli precostituiti, pur attingendo a
piene mani a codeste passate esperienze e sentendo a ogni momento che la componente
riformistico-rivoluzionaria ha quasi sempre in lui il sopravvento, sia come impostazione politica e
sociale del problema, sia come riferimento culturale.
9. In che cosa consiste la originalità di N. nel suo rapporto col duplice passato (riforme/rivoluzione) da
cui proviene?
Di qui, fedele unicamente a se stesso, il suo atteggiamento a volte di piena adesione, a volte critico,
o polemico, o contraddittorio di fronte alla legislazione e alle conquiste civili, politiche e sociali
della Rivoluzione. Se in molti punti l’ accettò e la fece sua, in altri la rinnovò, quando non la
eliminò di fatto; in altri 1’ attenuò, eliminando attese e speranze, quando non creò direttamente
istituzioni nuove accanto alle vecchie. In altre parole, accettò la legislazione rivoluzionaria nei suoi
principi informatori, nelle sue strutture fondamentali, ma le imprime una evoluzione nettamente
conservatrice, spogliandola di tutto l’ afflato liberale e democratico che la permeava e che tanta suggestione sprigionava. Nel dominio dell’ amministrazione non fece che accentuare l’ opera
centralizzatrice iniziata dalla Convenzione Nazionale e dal Direttorio, non apportando che qualche
ritocco alle istituzioni rivoluzionarie.
La novità di maggior rilievo consiste nella creazione del prefetto alla testa del dipartimento con
poteri via via sempre più estesi. L’ organizzazione della giustizia fu ritoccata in senso autoritario
conservando la prima parte dell’ opera giudiziaria della Costituente e sostituendo ai giudici eletti,
ritenuti troppo democratici, i magistrati nominati dall’ esecutivo, resi però inamovibili per garantire
la loro indipendenza. Lo stesso Codice civile, che realizzava un voto espresso dalla Costituente il 2
settembre 1791, non fa che consacrare, in linea di massima, le grandi conquiste sociali della
Rivoluzione. La stessa mobilità sociale, ch’ era stato uno dei privilegi della Rivoluzione, conservata
sotto il Consolato, con l’ Impero viene però ristretta e resa più difficile. Passata la Rivoluzione,
nelle funzioni pubbliche, come nell’ esercito, fu stabilita una stretta gerarchia che rallentò
notevolmente le possibilità di avanzamento e di ascesa. Criterio essenziale, per l’ appartenenza alla
lista dei notabili, asse portante della nuova società (che fa la sua apparizione nella Costituzione dell’
Anno VIII [25 dicembre 1799]) non è più la nascita, né il merito, né l’ età, ma il danaro e il prestigio
morale. Se il proprietario o il funzionario o il militare rispondente a siffatti requisiti aveva la fortuna
di figurare tra i 600 individui più tassati del suo dipartimento, aveva la possibilità di entrare nel
collegio elettorale del capoluogo, nel corpo legislativo o nel Senato, e anche di essere chiamato a far
parte della nobiltà imperiale.
10. Spiega la frase sottolineata sulla base del testo
11. Elenca le trasformazioni in senso conservatore impresse da N. alla legislazione francese
Napoleone riafferma il principio dell’ abolizione della nobiltà come ordine, ma la resuscita come
classe sociale camuffandola con armi e titoli nuovi, e ne crea un’ altra (l° marzo 1808) a tutela e
lustro del regime, analoga a quella antica e a essa alleata, ereditaria e come quella legata al censo,
anche se non comportava nessun privilegio fiscale e nessun diritto signorile ed era sottoposta alla
legge comune, reclutata unicamente tra i notabili dei dipartimenti, gli alti gradi militari e della
burocrazia e i grandi nomi dell’ Ancien régime che avevano ben operato al servizio dell’ Impero,
ovvero di N. medesimo (il 58% tratti dal seno della borghesia e il 22,5 % dall’ antica nobiltà). Fa
sua la Dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino, ma viola il principio dell’ uguaglianza
civile con la creazione della Legion d’ onore (da lui esaltata come «mon chef d’ oeuvre», al quale
doveva «une partie de mon triomphe»), attraverso la quale l’ imperatore veniva a estendere al popolo la gloria militare della Francia, e con la dispensa, per ragioni concordatarie e di opportunità
politica, degli ecclesiastici dal servizio militare. In campo scolastico opera all’ opposto della
Convenzione, la quale nel dicembre 1793 aveva decretato che l’ istruzione primaria dovesse essere
gratuita e volontaria. Napoleone invece si disinteressa totalmente dell’ insegnamento primario e
concentra tutta la sua attenzione sulle scuole secondarie (licei e collegi privati), domandando a esse
di sfornare funzionari docili, e crea un’ università di Stato gerarchizzata e centralizzata, la quale
sarebbe durata, nei suoi principi essenziali, fino al 1968. Nel campo delle istituzioni militari
conserva in pieno la famosa legge Jourdan-Delbreil del 5 settembre 1798, che istituiva la coscrizione per tutti i francesi dai 20 ai 25 anni, applicazione pratica del servizio militare obbligatorio
e universale, con la possibilità del rimpiazzo, che permetterà a Napoleone di avere sotto le armi, dal
1800 al I8I2, ben 1. 100.000 soldati nazionali, saliti a 2.200.000 durante !’ Impero dal 1805 al 1814.
12. Esponi la legislazione di N. sui seguenti temi: a) nobiltà; b) eguaglianza giuridica dei cittadini; c)
scuola; d) esercito. Per ognuno dei 4 temi indica le finalità dell’ azione napoleonica.
L’ abolizione dell’ autorità signorile, dei diritti feudali, delle decime ecclesiastiche, decretata dalla
Convenzione il 17 luglio 1793, che è da considerare, con la Dichiarazione dei diritti dell’ uomo e
del cittadino, la più alta conquista civile della Rivoluzione, quella che meglio la caratterizza sul
piano sociale, e la colloca alle origini del mondo moderno, viene, è vero, da Napoleone conservata e
solennemente riaffermata contro quanti intendevano sottoporla a revisione, soprattutto monarchici e
nostalgici dei Borbone; ma è un fatto che egli non fece nulla per estirpare dalla società rurale i
residui feudali sopravissuti indenni alla bufera rivoluzionaria in molti paesi dell’ Ovest e del SudOvest della Francia, coltivati a mezzadria, e per dissipare definitivamente le inquietudini e le paure
persistenti tra le masse rurali, soprattutto dopo il rientro in patria dei nobili e la firma del
Concordato.
13. Altri aspetti conservatori dell’ opera napoleonica
Sui problemi sociali, chiusura ermetica. Mentre la formazione della grande proprietà agricola viene
favorita in tutti i modi e la proprietà fondiaria aristocratica ed ecclesiastica, che la Rivoluzione
aveva spezzato, viene ricostituita, al contrario la formazione della piccola proprietà coltivatrice,
attraverso la distribuzione ai contadini poveri, a titolo gratuito e definitivo, dei beni comunitari
(campi, boschi, lande, montagne, paludi, terreni a erbacce ecc.), e che aveva fermato l’ attenzione
perfino della monarchia e avuto, negli ultimi anni dell’ Ancien régime, un principio d’ attuazione,
non solo non fu favorita da Napoleone, ma contrastata e umiliata, e infine bloccata con la legge del
9 ventoso XII (29 febbraio 1804), e le relative rendite destinate soprattutto al pagamento delle
congrue ai ministri del culto. Nell’ applicazione pratica del decreto si arriverà, sotto speciosi
pretesti, all’ annullamento di molte assegnazioni regolarmente effettuate e sanzionate. Anche nel
campo della schiavitù e della tratta, abolite dalla Convenzione con un atto altamente civile, regresso
assoluto. Appena al potere Napoleone, in dispregio della tanta decantata eguaglianza civile degli
individui, sotto la pressione dei piantatori e dei coloni, ristabilì l’ una e l’ altra nelle colonie francesi
d’ Africa e America..
14. Disparità di trattamento verso la grande/la piccola proprietà terriera
15. N. e la schiavitù nelle colonie
Caratteristica la sua posizione di fronte all’ operaio. La Rivoluzione aveva lasciato la classe operaia
del tutto indifesa davanti al padronato, abolendo insieme alle Corporazioni anche le nascenti
associazioni operaie. Napoleone aggrava la condizione operaia. Non solo impone il controllo della
polizia sull’ operaio, ma con l’ introduzione del famigerato Livret, che la Rivoluzione aveva abolito,
lo lega strettamente al padrone, negandogli il diritto di sciopero e d’ organizzazione sindacale e di
difesa e togliendogli ogni libertà e possibilità di movimento. In altre parole, conduce pressoché
dovunque una politica che è a un tempo di revisione, di restaurazione antirivoluzionaria e di forte
tutela della proprietà privata, sia fondiaria che capitalistica; nello stesso tempo per gli istituti, le
strutture e gli ordinamenti introdotti nella società e nella vita dello Stato, che è anche, su un piano
generale, di consolidamento politico, sociale ed economico e di diffusione del dominio borghese.
16. N. e la classe operaia
17. N. e la proprietà privata
Il Codice civile, che è il monumento più alto lasciato da Napoleone ai posteri, mentre in Francia si
presenta come un blocco compatto e unitario di forze contro la vecchia Europa feudale ~
aristocratica, trasportato sul continente fa da cemento e da catalizzatore insieme. E un fatto che,
richiamando in patria gli emigrati e i preti refrattari, spingendo la vecchia aristocrazia nobiliare a
collaborare col regime, garantendo la proprietà agli acquirenti dei beni nazionali e assicurando a
tutti uguaglianza civile e libertà religiosa, Napoleone allarga le basi del potere; confermando l’
indipendenza delle attività economiche garantisce la stabilità finanziaria del regime; assicurando la
salvaguardia e la trasmissione della proprietà, rianima e vitalizza l’ istituto familiare; abolendo i
corpi privilegiati, che sotto la monarchia avevano fatto da contrappeso al potere del sonano, e
togliendo al clero il monopolio dell’ istruzione e dell’ assistenza pubblica, rafforza lo Stato, senza
dover scendere a compromessi troppo umilianti con le forze che lo sostengono; creando un nuovo
catasto, restaurando l’ ordine pubblico e riorganizzando il sistema fiscale in maniera più uniforme e
razionale, assicura la prosperità alle campagne francesi. Garantendo la libertà del lavoro, l’
abolizione del servaggio e degli oneri feudali, la monopolizzazione della terra, la soppressione delle
dogane interne e dei pedaggi, l’ unità dei pesi e delle misure, l’ uniformità delle leggi in campo
amministrativo, spinge l’ economia a uscire fuori dalle secche dell’ Ancien régime e a rinnovarsi,
incoraggia lo sviluppo del nascente capitalismo e dà alla proprietà fondiaria una dinamica che non
doveva più arrestarsi.
18. Approfondisci il punto precedente: in che modo e attraverso quali strumenti legislativi il Codice
napoleonico favorisce lo sviluppo della libertà economica e della proprietà privata moderna?
19. LAVORO FINALE: riletto il testo fai un lessico specifico di almeno 10 termini o espressioni trovate
nel testo