CORSO DI CULTURA NAUTICA Lezione 12 Cenni di geografia astronomica.- ( Parte III ) 1. La misura del tempo – cenni storici A partire dall’antichità, il movimento “apparente“ del Sole e degli astri intorno alla Terra aveva costituito quasi l’unico (certamente il più immediato ed istintivo) strumento a disposizione dell’uomo a cui riferirsi per misurare lo scorrere del tempo. Ancora fino a qualche decennio fa l’astronomia e la scienza della navigazione avevano progressivamente messo a punto tecniche sempre più precise su cui contare per misurare lo scorrere del tempo, riferendosi al movimento degli astri nel cielo. La velocità di rotazione della Terra intorno al suo asse è assolutamente costante e quindi la durata tra due passaggi di un determinato astro, per esempio al meridiano superiore, può essere utilizzato come riferimento per la durata dell’arco diurno. (Nota: in realtà la velocità di rotazione della Terra non è costante in assoluto, ma tende a ridursi progressivamente - anche se in misura impercettibile - per effetto dell’attrazione reciproca tra Luna e Terra e le conseguenti sollecitazioni gravitazionali sulle masse degli oceani. Questo si è potuto riscontrare solo dopo la realizzazione di orologi di precisione assoluta (anni ’50), basati sul conteggio delle oscillazioni di atomi di cesio, confrontando rispetto ad essi la durata del giorno astronomico; per ora il ritardo misurato del giorno astronomico rispetto a quello “atomico” è di circa 35 secondi ). Quali erano i fenomeni che potevano osservare gli antichi? (fate anche riferimento alle figure della Lezione 10): La durata dell’arco diurno e di quello notturno non erano costanti nel corso delle stagioni; tuttavia, nell’arco di uno stesso giorno, gli intervalli di tempo tra alba ed passaggio del sole al meridiano superiore (che indica la direzione del sud) e tra meridiano superiore e il tramonto erano sempre uguali; Il passaggio del sole al meridiano superiore (che coincide anche con il raggiungimento della massima altezza dell’astro nel cielo nel corso di una giornata) poteva quindi esser preso come metà della giornata, cioè “mezzogiorno”; Analogamente, dopo aver posizionato opportuni traguardi di riferimento, (Stonehenge? Templi mesopotamici ed egizi?) si poteva osservare il passaggio ai meridiani superiore/inferiore (verso sud/verso nord) del Sole di giorno o di determinate stelle di notte ed avere quindi una sorta di misura dello scorrere del tempo; Un approccio ancora più sofisticato aveva consentito di sviluppare il concetto di meridiana, che non solo poteva dare indicazione dell’ora durante la giornata, ma anche indicazione del periodo dell’anno, in base al variare della lunghezza dell’ombra di una struttura fissa, proiettata dal Sole a mezzogiorno; peraltro si poteva notare che l’altezza delle stelle, che sono “fisse” sulla sfera celeste, risultava sempre costante, nel corso dell’anno, al loro passaggio sul meridiano inferiore (non quella dei pianeti e della Luna); Abbastanza presto era nato il concetto di Equinozio (in tale giorno, oltre ad una durata dell’arco diurno uguale a quella della notte, a tutte le latitudini il Sole sorge sempre ad Est e tramonta sempre ad Ovest); questo consentiva di individuare la durata di un anno; vale a dire il numero di giorni che intercorrevano tra due successivi equinozi di primavera (365); Nel corso di un anno, tutte le osservazioni astronomiche, avvenute nel corso dell’anno precedente, si ripetevano esattamente (posizione del sole all’alba ed al tramonto, altezza del sole a mezzogiorno, sorgere e tramonto degli astri) Proseguendo nello sviluppo delle cognizioni sullo scorrere del tempo, si venne a suddividere la durata del giorno in ventiquattro parti, cioè in ore, e quella di un anno in dodici mesi (pur risultando irrealizzabile il tentativo di far coincidere la durata del mese con quella dell’orbita lunare che dura circa 29 giorni). Mancavano tuttavia strumenti precisi per “amministrare” con precisione lo scorrere del tempo nell’arco della giornata, tra un passaggio in meridiano e l’altro ( la clessidra era l’unico strumento a disposizione) Ma del resto nella vita di tutti i giorni l’esigenza di avere una misura precisa del tempo ,oltre che non realizzabile, non era in fondo molto sentita. Chi aveva l’esigenza di misurare in maniera precisa i minuti ed i secondi? La tecnologia per addivenire a metodi di misura più precisi cominciò ad essere sviluppata con l’avvento della scienza moderna: Galileo elaborò le leggi dell’isocronia delle oscillazioni del pendolo e rese quindi possibile lo sviluppo di orologi meccanici; La necessità di effettuare sperimentazioni nel campo della cinematica e della meccanica rese necessario lo sviluppo di ulteriori tecniche per realizzare orologi meccanici, basati sulla isocronia delle oscillazioni di bilancieri a molla (progenitori dei moderni orologi); L’esigenza sempre più pressante di disporre di misure del tempo riferibili al moto apparente delle stelle, dopo l’invenzione dei cannocchiali e dei telescopi astronomici, motivò la creazione dei primi osservatori astronomici dedicati alla misura del tempo, mediante l’osservazione del passaggio degli astri al meridiano; Lo sviluppo della scienza della navigazione, divenuta necessaria per la navigazione oceanica, portò finalmente ( XVIII secolo) allo sviluppo del cronometro marino che riusciva a fornire l’ora con errore giornaliero costante di pochi secondi – tale è la precisione richiesta per la determinazione della longitudine mediante le osservazioni astronomiche in mare; A partire dall’invenzione della radio fu possibile, per gli osservatori astronomici basati a terra, trasmettere i segnali orari di precisione alle navi in oceano, consentendo così la verifica giornaliera dell’errore dei cronometri imbarcati; Con la realizzazione degli orologi al quarzo, la precisione della misura del tempo a bordo divenne completamente indipendente e rispondente alle esigenze di precisione per la determinazione del punto nave mediante osservazione astronomica in oceano; Infine la realizzazione di orologi sincronizzati dalle oscillazioni di particolari atomi (ad es. cesio) ha consentito di ottenere precisioni dell’ordine del milionesimo di secondo; La realizzazione di satelliti artificiali (Global Positioning System) dedicati alla navigazione ha infine completamente svincolato i naviganti dall’esigenza di riferirsi alla posizione degli astri per determinare la posizione in mare. (ne parleremo a fondo in un capitolo dedicato).2. il tempo locale sui meridiani – il tempo sul meridiano di Greenwich Dopo questa premessa “storica”, è opportuno consolidare una chiara visione sul problema della misura del tempo, come bagaglio intellettuale per sentirsi a proprio agio nel contesto della navigazione, nella quale siamo osservatori consapevoli degli eventi astronomici, così come di quelli meteorologici. Innanzitutto è opportuno definire il concetto di ora locale. In ogni posizione geografica, caratterizzata da una specifica longitudine, l’ora locale è riferita al passaggio al meridiano superiore del Sole (preso a riferimento già dagli antichi il Sole). Abbiamo però visto che il Sole, pur essendo stato il riferimento storico iniziale, non è contraddistinto da un regolare passaggio al meridiano, in quanto il suo movimento apparente nella sfera celeste è il risultato del movimento diurno di rotazione della Terra intorno al suo asse, come per le stelle fisse, ma anche del movimento annuale di rivoluzione della Terra intorno al Sole. La Terra compie un’orbita ellittica intorno al Sole, che occupa uno dei due fuochi dell’ellisse (vedi leggi di Keplero), di conseguenza il suo moto di rivoluzione risulta variamente accelerato (più veloce quando è più vicina al Sole e più lento quando ne è lontana), tanto da far risultare irregolare il moto apparente del sole sulla fera celeste. Fu la necessità di comprendere la ragione di queste irregolarità, insieme a quelle dei pianeti e della Luna, che spinsero Keplero a sviluppare le leggi della meccanica celeste, che davano piena rispondenza alle osservazioni sul movimento sulla sfera celeste del sole e dei pianeti nel corso dell’anno. Osserviamo la figura seguente, già esposta nella lezione….: questa figura è la rappresentazione della sfera celeste, per un osservatore posizionato nell’emisfero nord, ad una latitudine di circa 60°; la longitudine non è specificata e la figura vale per tutti gli osservatori che si trovano a quella latitudine (la verticale dell’osservatore è rappresentata in blu, così come la linea dell’orizzonte); I poli Nord e Sud “celesti” sono determinati dall’intersezione tra la sfera e l’asse di rotazione, che ha origine nel centro della sfera (ricordiamo che in questa rappresentazione il centro della Terra e della sfera celeste coincidono e la Terra è considerata puntiforme in relazione alle dimensioni “infinite” della sfera celeste) Sul piano dell’orizzonte dell’osservatore, la sua intersezione con il piano dell’equatore celeste, è indicata con una linea tratteggiata blu che incontra la sfera in corrispondenza della direzione dei punti cardinali Est ed Ovest Il meridiano superiore è il semicircolo massimo, passante per i poli, che contiene lo Zenith, il punto Q ed il punto cardinale Sud; il meridiano inferiore è il semicircolo massimo che contiene il punto Q’, il Nadir ed il punto cardinale Nord; Abbiamo già visto che gli astri, “incastonati” nella sfera celeste, si muovono con essa (percorrendo paralleli più o meno distanti dall’equatore in relazione alla loro declinazione celeste e raggiungono il culmine della loro ascesa diurna quando passano in corrispondenza del meridiano superiore Q; Immaginiamo anche che l’osservatore si trovi sul meridiano zero, quello di Greenwich. Esaminiamo adesso la successiva figura 2, ottenuta proiettando la precedente rappresentazione sul piano passante per l’equatore celeste; l’equatore, sul quale giacciono i punti Q e Q’, è rappresentato dal cerchio; il punto Z è la proiezione dello Zenith sul piano dell’equatore, il punto G è l’analoga proiezione dello zenith di Greenwich; la longitudine dell’osservatore è uguale a quella di Greenwich, cioè zero : La freccia gialla indica il senso effettivo di rotazione della terra (senso antiorario); di conseguenza il movimento apparente della sfera celeste e degli astri è in senso contrario (senso orario) La direzione del moto apparente del sole e di una stella sono mostrati dalle relative frecce, così come quello del punto (ricordiamo che il punto è originato dall’intersezione dell’eclittica con l’equatore, la sua posizione è stata assunta come origine delle coordinate celesti degli astri e quindi la sua declinazione e la sua coascensione retta co sono zero); Definizione: L’angolo compreso tra il piano passante per il meridiano superiore (in questo caso il meridiano zero di Greenwich) ed il piano giacente sull’asse della sfera celeste e contenente la posizione del centro del sole è denominato angolo orario del sole vero ed indicato con Tv ; analogamente viene definito l’angolo orario di una stella (indicato con Ta) e l’angolo orario del punto (indicato con Ts); L’angolo orario è misurato in senso orario da 0° a 360° a partire dal punto Q fino al punto in cui il meridiano passante per l’astro taglia l’equatore; se espresso in ore (da 0h a 24h), la misura avviene a partire dal punto Q’ (meridiano inferiore) Dalla figura 2 si vede come l’angolo orario di ogni astro può essere espresso come la somma dell’angolo orario del punto coascensione retta dell’astro stesso; e della Tv = Ts + co sole Ta = Ts + co gli osservatori astronomici possono rilevare con estrema precisione il momento del passaggio del centro del sole al meridiano superiore e delle stelle al meridiano inferiore -, e determinano periodicamente l’ora locale, verificando gli errori sistematici e di marcia degli orologi di riferimento utilizzati per la trasmissione del segnale orario in particolare per l’osservazione del sole, bisogna tenere conto che nel corso dell’anno solare, la sua posizione apparente risente del moto variamente accelerato della Terra sulla sua orbita di rivoluzione intorno al Sole; viene perciò utilizzato un sole immaginario (sole medio) caratterizzato da un moto apparente sull’eclittica uniforme nel corso dell’anno; la differenza tra il passaggio del sole vero al meridiano superiore e del sole medio (che rappresenta l’ora astronomica), può essere calcolata analiticamente “a priori” (mediante le equazioni di Keplero), e viene detta “equazione del tempo”, il cui simbolo è v; dopo aver osservato l’ora Tv dell’effettivo passaggio del Sole al meridiano zero, essa viene corretta per il movimento non uniforme della Terra sulla sua orbita, ricavando il tempo medio di riferimento Tm, mediante la relazione : Tm = Tv + v Il valore calcolato dell’equazione del tempo nel corso dell’anno solare è indicativamente riportato nel grafico successivo (fig. 3), che mette in evidenza l’anticipo od il ritardo del passaggio del Sole al meridiano rispetto all’ora effettiva (i valori esatti sono riportati sulle Effemeridi) Il sole vero quindi anticipa o ritarda il suo passaggio al meridiano rispetto al sole medio; nel corso dell’anno la differenza v si annulla quattro volte. Per esempio, a metà Febbraio il Sole arriverà in ritardo di circa 14 minuti rispetto al Tempo medio di Greenwich e a metà Novembre, esso sarà in anticipo di circa 16 minuti. Poiché l’equazione del tempo rimane pressoché invariata nel corso della stessa giornata, il ritardo (o l’anticipo) verificato sul meridiano zero si riscontra anche al passaggio del Sole su tutti gli altri meridiani; Per accordo internazionale, il tempo medio di Greenwich è stato assunto come ora di riferimento a livello mondiale; tuttavia, con l’avvento degli orologi “atomici”, il metodo di controllo astronomico dell’ora di riferimento è passato in seconda linea di importanza. Consiglio agli appassionati, in caso di viaggio a Londra, di spendere una mattinata per una visita all’osservatorio di Greenwich (c’è anche un interessante museo sulla storia della navigazione e la mostra dei cronometri marini), magari arrivandovi con un battello sul Tamigi, anziché ricorrere alla metropolitana sotterranea. L’angolo orario tv, detto anche “ora locale dell’astro”, contraddistinto dalla t minuscola, è sempre riferito al meridiano geografico dell’osservatore; da notare che nello stesso istante, osservatori posizionati su meridiani diversi, misurano angoli orari differenti dello stesso astro; la differenza tra le misure è data dalla differenza di longitudine tra gli osservatori. Ciò viene messo in evidenza nella figura seguente: l’intersezione del meridiano di Greenwich con l’equatore celeste è indicato dal punto G; il punto Q indica analogamente il meridiano dell’osservatore l’angolo compreso tra i punti G e Q è la longitudine dell’osservatore; nel caso rappresentato in figura, l’osservatore si trova ad Est rispetto al meridiano zero (segno della longitudine “+”); la relazione (1) mostra il legame tra angolo orario del punto rispetto al meridiano di Greenwich e l’angolo orario del sole indicato con la freccia rossa tratteggiata; la relazione (2) mostra il legame tra l’angolo orario del Sole tv rispetto all’osservatore e l’angolo orario Tv riferito al meridiano zero; ciò indica che uno evento astronomico (ad esempio il passaggio del sole al meridiano dell’osservatore) viene contraddistinto da un ora locale legata al meridiano dell’osservatore e dall’ora locale di Greenwich; la differenza tra i due angoli orari è pari alla longitudine dell’osservatore (con il suo segno: Est positiva – Ovest negativa); il tempo medio del passaggio in meridiano del sole è legato alla longitudine dell’osservatore ed all’equazione del tempo come indicato nella relazione (4) Vediamo ora come la differenza di longitudine e la velocità di rotazione della sfera celeste si correlano, per due osservatori posizionati in longitudini diverse, all’ora locale in cui avviene un stesso evento astronomico : ad esempio il tramonto di una stella (ma potrebbe essere il passaggio del sole al meridiano superiore, il sorgere del sole, il passaggio al meridiano inferiore di una stella). Commentiamo la figura 5 : supposta, per comodità grafica, uguale a zero la declinazione della stella, il punto Q1 è il piede sull’equatore celeste del meridiano superiore dell’osservatore 1, di cui volutamente non è specificata la latitudine (il ragionamento è valido per tutti gli osservatori che hanno la stessa longitudine 1); Q2 è il piede del meridiano superiore di tutti gli osservatori di longitudine 2; posti nell’esempio l’angolo orario dell’astro t1, riferito al meridiano 1, pari a 90°, e la differenza di longitudine +30° si vede che t2 è 120°; per tutti gli osservatori di longitudine 1, la stella è al tramonto (l’affermazione “tutti” è valida solo quando la declinazione della stella è zero); per gli osservatori posti sul meridiano di longitudine 2 la stella è già tramontata da 2 ore; la velocità di rotazione della sfera celeste in senso orario da Est verso Ovest (uguale e contraria a quella della Terra) è di : 360°/ 1 giorno = 360°/24h = 15°/ 1h = 1°/ 4m questa osservazione, insieme alla relazione (3) della figura 5, ci fa vedere come gli eventi astronomici avvenuti (o che avverranno) su un determinato meridiano, sono già avvenuti (o avverranno) dopo un tempo pari alla differenza di longitudine espressa in ore (attenti al segno della longitudine e della differenza !!!!); analogamente se t1 è l’ora locale (l’angolo orario) del passaggio di un astro al meridiano superiore, per osservatore di longitudine 1, l’angolo orario t2 dello stesso astro, misurato nello stesso istante, è uguale a t1 + (attenti al segno della longitudine e della differenza !!!!) ESERCIZIO 1: passaggio in meridiano di un astro (declinazione celeste 5°sud) per un osservatore in latitudine 20°S e longitudine 1=45°W : angolo orario t1 = 12h = 000°; DOMANDA: determinare il corrispondente angolo orario per un osservatore su longitudine 2=100°E e latitudine 30°N e per l’osservatorio di Greenwich (51°28’38’’N-0°00’00’’)? RISPOSTA: 1) la latitudine è ininfluente sulla misura dell’angolo orario 2) la declinazione dell’astro è ininfluente per l’istante del passaggio in meridiano 3) l’angolo orario locale dell’osservatore 2 è : t2 = t1 + 0°00’ + [100°E-45W] = 0°00’ + [+100°- (- 45°)] =0°00’ + [145°] = 145° = 9h 40m + 12h = 21h 40m (l’astro era già passato 9 ore e 40 minuti prima al meridiano dell’osservatore 2) 4) l’angolo orario calcolato per l’osservatorio di Greenwich è : T = t1 + 0°00' + [00° - 45°W] = 0°00’ + [00° - ( -45°)] = 00° + [ +45°] = +45° = 3h + 12h = 15h 00m (l’astro era già passato al meridiano di Greenwich 3 ore prima) ESERCIZIO 2: Osservatore 1 (10°00’N – 150°00’E); Osservatore 2 (5°00’S° - 100°30’W) Data : 21 marzo DOMANDA : determinare l’ora locale del sorgere del Sole per entrambi gli osservatori, quale osservatore lo vedrà sorgere per primo e dopo quanto tempo lo vedrà sorgere il secondo RISPOSTA : 1) il 21 marzo è il giorno dell’equinozio di primavera, la declinazione del Sole è zero; l’arco diurno è esattamente uguale a quello notturno; il sorgere di un astro posizionato sull’equatore celeste avviene alla stessa ora locale t per tutti gli osservatori a qualsiasi latitudine (t=270° = 6h 00m) 2) l’osservatore 2 (long. 100°30’W) vedrà per primo il sorgere del Sole, al suo tempo locale t2 = 270° = 06h00m; in quel momento è ancora notte per l’osservatore 1; 3) l’osservatore 2 vedrà sorgere l’astro alle sue 06h 00m locali; la differenza di longitudine è = 2 - 1 = 100°30’W – 150°00’E = - 100°30’ – 150°00’ = -250°30’ = +(360° - 250°30’)= +109°30’ che la sfera celeste dovrà compiere nel suo moto rotazione diurna per far arrivare il Sole all’orizzonte dell’osservatore 1 ; 4) ciò corrisponde ad un tempo t di 7h 18m ; l’osservatore 1 vedrà sorgere il sole 7h18m dopo l’osservatore 2, al suo tempo locale t1 = 06h00m