Scheda n.1
Gruppo Giovanissimi
SOGNI
“… è il più piccolo dei semi... diventa più grande di tutti gli erbaggi"
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I ragazzi vivono di sogni.
Sognano di diventare famosi, di avere la ragazza bella e invidiata da tutti, gli amici ganzi.
E poi sognano di avere genitori capaci di capire tutto, pronti a concedere qualche uscita esagerata e
un po’ di soldi per potersi divertire alla grande.
Poi c’è chi vuol fare il giornalista, chi si vede medico o ambasciatore nei paesi più difficili del
pianeta; chi sogna una famiglia con tanti bambini belli e sorridenti; chi guarda con ammirazione i
divi della TV o i paladini dello sport e sogna che, chissà, con una botta di fortuna, magari potrebbe
essere lui il nuovo campione del pallone o la nuova star del cinema.
Eppure di fronte a sogni grandi e ambiziosi, spesso gli adolescenti non cercano le strade reali per
ottenerli, non impiegano energie, perché “è tutta una questione di fortuna”, perché “bisogna avere
degli appoggi”, perché “tanto, io! Io non so fare niente”, “io è già tanto se arrivo in fondo al
liceo”.
DAL VANGELO DI MARCO (4,26-32)
«Così è il Regno di Dio: come un uomo che abbia gettato il seme in terra e poi dorme e veglia, di
notte e di giorno, mentre il seme germina e si sviluppa, senza che egli sappia come. La terra da sé
produce prima l'erba, poi la spiga e poi nella spiga il grano pieno. Quando infine il frutto lo
permette, subito si mette mano alla falce, poiché è giunta la mietitura. Diceva ancora: 'A che cosa
possiamo paragonare il Regno di Dio? Ovvero, con quale parabola lo rappresenteremo? È come un
granello di senapa che quando viene seminato a terra è il più piccolo dei semi che sono sulla terra,
ma, una volta che è stato seminato, cresce e diventa più grande di tutti gli erbaggi e produce rami
tanto grandi che gli uccelli del cielo possono rifugiarsi alla sua ombra».
IDEE DI FONDO
Parlare di sogni suscita sempre qualche 'sospetto', non solo nei ragazzi - sempre più disincantati -,
ma negli stessi adulti chiamati ad un servizio educativo.
È facile cadere in due opposte ma complementari distorsioni:
 la fuga nella fantasia, vissuta come rifiuto della realtà,
 la chiusura in una dimensione rassegnata e rattrappita dell'esistenza.
La prima situazione determina atteggiamenti di "superomismo" per cui la persona diventa referente
e fine di tutte le proprie aspirazioni.
La seconda situazione determina atteggiamenti di cinismo, come autodifesa dalla paura e spia di
scarsa autostima e sfiducia nel futuro.
Il percorso educativo che qui proponiamo vuole aiutare voi giovanissimi (e noi responsabili!) a
evitare questi pericolosi atteggiamenti interiori.
Gesù, vero uomo e vero Dio, diventa il nostro modello, il fulcro attorno al quale tutto trova una
giusta sintesi, indirizzandoci verso una vita piena e un'umanità rinnovata.
Essere cristiani non è un vincolo, ma una risorsa: Gesù non è venuto a mortificare i nostri sogni e i
nostri desideri ma a dare loro una nuova dimensione.
In Gesù il sogno diventa un progetto, diventa il modo più pieno per realizzare la mia persona e per
essere dono per gli altri con le mie doti e i miei limiti.
È importante sottolineare alcuni passaggi.
Sognare fa parte della nostra natura: è una proiezione nel futuro che ci aiuta a crescere, a uscire dal
nostro guscio, scoprendo le risorse e vincendo le paure.
È espressione del desiderio e della ineliminabile dimensione spirituale che ci caratterizza.
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Il sogno è la dimensione più propria del cristiano. Non possiamo rassegnarci ad una vita
chiusa nella ricerca di noi stessi: non si vive di autodigestione! Dal cinismo non potrà mai
nascere qualcosa di buono...
Occorre dar credito al sogno di Dio su di noi: ciò che si vive quotidianamente, anche i gesti
più semplici e scontati, vanno inseriti in una dimensione progettuale in modo che quei gesti
possano essere la base su cui costruire il proprio futuro.
Riscoprire la dimensione del progetto (anche come disegno che il Signore ha su di me)
libera dall'ansia di riuscire e dall'autoreferenzialità. Tuttavia l'affidamento non è una
dimensione passiva o lassista: è un atteggiamento attivo che richiede di guardare al di là di
sé e delle proprie chiusure. Si tratta allora di cercare la bellezza nella vita quotidiana,
interpretandola come segno della presenza di Dio che ci parla e che, in un dialogo costante,
ci guida e ci sprona a dare forma ai desideri e alle aspirazioni più profonde.
La realtà del sogno-progetto mette l'accento anche sulla necessità di coltivare le ragioni della
speranza: è Dio per primo a scommette su di noi e si è giocato la vita fino in fondo per le
nostre aspirazioni (la libertà, la felicità, la pace...), perché non potessimo mai dubitare di
essere da sempre voluti e amati. Si tratta allora di rinnovare la fiducia in questo dio, il Dio di
Gesù Cristo, il Risorto, che ha scommesso su di noi e si è giocato la vita fino in fondo
perché non dovessimo dubitare di essere da sempre voluti e amati da lui.
IL VANGELO INCONTRA LA VITA
Dio è un sognatore e il suo sogno è il Regno. Non si può entrare fino in fondo nell'infinta bellezza
dei suoi piani ma Gesù, fratello, amico e maestro, ci aiuta con immagini efficaci.
Quanto è diverso questo Regno dai castelli luccicanti di fama e potere che ci costruiamo!
È un Regno piccolo, come un granello di senapa, eppure cresce rigoglioso e accogliente.
Viene nella semplicità, nella fiducia di chi si fa piccolo e si abbandona al potente amore del Padre.
Questa è la chiave: non l'efficientismo, seppure animato da buoni intenti (ho fatto tanto, ma poi?) e
neppure i numeri (nessuno dei miei amici va in Chiesa), ma solo l'abbandono fiducioso di chi ama e
sa di essere riamato.
Chi ama si fa piccolo e lascia spazio.
Dio ci chiede di entrare nelle nostre vite, di lasciare operare il suo Amore, di attendere con la
fiducia e la pazienza di chi sa di avere preparato un buon terreno.
Gesù il seme, che muore e porta frutto, gettato nella storia!
È il Cristo risorto in cui ogni nostra speranza trova certezza.
Ogni nostra ansia è cancellata, il seme cresce perché è un seme buono (Mc 10,18).
Ma Gesù non ci inganna: la strada della vita passa per la croce (Mc 8,34-35).
La strada da compiere per il compimento del Regno mette nel conto la sofferenza, la povertà e
l'umiltà.
Per sognare con Dio occorre dunque abbandonarsi, accogliere anche la sofferenza e superarla con
un "di più" di amore e di speranza.
È allora che la Verità può farsi realtà, incarnarsi nelle nostre vite, prendere in mano i nostri desideri
più veri.
Tra la realtà di Cristo e la realtà del mondo non c'è dualismo né contraddizione.
Già ora il Regno di Dio prende forma nella storia, attraverso le mani dei suoi figli sognatori.
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LENTE DI INGRANDIMENTO
Affidarsi alla Provvidenza
Diciamo la verità: la Provvidenza non ci ha mai convinti troppo (dai Promessi Sposi in avanti!).
Abituati a darci da fare, a correre a destra e a sinistra con mille impegni e mille incontri, la
Provvidenza sembra una roba da vecchi sciancati o ancora peggio una scusa per svogliati.
Siamo giovani, rimbocchiamoci le maniche!
Questo atteggiamento - che ci è tanto comune - nasconde un rischio e una distorsione.
Il rischio è quello di porre noi stessi al centro di tutto.
La distorsione riguarda l'angolatura da cui si affronta la questione, incentrata prettamente
sull'ambito del 'fare' - faccio io Signore o fai tu? -.
Ma che cos’è la Provvidenza?
In definitiva è l'atteggiamento del Padre, è un nome con cui chiamiamo il Dio di Gesù Cristo.
Solo accettando la paternità del Signore, sentendoci pienamente suoi figli amati possiamo coglierne
il senso: è Dio in quanto Amore che si prende cura, sguardo di benevolenza e di amore (non a caso
il termine 'provvidenza' deriva dal verbo latino pro-videre, "vedere prima”, ma anche “vedere al
posto di...” nel senso di “prendersi cura”, “preoccuparsi").
Come un Padre, Dio ricerca il nostro bene, la piena realizzazione delle nostre persone come esseri
in relazione e capaci di amore.
Ci guida, ci aiuta, si adopera per darci tutto ciò che ci serve realmente (e che spesso non combacia
con ciò che pensiamo noi).
Come un Padre, Dio accetta anche i rifiuti, le prese di posizione, gli abbandoni, e ancora aspetta che
ritorniamo per cingerci nel suo abbraccio di misericordia.
La Provvidenza è lo sguardo del Padre che veglia su di noi.
Affidarci a Dio significa accettare il nostro essere figli, lasciare spazio al suo Amore, farci piccoli e
lasciarci stupire dalla Bellezza.
Niente a che vedere con la passività.
Se in una relazione di amore si è passivi, allora c'è qualcosa che non va.
L’amore, al contrario, crea, inventa, moltiplica le occasioni.
Dio ci chiede di affidarci al suo abbraccio, ma non limita la nostra fantasia, il nostro impegno.
Anzi. Ci ispira, ci chiede di osare, ci guida dove mai avremmo osato andare.
Certo, se non gli si lascia lo spazio per agire, se ci si affanna per tenere la mia vita sotto controllo,
se la filosofia è “aiutati che Dio ti aiuta" non si conoscerà mai quanto è vero che la Provvidenza c'è,
e che sa manifestarlo in modo concretissimo!
TESTIMONI: ERNESTO OLIVERO
«Grazie, Signore, perché con te oso sognare, oso comunicare. Grazie per i mille giorni che
verranno, per i mille e mille momenti che mi donerai, per i mille attimi in cui non mi stancherò di
dirti grazie, perché ogni grazie rafforza il sì che ci siamo detti per non lasciarci mai. Grazie Signore
per questo momento perché ci hai voluto, ci hai fatti incontrare, ci hai fatto entrare nei tuoi pensieri
illimitati, malgrado noi stessi» (E. OLIVERO, Dio dirige il mio cuore, Mondadori, Milano 2003)
È davvero un gran sognatore Ernesto. Nato nel 1940 a Torino, bancario, nel 1964 fonda il Sermig
(Servizio Missionario Giovani), trasformando il vecchio Arsenale Militare di Torino in luogo di
incontro, accoglienza e pace. La sua opera di servizio agli ultimi e ai fratelli è infaticabile e animata
dalla speranza di chi si abbandona fiducioso a Dio.
Per conoscere il SERMIG: wwwsermig.org
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APPUNTI PER I RESPONSABILI
OBIETTIVI DELLA SCHEDA
 distinguere il valore dei propri sogni e scegliere quelli sui quali investire;
 capire che i sogni sono possibili se sono sostenuti con impegno da un progetto;
 capire che Dio spera nei nostri sogni, che ce li ispira e ci dà gli strumenti per raggiungerli;
 maturare un atteggiamento di speranza nei confronti della propria vita in cui si possono
realizzare i sogni di Dio.
PERCORSI DI GRUPPO
“Caro…”.
I ragazzi sono invitati a scrivere una lettera o una pagina di diario, in cui raccontano i loro sogni e le
loro attese. In un secondo momento l'educatore propone loro di scrivere la stessa lettera
immaginando di avere 20 anni in più. È un buon esercizio di discernimento per capire quali sono i
desideri più veri. È importante che questa attività sia svolta in clima di silenzio e di riflessione. Si
può scegliere di proporla anche personalmente per quanto il confronto in gruppo rimanga un
momento decisivo.
Allenare la fiducia.
Come spunto di riflessione sull'importanza di affidarsi a Dio e dell'abbandonarsi, si possono
utilizzare anche delle dinamiche fisiche semplici, ma efficaci. In particolare si possono eseguire i
cosiddetti "esercizi di fiducia": ce ne sono molti e consistono principalmente nell'abbandonare il
proprio corpo alla presa del compagno (es. mi lascio cadere all'indietro sapendo che sarà la presa
del mio compagno a salvarmi dalla caduta). È importantissimo studiare bene gli esercizi,
consigliandosi con qualche esperto (insegnante di ginnastica o allenatore sportivo...).
Un progetto per il gruppo.
Per concretizzare l'idea del “progetto” (come sogno fatto di concretezza e fiducia, dimensione in cui
metto in gioco me stesso per gli altri), l'educatore propone ai ragazzi di prendersi a cuore un
progetto. Può essere una qualsiasi attività caritativa o ludica della parrocchia (vedi attività degli
Organismi pastorali di servizio: animazione, musical, recital, …; vedi laboratori del lunedì sera). È
importante che insieme si decida il programma dell'attività e che ognuno metta in gioco le proprie
risorse per la buona riuscita. In un incontro successivo si verifica insieme il progetto, sottolineando
come il contributo di tutti sia stato indispensabile, e come insieme si superino difficoltà troppo
grandi per il singolo.
PERCORSI PERSONALI
La regola spirituale.
Proposta di preparare il Programma di Vita Apostolica e il Programma di Vita spirituale.
A partire dal Nuovo Progetto Formativo dell’Azione Cattolica (vedi L’Azione Cattolica Italiana,
Statuto, Regolamento di attuazione e Progetto Formativo, AVE, Roma 2005, p. 162) e dal Mandato
del Papa a Loreto, proporre ai giovanissimi di costruire una propria regola spirituale, confrontandosi
con una persona di loro fiducia (l'educatore, il parroco, ... ). La regola poi può essere presentata e
confrontata in gruppo. Attenzione però a non farla diventare un prontuario di cose da fare o non
fare, i giovanissimi al contrario vanno educati a maturare comportamenti che facciano crescere la
loro fede e non semplicemente a fare alcune cose piuttosto che altre (il rischio da una parte è di
banalizzare il proprio rapporto con Dio, dall'altra, e questo è forse anche peggio, di indurre a
credere senza capire realmente e senza problematizzare - questo è giusto, questo è sbagliato, punto!
-).
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Il progetto su di sé.
Affrontare il tema dei 'sogni' apre la strada a confronti molto concreti su scelte immediate (cosa
faccio da grande? Che scuola scelgo? Non è che frequentando la parrocchia perdo del tempo e delle
occasioni?).
Sono domande di vita che non sempre emergono dal confronto in gruppo (vuoi per timidezza o per
riservatezza).
È importante stimolare il dialogo con una figura educativa, offrendosi come compagni di strada
pronti ad ascoltare ed eventualmente indirizzare.
Esercizi spirituali.
Ai giovanissimi più grandi e maturi, si possono proporre esperienze spirituali forti e personali: vedi
Esercizi spirituali a Sepino.
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