Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro
Gruppo di lavoro - Responsabilità verso il creato
Seminario di studio - 3 giugno 2000
Note sulla dimensione politica di un’etica ambientale
prof. Simone Morandini, Venezia
1) In un testo recente, il problema ambiente veniva indicato come un luogo di esperienza etica evidentemente di un’etica profondamente vissuta in una dimensione politica. È chiaro che in questa
prospettiva il riferimento è ad una nozione di polis ampia, a dimensione planetaria, capace di
cogliere l’intreccio di fattori diversi - naturali e culturali - nel convivere umano Vorrei avviare la
mia riflessione chiedendomi se e come tale esperienza etica sia effettivamente percepita come tale
anche nel nostro paese- a definire quale sia il contesto della nostra riflessione.
Bisogna riconoscere che la percezione del tema ambiente è abbastanza parziale e selettiva, forse
anche per il tipo di attenzione rivolta ad esso dai media. Alcuni temi concentrano su di sè un
interesse ed un’attenzione: notevoli: pensiamo alla qualità della vita nelle città, con i problemi
connessi dell’inquinamento atmosferico, del traffico e, a livelli già più raffinati, del rumore.
Pensiamo all’inquinamento elettromagnetico, in cui la mancanza di dati certi circa l’effettiva
tollerabilità crea un clima diffuso di paura e di incertezza. Pensiamo alla questione degli Organismi
Geneticamente Modificati, ed in particolare i cibi transgenici: in quest’area le notizie riscuotono
attenzione e muovono sentimenti e reazioni forti.
In altri ambiti, invece, le reazioni sono assai più deboli: l’attenzione tende a focalizzarsi su fattori
specifici: il problema ambiente viene spesso percepito in termini di inquinamento - specifico ed in
un certo senso alieno - che perturba un ambiente antropico altrimenti armonico e vivibile.
2) Vi sono, d’altra parte, diversi segnali positivi, che evidenziano la presenza di alcune linee
d’azione significative
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in alcune aree si fa sentire l’effetto di politiche ambientali (rifiuti: raccolta differenziata,
riciclaggio, ricerca mobilità diversa nelle città Agenda 21 protezione e recupero dell’ambiente
naturale e culturale, ruolo dell’ARPA).
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c’è una certa richiesta di “beni ambientali” (agriturismo, produzioni biologiche, turismo
naturalistico), anche grazie alla positiva azione del terzo settore.
c’è un’istanza di attenzione per i beni artistico-culturali, che si intreccia volentieri con la tutela
del paesaggio.
Restano, naturalmente aperti gli interrogativi circa l’efficacia e l’efficienza con cui tale istanza
vengono messe in opera, circa l’integrazione dell’ambiente nelle politiche economiche. L’Italia
sembra ancora ben lontana dalla “terza fase” delle politiche ambientali: mentre manca una
percezione diffusa della rilevanza e della componente etica del problema; le politiche ambientali
rischiano di apparire come corpi estranei rispetto ai trends economici. C’è una pressione
sull’ambiente crescente, permane una forma di sviluppo che sembra voler assumere la fretta della
new economy, ma non l’istanza di fondarla su uno sviluppo tecnologicamente avanzato ed efficiente
- anche da un punto di vista ambientale (nel segno del disaccoppiamento della crescita rispetto a
consumi ed emissioni. Pensiamo al destino della carbon tax, sempre più percepita come mero
vincolo in un tempo di costi del petrolio crescenti.
Di più, in Italia, va ricordata la presenza di ecomafie e più in generale di una legalità debole, che
indeboliscono gli effetti possibili di una politica ambientale. Tra l’altro si evidenzia qui il legame tra
un’attenzione all’ambiente relativamente scarsa ed un tessuto etico segnato da fratture e lacerazioni.
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3) Soprattutto, si ha l’impressione che l’attenzione sia minore per le componenti strutturali e
globali, che pure di frequente gli specialisti richiamano. Pensiamo, ad esempio a temi quali
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le acque (marine, potabili..)
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l’effetto serra e le sue conseguenze possibili (solo di rado sembra essere questo l’orizzonte
delle politiche della mobilità)
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il problema della ripartizione delle risorse ambientali e della disparità consumi (“sviluppo
ineguale”, impronta ecologica)
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i rischi per la biodiversità e le specie viventi, un tema sul quale l’Italia ha una particolare
ricchezza rispetto al contesto europeo - pensiamo all’ecosistema alpino, alle aree costieri e
lagunari. Si ha l’impressione che l’attenzione si faccia elevata solo nel caso del
coinvolgimento di specie particolarmente “carismatiche” o ricche di contenuto simbolico
(lupo, orso..).
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la questione del cibo, che il rapporto Woldwatch 2000 segnala come una delle grandi
emergenze ambientali (tra sottonutrizione ed obesità)
4) Sono dati che contribuiscono a delineare ancora la percezione del problema ambiente,
mettendone in luce alcuni elementi:
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Una percezione prevalentemente su scala locale (l’inquinamento della mia città; max
l’inquinamento del mio paese).
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Una percezione limitata alle aree avanzate (disattenzione per la scala planetaria, per l’impatto
su paesi poveri (debito, mutamento climatico) e per l’intreccio JPIC: (l’acqua ad Harare;
l’ambiente, il cibo, la fame).
Una percezione caratterizzata da una scala temporale di breve durata.
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Una prospettiva tutto antropocentrica (fatta eccezione per i movimenti di liberazione animale,
la cui intemperanza non contribuisce però ad una positiva attenzione per il tema).
5) Un’attenzione all’ambiente che voglia investire l’etica nella sua dimensione politica dovrà
declinarsi nel segno dell’allargamento di orizzonti, dell’attenzione per le connessioni, per l’intreccio
e la complessità. Mi pare che alcune parole chiave dovrebbero, in particolare trovare spazio un’etica
politica declinata in riferimento all’ambiente:
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solidarietà --> ecogiustizia
diritti delle generazioni future
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qualità della vita vs quantità
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attenzione per la vita - e non solo quella umana
Sono le coordinate di un’etica che non assumerà contorni specificamente confessionali, ma che si
strutturerà sulla base di alcuni “middle axioms”, condivisibili da appartenenti ad aree culturali
diverse, anche se le fondazioni offerte potranno essere differenti. Certo, sono parole che
sottolineano la rilevanza etica delle politiche ambientali, che investono l’ethos del tempo libero,
della mobilità, del lavoro, mettendone in luce la dimensione formativa. Penso al tema dell’uso dei
prodotti , nel segno di un’allungamento della vita media in vista di una riduzione del consumo di
materiali e delle emissioni inquinanti: è un orientamento ricco di promesse per la salvaguardia
dell’ambiente, ma coinvolge evidentemente scelte economiche, sociali culturali. Le stesse scelte
alimentari - personali, familiari e sociali - assumono una forte valenza politica. La dimensione
politica si trova dunque strettamente intrecciata con la scelta di stili di vita sostenibili.
Potremmo allora dire che l’etica politica verrà a delinearsi nel segno:
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di un nuovo ascetismo (gli stili di consumo e lavoro sono anche politica); quasi riprendendo la
lezione degli stili monastici.
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ma anche di una nuova creatività tecnologica (sguardo positivo al cambiamento, che sa
cogliere una società ecologicamente avanzata come una possibilità positiva). Per un paese
come il nostro la sostenibilità è una scelta di salvaguardia, ma anche un’opzione positiva per
l’economia.
di un orizzonte geografico ampio, capace di pensarsi su scala mondiale, ma certamente attento
almeno alla dimensione europea, con un’attenzione specifica per la cooperazione tra UE ed
Est Europa.
6) Dal punto di vista della fede cristiana, si tratterà di mettere in luce come un’etica siffatta possa
formarsi solo alla luce di un’esperienza positiva del mondo, non nel segno dell’astinenza da esso,
ma piuttosto della capacità di accoglierne la benedizione senza consumarla. Abbiamo bisogno di
una “spiritualità della creazione”, entro la liturgia e la predicazione. Non sono pochi, del resto, i
riferimenti teologici in questa direzione: per la fede cristiana le pratiche di salvaguardia del creato
non sono un optional, ma una componente vitale.
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Il mondo creato come giardino, sette volte buono da Dio , un tema che si lega con quello della
benedizione - che è nelle realtà create, nelle realtà del mondo da rispettare, nei frutti della
nostra tecnica, da usare con sapienza e non nel segno dell’usa e getta. Un mondo da
condividere; la finalizzazione della terra al povero.
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La solidarietà tra l’uomo e la terra, che invita ad andare oltre una teologia del dominio, per
delineare piuttosto una figura antropologica di amministratore responsabile. È quanto si
esprime nella dimensione sabbatica e giubilare (il “sabato della terra”), che orienta
all’elaborazione di un’etica del rispetto per gli ecosistemi.
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Ma la terra è sempre la terra piena della vita, a richiamare la vicinanza tra l’uomo e gli animali
(compagni nella creazione, cui si da il nome per indicare una familiarità): etica dei viventi,
etica delle specie.
6) In quest’orizzonte mi sembra che possano delinearsi alcune aree di riflessione possibili per la
comunità ecclesiale che è in Italia:
* Il problema dell’educazione, della formazione e della sensibilità di fondo, che coinvolge la
catechesi, la liturgia, la predicazione, ma anche più a monte, la riflessione etico-teologica, che
si esprime in esse. Quanto pesa la considerazione del creato nel nostro annuncio di fede, nel
nostro vissuto di credenti?
* Il problema dell’individuazione e della proposta di riferimenti morali entro le situazioni critiche di conflitto tra valori contrastanti: nel segno del discernimento (teologia morale,
dialogo-ascolto dei competenti).
* Il problema di una mediazione etico-politica, nella coscienza che non ogni valore percepito può
tradursi immediatamente in una linea d’azione politica, ma anche che nessuna linea d’azione
politica può trascurare completamente un valore.
Penso qui all’istanza di un’attenzione per il tema ambiente in tutti quegli ambiti in cui si fa
formazione politica, a partire dalle scuole di formazione diocesane. Tra l’altro, va notato che
nel magistero sociale troviamo riferimenti abbondanti, anche se sparsi e non sempre
adeguatamente valorizzati. Manca ancora un’attenzione esplicitamente focalizzata: i testi più
significativi sono ancora Messaggio per la giornata della Pace 1990, il documento dei Vescovi
Lombardi ed alcuni testi ecumenici (es. I testi dell’Assemblea Ecumenica di Graz ed il
dialogo tra cattolici ed evangelici in Germania). Più di recente si sono aggiunti i documenti
dei vescovi tedeschi e di quelli francesi.
* L’indicazione di situazioni di riferimento sulle quali focalizzare un’attenzione specifica (come il
problema del debito, che funge o dovrebbe fungere da traino per una formazione alla giustizia
ed alla solidarietà).
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Vorremmo comunque ribadire che in quest’area, più ancora che in altre, la ricerca e la riflessione
dovrebbero caratterizzarsi nel segno del dialogo e della collaborazione (ecumenica, ma anche, ove
possibile, con tutti coloro che hanno a cuore la cura per la vita); nel segno della multidisciplinarietà:
la salvaguardia del creato è certo una questione teologica, ma può essere affrontata solo attraverso il
convergere di una pluralità di contributi.
Riferimenti bibliografici:
S. Morandini, Nel tempo dell’ecologia. Etica teologica e questione ambientale, EDB, Bologna
1999.
L.R. Brown (a cura), State of the World 2000. Stato del pianeta e sostenibilità. Rapporto annuale,
Ambiente, Milano 2000.
Istituto di Ricerche Ambiente Italia (a cura), Ambiente Italia 2000. Rapporto sullo stato del paese,
Ambiente, Milano 2000.
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