Francesco Laggetto Nell’analisi offerta da F. Viola, i popoli sembrano avere in comune un punto fondamentale, ossia i diritti dell’uomo. Questo tema riguarda tutt’oggi l’intera società, nessuno escluso. Dapprima bisogna effettuare una distinzione tra legge naturale e dottrine della legge naturale e così anche una distinzione tra diritti dell’uomo e dottrine dei diritti dell’uomo: le <<dottrine dei diritti dell’uomo>> rappresentano un’ insieme di dottrine dove non si esibisce solo la giustificazione della loro fondazione, ma si presenta nello stesso tempo un modello di pratica degli stessi diritti umani. Vi sono due principali tradizioni interpretative dei diritti dell’uomo alle quali si richiamano l’umanesimo laico e l’umanesimo cristiano. I diritti dell’uomo oggi funzionano come legittimazione di un’etica sociale e da qui nasce l’esigenza che essi siano indipendenti da una particolare dottrina etica o etico-politica. In generale si ritiene che i diritti dell’uomo siano valori o princìpi supremi indipendenti da qualsiasi dottrina morale e da qualsiasi concezione della natura umana: la dignità umana deve essere rispettata, la libertà dell’uomo è inviolabile e tutti gli uomini hanno uguali diritti; ma non sono né un’etica compiuta, né una visione soddisfacente di una società giusta. Il pluralismo può aspirare solo alla coesistenza, e non al dialogo tra comunità morali separate e chiuse in sé. Il problema centrale del pluralismo etico è quello della convivenza pacifica tra tribù morali varie, ciascuna gelosa della propria identità. I diritti dell’uomo appaiono come la soluzione agli inconvenienti del pluralismo. Le Dichiarazioni dei diritti sono universali. Molti governi firmatari delle Dichiarazioni hanno violato e continuano a violare i diritti dell’uomo e ne sono consapevoli. Da ciò deriva che i diritti dell’uomo sono dei valori universali, e sono anche una pratica della vita etico-politica, un modo di perseguire i fini. I diritti dell’uomo nel loro sviluppo autogenerano nuove forme e stili di vita etica. I filosofi della morale e i teorici del diritto trascurano l’importanza di tale fenomeno ai fini della riflessione sulla struttura dell’etica contemporanea. Essi, infatti, pensano che si tratti di mero sviluppo fisiologico. I diritti naturali si appoggiano sulla natura umana concepita come un insieme di esigenze elementari ed imprescindibili. L’utilitarismo può essere considerato come un metodo per la ricerca dell’utile e la morale della legge può essere considerata come una via per trovare la regola universale. Nel momento in cui si esaurisce l’azione messa in atto dal concreto, la morale dei diritti torna a divenire una lista di valori supremi. La vita umana attraversa stadi diversi, spesso indipendenti dalla volontà e dalla libertà. Avere diritti oggi vuol dire possedere un riconoscimento da parte della società; a ciò si accompagnano poi forme di tutela, che consentono di rendere “vero” il diritto. I progetti di vita sono soggettivi e il bene è fondato su preferenze soggettive, mentre la società esige regole giuste, cioè oggettive. La pratica dei diritti conferma nella sfera politica e giuridica il carattere relazionale e intersoggettivo della persona. L’etica dei diritti umani non risulta essere esauriente per la vita pratica nel suo essere globale; è in realtà un’etica pubblica che amministra la società del pluralismo e che ha bisogno di apporti fondamentali ulteriori. Non è possibile formulare un’etica compiuta. All’inizio i diritti non sono altro che valori. L’universalità è la capacità comunicativa che una cultura ha e quindi la capacità di farsi capire da coloro che non appartengono ad essa. Laggetto Francesco,V B linguistico brocca