Ugo Foscolo e il Neoclassicismo Le opere Individua i titoli delle

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Ugo Foscolo e il Neoclassicismo
Le opere
Individua i titoli delle opere che mostrano in maniera più evidente l’adesione di Foscolo al Neoclassicismo.
a) Le due odi di gusto neoclassico che affrontano temi legati al valore della bellezza e alla funzione della
poesia sono rispettivamente A Luigia Pallavicini caduta da cavallo (composta nel 1799 a Genova, trae
ispirazione da un fatto di cronaca: la nobildonna Luigia Ferrari, moglie di Domenico Pallavicini, cadde
mentre cavalcava sulla riviera di Sestri, ferendosi leggermente. Il poeta esalta la bellezza della donna,
descrive l’incidente e si rivolge alle Grazie, divinità minori, figlie di Giove e di Venere, sorelle di Amore,
affinché aiutino la marchesa a guarire e a tornare più bella di prima) e All’amica risanata (composta nel
1802 è dedicata alla contessa Antonietta Fagnani Arese, da poco ristabilitasi da una malattia. L’ode è
anch’essa un inno alla bellezza, che arreca conforto ai dolori e ai mali degli uomini ed è resa eterna e
immortale dal canto dei poeti).
b)Le Grazie, un’opera incompiuta di cui rimangono tre inni (a Venere, a Vesta e a Pallade), in origine
concepita dall’autore come un poema didascalico di impostazione allegorico-morale. Protagoniste
dell’opera sono le Grazie, sorelle di Venere, che passano dalla Grecia all’Italia, divinità a cui la dea della
bellezza affida il compito di insegnare le arti al genere umano, per portarlo dallo stato di ferocia proprio
delle belve allo stato di civiltà. Si tratta quindi di un poema didattico o didascalico perché intende
raccontare in forma mitica l’intera vicenda del genere umano e rivendicare la funzione civilizzatrice svolta
dalle belle arti (cioè la poesia e la musica), nonché insegnare ai giovani la compassione e il pudore, l’amore
per la cultura classica e per la patria. L’impostazione è allegorico-morale: le immagini e le situazioni
descritte rimandano a significati che vanno oltre l’interpretazione letterale, e che sono di tipo filosofico,
religioso, morale e civile.
A) vv. 1-12. 1) L’ode si apre con un’ampia similitudine che si stende su due intere strofe: spiega in cosa
consiste. 2) Rifletti sui vv. 10-12 in cui è anticipato il tema cardine dell’ode: qual è il ruolo della bellezza
nella vita dell’uomo?
I primi otto versi impostano un paragone tra l’apparizione della stella mattutina Lucifero, l’astro più caro a
Venere, (che è a sua volta assimilato a Venere che esce dalle acque del mare (rugiadosi crini)) e il rialzarsi
della donna dal letto di malattia: la bellezza della donna che rinasce a nuova vita dopo la malattia è
paragonata al sorgere dell’astro più caro a Venere, la dea della bellezza. C’è un implicito paragone tra la
bellezza divina di Venere e quella della donna amata, la quale ha anch’essa una sorta di potere «divino» o,
meglio, di funzione ristoratrice, di conforto per le menti umane. L’ode si apre dunque con una lunga
similitudine: Antonietta riemerge dalla propria malattia e sorge dal suo letto, così come al mattino sorge la
stella Lucifero, cui si sovrappone l’immagine mitologica della dea Venere, che affiora dalle acque marine (in
greco il nome Afrodite significa nata dalla schiuma del mare). Il processo di personificazione che assimila la
stella (a sua volta personificata come indica l’espressione «rugiadosi crini») al personaggio Antonietta è
introdotto a partire dal v. 7 (sorgon così le tue dive membra): le membra femminili sono sottoposte, in virtù
della loro bellezza (l’aurea beltade del v. 10) a un processo di divinizzazione che ci riporta a Venere. 2) La
bellezza di Antonietta è capace di consolare il vaneggiare (l’inseguire vane passioni) degli umani e il destino
di precarietà che li accomuna. Si capisce sin dall’esordio come al centro dell’ode non c’è soltanto l’omaggio
occasionale all’amica non più malata, ma un complesso e articolato discorso sul tema della bellezza ideale e
del suo valore e significato filosofico: la bellezza rasserena gli uomini che non sanno dominare le passioni
ed è la manifestazione di un mondo superiore (cui rimanda sia il paragone implicito con Venere sia le dive
membra, l’aurea beltade), in cui l’armonia ha la meglio sul caos. «La bellezza fisica non è che la
manifestazione della bellezza ideale. Essa evoca un mondo di superiore armonia contro il caos di passioni e
di conflitti che caratterizza la realtà umana, e per questo possiede un’efficacia purificatrice» (Baldi, p. 128).
2) vv. 13-54. In questa sezione dell’ode viene rappresentata la vicenda personale di Antonietta (l’amica
«risanata»): dopo la malattia che ha messo a rischio la sua bellezza, la guarigione le restituisce il fascino e
la seduzione. La donna, esaltata nella sua rinnovata bellezza, subisce una progressiva divinizzazione.
vv.13-30 1) Che cosa rappresentano le Ore (figura retorica della personificazione) nella mitologia grecoromana? Quali sono le azioni che Foscolo fa loro compiere nei confronti della donna amata? 2) Il poeta
ricorre a un neoclassicismo di registro piuttosto elevato, che nobilita anche gli aspetti più quotidiani e
modesti della realtà attraverso un lessico aulico: trova alcuni esempi.
1.Le Ore sono la personificazione delle ore della giornata rappresentate come divinità secondo la mitologia
greco-romana; Foscolo immagina che le Ore, antiche divinità greco-romane, si prendano cura della donna
fungendo prima da «ministre di farmachi», cioè dispensatrici di medicine (una sorta di infermiere) e
assistendola poi nella vestizione che precede il rientro in società: il ricorso al patrimonio iconografico del
mito serve sì a impreziosire un evento ordinario come la guarigione dell’amata e a esaltarne la figura, ma è
funzionale anche a comunicare un’idea di bellezza perfetta, quasi divina, che è possibile grazie alla
rappresentazione che ne dà il poeta. 2.L’indica veste, i monili, i candidi coturni, i cori notturni (le feste).
L’elencazione dei vari ornamenti della donna ne innalza la figura, anche grazie alla caratterizzazione classica
(cfr. i coturni, che all’epoca erano stivaletti a mezza gamba per il ballo; anticamente erano invece i calzari
degli attori greci) o magica di alcuni di essi (per es. gli amuleti).
3) vv. 31-42
1) In quali attività è intenta la donna e quali sono gli effetti delle sue azioni su chi la guarda? 2) In che modo
il poeta mette in risalto la sensualità dell’amata?
1) La donna è raffigurata in due attività attraverso le quali si manifesta al massimo il suo fascino: suonare
l’arpa e ballare. Chi la sente cantare, sospira, irretito dal fascino conturbante della voce: Antonietta è una
novella Circe, la ninfa-maga che con la sua bellezza e il fascino della sua voce seduce i compagni di Ulisse,
ma al contempo la sua raffigurazione poetica rinvia all’iconografia classica: la dea intenta a suonare l’arpa
è un’immagine ricorrente nell’arte greco-romana, così come i gruppi di donne danzanti dai veli scomposti. 2)
Il poeta mette in risalto la sensualità dell’amata soffermandosi sulle attrattive fisiche: le forme del corpo
messe in risalto dalla stoffa, mentre suona, la dolcezza seducente del canto, il mostrarsi imprevisto di parti
del corpo abitualmente coperte dai vestiti, nei movimenti della danza.
Nella parte centrale dell’ode (vv. 49-85, che costituisce il secondo nucleo della riflessione sulla bellezza) il
poeta insiste sulla caducità della bellezza, che è soggetta alla legge del tempo e quindi è destinata prima
a sfiorire, poi a perire (vv. 49-54). Tuttavia, celebrandola, la poesia è capace di vincere il tempo e la morte,
rendendola immortale con il suo canto. Lo testimoniano i miti di Artemide e di Venere (citati in questa
seconda parte), che, in origine creature mortali, grazie al canto dei poeti sono diventate divine e immortali
e adesso vengono adorate dagli uomini in quanto dee.
vv.85-96
1) La conclusione è la sintesi di un altro nodo tematico dell’ode illustrato nella sezione centrale: cosa
afferma il poeta a proposito della sua poesia? 2) Qual è il compito della poesia secondo Foscolo? 3) Qual
è il suo rapporto con il mondo antico? E’ definitivamente perduto oppure…?
1) Nato sulle rive del mare, lo Ionio, in cui morì la poetessa greca Saffo (n.b.: Saffo eserciterà il suo fascino
anche su Leopardi), Foscolo afferma di trasferire nella poesia italiana (l’itala grave cetra) la grande
tradizione della lirica eolica, della poesia greca, rendendo immortale, come Venere, la bellezza dell’amica.
Foscolo rivendica a sé il merito di aver portato in Italia i moduli e i ritmi dell’antica poesia greca. 2) Il
compito del poeta e della poesia è «assicurare l’eternità alla bellezza; solo attraverso il suo canto la bellezza
può esercitare la sua facoltà di rendere eterne le cose contingenti». 3) «Foscolo», a differenza di molti di
coloro che aderirono al gusto e all’ideologia del Neoclassicismo, «ritiene che la grecità, che si identifica con
il mondo antico, non sia un paradiso di bellezza ed armonia definitivamente perduto: esso può ancora
essere fatto rivivere in forme attuali. Con i suoi inni egli potrà trasfigurare la bella donna» - in questo caso
l’amata Antonietta – «in una dea, come i poeti greci hanno trasfigurato in dee Artemide e Venere». (Baldi,
ad loc.)
Il Neoclassicismo di U. Foscolo
Rispetto
al a) Il ricorso alla mitologia non è solo funzionale a impreziosire, a comporre versi
Neoclassicismo di V. antichi su cose moderne. b) La mitologia non si esaurisce più in un repertorio di
Monti
belle immagini, non è più soltanto una veste preziosa, ma funziona come il
simbolo e insieme il veicolo di trasmissione di idee essenziali, di verità profonde
ed eterne: nei versi che abbiamo letto fin qui questa verità è la bellezza.
L’ode aspira ad essere 1) Le forme stilistiche (classicismi, sintassi che riecheggia la struttura della lingua
ben più di un latina) e i contenuti del gusto neoclassico (rimandi all’arte greca e alla mitologia
componimento
greco-romana) sono funzionali all’elaborazione di un ambizioso discorso
galante d’occasione filosofico sul significato e sul valore della bellezza.
(in sintonia con una 2) La bellezza fisica – incarnata in questo caso da una donna mortale, Antonietta
tradizione
lirica – non è che una manifestazione della bellezza ideale: essa evoca un mondo di
propria
del superiore armonia contro il caos di passioni e di conflitti che caratterizza la
Settecento):
realtà umana. Per questo possiede un’efficacia rasserenatrice e purificatrice: la
bellezza (di Antonietta e in generale) è capace di consolare e di rasserenare
l’animo degli uomini inclini per natura a perdersi in vane follie, a inseguire vane
passioni.
Foscolo
e
Neoclassicismo
il 1) Foscolo non intende usare la mitologia in pura funzione esornativa, di
abbellimento e innalzamento meccanico, come in tanta poesia neoclassica
contemporanea (vedi V. Monti).
2) Egli vuole invece ricreare un mondo alternativo a quello reale, caratterizzato
dall’armonia e dalla bellezza: la cultura greca è lo strumento privilegiato di tale
operazione.
3) A questo aspetto si lega la funzione della poesia che consiste in questo caso
nel cantare ed esaltare la bellezza umana, che in quanto bellezza perfetta e
ideale, è strumento di purificazione dalle passioni e fonte di serenità, e nel
renderla eterna e immortale proprio attraverso il canto (esattamente come è
avvenuto nell’antichità con la poesia di Omero e di Saffo, qui evocata).
4) Attraverso la mitologia antica Foscolo crea il mito della bellezza moderna: il
suo è dunque un Neoclassicismo mitopoietico*, che non si limita cioè a
richiamarsi al patrimonio di miti e tradizioni dell’antichità, ma è creatore di miti
moderni (Antonietta è la dea della bellezza moderna, se così si può dire) e
insieme fondatore di una nuova civiltà basata
dell’armonia, della concordia civile.
Il
Neoclassicismo
«mitopoietico», che
aspira a creare nuovi
miti e nuovi valori
fondanti, anticipa in
parte l’idea del poeta
«creatore
e
inventore»
propria
del Romanticismo.
sui valori della bellezza,
Il Romanticismo (prima metà dell’Ottocento in Italia) nella sua fase più matura
attribuirà infatti al poeta il compito non più di imitare (come avviene invece nel
Neoclassicismo), ma di creare o, quantomeno di inventare, nel senso
etimologico del termine, cioè di ritrovare ciò esiste da sempre nella mente di
Dio, ma che nessuno prima di lui, ha mai detto.
Il poeta romantico, come gli antichi poeti greci (in primis Omero), ma anche
come Dante (Omero e Dante sono i modelli riconosciuti dai poeti romantici), offre
al lettore coevo testi nuovi, «popolari», vivi e fondativi di una nuova civiltà
(pensa agli Inni sacri di Manzoni, ma anche, sul piano della prosa, ai Promessi
sposi).
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