Diocesi Piacenza-Bobbio Ufficio Stampa: Servizio documentazione Chiesa di San Giovanni in Canale Celebrazione Eucaristica e Conferimento Cresima parrocchie di San Giovanni e Santa Teresa Mons. Luciano Monari, Vescovo 1° maggio 2002 Liturgia: Atti (15,1-6); Giovanni (15,1-8). Introduzione Esprimo il ringraziamento grande al Signore per la comunione che vuole costruire e sta costruendo in mezzo a noi. Le parole che ha detto don Ceruti Cesare nell’introduzione sono molto belle, sono il segno di un legame di fraternità che diventa sempre più evidente ed esplicito; quello che hanno fatto insieme i catechisti con i sacerdoti e con i genitori è ancora un segno di questa comunione. Ho solo da ringraziare il Signore perché davanti a queste cose si riconosce la sua presenza efficace, e questo ci dà una speranza grande per il futuro. Sia dunque benedetto il Signore e benedica ciascuno di voi e vi aiuti a fare quello che Lucia Gardella ha detto: “A continuare a crescere in questo cammino che è iniziato”. Come sempre la prima cosa da fare davanti al Signore è chiaramente riconoscere che abbiamo bisogno di Lui, del suo perdono, e lo facciamo con sincerità e con fiducia grande. Omelia “Ora, questo è il mio segreto: te lo dico a cuore aperto, con una confidenza che dubito di potere mai raggiungere di nuovo. Per questo, spero che tu sia in una stanza silenziosa, mentre ascolti queste parole. Il mio segreto è che io ho bisogno di Dio, che sono malato e non riesco più a farcela da solo. Ho bisogno che Dio mi aiuti a dare, perché mi sembra di non essere più capace di dare; che mi aiuti ad essere buono, perché non mi sento più capace di bontà; che mi aiuti ad amare perché mi sembra di essere incapace di amare”. 1. Siamo ammalati nel nostro cuore, per questo chiediamo lo Spirito Santo con una speranza e con una gioia grande per questi ragazzi Queste parole sono di un romanziere inglese. Mi sono piaciute perché rispondono a qualche cosa di mio e di nostro. Siamo in una società che: ha imparato così bene a “prendere” e fa fatica a “donare”; cerca ossessivamente il successo e fa fatica a cercare innanzitutto la bontà; proprio perché è come condannata ad ammirare se stessa, a guardasi sempre allo specchio per essere perfetta, fa fatica ad amare, a vedere le necessità e la bellezza degli altri. 1 Credo che tutto questo ci aiuti a comprendere il significato di quello che stiamo vivendo in questa celebrazione. Perché stiamo chiedendo per alcuni ragazzi il dono dello Spirito Santo. Che cosa vuole dire? Perché? A che cosa serve? Serve esattamente a quello che abbiamo ascoltato: lo Spirito Santo serve per renderci capaci di amare (cfr. 2Tm 1,7), perché da soli non ci riusciamo, e di donare perché da soli tendiamo a tenere stretto tutto per noi. Abbiamo bisogno di un’energia, di una forza, che venga da Dio, dall’immensa ricchezza di Dio, e da lì trasformi anche il nostro modo di pensare e di agire. Per questo chiediamo lo Spirito Santo con una speranza e con una gioia grande per questi ragazzi. “Speranza” vuole dire: io sogno, ma noi sogniamo e tutti i cristiani sognano, delle comunità cristiane che siano come dice il Vangelo. Comunità dove: si diventa servi gli uni degli altri, imparando a lavare i piedi ai fratelli, come il Signore si è chinato per lavare i nostri piedi (cfr. Gv 13,1-20); siccome il Signore ci ha perdonato, impariamo anche noi a perdonarci (cfr. Col 3,13); siccome il Signore ci ha accolto, impariamo anche noi ad accoglierci gli uni e gli altri senza condizioni. Cioè non a condizione che tu sia bravo, intelligente, furbo con cinquantamila doti. No, così come sei, con la tua faccia, con il tuo passato, con la tua storia. Abbiamo bisogno di comunità che siano accoglienti quanto è accogliente Dio, quindi con un’apertura, con una generosità, con un dono immenso (cfr. Eb 13,1-3). Ma non ce la facciamo, siamo ammalati dentro nel cuore; abbiamo bisogno di guarire, abbiamo bisogno di Dio. 2. Gesù ha donato la vita del suo Spirito che noi invochiamo nel Sacramento della Confermazione Per questo lo invochiamo: chiediamo il dono dello Spirito perché ci rendiamo conto che senza di quello noi non ce la caviamo ad andare avanti, ad essere all’altezza della vocazione cristiana. Si potrebbe e bisognerebbe dire: non siamo all’altezza della vocazione umana, non riusciamo ad essere persone umane complete, piene e mature senza il dono del Signore, senza la grazia di Dio e il suo Spirito. Quello Spirito di cui parla la prima lettura che abbiamo ascoltato e a cui alla fine fa riferimento il Vangelo, in quel brano famoso della “vita e dei tralci” (cfr. Gv 15,1-11). Quello che il Signore vuole dire è questo: attraverso il suo Spirito, noi e Lui, diventiamo una cosa sola. Lui, la sorgente della vita cristiana, e noi i “tralci”; Lui è la “vite”, noi i “tralci”. Se il tralcio non sta attaccato alla vite evidentemente non produce frutto, ma la vite ha bisogno dei tralci, perché sui tralci crescono i grappoli di uva. Allora, il Signore in qualche modo ha bisogno di noi, perché ci siano oggi, nella parrocchia di Santa Teresa e di San Giovanni in Canale, dei “tralci” dove Gesù Cristo arriva e attraverso i quali Gesù Cristo può “portare frutto”. Chi è che porta frutto qua se non voi, “voi” i cristiani. Siete voi che dovete produrre l’amore fraterno, il perdono e l’accoglienza. Ma lo potete fare se siete innestati in Gesù Cristo, legati a Lui: se i vostri pensieri vi vengono arricchiti dal pensiero di Gesù; se i vostri sentimenti vi vengono purificati dai sentimenti di Gesù; se le vostre azioni, comportamenti, decisioni e i vostri sogni diventano così grandi quanto erano le azioni e i sogni e i comportamenti di Gesù. E lo Spirito Santo serve esattamente a questo. 2 Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù, quello che lo ha riempito e ha fatto sì che «Gesù potesse passare facendo del bene e risanando tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,38), perché lo Spirito di Dio era con Lui. Siccome aveva lo Spirito di Dio, Lui – Gesù uomo – era capace di compiere le opere di Dio, ha compiuto le opere di Dio a motivo del suo Spirito, dello Spirito che ha ricevuto dal Padre. Ebbene, questo stesso Spirito il Signore lo ha trasmesso. Non so se ricordate, ma quando il Vangelo di San Giovanni racconta la morte di Gesù in croce, dice: «Chinato il capo trasmise lo Spirito» (Gv 19,30). Non vuole dire solo che Lui lo ha perso, ma Lui lo ha donato! Quella vita, che Gesù ha messo in gioco nella sua croce, non è una vita perduta, ma è una vita trasmessa, comunicata. Tanto che “dal costato di Cristo in croce escono il sangue e l’acqua” (Gv 19,34), che sono la vita di Cristo. Da Lui esce la vita per rinnovare e rigenerare il mondo. Quella vita è esattamente nello Spirito che noi invochiamo per il Sacramento della Confermazione. Lo invochiamo perché questi ragazzi e giovani possono avere dentro di sé la forza che aveva Gesù Cristo. 3. Il Signore ci chiama a sperare in questi giovani per il futuro della Chiesa e del mondo Proprio perché crediamo in questo, abbiamo una speranza grande. “Una speranza grande” vuole dire che quando guardiamo: il mondo, vediamo tante cose che non ci piacciono, che non vanno bene, che non sono umani; ci sono tante realtà disumane nel mondo; la Chiesa, anche lì vediamo tante realtà che non sono evangeliche, che non manifestano il Vangelo. Allora delle volte potrebbe venire da essere delusi; e invece no. Il Signore ci chiama a sperare. Perché a sperare? Dov’è che trovo il fondamento di questa fiducia per il futuro? Nel dono di Dio. Se Dio davvero continua a donare il suo Spirito, e io continuo a donare perché tutti i Sacramenti trasmettono lo Spirito del Signore, allora c’è speranza: che la Chiesa diventi sempre più bella, sempre più capace di riflettere la bellezza di Gesù; che il mondo diventi più giusto, più fraterno e più capace di manifestare che cosa significhi essere creature umane, persone umane, nella capacità di rapporto con gli altri, di amore e di solidarietà. Dicevo, per questo “abbiamo speranza”: spero sempre molto nei ragazzi, e oggi a questi ai quali do la Cresima, e che ricevono il dono dello Spiro Santo, spero immensamente perché loro hanno come il segno dell’originalità, sono capaci di dire nel mondo delle cose che noi non siamo ancora stati capaci di dire; hanno una libertà e una responsabilità che il Signore dona a loro; hanno dei carismi, dei doni delle qualità che il Signore mette dentro di loro e che possono migliorare il nostro mondo e rendere più bella la nostra Chiesa. Ci spero e sono contento di dare la Cresima proprio per la speranza grande che la Cresima mette nel mio cuore: la speranza in questi giovani per il futuro della Chiesa e del mondo. 4. Animati dal frutto dello Spirito possiamo compiere le opere di Dio Ricordate quando San Paolo racconta “il frutto dello Spirito”. Dice il Vangelo di oggi: «5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla (…) 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che voi portiate molto frutto e diventiate miei discepoli» (Gv 15,5.7-8). Mi sono chiesto: che cos’è questo «frutto» che i discepoli devono portare? Per cui se stanno uniti a Gesù, attraverso la sua Parola, riescono a produrre questo frutto? Nella Lettera ai Galati, san Paolo ha un versetto molto bello (Gal 5,22), in cui dice: «22 Il frutto dello Spirito (e usa il singolare) è…». E ci mette nove parole che sono: «amore, gioia, pace, 3 pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé». “Nove parole” ma sono un unico Spirito. Sono nove modi diversi di vedere che lo Spirito di Dio produce dentro al cuore dell’uomo. Perché lo Spirito non si vede, ma i frutti dello Spirito si vedono, e come! Lo Spirito agisce e si vede! Datemi delle persone che siano veramente nella gioia e capaci di amare, che abbiano la mitezza nel cuore e sappiano controllare i propri sentimenti e risentimenti. Datemi delle persone così e non ho problemi a dirvi che lì c’è lo Spirito di Dio; è lo Spirito Santo che agisce in un modo o nell’altro, di diritto o di traverso, perché le sue strade sono misteriose, ma non c’è dubbio che lì c’è lo Spirito di Dio. Ebbene, io spero in questo: di potere vedere sempre meglio nella nostra Chiesa e nelle nostre comunità il “frutto dello Spirito”; che i nostri rapporti diventino sempre più animati “dall’amore, dalla gioia, dalla pazienza, dalla benevolenza…”; che possono davvero testimoniare davanti al mondo che Dio c’è perché si vedono le “opere di Dio” nella vita degli uomini, nel concreto modo di rapportarsi agli altri. 5. Il dono dello Spirito rende capaci di compiere la vocazione umana Tornate all’inizio: “Il mio segreto è questo: ho bisogno di Dio; ho bisogno che Dio mi aiuti a dare, perché mi sembra di non essere più capace di dare; che mi aiuti ad essere buono, perché non mi sento più capace di bontà; che mi aiuti ad amare perché mi sembra di essere incapace di amare. Ho bisogno di Dio: sono malato e non riesco più a farcela da solo”. Ecco, è proprio per questa consapevolezza che insieme invochiamo su questi ragazzi il dono dello Spirito Santo, perché: sia Lui il dono dello Spirito che viene da Dio a renderli capaci di vivere all’altezza della loro vocazione cristiana, che non è altro che il compimento della loro vocazione umana; perché possono diventare davvero delle persone umane, mature, nella capacità di amare e di donare. * Documento rilevato dalla registrazione, adattato al linguaggio scritto, non rivisto dall’autore. 4