Barbo canino Barbus meridionalis (Risso, 1826) Codice lista italiana: 071.0.001.0 Priorità: 12 RARITÀ GENERALE: valore = 3: Il barbo canino è inserito nella Lista Rossa dello IUCN tra le specie “a minor rischio” - categoria cioè che comprende le specie per le quali sono noti elementi che inducono a ritenere il taxon non immune da rischi di estinzione. Esso è pure inserito nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE, nella lista delle specie la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Specie presente in Italia settentrionale e centrale, le sue popolazioni sono di rado consistenti, e la sua distribuzione è piuttosto frammentata. COROLOGIA: valore = 2: L’areale di distribuzione del barbo canino comprende bacini fluviali dell’Italia settentrionale e centrale. FRAGILITÀ: valore = 2: le popolazioni di barbo canino sono di rado consistenti. Altro punto di fragilità della specie è la sua selettività ambientale. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3 SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: il barbo canino vive nel tratto di fondovalle dei fiumi e negli ambienti di risorgiva caratterizzati da acque ben ossigenate, substrato grossolano, e corrente moderata, dove vive presso il fondo. CRITICITÀ: valore = 2: numerosi sono i fiumi pedemontani e gli ambienti di risorgiva che scorrono in territorio lombardo. Di qui l’importanza di quest’ultimo nella salvaguardia della specie. STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Per la conservazione del barbo canino occorrerà muoversi in tutti i campi d’azione. Essenziale sarà l’intervento diretto sulle zoocenosi acquatiche [A]; parallelamente andranno attuati tutti quei miglioramenti dell’habitat fluviale [B] di rinaturalizzazione e di mitigazione delle artificializzazioni, che ostacolano il recupero della specie. Un’adeguata azione di monitoraggio consentirà inoltre la verifica dello status della specie e l’individuazione di eventuali miglioramenti da apportare al programma di conservazione [C]. Non dovranno poi essere trascurate le azioni sulla componente sociale [D]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Le tipologie di intervento da attuare nei vari campi di azione saranno: la reintroduzione della specie nei luoghi del suo areale originario da cui è scomparsa [A1]; il ripopolamento o rinforzo delle popolazioni attualmente in forte declino [A2]; la sospensione del prelievo alieutico [A3]. Dovranno anche essere perseguiti: il miglioramento della qualità delle acque [Ba1]; la rinaturalizzazione di alveo e sponde di corpi d’acqua [Ba2]; gli interventi sul flusso minimo vitale dei corsi d’acqua [Ba3]. Parallelamente dovranno essere effettuati: il monitoraggio della consistenza, della struttura e dello stato di salute delle popolazioni su cui non sono ancora stati effettuati studi specifici [C1]; la definizione delle potenzialità faunistiche dell’ambiente in cui la specie vive [C4]; il monitoraggio della qualità chimica e biologica delle acque [C10]. Sulla componente sociale occorrerà intervenire: con azioni di educazione ambientale localizzata [D2] e di divulgazione a largo raggio [D3]. COSA NON FARE: per la salvaguardia della specie occorrerà evitare in maniera particolare: l’inquinamento della acque; la captazione delle acque; l’artificializzazione degli alvei fluviali; il prosciugamento degli ambienti di risorgiva. FATTORI CRITICI: particolarmente critici per il barbo canino sono: il tenore di ossigeno dell’acqua e la naturalità degli ambienti. Ciprinide di taglia medio-piccola che generalmente non supera misure di lunghezza totale pari a 2530 cm e il peso di 100-150 g, il barbo canino è caratterizzato da un corpo di colore grigio, maculato di chiazze grigio-brune distribuite irregolarmente e punteggiato ovunque di macchioline nere e da una bocca carnosa, infera rispetto all’apice del muso (“naso”) che porta ai lati due paia di barbigli. Il barbo canino vive nel tratto di fondovalle dei fiumi e negli ambienti di risorgiva caratterizzati da acque ben ossigenate, substrato grossolano, e corrente moderata, dove staziona presso il fondo condividendo il proprio habitat con la trota (Salmo trutta), il temolo (Thymallus thymallus), la sanguinerola (Phoxinus phoxinus), il vairone (Leuciscus souffia). Rispetto al barbo comune, col quale si può trovare a convivere, popola in genere tratti più a monte. Specie dalle abitudini gregarie, il barbo canino vive in branchi spesso localizzati in brevi tratti. Si nutre di invertebrati catturati sul fondo, spostando le piccole pietre con il muso (grufolando). D’inverno entra in ibernazione, rifugiandosi tra gli anfratti del fondo. L’accrescimento è piuttosto lento. La maturità sessuale è raggiunta al terzo anno di età per i maschi e al quarto per le femmine. Il periodo riproduttivo si protrae da maggio a inizio luglio. La frega avviene in massa e le uova alcune centinaia per femmina – sono su fondali ciottolosi in acque basse. Specie presente in Italia settentrionale e centrale, con popolazioni di rado consistenti. Presenta una distribuzione piuttosto frammentata. Attualmente sono sempre più frequenti le segnalazioni di casi di forte contrazione numerica subiti dalle popolazioni di barbo canino. Ciò è verosimilmente da ricondursi al degrado ambientale che in questi ultimi anni ha interessato molti dei corsi d’acqua che costituiscono il suo habitat tipico. Il barbo canino non è oggetto di pesca specifica né di interventi di supporto. Cesare Puzzi & Stefania Trasforini Bibliografia Bruno S., Maugeri S., 1992. Pesci d’acqua dolce – Atlante d’Europa. Le Guide di Airone, Editoriale Giorgio Mondadori. Gandolfi G., Zerunian S., Torricelli P., Marconato A., 1991. I pesci delle acque interne italiane. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Grimaldi E., Manzoni P., 1990. Enciclopedia illustrata delle specie ittiche d’acqua dolce. Istituto Geografico De Agostini, Novara.