Le Porte di Castell`arquato

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CASTELL’ARQUATO - VIGOLENO
Sommario
CASTELL’ARQUATO ............................................................................................................................................ 2
La Collegiata................................................................................................................................................... 2
La Rocca ......................................................................................................................................................... 3
Palazzo del Podestà ....................................................................................................................................... 3
Torrione Farnese ........................................................................................................................................... 4
Le Porte di Castell’arquato ............................................................................................................................ 4
VELEJA – AREA ARCHEOLOGICA ........................................................................................................................ 6
La scoperta .................................................................................................................................................... 6
VIGOLENO .......................................................................................................................................................... 7
Il mastio ......................................................................................................................................................... 7
La meridiana .................................................................................................................................................. 7
Vigoleno Bandiera Arancione ........................................................................................................................ 7
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CASTELL’ARQUATO - VIGOLENO
CASTELL’ARQUATO
Una passeggiata nel borgo di Castell'Arquato vi permetterà di ammirare diversi e splendidi monumenti.
Partendo dal basso paese, iniziando la visita dal Viale delle Rimembranze, troverete l'imponente Torrione
Farnesiano. Accanto si erige il Palazzo del Duca con l'omonima fontana. Proseguendo la salita e prendendo
la via chiamata "Solata" appare la maestosa Rocca Viscontea. Giunti davanti alla Rocca lo sguardo rimane
incantato dalla Piazza Monumentale in cui sono rappresentati i tre poteri del medioevo: il potere religioso
(la Collegiata), il potere militare (la Rocca), il potere politico (il Palazzo del Podestà) . Questi sono solo alcuni
dei monumenti che potete visitare a Castell'Aquato: ogni angolo del paese é una scoperta ed una magia .
La Collegiata
L'origine presunta della chiesa di S.Maria è, secondo il Campi, il 758. Dopo il terremoto del 1117 essa fu
ricostruita e consacrata nel 1122. La chiesa si presenta a tre navate, con copertura a capriate,un accesso
frontale mediano in facciata ed uno sul lato nord circa al centro di quel fianco. La lunghezza è di m. e la
larghezza è di 15m., le colonne sono sette per parte, costruite in pietra arenaria e aventi un metro di
diametro.
La torre campanaria, datata XIII sec., è eretta sulla navata inferiore di sinistra, subito dopo la campata
prima dell'abside e non fa parte del progetto originario. Nel 1293 sorge, di fronte al fianco nord della
chiesa, il palazzo Pretorio decentrato così il punto di gravità del sistema urbanistico dalla piazzetta
antistante la facciata della chiesa, al lato nord di quest'ultima.
Le manomissioni più incisive avvengono durante il '700, secondo gli scritti di E.Fava, in cui asserisce che
l'interno della chiesa era completamente intonacato come anche i capitelli e le colonne; le monofore
furono sostituite da comuni finestroni rettangolari; il tetto a capriate venne nascosto da una volta
incorniciata di stucchi. Nel 1730 per ordine dell'arciprete C.Rugarli, viene abbattuto il muro perimetrale di
sinistra per costruirvi tre cappelle.
Verso la prima metà del '900 l'edificio ecclesiastico subisce notevoli restauri, dovuti all'interessamento
dell'arciprete E. Cagnoni.
Nel 1899 si scoprono gli affreschi quattrocenteschi della cappella di S.Caterina. Nel 1911,1912 e 1913,
vengono ricostruite la loggetta di S.Giovanni e la quarta absidiola contenente una vasca ad immersione
dell'VIII sec. Nel 1917-1919 furono inoltre ripristinate all'esterno le absidi minori.
Negli stessi anni fu anche modificata la facciata principale, chiudendo una finestra sul lato sinistro e
sostituendo il rosone preesistente con una bifora. Nel 1923 furono rifatti alcuni archi di sostegno e nel 1927
furono restaurate le finestre del coro. Nel 1935 venne infine rimesso in luce l'originale soffitto a capriate
che era coperto dalla volta settecentesca. La cappella dedicata a S.Caterina d'Alessandria venne costruita ai
primordi del '400.
I dipinti, di autore ignoto e sicuramente di scuola toscana, rappresentano: alle pareti l'intero ciclo della
Passione di Gesù, al centro le esequie della vergine e la sua Gloria. Purtroppo all'inizio del 1700 la cappella,
come tutta al chiesa, subì lo scempio dell'intonaco.
Nel 1899 un professore dell'Accademia di elle Arti del Brera scoprì le pitture e con il lavoro paziente ed
abile di diversi anni le restaurò. La cappella di S.Giuseppe è stata costruita nel 1630, sull'area di una più
antica cappella, per la cessata peste di manzoniana memoria. E' dedicata a S.giuseppe, Patrono del Borgo;
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in stile barocco a stucchi e dipinti illustranti, nella volta, la vita del Santo. I quadri laterali, rappresentanti lo
Sposalizio di Maria e la nascita del Bambin Gesù, sono opere del piacentino Giacomo Guidotti. La pala
dell'Altare, la Sacra famiglia, del 1720 circa, è di un pittore romano il cui nome non è noto. Sia l'altare che la
balaustra sono di marmi pregiati. Il chiostro fu costruito sul finire del XIII sec. o all'inizio del XVI sec. E' un
affascinante mistico angolo d'arte. Qui gli antichi canonici condussero, fino al XV secolo, una vita in comine.
La Rocca
l documento in latino medievale Pacte Roche Castri Arquati che descrive nei particolari le vicende che
hanno dato vita alla splendida fortificazione che svetta sulla Valdarda. Il Registrum Magnum di Piacenza
fissa l’inizio della sua costruzione al 1342, in piena dominazione di Luchino Visconti. La Rocca sorge sulle
fondamenta del castrum quadratum romano (III secolo a.C.), più volte ricostruito e riadattato dai tempi
delle invasioni galliche. Il complesso fu ultimato nel 1349, e Luchino Visconti morì proprio quell’anno. La
torre più alta costituiva un importante punto di osservazione tra la Pianura Padana con Milano e le pendici
degli Appennini che portano fino al mare. Nel XIV secolo nulla e nessuno poteva sfuggire all’occhio di chi
scrutava verso la valle sottostante dall’alto della Rocca! Oggi restano la struttura perimetrale esterna e le
quattro torri difensive (integra solo quella orientale). Vale la salita al dongione, all’interno del quale è
allestito il Museo di vita medievale, passando per la ricostruzione del ponte sul profondo fossato, lo
splendido panorama che da esso si può godere. Fu costruita nel 1342 sulle fondamenta di un fortilizio
preesistente, per iniziativa del comune di Piacenza. Ne dà testimonianza un atto stipulato il 14 luglio tra il
podestà di Piacenza e i maestri del muro Rainerio Secco. Cinque anni dopo, Luchino Visconti pose mano
ancora alla costruzione della Rocca . A tale scopo comperò alcuni beni contigui alla Chiesa di S.Maria ed
alcuni edifici privati Fece radere tutto al suolo e innalzò l'alta torre che ancora oggi domina il paese e la val
d'Arda. L'edificio tutto in cotto comprende due parti collegate tra loro; una cinta inferiore rettangolare, più
ampia, disposta su due gradoni e una minore disposta più in alto. I muri perimetrali presentano agli angoli
quattro torri quadrate, merlate, di cui solo quella orientale è rimasta integrata. L'ingresso principale con
ponte, una volta levatoio, che oltrepassa il profondo passato, è situato alla base dei grande mastio, mentre
un altro ingresso, anch'esso con ponte levatoio, prospetta la solata. Il mastio contiene locali sovrapposti,
messi in comunicazione tra loro da una scala in parte in legno e in parte in muratura che porta alla sommità
dalla quale il visitatore può godere un fantastico ed impareggiabi-le panorama che va dalla pianura padana
alle Alpi a nord, sino al crinale appenninico a sud, verso il mare. La Rocca fu costruita per scopi militari ed in
epoca più recente fu anche carcere mandamentale.
Oggi é visitabile ed é sede di allestimenti di cultura e storia medioevale
Palazzo del Podestà
Al 1292 risale l’erezione sul lato settentrionale della Piazza Monumentale del Palazzo del Podestà, che subì
poi continue modifiche. [Magnificus dominus d. albertus Scotus placenti... castri arquati etc dominus
generalis fecit facere hoc palacium tempore regiminis domini petri de spectinis dicti castri... valis arde pro
prefato domino alberto anno domini MCCLXXXXII]-. Al nucleo centrale duecentesco si aggiunsero, verso la
metà del 400, due corpi avanzati: la loggia dei "notari" e un'ala prospiciente la piazza. La scala esterna era
già esistente alla fine del '200 ma ad essa furono aggiunti il parapetto e la corporatura. A tre piani, tutto in
cotto, architettato a vaste profondi archi acuti, sormontato da una corona di merli a coda di rondine,
finestre a sesto acuto illeggiadrite da fini merlettature e fregi anch'essi in cotto, lo sovrasta una torre a
pianta pentagonale le cui pareti settentrionali accolgono due grandi orologi. Quello prospiciente la piazza
era già presente nel 1630, dipinto dal Guidotti. All'interno è rimasta pressoché intatta la grande sala
consigliare con il soffitto a cassettoni e la decorazione. Il Palazzo ebbe carattere polifunzionale: servì per il
disbrigo delle attività amministrative e di giustizia; fu sede di edifici comunali ed attualmente è sede
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dell'Enoteca comunale nella loggia dei Notari. Attualmente il Palazzo del Podestà è sede anche della sala
consiliare del Comune di Castell’Arquato, nella quale è esposto il dipinto di Malchiodi “Gli ultimi momenti di
Torquato Tasso” (1905-06).
Torrione Farnese
L'edificio presenta l'originale carattere delle costruzioni militari cinquecentesche; la pianta è di forma
pressoché quadrata con quattro baluardi agli angoli, un salone centrale delimitato da robusti muri e
comunicante con tre piccoli locali ottagonali posti nei baluardi e con una scala a chiocciola in latterizio
posta nel rimanente baluardo. I piani sono quattro, l'ultimo dei quali è formato da una stanza ellittica
contorniata dalla loggia.
Le origini di questo monumento sono poco chiare. L'unico studio sull'argomento è quello di L.Dodi che,
citando documenti presenti nella Biblioteca di Piacenza, ipotizza che la costruzione fu iniziata da Bosio II
Conte di S.Fiora nel 1527-1535, successivamente sospesa e ultimata per ordine di Sforza Sforza tra il 1545 e
il 1575.
Risulta quantomeno singolare che un edificio così rilevante abbia scarse menzioni nei documenti ad esso
contemporanei.
Addirittura in una mappa del 1613 non c’è traccia della sua mole. Un manoscritto settecentesco riferisce
però che la costruzione del “Torione” rimase incompiuta per la morte di Bosio II.
Il Torrione è costruito interamente in mattoni di laterizio con “quattro robuste pareti nude inserite tra
baluardi angolari trapezoidali assai sporgenti, traforati da piccole finestre, rettangolari” (Le Cannu, 1994). I
baluardi sono collegati da grandi archi a tutto sesto, il tutto è sormontato da una loggia a sedici pilastri.
All’interno di quattro dei cinque piani c’è un vasto locale centrale che immette in vani più ristretti
all’interno dei baluardi. Tre hanno pianta ottagonale, quello occidentale che contiene una sinuosa e ripida
scala elicoidale a chiocciola è a pianta centrale. È già stato più volte sottolineato come la struttura dei
baluardi rispondesse al “criterio di fiancheggiamento nell’offesa e nella difesa” (Dodi, 1942) necessari
dall’introduzione delle nuove armi da fuoco.
Senz’altro il Torrione faceva parte del sistema difensivo integrato del borgo di Castell’Arquato, e doveva
avere funzioni militari.
Resta una delle costruzioni più attraenti e “misteriose”, con i suoi presunti passaggi segreti di
Castell’Arquato.
Le Porte di Castell’arquato
Nel 1342 il Duca di Milano Azzo Visconti fece costruire intorno a Castell’Arquato una robusta cinta muraria,
il “muro castellano” che circondava tutti i quartieri (Campidoglio o Libigio, Sole, Bozario e Monteguzzo)
escluso quello di Borghetto. Fu solo uno degli interventi che miravano a rinforzare l’autonomia anche
difensiva del borgo. Oggi non ne resta molto, se non due delle quattro originarie porte di accesso al borgo:
restano quella anteriore rivolta a nord nella parte inferiore del paese detta di Monteguzzo (fortemente
rimaneggiata nel XVII secolo) e la Porta di Sasso o Sotana, unica struttura rimasta della cinta viscontea del
‘300. Del sistema difensivo e di avvistamento faceva parte anche la Torretta che era un fondamentale
punto di osservazione sulla Valdarda e sulle strade che portavano al borgo. PORTA di MONTEGUZZO. Era
l’accesso al quartiere omonimo, il suo ponte levatoio poggiava sul rio Oriolo. Nonostante i rimaneggiamenti
del Seicento è ancora visibile la struttura a grande volta a tutto sesto, inglobata in casa Guerra, la facciata
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sovrastante il grande arco è stata recentemente restaurata. La porta è costruita in blocchi di arenaria,
restano identificabili i meccanismi (gangheri) sui quali giravano i battenti e i gli alloggiamenti in cui
scivolavano le catene collegate al ponte levatoio PORTA SOTANA o di SASSO. È meglio conservata, si trova
nella parte alta del paese e ne costituiva l’uscita verso Lugagnano e la Valle scavata dall’Arda. La
costruzione è in pietra e mattoni, all’esterno presenta un arco a tutto sesto, all’interno a sesto ribassato. I
cinque merli a coda di rondine, simbolo dei ghibellini, che la sovrastano sono stati restaurati e riposizionati
recentemente. Sono tuttora in corso interventi di consolidamento del terreno adiacente. Della cinta
facevano parte anche la Porta Soprana e la Porta di Mezzo, tutte erano munite di ponte levatoio.
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VELEJA – AREA ARCHEOLOGICA
Velleia o Veleia è un'antica città dell'Appennino piacentino, situata a 15 km circa a SO dell'odierna
Lugagnano Val d'Arda in provincia di Piacenza. Nei pressi vi è anche una frazione del suddetto comune che
mantiene il toponimo dell'antico centro.
Il nome deriva da quello di una tribù ligure, i Veleiates o Veliates. Testi epigrafici e fonti letterarie ne
attestano più antica e frequente la grafia con elle semplice. Ma già probabilmente dal I secolo d.C. la città è
designata nella parlata corrente con l'appellativo, sopravvissuto nel Medioevo, di Augusta, che distingue
talvolta centri romani in territori mai del tutto romanizzati.
Centro di notevole importanza agricola e commerciale dei Liguri Eleiati o Velleiati, divenne prima colonia
latina nell'89 a.C. e poi municipio nel 49 a.C., ascritto alla famiglia patrizia dei Galeria.
La scoperta
La tabula alimentaria traiana è un'iscrizione bronzea rinvenuta nei pressi di Velleia, nel comune piacentino
di Lugagnano Val d'Arda, e conservata nel Museo archeologico nazionale di Parma. È la più grande
iscrizione d'epoca romana, misura 1,38 m di altezza per 2,86 di larghezza. Il suo rinvenimento avvenne nel
1747, durante i lavori di sistemazione di un campo, smembrata e venduta per la fusione dall'arciprete di
Mucinasso (PC), i pezzi furono recuperati, ricomposti e, su incarico di Pietro De Lama, restaurati nel 1817 da
Pietro Amoretti, la scoperta diede l'avvio agli scavi che nel 1760 portarono alla luce le rovine di Veleia. Una
copia è presente nell'Antiquarium di Velleia all'interno degli scavi. L'istituzione degli Alimenta, voluta da
parte dell'imperatore Traiano e ricordata da un rilievo rinvenuto nel Foro di Roma ed esposto nella Curia
romana, consisteva in un prestito ipotecario concesso ai proprietari terrieri obligatio praediorum i cui
interessi erano devoluti al mantenimento di fanciulli indigenti, con l'intento duplice di incrementare le
attività agrarie e sostenere le famiglie povere per contrastare lo spopolamento delle campagne. Il testo
riporta, in sei colonne, due serie di obbligazioni, cinque del 101 per un totale di 72.000 sesterzi e
quarantasei, comprese tra il 106 e il 114, per un totale di 1.044.000 sesterzi. Le rendite, calcolate con
interesse al 5%, venivano distribuite in natura o contanti a 246 ragazzi e a 35 ragazze. La descrizione,
accurata e regolare, delle obbligazioni comprende: il nome del proprietario del fondo, il nome
dell'intermediario incaricato della descrizione, la stima del valore delle proprietà, la somma corrisposta, il
nome della proprietà e di due confinanti, l'uso del suolo, la collocazione nel pagus e in alcuni casi nel vicus.
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VIGOLENO
Il castello di Vigoleno è un imponente complesso fortificato della provincia di Piacenza sul confine con
quella di Parma, nel comune di Vernasca. Posto sul crinale tra la valle dell'Ongina e quella dello Stirone su
un rilievo di non elevata altezza domina le colline circostanti. Pervenutoci fortunatamente intatto in tutte le
sue parti è un esempio di borgo fortificato medievale di particolare bellezza.
La sua fondazione risale al X secolo ma la prima data documentata è il 1141 quando era avamposto, sulla
strada per Parma, del Comune di Piacenza. Il possesso passò per molte mani, principalmente fu della
famiglia Scotti, vide i Pallavicino, Piccinino, Farnese, e venne più volte distrutto e ricostruito.
Nel 1922 la principessa Ruspoli Gramont lo fece restaurare e ne fece sede di incontri mondani, passarono
tra le sue mura Gabriele D'Annunzio, l'attore Douglas Fairbanks, Max Ernst, Alexandre lacovleff, Jean
Cocteau, la diva del cinema Mary Pickford, la scrittrice Elsa Maxwell, il pianista Arthur Rubinstein. Nei primi
anni'80 fu teatro di parte delle riprese del film Lady Hawke di Richard Donner con Rutger Hauer e Michelle
Pfeiffer.
Completamente circondato dalla cinta muraria merlata che è interamente percorribile sull'antico cammino
di ronda. Ha un unico accesso attraverso un rivellino, dalla particolare forma tondeggiante, che proteggeva
il vero portale d'ingresso. Il cuore del borgo è la piazza, con fontana centrale, su cui si affacciano: il mastio,
la parte residenziale del castello, l'oratorio e la cisterna. Il paese prosegue con un piccolo gruppo di case
strette intorno alla pieve di San Giorgio . Sul lato est, tra le abitazioni e le mura si trova un giardino.
Il mastio
Ha un imponente torrione di pianta quadrangolare con feritoie, beccatelli e merli ghibellini. Ospita sale
museali con documenti storici e fotografici. Un camminamento di ronda lo collega alla seconda torre e da
qui alla parte residenziale.
La meridiana
Posta sul lato sud di una torretta affacciata sulla piazza porta la data del 1746.
Fa parte del circuito Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza e del club de I borghi più belli
d'Italia ed è stato insignito della Bandiera arancione del Touring Club Italiano.
Il 14 settembre 2002 il Borgo medioevale di Vigoleno è stato certificato come uno dei "BORGHI PIU’ BELLI
D’ITALIA". Si tratta di un prestigioso attestato dell’A.N.C.I. che conferma il patrimonio architettonico e
storico di questo villaggio fortificato che ha conservato, nei secoli, una ricchezza di reperti e testimonianze
delle origini. Vigoleno entra nella ristretta cerchia delle mete turistiche esclusive anche in virtù dell’opera di
salvaguardia e di conservazione svolta in questi anni dalle Amministrazioni territoriali che hanno tutelato
non solo il Borgo ma tutta l’area circostante ricca di risorse naturalistiche.
Vigoleno Bandiera Arancione
Il Borgo di Vigoleno è stato insignito della Bandiera Arancione da parte del Touring Club Italiano.
La BANDIERA ARANCIONE è il marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club
Italiano. Viene attribuita alle località che soddisfano criteri di analisi correlati allo sviluppo di un turismo di
qualità. La valorizzazione del patrimonio culturale, la tutela dell’ambiente, la cultura dell’ospitalità,
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l’accesso e la fruibilità delle risorse, la qualità della ricettività, della ristorazione e dei prodotti tipici sono
solo alcuni degli elementi chiave per ottenere il marchio.
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