NL Architects Pieter Bannenberg, Walter van Dijk, Kamiel Klaasse, Mark Linnemann Flat 1994 Flat è un nastro urbano ripiegato su se stesso. Flat studia nuove condizioni per l’abitare, perché la diffusione della “casa unifamiliare olandese” sta creando un senso di claustrofobia in tutto il paese; entro l’anno 2010, un milione di nuove unità residenziali dovranno essere costruite dentro e attorno alla Randstad. Flat è un prototipo sviluppato per la città futura di Leidsche Rijn, come parte del piano generale di Riek Bakker e Rients Dijkstra (Max.1). In questa nuova espansione nel cosiddetto Cuore verde della Randstad, leggermente a est della Utrecht storica, abiteranno e lavoreranno circa centomila persone. Flat offre un orizzonte aperto. Il piano terra viene rialzato a quota + 3,20 metri, e in questo modo l’orizzonte viene liberato dal volume edificato. Un argine, costruito con la sabbia ottenuta dallo scavo di un vicino lago artificiale (prevista dal piano), consente un agevole accesso a 220 lotti, tutti disposti perpendicolarmente all’argine. Flat prevede che l’argine diventi una strada pubblica. Questa infrastruttura serve una serie di abitazioni, reintroducendo così il tradizionale sviluppo olandese a nastro, ma in una forma più densa e ripiegata. Le abitazioni, per la maggior parte alte un piano, sono dotate di tetti erbosi e accessibili. Insieme, esse creano un nuovo paesaggio, proprio alla maniera olandese. Flat offre respiro visivo abbassando i quattro quinti della massa edificata al di sotto dell’orizzonte. L’architettura è assente, a eccezione delle cosiddette “quinte stanze”. Elevandosi al di sopra del nuovo livello del suolo, questi spazi godono di una peculiare elasticità e possono essere usati per diversi usi: mercatini, spazi pubblicitari, parcheggi, gioco, riposo e, volendo, per un erotico shopping ‘drive-by’. Flat pensa che le automobili siano fantastiche. Esse sono un mezzo importante nella vita suburbana, e perciò meritano un ruolo fondamentale nella pianificazione. Guidare verso casa diventa un piacevole viaggio attraverso un bel paesaggio. Si può parcheggiare nella quinta stanza, che può anche essere usata come veranda. Alcune case sono collocate a una certa distanza dall’argine. Una rampa fluisce al livello inferiore, e si può parcheggiare sul vialetto d’accesso oppure dentro casa. Una Opel Corsa di un bianco fluorescente nella luce notturna, una Chrysler Voyager in terrazza, forse una decappottabile se il tempo è buono. “Spesso ci godiamo il tramonto dal nostro parcheggio coperto, la nostra auto ha dei sedili comodissimi e un ottimo hi-fi”. Flat prevede molti giardini per ciascuna casa, con almeno un giardino sul nuovo piano terreno. Le abitazioni rettangolari sorgono sopra lotti rettangoli e di forme diverse. In questo modo, per ogni villa, emergono/appaiono numerosi giardini individuali. I giardini naturalmente sono emblematici per la periferia (“È meglio cucinare cibo cajun all’aperto”). Sfruttando la loro varietà e le loro diverse qualità, i giardini diventano dei pixel. Non hanno bisogno di costruire una mediazione fra gli alloggi. Essi caratterizzano gli interni. I giardini possono riflettere l’identità e l’individualità delle persone che vi abitano. Il bisogno di architettura viene meno. Nel tempo, si determina un Polder di tipo nuovo, la quintessenza di una città giardino: abbondanza di alberi e prati, cespugli e fiori. Parkhouse/Carstadt 1995 Parkhouse/Carstadt indaga il rapporto fra le automobili e la città. Un’area di parcheggio viene inserita nel centro di Amsterdam come un catalizzatore di vita urbana. Su 19.000 mq di superficie di parcheggio si sviluppano 35.000 mq di superficie per un grande magazzino, negozi, uffici, appartamenti, ristoranti, un albergo con attrezzature congressuali, e altro. Un programma urbano vitale è necessario per evitare che la città storica venga ridotta soltanto a parco tematico culturale. Parkhouse/Carstadt fa parte di una densa area di negozi e di centri commerciali nel cuore della città che risale all’anno 1300. I negozi attraggono 14 milioni di visitatori all’anno, che ammontano alla popolazione complessiva dei Paesi Bassi: 40.000 acquirenti al giorno. Il quartiere ha la densità edilizia (mc/mq) di gran lunga più elevata di Amsterdam, e comunque una gran parte dei piani più alti non può essere resa convenientemente accessibile, a causa della pressione economica a trasformare ogni metro quadro di facciata a livello strada in vetrine. Essenzialmente, Parkhouse/Carstadt dà accesso a ogni livello. Parkhouse/Carstadt non ha un retro. I preziosi fronti per l’esposizione delle merci adesso sono dappertutto, anche all’interno. Massima accessibilità e massima visibilità. Parkhouse/Carstadt trasforma il viaggio in un piacevole giro su una superficie inclinata che offre spettacolari vedute della città storica. Infrastruttura e edificio diventano uno. Didascalia del diagramma 1. Inclinare. Unità parcheggio 19x2.5x1.5 m. NPR 2443 (direttiva del NNi): “è consigliabile limitare il gradiente delle rampe su cui si parcheggia al 3.5-5%, con un massimo del 6%”. Due percorsi pedonali, larghi 1,5m, fanno parte di una unità parcheggio perpendicolare a doppio senso, che è inclinata del 6%. 2. Estrudere. Parcheggio a cuneo 500x30x19 m. Il centro di Amsterdam ha un tetto virtuale all’altezza di 30 metri. Date questa limitazione e la regola della pendenza del 6%, l’estrusione dell’unità di stazionamento produce un parcheggio a cuneo lungo 500 metri e pieno di funzioni urbane. 3. Rispecchiare. Parcheggio a timpano 1000x30x19m. Raddoppiando specularmente il parcheggio a cuneo, il numero delle entrate e delle uscite viene raddoppiato: si ha un quadruplo aumento della possibile scelta di percorsi. La circolazione a senso unico, per definizione, produce la stessa lunghezza della traiettoria, e rende necessario coprire l’intera distanza. La circolazione a doppio senso di marcia consente una lunghezza variabile: da un minimo di 2.5m a un massimo di 2000m. 4. Curvare. Parcheggio a ferro di cavallo. L’enorme volume di traffico pedonale sulla Damrak rende impossibile una rampa di accesso e/o uscita alla Parkhouse/Carstadt (si escludono un cavalcavia o un tunnel). La curvatura del parcheggio a timpano in un ferro di cavallo consente di avere gli accessi sia d’entrata che d’uscita sulla Nieuwezijds Voorburgwal a livello stradale. 5. Piegare. Parkhouse/Carstadt. L’unità parcheggio estrusa e inclinata segue e si scontra con il profilo del sito, e così facendo produce un adattamento di tessuti: l’edificio come contorsionista. 6. Dispiegare. Parkhouse/Carstadt. Un piacevole giro in automobile conduce vicino alla destinazione. Wos 8 1997-98 Emissioni zero WOS 8 (Warmte Overdracht Station) è la stazione di scambio termico per l’espansione più recente di Utrecht, la nuova città di Leidsche Rijn (il più grande dei cosiddetti sviluppi Vinex nei Paesi Bassi). L’acqua di raffreddamento della turbina della grande centrale elettrica Una, che dista circa un chilometro, contiene energia sufficiente per fornire a tutte le abitazioni riscaldamento e acqua calda. Precedentemente, questa energia veniva dispersa come calore in eccesso nel canale AmsterdamRhine. Adesso verrà riciclata e impiegata per un nuovo uso, in un programma di riduzione a zero delle emissioni inquinanti. Wos 8 è il nodo dove l’anello principale collegato con la centrale elettrica trasferisce la sua energia a diversi anelli di distribuzione che servono le future aree residenziali. In totale Wos 8 servirà 11.000 abitazioni. La tecnologia impiegata consiste in un sistema di riscaldamento centralizzato alla scala dell’intera città. Wos 8 funziona da novembre 1998. Involucro La collocazione esatta di WOS 8 è stata decisa in base a uno zoning particolarmente restrittivo e ai severi vincoli di proprietà, insieme alle complesse trattative tra il cliente, il comune di Utrecht, i diversi proprietari terrieri e la ditta che distribuisce il riscaldamento. L’attacco a terra minimo dell’edificio coincide esattamente con il lotto disponibile. La dimensione di Wos 8 è determinata quindi sia dalle dimensioni minime funzionali del sistema di tubature all’interno, che dalle forze dell’economia immobiliare che ne forzano le dimensioni al minimo. L’architettura è ridotta allo spessore di una pelle. Solo sul lato meridionale, a causa della organizzazione interna che qui non richiede l’altezza necessaria in altre parti dell’edificio, sono state possibili alcune manipolazioni del volume. Zoom 2005 Nel tempo, Wos 8 dovrà confrontarsi con due condizioni completamente diverse. Attualmente sorge nel cortile di una fattoria, immersa nel paesaggio pittoresco di un tipico sviluppo olandese a nastro, con fattorie, pascoli, mucche e alberi. Fra qualche anno, quando la città si sarà estesa invadendo quasta che ora è campagna, Wos 8 sarà situata nel bel mezzo dell’idillio contemporaneo dei nuovi sobborghi, con una strada pubblica di accesso direttamente confinante con la facciata est dell’edificio. Da quel momento in poi, Wos 8 sarà una componente tattile dello spazio pubblico. Leggero come una piuma Il nostro cliente, l’azienda di produzione energetica Una, ci ha chiesto essenzialmente di disegnare una pelle. Noi li abbiamo presi in parola. Fino a oggi, la maggior parte dell’architettura si è preoccupata di definire, e si è definita attraverso una sommità, un fronte e una base. Materiali diversi per soddisfare funzioni diverse: tegole per il tetto, mattoni per la facciata, cemento per muri e pavimenti, ecc. Adesso non è più così: oggi sono disponibile rivestimenti di nuovo. Una membrana di poliuretano consente all’architettura di evitare le soluzioni di continuità. Il materiale è stato sviluppato originariamente per i tetti-parcheggi: robusto, flessibile, impermeabile, resistente, piacevole alla vista e chimicamente inerte (non inquina il suolo e le acque di falda). Si applica facilmente con uno spruzzatore o con un rullo. Le parti dell’edificio che danno un riferimento alla scala o alla dimensione, come le porte, scompaiono. Piazza Wos 8 viene aperta solo tre volte al giorno: ogni otto ore qualcuno controlla i contatori e le guarnizioni. Gli edifici di servizio senza personale sono facile bersaglio di atti vandalici. Di solito questi complessi rappresentano il punto debole delle scelte urbanistiche. Ma non in questo caso. Rients Dijkstra di Max.1 e l’Ufficio progetti del Leidsche Rijn, che è incaricato della pianificazione della nuova città (il “cliente ombra”), hanno voluto concentrare in questi edifici una insolita quantità di energia progettuale. La facciata è programmata per una serie di attività che intendono rendere l’edificio attraente; Wos 8 è una pubblica piazza avvolta attorno a una scatola. Wos 8 aspira a diventare parte della cultura giovanile che di solito costituisce la maggiore minaccia per questo tipo di edifici. Usando un tabellone da basket, infrangibile e trasparente, come sola fonte di illuminazione naturale, ne risulta una finestra a cui si deve tirare la palla. E poiché - che ci crediate o no - l’alpinismo sta diventando uno sport nazionale nei Paesi Bassi, sotto la pelle di poliuretano sono stati inseriti una serie di appigli artificiali per l’arrampicata. Disposti in Braille, esse compongono un testo sulla parete: “la facciata cieca”. Un dispositivo che abbiamo chiamato Doorscope (una sorta di grande spioncino) è stato installato, ma alla rovescia, nella porta principale. Normalmente usato per vedere chi sta portando la pizza, ora rivela su un piccolo schermo l’intero interno. Il dispositivo si muove a destra e a sinistra, e poiché è collocato in posizione eccentrica, dà l’illusione che la maggior parte degli intestini dell’edificio siano fuori dal muro esterno. Dei catarifrangenti stradali, di serie eppure incredibilmente belli, vengono infilati nella facciata est, e inseriti nel poliuretano spruzzato. Alcuni emergono attraverso la pelle e scrivono il nome dell’edificio: WOS 8. Effetto bagnato Se l’idea dell’acqua che piove dal cielo può suonare divina, è comunque vero che chiunque venga sorpreso da un temporale maledice la sua sfortuna. Nei Paesi Bassi ci sono mediamente 134 giorni di pioggia all’anno. Siccome Wos 8 si è liberata dei dettagli tradizionali, forse è anche possibile trasformare l’esperienza di stare sotto la pioggia in una esperienza piacevole, facendo sì che la pioggia interagisca con l’edificio producendo giochi ed effetti scultorei. Wos 8 reinventa la ricca tradizione architettonica di raccolte d’acqua e cisterne, che sembrava essersi prosciugata negli ultimi anni. Rondoni e cince Wos 8 offre anche spazi per la nidificazione a diverse specie di uccelli. Delle nicchie nella facciata meridionale, più calda, forniscono un ideale biotopo per i pipistrelli. Per una fortunata coincidenza, inoltre, l’altezza ideale per la nidificazione dell’apus apus, una particolare specie di rondone, è dai 6 metri in su e corrisponde esattamente con l’altezza dell’edificio: una cornice alata. De Wilde Plek 1999-2000 Nei Paesi Bassi sempre più famiglie diventano simmetriche: entrambi i genitori hanno una carriera. E pare che sempre più persone abbiano sempre meno tempo da trascorrere con i loro bambini. Attualmente questo porta a una carenza di asili nido, scuole materne e di parchi gioco doposcuola custoditi. De Wilde Plek (il posto selvaggio) è una delle iniziative che cercano di rispondere a questo fabbisogno. Il lancio di un servizio di questo tipo non è più una questione statale, ma diventa sempre più basata su iniziative private (che tuttavia sono ancora sovvenzionate). La nuova generazione di asili è fatta su misura per rispondere alle necessità, alle ideologie e alle fascinazioni individuali. C’è una nicchia per ogni espressione individuale, e vengono creati temi specifici. In questo caso l’obiettivo è di offrire ai bambini che vivono in città la possibilità di entrare in contatto con la natura. De Wilde Plek è un piccolo edificio dove circa 40 bambini possono giocare dopo la scuola. Possono cuocere una torta, lavorare in giardino o arrampicarsi sugli alberi. L’edificio sorge vicino a un piccolo bosco a Delft. Fra l’edificio e il bosco c’è un argine. De Wilde Plek si trova sui terreni di un grande vivaio di piante chiamato Xotus: una immensa serra commerciale per la produzione di bambù e di piante esotiche, la più grande di questo tipo in Europa. È un simbolo sublime della artificialità dei Paesi Bassi: si trova accanto all’autostrada A13, vicino a un drive-through McDonald, un parcheggio, un magazzino Ikea, e una pista coperta 3D. L’edificio sorge in un parco direzionale alla periferia della città storica. La collocazione di un asilo il cui tema è l’esperienza della natura all’interno di una zona direzionale è di per se cosa notevole. Uno dei maggiori ostacoli per gli obiettivi di De Wilde Plek è la presenza dell’allettante Ronald McDonald, che è sempre una grande attrazione per i bambini. Il progetto risponde proponendo un logo che rovescia i Golden Arches della McDonald per diventare almeno altrettanto attraente. I bambini possono raggiungere il bosco dopo aver costruito una zattera, ma il sito è abbastanza piccolo. Un “tappeto volante” costituisce un raddoppiamento della sua area: De Wilde Plek è due volte selvaggio. A un’altezza di 3,5 metri viene creato un nuovo livello del terreno. Sopra un ponte a questo livello viene collocato un edificio “leggero” alto due piani. Sotto questa superficie, in una buca di sabbia che rimane asciutta tutto l’anno, i bambini possono giocare anche quando piove (i Paesi Bassi hanno una media di 134 giorni di pioggia all’anno, che corrisponde ad almeno 1 mm di pioggia al giorno!). Una vasca d’acqua proietta riflessi animati sul soffitto. La piastra di cemento si deforma per raccordare facilmente il livello esistente a quello nuovo. L’abbassamento che ne deriva all’interno è un’arena per il gioco dei bambini: una scala sovradimensionata che è contemporaneamente infrastruttura e luogo dove stare. La vista è orientata verso la foresta. In corrispondenza della strada di accesso alla Xotus il piano è incurvato per consentire il passaggio degli autocarri. Questo articola l’ingresso dell’edificio e determina una curva da cui si possono vedere le serre, l’autostrada e l’orizzonte. Il paradosso di esperire la natura lungo l’autostrada sembra così risolto. Questi fenomeni non sono più in contrapposizione, ma parte della stessa realtà.