Catechesi degli Adulti
La coscienza morale
I. Introduzione

Testi: Catechismo della Chiesa Cattolica (numeri 1691 – 1715);
Catechismo degli Adulti (capitoli 21 - 23)
 Dove siamo? Siamo nella terza parte del Catechismo della Chiesa
cattolica. La prima parte si sofferma sulla Professione di Fede: Dio che
si rivela all’uomo e la risposta dell’uomo a Dio: la fede. Spiega le verità
contenute nel Credo. La seconda parte è dedicata alla Celebrazione del
mistero cristiano, il “Mistero pasquale” (cioè la morte e resurrezione di
Gesù per la nostra salvezza). Spiega il significato della liturgia della Chiesa
e dei sacramenti. La quarta ed ultima parte si sofferma sulla Preghiera
Cristiana.
 Visione d’insieme della terza parte del Catechismo: La vita in
Cristo. Si divide in due sezioni: la prima – ed è l’argomento che
tratteremo nei nostri incontri – affronta il tema della Vocazione
dell’Uomo: la vita nello Spirito; la seconda si sofferma sui Dieci
comandamenti.
 Struttura. Il primo capitolo, pone come punto di partenza di tutto il
discorso La dignità della persona umana: 1. L’uomo immagine di Dio;
2. chiamato alla beatitudine; 3. La libertà dell’uomo; 4. La moralità degli
atti umani; 5. La moralità delle passioni; 6. La coscienza morale; 7. Le
virtù; 8. Il peccato. Il secondo capitolo parla della Comunità Umana: 1.
La persona e la società; 2. La partecipazione alla vita sociale; 3. La
giustizia sociale. Il terzo capitolo, La salvezza di Dio: la legge e la
grazia, affronta i temi della 1. Legge morale; 2. Grazia e giustificazione;
3. La Chiesa, madre e maestra.
 Sintesi
1. Chiamata di Dio e risposta dell’uomo
L'agire morale del cristiano è rispondere alla “chiamata” in Cristo, sotto la
guida e la legge dello Spirito, per la piena realizzazione della nuova realtà
operatasi nell'uomo mediante la grazia. La morale cattolica, perciò, non
può essere ridotta a «moralismo», ad un elenco di divieti e di peccati; ma
va compresa nell'unità di tutto il mistero cristiano e come ampia riflessione
tesa a illustrare “l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro
obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo” (Concilio
Vaticano II, OT 16). Si tratta di presentare il senso vero della vita
dell'uomo, cioè la via per la sua autentica felicità. L'esigenza della felicità è
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La coscienza morale
costitutiva della nostra natura. Il cristiano sa che essa si può avere solo
con gli altri, nella responsabilità per tutta quanta l'umanità. Tuttavia vi è
comunione degli uomini fra di loro e responsabilità dell'uno per l'altro solo
nella comunione con Dio e nella responsabilità davanti a Dio. La morale è
in questo senso un insegnamento su ciò che è la felicità e come la si trova
...e la felicità dell'uomo è l'amore. La morale del cristiano è, dunque,
“…l'insegnamento su ciò che è l'amore” (Card. Joseph Ratzinger).
L'agire morale del cristiano è collegato alla sua professione di fede e alla
dimensione liturgica e sacramentale. Ciò sottolinea che la vita spirituale
del credente è animata dalla grazia di Dio (che proprio in questa terza
parte del Catechismo viene trattata (in San Tommaso d’Aquino, per
esempio, la grazia era posta al centro della morale).
2. Chi è l’uomo?
Partiamo da una visione dell'uomo creato “a immagine di Dio” e redento
da Cristo, e orientato verso il suo fine ultimo; quindi, come “figli di Dio”
(Gv 1, 12), “partecipi della natura divina” (2 Pt 1, 4), i cristiani sono
chiamati a comportarsi ormai “da cittadini degni del Vangelo” (Fil 1, 27).
L'antropologia cristiana, seguendo il documento della Gaudium et Spes
(Concilio Vaticano II) afferma che “Cristo svela pienamente l'uomo
all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (Gaudium et Spes 22).
Sono affermate quindi l'anima spirituale dell'uomo, la sua intelligenza e
libertà, la dignità della sua coscienza. È una visione personalistica, che
afferma, cioè la centralità dell'uomo: la dignità e la libertà dell'uomo sono
radicate nel suo essere creato a “immagine e somiglianza” di Dio (Gn 1,
26-27). L'uomo come soggetto morale tende al compimento della sua
vocazione con i suoi atti liberi, di cui è responsabile. Così con l'aiuto della
grazia può vincere il peccato e camminare nella carità verso la beatitudine.
 Dizionario: Morale e Etica Cosa caratterizza il comportamento
umano? In che misura libertà e capacità di scelta orientano l'azione? Come
si può definire il valore morale?
Morale é ciò che riguarda il comportamento con cui gli uomini agiscono in
riferimento al proprio fine ultimo, che è la piena realizzazione dell'umanità;
ogni uomo dunque si comporta “moralmente”. L'etica (dal greco “étos” 
carattere, comportamento, in latino: “mores”  morale) é lo studio
filosofico di questo comportamento.
 Letture consigliate: GIOVANNI PAOLO II, Enciclica “Veritatis Splendor”
(1993); ARISTOTELE (+ 322 a. C.), Etica Nicomachea 
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La coscienza morale
II. Chiamati ad essere felici e liberi

Testi: Catechismo della Chiesa Cattolica (numeri 1716 – 1748);
Catechismo degli Adulti (capitolo 22)
 Sintesi
3. La nostra vocazione alla beatitudine
Nell'uomo vi è un desiderio innato di felicità a cui risponde la beatitudine
di Dio come meta dell'esistenza umana. L'indicazione è al “fine ultimo” al
quale Dio ci chiama: il Regno, la visione di Dio, la partecipazione alla
natura divina, la vita eterna, la filiazione, il “riposo in Dio”. La beatitudine
cristiana è “dono gratuito di Dio” e in relazione con le beatitudini predicate
da Gesù (cf Mt 5, 3 - 12). Queste “riprendono e portano a perfezione le
promesse di Dio fatte a partire da Abramo e ordinandole al Regno dei
cieli”. Esse sintetizzano la perfezione cristiana, delineano il ritratto del vero
discepolo di Gesù, "sono una specie di autoritratto di Cristo" (Veritatis
splendor, 16), indicano la via dell'amore crocifisso quale via alla felicità.
Coloro che soffrono possono essere felici: donando se stessi, partecipano
alla vita e alla gioia di Dio (cf San Paolo, 2 Cor 1, 3 - 4; 6, 10; 7, 4; 12,
10). Sì, questa gioia, che può coesistere con la sofferenza, è
partecipazione alla Pasqua di Cristo: “come abbondano le sofferenze di
Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra
consolazione” (2 Cor 1,5; cf anche 4, 7 - 10). Le beatitudini tracciano così
la via cristiana alla felicità, la via paradossale della gioia: “ci mettono di
fronte a scelte decisive riguardo ai beni terreni”, fornendo i criteri di
discernimento per il nostro agire.
 Preghiera: «Tu dici: Beati i poveri, e tutto il giorno io sento affermare
che senza denaro non si va da nessuna parte. Tu affermi: Beati gli afflitti, e
io sono circondato dalla gente dei cartelloni pubblicitari che sprizza allegria da
tutti i pori. Tu dichiari: Beati i miti, ma tutti esaltano chi sa far valere a ogni
costo e con qualsiasi mezzo i propri diritti. Tu proclami: Beati i
misericordiosi, ed io sento magnificare i duri, quelli che non perdono e che
si fanno giustizia da soli. Tu annunci: Beati i puri di cuore, ma attorno tutti
mi dicono che il mondo è fatto per i furbi e per quelli che non hanno peli sullo
stomaco. Tu affermi: Beati i perseguitati a causa della giustizia ma sono
in tanti a insegnare che andare contro i potenti è rischioso, meglio essere
acquiescenti. Signore Gesù, è decisamente strano quello che tu proclami ed io
sarei tentato di voltar pagina se non sapessi che Dio, tuo Padre, si impegna in
prima persona a favore di tutti quelli che ti prendono sul serio…»
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La coscienza morale
4. La libertà dell'uomo
La libertà “…è condizione e base della vera dignità della persona umana”
(Redemptor hominis, 12); infatti “nell'uomo è segno altissimo
dell'immagine divina” (Gaudium et Spes, 17). Definita come “potere di
agire o di non agire e di porre così da se stessi azioni libere”, la libertà
“raggiunge la perfezione del suo atto quando è ordinata a Dio, Bene
supremo”. Libertà e responsabilità. La libertà caratterizza gli atti umani
in quanto tali, e implica la “responsabilità” nei confronti di essi. Ciò si lega
alla “imputabilità”, condizionata però da vari fattori che possono ridurla o
annullarla. La libertà dell’uomo nell’economia della salvezza. La
libertà umana, “ferita dal peccato” (Gaudium et Spes, 17) viene “liberata”
da Cristo, perché restassimo liberi e vivere nella carità (cfr. Gal 5, 1).
 Dizionario
Felicità È la condizione di completo soddisfacimento di tutte le
aspirazioni, soprattutto di quelle che assecondano maggiormente
realizzazione del proprio progetto di umanità (per esempio: l’eroe, il
saggio, il gaudente, ecc.). In base a ciò, la f. è riposta nella forza, nella
contemplazione, nel piacere, nell'unione beatificata con Dio, ecc...
Libertà É la proprietà peculiare ed esclusiva che l’uomo ha di essere
padrone dei propri atti e pertanto responsabile delle proprie azioni.
Proprietà singolarissima, la l. ha dato luogo ad innumerevoli e complesse
questioni. C'è anzitutto la questione della sua esistenza: come si può
ammettere che l'uomo sia libero se tutto nel mondo è soggetto alle leggi
della natura (determinismo fisico) o alla volontà di Dio (determinismo
teologico)? Ma anche ammesso che né Dio né la natura creino ostacoli al
regno della l., individualmente l'uomo è davvero libero quando sulle sue
decisioni pesano tanti condizionamenti politici, economici, culturali, sociali,
psicologici, ecc.? E poi in che consiste precisamente la l.: è una funzione
della ragione oppure della volontà o di entrambe? Per tutte queste e molte
altre questioni, lungo la storia, il pensiero umano ha offerto soluzioni
diverse e contraddittorie. Però almeno su un punto esiste un senso quasi
universale: la l. è il massimo titolo di nobiltà di cui l'uomo è dotato e per
questo costituisce anche il suo diritto primo, sacro e inviolabile.

Letture: GIOVANNI PAOLO II, Enciclica “Veritatis Splendor” (1993);
ANTONIO BOLETTIERI, “La felicità assente. Per una ecologia della vita”,
[Roma], Armando Ed., [1995], 288 p. 
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La coscienza morale
III. La moralità degli atti umani; Le passioni; La coscienza
morale; Le virtù

Testi: Catechismo della Chiesa Cattolica (numeri 1749 – 1845);
Catechismo degli Adulti (capitolo 23)
 Sintesi
4. La moralità degli atti umani Per definire un atto “umano” e
qualificarlo moralmente dobbiamo considerarne l'oggetto, l'intenzione e
le circostanze. L'essenza morale dell'azione è costituita dall'oggetto e
dall'intenzione, come moralità materiale e moralità formale; basta che uno
dei due elementi sia cattivo perché tutta l'azione sia corrotta. Le
circostanze sono elementi secondari, che possono aggravare oppure
ridurre la bontà o malizia di un atto, e influire a livello di responsabilità del
soggetto. Il fine, quindi, non giustifica i mezzi, ed è sempre sbagliato
scegliere alcuni comportamenti concreti che comportano un disordine della
volontà, cioè un male morale, come - per esempio - la fornicazione.
5. La moralità delle passioni Per passioni si intendendo gli affetti o
sentimenti naturalmente presenti nello psichismo umano quali l'amore e
l'odio, il desiderio e il timore, la gioia, la tristezza e la collera. In sé non
sono né buone né cattive, ma assumono rilevanza morale quando
dipendono effettivamente dalla ragione e dalla volontà.
6. La coscienza morale Il Concilio Vaticano II definisce la coscienza
come « … il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova
solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria» (GS 16). Per
completare questa definizione potremmo dire che la coscienza morale è
un giudizio della ragione, mediante il quale la persona umana riconosce la
qualità morale di un atto concreto. La coscienza morale comprende così la
percezione dei principi della moralità (in greco «sinderesi»), la loro
applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico
delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti
che si devono compiere o che sono già stati compiuti». È importante,
quindi la «formazione della coscienza», perché sia retta e veritiera.
Con prudenza e sincera ricerca del giusto e buono, si deve giungere al
«giudizio certo» della coscienza, il quale va sempre seguito, sia che
concordi con la ragione e la legge divina, sia che se ne discosti. L'uomo
non deve essere costretto «ad agire contro la sua coscienza». L'eventuale
errore della coscienza può essere per ignoranza invincibile: solo in questo
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La coscienza morale
caso la persona non è responsabile e né colpevole del male che fa e, per
questo, perdere la propria dignità (GS 16).
7. Le virtù Definite come «disposizioni abituali e ferme a fare il bene», le
virtù, si distinguono tra virtù umane e virtù teologali. Le virtù umane, o
morali, sono umanamente acquisite e orientano l'agire in modo che
prontamente, facilmente e con gioia si scelga il bene nelle azioni concrete.
Le diverse virtù possono essere raggruppate attorno a quattro di esse, già
conosciute nell'antichità classica e presenti con vari nomi nella Scrittura,
dette appunto “cardinali”: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la
temperanza. Esse «crescono per mezzo dell'educazione, di atti deliberati
e della perseveranza nello sforzo. La grazia divina le purifica e le eleva. Le
virtù teologali, ossia la fede, la speranza e la carità, si riferiscono
direttamente a Dio, cioè hanno Dio Uno e Trino come origine, motivo e
oggetto. Infuse da Dio, caratterizzano l'esistenza del cristiano come
relazione vitale con la Santissima Trinità; per cui animano l'agire e
«informano e vivificano tutte le virtù morali». Seguendo soprattutto la
Scrittura riserviamo il primo posto alla carità, che è il "vincolo di
perfezione" (Col 3, 14); la forma delle virtù; ...sorgente e termine della
loro pratica cristiana. Va ricordato che la vita morale dei cristiani è
sostenuta dallo Spirito Santo con i suoi sette doni (sapienza, intelletto,
consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio), in vista dei frutti
da realizzare in lui (Cf. Gal 5, 22-23).
 Dizionario
Prudenza ["frònesis"]: Una rapida sottolineatura merita la prudenza,
«auriga virtutum» cioè guida delle altre nell'agire concreto, per discernere
e operare il vero bene. Prudenza non è viltà, mancanza di coraggio, amore
del compromesso, indecisione cronica... Piuttosto, è quella virtù che mi
suggerisce l'atteggiamento che io devo assumere in una determinata
circostanza concreta, in consonanza con le esigenze della retta ragione e,
cristianamente parlando, in consonanza con la parola di Dio. La prudenza
cristiana risponde a questa domanda: «Che cosa devo fare, in questa
circostanza, per la maggior gloria di Dio, per il maggior bene di questa
persona, per la mia maggior crescita?». La prudenza ha molti nemici:
l'impulsività, il mancato controllo di sé, la mancanza di riflessione, la
mancanza di intuito; oppure, come già detto, la viltà, la tendenza al
compromesso, l'indecisione, ecc. (cf DE MARTINO, Qualcuno mi ha
chiamato, Torino Ed. LDC, [1990]3, p. 259 – 285)
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