Omelie per un anno - vol. 2
16ª Domenica del Tempo Ordinario
 Gn 18,1-10a - Signore, non passar oltre senza fermarti dal tuo
servo.
 Dal Salmo 14 - Rit.: I puri di cuore abiteranno nella casa del
Signore.
 Col 1,24-28 - Il mistero nascosto da secoli, ora è manifestato ai
santi.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. La tua Parola, Signore, è
verità: consacraci nel tuo amore. Oppure: Beati coloro che
custodiscono la parola di Dio in un cuore buono e sincero, e
portano frutto con perseveranza. Alleluia.
 Lc 10,38-42 - Marta lo accolse nella sua casa. Maria ha scelto la
parte migliore.
Cristo vivente e operante tra i pagani
L’Apostolo, volendo confutare le calunnie che si erano sparse contro
di lui, scrive che per comando di Dio egli fu stabilito ministro di Gesù
Cristo, per il quale è lieto di soffrire al fine di completare in se stesso
ciò che manca alla sua passione a favore della Chiesa. Il disegno di
Dio nascosto da secoli è quello di chiamare alla fede gli uomini, anche
i pagani, per renderli perfetti in Cristo.
Completo ciò che manca ai patimenti di Cristo (v. 24)
Viene qui introdotto il tema dell’apostolato di Paolo tra i pagani. Nella
misura in cui è chiamato a realizzare tra di loro la Parola di Dio, è
destinato, per contraccolpo, a subire fino in fondo le sofferenze di
Cristo: angoscia, debolezze, persecuzione.
Le sofferenze di Paolo hanno valore di un complemento delle
sofferenze stesse di Cristo. Sembra strana l’affermazione che ai
patimenti di Cristo manchi qualcosa, come se fossero incompleti.
Tra le varie interpretazioni proposte, la più valida sembra essere
quella che fa notare un parallelo tra sofferenze e predicazione del
Vangelo. Solo Cristo ha portato il Vangelo, eppure l’Apostolo è
incaricato di diffonderlo; solo Cristo ci ha salvati con la sua passione,
eppure anche l’Apostolo soffre mentre collabora alla costruzione della
Chiesa.
16ª Domenica del Tempo Ordinario “C” - Elledici, Leumann 2003
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Omelie per un anno - vol. 2
Senza intaccare l’unicità del ruolo di Cristo, resta vero che l’Apostolo
collabora attivamente a realizzare i piani di Dio. La redenzione di
Gesù Cristo è sovrabbondante e sufficiente per salvare tutti gli uomini
possibili; i patimenti di Cristo sono di valore infinito, ma perché ce ne
sia applicato il merito hanno bisogno di essere completati da noi.
Come ha sofferto il capo, devono soffrire anche le membra, che sono
il compimento di lui (cf Ef 1,22). E poiché apparteniamo tutti al corpo
di Cristo, e perciò siamo tutti uniti in lui e tra noi – come le membra
al capo e tra di loro – possiamo comunicare agli altri il valore delle
nostre sofferenze. È questo il compito degli uomini apostolici, e perciò
Paolo, allora prigioniero, gioisce di poter offrire a Dio i suoi patimenti
in favore dei suoi cristiani.
Gesù Cristo ha patito per parte sua tutto quello che era necessario
per la nostra piena riconciliazione con Dio e per lo stabilimento
perfetto della sua Chiesa e di tutto il mondo; ma la volontà di Dio,
suo Padre, fu che Cristo lasciasse anche ai suoi membri molto da
patire e che i suoi apostoli completassero il suo corpo mistico, la
Chiesa, con fatiche assai grandi e con afflizioni sensibilissime.
Paolo quindi, mentre sopporta le catene e la prigionia per la Chiesa, si
rallegra, perché adempie nella sua carne e patisce nel suo corpo la
parte delle pene che Cristo gli ha lasciato da patire in sua vece per la
formazione del suo corpo mistico.
Ogni credente e soprattutto ogni apostolo partecipa alla passione e
morte di Cristo. Nel Vangelo Gesù promette prove e sofferenze prima
del giudizio finale (cf Mc 13 e par.).
Il mistero nascosto da secoli (vv. 25-28)
Compito specifico dell’apostolato di Paolo è annunciare il messaggio
divino che offre la salvezza ai pagani. Egli è chiamato ad annunciare
questo messaggio in senso estensivo, portando il Vangelo fino ai
confini della terra (cf Rm 15,15-19); in senso intensivo, conducendo
ogni uomo alla perfezione davanti a Dio, con l’esortazione e
l’insegnamento.
Il piano provvidenziale per cui i pagani vengono messi a parte della
salvezza messianica è definito il mistero concepito da Dio nell’eternità
e tenuto nascosto a tutte le generazioni passate (cf Ef 3,6). La
magnificenza del piano divino è che Cristo e la salvezza procurata da
lui non sono più esclusivi del popolo d’Israele, ma un bene comune a
tutte le genti.
Per Paolo questo mistero si è compiuto in Gesù Cristo e svela tutte le
sue implicazioni nella Chiesa, grazie al suo ministero: chiamata dei
pagani alla salvezza, riconciliazione dei Giudei e delle nazioni riuniti in
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uno stesso corpo, unione coniugale di Cristo e della sua Chiesa,
sottomissione di tutto l’universo a Cristo. Il mistero è l’oggetto
specifico del Vangelo di Paolo, legato alla sua vocazione, unica tra gli
apostoli.
Il mistero, dipendendo dalla libera volontà di Dio, e non potendosi
conoscere senza rivelazione (cf 1 Cor 2,10-12), ora è rivelato ad
alcuni incaricati di diffonderlo e così di condurlo a una realizzazione
sempre più piena.
I santi di cui parla l’Apostolo sono i cristiani, non già perché praticano
una virtù eccezionale, bensì perché Dio, chiamandoli alla fede, li ha
separati dagli altri uomini, li ha liberati dal peccato col battesimo e li
ha fatti partecipi della sua vita divina con l’obbligo di una vita nuova,
corrispondente alle esigenze dello spirito (cf Col 1,2).
La presenza di Cristo in mezzo ai pagani di Colosse attesta che il
disegno di Dio – il mistero – ha raggiunto il suo scopo, quello cioè di
manifestare la sua gloria tra le nazioni. Con le parole: “Cristo in voi,
speranza della gloria” Paolo condensa enfaticamente la sostanza del
mistero: Cristo vive e opera nei pagani ed è anche per loro speranza
di gloria.
È Cristo che Paolo e i suoi collaboratori annunciano con un lavoro
evangelico intenso, nonostante la prigionia. Anch’egli approfitta di
ogni occasione per ammonire e istruire in ogni forma e in tutto il
vasto campo della dottrina e della pratica cristiana.
Scopo di questa istruzione è presentare a Dio ogni uomo, senza
distinzione di razza o di cultura, perfetto, ossia fornito di quanto offre
e richiede la vita in Cristo.
Riflessioni pratiche
Come cristiani, membri del corpo mistico di Gesù Cristo, dobbiamo in
qualche modo completare, con le nostre sofferenze, questo corpo
mistico; soprattutto dobbiamo soffrire perché ai peccatori siano
applicati i meriti del Salvatore Gesù.
Preghiamo e offriamo sacrifici perché il disegno divino di salvezza
universale si compia nel mondo e in tal modo anche per i pagani
Cristo divenga speranza di gloria.
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