Liturgia ecumenica Natale 2008

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse:
Certo, il Signore è in questo luogo
e io non lo sapevo!
(Genesi 28, 16)
Celebrazione Natalizia
Interconfessionale
venerdì 19 dicembre 2008
CANTO – La strada –
Rit. : C'è solo la strada su cui puoi contare la strada è l'unica salvezza
C'è solo la voglia, il bisogno di uscire di esporci nella strada e nella piazza Perché il
giudizio universale non passa per le case...
...e gli angeli non danno appuntamenti Ed anche nelle case più spaziose
non c'è spazio per critiche e confronti
Rit. : C'è solo la strada …..
...le case dove noi ci nascondiamo Bisogna ritornare sulla strada
sulla strada per conoscere chi siamo
Rit. : C'è solo la strada …..
...in casa non si sentono le trombe In casa ti allontani dalla vita,
dalle lotte, dal dolore, dalle bombe...
Saluto
Un saluto affettuoso a tutti i presenti che sono venuti a tenerci compagnia durante questo pomeriggio
dedicato alla Liturgia del Natale e organizzato dal gruppo ecumenico Valdese, Pentecostale e
Cattolico. Questo incontro ci darà l’occasione di condividere il nostro impegno e di far conoscere
all’esterno la nostra volontà di mantenere rapporti sani e costruttivi con le chiese cristiane del nostro
territorio. Il nostro obiettivo è di trovare punti di incontro e interessi comuni, pur nella diversità, ed
alimentare il dialogo interreligioso senza perdere mai l’entusiasmo che ci ha guidato fino ad oggi. Tra
le cose che possono avvicinare sempre più il mondo cattolico ed il mondo protestante c’è, senza
dubbio, la Bibbia, “ Il libro dei Libri “, il più bello e il più difficile, il più conosciuto e il più sconosciuto
anche tra gli stessi cristiani. Sappiamo tutti che la Bibbia può essere letta in tanti modi : come una
lunga metafora, come un affascinante racconto, con fede, senza fede, con la testa, con il cuore. Ma
qualcuno recentemente ha scritto che può essere letta anche con i sensi ed in modo particolare con
“l’udito “, inteso come “ ascolto “ di una verità sentita, meditata, vissuta, strumento di relazione tra
Dio e l’uomo . Dunque una lettura che lascia spazio all’immaginazione e nello stesso tempo invita il
lettore a farsi coinvolgere, a lasciarsi andare. E’ proprio quello che ho provato di fronte alla lettura del
Vangelo che ci ha guidati nella preparazione di questo incontro. Si tratta del brano tratto dal
VANGELO DI LUCA 2 ( 21-36), un brano che molti di voi conoscono già e che sarà spunto di
meditazione più avanti durante questa liturgia . Ad una prima lettura ho visto soltanto una storia di
ordinaria amministrazione; una famiglia ebraica, quella di Gesù, che si presenta al Tempio e che vive
nel compimento della Legge : la circoncisione, la scelta del nome, l'offerta del primogenito. Poi
l'incontro con Simeone uomo giusto e pio e con Anna la profetessa. Ma una seconda ed una terza
lettura mi fanno non solo vedere, ma anche sentire qualcosa di più. Per esempio il nome Gesù non
è stato scelto dai genitori, ma dall'angelo prima del concepimento
e Yoshuah, corrispondente
ebraico di Gesù, significa "Il Signore salva ", e subito dopo il nome Simeone significa " Colui che
ascolta ", infatti Simeone è colui che ha avuto una rivelazione dallo Spirito Santo, è colui che chiama
Gesù " Luce che illumina la gente " e rivolgendosi a Maria dice " Una spada trafiggerà la tua anima " .
E anche l'altra figura, Anna, ha un suo fascino,un suo carisma da non sottovalutare. A questo punto
ho sentito che questa non è una scena di ordinaria amministrazione, è invece un " unicum " , qualcosa
che non era mai avvenuto e non avverrà mai più, qualcosa che dobbiamo ascoltare, vedere, sentire,
gustare, fare nostro come hanno fatto Simeone e Anna. Allora mi sono chiesta : " Qual è il compito di
noi cristiani, oggi? ".Cosa dobbiamo fare per accogliere nella maniera giusta Gesù in questo Natale e
in tutti i" Natali " della nostra vita? " Dopo lunga riflessione una risposta credo di averla trovata nel
Piano Pastorale 2008- 2009 della nostra Diocesi : " Il compito che oggi tutti noi, fedeli laici,
dobbiamo cercare di espletare è uno e uno solo, concretizzare la reciprocità tra fede e vita ". Un
progetto difficile, ambizioso, ma che , a mio avviso, è vivibile e attuabile da tutti i fedeli cristiani
responsabili, al di là delle differenze teologiche o esegetiche. Non c’è dualismo tra fede e vita, vivere
cristianamente vuol dire riuscire a vivere insieme le due esperienze spirituali ed umane : quella di
Simeone che, mosso dallo Spirito Santo, va al Tempio, riconosce Gesù “ come gloria del popolo di
Israele “ ed è pronto a morire, appagato da questa esperienza di fede; quella di Anna che non lascia
mai il Tempio per servire Dio con i piccoli riti dei digiuni e delle preghiere , che riconosce in Gesù “
colui che libererà Gerusalemme “ e si prodiga per far conoscere agli altri questa verità. Anna,
malgrado i suoi 84 anni, ha in sé qualcosa di fresco, di giovanile, secondo me è una figura moderna,
attuale, una donna forte nella sua apparente fragilità, una donna che sa gestire il suo tempo
dividendosi tra fede e vita. Lei non custodisce la notizia di un evento così bello solo per se stessa, ma
cerca in tutti i modi di partecipare agli altri la sua gioia. Non dimentichiamo infatti che vivere in modo
cristiano non è solo essere devoti,sapere ascoltare, aiutare fisicamente e materialmente gli altri, ma è
anche dialogare, andare verso gli altri, sentire la responsabilità di trasmettere senza alcun timore e
senza falsi pudori le nostre emozioni e le nostre convinzioni. Guidati dunque dalla speranza e non
dalla paura, cerchiamo di andare avanti ispirandoci a quella che oggi viene chiamata “ la legge del
villaggio “, cioè la solidarietà delle piccole comunità che, sostenute anche dalla fede, riescono ancora
a dare un senso alla vita, rivolgendosi soprattutto alle realtà più fragili, quella dei giovani e quella degli
anziani. C’è una brevissima poesia di un poeta francese del ‘900 che vorrei farvi conoscere . Il
poeta è PAUL ELUARD.-la poesia dice : “Non verremo alla meta ad uno ad uno ma a due a due- Se ci
conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti e i figli un giorno rideranno della leggenda nera dove un
uomo lacrima in solitudine”. Non so se questo poeta sia stato un uomo pio e giusto, cristiano o non
cristiano, ma so di certo che ha centrato il vero problema
dell’uomo : la solitudine. La solitudine è il grande male del nostro secolo, facciamo in modo che in
questo Natale nessuno si senta solo sia nei piccoli villaggi delle nostre città, sia nel grande villaggio
globale, perché l’unica vera felicità concessa all’uomo è la realizzazione di una vita basata sulla
fraternità inscindibile che, se è anche arricchita dalla fede, avrà la forza di renderci più tolleranti, più
generosi, più attenti, più vigili, capaci di lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Fiduciosi nel futuro e
solidali nel presente, cerchiamo dunque di rendere viva e concreta la reciprocità tra fede e vita in
nome del Cristianesimo, vera religione della carità e dell’amore.
Accoglienza
L’Amore di Dio è sconfinato e sconfina: va oltre ogni intelligenza umana e non si attiene alla normalità.
Dio ama tutti gli esseri umani, ma sembra prediligere i più umili, i reietti, i poveri, i disperati, i peccatori.
I pastori del Natale non possedevano nulla, se non se stessi e i loro greggi ed erano considerati come
persone di poco conto. Ma l’annunzio della grande gioia per l’umanità viene dato proprio a loro! E
sono proprio loro che, per primi, accolgono Gesù, nella loro povertà e nella “Sua” povertà. Dio che è
<< Re >> e << Signore >> non nasce né re, né Signore. Dio che attraversa, con la sua nascita, il
confine tra divino e umano, non nasce nell’agiatezza e nelle comodità di un palazzo reale, non
esercita il suo potere e il suo comando, ma si fa povero fra i poveri e l’unico potere che dimostra ed
esercita è quello dell’amore. Ed è proprio il suo amore che ci attrae, che ci permette di amarlo, di
seguirlo, di obbedirlo e di essere qui, insieme, questa sera. Ricambiare il suo amore, questo c'è
dovuto, amare gli altri come noi stessi, questo c’è necessario perché significa adempiere il
“comandamento”. Se vogliamo sconfinare in Lui, come Lui è sconfinato in noi, nella nostra povertà e
nella miseria dei nostri peccati, è necessario che sconfiniamo nei nostri simili, che riusciamo ad
ascoltarli, ad accoglierli, che ci prendiamo cura di loro, che alleviamo le loro sofferenze. L’apostolo
Paolo ci consiglia di non aver altro debito con nessuno se non quello di amarci gli uni gli altri
(Rom.13,8). Abbiamo un debito d’amore; un debito d’amore con i nostri familiari, con i nostri amici,
con i nostri parenti, con gli stranieri, con i malati, con i neri, con i gialli, con i ricchi, con i potenti, con gli
emarginati, con i nostri nemici, con i terroristi… Come riusciremo a sdebitarci? Come superare i
confini dell’odio, della superficialità, dell’ingiustizia? Una sola è la risposta, una sola è la parola: -AMARE --
Ringraziamento
Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio (Galati 4,4)
Preghiamo, Signore Iddio, ti ringraziamo per le parole che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto
nella fede. Aiutaci a rispettare chi soffre per la sua fede e a non dimenticare che la nostra libertà è un
dono che abbiamo ricevuto e che è costata cara. Aiutaci Signore Iddio, soprattutto in questi
giorni, in cui il nostro cuore è pervaso dalla letizia del Natale, in questi giorni, in cui ci ripetiamo, che
siamo dei bravi cristiani. Aiutaci a guardare con serietà a chi è povero, a non fare della solidarietà
una parola vuota, ma un modo di vivere a cui tu ci stai chiamando. Aiutaci a ricordare che noi
possiamo mostrare un volto al mondo, ma che tu conosci e valuti il nostro cuore. AMEN
CANTO – Grandi cose –
Rit. : Grandi cose ha fatto il Signore per noi: ha fatto germogliare i fiori tra le rocce Grandi cose ha fatto
il Signore per noi: ci ha riportati liberi alla nostra terra Ed ora possiamo cantare, possiamo gridare,
l'amore che Dio ha versato su noi
Tu, che sai strappare dalla morte, hai sollevato il nostro viso dalla polvere
Tu, che hai sentito il nostro pianto, nel nostro cuore hai messo un seme di felicità
Rit. : Grandi cose …….
Passeranno i cieli
Rit. : Alle-alleluia, a-a-alleluia a-alleluia Alleluia, alleluia... a-a-alleluia, alleluia
Passeranno i cieli, e passerà la terra La mia Parola non passerà... A-a-alleluia alleluia
Rit. : Alle-alleluia, a-a-alleluia a-alleluia Alleluia, alleluia... a-a-alleluia, alleluia
Confessione di peccato
Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo operato malvagiamente, ci siamo ribellati e
ci siamo allontanati dai comandamenti del Signore. Non abbiamo dato ascolto ai profeti, suoi servi, che
hanno parlato in nome suo (Daniele 9, 4-6)
Oh Signore, cammina con me; oh Signore, cammina con me!
In questo mondo son pellegrino, oh mio Signore, cammina con me!
Signore misericordioso, Perdona tutti i peccati della nostra vita i peccati della gioventù, i peccati della
maturità e della vecchiaia, per aver portato disonore al Tuo grande nome, nel modo in cui ci siamo
poco o nulla interessati ai problemi del nostro prossimo immigrato – ammalato – perseguitato –
disoccupato – senza permesso di soggiorno ….
Nel dolore cammina con me; nel dolore cammina con me!
Tra gli affanni ed i perigli, oh mio Signore, cammina con me!
Perdonaci, Signore Dio, per l’ idolatria commessa nel dissipare e abusare dei beni che hai messo a nostra
disposizione per non averli consacrati a Te, il grande Donatore.
Questa notte cammina con me; questa notte cammina con me!
È tenebrosa e tempestosa, oh mio Signore, cammina con me!
Perdonaci, Signore Dio, per aver pregato in modo irriverente e formale, per il tempo sprecato, per il
poco zelo speso nell’accostarci alle sacre scritture che ci parlano di Te e dalle quali Tu parli a noi.
Oh Signore, cammina con me; oh Signore, cammina con me!
In questo mondo son pellegrino, oh mio Signore, cammina con me!
Signore Dio, la commemorazione ecumenica della nascita del messia Gesù segni l’inizio della nostra
riconversione e della nascita spirituale davanti a Te. Amen.
Nel dolore cammina con me; nel dolore cammina con me!
Tra gli affanni ed i perigli, oh mio Signore, cammina con me!
Annuncio del perdono
L’apostolo Paolo cosi’ scrive nella lettera ai Romani: "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci darà ogni cosa, insieme con lui? Chi accuserà gli
eletti di Dio? Dio giustifica" (Rm 8, 31-33") Di fronte all'amore di Dio che ci giustifica, non possiamo che
inneggiare al mondo nuovo, dove trionfa il perdono divino. Il nostro Dio è il Signore della vita, pronto a perdonare
sempre il peccato del suo popolo e a svelare il mistero della liberazione che si compie continuamente in Cristo
suo Figlio. In virtù della misericordia che il Signore usa verso di noi che riconosciamo il nostro peccato e gli
chiediamo perdono, l'umanità nuova è pronta a collaborare al suo regno di giustizia e di pace senza fine.
CANTO – Scusa Signore –
Scusa, Signore, se bussiamo alla porta del Tuo amore, siamo noi
Scusa, Signore, se chiediamo mendicanti dell'amore un ristoro da Te
Rit. : Così la foglia, quand'è stanca, cade giù Ma poi, la terra, ha una vita sempre in più
Così la gente, quand'è stanca, vuole Te e Tu, Signore, hai una vita sempre in più sempre in più...
Scusa, Signore quando usciamo dalla strada del Tuo amore, siamo noi
Scusa, Signore, se ci vedi solo all'ora del perdono ritornare da Te
Rit. : Così la foglia, quand'è stanca, cade giù Ma poi, la terra, ha una vita sempre in più
Così la gente, quand'è stanca, vuole Te e Tu, Signore, hai una vita sempre in più sempre in più…
Ascoltiamo la Parola di Dio, leggendo:
Isaia 49, 13-16
-Giubilate, o cieli; rallegrati, o terra, gridate di gioia, o monti, perché il Signore consola il suo
popolo e ha pietà dei suoi miseri. 14 Sion ha detto: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore
mi ha dimenticato". 15 Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non
commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io
invece non ti dimenticherò mai. 16 Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani,le tue
mura sono sempre davanti a me.
I Giovanni 1, 1-4: -In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio
presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò
che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;.
CANTO – Ascolta –
Han camminato lungo tempo verso la libertà, verso la luce per cercare sempre la verità.
Rit.: Ascolta, ascolta, ma non fare alcun rumore, marciamo nella notte ormai da molte ore.
Ascolta, ascolta, i passi del tuo Signore, cammina sulla strada, cammina insieme a te.
Han rifiutato ogni guerra cercando pace ancor. La loro terra han lasciato per cantare l’Amor!
Rit.: Ascolta, ascolta, ma non fare alcun rumore….
Sono venuti col sorriso aprendoti il loro cuor; hanno annunciato tra fratelli la legge dell’Amor!
Rit.: Ascolta, ascolta, ma non fare alcun rumore….
Testo della predicazione: Luca: 2, 25-32—
Ora a Gerusalemme c`era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto
d`Israele; lo Spirito Santo che era su di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima
aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano
il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: "Ora lascia, o Signore, che il
tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te
davanti a tutti i popoli,luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele".
CANTO – Tu al centro del mio cuore –
Ho bisogno di incontrarti nel mio cuore di trovare Te di stare insieme a Te
Unico riferimento del mio andare Unica ragione Tu, unico sostegno Tu
Al centro del mio cuore ci sei solo Tu Anche il cielo gira intorno e non ha pace
Ma c'è un punto fermo, è quella stella là La stella polare è fissa ed è la sola
La stella polare, Tu, la stella sicura, Tu Al centro del mio cuore ci sei solo Tu
Rit. : Tutto ruota intorno a Te, in funzione di Te
e poi non importa il come, il dove e il se...
Che Tu splenda sempre al centro del mio cuore il significato, allora, sarai Tu
Quello che farò sarà soltanto amore Unico sostegno Tu, la stella polare Tu
Al centro del mio cuore ci sei solo Tu
Rit. : Tutto ruota intorno a Te, in funzione di Te
e poi non importa il come, il dove e il se…
Preghiere:
Perché questa assemblea ecumenica possa contribuire a far crescere l’unità fra tutti i cristiani e far
ritrovare il senso autentico dell’<<Amore>> del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere
comunicato agli altri.
Illuminaci Signore
Nada te turbe, nada te espante: quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.
Fà, o Signore, che alla tua luce i nostri occhi si accendano come quelli di Simeone vedendo la
salvezza e, la nostra bocca, si apra al ringraziamento e alla lode.
Illuminaci Signore
Nada te turbe, nada te espante: quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.
O Signore, fà che sull’esempio dell’oblazione di Maria del suo figlio Gesù, riusciamo a vivere la nostra
vita come dono di noi stessi a Dio.
Illuminaci Signore
Nada te turbe, nada te espante: quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.
Signor Gesù, conoscerti è stata la cosa più bella che potesse accaderci! Credere che tu sei il Cristo, la
promessa di Dio per la salvezza dell’uomo, ha rappresentato l’inizio della nostra ri-nascita. Ti siamo
grati per averci dato la possibilità, questa sera, di accoglierci l’un l’altro e di aver potuto dare
dimostrazione che l’<<Amore>> è stato sparso fra gli uomini. Signor Gesù, fà che possiamo
sostenerci l’un l’altro affinché le nostre diversità diventino ricchezza, per noi e per gli altri; affinché la
solitudine di quanti non ti conoscono venga cancellata dal calore della nostra fratellanza e della nostra
amicizia.
Illuminaci Signore
Nada te turbe, nada te espante: quien a Dios tiene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.
Offertorio
CANTO – Padre nostro –
Padre, che sei nei cieli, sia santificato il nome Tuo Padre, venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà Come in
cielo, così in terra Dacci il nostro pane quotidiano Perdona a noi le nostre colpe E fa' che anche noi le
perdoniamo ai nostri debitori
E non ci indurre in tentazione
Ma liberaci dal male, ma liberaci dal male, ma liberaci dal male, Abbà (2 volte)
Benedizione
CANTO – Resta qui con noi –
Le ombre si distendono, scende ormai la sera e s'allontanano, dietro i monti, i riflessi di un giorno che non
finirà, di un giorno, che ora tornerà sempre Perché sappiamo che una nuova vita da qui è partita e mai più si
fermerà
Rit. : Resta qui con noi, il sole scende già Resta qui con noi, Signore è sera ormai Resta qui con noi, il sole
scende già Tu sei fra noi, la notte non verrà
S'allarga verso il mare il Tuo cerchio d'onda che il vento spingerà, fino a quando giungerà
ai confini d'ogni cuore, alle porte dell'amore vero Come una fiamma, che dove passa brucia, così il Tuo amore
tutto il mondo invaderà
Rit. : Resta qui con noi, ……
Davanti a noi l'umanità lotta, soffre e spera come una terra che, nell'arsura, chiede l'acqua
ad un cielo senza nuvole, ma che sempre le può dare vita Con Te saremo sorgente d'acqua pura con Te fra noi il
deserto fiorirà
Rit. : Resta qui con noi, ……
.
MEDITAZIONI su Luca 2, 25-32
Lella Teresi
Guidato dallo Spirito Santo, Simeone, l’uomo giusto di Gerusalemme, è in grado di comprendere chi è
veramente in bambino che gli sta dinanzi.
Simeone è colui che ascolta. Egli riesce ad ascoltare la voce dello Spirito Santo che lo guida nella
rivelazione profetica. Egli vede così, nel bambino Gesù, la realizzazione visibile della promessa di
salvezza fatta da Dio al suo popolo e crede fermamente che colui che stringe fra le sue braccia sia
l’Unto, il Messia, il Cristo annunziato dai profeti.
Ma Simeone è anche colui che parla e chiama Gesù << salvezza di tutti i popoli, luce da illuminare le
genti, gloria d’Israele >>.
È necessario, oggi, che ciascuno di noi si ponga questa domanda: crediamo noi come Simeone?
Crediamo cioè che il bambino nato a Betlemme sia il Messia, il Cristo, colui che è stato mandato da
Dio per la salvezza delle nazioni? Riusciamo ad ascoltare la voce dello Spirito Santo che ci conduce
alla fede? Siamo propensi all’ascolto o le nostre orecchie sono così intasate da non sentire, da non
credere più a nulla?
Purtroppo, non possiamo negare una dura verità: siamo divenuti insensibili.
Insensibili non solo alla voce dello Spirito Santo, ma a qualsiasi grido ci giunga da ogni parte del
mondo: un mondo che sembra andare sempre più verso lo sfacelo, di una umanità che vive ormai
nella paura e nel terrore, che lotta per la sopravvivenza.
Le nazioni si armano di ogni sorta di armamenti e fanno del proprio figlio e del proprio fratello il proprio
nemico.
La fame si estende oltre il cosiddetto “terzo mondo” e nazioni che fino a poco tempo fa si trovavano
nel benessere economico, versano ora nella recessione più grave.
Nuove forme di schiavitù serpeggiano fra gli uomini: lavorative, sessuali, psicologiche.
Si parla di “tratta” di essere umani: di uomini, di donne, di bambini, di organi, come se tutti o tutto
possa avere un prezzo ed essere commerciabile.
Per non parlare poi di nuovi mali, di AIDS, di epidemie, di inquinamento ambientale etc. etc.
Vogliamo ritrovare il nostro udito per ascoltare il grido di coloro che si trovano nel bisogno e
soccorrerli, per intervenire nelle situazioni di ogni genere di disagio e di degrado, per offrire il nostro
aiuto concreto insieme al nostro amore.
Possiamo farcela se crediamo come Simeone che Gesù è il nostro Redentore e il nostro Liberatore.
Abbiamo in Gesù il potere di ricominciare, la speranza di poter riuscire a superare i nostri fallimenti, i
fallimenti che l’incuria, la negligenza e la malvagità degli uomini ha permesso che si accumulassero
nei secoli.
Siamo ormai giunti alla mezzanotte dei tempi; le tenebre sono divenute sempre più fitte.
Ma la Luce è apparsa all’orizzonte ed è lì per noi: basta afferrarla e permettere di illuminare il nostro
sentiero verso la redenzione.
Rosario Caradonna
Cari fratelli e care sorelle, abbiamo davanti a noi uno dei brani più commoventi della Scrittura: Simeone, una persona molto
anziana e ormai vicina alla morte, è in attesa, in attesa di “vedere” con i propri occhi colui che sarà finalmente “la
consolazione d’Israele”.
Lo Spirito Santo guida il vecchio Simeone proprio quando Giuseppe e Maria conducono il loro figlio, Gesù, per essere
presentato a Dio nel tempio di Gerusalemme.
È qui che avviene l’incontro, un vecchio in attesa vede giungere a compimento ciò per cui vive, ciò per cui ha sempre
vissuto.
Per Simeone, incontrare Colui che sarà la luce di tutte le genti e gloria d’Israele, significa potersi finalmente congedare da
una realtà umana lontana da Dio, ribelle e, allo stesso tempo, vittima della paura, sgomenta circa il suo futuro e in
preda all’inquietudine angosciante sulla sua salvezza.
Un vecchio prende in braccio un bimbo di sei settimane e proclama che sarà lo strumento di salvezza di Dio per tutti i
popoli, giudei e pagani.
Qui vengono abbattuti i paletti che restringevano il campo d’azione di Dio al solo popolo d’Israele.
Ora questa azione di Dio riempie tutta la terra, il disegno di Dio si adempie, come anche le antiche profezie, come quella
del profeta Isaia che afferma: «È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe… voglio fare di
te luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra» (Is. 49, 6).
Simeone rende una testimonianza al Cristo, annuncia una profezia che è predicazione non soltanto sul senso della venuta
del Cristo nel mondo, ma innanzitutto sul senso che potrà avere per ciascun essere umano il Cristo che illumina la
mente e il cuore con la sua luce.
Una luce che cambierà le sorti dell’umanità.
Simeone può ora congedarsi da questo mondo perché sa che il mondo adesso ha una speranza, una possibilità nuova, una
consolazione, un futuro sicuro.
Questo brano biblico vuole essere anche per noi speranza, consolazione, realizzazione del sogno di una umanità fraterna e
solidale, accogliente e ospitale verso tutti.
Ma il testo biblico di oggi, che riceve tutto il nostro consenso e la nostra approvazione, ci interroga e ci domanda se siamo
disposti anche noi, come Simeone, a lasciare questa terra.
A lasciare, cioè, un mondo che si ribella a Dio e al suo progetto di amore e solidarietà.
Abbiamo conosciuto anche noi il Cristo, conosciamo la forza del suo amore, la possibilità di riscatto che ci offre, la nuova
realtà di Dio che si fa concreta sulla terra.
Ma siamo disposti anche noi a congedarci da una logica di tornaconto, da una logica egoistica, pronta ad essere difesa con
tutta la violenza e la brutalità di cui si è capaci?
Siamo disposti a congedarci da noi stessi per lasciare spazio all’azione di Dio?
Il brano della testimonianza profetica di Simeone ci permette di capire la fiducia incondizionata nell’opera di Dio da parte
di questo vecchio.
E noi?
Abbiamo anche noi la stessa fiducia?
Oppure confidiamo sulle capacità di organizzazione delle nostre chiese?
Sulle nostre capacità di essere all’altezza di salvare il mondo?
Non sono queste affermazioni peregrine e retoriche se ci rendiamo conto che il più grande peccato dell’essere umano sia
sempre stato quello di mettersi al posto di Dio ed esigere adorazione e devozione.
Siamo capaci di rinunciare a quella logica che salvaguarda un dio che rinchiudiamo dentro le banche e nel quale confidiamo
per garantirci un futuro sereno?
Siamo capaci di congedarci dai nostri dèi e dai nostri idoli?
«Ora, lascia che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza».
Il nostro congedarci dal mondo, oggi ha un valore di speranza e di fiducia in Dio, significa permettere a Dio l’adempimento
del suo progetto di fraternità, di solidarietà, di giustizia, di pace, di salvaguardia della creazione, teatro della gloria
di Dio.
A questo progetto siamo chiamati ad aderire e a diventare strumenti.
I nostri occhi di credenti hanno visto la salvezza di Dio a partire da quella croce sulla quale il Cristo ha preso su di sé la
nostra impotenza e il nostro peccato.
La sua morte, alla quale tutti partecipiamo nel battesimo, è la nostra morte che ci apre a una speranza nuova.
Lasciamo che in questo tempo di Avvento la parola di Simeone si realizzi concretamente in ciascuno di noi.
Attendiamo con fiducia che Dio realizzi la sua salvezza in noi, nella chiesa, nella nostra città e nel mondo intero e diciamo
anche noi a Dio, con una nuova consapevolezza, «Ora, lascia che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi
hanno visto la tua salvezza». Amen!