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ALLA LUCE DELLA STESSA FEDE
Omelia di mons. Vescovo
nella festa dell’Epifania del Signore
in Cattedrale, il 6 gennaio
La festa dell’Epifania ha per protagonisti i magi di cui ci ha parlato l’evangelista
Matteo. Essi giungono da oriente a Gerusalemme e chiedono: “Dov’è colui che è nato, il re
dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Avevano
intrapreso un lungo viaggio seguendo la luce di una stella per giungere fino a Gesù,
inginocchiarsi, adorarlo e offrirgli i loro doni e tutta la loro vita.
Anche noi siamo riuniti questa mattina nella nostra Chiesa cattedrale perché abbiamo
seguito la luce di una stella: è la stella della fede. Solo perché abbiamo tutti la stessa luce
della fede, ci troviamo assieme a celebrare la S. Messa.
La stella che orienta la nostra vita è la fede e, come i magi, ci guida da Gesù. Siamo
attorno a Gesù; tra poco lo adoreremo presente in mezzo a noi nel pane e vino consacrati,
suo Corpo e suo Sangue e gli offriremo il dono della nostra preghiera e della nostra vita.
La fede è una stella che ha una luce molto forte, capace di attirare verso Gesù i vicini e i
lontani; come abbiamo ascoltato dal profeta Isaia: “Alza gli occhi intorno e guarda: tutti
costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano”.
Anche noi in questo momento possiamo alzare gli occhi, guardarci attorno e vedere che è
proprio vero: “I tuoi figli vengono da lontano”. E’ sempre una bella sorpresa constatare che
la luce della stessa fede si è accesa qui a Treviso, come in India, in Cina, nei paesi
dell’Africa o dell’Europa orientale o dell’America.
E chi ha nel suo cuore questa luce è guidato verso Gesù e quando arriva da Lui trova
tante altre sorelle e fratelli che hanno seguito la stessa stella, la stella della fede.
Ovunque un cristiano vada nel mondo, la sua fede lo porta a cercare Gesù nel posto in cui
arriva, a cercare una chiesa dove si celebra la S. Messa, a cercare altri cristiani che hanno
la stessa fede e pregano il Signore con la stessa preghiera del Padre nostro.
Poco importa se questi cristiani che si ritrovano assieme grazie alla fede sono di razze e
nazioni diverse, vengono da vicino o da lontano. Più importante di tutto è condividere la
fede che ci fa dire l’uno all’altro: tu sei mia sorella e mio fratello.
Questa è la festa dell’Epifania. Facciamo festa perché vediamo che Gesù, nato a
Betlemme, attira a sé uomini e donne da ogni parte della terra, basta che si facciano
guidare dalla fede.
Anche qui a Treviso nella nostra Cattedrale e in tante altre chiese della Diocesi avviene
questo miracolo della fede: aver conosciuto Gesù e aver ricevuto il battesimo è il motivo
più grande per riconoscersi fratelli, per incontrarci con fiducia nella S. Messa, per pregare
assieme; da qualunque nazione proveniamo.
Mentre ringraziamo con gioia Dio Padre per questo dono, dobbiamo anche impegnarci
perché la comunione tra cristiani cresca ancora di più. Per far crescere questa comunione
si stanno adoperando sia i responsabili degli uffici diocesani – prima fra tutti la Fondazione
Migrantes – sia i sacerdoti stranieri che seguono le comunità cattoliche degli immigrati. Li
ringrazio di cuore per l’opera pastorale che stanno facendo nella nostra Diocesi.
Noi cristiani di Treviso possiamo aprire ancor di più i nostri occhi e il nostro cuore per
accogliere nelle nostre chiese e nella nostra vita i fratelli nella fede che vengono da
lontano, come i magi. Voi, sorelle e fratelli che venite da lontano, apritevi verso le nostre
parrocchie, verso le nostre associazioni, entrate nelle chiese per pregare assieme lo
stesso Signore Gesù.
Cresca tra di noi l’attenzione reciproca, il rispetto, la solidarietà come si addice tra fratelli
che pregano lo stesso Dio Padre.
Le pur legittime preoccupazioni per l’ordine pubblico, per il momento di difficoltà
economica, non diventino mai motivo di mancanza di rispetto per la dignità di ogni persona
e di ogni famiglia.
La nostra civiltà cristiana ci ha insegnato questo rispetto. Continuiamo a conservarlo verso
tutti, vicini e lontani; impegnandoci tutti ad obbedire alle leggi della convivenza sociale e a
promuovere solidarietà.
Tra poco pregheremo con una stessa voce: “Padre nostro che sei nei cieli”. Questa
preghiera del Signore sia sempre il nostro programma di vita. Essa ci insegna che chi ha
pregato con me quelle stesse parole insegnate da Gesù è nostro fratello nella fede e nella
carità.
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