formato - insegnare/apprendere storia

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Programmi ministeriali Istituti tecnici commerciali:
PROGETTO I.G.E.A.
Programmi di insegnamento e orari vigenti nel quinquennio
degli Istituti tecnici commerciali
ad indirizzo giuridico-economico-aziendale.
Decreto Ministeriale 122 del 31 gennaio 1996
PREMESSA
Dalla necessità di rispondere alle nuove esigenze formative che si richiedono oggi alle figure del ragioniere e
del perito commercialista, soprattutto tenendo conto delle profonde trasformazioni intervenute nella realtà
sociale ed economica italiana e europea, ha preso forma un progetto organico di riforma dei percorsi e degli
obbiettivi adottati dall'istituzione scolastica nell'ambito della formazione professionale. Dopo anni di
sperimentazioni, si è così giunti alla soppressione dei vecchi programmi d'insegnamento per questa tipologia
di studi, programmi considerati ormai inadeguati all'attuale mondo del lavoro: a decorrere dall'anno
scolastico 1996/1997, i programmi scolastici per gli istituti tecnici commerciali ad indirizzi amministrativo,
mercantile, commercio con l'estero, amministrazione industriale, di cui al decreto del presidente della
Repubblica 30-9-1961, n,1222, integrato dai decreti ministeriali 20-2-1965 e 15-5-1968, non sono più in
vigore.
Con decreto ministeriale del 31 gennaio 1996 n,122, sono stati, infatti, istituzionalizzati piani di studio, quadri
orario e programmi di insegnamento previsti dal progetto sperimentale IGEA ormai da anni largamente
attuato negli I.T.C.
PREMESSA AI PROGRAMMI
In conseguenza dei profondi e dinamici cambiamenti intervenuti nella realtà economico-sociale è già da
tempo evidente che il curricolo di studio dell'indirizzo per «ragioniere e perito commerciale» degli I.T.C. non
risponde più né alle esigenze del mondo del lavoro né alle aspettative della società più in generale che
richiedono ai neo-diplomati conoscenze, competenze e abilità nuove.
Le considerazioni da cui si è partiti per elaborare questo nuovo curricolo sono molteplici ed in sintesi
riguardano:
 la consistente inadeguatezza dei programmi in vigore rispetto alla struttura economica attuale e
prospettica del paese, caratterizzata dallo sviluppo del settore terziario ed in particolare da quello delle
tecniche di distribuzione, dal decentramento produttivo delle imprese industriali, dalla diffusa
partecipazione dello Stato all'attività economica;
 il mutamento radicale del quadro legislativo che con la riforma tributaria e i successivi provvedimenti in
materia doganale, bancaria e valutaria ha di fatto riformato il diritto commerciale;
 la decisiva svolta impressa dagli studi di economia aziendale alle tecniche contabili che da strumento di
rilevazione prevalentemente consuntivo hanno assunto la valenza e l'autorevolezza di strumenti di
previsione, controllo e guida ai finì di una più efficace conduzione aziendale;
 la complessità e la rilevanza assunta dalle operazioni di gestione aziendale anche sotto il profilo
civilistico-fiscale;
 la trasformazione indotta nell'organizzazione aziendale dal ricorso a procedure automatizzate per il
trattamento delle informazioni e quindi l'esigenza di formare giovani che siano buoni utilizzatori dello
strumento informatico;
 la collocazione europea della nostra cultura;
 la continua e rapida evoluzione tecnologica che richiede ai giovani una vasta professionalità di base e lo
sviluppo di competenze nuove.
Alla luce di tutto ciò, si è strutturato un curricolo che, in linea con le indicazioni espresse dalle istituzioni
scolastiche, dal mondo scientifico e dal sistema produttivo, ha il fine di formare una persona capace di
inserirsi in contesti aziendali diversi, tutti caratterizzati dalla presenza di fenomeni complessi, dalla sempre
più diffusa automazione, dai frequenti mutamenti tecnologici ed organizzativi.
- - - omissis - - INDICAZIONI METODOLOGICHE
Il traguardo formativo non deve consistere solo nel far acquisire conoscenze ma anche competenze e abilità,
così da sviluppare abitudini mentali orientate alla risoluzione di problemi ed alla gestione delle informazioni.
1
Diviene necessario, perciò, adottare una metodologia coerente rispetto a tali obiettivi e pertanto si
suggerisce di:
 far pervenire al possesso delle conoscenze partendo da situazioni reali in modo da stimolare l'abitudine
a costruire modelli;
 privilegiare momenti di scoperta e successiva generalizzazione a partire da casi semplici e stimolanti
avvalendosi di tecniche didattiche che suggeriscono di generare situazioni problematiche da
ristrutturare, così da favorire l'acquisizione di comportamenti produttivi;
 far realizzare piccoli progetti di difficoltà crescente per abituare alla formulazione di ipotesi ed al
procedere per approssimazioni successive, così da avere costantemente presente il significato del
proprio agire.
I programmi di insegnamento, preceduti da avvertenze concernenti le finalità, le indicazioni metodologiche,
gli obiettivi generali e quelli annuali da perseguire, sono formulati in modo da lasciare spazio alla
programmazione dei singoli Consigli di classe ed agli adeguamenti richiesti dalle continue innovazioni. Il
piano di lavoro annuale di ogni corso definirà gli obiettivi intermedi, le forme oggettive di valutazione, i
contenuti da privilegiare, ecc., possibilmente con il contributo e la collaborazione di operatori esterni in grado
di fornire indicazioni utili per correlare l'attività didattica alle esigenze del mondo produttivo locale e
nazionale.
Tale cooperazione sarà resa particolarmente efficace col ricorso ad iniziative che, sia pure sotto diverse
forme (interventi di esperti, visite guidate in aziende, stage, ecc.), agevolino il passaggio dalla scuola
all'ambiente di lavoro.
Per realizzare tutto ciò i Capi d'Istituto organizzeranno opportuni incontri fra i docenti per programmare
l'attività didattica con riunioni che si svolgeranno prima e durante l'anno scolastico (almeno mensilmente
utilizzando parte delle ore previste per le attività non di insegnamento).
Solo così, infatti, sarà possibile definire gli obiettivi comuni, analizzare i contenuti da privilegiare, concordare
una metodologia coerente, verificare l'andamento dei risultati, misurare e valutare gli esiti. In altri termini,
svolgere quella proficua azione di programmazione e verifica senza la quale il processo formativo perde di
sistematicità e di efficacia.
VERIFICA E VALUTAZIONE
La verifica ha lo scopo di:
 assumere informazioni sul processo di insegnamento/apprendimento in corso per orientarlo, modificarlo
secondo le esigenze;
 controllare durante lo svolgimento dell'attività didattica l'adeguatezza dei metodi, delle tecniche e degli
strumenti utilizzati ai finì prestabiliti;
 accertare il raggiungimento degli obiettivi didattici prefissati;. pervenire alla classificazione degli studenti.
Considerato che la metodologia suggerita si basa essenzialmente sulla programmazione attraverso unità
didattiche e che all'interno di queste assume particolare rilevanza il momento diagnostico ai finì della
modifica in itinere del processo di insegnamento/apprendimento, è indispensabile effettuare anche la
valutazione formativa che non è utilizzata per la classificazione di profitto degli studenti, ma per
individualizzare l'insegnamento e organizzare l'attività di recupero. É bene che tale verifica avvenga al
termine di ciascuna unità didattica o dopo lo svolgimento di una sua parte significativa.
La valutazione sommativa, invece, viene effettuata al termine dello svolgimento di un segmento educativo
per classificare gli studenti ed utilizza strumenti differenziati (prove scritte non strutturate, prove scritte
strutturate, prove orali), funzionali ad accertare il raggiungimento dei diversi obiettivi prefissati. Per contenere
la soggettività della valutazione delle prove non strutturate (alle quali non si deve in alcun caso rinunciare
perché sono le sole che consentono di misurare obiettivi più elevati) è necessario predisporre apposite
griglie.
La valutazione di fine periodo deve tenere conto dei risultati delle prove sommative e, specie nei primi anni
del corso, di altri elementi, concordati in seno al Consiglio di classe, quali l'impegno, la partecipazione, la
progressione rispetto ai livelli di partenza. Tali elementi devono essere oggetto di registrazione in itinere per
evitare «effetti alone».
Per la valutazione di fine anno è necessario che i Consigli di classe verifichino se i livelli raggiunti sono
adeguati ai livelli minimi disciplinari indispensabili per la frequenza della classe successiva, fissati in fase di
programmazione dell'attività didattica.
- - - omissis - - -
2
QUADRO ORARIO BIENNIO IGEA
Area comune
Classe di
concorso
Materie di insegnamento
CL. I
CL. II
Prove di esame
.
Religione-materia alternativa
1
1
.
50/A
Italiano
5
5
S.O.
50/A
Storia
2
2
O.
46/A
Prima lingua straniera
3
3
S.O.
47/A-48/A
Matematica e laboratorio
5
5
S.O.
13/A-38/A-60/A
Scienza della materia e lab.
4
4
O.P.
60/A
Scienze della natura
3
3
O.
19/A
Diritto ed economia
2
2
O.
29/A
Educazione fisica
2
2
P.O.
.
Totale area comune
27
27
.
Area di indirizzo
Classe di
concorso
Materie di insegnamento
CL. I
CL. II
Prove di esame
46/A
Seconda lingua straniera
4
4
S.O.
17/A
Economia aziendale
2
2
S.O.(*)
75/A
Trattamento testi e dati
3
3
P.
.
Totale ore area indirizzo
9
9
.
Totale ore
36
36
.
.
(*) Il voto attribuito a tale materia, che scaturirà da diverse tipologie di prove (scritte, orali) sarà unico anche
nelle valutazioni infra-annuali trimestre quadrimestre).
- - - omissis - - -
3
STORIA BIENNIO
Finalità dell'insegnamento
L'insegnamento di Storia è finalizzato a promuovere e sviluppare:
 la capacità di recuperare la memoria del passato in quanto tale;
 di orientarsi nella complessità del presente;
 l'apertura verso le problematiche della pacifica convivenza tra i popoli, della solidarietà e del rispetto
reciproco;
 l'ampliamento del proprio orizzonte culturale, attraverso la capacità di riflettere, alla luce della esperienza
acquisita con lo studio di società del passato, sulla trama di relazioni sociali, politiche ecc. nella quale si
è inseriti;
 la capacità di razionalizzare il senso del tempo e dello spazio;
 la consapevolezza della necessità di selezionare e valutare criticamente le testimonianze.
Obiettivi di apprendimento
Alla fine del biennio lo studente deve dimostrare di sapere:
 esporre in forma chiara e coerente fatti e problemi relativi agli eventi storici studiati;
 usare con proprietà alcuni fondamentali termini e concetti propri del linguaggio storiografico (ad
esempio: cambiamento, cesura, ciclo, congiuntura, continuità, decadenza, progresso, restaurazione,
rivoluzione, sottosviluppo, sviluppo);
 distinguere i molteplici aspetti di un evento e l'incidenza in esso dei diversi soggetti storici (individui,
gruppi sociali ecc. );
 interpretare e valutare, in casi semplici, le testimonianze utilizzate;
 distinguere in esse fatti, ragioni, opinioni e pregiudizi; individuare inconsistenze e incoerenze ecc. ;
 confrontare, in casi semplici, le differenti interpretazioni che gli storici danno di un medesimo fatto o
fenomeno, in riferimento anche alle fonti usate;
 ricostruire le connessioni sincroniche e gli sviluppi diacronici riferiti ad un determinato problema storico
studiato.
Articolazione dei contenuti: storia antica e altomedievale
Classe prima
1. Culture della preistoria e civiltà protostoriche
Dal paleolitico all'uso dei metalli: forme insediative e produttive; forme di culto.
Le grandi civiltà del vicino Oriente; il delinearsi del fenomeno urbano e l'invenzione della scrittura
2. Oriente e Occidente, migrazioni indoeuropee e contatti mediterranei
Migrazioni indoeuropee.
Le civiltà dell'Egeo. Frequentazioni precoloniali e colonizzazioni nel Mediterraneo.
Popoli dell'Italia antica e loro culture.
3. Città e popoli della Grecia e dell'Italia
Legislazioni, tirannidi, la società delle «città stato» (poleis), «popoli» (etnie) e «leghe» (koiné) nel mondo
greco.
Miti, culti, santuari nella vita greca.
Origini di Roma e periodo della monarchia. Rapporti col mondo etrusco e con gli altri popoli d'Italia.
Colonie della Magna Grecia.
4. La Grecia classica dall'affernazione alla crisi della polis
Asia e Impero persiano nel confronto col mondo greco: le guerre persiane.
Guerra del Peloponneso.
Ricerche di equilibri e «paci comuni».
Conquista macedone.
5. La «Res Publica» romana dal VI al IV sec. a.C.
Passaggio dalla monarchia alla repubblica. Conflitto tra patrizi e plebei. Le XII Tavole.
Organizzazione sociale e politica di Roma dall'età regia, all'età repubblicana (ordinamento centuriato,
magistrature, ordini, ceti, clientele).
4
La religione romana arcaica.
6. Roma verso l'egemonia in Italia
Affermazione di Roma fra le diverse culture e realtà politiche d'Italia. Evoluzione del concetto di Italia.
Progressiva conquista dell'egemonia nella penisola fino al conflitto con Cartagine.
Dinamiche socio-politiche collegate.
7. Età ellenistica
Il «dopo Alessandro», dall'Oriente mediterraneo all'Asia centrale. I grandi stati ellenistici.
Cultura unificante e cosmopolitica dell'ellenismo.
8. Espansionismo romano nel Mediterraneo
Roma e il mondo ellenistico. Espansione romana in Occidente e in Oriente (differenze di intenti e di modi).
Il cammino verso l'unificazione politica mediterranea sotto il dominio di Roma. Il problema dell'imperialismo
romano.
Evoluzione del sistema produttivo.
9. Crisi della Repubblica Romana
Crisi dell'Italia e delle istituzioni repubblicane (strutture militari, agrarie, sociali, istituzionali).
Età dei Gracchi, Mario e la riforma dell'esercito.
La guerra sociale.
Lotte civili tra capi-parte.
Ottaviano Augusto e il passaggio dalla repubblica al principato.
Classe seconda
1.Organizzazione dell'impero
Evoluzione istituzionale e amministrativa del principato.
Nuovi ceti emergenti nell'impero mediterraneo.
Il diritto romano.
Organizzazione delle province. Processi di integrazione e limiti della romanizzazione: le culture diversificate
delle grandi aree provinciali.
Ruolo della vita cittadina.
2. Religioni dell'Impero
Religioni dell'Impero e fattori di trasformazione; religioni pagane della salvezza.
Il giudaismo. Il cristianesimo, la sua prima diffusione, le persecuzioni.
3. Crisi del secolo III e culture dei popoli esterni
Problemi militari, demografici, economici; dinamiche sociali e colonato.
Culture dei popoli esterni nei loro rapporti col mondo romano.
Contatti con le grandi civiltà dell'Estremo Oriente (India, Cina degli Han) e con l'Africa non romanizzata.
4. Mondo tardoantico
Dal principato alla tetrarchia.
Svolta costantiniana e società tardoantica: Burocratizzazione, tendenze dirigistiche, forze centrifughe, nuovi
gruppi dominanti e nuovi centri di potere (capitali decentrate).
La Chiesa e l'Impero Universale Cristiano; emarginazione del paganesimo e del giudaismo. Resistenze e
persistenze pagane. Anacoresi e monachesimo.
5. Occidente e Oriente nei secoli V e VI
Regni romano germanici.
Giustiniano e la formazione della civiltà bizantina.
Invasione longobarda in Italia. Ruralizzazione dell'economia e della società.
Il papato e gli altri patriarcati; i vescovadi, l'evangelizzazione delle campagne; monachesimi d'Oriente e
d'occidente. Il latino della Chiesa. Culto dei santi.
6. Espansione dell'Islam e mondo latino germanico
Arabi e Maometto. I primi quattro califfi e le divisioni dell'Islam. La grande espansione e la crisi del califfato.
Civiltà arabo-musulmana.
Gli Slavi nei Balcani.
Longobardi, bizantini e papato.
5
I Franchi dai Merovingi ai Carolingi; sviluppo delle clientele armate.
Egemonia culturale del clero; monachesimo celtico e anglosassone; conversione dei Germani d'oltre Reno.
7. Europa carolingia
Carlo Magno: conquiste militari e restaurazione dell'impero.
Rapporti vassallatico-beneficiali.
Riforma monetaria; rinascita degli studi grammaticali; unificazione liturgica; riforma monastica
Economia curtense e signoria fondiaria.
Regno carolingio d'Italia. L'Italia non carolingia.
Dissoluzione dell'impero carolingio.
8. Particolarismo del secolo X
Nuove invasioni: Normanni, Ungari, Saraceni.
Crisi dell'ordinamento pubblico carolingio e nascita di nuovi poteri locali, l'incastellamento.
Impero sassone e radicarsi dei rapporti feudali.
Due nuovi stati cristiani: Polonia e Ungheria-.
Spagna dei califfi Omayyadi e gli inizi della riconquista.
Sintomi di ripresa demografica.
Crisi del papato e riforma cluniacense.
Leggenda dell'Anno Mille.
9 Rinascita della vita cittadina e riforma della Chiesa
Dalla signoria fondiaria alla signoria di banno.
Vita cittadina in Italia e oltralpe.
Città marinare e incipiente egemonia di Venezia.
Impero germanico e regni particolari
I Normanni creatori di stati: regni di Inghilterra e di Sicilia, la Russia di Kiev.
Verso la riforma della Chiesa: spinte riformatrici dall'alto e movimenti di religiosità popolare. Gregorio VII e i
«Dictatus papae» Lotta per le investiture e sue conseguenze sulla natura dell'impero e della Chiesa.
Note
1) Il programma di storia antica e altomedievale del biennio costituisce la prima pane dell'intero programma
della storia universale (dalla preistoria ai nostri giorni) che si prosegue ad impartire, completandolo, nel
triennio.
2) Gli obiettivi di apprendimento sono stati individuati e calibrati avendo presente l'esigenza di assicurare
una prima ed elementare, ma autosufficiente e completa, informazione circa la natura della conoscenza
storica, le difficoltà che presenta, il linguaggio attraverso cui si esprime, l'utilità che riveste per l'uomo d'oggi.
Una sede di obiettivi, questa, al cui perseguimento lo studio della storia antica e altomedievale risulta, alla
prova dei fatti, perfettamente adeguato.
3) 1 contenuti sono ripartiti in punti numerati progressivamente, nei quali sono indicati, in successione
cronologica, i momenti fondamentali dello sviluppo storico dalla preistoria fino alla conclusione della lotta per
le investiture. All'intemo di ciascuno di questi punti sono indicati con lettere dell'alfabeto alcuni dei possibili
temi particolari in cui è stata articolata la trattazione di essi.
4) La scelta del tema o dei temi più adatti a caratterizzare la fisionomia di un determinato momento rispetto a
quello che precede e a quello che segue è affidata al docente. In una prima fase è opportuno privilegiare gli
sviluppi politico sociali e in seguito, sulla rete della cronologia già tracciata, è possibile strutturare una
trattazione per temi sulle realtà storiche di più lenta trasformazione (per esempio, le trasformazioni
nell'economia, nella cultura, nella religione, nelle istituzioni).
Indicazioni didattiche
La presentazione dei tratti salienti delle culture e delle civiltà che nel tempo si sono susseguite o nel tempo
sono coesistite e coesistono, consente allo studente di arrivare a riconoscerne e ad apprezzarne
correttamente caratteri e valori, sapendo cogliere differenze e analogie che intercorrono tra di esse. Lo
studente può essere portato a rendersi conto del fatto che lo studio della storia, non importa quanto remota,
ben lungi dal comportare il rischio di una fuga dal presente, offre sussidi utili per una corretta lettura di esso;
se non altro nel senso di predisporre ad accettare il «diverso» ». È anche opportuno far capire che il
privilegio accordato alla civiltà classica nella storia del mondo antico e alla civiltà europea nella storia
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contemporanea non hanno alcun sottinteso etnocentrico, ma mirano a consentire il riconoscimento della
cultura di appartenenza come fatto prezioso di memoria collettiva, meglio evidenziato proprio dal confronto
con culture diverse nel tempo e nello spazio.
Il confronto fra miti, leggende, diari, memorie ecc. da un lato e ricostruzioni storiche dall'altro, è importante
per far capire che il carattere specifico della conoscenza storica risiede nel fatto di essere fondata sull'esame
critico delle testimonianze. Bisogna distinguere il «racconto storico» dalle altre forme di narrazione, la cui
attendibilità non é riscontrabile sulle fonti. È altresì necessario distinguere nella trattazione di un fatto storico
ben circoscritto il momento dell'accertamento dell'accaduto, il punto di vista dello storico narratore e le
argomentazioni di cui questo si vale per validare la propria ricostruzione.
Attraverso il confronto tra le diverse ricostruzioni di uno stesso fatto si porta lo studente a comprendere che
tale diversità è riconducibile non solo ai differenti orientamenti metodologici, culturali e ideali o, più
semplicemente, alle propensioni soggettive, spesso storicamente datate, degli storici, ma che in più casi
essa riflette anche un ampliamento ed un approfondimento oggettivi delle conoscenze in materia.
Perciò la possibile conoscenza di diverse e spesso anche contraddittorie interpretazioni dello stesso fatto
non è frutto di arbitrarietà, ma rispecchia la difficoltà insita nell'esercizio del «mestiere di storico» e non
giustifica quindi l'insorgere di un atteggiamento di scetticismo nei confronti della possibilità di conoscere il
passato anche più lontano e meno documentato e il passato anche più recente per il quale la
documentazione diventa disponibile solo col trascorrere degli anni. Allo studente vanno presentate le ragioni
che possono motivare la diversità delle opinioni fra gli storici. Esse sono da cercare sia nella varietà degli
orientamenti metodologici, culturali e ideali, sia nel diverso peso che viene attribuito, a seconda dei casi,
all'una o all'altra categoria di testimonianze (ad esempio, alle testimonianze archeologiche rispetto a quelle
linguistiche, nella ricostruzione dei grandi movimenti migratori dell'antichità o, per la storia contemporanea, ai
documenti riservati rispetto alla pubblicistica).
Nella presentazione degli snodi fondamentali della storia (ad esempio, per quanto riguarda la storia antica e
altomedievale, l'espansione di Roma in Occidente e in Oriente, o l'espansione arabo-musulmana nel bacino
del Mediterraneo; per la storia contemporanea la formazione degli imperi coloniali o l'avvento dell'era
nucleare) è necessario distinguere i diversi aspetti (politici, sociali, culturali, economici, religiosi, ambientali
ecc.) di un evento storico complesso e le relazioni che intercorrono fra essi. Va messa in evidenza la diversa
incidenza e l'interazione di distinti soggetti storici (gruppi sociali, singoli individui, etnie, nazioni, stati) nello
svolgersi di avvenimenti di grande importanza, anche utilizzando risultati e concetti derivati da altre scienze
sociali, in particolare la Geografia, il Diritto e l'Economia.
Il linguaggio della storiografia attinge largamente e più di altre discipline al linguaggio comune, ma alcuni
termini che esso usa (continuità, cesura, decadenza ecc.) hanno un significato tecnico specifico.
Di questo linguaggio, che comprende concetti, espressioni, descrizioni di mutamenti storici attraverso modelli
(ad esempio, continuità/cesura, rivoluzione/restaurazione, decadenza/progresso, ciclo/congiuntura) lo
studente deve essere guidato a servirsi in modo corretto. Può risultare utile a tale scopo valorizzare
l'interrogazione, il dialogo, il confronto, e la discussione in gruppo.
Un punto importante dello studio della storia va certamente individuato nel saper cogliere le relazioni che
intercorrono fra i diversi fenomeni storici e i tempi più o meno lunghi (lunga, media, breve durata) in cui sono
osservati. A questo proposito si può far notare che la cronologia utilizzata per la storia politica non si adatta
di per sé a tutti gli altri aspetti della vicenda umana (ad esempio, per la storia antica, la cronologia che
scandisce le trasformazioni culturali avvenute in età preistorica è a maglie molto più larghe di quella che
registra la successione delle varie civiltà protostoriche del vicino Oriente, e la cronologia di queste ultime è
molto più approssimativa di quella della guerra del Peloponneso) e che queste differenze non dipendono
solo dallo stato delle fonti, ma anche dalla natura dei fatti studiati e dalla velocità maggiore o minore con cui
avvengono i cambiamenti nei differenti campi (ad esempio, per la storia contemporanea, mentre la prima
rivoluzione industriale si è estesa ai vari paesi europei in tempi diversi, i moti del '48 hanno interessato vari
paesi a distanza di giorni o di settimane).
Analogamente, un altro punto importante va individuato nel saper cogliere le relazioni che intercorrono fra i
diversi fenomeni storici e gli spazi più o meno estesi (ambito locale, regionale, continentale) in cui sono
analizzati. Per rendere evidente questa connessione è vantaggioso servirsi di sussidi cartografici, ricorrendo
caso per caso a scale rappresentative diverse.
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