Nona Lezione
La Chiesa Cristiana Primitiva di Gerusalemme
Origine della Chiesa Cristiana primitiva
Di fronte alle origini del Cristianesimo possiamo porci alcune domande essenziali:
1. Quando e dove nacque la Chiesa
2. Che cos’era
3. Quanto durò la chiesa primitiva e perché finì dopo poco tempo
Quando nacque la Chiesa
La tradizione ecclesiastica e storica fa nascere la Chiesa il giorno della Pentecoste,
quando scese, sulla comunità primitiva, in forma visibile, lo Spirito Santo.
Certamente la Chiesa Cristiana ebbe origine nell’anno in cui Gesù fu crocifisso e
risorse. E’ meno certo, invece, che la Pentecoste segni la data di inizio precisa perché
tutti i Vangeli ed il libro degli Atti fanno notare che, dopo la resurrezione già i
credenti si riunivano nella sala che aveva ospitato l’ultima cena. Ci dicono anche che,
accanto ai discepoli di Gesù ed alle donne che lo avevano seguito vi erano Maria, sua
madre, i suoi fratelli e le sue sorelle e si trattava di un gruppo abbastanza notevole,
che, almeno in una occasione, raggiunse le centoventi persone.
Del resto Gesù aveva già soffiato sui suoi discepoli, dicendo loro: “ricevete lo Spirito
Santo” e quindi, si può pensare che la Pentecoste, più che la nascita della Chiesa,
indichi la sua manifestazione pubblica. Questo concetto è stato espresso in maniera
incisiva dal Manzoni nella sua “Pentecoste”.
Potremmo dire, in sintesi, che la Chiesa trova la sua origine, nella morte di Gesù sul
Golgota e la sua prima espressione, subito dopo la Resurrezione.
La Pe ntecoste, invece, fu una chiara Teofania. L Pentecoste ebraica ricordava la
Teofania del Sinai con la consegna della Tavole della Legge. LA Pentecoste Cristiana
è l’apertura del tempo della Grazia, offerta a tutti gli uomini che l’accetano credendo
in Gesù Cristo.
Per quale ragione la manifestazione pubblica della Chiesa è avvenuta il giorno della
Pentecoste? In primo luogo era necessario che i due gruppi, costituenti la chiesa
primitiva, cioè i discepoli di Gesù ed i suoi familiari, avessero un periodo per potersi
amalgamare ed anche che si potesse sostituire l’apostolo che aveva consegnato Gesù
ai suoi nemici e che si era poi ucciso.
La seconda ragione era di carattere strategico. Bisognava approfittare di una festa
solenne in cui a Gerusalemme fossero presenti pellegrini da ogni parte del mondo. In
effetti i giudei e proseliti, provenienti da ogni parte del mondo civile, si recavano a
Gerusalemme per la Pasqua e poi si trattenevano in Palestina per un certo periodo di
tempo durante il quale ritornavano a Gerusalemme per le feste solenni ebraiche.
Il terzo motivo è, a mio parere, di carattere teologico. Il cap. 23 del Levitico elenca le
principali feste di Israele. La Pasqua era la festa della primavera, cui seguiva, 50
giorni dopo, quella delle primizie ed infine, nel 15° giorno del 7° mese, la festa delle
Capanne in cui si ringraziava Dio del raccolto fatto.
Nell’anno in cui Gesù fu ucciso, i cristiani trascorsero in modo particolare la Pasqua
in cui avvenne la morte e la resurrezione di Gesù e la Pentecoste, in cui lo Spirito
Santo presentò al mondo le “ primizie della chiesa”, non vi fu invece, nessuna
particolare sottolineatura per la festa delle capanne.
Nel 1517 Martin Lutero, dovendo scegliere un giorno significativo per presentare al
mondo cristiano la sua protesta ed implicitamente il suo programma di
rinnovamento, scelse la vigilia di Ognissanti. La festa delle Capanne, infatti, è figura
della raccolta, nel Regno di Dio, di tutti credenti resi santi dalla fede in Cristo, morto
e risorto.
Molto spesso, di fronte alla venerazione dei santi. tipica della chiesa cristiana
medioevale (cattolica ed ortodossa) i protestanti quasi negano l’esistenza di santi,
commettendo un grave errore. I santi sono quel nugolo di testimoni di cui parla il
cap. 12 dell’epistola agli Ebrei e secondo la promessa della I Epistola ai Tessalonicesi,
i morti e i viventi si incontreranno insieme nel giorno del ritorno di Cristo. Quello
che la Scrittura non autorizza, è la preghiera ad un santo particolare perché essa va
rivolta a Dio attraverso l’unico mediatore di cui parla l’Epistola agli Ebrei, Gesù
Cristo Uomo. La Comunione dei santi, che sarà visibile il giorno del ritorno di Cristo,
e che costituisce il raccolto del Regno di Dio, sarà, in effetti, la festa divina delle
Capanne.
Che cosa era il cristianesimo primitivo
Quando oggi parliamo del cristianesimo, ci riferiamo ad una delle più grandi
religioni dell’umanità, almeno formalmente, accettata da molti milioni di individui.
Non era così per la chiesa cristiana primitiva perché coloro i quali accettarono il
discorso dell’apostolo Pietro il giorno della Pentecoste, e divennero cristiani,
continuarono ad essere di religione ebraica , tant’è vero che “ erano di pari
consentimento assidui al tempio” (Atti 2:46). Non si potevano neanche considerare una
setta ebraica perché, ancora qualche anno più tardi, un cristiano, Paolo, si poteva
dichiarare pubblicamente fariseo, cioè aderente ad una setta conosciuta, che aveva
anche risvolti politici.
L’attesa del ritorno di Cristo, non giustificava la nascita di un movimento
rivoluzionario; possiamo dichiarare, perciò, che la comunità cristiane primitiva si
sentiva una famiglia, “la famiglia dei credenti” (Gal. 6:10). In Atti 2:42 si dice che i
tremila neoconvertiti il giorno della Pentecoste, insieme con i vecchi credenti, erano
perseveranti “Nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel
rompere il pane e nelle preghiere”. Sono queste le caratteristiche di una famiglia.
1. Lo stesso insegnamento degli apostoli, che potrebbe sembrare l’unico elemento di
differenziazione da una famiglia giudaica del tempo, in realtà consisteva nel
racconto dei fatti e delle parole di Gesù che costituivano l’origine stessa della
famiglia. Sarà questo a costituire, in futuro, il cosiddetto “deposito degli
apostoli”, conservato in ogni località dal vescovo. Perciò, possiamo ritenere oggi,
dopo che le memorie apostoliche sono state scritte e raccolte nel Nuovo
Testamento, che la lettura e lo studio di quest’ultimo, siano il primo elemento
costitutivo della famiglia cristiana.
2. Il secondo aspetto è la comunione fraterna, l’avere, cioè, in comune gioie e dolori,
problemi e vittorie e, se necessario, perfino il danaro.
3. Il terzo elemento era dato dal rompere il pane, gesto affidato, nel mondo ebraico
al capofamiglia e che Gesù aveva utilizzato nell’Ultima Cena come segno che la
famiglia era nata con la morte e la resurrezione del Cristo. Inoltre i due sulla via
di Damasco avevano riconosciuto Gesù risorto al momento in cui aveva spezzato
il pane
4. L’elemento conclusivo era, poi, la preghiera con la quale la famiglia chiedeva
l’intervento del Padre Celeste.
Quanto durò la Chiesa primitiva e perché finì dopo poco tempo
La chiesa cristiana primitiva di Gerusalemme, ebbe un grande sviluppo così da
toccare in brevissimo tempo, più di diecimila persone colpite dallo spettacolo di
Pentecoste e dalle parole veementi ed appassionate di Pietro. Ci si è posti molte volte
la domanda del perché una comunità che, secondo i cap. 2 e 4 degli Atti godeva di
coesione e prosperità , si sia poi mantenuta, per un periodo, quasi certamente
inferiore ai due anni. Una critica particolarmente forte, nel cristianesimo liberale,
vedeva la ragione della crisi in quello che è stato definito il “comunismo primitivo”
della chiesa. Ne sarebbero segno la vicenda di Anania e Zaffira
nel cap. 4, e i
mormorii degli ellenisti, scontenti per la gestione delle mense, nel cap. 6. In realtà il
fatto sembra molto più complesso.
In primo luogo si trattava di una comunità, per la grande maggioranza, formata da
visitatori esterni. Erano pellegrini venuti da tutti i paesi per le festività ebraiche e che,
normalmente, dopo qualche mese di soggiorno, dovevano tornare a casa. La
comunità cristiana era così attraente, che queste persone ritardarono di molti mesi, il
viaggio di ritorno a casa per continuare a godere della vita comunitaria. Ben presto i
fondi messi per il viaggio finirono e, nell’impossibilità di fare un lavoro, dovettero
essere finanziati con i beni dei residenti in Palestina. Alcuni pellegrini morirono,
lasciando mogli e figli senza sostentamento. Di qui nascevano le lamentele cui
peraltro la comunità riuscì a dare una soddisfacente risposta con l’elezione di sette
diaconi, tutti provenienti dall’esterno ( ellenisti). La vera ragione della dispersione fu
la persecuzione che, prima toccò gli stessi apostoli Pietro e Giovanni e si fece, però,
più cruenta quando ad evangelizzare furono i diaconi, che, come abbiamo visto, non
erano del luogo.
In effetti la morte di Stefano, il più attivo tra questi evangelisti, segnò, da una parte,
l’inizio della persecuzione e, dall’altra, la fine della chiesa cristiana primitiva di
Gerusalemme. Tutti i credenti furono dispersi, ad eccezione degli apostoli e dei
familiari di Gesù.
Possiamo pensare anche che questa persecuzione rispondesse ad una profonda
esigenza spirituale della stessa comunità. I primi convertiti avevano, istintivamente,
applicato
il
consiglio
che
Pietro
aveva
dato
a
Gesù
dopo
la
trasfigurazione.(Fermiamoci dove stiamo bene ed in comunione con Dio!) Era
necessario, invece, che il cristianesimo si propagasse “nella Giudea in Samaria e fino alle
estremità della terra” (Atti 1:8)
D’altra parte l’essere stati insieme per qualche tempo, ha permesso ai credenti,
dispersi per il mondo, di avere un modello di chiesa, da trapiantare nei loro paesi
d’origine.
In questa prima comunità,
infatti, si ha una netta distinzione tra la direzione
spirituale, affidata agli apostoli, e quella amministrativa, affidata ai diaconi, anche se,
per quest’ultimo compito, il diaconato, si scelgono persone che, alla capacità pratica,
aggiungono una buona testimonianza personale e capacità evangelistica.
La Pentecoste
Il libro degli Atti spiega, nel cap.2, cosa è avvenuto nel giorno della Pentecoste, ma
lascia aperti alcuni problemi. Non vi è dubbio che il primo significato sia la
purificazione delle lingue. Non a caso il profeta Isaia, di fronte alla visione di Dio,
aveva fatto coincidere la sua condizione di peccatore con l’essere uomo dalle labbra
impure, e che era membro di un popolo dalle labbra impure. Uno dei testimoni del
miracolo della Pentecoste, Giacomo , fratello del Signore, dedicherà 12 versetti della
sua epistola a descrivere gli effetti di una lingua non purificata da Dio. (Giac. 3: 1-12)
Il secondo aspetto del miracolo, consiste nel vento impetuoso che soffia e che
costringe i membri della primitiva chiesa a scendere in piazza ed a rivolgersi alla
folla di Gerusalemme.
Il terzo avvenimento è molto dubbio. Secondo il ver. 4, sembrerebbe che ognuno dei
discepoli parlasse in lingue diverse l’una dall’altra; secondo, invece, il ver. 8, si ha
l’impressione che ciascuno degli ascoltatori li sentisse parlare nella propria lingua
d’origine, come grazie ad una gigantesca interpretazione simultanea. Non vi è
dubbio che quest’ultima spiegazione acquista un particolare valore, come se il giorno
della Pentecoste vi fosse stato il contrario della Torre di Babele. In quel caso, persone
che avevano una sola lingua, non erano stati più in grado di capirsi; qui, invece,
popoli diversi si vedevano unificati nella comprensione della voce dello Spirito.
Da un punto di vista psicologico, credo si possa affermare che una funzione dello
Spirito Santo sia proprio quella di far comprendere reciprocamente i credenti. In una
società che, allora come oggi, è dominata dalla incomunicabilità tra persone che si
conoscono e che vivono insieme, il cristianesimo dovrebbe garantire essere l’unità,
anche tra chi non si conosce, e che ha storie, esperienze, lingue o culture diverse. Il
risultato è la nascita di quella famiglia dei credenti di cui abbiamo parlato nelle
pagine precedenti.
In contrasto con questa interpretazione, pare essere il frastuono che si crea nelle
piazze di Gerusalemme e che fa credere che i discepoli siano degli ubriaconi fuori
orario.
Molte volte si è accentuato questo secondo aspetto e si è perso di vista quello più
importante, cioè il nuovo modo di capirsi.
In questa situazione Pietro fa un discorso molto schietto ed efficace, privo, in verità,
di ogni sottigliezza diplomatica, perché attribuisce ai suoi ascoltatori la colpa
dell’uccisione di Gesù “voi per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste”
(ver.24). Ribadirà il concetto in chiusura del discorso (ver. 36) “sappia dunque
sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto Signore e Cristo quel Gesù che voi avete
crocifisso”. Il corpo del discorso, poi, è un commento dei brani profetici che si
riferivano a Cristo ed anche del passo di Gioele che parlava dell’effusione dello
Spirito Santo negli ultimi tempi.
Più netta ancora, dell’accusa rivolta agli astanti di aver crocifisso Gesù, era la
proclamazione della Resurrezione del Cristo, espressa con una franchezza che niente
aveva a che vedere con l’atteggiamento di paura che aveva caratterizzato la chiesa
nascente nei cinquanta giorni trascorsi dalla Pasqua. Si può affermare, quindi, che un
altro effetto dello Spirito Santo consiste nel dare, ai credenti, la libertà di parlare
senza timore e senza riguardi personali. Il discorso di Stefano, riportato al cap. 7
degli Atti, sarà un altro esempio del genere, ancora più rimarchevole, in quanto
pronunciato nell’imminenza della propria lapidazione. Il termine “martiri”, con cui
la chiesa onorerà le vittime della persecuzione, significa proprio “testimoni”.
Negli avvenimenti della Pentecoste è da notarsi anche l’immediatezza degli effetti
delle parole di Pietro. Nessuno rimane indifferente; molti hanno un atteggiamento di
ostilità che verrà a manifestarsi piano piano , alcuni, invece sono “compunti nel cuore e
dissero a Pietro e agli altri apostoli: fratelli che dobbiamo fare?” (ver.37)
Francesco d’Assisi notava come l’ammissione nella chiesa di questi nuovi convertiti
non fosse soggetta a nessuna attesa o ulteriore preparazione, ma fosse subordinata
solo al ravvedimento ed alla richiesta del battesimo.
E’ da notare anche, nel discorso di Pietro, la contrapposizione tra la chiesa “famiglia
di Dio” e “questa perversa generazione”(ver.40). L’effetto fu immediato: ”in quel giorno
furono aggiunte a loro circa tremila persone”.