dietro i frizzi e lazzi di pulcinella

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DIETRO I FRIZZI E I LAZZI DI PULCINELLA
di Paolo Secondini
Fu l’attore napoletano Silvio Fiorillo, famoso
capocomico della Compagnia degli Uniti e di quella degli
Accesi, il primo a portare sulla scena, nel 1621, la maschera
di Pulcinella, che assurse a personaggio teatrale con marcati
caratteri fisionomici, intorno al quale si svolsero molte
intricate vicende che, sebbene farsesche, non furono prive
di viva e palpitante umanità.
Gran tipo di smargiasso truffaldino, burlone e malizioso,
Pulcinella seppe accattivarsi le simpatie di un vasto
pubblico, non lasciando alcun dubbio sul proprio ideale di
vita: il dolce far niente; sulle proprie concrete aspirazioni:
mangiare e bere ogni giorno a sazietà.
Pur di raggiungere tali scopi egli si adatta a qualsiasi
ruolo, a ogni situazione; non disdegna persino di rubare, di
ingannare o semplicemente di mentire. Ma questo modo di
agire, lungi dal riflettere la sua vera natura, è piuttosto una
forma di difesa, per quanto discutibile, dalle varie avversità
della sorte, dalle gravi e complesse difficoltà della vita.
In realtà, nei segreti recessi dell’animo di Pulcinella si
celano aspetti del tutto diversi, insospettabili, che fanno di
lui - come qualcuno ha osservato – l’interprete più genuino
dell’anima infocata del popolo partenopeo, nobile,
generosa, intensamente sentimentale; e come il popolo
partenopeo, Pulcinella possiede la forza di accettare
filosoficamente le cose più sgradite, le più avvilenti, di
mostrarsi spensierato, se non allegro, malgrado il suo cuore
trabocchi di tristezza.
Quando, dunque, Silvio Fiorillo portò sulla scena la
Maschera napoletana, gli spettatori mostrarono un vivo
interesse per quel personaggio vestito di bianco (collaretto a
pieghe, inamidato, giacca e calzoni larghi), con in testa un
buffo cappello a pan di zucchero, con scarpe scure e calze
vermiglie, con la fronte e il naso nascosti da una maschera
nera; per quel personaggio che, gesticolando in modo
disinvolto, parlava con voce ora calma ora adirata, ora
flebile ora stentorea, impegnato in uno sproloquio di
espressioni patetiche, ilari, assurde.
Dopo Silvio Fiorillo, numerosi furono gli interpreti di
Pulcinella, e tutti dotati di grandi qualità recitative: Ciccio
Baldo, Andrea Calcese, Mattia Barria; inoltre Di Fiore,
Fracanzano, Barese, Cammarano, Petito, De Marchi e, in
tempi più recenti, Eduardo De Filippo. Tra le molte
commedie incentrate sulla Maschera partenopea,
interessanti furono quelle composte da Sigismondo Capeci,
segretario della regina Maria Casimira di Polonia, tra la fine
del Seicento e l’inizio del Settecento. In assoluto, la
commedia più famosa ebbe per titolo Le disgrazie di
Pulcinella; essa riscuoteva, specialmente a Napoli, un
grande successo di pubblico ancora alla fine del XIX
secolo.
Secondo alcuni studiosi l’origine di Pulcinella
risalirebbe all’antico teatro greco, in cui ricorreva il tipo di
servo intrigante e goloso, sciocco e furbastro, atto a
suscitare le risa negli spettatori; secondo altri, invece, alla
cultura popolare di Napoli o, più precisamente, di Acerra.
Non vi è dubbio che il nome derivi da una lieve
deformazione del cognome, tipicamente campano,
Pulcinello o Polsinelli.
Assai conosciuta in Italia, la Maschera lo è altrettanto in
varie nazioni europee, tra cui la Germania (Polizenelle),
l’Inghilterra (Punch), la Spagna (Pulchinelo). In Francia,
dove penetrò attraverso la Commedia dell’Arte, essa
assunse caratteristiche nuove nell’aspetto fisico: il naso
oltremodo uncinato, due gobbe (una sul petto, l’altra sulla
schiena) e una foggia diversa dei vestiti: giacca e calzoni
gialli, mantello scarlatto foderato di verde, calze bianche,
scarpe chiare con nastri vermigli.
Ma comunque lo si rappresenti, qualunque nome abbia,
qualsiasi lingua egli parli, Pulcinella conserva inalterati i
tratti più salienti del suo carattere e, soprattutto, la briosa
capacità (lui che continuamente è alle prese con i problemi
e i disagi della vita quotidiana; che è sempre al centro di
vicende spiacevoli e a volte drammatiche) di uscire
vittorioso da ogni situazione, in virtù di risorse
sorprendenti, originali, estremamente fantasiose.
(1991)
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