COMUNICATO STAMPA Oggetto: ‘BARBARA McCLINTOCK - Il gene non è una cosa’ al Festival della Scienza di Genova La compagnia bolognese Terzadecade/L’aquila Signorina, presenta a Genova la propria lettura scenica multimediale sulla genetista statunitense Barbara McClintock (1902 – 1992). Il lavoro, scritto e interpretato da Barbara Bonora, guarda alla vicenda umana e scientifica di una donna straordinaria, che seppe vincere da sola il Premio Nobel per la Medicina nel 1983, dopo essere stata ostracizzata dalla comunità scientifica per venticinque lunghi anni, durante i quali lavorò, isolata e ignorata, nel suo laboratorio di Cold Spring Harbor, accanto alle piante di mais che furono l’oggetto costante della sua ricerca e la fonte delle sue scoperte. Croce e delizia di McClintock fu l’idea secondo la quale il genoma non era quel codice inviolabile in cui tutto l’individuo era già contenuto, come credevano i biologi molecolari, ma bensì un’entità dinamica, creata man mano da un insieme interagente di unità, che comprendeva di certo i geni, ma che chiamava in causa le cellule, l’organismo, forse addirittura l’ambiente stesso. Perno sperimentale del suo ragionamento fu la scoperta - presentata addirittura nel 1951, cioè prima della definizione della struttura del DNA – degli ‘elementi trasponibili’ o trasposoni, cioè pezzetti di cromosoma che, migrando all’interno del genoma, intervengono sui geni responsabili dei caratteri fenotipici, attivandoli o disattivandoli. Considerata un’eretica indesiderabile, in quanto riteneva che l’espressione genica dovesse essere sottoposta a regolazione, McClintock prestò fede per tutta la vita ad una visione della biologia come sintonia con gli organismi, capacità di concentrarsi sulle individualità e attenzione esclusiva per le differenze manifestate dai viventi; quelle differenze che i fautori del Dogma Centrale del DNA dettato da Francis Crick, consideravano ‘contaminazioni’ o ‘aberrazioni’ genetiche. In realtà oggi è scientificamente acclarato che la danza dei ‘geni cavalletta’, che si attiva ogni qual volta l’organismo è sottoposto a stress ambientali significativi, è uno dei fenomeni più comuni tra i viventi, nonché la fonte di severi riarrangiamenti severi del patrimonio genetico. Sacerdotessa della complessità, Barbara ci mostra come si possa resistere alla seduzione delle troppo facili semplificazioni e l’intero spettacolo è in realtà un tributo alla sua sensibilità e alla possibilità di un altro sguardo sui fenomeni della vita. Utilizzando fotografie e video d’archivio, oltre a incalzanti elaborazioni visuali e sonore curate da Ultraba (aka Gabriele Argazzi), il lavoro mescola la finta intervista ad una biografa della McClinotock a brani dal vivo in cui la scienziata parla di sé in prima persona, illustrando le proprie ossessioni e cercando di far sentire al pubblico l’amarezza e l’esaltazione di una lunga e coraggiosa traversata solitaria attraverso il ‘secolo del gene’. CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE