XIX domenica del tempo ordinario
12 agosto 2007
La Parola
Prima lettura
Dal libro della Sapienza
(Sap 18,3. 6-9)
[La notte della liberazione], 3desti al tuo popolo, Signore, una colonna di fuoco, come guida in un
viaggio sconosciuto e come un sole innocuo per il glorioso emigrare. 6Quella notte fu preannunziata ai
nostri padri, perché sapendo a quali promesse avevano creduto, stessero di buon animo. 7Il tuo popolo
si attendeva la salvezza dei giusti come lo sterminio dei nemici. 8Difatti come punisti gli avversari, così
ci rendesti gloriosi, chiamandoci a te. 9I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto e si imposero,
concordi, questa legge divina: i santi avrebbero partecipato ugualmente ai beni e ai pericoli, intonando
prima i canti di lode dei padri. Parola di Dio.
Dal Salmo 32
Beato il popolo che appartiene al Signore.
Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
12
Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
1
Ecco, l’occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
18
L’anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
22
Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.
20
Seconda lettura
Dalla lettera agli Ebrei
(Eb 11,1-2.8-19)
Fratelli,1la fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. 2Per mezzo
di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza. 8Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì
partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. 9 Per fede
soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche
Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. 10Egli aspettava infatti la città dalle salde
fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. 11Per fede anche Sara, sebbene fuori dell’età,
ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso. 12Per
questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le
stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare. 13Nella fede
morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di
lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra. 14Chi dice così, infatti, dimostra di
essere alla ricerca di una patria. 15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto
possibilità di ritornarvi; 16ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio
non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città. 17Per fede Abramo, messo
alla prova, offrì Isacco e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, 18del quale
era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome.19Egli pensava infatti che Dio è
capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. Mt 24, 42-44)
Vegliate e state pronti,
perché non sapete in quale giorno verrà il Signore.
Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 12, 32-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32«Non temere, piccolo greggeA, perché al Padre vostro è
piaciuto di darvi il suo regno.33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non
invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.
34
Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. 35Siate pronti, con la cintura ai fianchiB e
le lucerne accese; 36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli
subitoC, appena arriva e bussa. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in
verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirliD. 38E se, giungendo nel
mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Sappiate bene questo: se il padrone di
casa sapesse a che ora viene il ladroE, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti,
perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate». 41Allora Pietro disse: «Signore, questa
parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Qual è dunque l’amministratoreF
fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di
ciboG? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoroH. 44In verità vi dico, lo metterà
a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo
arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigoreI assegnandogli
il posto fra gli infedeli. 47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose
meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu
affidato molto, sarà richiesto molto di più». Parola del Signore.
Note del testo
Questa Parola è un invito a non temere, invito che viene fatto a un “piccolo gregge”, a coloro che
vivono la condizione della piccolezza, perché la scelta di Dio è di affidare il Regno ai piccoli. Il Padre
fa dono del suo regno che è la comunione con Lui, realizzata in Cristo, ai piccoli. È liberante sapere che
non dobbiamo cercare grandi cose, che non dobbiamo operare con potenza: a noi, povera gente, il
Padre affida il suo regno; a noi, poveri, egli offre la sua relazione di comunione e di salvezza.
Nella prima lettura, dal libro della Sapienza, si rilegge la storia della salvezza e si fa riferimento alla
notte prima del passaggio del Mar Rosso. Allora, noi viviamo l’attesa del Signore nella Pasqua. Noi
non abbiamo attraversato il Mar Rosso, però stiamo con i fianchi cinti: cosa vuol dire? Per noi si tratta
di passare dalla schiavitù alla libertà, dalla schiavitù a una condizione nuova, quella di coloro che
vivono il regno di Dio, cioè vivono, nella loro vita, la relazione con il Signore. Cingiti i fianchi vuol
dire: preparati all’incontro.
(A): Si riferisce al popolo di Israele. Il termine poimnion designa già un piccolo gregge.
Aggiungendovi mikron (piccolo), Luca lo rende ancora più piccolo. Questo versetto conclude il testo
riguardante la provvidenza e apre il testo di oggi all’elemosina e riguardo al tenersi pronti. La
condizione per la quale non temere (questo è un tema molto caro ai profeti, soprattutto Amos e Osea) è
quella di essere “piccoli piccoli”; ciò che ci permette di non temere è proprio questa condizione di
piccolezza. Questo vuol dire rivivere in noi il mistero del Signore Gesù, vuol dire rivivere in noi il
mistero del più piccolo tra i piccoli. “Non temere” vuol dire da una parte riconoscere la nostra
condizione di piccolezza, dall’altra riconoscere che ciò che siamo lo siamo per il Signore. Difficilmente
noi leghiamo il non temere alla piccolezza, ma questa è la condizione che il vangelo ci indica. Chi è
“piccolo”, chi non ha niente da perdere, non ha nulla da temere.
(B): Stare con la cintura ai fianchi è un modo di dire frequente nella Bibbia per indicare che ci si
prepara a fare qualcosa; infatti, il lungo vestito indossato abitualmente veniva rialzato e stretto in vita
con una cintura per poter camminare o lavorare meglio.
(C): L’accento è posto sul fatto che i domestici sono “subito” al loro posto quando il padrone torna.
Dall’atteggiamento di sorpresa del padrone, che si vede atteso, ne consegue che non solo Gesù si
paragona a lui, ma è egli stesso questo padrone. Infatti i servi pronti ad accoglierlo non ricevono una
qualche ricompensa, ma il loro signore stesso si dà a loro, dal momento che si mette a servire i propri
servi. È la stessa immagine che Gesù offrì ai suoi discepoli la notte precedente la sua morte. Di
conseguenza il Regno di Dio con tutta la sua potenza sopraggiunge per i discepoli di Gesù in modo tale
che egli stesso, quando viene la sua ora, si mette a disposizione di coloro che lo attendono. Chi
appartiene a Gesù si può attendere tutto da lui.
(D): La cosa importante di questo vangelo è che viene accostato l’annuncio della venuta del Signore e
quindi la sua attesa con il discorso del servizio. Al v. 37 si fa riferimento a un padrone che serve. Il
servizio contraddistingue coloro che attendono la venuta del Signore. Il servizio dice che noi siamo in
attesa di qualcuno. Dobbiamo servire nella consapevolezza che saremo chiamati ad attendere così il
Signore. Il servizio è la condizione permanente nella quale e per la quale noi attendiamo il Signore.
Questo testo dà al servizio una apertura escatologica. Il vangelo dice: servire è attesa. In vista di cosa?
In vista del servizio per eccellenza. E qual è il servizio per eccellenza, descritto nella seconda parte del
v. 37: “si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Come a dire che poi la
condizione definitiva sarà un servizio reso da Dio a noi.
(E): Il v. 39 mette in guardia da illusorie previsioni e da una preparazione ‘all’ultimo minuto’: come è
imprevedibile la venuta di un ladro, così non è programmabile la venuta del Signore. In termini positivi
il tempo indeterminato è dato all’uomo perchè sappia esprimere con continuità il suo amore al padrone,
operando bene e rispondendo alla fiducia accordatagli.
(F): Il termine “amministratore” è tradotto anche con “distributore”, “dispensatore”. Il vocabolo
esprime bene qual è la funzione di coloro che sono preposti dal padrone a questa funzione. La loro
fedeltà e il loro amore si manifesteranno nella misura in cui sapranno trattare gli altri secondo la
volontà e lo spirito del padrone stesso.
(G): L’amministratore è fedele e saggio nel momento in cui, posto a capo della servitù, distribuisce a
tempo debito la razione di cibo. Qui c’è tutto il mistero dell’Eucaristia. Eucaristia che è intesa così:
distribuire in tempo opportuno la razione di cibo. La saggezza sta nel distribuire e questo è un criterio
che contrasta con il mondo. La fedeltà consiste nel distribuire perchè ciò che l’amministratore fa non è
altro che distribuire i beni del suo padrone; l’amministratore è fedele distribuendo perchè i beni del suo
padrone sono evidentemente destinati alla distribuzione. In fondo Gesù è insieme amministratore e
bene del Padre, è amministratore e cibo. La sua fedeltà e la sua saggezza nell’Eucaristia consistono in
questo: dare se stesso in cibo.
(H): Gesù è il servo che è stato trovato fedele perché ha fatto la volontà del Padre. Ma la cosa più
importante è che Gesù si è messo anche nella condizione dei servi infedeli, cioè nella nostra.
(I): Su un tale servo incombe un terribile giudizio: egli sarà trattato come se non avesse mai avuto nulla
a che fare con Gesù benchè sia stato al suo servizio. La traduzione letterale del testo infatti è: “lo
separerà e porrà la sua parte con chi non ha fede”.
Prefazio suggerito: “Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo del tuo
amore per noi, è un pegno della vita immortale, perchè possediamo fin da ora le primizie del tuo
Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti, e viviamo nell’attesa che si compia la beata
speranza nella Pasqua eterna del tuo regno” (prefazio del tempo ordinario, VI).
Padri della chiesa
Non vi sembra che la vita sia una via lunga e distesa e quasi un cammino segnato da tappe? Il cammino
ha inizio col parto materno e finisce col sepolcro, dove, chi prima chi dopo, arrivano tutti; alcuni dopo
aver fatto tutte le tappe, altri già alle prime. Dalle altre strade si può uscire, ci si può fermare, se uno lo
vuole; questa invece, anche se volessimo rimandare il percorso, trascina i viandanti senza posa alla
meta prestabilita. E neanche è possibile che uno che è uscito dalla porta e s’è messo sulla via, non
raggiunga la meta. Ciascuno di noi, appena uscito dal seno materno, è preso dal fiume del tempo,
lasciandosi sempre indietro il giorno vissuto, senza possibilità di ritorni. Noi ci congratuliamo degli
anni che passano come se guadagnassimo qualche cosa e ci sembra bello quando uno da ragazzo
diventa uomo e da uomo diventa vecchio. Ma dimentichiamo che tutto il tempo che abbiamo vissuto è
un tempo che non abbiamo più; così a nostra insaputa la vita si consuma… E non pensiamo quanto sia
incerto quant’altro tempo ci voglia concedere colui che ci ha mandato a fare questo viaggio e quando
ci aprirà le porte d’ingresso alla dimora stabile e che dobbiamo tenerci sempre pronti a partire di qua.
Ci dice perciò: tenete la corda ai fianchi e la lucerna accesa; siate simili ai servi che aspettano il
ritorno del padrone e si tengono pronti, in modo che gli possano aprire, appena bussa (Lc12,35-36)…
Tralasciamo le cose inutili e curiamo le cose che sono veramente nostre. Ma quali sono le cose
veramente nostre? L’anima, per la quale viviamo e che è intelligente e il corpo, che il Creatore ci ha
dato come veicolo per passar la vita. Questo vien fatto dal Creatore nel seno materno; questo viene alla
luce col parto. Questo è destinato a dominare sulle cose terrene, Le creature gli sono sottoposte, perché
eserciti la virtù. Gli è data una legge perché assomigli al suo creator e porti sulla terra un segno della
disciplina del cielo. Questo è chiamato al tribunale di Dio che lo ha mandato; è chiamato in giudizio,
riceverà la mercede di ciò che fa nella vita. E le virtù saranno cosa nostra se non ci abbandonano, se
non le cacciamo con i vizi e ci vanno innanzi alla gloria futura e mettono tra gli angeli chi le coltiva e
splendono eternamente sotto gli occhi del creatore. Le ricchezze invece e i titoli e la gloria e i piaceri e
tutta la turba di queste cose che crescono ogni giorno per la nostra insipienza, non vengono alla vita
con noi e non ci accompagnano all’uscita. Ma in ogni uomo rimane fisso e certo ciò che fu detto dal
giusto: Nudo sono uscito dal seno di mia madre e nudo tornerò (Giob. 1,11) (Basilio di Cesarea, Hom.
Quod mundanis, 2s., 5).
Sorvegliate la vostra vita. Le vostre lampade non si spengano e non si sciolgano i vostri fianchi, ma
siate pronti. Non sapete l’ora in cui nostro Signore viene (cf. Mt 24,42-44). Riunitevi spesso cercando
ciò che conviene alle vostre anime; non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede, se non sarete perfetti
in ultimo. Negli ultimi giorni aumenteranno i falsi profeti e i corruttori […] allora comparirà il
seduttore del mondo come figlio di Dio e farà segni e prodigi, La terra sarà nelle sue mani e farà cose
scellerate che mai avvennero dal principio del mondo. Allora il genere umano perverrà al fuoco della
prova, si scandalizzeranno molti e periranno. Quelli, invece, che perseverano nella fede saranno salvati
(cf. Mt 24, 10-12) dalla maledizione di lui. E allora appariranno i segni della verità: prima il segno
dello squarcio nel cielo, poi il segno del suono della tromba, in terzo luogo la resurrezione dai morti. E
allora: Verrà il Signore e tutti i santi con lui ( Zac 14,5). Allora il mondo vedrà il Signore che viene
sopra le nubi del cielo. (cf. Mt 24,30) ( Didachè, 16,1-8).
Altri autori cristiani
C’è speranza solo là dove si accetta di non vedere il futuro. Pensiamo al dono della manna. Era
quotidiano. Ma non se ne poteva tenere per il giorno dopo. Voler immaginare il futuro è fare della
fanta-speranza. Gli apostoli erano preoccupati perché avevano un pane solo. Non capivano che era
sufficiente. Noi sappiamo chi è il pane. Se è con noi, il pane sarà moltiplicato. Non appena pensiamo il
futuro, lo pensiamo come il passato. Non abbiamo l’immaginazione di Dio. Domani sarà un’altra cosa
e noi non possiamo immaginarla. Questa si chiama “la povertà”. “Dio mio, non pienamente provvisto
di questo legame che tu vuoi offrirmi”. Il futuro appartiene a Dio che, in ogni modo, vuole colmarci
(Fr. Christian de Chergè, Più forti dell’odio, 212-213).
L’“esperienza mistica”. Sempre: qui e ora, nella libertà che ci accompagna al distacco, nel silenzio che
nasce dalla quiete. Ma questa libertà è una libertà nell’agire, questa quiete è una quiete in mezzo agli
uomini. Il mistero è una realtà costante per chi, nel mondo, è libero in se stesso, è una realtà in una
maturità tranquilla nell’attenzione recettiva del dire di sì. Nel nostro tempo la via della santità passa
necessariamente attraverso l’azione. (...) Fai quel che puoi e il compito ti sarà lieve nella mano, tanto
lieve che ti protenderai fiducioso verso la maggiore difficoltà della prova che può seguire. Proprio
quando alla nuova chiarezza del mattino è sottentrata la stanchezza pomeridiana, quando i muscoli
delle gambe tremano sotto lo sforzo, quando la via pare interminabile e d’improvviso nella vuole
andare esattamente come desideri, proprio allora non ti è lecito esitare (E. Bianchi, Letture per ogni
giorno, 328).
Il primo tema alla nostra attenzione è, inevitabilmente, quello della giustizia (Lc 12,47-48). Per prima
cosa, con i criteri della nostra giustizia cosiddetta retributiva, Dio sembra usare due pesi e due misure,
mentre in realtà il suo criterio è assolutamente univoco, ma forse è possibile solo a chi conosce il cuore
dell’uomo: è il la proporzionalità tra le azioni compiute e ciò che per grazia conosciamo di Dio e della
sua legge. La seconda considerazione viene dai versi della Sapienza dove si narra come una “legge
divina” sia in realtà decisa da uomini; questo ci fa pensare che forse anche una legislazione umana
potrebbe cercare di avvicinarsi ai criteri di equità e personalizzazione del giudizio che adotta Dio. Per
questi uomini di Israele che vivono profondamente il culto di Dio è chiaro, tuttavia, che questa legge
porta con sé le promesse del Signore, ma anche una forte dose di rischio, di esposizione personale e
comunitaria. Un altro tema, emergente da san Paolo, è quello della patria, letteralmente “la terra dei
padri”. Se, dunque, Dio ha fatto viaggiare Israele tante volte e per tanti anni, è stato anche per far
comprendere come pure la terra promessa donata a loro non potesse considerarsi un punto di arrivo, un
posto in cui fermarsi del tutto. Gesù, colui che “non ha dove posare il capo”, porta questo concetto alle
estreme conseguenze: la patria non è in sé un valore, sicuramente non un valore cristiano, in quanto
non può rispondere compiutamente alle domande di appartenenza o di identità. Questo tarlo si insinua
poi nei nostri concetti di “proprietà” e di “frontiera” (Gruppo O.P.G.).
Paralleli e riferimenti biblici
v 32 Is 40,11: Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli
agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri.
Is 41,14: Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva di Israele; io vengo in tuo aiuto - oracolo del
Signore - tuo redentore è il Santo di Israele.
Mt 11,25-26: In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché
hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,
perché così è piaciuto a te”.
Mt 25,34: Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete
in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.
Gc 2,5: Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con
la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?
vv 33-34 Lc 18,22: Udito ciò, Gesù gli disse: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai,
distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi”.
At 4,34-35: Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli;e
poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
Lc 16,9: Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a
mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
1Tm 6,17-19: Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la
speranza sull’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dá con abbondanza perché ne possiamo
godere; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi,
mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.
Gc 5,1-3: E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze
sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono
consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre
carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Col 3,1-3: Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla
destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è
ormai nascosta con Cristo in Dio!
vv 35-40 Es 12,11: Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in
mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!
Ef 6,13-15: Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in
piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con
la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace.
1Pt 1,13: Perciò, dopo aver preparato la vostra mente all’azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in
quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà.
Mt 5,16: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e
rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
Mt 25,1.5 e ss: Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro
allo sposo. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono…
Ap 3,20: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da
lui, cenerò con lui ed egli con me.
Ct 5,2.4-5: Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: “Aprimi, sorella
mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di
gocce notturne”. Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta. Mi sono
alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia
del chiavistello.
Mc 13,33-37: State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E’ come uno
che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo
compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di
casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga
all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”
2Tm 4,8: Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel
giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.
Gv 12,26: Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve,
il Padre lo onorerà.
Gv 13,4-5: Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.
Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con
l’asciugatoio di cui si era cinto.
1Ts 5,2-6: Infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando
si dirà: “Pace e sicurezza”, allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e
nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi
come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle
tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
Mt 24,42-44: Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo
considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si
lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il
Figlio dell’uomo verrà.
Ap 3,3; Rm 13,11.
vv 41-44 Mt 24,45-47: Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi
domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo
ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni.
Mt 25,19-21: Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui
che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque
talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei
stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
1Cor 4,1-2: 1Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora,
quanto si richiede negli amministratori è che ognuno risulti fedele.
Lc 16,1-2; 1Pt 4,10; Gv 21,15; 1Pt 5,2-4; Lc 22,28-30.
vv 45-46 Mt 24,48-51: Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a
venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il
padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la
sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
Ez 34,3-5.10: Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate
il gregge. Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato
quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete
guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie
selvatiche: sono sbandate. (…) Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del
mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma
strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
Is 56,10-11; Gd 1,12-13; Mt 7,22-23; Mt 13,41-43.
vv 47-48 Lc 10,13-14: Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché se in Tiro e Sidone fossero stati
compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi
di cenere. Perciò nel giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.
Gv 9,40-41: Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: “Siamo forse
ciechi anche noi?”. Gesù rispose loro: “Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi
vediamo, il vostro peccato rimane”.
Gv 15,22-24; Gv 19,11; Lc 16,10-12; Mt 25,26-30.