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Enrico Caruso
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Enrico Caruso.
Enrico Caruso (Napoli, 25 febbraio 1873 – Napoli, 2 agosto 1921) è stato un tenore italiano. È
considerato il tenore per eccellenza, grazie alla suggestione del timbro e alla inconfondibile malia
dello strumento vocale.
Indice
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1 Biografia
1.1 Infanzia ed esordi
1.2 Un amore sfortunato
1.3 Delusione al Teatro San Carlo
1.4 Primo cantante ad incidere dischi
1.5 Core 'ngrato
1.6 Malattia e morte
2 Giudizio critico sull'artista
3 Curiosità
4 Repertorio e debutti
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Biografia [modifica]
Infanzia ed esordi [modifica]
Nacque a Napoli in via SS. Giovanni e Paolo 7 nel quartiere di San Carlo all'Arena da una povera
famiglia di Piedimonte d'Alife, attualmente denominata Piedimonte Matese, in provincia di
Caserta; il padre, Marcellino (1840 – 1908), era un operaio metalmeccanico e la madre, Anna
Baldini (1838 – 1888), faceva la donna delle pulizie. La madre aveva avuto prima di lui 17 figli:
tutti morti. Dopo di lui nacquero altri tre fratelli.
Il Vecchio Met (foto dal 1905).
Dopo aver frequentato le scuole regolari, a dieci anni andò a lavorare col padre in fonderia ma sotto
l'insistenza della madre si iscrisse a una scuola serale dove scoprì di essere portato per il disegno;
iniziò così ad elaborare progetti di fontane per l'officina dove lavorava. Ma nel frattempo qualcosa
stava crescendo in lui: la sua voce. Le prime arie d'opera e le prime nozioni di canto gli vennero
insegnate dai maestri Schirardi e De Lutio.
Caruso posa accanto ad un elegante grammofono modello Victrola
Nel 1888 sua madre morì di tubercolosi e poco tempo dopo il padre si risposò con Maria Castaldi.
Oltre a cantare nel coro della chiesa, Enrico fece qualche apparizione in spettacoli teatrali; la sua
voce nel frattempo si era irrobustita e le piccole rappresentazioni cominciarono a non bastargli più.
La sua fortuna iniziò quando il baritono Eduardo Missiano sentendolo cantare si entusiasmò a tal
punto che lo presentò al maestro Guglielmo Vergine il quale accettò di dargli lezioni per fargli
migliorare la voce ma pretese da lui il 25% dei suoi guadagni con un contratto che sarebbe durato
cinque anni.
Nel 1894 Caruso venne chiamato alle armi, ma dopo solo un mese e mezzo, grazie alle leggi in
vigore a quel tempo e ad un maggiore che era amante della musica, venne congedato e mandato a
casa per permettergli di continuare a cantare e a studiare. Dopo le lezioni con il maestro Vergine,
Caruso si sentiva ormai pronto all'esordio, ma alle prove per la Mignon di Ambroise Thomas non
venne accettato. Esordirà il 16 novembre 1894 con una parte ne L'amico Francesco di Domenico
Morelli percependo 80 lire per quattro rappresentazioni (poi ridotte a due a causa dello scarso
afflusso di pubblico e nonostante una buona critica).
Un amore sfortunato [modifica]
Iniziò così ad esibirsi nei teatri di Caserta, Napoli e Salerno e fece la sua prima esibizione all'estero
al Cairo percependo la cifra di 600 lire per un mese di lavoro. Nel 1897, a Salerno, Caruso conobbe
il direttore d'orchestra Vincenzo Lombardi che gli propose di effettuare con lui la stagione estiva a
Livorno; qui Caruso conobbe il soprano Ada Giachetti, sposata e madre di un bambino. Con lei avrà
una relazione che durerà undici anni e da cui nasceranno due figli: Rodolfo (1898 – 1951) ed Enrico
junior (1904 – 1987). Ada lo lascerà per fuggire con il loro autista, con il quale cercherà anche di
estorcergli denaro. Tutto finirà in tribunale con la dichiarazione di colpevolezza per la Giachetti che
verrà condannata a tre mesi di reclusione e a 100 lire di multa.
Delusione al Teatro San Carlo [modifica]
« La
vita mi procura molte sofferenze. Quelli che non hanno mai provato niente, non possono
cantare. »
(Enrico Caruso)
Nel 1898 Caruso esordisce al Teatro Lirico di Milano nel ruolo di Loris in Fedora di Umberto
Giordano; seguirono poi tournée in Russia, a Lisbona, Roma, Montecarlo e al Covent Garden di
Londra dove interpretò il Rigoletto di Giuseppe Verdi; l'anno dopo sarà a Buenos Aires.
Nel 1900 Caruso cantò nuovamente alla Scala nella Bohème diretta da Arturo Toscanini e nel 1901
a Napoli al Teatro San Carlo dietro un compenso di 3.000 lire a recita. Qui, durante l'interpretazione
de L'elisir d'amore ebbe la sua più grande delusione: la sua emozione e un'insicurezza malcelata
non lo fecero cantare al meglio. Fortemente deluso dalla reazione dei suoi concittadini e dalle
critiche che gli vennero rivolte, (centrate sul fatto che la sua voce fosse portata maggiormente al
registro di baritono piuttosto che su quello di tenore), decise di autoesiliarsi e di non cantare mai più
nella sua città natale.
Primo cantante ad incidere dischi [modifica]
Con Rosa Ponselle in La forza del destino
Shellac record del 1908; fabbricati in Hannover, Germania. Aria dall'opera La Forza del Destino
cantata Enrico Caruso. Registrazione del 1906.
Dopo questo episodio Caruso cercò comunque di curare di più la sua voce per correggere i difetti e
crearsi un repertorio.
A Milano incise l'11 aprile del 1902 dieci dischi con arie d'opera per conto della casa discografica
inglese Gramophone & Typewriter Company. Il cantante napoletano fu il primo a cimentarsi nella
nuova tecnologia, fino ad allora snobbata da molti altri cantanti, e questo determinò il suo successo
e quello della casa discografica.
Medaglia regalata da Enrico Caruso a Pasquale Simonelli, il suo impresario di New York nel 1903.
Diritto: Caruso a sinistra. In basso a destra: Salanto, firma dell'autore della medaglia.
Rovescio: Musa della Musica con lira. Sopra PER RICORDO. Attorno al bordo: TIFFANY & Co.
24 carati GOLD (oro) Y (27 mm.)
A novembre del 1903 è in America – risiedeva al Knickerbocker Hotel, che attualmente non è più
un albergo ma un prestigioso palazzo con uffici societari chiamato Six Times Square – quando
ancora stava con la sua amata Ada: aveva avuto un contratto col Teatro Metropolitan di New York,
che ottenne grazie alla mediazione del banchiere Pasquale Simonelli, e il suo esordio avvenne il 23
novembre con il Rigoletto.
Passato l'impasse della prima, ebbe un tale successo con le successive rappresentazioni tanto da
diventare l'idolo dei melomani dell'epoca. Caruso stesso commissionò a Tiffany & Co. la
produzione di una medaglia in oro 24 carati col suo profilo, per ricordo delle sue recite al
Metropolitan di New York, da distribuirsi tra i suoi intimi.
Caruso pretendeva ingaggi esorbitanti ma era anche capace di cantare gratis per allietare gli
emigranti. Ma oltre alla fama in America, subì anche la gelosia e l'invidia di taluni che lo fecero
accusare di molestie sessuali ad una giovane sconosciuta e gridarono allo scandalo per un bacio
scambiato in scena con la soubrette Lina Cavalieri. Caruso venne condannato a pagare
un'ammenda, subendo così un'ingiustizia ed una cocente umiliazione.
Core 'ngrato [modifica]
Nel 1909 incise una serie di ventidue canzoni napoletane che comprendevano anche Core 'ngrato,
canzone scritta da Riccardo Cordiferro e da Salvatore Cardillo che si ispirarono alle sue vicende
sentimentali dopo l'abbandono da parte della Giachetti. Fu in quell'anno che Caruso venne operato a
Milano per una laringite ipertrofica, intervento che non compromise sul momento la sua carriera
tanto da consentirgli di continuare le sue tournée per il mondo senza trascurare recite per
beneficenza durante il periodo della guerra. Solo a Napoli non volle tenere più alcun concerto
sentendosi ancora indispettito dall'accoglienza ricevuta anni prima al San Carlo.
Sposata il 28 agosto del 1918 Dorothy Benjamin (1893 – 1955), ragazza di buona famiglia dalla
quale avrà una figlia, Gloria (1919 – 1999).
Malattia e morte [modifica]
Dopo una lunga tournee in Nordamerica, nel 1920, la salute del tenore iniziò a peggiorare. Sono
state avanzate molte ipotesi al riguardo: suo figlio in particolare colloca l'evento scatenante in un
incidente durante il Sansone e Daliladel 3 Dicembre, quando fu colpito al fianco sinistro da una
colonna crollata dalla scenografia. Il giorno dopo, prima della rappresentazione di Pagliacci,
Caruso ebbe un accesso di tosse e si lamentò di un forte dolore intercostale.( alle costole )
L'11 Dicembre, il tenore ebbe una forte emorragia dalla gola: la rappresentazione fu sospesa dopo il
primo atto. Fu solo il giorno di Natale, quando il dolore si era fatto insostenibile, che gli fu
diagnosticata una pleurite infetta. Operato il 30 dicembre al polmone sinistro, trascorse la
convalescenza in Italia, a Sorrento. Dopo una lieve ripresa ebbe una ricaduta (secondo la moglie,
dovuta alla visita di un inesperto medico locale): diretto a Roma per subire un nuovo intervento
chirurgico, morì in una stanza dell'albergo Vesuvio a Napoli. Aveva 48 anni.
È sepolto a Napoli, in una cappella privata nel cimitero di Santa Maria del Pianto nel quartiere
Doganella.
Caruso interpretò due film come protagonista, My cousin e The splendid romance.
Giudizio critico sull'artista [modifica]
I funerali di Enrico Caruso
Poiché fu il primo cantante a sfruttare con consapevolezza le potenzialità (anche remunerative)
offerte dal disco, la sua fama gli sopravvisse per molti anni, rendendo sempre aperta la caccia a chi,
tra le grandi voci di tenore, ne potesse essere considerato a buon diritto l'erede.
Le doti naturali del giovane Caruso, per la verità, non apparivano indiscutibili: aveva voce poco
potente, facile all'incrinatura sugli acuti e decisamente "corta", sì che, a volte l'emissione di un
semplice "la" naturale poteva causargli delle difficoltà, al punto che lo si sarebbe potuto anche
considerare un baritono.
Con l'applicazione, tuttavia, Caruso, da intelligente autodidatta particolarmente esigente nei propri
confronti, arrivò a sviluppare una personale tecnica vocale (in cui l'intero torace – ad un tempo
mantice e organo – vibrava amplificando magnificamente i suoni) tale da correggere tutti i
principali difetti dei primi anni di carriera, utilizzando il naturale colore scuro della voce come un
elemento di virile seduzione.
In un panorama vocale che stava faticosamente abbandonando certe leziosità ottocentesche (quelle
amate a Napoli, dove infatti Caruso naufragò ne L'elisir d'amore) e a cui mancavano ancora le voci
adatte a rendere le violente passioni portate sulla scena dalla giovane scuola, Caruso fu la
personalità giusta al momento giusto: seppe dare un'interpretazione straordinaria di Canio e di altri
ruoli veristi, come Chénier, ma anche di quelli di Aida, Rigoletto, o Faust, opere cantate con un
gusto del tutto nuovo e ben testimoniate da dischi tecnicamente primordiali ma eccezionali sotto il
profilo puramente vocale. Entrò quindi anche nelle grazie di Puccini che scrisse per lui La fanciulla
del West.
Dopo un'operazione alle corde vocali (causa noduli proprio a queste) subita nel 1909, come ben
testimoniato dai dischi, la voce divenne ancora più brunita, talune agilità gli furono precluse e
sempre più faticoso divenne l'uso della mezzavoce. Ciò non di meno Caruso rimase un interprete
inarrivabile per impeto e passionalità e, almeno fino al si acuto, in grado di afferrare di slancio acuti
tonanti che mandavano in visibilio il pubblico e risuonavano anche nelle numerose incisioni di
canzoni napoletane.[1]
E' importante ricordare che i metodi di registrazione fonografica del tempo non permettevano di
registrare la completa gamma vocale dell'interprete. I supporti avevano una durata massima di 4
minuti e mezzo e molti pezzi furono accorciati per rispettare tale limite.
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