too much junkie business

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TOO MUCH JUNKIE
BUSINESS
n.6
the
"the devil raped my brain and I liked it "
ISSUE
ex Shove, Shove in the Web, Shove News
e-zine senza arte né parte, che si fa gli affari suoi quando riesce
The Applicants official newsletter
INTRO
Autunno. Stagione di merda. Come tutte le altre, no?
E' passato diverso tempo dal numero precedente, ma spesso mi sono trovato a fare i conti con una certa
voglia di mandare a monte tutta la faccenda della e-zine, con l'impulso di mollare e ritirarmi. E poi, come
al solito, sono ancora qui. In fondo si sapeva fin dall'inizio che sarebbe andata così. Certo, non posso
certo dire di potere contare su un certo scambio o comunicazione con gli iscritti alla mailing list, che
rispetto ai tempi della vecchia Shove in the Web sono del tutto mancanti di reazione ad ogni invio (alla
fine ho dei feedback di sorta solo dai vecchi amici che sentirei anche indipendentemente dalla e-zine);
ma forse è giusto così: mica è scritto da nessuna parte che ogni volta che si legge un giornale o un libro o
qualsiasi altra cosa si deve contattare l'autore. No? A volte, però, ho un dubbio: ma quanti di voi
cancellano la e-zine senza leggerla? Sì, lo so, sono le domande del cazzo che ci si fanno, un po' come
quando, dopo avere scopato, non sai se chiedere alla signorina se è venuta o meno, quando no te ne sei
accorto. Chiuso il discorso, che è meglio. Anche perchè, alla fine, chissenefrega.
Versante rock'n'roll... boh, non so che dirvi. Esiste ancora, almeno nella mia vita. Forse va un po' troppo
di moda, ma mi consola vedere che chi ne parla dice, di solito, cazzate. Il che significa che presto le
attenzioni delle scimmie si focalizzeranno su altri fenomeni.
E con questo direi che è tutto.
Ah, dimenticavo: sono pronte le interviste a Lords of Altamont e Cynics per i prossimi numeri. E poi
vedremo.
E vi avverto: questo numero è una cazzata. Ma aspettatevi presto uno "Speciale Altamont".
Adios.
AVVISO AI NAVIGANTI
Dato che la politica del servizio di e-mail gratuita di Bigfoot è cambiata e mi limitano il traffico in
casella, vi invito ad aggiornare la vostra rubrica e a utilizzare, per contattarmi, solo i seguenti
indirizzi di posta elettronica: [email protected] oppure [email protected]
Grazie!
SPECIAL FEATURE:
INTERVISTA A SEAN BONNIWELL
(MUSIC MACHINE)
PARTE SECONDA
Sean Bonniwell, ovvero la voce e la mente dietro ai Music Machine, gruppo culto di garage sixties
responsabile di quel massacro sonico che è "Talk talk", ovvero il brano d'apertura del loro primo e
fondamentale LP "Turn on". Mr Bonniwell è ormai un signore che ha passato i 50 da un pezzo e che ha
"trovato la via del Signore"... insomma, ora è una specie di cristiano fondamentalista, come potrete notare
dal tenore di alcune affermazioni. Peccato, poi, che Mr Bonniwell abbia risposto a domande che si
inventava lui... insomma, scrive quello che vuole indipendentemente da ciò che gli viene chiesto e, come
se non bastasse, con una prosa circonvoluta e complessa, un misto di fraseggio biblico-cristiano, inglese
arcaico e linguaggio da saggio accademico. Intervista condotta via e-mail da Mongo Santamaria ;
traduzione del sottoscritto boss della fanzine.
5) Hai mantenuto i contatti con i membri della band negli anni? Vorresti descrivermi ognuno di
loro con un aggettivo?
Sì, a fasi alterne grazie alla tecnologia (e-mail); comunque Ron Edgar e io abbiamo fatto due date di
reunion alla fine dello scorso anno: abbiamo suonato al Cavestomp a New York e allo Scramarama a L.A
(visitate il sito: http://clubs.yahoo.com/clubs/thedoubleyellowline per leggere commenti e recensioni). Un
aggettivo per ognuno dei Music Machine... preferirei evitare. Sono tutti amici carissimi e vicini, nonché ex
compagni di gruppo. Un singolo aggettivo per ognuno di loro sarebbe un'offesa al profondo rispetto che
nutro per la loro abilità musicale e la loro intelligenza. I ritratti delle loro personalità (sia comici che più
drammatici) sono tracciati dettagliatamente nel libro "Beyond the garage" [il libro sui Music Machine che
Bonniwell ha scritto - n.d.A]. Per averlo contattate: Christian Vision, P.O. Box 409, Porterville, CA 93258;
costa $35.00 + $18.00 di spese postali per l'Europa [... economico, vero? - n.d.A.]. La storia completa dei
Music Machine dagli albori alla fine (per maggiori informazioni: http://bonniwellmusicmachine.com ).
6) Secondo te, quali sono gli album più rappresentativi dei sixties e perché?
Sono piuttosto recalcitrante a citare LP interi (con l'unica possibile eccezione degli Yardbirds), perché
quello era il periodo in cui uscivano solo singoli davvero importanti; parlo di gente come Steppenwolf,
Kinks, Zombies, Norman Greenbaum ("Spirit In The Sky") e la maggioranza di coloro che fecero parte di
quello che io chiamo "movimento art rock"... artisti che catturarono la rabbia e l'idealismo della
controcultura sixties. Gli LP, con le loro parti strumentali dilatate, erano confezionati solo e unicamente
per i fumatori incalliti di erba, irrimediabilmente fuori di testa.
7) Hai qualche aneddoto da raccontare a riguardo di qualche band con cui avete suonato?
A bizzeffe, ma sono troppo numerosi per contenerli in questa intervista (sono comunque tutti nel libro:
The Byrds, The Blues Magoos, The Carpenters, Blue Cheer, The Left Bank... e molti altri, compresi
personaggi come Jim Morrison e Richard Pryor). Ecco un esempio [e parte con il secondo estratto
copia\incolla dal suo cazzo di libro! - n.d.A.]: "Talk talk" non ci deluse mai. Aveva sempre magia, e la
trasmetteva sia ai Music Machine che al pubblico senza volto e urlante che non riuscì mai a sentire più
dei primi due accordi del pezzo. Il nostro debutto all'Acquarius Theater a Los Angeles fu un trionfo
personale e il vero e proprio inizio dell'attività del gruppo in veste di attivo partecipe alla nascita del rock
come spettacolo. La gente era pigiata da parete a parete e molti erano dovuti restare all'esterno,
aspettando di riuscire a entrare. Attendemmo nervosi dietro il sipario, mentre Richard Pryor terminava di
scaldare il pubblico: non appena avesse finito, il palco girevole si sarebbe mosso e avrebbe presentato i
Music Machine alla città di L.A. per la prima volta. Pryor, che apriva, non si era mai confrontato in
precedenza con grosse folle e la sua gretta violazione dell'etichetta dei nuovi arrivati - la sua esibizione
durò tre ore filate, infarcite di volgarità esplicita - venne molto apprezzata dai promoter, che da tempo
immemore sono convinti che parolacce e rozzezza abbiano un immenso potenziale d'intrattenimento. A
peggiorare il tutto, Pryor era davvero iperattivo ed euforico. Alla fine, quando pronunciò l'ultimo "cazzo" e
il presentatore iniziò a incitare la folla perché applaudisse, dissi alla band di coricarsi sul palco e fingere di
essere addormentati. Appena ci annunciarono, la grande piattaforma rotante dello stage iniziò a muoversi
e il sipario si aprì. Risate e applausi riempirono la sala, quando il pubblico vide i Music Machine accasciati
sui propri amplificatori e sulla batteria, apparentemente addormentati. Appena prima che fossimo
completamente visibili, ci alzammo in piedi contemporaneamente dando le spalle al pubblico; io guardai
tutti gli altri membri negli occhi e dissi loro: "Questo è l'inizio della fine... o la fine dell'inizio". Ci
scambiammo uno sguardo silenzioso di reciproca fiducia e unione, sorridendo. Diedi il quattro e le prime
note che uscirono polverizzarono ogni dubbio sui Music Machine. Afferrai il microfono e fu come se
qualcosa che fino a quel momento mi stata ingannevolmente nascosta guidasse la mia voce. Mi sentii a
casa.
8) Cosa pensi delle garage band degli anni '80 come Fuzztones o Chesterfield Kings?
Sono onorato del fatto che riconoscano l'influenza dei Music Machine e grato per il loro supporto ed
incoraggiamento. Rudi Protrudi è un caro amico. Mi ha letteralmente strappato al pensionamento per
mettere in piedi lo show di New York e i suoi Fuzztones hanno fatto da backing band a me e Ron con una
performance spettacolare.
9) Vorresti parlare della tua ultima uscita su Sundazed, "Ignition"? Pensi che la nuova
generazione abbia bisogno di riscoprire certe sonorità?
Penso che la maggior parte di loro lo abbia già fatto... almeno i veri seguaci del garage lo hanno fatto. Ci
sono voluti 40 anni perché "Ignition" uscisse... quei brani sono stati seppelliti, nascosti, per ragioni
complicate. Ma non perduti e dimenticati. La storia che racconta le modalità e i motivi per cui sono usciti,
alla fine, sono troppo complicati per questa sede; mi accontento di dire solo che al momento sono pochi
gli artisti con il privilegio di vedere il proprio lavoro salvato e disseppellito dall'oscurità [Sean... mai sentito
parlare di ristampe ed etichette tipo Norton? Eppure non si sono mai viste tante ristampe e raccolte di
brani inediti come negli ultimi anni... mah... - n.d.A]
10) Bene, questo è quanto... vuoi aggiungere qualcosa per i nostri lettori?
La nostra esistenza sulla terra ha una storia, un presente e un futuro: tutto ciò è stato, è e sarà fatto non
in virtù dei progressi evolutivi dell'uomo (una teoria che, per essere abbracciata, richiede più fede di
quella della creazione), ma a causa dell'anelito del suo cuore, che lo porta a combattere per carpire il
significato ultimo della vita. Ci sono verità assolute, universali ed eterne che governano il destino
dell'umanità. Io, come individuo, ho fatto in modo che la musica della mia anima arrabbiata e confusa
divenisse parte del mio cuore di poeta. L'identificazione di questo fatto con un nome differente o, peggio,
la negazione di questo umano desiderio di scoprire la verità è la morte del benessere collettivo
dell'umanità, perché in questo modo uccidiamo la ragione ultima per la quale noi creiamo. Sia che noi
dipingiamo, cantiamo, componiamo o usiamo il linguaggio per esprimere gioia, lacrime e tormento, tutto
ciò è la volontà di Dio. E noi viviamo la nostra vita al massimo attraverso suo figlio. Nell'attuale piega che
il 21° secolo ha preso, la verità non è andata perduta, ma necessita della speranza di recuperarla, da
parte di ogni generazione. I modi in cui la verità perdura e sopravvive sono oscuri, ma è innegabile che la
verità stessa non deve mai essere misurata e amministrata dai falsi profeti del nuovo ordine mondiale, i
nemici della libertà che sono al governo.
RECENSIONI
Nuova organizzazione per le recensioni: come vedrete ho diviso la carta dai dischi, CD e nastri; in
secondo luogo ho diviso il materiale sonoro italiano da quello straniero. Forse è più facile da consultare
così.
Se volete mandare qualcosa da recensire, sarà assolutamente ben accetta (anche se non
necessariamente ben recensita); tutto quanto verrà preso in considerazione. Contattatemi prima di
qualunque invio, scrivendomi a questo indirizzo: [email protected]
BOOKS & 'ZINES, BOOKS & 'ZINES, BOOKS & 'ZINES, BOOKS & 'ZINES
# BANGS LESTER, psychotic reactions and carburetor dung (libro, Serpent's Tail, 2001): per
avvicinarci a questo libro dobbiamo tornare alle origini, prima di tutto quel ciarlare e quell'elargire giudizi
arbitrari che fiorì al momento della morte di Lester Bangs e che gli donò una certa notorietà. Questo
perché c'è un sacco di fumo a offuscarne l'immagine ed è necessario eliminare il fango dell'ignoranza se
vogliamo arrivare a vedere risplendere l'immacolato, lurido, caotico, sacrale prisma del primo (e forse
ultimo) dei giornalisti rock. Non mi piace fare la parte dell'adoratore, di quello che si incarica di apologie
varie. Ma, d'altronde, non dovrei vestire questi scomodi panni se vivessimo in un mondo sano di mente,
un mondo in cui ogni persona potesse, con un semplice sguardo e un'altrettanto semplice operazione
mentale, apprezzare Lester Bangs e i suoi indiscutibili meriti (è anche vero che, in un simile mondo, un
Lester Bangs non avrebbe mai avuto ragione di esistere). Per cui, a dispetto della prosa a tratti degna di
un contorsionista in acido, a dispetto di argomenti e gruppi a un primo esame privi di interesse, questo è
un libro da leggere, un obbligo morale per chiunque si dichiari appassionato di musica e creda di avere
almeno un pezzettino di anima nascosto in qualche anfratto. L'estetica del rock'n'roll è meno semplice di
quello che crediate e più arcana di quello che sembra. Forza con lo sciroppo alla codeina, stronzetti...
Lester Bangs: il migliore scrittore statunitense degli anni '70.
# DAVIS STEPHEN il martello degli dei - la saga dei Led Zeppelin (libro, Arcana, 2002): miiinchia i
Led Zeppelin, dio fà, che palle, cristocazzoporcoddìo, Valentini sei un rincoglionito, che musica di merda,
gruppi delle balle... OK: piantatela subito prima che mi girino le palle. Non vi piacciono gli Zeppelin? Non
è il caso di fare le scimmie da zoo come al solito. Nemmeno a me fanno impazzire, o, per lo meno, mi
piace solo il secondo terronissimo album... un disco che comunque basta e avanza per consacrarli a un
livello di mostri imprescindibili per la storia del rock e del rock'n'roll. Ladri di riff, cafoni campagnoli,
ubriaconi, tossici, rovinafamiglie, precursori dei suoni metallici più estremi (anche se, forse, in questo gli
Stooges li superarono)... e poi, cosa cazzo volete dire contro il gruppo che per tutti gli anni '70 ha regnato
incontrastato nei parcheggi d'America, diffuso dagli Stereo8 e dalle autoradio di ogni teenager in cerca di
scopare, di ubriacarsi e magari di farsi qualche Quaalude, per buona misura? Nulla. Questo libro è la
traduzione (non troppo buona, vero Guido Chiesa!?) italiana della saga biografica della band, aggiornata
fino ai giorni nostri. Una lettura divertente e veloce, che fotografa tutti i periodi della band: dagli esordi da
sconosciuti, alla follia dei primi tour americani, fino alla noia mortale e allo sfiatamento degli ultimi mesi.
Eccessi, sesso, alcool a fiumi, depressione, stadi stracolmi, magia nera... e un'immagine che mi è rimasta
in testa: i marines statunitensi che si lanciavano in battaglia, in Vietnam, ascoltando a manetta con le
radioline portatili "Whole lotta love". I'm gonna give you my love...
# KONTAGIO n.1 (fanzine, 30 pg): a volte mi chiedo cosa spinga una persona a pubblicare una fanzine.
Non voglio accanirmi contro Gianluca e Simone, editori di Kontagio, per cui spero che capiranno ciò che
sto per dire. Insomma, una fanzine - a mio modesto parere - per avere un senso deve avere qualche
particolarità, un minimo di personalità (meglio se ne ha tanta) e contenuti interessanti in qualche modo...
partiamo dall'ultimo punto: a chi interessano gli Exploited ora come ora? E le traduzioni dei testi di vari
gruppi anarcopunk, tanto impegnati e incazzati, quanto retorici (ragazzi, quando ho letto la traduzione di
"Raped ass" degli Anti-cimex presentata come "Culo violentato" ho riso mezz'ora con un amico...)? E le
interviste ai gruppi tipo Nothing But The Truth, che sembrano proprio non averne voglia e rispondono per
monosillabi? Passiamo ora alla personalità: Kontagio non ce l'ha proprio... deve uscire fuori, per dio... e
personalità non significa sposare slogan, guerre musicali (mi riferisco a un articolo piuttosto
adolescenziale a riguardo degli "zarri" che non potranno mai diventare "alternativi" -!?!?!?-), nichilismo da
diario scolastico... certo, ok, diciamolo: probabilmente i ragazzi in questione sono molto giovani e devono
solo aggiustare il tiro. Infine giungiamo al capitolo "particolarità": cosa ha di particolare Kontagio? Nulla.
Questo forse è il peggior difetto... non invoglia a essere letta. Ecco, ora mi pento e temo di essere stato
troppo duro... ho quasi l'istinto di cancellare tutto e scrivere un paio di righe neutre tipo "Buona
anarco-punk zine politicizzata e incazzata. Se siete fans del genere procuratevela"... ma poi penso:
servirebbe a qualcuno un atteggiamento simile? Sono convinto che i ragazzi che la pubblicano (visto che
sembrano - a giudicare dalle interviste ed esternazioni - piuttosto attaccati a correttezza e lealtà)
apprezzeranno la mia sincerità. Altrimenti... amen. Rock'n'roll was not here. Per info: [email protected]
# McNEIL LEGS & McCAIN GILLIAN please kill me (libro, Abacus, 522 pg, 1996): questo libro non è
un libro. No, non sono diventato definitivamente matto. Quello che voglio dire è che "Please kill me" è
un'esperienza, non semplicemente una lettura. Dimenticatevi tutto o quasi ciò che avete letto a proposito
del punk americano fino ad ora: sgombrate il campo. Le risposte sono qua dentro ed è abbastanza
ragionevole credere che siano quelle buone... o almeno le migliori in circolazione. Un tomo di diverse
centinaia di pagine colmo di dichiarazioni, stralci di interviste, spezzoni di articoli e testimonianze
rilasciate in prima persona da chi c'era quando il punk rock nasceva negli USA: dagli MC5 alla morte di
Johnny Thunders e Stiv Bators... non c'è nulla da aggiungere. L'unica cosa da fare è leggerlo.
# SHOW THOMAS EDWARD & KLEMKE ANITA black monk time (libro, Carson Street, 397 pg.,
1994): "black monk time", scritto in caratteri dorati, svetta sulla copertina totalmente nera del libro: uno ci
impiega un pochino a capire di cosa si tratta. Basta girarlo e leggere la quarta di copertina, vedere le
foto... è la storia dei Monks, beat band tedesca formata da soldati americani, nata intorno alla metà degli
anni '60. Il gruppo non è certamente uno di quelli che tutti conoscono, ma io non posso negare di essere
più affascinato, ultimamente, dalle letture che trattano di musica, che non dal valore intrinseco delle band
a cui si riferiscono... la ricerca della follia e del lato mitologico, oscuro del rock non si deve fermare alla
superficie... forse hanno più da darmi le autobiografie di sconosciuti che non l'ennesimo libro o articolo su
una band che conosco bene. Ad ogni modo, "Black monk time" è scritto in maniera semplice e
scorrevole: si legge senza difficoltà, anche se in alcuni tratti scivola un po' nel noioso (in effetti 400 pagine
sono lunghe e i Monks non erano certo dei selvaggi come gli Zeppelin...). Qui leggerete della scena beat
tedesca, delle battaglie delle band, dei club pieni di mangiacrauti che restavano shockati dal look
monastico della band... e poi ancora matrimoni, groupies, tour in locali infimi, pochi soldi, manager idioti,
giornalisti dementi e quant'altro. Per malati, bibliofili e completisti. Roba alla Ugly Things, per intenderci...
e io me la pappo.
ITALIA: PIZZA & MANDOLINO, ITALIA: PIZZA & MANDOLINO, ITALIA: PIZZA & MANDOLINO
# GRADINATA NORD\REBELDE il calcio è una cosa seria (split CD, Valium, 2002): non sono un
particolare estimatore o conoscitore dell'oi\street italiano (né straniero, in verità), però devo dire che
quest'accoppiata, insieme ai defunti Colonna Infame, mi è gustata parecchio. Musicalmente entrambi i
gruppi propongono uno street punk\oi core (poco core, in realtà, nonostante un coro dei G.N. reciti
proprio: "Gradinata Nord, oi core!") con qualche influenza vagamente metallica nei lavori delle chitarre.
Quindi ecco cosa troverete in questo pacchetto speciale: cori singalong, tempi veloci e medio-veloci,
chitarre tirate e riff semplici che si memorizzano subito. La differenza fondamentale tra i due gruppi
sembra essere nei testi: più sul politico quelli dei Rebelde, mentre i Gradinata Nord si concentrano su
tematiche da stadio e solidarietà ultras. Un buon dischetto... bravi i gruppi e bravo Robertò che l'ha fatto
uscire. Per averlo: [email protected] (Claudio) o [email protected] (Robertò)
# HORMONAS s\t (CD-r, autoprodotto): Hormonas è il nome di un progetto parallelo ai John Woo e, in
effetti, l'aria che si respira è la stessa, sfumatura più, sfumatura meno. Musica indiavolata, con forti radici
r'n'r, blues e roots, ma condita con tonnellate di rumore. Chitarre nervose, ritmi martellanti, cantati
sofferti... tutto è scuro, c'è poco da ridere... e hai finito i soldi... quella puttana della tua donna se n'è
andata con un tuo amico e tu ha solo più un coltello in tasca: potresti cercarli tutti e due e sgozzarli,
oppure andare a ubriacarti e cercare una rissa. Oppure tutte e due le cose insieme, che forse è meglio.
Ecco, mentre stai affondando il coltello nella gola di quel bastardo e la puttana è in un angolo coi denti in
mano, un pezzo degli Hormonas inizierà a suonarti nella testa. Chiaro, no? Per averlo:
[email protected]
# JOHN WOO woodoo (CD, Fog): l'Italia non è solo terra di mandolini, gruppi post rock ridicoli,
formazioni pop punk fatte con una fotocopiatrice rotta, crusters di terza mano e metal band di periferia...
c'è anche gente come i John Woo, che suona e vive una musica che arriva dal r'n'r, passa per il blues, si
ferma per qualche minuto a fare il pieno di noise e reimbocca l'autostrada per l'Inferno, vomitando dai
finestrini. Immaginate i Chrome Cranks che accompagnano un Jon Spencer ubriaco di grappa
abbracciato a una suora emiliana in calze a rete, tette gonfie e rossetto infuocato... musica deviante, riff
spaccatimpani, groove da orgia voodoo. Boh, sentitevelo e smettetela di leggere le mie cazzate. Per
averlo: [email protected]
# LA FALCE s\t (CD, Shove\Life Of Hate\La Fiera Dell'Odio\Red Cars Go Faster\Riot\Teppalife\Tony
Cascarino\Anno Zero, 2002): questo CD è coprodotto dall'etichetta che fondai anni orsono con Manuel,
la Shove Records. Però, dato che da qualche anno ormai il merito per la continuazione dell'attività della
label va solo ed esclusivamente a Manuel stesso, che si fa il culo e si sbatte abbestia, mi sento libero di
recensire questa uscita senza sensi di colpa e sicuro della pulizia della cosa (insomma, non tiro l'acqua al
mio mulino in nessun modo!). Passiamo alla musica, dopo il pistolotto iniziale... La Falce. Appunto, di
nome e di fatto. Una lamata sul collo... cazzo, mi è piaciuto un casino questo CD, nonostante sia fuori dal
mio binario musicale. Hardcore violento, scuro, pesante... con sciabolate di velocità e iniezioni di metallo,
ma di quello tosto, non cazzate riciclate e riff di quinta generazione! Un ascolto che ti segna, davvero: qui
dentro c'è il rock'n'roll in una delle sue evoluzioni più scure e maligne. Grande. Ah, se vi interessasse
anche il lato estetico, la confezione è da urlo. Bravi tutti... il gruppo e i coproduttori. Per averlo:
[email protected]
# MUDDLERS the next record on your label (promo CD-r, autoprodotto, 2002): questi 4 ragazzi
foggiani sono in giro da un po' di tempo e, dopo un singolo uscito l'anno passato, ecco che sfornano un
promo contenente 6 brani. La band ha fatto grossi passi in avanti rispetto a come la ricordavo: ora siamo
definitivamente nel territorio del lo-fi punk\blues\r'n'r, molto sgangherato, ma potente. Non mi viene in
mente un nome a cui avvicinarli... non so, forse alcune cose dei primi New Bomb Turks un po' più
deraglianti. Mi ha colpito la voce di Francesco, il cantante, che è davvero ottima per il genere... forse la
migliore in questo campo in Italì, azzarderei. Allora, nella speranza che questi 6 brani vengano presto
pubblicati in formato vinilico, vi invito a contattare i Muddlers e a supportarli: [email protected]
# NOX rock'n'roll monello (10", Alien Bats, 2001): mea culpa. Il gruppo mi ha inviato questo disco
tempo fa e io, perso nei meandri del mio nomadismo e delle mie malattie mentali, l'ho imboscato senza
poi ricordarmi dove l'avevo messo... l'ho ritrovato solo ora e - sebbene con un ritardo sconcio - lo
recensisco. Allora, per me si parte subito con qualche punto in più per il formato 10", che fin dalla tenera
età mi ha procurato libidine scarsamente controllabile. I tre cagliaritani in questione propongono un r'n'r
con influenze surf dalle sonorità classiche e piuttosto tradizionali, suonato molto bene e - ahimè - cantato
in italiano (non amo il nostro idioma, si sa). A tratti spunta anche un animo scanzonato e demenziale
(vedi "Il ballo del blocchetto") che può non esaltare... ma nell'economia del disco, ci può stare. Dal vivo
immagino che siano uno spasso e spero di sentire presto altre cose, magari un po' più sul versante "duro"
e meno fun. Un buon prodotto, molto d.i.y. e "ruspante"... come il r'n'r deve essere, se vogliamo! Per
averlo: Marcello [email protected]
# SNOWDOWN r'n'r again (CD,autoprodotto, 2002): arrivavano dalla Valtellina (uso l'imperfetto perché
pare si siano già sciolti) questi 5 rockers che, indubbiamente, hanno memorizzato per bene la lezione di
gente tipo Gluecifer e nidiata di simili... che dire? Mi spiace si siano sciolti, perché non erano affatto male.
Canonici (ma, d'altronde, il genere a cui erano votati impone determinati stilemi da cui è impossibile
evadere), ma trascinanti e convincenti nel loro punk-rock'n'roll glammeggiante, con riffoni che spaziano
dai Kiss agli Ac\Dc, rivisitati ovviamente nell'ottica del sound nordeuropeo. Unica pecca: il cantato in certi
tratti troppo sforzato e l'inglese dei testi, ai limiti dello stupro culturale (ma qualcuno che vi dava una
controllatina ai testi, proprio non l'avete trovato!?!?). Per averne una copia, provate a contattare
[email protected]
# XENYA s\t demo (CD, autoprodotto, 2002): ancora dalla Valtellina, ancora rock, ma questa volta sul
versante più hard canonico, ai limiti del temutissimo e (per me) in genere rivoltante rock italiano. Questi
Xenya, dal nome metallaro quanto basta, propongono un hard rock di maniera, molto ripulito e melodico,
che ha l'agghiacciante caratteristica di essere cantato in italiano e di avere liriche del tenore di "Mister
pizzacapezzoli" e "Simulaorgasmi", che, diciamolo, non aggiungono certo plusvalore al prodotto finale...
anzi! Sinceramente, non mi è proprio piaciuto e ho poco altro da aggiungere. Mah...
RESTO DEL MONDO, RESTO DEL MONDO, RESTO DEL MONDO
# ENCYCLOPEDIA OF AMERICAN TRAITORS s\t (CD, Shove, 2002): stesso discorso fatto per il CD
dei La Falce... questo esce su Shove Records, ma ormai l'etichetta è portata avanti egregiamente dal
Dott. Ing. Lup. Mann. Manuel, per cui lo recensisco senza pudore e senza timore di essere accusato di
essere uno squallido autopromotore. allora, cominciamo dal nome di questi statunitensi, che è uno dei più
fighi che io ricordi negli ultimi anni... "l'enciclopedia dei traditori americani"... mica male! La confezione è
molto curata: grafica pulita e marziale per la copertina, disegni di folle rivoluzionarie in barricata per
l'interno del booklet... ispira decisamente. La musica è violentissima, un hardcore veloce con voce urlata
su tonalità ai limiti del maniacale. Non sono un esperto del genere, anzi... però sicuramente non mancano
l'impatto e il tiro. A quanto ne so erano anche un gruppo di culto. Per averlo: [email protected]
# GUN CLUB fire of love (LP, Chrysalis -?-): puzza vagamente di bootleg questo LP spuntato non si sa
bene da dove, con una copertina che ricalca quella utilizzata nel 2000 dalla francese Last Call (ex New
Rose) per ristampare su CD il capolavoro del gruppo di J.L. Pierce. Ad ogni modo, per me poco cambia
visto che colleziono questo disco particolare e ne ho già 14 stampe differenti (sì, sono un demente, ma
che volete farci? Ognuno ha le sue, per cui...). Non voglio pensare che qualcuno di voi non abbia mai
sentito almeno un brano tratto da questo disco... no, meglio di no, perché significherebbe che sto
parlando a una platea di gibboni lobotomici venuti dallo spazio siderale. Per cui, anche se non conoscete
il gruppo, fate una bella cosa: non ditemelo e andate al più presto a procurarvi almeno una registrazione
di questo disco. Anzi di questo Disco. Quando il diavolo si fa un Roipnol, ci beve dietro 20 Southern
Comfort e poi si fa un bel buco direttamente in una vena del collo, questo è ciò che si ascolta. Demoni,
male, puttane, eroina, treni, ubriachi e un pizzico di voo-doo; ordinaria amministrazione, qui a sud del
Purgatorio.
# THE SPOOK some like it dead (CD, People Like You, 2002): probabilmente se fossimo nel 1985 e io
avessi ancora 15/16 anni questo CD mi piacerebbe. Peccato che siamo nel 2002 e io ho il doppio di
quegli anni, per cui l'unica cosa che mi viene da fare, ascoltandolo, è sorridere, scuotere la testa e saltare
di brano in brano arrivando il più presto possibile al decimo e ultimo per poi premere il bottone "stop" e
passare ad altro. Cosa volete che vi dica... un minestrone di stili dai forti, fortissimi sapori crucchi:
immaginario, iconografia e look orrorifico stile ultimissimi Misfits (quelli senza Danzig), produzione
superfiga, ottimi musicisti, doppia cassa degna di Dave Lombardo degli anni d'oro, riff mutuati ora
dall'horror-punk, ora dai gruppi speed e power metal crucchi di metà anni '80, cori da Oktoberfest...
formalmente un prodotto coi fiocchi (menzione anche alla professionalissima grafica della copertina,
molto curata), ma nella sostanza un polpettone. L'unico impiego che mi viene in mente per un disco come
questo è in viaggio, quando verso la quarta o quinta ora si raggiunge lo stadio di ilare demenza totale... e
allora, ecco, questo disco può andare bene, insieme al secondo dei Gluecifer, a qualche greatest hits
degli Iron Maiden o cose simili, per fare i mongoloidi e ridere un po'.
CHURCH OF ROCK'N'ROLL DIARIES
--->MEET THE APPLICANTS: ON THE ROAD WITH THE DEVIL: continua la marcia di questa creatura
che, da quando è nata, sembra essere diventata indipendente dalla volontà di chi ci suona dentro... per il
momento il futuro sembra riservare diversi concerti in vista, nonchè un singolo e uno split per due
etichette. I prossimi appuntamenti per vederci dal vivo sono per il 9 Novembre ad Aprilia presso il
Circolo Il Gatto e il 16 Novembre a Talamona (Sondrio) presso il Music. In ballo numerose altre date, tra
cui un ipotetico 15 Novembre a Milano o Bergamo... ma è da definire. E qui apro una parentesi: io lo so
che poi mi possono succedere cose strane, che posso diventare piuttosto imprevedibile e anche
violento... mi riferisco al fatto che certi luoghi e soprattutto certe persone mi scatenano il classico disastro
mentale incontrollabile (DMI). Per cui consiglio vivamente a un paio di persone (che non starò a
menzionare) di non presentarsi alle suddette date, anche se sono vicine a casa. Potrebbe essere un
brutto colpo. Non per me, di sicuro. Per concludere, se volete info sulle nostre attività, se volete dirci che
siamo bravi e belli, se volete regalarci soldi, se avete desideri sessuali repressi da sfogare, se volete le
spillette, scrivete al mio indirizzo e-mail. Altrimenti... vabbè, non meritate nemmeno un insulto.
--->HELL BENT FOR IKEA: Ikea. Avete presente quei mobilifici giganteschi, quelli che ce ne saranno 6
in tutta Italia, quelli che ti vendono il salotto e la cucina completi per poco più della cifra che spendereste
per farvi un week-end a Foligno con soggiorno in bed & breakfast? Quei posti giganteschi dove trovate
tutto, ma tutto tutto tutto per la casa: dallo spazzolino per il cesso in legno di pino fino ai salotti con finto
camino in polistirolo? Quei supermercati del mobile colorati che ti sembra di essere a Gardaland e che
sono attrezzati con ristoranti interni e supermercato che vende solo cibi rigorosamente svedesi (tipo
salame di stinco d'alce etc etc)? Quei posti dove se vuoi un letto ti danno un "tromso" e tu devi anche
stare zitto? Ecco. l'Ikea. Io ci sono stato due volte nella mia vita. E' un po' come andare all'inferno e
tornare bruciacchiati. Io già di mio ho una patologica avversione per i supermercati e se fosse per me la
spesa la farei bendato, possibilmente in skateboard per andare più veloce: la gente, tutta quella roba
piena di colori, i prezzi che non si capisce mai quanto cazzo costa una cosa e finisce che prendi il pane
credendo di spendere 60 centesimi e alla cassa scopri che costava 2 Euro e 90 (e pensi: chissà che
cazzo di pane sarà! Il più buono del mondo... no, di solito è uguale a quello da 60 centesimi, solo che ha
delle scritte diverse e più colorate)... tutta questa roba qua mi manda in paranoia. E all'Ikea non è diverso.
Forse peggio. Sì, perché al supermercato spesso ci si incontrano anche gli alienati come me, anche
perchè uno deve pur mangiare e bere ogni tanto. All'Ikea ci si va, invece, solo per un preciso e specifico
scopo: l'arredamento. E gli alienati non arredano: loro collezionano dischi, chitarre, giornali, suonano,
imparano a memoria pezzi di libri, fanno le fanzine, organizzano i concerti, non mangiano per mettere da
parte i soldi per un amplificatore. E allora, chi arreda? Di solito le coppiette (di fidanzati, di sposini, di
conviventi) o le famiglie che rinnovano qualche pezzo di casa. Ecco, io già alla vista di decine di coppie
che provano il letto, litigano per il colore delle poltrone, squadrano con occhio da antiquari una schiera di
tavoli di compensato plastificato e decretano "Questo me piace de ppiù... me pare ppiù delicato"... dicevo,
alla vista di queste cose, sarò stronzo, ma mi viene l'orticaria. Ma non l'orticaria razziale, quella da
redneck che ti fa venire la voglia di sparare in bocca a qualcuno solo perché in quel momento ti sembra
diverso da quello che hai in mente tu. No, quella mi viene in altri momenti. Parlo di un'orticaria diversa,
uno strano miscuglio di invidia che subito si tramuta nella voglia di dire "guardate che fate una cazzata e
fra sei mesi il 70% di voi sarà single, con dei debiti sulle spalle e di nuovo a casa dei genitori" e, ancora,
nel giro di pochi secondi, diventa una cosa che mi grida in testa: perché tanto spreco di anima!?!? I
mobili, la casetta insieme... sì, vabbè. Scusate, ma questa è roba che mi ha fottuto il cervello già anni
orsono e finire all'Ikea è un po' come vedere un remake RAI in formato digitale del telefilm della mia vita
del cazzo. Solo che gli attori parlano in romano. No grazie! E poi quella sensazione di discesa agli inferi
che l'Ikea ti lascia è insopportabile... ti abbindolano con i colori, i prezzi finto bassi, i percorsi segnati per
terra... e poi ti scopano il cervello. Dovevado a parare con questo delirio... non lo ricordo più. Fatto sta
che ogni volta che vado all'Ikea mi devo prendere 40 gocce di Lexotan... meno male che capita di rado.
--->CERTE VOLTE LA GENTE E' TALMENTE CRETINA CHE MI VIENE DA RIDERE: siete un bel po' a
ricevere questa e-zine. Più di 400 e tutti iscritti volontariamente. Ogni volta che esce un numero qualche
indirizzo risulta essere non più attivo (e questo, sinceramente, è una bella rottura di coglioni; mi domando
perché non avvisano quando cambiano indirizzo...) e una volta ogni tanto qualcuno si disiscrive perché è
cambiato e non gli interessano più certe cose. Ok, legittimo. Quello che però mi fa davvero tagliare in 4
dalle risate è vedere come, ogni volta che mi azzardo a mandare una mail in cui propongo qualcosa da
acquistare (vedi dischi o, come nel caso dell'ultima mandata, copie di una rivista americana),
regolarmente ci sia qualcuno che si dis-iscrive, quasi a volere reagire con indignazione al fatto che gli è
arrivata una mail pubblicitaria. Bene. Adesso vi faccio una domanda: secondo voi, mi paga qualcuno per
fare questa e-zine? Forza... non sento nessuna risposta. Bene, rispondo io: nessuno mi allunga un solo
centesimo. E mi va bene così. A qualcuno di voi è mai stata chiesta una sola monetina per riceverle
TMJB? Siete silenziosi oggi... ok, rispondo ancora io: no. Procediamo... secondo voi, non mi costa nulla
fare la e-zine? Non mugugnate, parlate ad alta voce... ok, parlo io: mi costa, eccome. A parte il tempo
che ci investo, è a mio carico la corrente elettrica, la manutenzione del pc e soprattutto la bolletta del
telefono. Non lavoro in un ufficio e non posso scroccare nulla, purtroppo. Continuo: avete mai visto
pubblicità in Too Much Junkie Business? Zitti, zitti... ve lo dico io: no. Perché semplicemente non ne
metto e non mi interessa farlo. Però sporadicamente, se mi capita di avere del materiale che mi pare
buono in più copie, mi pare legittimo farlo sapere in giro, in modo che se qualcuno è interessato me lo
può ordinare... e, badate bene, non è che cerco di vendervi Alexia, gli Aqua o Las Ketchup... si tratta di
dischi e fanzine dell'area underground, punk rock e r'n'r. E nemmeno ci faccio i soldi per le vacanze con
queste cose. Anzi. Allora mi chiedo io: come mai la mia pubblicità indigna alcuni di voi (neanche stessi
proponendo di comprare succo di cucciolo di foca appena spremuto), mentre magari i flyer che trovate
nelle lettere e nei pacchettini vi divertono o vi incuriosiscono? Forse perché i flyer di carta sembrano più
punk, oppure più diy? Bene, di fronte a queste argomentazioni posso solo consigliare a questi personaggi
di andare da un buon analista e sperare: in fondo il miracolo di Fatima è avvenuto molto tempo fa,
ormai... magari ne arriva un altro.
--->OPERAZIONE TRIONFO: ma l'avete visto il nuovo programma simil "Saranno famosi" condotto dal
vecchio e imbolsito Miguel Bosè? Spero di sì. Quanta merda... quanta merda gente... sono allibito.
Rossana Casale fa la preside e secondo me fa schifo sia come artista che come persona (quando parla
agli allievi non manco mai di pensare che i poveri disgraziati trarrebbero più giovamento se andassero a
fare sedute psicologiche da un capo officina dell'ex DDR che ha subito una lobotomia artigianale); Bosè
fa il conduttore e non sa parlare in italiano dopo 40 anni che bazzica il nostro Paese (diciamo che di
questo passo Don Lurio, Shel Shapiro e Mal lo accoglieranno nel loro esclusivissimo club di minorati
mentali); i professori mi fanno ridere (chi cazzo sono!?)... ma dai, se uno come quelli mi dicesse: "non va
ancora bene... non sento la canzone quando la canti, non me la fai passare" credo che gli darei un pugno
in faccia. Quello almeno lo sentirebbero. Certo, alla fine, cosa non si farebbe per un minuto di fama, per
la possibilità di avere il quarto d'ora sotto ai riflettori di warholiana memoria... ma in fondo siamo tutti
puttane di questo tipo. Già. Beh, vedremo che fine fanno questi... per ora divertiamoci a vederli piangere
e cantare stonati. Perché fra 3 mesi spariranno nell'anonimato che compete loro, mi sa...
BLAST FROM THE PAST
Questa sezione è dedicata a dischi datati, che però ritengo abbiano un grosso valore. In ogni numero si
parlerà di due album solamente; se qualcuno ha particolari desideri o volontà di collaborare, si faccia
avanti... c'è spazio per tutti.
# DEJA VOODOO too cool to live, too smart to die (LP, Midnight, 1985): tutti si sono fatti la cacca
addosso o hanno bagnato le mutandone all'uscita di gruppi tipo Gories (prima) e Oblivians (poco dopo),
ma c'era gente che quel suono lo-fi scassato e vomitoso lo proponeva già da tempo senza che nessuno o
quasi se ne accorgesse. Parlo, ad esempio, di questo duo di dementi di origine canadese formatosi nel
1982, che 3 anni dopo si vide pubblicare il primo lavoro dalla newyorchese Midnight. Tony e Gerard
suonavano una musica che loro stessi, nelle note di copertina, definivano sludgeabilly: si tratta di un
misto satanico di Bo Diddley sound, Cramps, r'n'r classico e punk (alla lontana)... ritmi tribali e serrati,
voce spesso riverberata per un effetto Elvis\Lux Interior, chitarra gracchiante e scura: insomma avete
capito che questi tizi facevano quello che è di moda ora, ma con ben 20 anni di anticipo... e scusate se è
poco. Buona fortuna nel rintracciare i loro dischi, ragazzuoli.
# BOOHOOS the sun, the snake and the hoo (12", Electric Eye, 1986): la penisola delle pizze e dei
mandolini, negli anni '80, ha davvero sfornato dischi della madonna incisi da gruppi della madonna, poi
spariti in una nuvoletta per venire dimenticati dai più. Parlo di gente come questi Boohoos, i loro colleghi
Not Moving, Sleeves, Rebels Without a Cause, Obscurity Age, No Fun e molti altri i cui lavori a volte
riemergono in qualche cassa di vinile impolverato nei negozietti di provincia o sui banchetti di qualche
venditore in convention. Questo 12" dei Boohoos (nei quali militava anche quel personaggione che è Paul
Chain) è un bel disco di punk garage acido, molto sixties, ma con suoni duri e cupi... buone melodie
intessute dalle tastiere, voce sofferta, bei riffoni di chitarra e ottimi brani che ti rimangono in testa dopo il
primo ascolto (bonus: una cover di "Search & destroy" resa con una certa classe); hanno molte affinità
con alcune cose dei Not Moving e con certo garage anni '80 (quello meno filologico e non troppo
attaccato a stivaletti e caschetti da paggio), pur mantenendo una loro personalità marcata... ascoltate
cose come "Getaway" e ne rimarrete fulminati, trovandovi a canticchiare il ritornello ossessivamente per
ore! Unico elemento sconcertante è il look: pseudo glam-dark, con Paul Chain che sfodera una panza da
oste di Frascati mica male... ad ogni modo, facili ironie a parte, questo è un disco da ascoltare. Può
piacere o meno, ma è innegabile la sua assoluta validità... altri tempi, cari miei...
----------------------------------------------------------------------------------------------------------MESSAGGIO SUBLIMINALE:
YOU CAN'T PUT YOUR ARMS AROUND A MEMORY
(Johnny Thunders)
It doesn't pay to try
All the smart boys know why
It doesn't mean I didn't try
I just never know why
It isn't cause I'm all alone
Baby your not at home
And even though they don't show
The scars aren't so old
And when they go
They let you know
You cant put your arms around a memory 3x
So dont try
Your just a bastard kid
And you got no name
Cause you're living with me
We're one and the same
And even though they dont show
The scars aren't so old
And when they go
They let you know
----------------------------------------------------------------------------------------------------------COLONNA SONORA:
The Monks - monk time
Rolling Stones - under my thumb
Birdland w\ Lester Bangs - there's a man in there
Television - knockin' on heaven's door
Hormonas - teenage pussy
Love - signed D.C.
Dead Moon - running out of time
La Secta - I hate that trip
The Outcasts - swamp fever
Mad Daddies - come with me
Devo - mongoloid
Blue Cheer - (I can't get no) satisfaction
Hellacopters - you are nothing
Cynics - never again
Died Pretty - doused
Chrome Cranks - see that my grave is kept clean
Bored - conquest
Arthur Lee - six strings serenade
Captain Beefheart - zig zag wanderer
Graham Parker - black honey
Skrewdriver - antisocial
Patti Smith - ask the angels
AC\DC - shot down in flames
------------------------------------------------------------------------------------------------------- ---Questo numero è dedicato a Giuseppe Codeluppi, chitarrista dei Raw Power, che il 6 ottobre ci ha
lasciati a causa di un infarto. Storico membro fondatore della band insieme al fratello Mauro, per
20 anni ha suonato hardcore passando per i palchi dei club più trendy e dei centri sociali più
schifosi. Al di là dei giudizi sul gruppo, la cui direzione musicale, da qualche anno, era piuttosto
discutibile, con lui se ne va una figura che ha fatto la storia del punk in Italia.
Massimo rispetto.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------CONTATTI:
Andrea Valentini
[email protected]
BLOGGER:
http://jaded_eyes.blogspot.com/
Per disiscrivervi, mandate semplicemente una mail al mio indirizzo, chiedendo di essere eliminati
dalla lista
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