Torna a battere il cuore dell'Hubble. Il secolo XIX - 2 Marzo 2002 Gli astronauti del Columbia, lo shuttle più vecchio della flotta spaziale americana, stanno rimettendo a nuovo il telescopio Hubble in orbita attorno alla Terra con una straordinaria sequenza di interventi di manutenzione, una delle missioni più belle ed ambiziose della storia recente dello Space Shuttle. Oggi si è superato un giro di boa importante, la sostituzione del pannello di distribuzione elettrico e, se tutto andrà bene anche nei prossimi giorni, l'osservatorio Hubble, messo in orbita dodici anni fa, acquisterà nuovo smalto di tecnologie avanzate e maggiore capacità di lavoro; continuerà a portarci ai confini e all'origine dell'universo, a scoprire la nascita di nuove stelle, a svelarci pianeti extrasolari lontani, a farci vivere straordinari eventi cosmici come le collisioni delle comete. E sembra finalmente superata l'avaria che ha fatto vivere momenti di ansia al Mission Control di Houston poco dopo il lancio e l'attenzione si sposta sulle difficile operazioni extraveicolari dei prossimi giorni. Lo shuttle Columbia ha preso la via del cielo venerdì 28 scorso - con un giorno di ritardo dovuto alle cattive condizioni atmosferiche a terra - offrendo un emozionate spettacolo di luce nell'oscurità della notte tra il cielo e il mare, ai pochi spettatori ammessi alla base di Cape Canaveral. Tutto nominale nella fase di ascesa, ma poche ore dopo la routine dell'inserzione in orbita viene identificata un'avaria del sistema di climatizzazione della cabina degli astronauti. Entra subito in funzione in sistema di riserva e la situazione ritorna normale, ma le regole di volo dello Space Shuttle dicono che, con un solo sistema di climatizzazione a disposizione, si dovrebbe accorciare la missione, si dovrebbe rientrare a terra al più presto per diminuire il rischio di trovarsi poi senza sistema di raffreddamento proprio durante la fase di rientro, quando la navetta si arroventa sulle superfici esterne fino a 2000 gradi e l'abitacolo degli astronauti, fosse senza climatizzazione, rischierebbe di diventare un forno. E mi torna in mente il mio rientro con l'Atlantis: prima si vedevano dalle finestre i lampi rossastri dell'atmosfera fluorescente, colpita dallo shuttle ipersonico, poi si sentiva un caldo soffocante e quei provvidenziali tubi d'aria fresca, collegati direttamente alle sottovesti della tuta, diminuivano l'arsura... davvero sarebbe stata dura per i nostri amici del Columbia rientrare senza raffreddamento! Attraccato il telescopio spaziale nella stiva del Columbia, da Lunedì scorso quattro astronauti-ingegneri, addestrati con migliaia di ore nelle piscine di simulazione di Houston, si alternano nella stiva del Columbia, in altrettante "immersioni" nello spazio, lavorano in due turni di due operatori alla volta, assistiti a distanza dai colleghi in cabina, al controllo del braccio manipolatore. In cinque giorni di intensa attività si sostituiscono in sequenza i pannelli solari, il sistema di stabilizzazione, l'unità di distribuzione della potenza elettrica, il cuore ottico del telescopio e il sistema di raffreddamento degli strumenti per le osservazioni nei raggi infrarossi. Naturalmente non tutti questi apparati del telescopio sono veramente "rotti", altrimenti il telescopio non potrebbe sopravvivere, ma o sono usurati dalla vita nello spazio o sono divenuti obsoleti negli anni per il continuo progredire della scienza e della tecnologia: i vecchi pannelli solari sono ormai bucherellati dai micrometeoriti e i nuovi saranno più robusti ed efficienti, la nuova ottica è più luminosa, ed ha una risoluzione dieci volte superiore, il sistema di raffreddamento dello strumento infrarosso ha consumato da anni ormai tutto il suo fluido refrigerante e ha bisogno di un "pieno". L'operazione più delicata è proprio quella portata a termine oggi, la sostituzione del pannello di distribuzione dell'energia elettrica, l'apparecchiatura fra tutte la meno sofisticata, che in fase di progetto del telescopio non era neppure stata pensata per una futura sostituzione; soppesati i pro e contro, si è deciso di cambiare anche questo pannello elettronico con uno più sano e più adatto ai nuovi pannelli solari. Per questa manutenzione gli astronauti hanno dovuto spegnere completamente il telescopio, sconnettere una incredibile quantità di cavi - taluni anche difficili da raggiungere - etichettarli facendo infinita attenzione a non confonderli, sostituire l'unità e ricollegare successivamente tutti i connettori, ciascuno al posto giusto. Facile a dirsi, un poco meno a farsi, nelle scomode tute extraveicolari, sospesi a 500 km da Terra, con poca luce, mentre la nave Columbia piroetta come un girarrosto al Sole nello spazio gelido per evitare che il telescopio spento e privo della sua climatizzazione si raffreddi troppo. "Dita incrociate" d'obbligo, a terra, al momento della riaccensione, al "power up" perché se qualcosa non avesse funzionato in quel momento c'era proprio il rischio di perdere per sempre la funzionalità dello strumento: la buona stella è rimasta con i nostri amici lassù. Franco Malerba