Stambecco delle Alpi

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Stambecco delle Alpi
Capra ibex Linnaeus, 1758
Codice lista italiana: 110.684.0.002.0
Priorità: 11
RARITÀ GENERALE: valore = 3: Lo Stambecco è considerato specie protetta dalla L. N°
157/92. La specie ha una distribuzione puntiforme, su tutto l’arco alpino, esclusa la
Svizzera, con grandi densità di animali in poco spazio. In Italia è valutata una
consistenza di oltre 7000 individui.
COROLOGIA: valore = 3: La specie è ancora interessata da progetti di reintroduzione che
interessano anche il territorio lombardo; Attualmente lo Stambecco è presente dalle Alpi
liguri ad ovest, sino alle Alpi della Stiria ed alle Karawanken ad est (corologia
infraeuropea).
FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 1: La popolazione totale ammonta a
24.000-28.000 individui; allo stato attuale la specie può essere considerata fuori
pericolo di estinzione, nonostante non sia ancora stato pienamente valutato il significato
di una variabilità genetica relativamente modesta presente in alcune popolazioni.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 3: Presente nelle diverse zone
della regione dove è stato reitrodotto. La popolazione a livello regionale può essere
stimata in oltre 2000 individui.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2: Adattato ad ambienti piuttosto aridi, lo
Stambecco vive primariamente oltre iI limite della vegetazione arborea.
CRITICITÀ: valore = 1: La distribuzione sul territorio regionale risulta ancora carente
rispetto alle potenzialità.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Sono auspicabili interventi diversificati, che vadano
nella direzione di interventi diretti sulla zoocenosi [A], dell’incremento di habitat
disponibile [B], dell’esecuzione di monitoraggio sulla popolazione esistente [C].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: reintroduzioni [A1], sfalcio di prati e di altri habitat di
alimentazione [Bc11], monitoraggio dello status delle popolazioni (consistenza,
struttura, patologia…) [C1]
COSA NON FARE: Non effettuare sovrapascolamenti ad opera del pascolo ovi-caprino e,
particolare irrigare, concimare, rimboschire, sovrapascolare i prati magri e le praterie
primarie.
FATTORI CRITICI: Nel quadro delle relazioni interspecifiche, le capre giocano un ruolo di
competitori, soprattutto nelle zone in cui è invalsa l’abitudine del pascolo incontrollato
anche durante la stagione invernale; esiste inoltre la possibilità di incroci e, soprattutto,
di uno scambio di parassiti ed altri agenti patogeni.
Bovide di forme pesanti, con testa e collo forti, corpo di 130-150 cm di lunghezza nel
maschio, 105-125 cm nella femmina, altezza al garrese rispettivamente di 85-92 cm e
70-78 cm. La coda è lunga 12-15 cm. Il peso corporeo dei maschi adulti varia dai 65 ai
100 kg (in autunno fino a 130); le femmine sono più leggere, con pesi tra i 40 e i 50 kg
fino ad un massimo di 65 kg. Nei maschi è presente una corta barba di 3-4 cm in estate,
sino a 10-15 cm in inverno.
I maschi incrementano di peso sino ai 6-7 anni, le femmine si stabilizzano intorno ai 4
anni. Cali rilevanti si verificano durante il periodo degli amori e in inverno. In
primavera si verifica l'unica muta del mantello, con sostituzione completa del lungo
pelo invernale, scuro, con quello corto estivo, più grigiastro. Le parti inferiori sono
chiare rispetto al dorso; la parte superiore della coda tende al bruno-nero, in contrasto
con la regione perianale bianca. Lungo la schiena può essere presente una banda scura,
marrone o nera. Le femmine sono in genere più chiare dei maschi, soprattutto nelle parti
inferiori.
In entrambi i sessi sono presenti corna arcuate, inserite sopra due cavicchi ossei che si
dipartono dall’osso frontale. Nei maschi possono raggiungere la lunghezza di 85-100
cm, con circonferenza di base di 20-25 cm e peso complessivo da 2 a 4,5 kg. Il loro
sviluppo inizia poco dopo la nascita, con segmenti annuali evidenziati dagli anelli
formatisi a seguito dell’interruzione invernale della crescita. L’accrescimento è notevole
durante i primi 7-8 anni, con allungamenti dell’ordine di 8-9 cm; diminuisce dopo i 7
anni, riducendosi ulteriormente dopo i 12, ma non cessa se non con la morte
dell’individuo. Sulla faccia anteriore delle corna sono presenti delle nodosità piuttosto
marcate ed evidenti sino ai 5-6 anni. Nelle femmine le corna hanno dimensioni meno
imponenti, superando raramente i 30 cm, con circonferenza di base di 10-13 cm e peso
variabile tra 100 e 300 g. Mancano le nodosità tipiche dei maschi, sostituite da una serie
di basse escrescenze orizzontali che corrono lungo tutta la circonferenza.
Lo Stambecco è specie endemica dell'Europa, giunta molto vicina all'estinzione nel
corso dell'800. Tutte le popolazioni attuali risalgono al nucleo residuo di poche
centinaia confinato nella Reale Riserva di Caccia del Gran Paradiso intorno al 1830. Il
suo areale odierno deriva da una serie di operazioni di reintroduzione o introduzione e
da successive colonizzazioni naturali. La discontinuità delle aree occupate e il
conseguente isolamento di molte colonie suggerisce ancora lo sviluppo di programmi di
reintroduzione. In Lombardia nuclei rilevanti sono stati stabiliti nel Parco Nazionale
dello Stelvio, nel Parco delle Orobie bergamasche. Operazioni di reintroduzione sono
state effettuate nell’attuale Parco Del Bernina, Disgrazia, Val Masino e Val Codera, ove
la specie fu immessa nel 1984-85. Nel Parco delle Orobie Valtellinesi e Bergamasche,
tra il 1987 ed il 1990. Anche nel Parco Adamello sono state operate immissioni nel
1995-97. Nell’Alto Garda Bresciano la reintroduzione della specie fu effettuata nel
1989, mentre in Val Zebrù, (Parco Nazionale dello Stelvio), avvenne nel 1967-68.
Specie di abitudini prevalentemente diurne e crepuscolari. Olfatto particolarmente
sviluppato, seguito da udito e vista, con una discreta possibilità anche di visione
notturna. Le pareti rocciose, insieme alle praterie d’altitudine, rappresentano gli
ambienti preferiti durante tutto l’anno, mentre le zone rupestri ed i macereti situati alle
quote più elevate vengono frequentati esclusivamente durante i periodi estivi. In inverno
utilizza una fascia altitudinale compresa tra i 1600 ed i 2800 m, in estate tra i 2300 e i
3200 m. I quartieri di svernamento sono di preferenza caratterizzati da versanti con
esposizione S-SO, pendenze medie di 35-45° ed elevato sviluppo superficiale. I vasti
complessi forestali chiusi, nonché i ghiacciai, costituiscono la principale barriera agli
spostamenti, determinando di conseguenza limitate capacità di colonizzazione di nuove
aree. La porzione principale della dieta è rappresentata da Monocotiledoni e foraggio
grezzo ricco di cellulosa e fibre; fondamentale è l’apporto delle Graminacee, soprattutto
appartenenti al genere Festuca, spesso non appetito da altri Ungulati. Seguono infine
fiori e getti di Dicotiledoni.
E' essenzialmente gregario; la dimensione dei gruppi varia dai 2 ai 30 animali. La
segregazione tra i due sessi è totale durante gran parte dell’anno; I maschi, dai 2-3 anni
in su, vivono in branchi unisessuali, mentre le femmine si aggregano tra loro,
unitamente ai capretti e agli individui più giovani. I maschi si uniscono alle femmine
solamente con la stagione riproduttiva, fino al tardo inverno. Gli accoppiamenti
avvengono tra dicembre e gennaio, preceduti da una rigida sequenza di comportamenti
ritualizzati da parte dei maschi; quando una femmina entra in estro ha inizio la fase
“individuale” degli amori, in cui solo il maschio di rango più elevato (definito durante i
combattimenti estivi) corteggia la femmina, mantenendo a distanza altri eventuali
pretendenti con minacce ritualizzate. La maturità sessuale fisiologica nelle femmine
sopraggiunge a un anno e mezzo, ma spesso in natura il primo parto avviene tra i 3 ed i
5 anni, in rapporto alle densità della popolazione; per i maschi la piena maturità sociale
non si ha in genere prima dei 5 anni. Le nascite avvengono a cavallo del mese di
giugno, dopo una gestazione di 165-170 giorni; rari i parti gemellari.
Eugenio Carlini
Bibliografia
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