ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
(14 settembre)
 Nm 21,4b-9 - Chiunque, dopo essere stato morso, guarderà il serpente, resterà in
vita.
 Dal Salmo 77 - Rit. Sei tu, Signore, la nostra salvezza.
 Fil 2,6-11 - Cristo umiliò se stesso; per questo Dio lo ha esaltato.
 Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perché con la tua croce hai redento il mondo. Alleluia.
 Gv 3,13-17 - Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato.
Gesù obbediente fino alla morte di croce
Paolo, per impegnare più vivamente i Filippesi ad abbracciare l’umiltà e la carità, propone
loro l’esempio di Gesù Cristo il quale, essendo Dio da tutta l’eternità, si è spogliato per
nostro amore, prendendo la forma di uno schiavo e umiliandosi fino alla morte. Per
questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome.
Cristo Gesù uguale a Dio (v. 6)
Paolo, additandoci in Gesù Cristo un esempio insuperabile di umiltà, in pochi versetti, che
hanno il ritmo di un inno, ci dà una formula piena e precisa di dottrina cristologica.
L’augusta persona di Gesù Cristo è una sussistenza di natura divina. Il termine rispondente nel testo greco a natura, nel linguaggio filosofico indica l’essenza o il principio costitutivo di un essere.
Qui viene affermato che Gesù Cristo è vero Dio, l’eterno Verbo di Dio (cf Gv 1,1). L’uguaglianza con Dio è godere degli onori divini, dello splendore della divina maestà, che si
manifesta all’esterno, di quella «gloria di Iahvè» di cui tanto sovente si parla nell’Antico
Testamento.
L'uguaglianza con Dio non fu tuttavia egoisticamente goduta. Cristo, infatti, non aspirò
alle prerogative divine, alle quali aveva pure diritto in forza della sua natura. Si tratta ovviamente della rinuncia a manifestarle esternamente.
Sembra qui adombrata un’allusione ad Adamo il quale, al contrario, ha cercato di farsi
uguale a Dio. Cristo sceglie sulla terra l’umiltà e l’obbedienza, invece dell’orgoglio e della
rivolta. Questo parallelismo tra Adamo e Cristo, qui appena abbozzato, era già stato
trattato da Paolo con prospettive più ampie nella lettera ai Romani (5,4) e ai Corinzi (1
Cor 15,45-47).
Cristo Gesù abbassò se stesso (vv. 7-8)
Il Figlio di Dio, facendosi uomo, venne a mettersi davanti al Padre in condizione di
creatura, ossia di totale dipendenza.
Il divin Verbo nell’incarnarsi si spogliò di quegli onori divini, di quella gloria estrinseca di
cui godeva, prendendo la natura umana, di tanto inferiore alla divina. È questo il primo
grado dell’abbassamento di Cristo, altrettanto vero uomo, quanto vero Dio. Colui che era
consostanziale con Dio, è diventato consostanziale con gli uomini; colui che era uguale a
Dio, immenso, infinito, eterno, è diventato uguale agli uomini, debole, finito, soggetto al
tempo; colui che era il padrone e il signore di tutte le cose, nascondendo la sua maestà,
si è fatto vedere sotto la figura di un uomo ordinario, servo, ubbidiente. Tale è l’esempio
di umiltà che Gesù ci ha dato.
Esaltazione della santa Croce - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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Il Figlio di Dio, pur non perdendo nulla della sua natura e delle prerogative divine,
nascose tutto sotto il velo dell’umanità realmente assunta; vero uomo tra gli uomini.
Si noti l’insistenza nell’affermare questo fatto, quasi per escludere che potesse trattarsi di
sola apparenza. L’aspetto va riferito alle manifestazioni esteriori che hanno comprovato
la realtà dell’umanità di Cristo.
Se l’incarnazione è il primo passo dell’abbassamento di Cristo, l’obbedienza
incondizionata al Padre fino alla morte, e alla morte di croce, è considerata come un passo
ulteriore rispetto al suo abbassamento.
Paolo propone la sua meditazione per gradi: la morte, ma non semplicemente la morte,
bensì la morte di croce, ossia la più infamante. Lo scandalo della croce è uno dei punti
fondamentali della predicazione dell’Apostolo (cf 1 Cor 1,18-25; 2,1-2; Gal 6,14).
La volontà dell’uomo tende naturalmente alla vita e all’onore; mentre Cristo, per nostro
amore, non ha ricusato la morte e l’infamia.
Qui la morte di croce non è vista tanto nel suo aspetto salvifico quanto come punto estremo di una vita interamente trascorsa all’insegna di un’obbedienza incondizionata (cf Gv
4,34; 6,38; 10,17).
Il Padre lo esaltò (vv. 9-11)
All’abbassamento volontario del Figlio risponde l’esaltazione decretatagli dal Padre. Il
nome al di sopra di ogni altro nome non è altro che la dignità di Dio, che si esprime col titolo di Signore. Probabilmente Paolo pensa a un nome superiore a qualsiasi altro,
compresi quelli delle categorie angeliche (cf Ef 1,21; Eb 1,4).
Dio, in premio della passione e morte, esaltò il Figlio suo specialmente con la risurrezione
e l’ascensione al cielo, dimostrando che Gesù è vero Dio e Signore.
Il dominio conferito a Cristo è universale nel senso più rigoroso, estendendosi agli spiriti
celesti, all’intera umanità e a tutti gli abitanti delle regioni infernali e delle regioni dei
morti. L’inginocchiarsi è l’atto col quale viene riconosciuto un sovrano.
Cristo è innalzato al di sopra dell’universo intero, affinché il gesto di adorazione e di
omaggio, dovuto a Dio solo, si rivolga d’ora in poi a Gesù Signore, nel quale Dio si rivela
e agisce.
La formula «Gesù Cristo è il Signore» compendia tutta la fede cristiana (cf 1 Cor 12,3; Rm
10,9) e conferma il dominio esercitato dal Risorto e la nuova condizione divina di Gesù,
ormai raggiunta per sempre. La proclamazione cristologica poi è inscindibile dal riconoscimento e dalla comunione con Dio Padre (cf Gv 5,23; Ef 3,11-12). Il Padre che ha
esaltato Gesù, riceve tutta la gloria quando il nome che gli ha dato è adorato e confessato.
È quindi a lui che giunge la glorificazione del Figlio, come pure il suo abbassamento.
Questo passo è di straordinaria importanza, per la precisa affermazione che il Cristo è vero Dio come il Padre. Siccome queste solenni parole non insegnano verità nuove ai Filippesi, ma sono solo un richiamo a verità già insegnate prima, abbiamo qui un documento scritto che, trent’anni circa dopo la morte di Gesù, la sua divinità era accettata
pienamente da tutti.
Riflessioni pratiche
Gesù Cristo, Dio da tutta l’eternità, uguale in tutto al Padre, per nostro amore, mediante
il mistero della sua incarnazione, ha occultato lo splendore della sua divinità, rivestendosi della natura di uomo mortale. Egli che era infinitamente superiore a ogni creatura ha
servito e ha obbedito fino alla morte.
Stampiamo nelle nostre menti l’esempio di umiltà di Gesù Cristo; non dimentichiamolo
mai, perché ci serva di regola nella nostra condotta.
Così pure stampiamo nel nostro cuore il suo prodigioso esempio di carità perché sia
modello della nostra.
Esaltazione della santa Croce - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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Esaltazione della santa Croce - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici
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