XII domenica del tempo ordinario A 22 giugno 2008 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Geremia (Ger 20, 10-13) Sentivo la calunnia di molti: «Terrore all’intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo». Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui, ci prenderemo la nostra vendetta». 11Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. 12Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa! 13 Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. Parola di Dio. 10 Dal Salmo 68 (69) Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio. Per te io sopporto l’insulto e la vergogna mi copre la faccia; sono diventato un estraneo ai miei fratelli, uno straniero per i figli di mia madre. Perché mi divora lo zelo per la tua casa, gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza. Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, perché il Signore ascolta i miseri non disprezza i suoi che sono prigionieri. A lui cantino lode i cieli e la terra, i mari e quanto brùlica in essi. Seconda lettura Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5, 12-15) Fratelli, 12come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. 13Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. 15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. (cfr Gv 15, 26. 27) Lo Spirito della verità darà testimonianza di me, dice il Signore, e anche voi date testimonianza. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10, 26-33) In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «26Non abbiate pauraA degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelatoB né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luceC, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella GeènnaD e l’anima e il corpo. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terraE senza il volere del Padre vostroF. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! 32 Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegheròG davanti al Padre mio che è nei cieli». Parola del Signore. Note del testo L’annuncio che ci viene dai testi di questa domenica si pone in continuità con quanto si diceva domenica scorsa sulla chiesa che nasce in clima di provvisorietà, di non attaccamento, di pura fiducia nel Signore. L’esperienza del profeta Geremia appare quella di qualcuno che porta fino agli estremi questo puro fidarsi e affidarsi e Gesù dichiara che la situazione di tentazione e di “prova” è connaturale ad un popolo che nasce nel deserto e della vita nomadica ha le caratteristiche. È un dato centrale di fede che Dio sottopone a verifica coloro che già hanno aderito a lui. Questa esperienza la troviamo vissuta da Israele nel tempo del deserto; il vangelo presenta tale esperienza come la strada che i discepoli di Gesù devono necessariamente percorrere. La prima lettura è tratta dalle ‘lamentazioni’ di Geremia. I compaesani di Anatot non vedono di buon occhio l’impegno di Geremia che sostiene la riforma religiosa del re Giosia. Infatti la soppressione dei santuari locali a favore del culto centralizzato a Gerusalemme tocca gli interessi di molte persone. Nel paese di Anatot, dove vive Geremia, si arriva al punto di minacciarlo di morte. Le prese di posizione del profeta contro la corruzione del suo ambiente non solo gli alienano amici e conoscenti, ma gli attirano addosso scherni e insulti. Come si dice nei salmi, i suoi amici lo spiano per assistere alla sua rovina, altri gli preparano qualche trabocchetto per farlo cadere. Sullo sfondo di questa situazione critica emerge la fiducia del profeta che affida la sua causa al Signore. Nella lotta contro gli avversari che aspettano la sua disfatta, egli può contare sulla pronta e sicura difesa del Signore. Non è più il profeta che cade, ma i suoi persecutori. La vittoria finale è attribuita al Signore che assiste il giusto che confida in lui. Perciò nella parte finale la lamentazione di Geremia si trasforma in una supplica fiduciosa al Signore che mette alla prova il giusto, scruta il cuore e la mente. La preghiera di Geremia si conclude con un breve inno; esso è conferma che la sua invocazione è stata accolta dal Signore. (A): C’è un invito a vincere il timore. Questo timore non è il “timore psicologico”, ma è il “timore” che fa tacere, che chiude la bocca, che toglie l’annuncio del Vangelo. Allora bisogna superare il timore. Con quale garanzia? Che non avremo da soffrire? Che Dio ci preserverà e non ci capiterà niente di male? No, in realtà dice un’altra cosa: “Qualunque cosa di male possa capitare, questo non avviene senza che il Padre vostro lo sappia”. Per un “figlio” è una garanzia che anche il disagio o la sofferenza o, al limite, il martirio entrino nel disegno di Dio. Non cade un passero senza che Dio lo sappia, non vuole dire: non vi accadrà mai di cadere. Ma significa: se vi accade di cadere, Dio lo sa. Dentro alla vostra sofferenza Dio c’è, non siete abbandonati, c’è la sua presenza come presenza di salvezza, anche se evidentemente non viene percepita, e anche se a livello psicologico non fa un grande effetto, non si sente una grande consolazione; ma dentro ad una dimensione di fede c’è la possibilità di vivere ugualmente questa dimensione di presenza. (B): La prima motivazione si basa sulla presenza operativa di Dio nella predicazione cristiana; quindi nessuna forza umana potrà contrastarla. (Nel greco abbiamo due passivi: sarà rivelato, sarà conosciuto; si afferma quindi che alla base di questa rivelazione ci sarà Dio stesso). L’annuncio, dunque, corrisponde alla volontà di Dio; non è solo una scelta del predicatore, ma un atto di obbedienza al volere di Dio. “Non c’è nulla di nascosto che non debba essere svelato” significa che la volontà sovrana di Dio è che il vangelo venga svelato. I discepoli sono invitati a proclamare pubblicamente quanto hanno appreso dalla rivelazione privata ricevuta da Gesù. (C): Il brano che abbiamo ascoltato è verso la conclusione del “discorso missionario”: Gesù ha predicato il regno di Dio, poi lo ha manifestato con le sue opere, con i miracoli. Al termine di questa rivelazione del Regno potente di Dio, Gesù manda i Dodici e dopo di loro gli altri per continuare la sua opera, per annunciare il Vangelo, per compiere le opere della salvezza di Dio. È l’inizio della missione della Chiesa; mandando i missionari, Gesù dà a loro un principio fondamentale: il discepolo deve cercare di assomigliare, seguire, imitare e condividere l’esperienza del Maestro; deve esserci una comunione di vita e di destino tra Gesù l’unico Maestro, i Dodici Apostoli, e tutti i discepoli che sono mandati per continuare l’opera del Signore. Questo vuole dire: proprio perché partecipano al ministero di Gesù, il loro ministero è autorevole, parlano con l’autorità di colui che li ha mandati. Ma proprio perché condividono l’esperienza del Signore, partecipano anche delle sofferenze del Signore. Il loro cammino non sarà facile, sempre gratificante perché pieno di successi; sarà piuttosto un cammino che dovrà misurarsi con la legge della croce. (D): Un secondo invito a non temere viene dal v. 28. Il predicatore, minacciato dalle potenze del mondo, può però contare sulla protezione di Dio. Nulla di quanto avviene nella storia rimane ignoto a Dio; e nulla avviene che non rientri in un suo piano di salvezza. Certo, gli uomini hanno il potere di uccidere il corpo; ma non possono certo uccidere l’anima; non possono far fallire il senso della vita di un uomo. Solo Dio può pronunciare l’ultima parola sull’esistenza dell’uomo; solo davanti a Dio si può decidere il destino eterno dell’uomo. Dunque è Dio solo che deve essere temuto e il timore di Dio libera da qualsiasi altro timore. Gesù richiede ai discepoli un impegno radicale anche a costo di perdere la propria vita perché paradossalmente questo è l’unico modo per salvarla. (E): Il terzo invito a non avere paura si basa sulla provvidenza divina. Se all’attenzione di Dio non sfugge neppure un passero, a maggior ragione Dio si prenderà cura e si preoccuperà dei suoi. Dio segue il cammino di quanti si affidano a lui, e segue tutto quello che li riguarda: questo è motivo di fiducia e di speranza. (F): Nel testo liturgico sembra esserci il volere di Dio alla caduta, ma nel testo greco il vangelo dice: “nessuno di loro cadrà senza il Padre”; cioè, nel testo liturgico c’è il Padre che vuole la caduta, nel testo originale greco c’è un Padre che cade, che è diverso. Da una parte la caduta vede estraneo il Padre, dall’altra il Padre cade. Per quanto possiamo cadere, nella nostra vita, non c’è caduta che non veda presente il Padre, non perché si cade per sua volontà, ma perché Lui cade con noi. Nessuno cade senza il Padre. A volte ci sono delle situazioni nelle quali ciò che in noi vale è unicamente il fatto che il Signore cade con noi. Ed è bello, nella via crucis, perché non temiamo che Gesù cada tre volte, ma non cade a caso… Abbiamo un Dio così. (G): Chi dunque si dichiarerà solidale con Gesù davanti agli uomini “anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli”, cioè il Figlio di Dio riconoscerà che Lui gli appartiene, che c’è un legame di solidarietà autentico ed efficace; chi rifiuterà la solidarietà che Cristo gli ha donato e offerto “anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. Ma che cosa vuole dire essere solidali con Gesù, dichiararci appartenenti a Lui? Certamente, vengono in mente le esperienze dei primi martiri, che davanti ad un tribunale pagano si sono riconosciuti cristiani, e hanno pagato questo con la vita. Il martirio nei primi secoli delle prime comunità cristiane esprime questo: i cristiani come solidali con Gesù a costo della vita. Chiaramente non è solo questo il modo con cui ci riconosciamo solidali con Gesù. Anche quando prendiamo sul serio il Vangelo, che è la parola e l’esempio di Gesù, e gli andiamo dietro in modo che lui sia il maestro e noi i discepoli, noi ci dichiariamo appartenenti a Gesù Cristo e solidali con Lui. E il Signore promette la sua solidarietà, sarà dalla nostra parte “davanti al Padre celeste”, al compimento e al giudizio della nostra vita. Prefazio suggerito: “Nella tua misericordia hai tanto amato gli uomini da mandare il tuo Figlio come Redentore a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana. Così hai amato in noi ciò che tu amavi nel Figlio e in lui, servo obbediente, hai ricostruito l’alleanza distrutta dalla disobbedienza del peccato” (prefazio del tempo ordinario, VII). Padri della chiesa (Mt 10,26-33) “Non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato”. Gesù si riferisce al giorno del giudizio che svelerà il segreto della coscienza e manifesterà ciò che ora rimane nascosto. Ci ricorda così che non bisogna temere né le minacce né il potere dei persecutori, poiché il giorno del giudizio rivelerà l’inconsistenza di queste cose. “Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce…” Il segreto profondo dell’insegnamento evangelico deve essere rivelato mediante la luce della predicazione degli apostoli senza temere coloro che non hanno potere sull’anima. Voi temete la morte e questo timore vi trattiene dal predicare? Proprio perché temete la morte dovete predicare poiché solo ciò potrà salvarvi dalla morte vera. Anche se i vostri nemici vi uccideranno, non potranno toccare la parte più nobile di voi. Per questo Gesù dichiara esplicitamente che “non possono” uccidere l’anima. Vedete che Gesù non promette ai suoi discepoli di liberarli dalla morte, ma permette che essi muoiano per largire loro grazie più grandi. Cristo non abbandona i suoi discepoli nel mezzo del pericolo, ma dona loro un coraggio assai più forte di qualsiasi pericolo. Con brevi parole infonde in loro le verità riguardanti l’immortalità dell’anima e incide profondamente nel loro cuore la dottrina della salvezza. Se voi temete un uomo che può darvi la morte, quanto più dovete temere colui che può perdere la vostra anima e il vostro corpo, il Signore stesso che ha manifestato di essere il giudice del mondo. Ma ora noi facciamo il contrario: non temiamo chi può perdere le nostre anime e temiamo invece coloro che uccidono il corpo. Gli uomini non possono nuocere alla nostra anima, ma neppure ai nostri corpi. Possono, è vero, sottoporre i nostri corpi a infiniti supplizi, ma così facendo li rendono assai più gloriosi. Chiunque tra i santi proclamerà la sua confessione in questa vita temporale, davanti a pochi uomini mortali, il Signore Gesù lo riconoscerà in quell’eterno e perenne mondo, davanti a Dio e Padre, presenti tutti gli uomini da Adamo fino alla fine del mondo. Allora, davanti a tutti, egli glorificherà coloro che avranno dimostrato fede in lui sino alla fine (Giovanni Crisostomo, In Matth. 34,2 s.). Altri autori cristiani Non temete dunque coloro che vi assimilano a Beezebul e quindi vi perseguitano e vi consegnano alla morte. Non vi scoraggiate quando questi saranno anche i vostri familiari. Infatti poiché il discepolo diviene come il maestro, ne condivide la sorte. Ma le accuse infamanti e le persecuzioni non hanno il potere di soffocare l’Evangelo che anzi da coperto quale ora è sarà rivelato e da nascosto verrà conosciuto. Esso è ora nascosto come un tesoro (cfr. 13,44) e come lievito nella pasta è coperto. Ma per la sua forza, intrinseca comunicatagli dal Padre, esso si rivelerà e quindi verrà conosciuto. Ora è coperto ed è nascosto perché la sua rivelazione, che è conoscenza, è data ai credenti, cioè ai piccoli (cfr. 11,25) che sono i suoi discepoli, ai quali il mistero viene rivelato non dalla carne e dal sangue ma dal Padre celeste (cfr. 16,17). Mentre l’Evangelo «rimane velato per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore dal glorioso evangelo di Cristo che è immagine di Dio» (2 Cor 4,3-4). Ma esso non può restare velato e non può restare nascosto. La predicazione apostolica è pertanto il luogo dove il Padre ha iniziato a rivelare il suo evangelo fino alla sua piena manifestazione nel giorno del giudizio, «quando Dio giudicherà le realtà nascoste degli uomini secondo l’evangelo mediante Cristo Gesù» (cfr. Rm 2,16). Nel frattempo la rivelazione attuale, proporzionata alla fede, opera, in coloro che ascoltano, l’accettazione o il rifiuto e quindi anche la persecuzione di coloro che annunciano. Questa persecuzione rafforza l’Evangelo e lo rende noto, come rende anche nota l’autenticità di coloro che sono inviati. Infatti il timbro della loro autenticità è non venir meno nelle prove, perché «come le stelle risplendono nella notte e si nascondono durante il giorno: così è la vera virtù che spesso non appare nelle situazioni favorevoli ma risplende in quelle avverse» (Bernardo) (Vangelo secondo Matteo “dagli appunti del Sac. Giuseppe Ferretti” pag 95). Nel Salmo 68 si coglie una grande comunione con Dio, fino a sentire rivolti a sé gli insulti riservati a Dio, come accade per le persone amate. E il salmista attende dal Signore un suo intervento: ma noi, che speriamo che il Signore intervenga nelle nostre cose terrene, non abbiamo risposta perché non in comunione o perché messi alla prova? È lecito sperare segni di aiuto? A volte chiediamo o attendiamo cose contrarie alla natura di Dio e alla sua relazione con la libertà dell’uomo; altre volte il segno c’è, ma non ce ne rendiamo nemmeno conto, perché la comprensione sfugge alla nostra intelligenza che fatica a riconoscere come si esprime l’efficacia di Dio. Qui abbiamo tutti avuto modo di sentirci nella disgrazia, disperati e impotenti. La pena di detenzione e di cura dovrebbe darci un percorso, una strada per raddrizzare la nostra vita; eppure, dopo anni in cui ciascuno di noi avrebbe voluto abdicare alla propria vita, non è quella la strada che ci serve di più, ma quella che viene da Dio, quella che ci permette innanzitutto di non aver paura di noi stessi, quando magari siamo stati capaci di compiere un omicidio. Per noi è importante comunicare, soprattutto ai ragazzi, che non ci si può sentire protetti o indenni dalla malattia mentale; se non si fa finta di non vedere le persone che stanno male (e si soffre davvero in maniera indescrivibile), forse si impara come chiedere aiuto prima che sia troppo tardi. Eppure la malattia mentale porta diversità, separazione e abbandono, almeno nella percezione. Ci vogliono il coraggio e l’umiltà di sapere ascoltare quelli che possono aiutarci senza averne paura (Gruppo OPG). Paralleli e riferimenti biblici Confronta: Lc 12,2-9 v 26 1Sam 2,3: Non moltiplicate i discorsi superbi,dalla vostra bocca non esca arroganza;perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette. Is 40,28: Non lo sai forse?Non lo hai udito?Dio eterno è il Signore,creatore di tutta la terra.Egli non si affatica né si stanca,la sua intelligenza è inscrutabile. Is 41,10: Non temere, perché io sono con te;non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra vittoriosa. Dn 2,22: Svela cose profonde e occulte e sa quel che è celato nelle tenebre e presso di lui è la luce. Mt 6,8: Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Mc 4,22: Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. 1Cor 3,20: E ancora:Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani. Ap 1,17-18: Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. v 27 Is 43,10: Voi siete i miei testimoni - oracolo del Signore -miei servi, che io mi sono scelto perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu formato alcun dio né dopo ce ne sarà. Mc 16,20: Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano. Lc 9,2.60: E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Gesù replicò: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Gv 15,27: anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. At 5,20-21: “Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita”.Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. At 18,9-10: E una notte in visione il Signore disse a Paolo: “Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città”. At 22,15: perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 2Tm 4,2: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. v 28 Dt 1,17: Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò. 1Sam 15,24: Saul disse allora a Samuele: “Ho peccato per avere trasgredito il comando del Signore e i tuoi ordini, mentre ho temuto il popolo e ho ascoltato la sua voce. Pr 29,25: Il temere gli uomini pone in una trappola;ma chi confida nel Signore è al sicuro. Is 51,12: Io, io sono il tuo consolatore. Chi sei tu perché tema uomini che muoiono e un figlio dell’uomo che avrà la sorte dell’erba? Mt 16,25-26; Mt 23,33; Mt 24,51; Eb 10,31; 1Pt 3,14; Gc 4,12; Ap 2,10; Ap 14,7.10. v 29 Dt 32,6: Così ripaghi il Signore,o popolo stolto e insipiente?Non è lui il padre che ti ha creato,che ti ha fatto e ti ha costituito? Gb 38,41: Chi prepara al corvo il suo pasto,quando i suoi nati gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo? Sal 121,3: Non lascerà vacillare il tuo piede,non si addormenterà il tuo custode. Mal 2,10; Mt 5,45; Mt 6,26; Mt 23,9; Gv 1,15; At 4,33; Rm 3,29; 1Cor 8,6; Ef 4,6; Eb 12,9. v 30 1Sam 14,45: Ma il popolo disse a Saul: “Dovrà forse morire Giònata che ha ottenuto questa grande vittoria in Israele? Non sia mai! Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello del suo capo, perché in questo giorno egli ha agito con Dio”. Così il popolo salvò Giònata che non fu messo a morte. 2Sam 14,11: Riprese: “Il re pronunzi il nome del Signore suo Dio perché il vendicatore del sangue non aumenti la disgrazia e non mi sopprimano il figlio”. Egli rispose: “Per la vita del Signore, non cadrà a terra un capello di tuo figlio!”. Gb 4,15: un vento mi passò sulla faccia,e il pelo si drizzò sulla mia carne... Sal 115,12; Mt 6,32; Mt 12,12; At 27,34; 1Cor 11,14; 1Tm 2,9; 1Pt 3,3; 1Pt 5,7. v 31 Gn 1,28: Dio li benedisse e disse loro:”Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra;soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. Sal 8,6: Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: Sal 82,6; Mt 6,25; Mt 12,12; Mt 16,26; Lc 9,25. v 32 Sal 26,7: per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie. Sal 119,172: La mia lingua canti le tue parole, perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti. Is 32,4: Gli animi volubili si applicheranno a comprendere e la lingua dei balbuzienti parlerà spedita e con chiarezza. Ez 24,27: In quel giorno la tua bocca si aprirà per parlare con il profugo, parlerai e non sarai più muto e sarai per loro un segno: essi sapranno che io sono il Signore”. Mt 10,20: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Lc 21,13: Questo vi darà occasione di render testimonianza. 1Gv 4,2.15; Rm 10,9; Fil 2,11; Eb 4,15; 1Gv 2,23; 1Gv 4,15. v 33 1Sam 15,23: Poiché peccato di divinazione è la ribellione,e iniquità e terafim l’insubordinazione.Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re”. 2Re 17,20: l Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza. Mt 25,12: Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Mc 8,38: Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Lc 13,27: Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! At 3,14; Eb 12,17; 2Tm 2,12-13; 2Pt 2,1; 1Gv 2,22; Gd 4.