Introduzione ISBN 88-403-6793-4 Titolo dell'opera originale: Der Gemiise Garten © 1980 Wilhelm Heyne Verlag, Munchen Disegni: Fritz Wendler, Monaco - Laura Scarpa, Milano Foto: Klett Flora Druck, Leinfelden - Echterdingen, e G. Steinbach, Oberreute Traduzione: Laura e Silvia Faverzani La biologia è la scienza che studia i fenomeni della vita e le leggi che li governano; ma il termine « biologico » ha acquistato un significato che implica anche una generale visione del mondo. Di per sé le definizioni « coltivazione biologica » e « ortaggi biologici » possono essere, per così dire, paragonate all'affermazione « l'acqua è bagnata »: ogni pianta infatti si sviluppa biologicamente in armonia con la natura, altrimenti non cresce affatto; ogni pianta ci manifesta il miracolo della crescita, un qualcosa che possiamo favorire o impedire, ma non creare noi stessi. Ed è appunto in considerazione dei l i mi t i delle nostre possibilità che « coltura biologica » avrà per noi il significato comunemente attribuito a questa definizione, e cioè coltivare senza veleni. La coltivazione biologica esclude i n f a t t i nel modo più assoluto l'uso di tutti i prodotti fabbricati su base chimica e più o meno velenosi, quali gli erbicidi, gli insetticidi e i fungicidi. Detto questo, abbiamo enunciato solo una delle caratteristiche di questo modo differente di intendere la coltivazione, ma non ne abbiamo ancora definito l'essenza. Infatti, lavorare evitando tutti i mezzi chimici, e facendo magari anche a meno di qualsiasi concime artificiale, ci permette di avere un pezzo di natura quasi selvatica o, tutt'al più, un'area poveramente coltivata, ma non possiamo certamente ancora parlare di coltivazione biologica, come non possiamo dire di condurre una vita perfettamente sana solo perché abbiamo eliminato completamente dalla nostra dieta i cibi sofisticati e lo zucchero raffinato. La frutticoltura, l'orticoltura e l'agricoltura a dimensione industriale sono strettamente legate all'industria chimica. Ciò dipende dal fatto che i prodotti chimici permettono raccolti rapidi e abbondanti e difendono drasticamente dagli insetti e dalle malattie le monocolture organizzate meccanicamente. Un vorticoso giro di af- © 1981 Editiemme SRL, Milano © 1990 Fratelli Melita Editori, La Spezia Prima edizione: ottobre 1990. 5 fari, di capitali e di energia, e la necessità di assicurarsi guadagni proporzionati ai mezzi impiegati, allontanano sempre di più l'economia rurale dalle sue basi ecologiche. Il senso di disagio provocato da questo tipo di progresso, le cui conseguenze ed effetti ci colpiranno in pieno solo nei prossimi decenni, stimola la ricerca di soluzioni alternative. Nessuno è in grado di cambiare radicalmente la situazione, ma molti ormai sentono la necessità di cambiare qualcosa, almeno dov'è loro consentito, cioè all'interno del proprio campo di azione: desiderano orientarsi coscientemente verso le basi naturali del giardinaggio e cercano contemporaneamente di non sottostare, per quanto possibile, ai dettami dell'industria. Sarebbe errato voler interpretare precipitosamente il pensiero e la sensibilità di coloro che la pensano a questa maniera come un irreale e romantico ritorno alla natura, quando si tratta invece di una comprensione della realtà che tiene conto anche di un futuro. Quest'introduzione vuole proporre ai lettori, per i quali orticoltura biologica è forse ancora una definizione priva di significato, di intendere positivamente l'orientamento sotteso ai termini «biologico» e « organico ». La nuova scienza dell'ecologia è un movimento contrario e di riequilibrio rispetto all'amministrazione sregolata e sconsiderata delle nostre risorse. Coltivare biologicamente significa anche avere una visione più ampia di quella che si può ricavare dalle istruzioni dei prodotti offerti dall'industria per il giardinaggio: « Una buona dose di veleno ed è la fine delle erbacce »; una sorta di visione del mondo distorta, per la quale non c'è niente di meglio che ammirare per tutta l'estate un giardino asetticamente pulito. Ma attenzione! — ammoniscono le stesse istruzioni — evitate di bagnare con questo prodotto le vostre colture. È necessario seguire le istruzioni con la massima attenzione, errori e disattenzioni nel dosaggio e nella somministrazione dei prodotti sono pericolosi non solo per le piante coltivate, ma anche per gli uomini e gli animali! Con questo volume dedicato al lavoro pratico in giardino, non cerchiamo un confronto diretto con il modello di coltivazione sorretto dall'industria chimica, vorremmo, invece, offrire un'alternativa valida e attuabile. Vi sono oggi in circolazione molti manuali dedicati al giardinaggio di tipo tradizionale, alcuni anche veramente validi. Una volta ben chiarite e capite le differenze fra coltivazione biologica e coltivazione tradizionale, è possibile trarre notizie utili e interessanti da qualsiasi manuale di questo genere e utilizzarne alcuni dei suggerimenti anche per un giardino coltivato biologicamente. Il nostro volume è dedicato soprattutto ai principianti: si propone, quindi, di indicare gli elementi di fondo, teorici e pratici, per una possibile col6 tivazione biologica del giardino. E per i principianti vogliamo subito sottolineare che una fertilità costante del giardino, un terreno equilibrato e vitale e piante robuste non sono compatibili con un metodo di lavoro disordinato, aperto a ogni sollecitazione e a tutte le novità: è possibile ottenere risultati soddisfacenti soltanto con una paziente e continua cura biologica del terreno. Il giardinaggio può essere considerato come un'occupazione per il tempo libero o avere come unico scopo il raccolto; viceversa può anche essere visto come un mezzo per instaurare con la pianta un rapporto attivo e creativo, come un'arte nella quale è possibile raggiungere gradi diversi di abilità e conoscenza. Anche chi pratica un'orticoltura biologica attenendosi esclusivamente alla ricetta di volta in volta indicata, riesce a portare in tavola i suoi ravanelli; ma il giardiniere appassionato e in grado di abbinare la fantasia all'esperienza acquisterà una pratica crescente all'interno del suo orto e alla fine dipenderà sempre meno da prescrizioni e norme fisse, avvicinandosi gradualmente a un sistema di coltivazione biologico e, proprio per questo, più libero. La coltivazione biologica si articola in diverse metodologie: agricoltura organico-biologica (Svizzera); coltivazione secondo natura, teorizzata da L. Fùrst (Germania); agricoltura biologica secondo Lenai-re/Boucher (Francia); agricoltura biologica, metodo Howard/Balfour (paesi anglofoni), e altre ancora. Fortunatamente queste scuole non si ostacolano a vicenda, lavorano su base comune e con risultati confrontabili su uno stesso piano. Il fatto che le scuole biologiche siano sorte in vari paesi e indipendentemente le une dalle altre, contribuisce a dimostrare la necessità e la validità di questi metodi nella nostra epoca. Associando la coltivazione biologica alla chimica, « giusto quel tanto necessario », si ottengono solo risultati positivi limitati nel tempo, ma combinare i metodi delle varie scuole di indirizzo biologico, riunite sotto un medesimo importante denominatore comune, ha un altro significato, ben più positivo. Frequentemente si definiscono col termine « tradizionale » l'agricoltura, la frutticoltura e l'orticoltura che si basano sull'uso di concimi minerali e di anticrittogamici. Vogliamo tuttavia far notare che « tradizionale » è un termine che in realtà sarebbe meglio abbinare a coltivazione biologica: infatti l'economia rurale su base chimica, ormai diffusamente praticata, risale a pochi decenni fa, mentre il metodo di coltivazione che prevede una circolazione delle sostanze organiche in analogia a quanto avviene in natura, ha avuto origine migliaia di anni addietro. 7 La natura stessa, dunque, si serve della circolazione delle sostanze per mantenere costantemente e illimitatamente fer tili i terreni. L'ambiente boschivo ci offre un chiarissimo esempio di « coltivazione biologica » con formazione di burnus tramite copertura del terreno e decomposizione. Il bosco è in grado di mantenere un livello di vita molto alto e uno sviluppo delle piante veramente notevole, a cui si aggiunge una costante fertilità del terreno, senza interventi da parte dell'uomo. Figlia del nostro tempo, la coltivazione tradizionale o convenzionale giustifica i suoi procedimenti energicamente e con esperimenti, dal suo punto di vista incontestabili, condotti su piccola scala: effettivamente è possibile dimostrare molto chiaramente proprio in laboratorio gli effetti prodotti dai concimi minerali e dagli anticrittogamici. La famosa botte di Justus Liebig, raffigurante le sostanze di base delle piante, è la rappresentazione di un concetto fondamentale: la pianta prospera quel tanto che le è permesso dalla sostanza nutritiva presente in misura minore. Il metodo biologico riconosce questo principio. Le piante hanno bisogno del « naturale » apporto di calcio, potassio, azoto, fosforo, ecc., ma la coltivazione biologica non tiene conto solo delle quantità, bensì anche della qualità, prende cioè in considerazione non solo la materia chimicamente semplificata, ma la inserisce anche in un contesto ecologicamente e biologicamente valido. Il metodo biologico dunque non si oppone affatto alla chimica, ma il suo più ampio orizzonte riconosce anche le concatenazioni e le relazioni attive sul piano biologico ed ecologico. La brutale scissione del regno vegetale e animale in categorie opposte, in piante,e animali utili da una parte e in erbacce e parassiti dall'altra, può essere superata grazie a una mentalità biologica, a vantaggio di una visione più generale. Affermare che ciò sia possibile non significa automaticamente avallare ogni tentativo fatto in questa direzione: anche fra gli esponenti della coltivazione biologica c'è chi incorre in errori o ha una mentalità decisamente ristretta. Anche qui, come in altri campi, non si può giudicare il tutto limitandosi al singolo. Una volta riconosciute le concatenazioni biologiche, non ci si accontenterà più delle colonne di cifre e delle scadenze indicate dai convenzionali metodi di coltivazione (e ciò vale anche per quanto riguarda l'allevamento). I risultati di questa oltremodo materiale scienza agraria non sono errati, ma insufficienti. Manca loro la dimensione vitale, che può manifestarsi liberamente non in un laboratorio, bensì in un contesto più esteso. L'economia rurale biologica non si contrappone categoricamente all'ecologia e alla bellezza del paesaggio, come invece rivelano i desolanti allevamenti e le col- 8 La «legge del minimo» secondo Justus von Liebig (1803-1873) (carenza di potassio, per esempio) tivazioni nelle aziende agricole impoverite dal sistema industriale. Aree economiche sempre più vaste, un crescente impiego dei mezzi chimici e una decrescente necessità di manodopera nel settore agricolo sono le conseguenze di un'economia rurale di questo genere. Il metodo biodinamico fondato nel 1924 da Rudolf Steiner riconobbe una interazione fra le relazioni più ampia ed estesa di quanto non fosse stato fatto fino ad allora; e individuò altresì un gioco di forze riconducibile alla dimensione cosmica. Per questo motivo, critici poco preparati hanno creduto di individuare nel pensiero di Steiner una sorta di mistica imbevuta di astrologia; è invece, comunemente risaputo che la vita sulla terra non è propriamente indipendente, ma subordinata a relazioni esistenti in un ordine superiore, per esempio a quelle che si riferiscono al rapporto soleterra. Il metodo bio-dinamico si fonda su cognizioni scientifico-spirituali; queste non costituiscono una contraddizione per la scienza empirica, ma non possono tuttavia essere da questa verificate. Citiamo con rispetto il metodo bio-dinamico, ma non possiamo qui lasciare spazio ai suoi insegnamenti. Molti trattati espongono 9 L'orticello in agosto... ...e in gennaio. chiaramente la teoria e la pratica di questo complesso metodo, soffermandosi in particolare anche sulla cura del giardino. Anche coloro che lo criticano, riconoscono i successi che il metodo bio-dinamico ha ottenuto. Potendo dedicare all'orto solo questo volume, dovremo necessariamente limitarci alle basi del metodo di lavoro in direzione biologica, acquisito il quale ciascuno potrà poi proseguire secondo le proprie intenzioni e possibilità. Attenzione particolare sarà concessa alla cura del terreno, decisiva non solo per quanto riguarda la rigogliosità e produttività delle piante, ma anche per la loro capacità di difendersi da malattie e parassiti. Lavorazione della terra e concimazione sono strettamente collegate. Egualmente importanti e fondamentali per il giardinaggio biologico sono la rotazione delle colture e le colture miste; saperle gestire correttamente significa anche difendere le piante dai parassiti. In effetti la coltivazione biologica non prevede campi di azione drasti- camente separati: il giardino è da intendersi come un'unità, un organismo nel quale il tutto influisce sulle singole parti e queste, a loro volta, modificano il tutto. Esiste anche una ben precisa fraseologia bio-organica, ma si tratta soprattutto di belle parole senza contenuto. Osservazioni come quest'ultima sono opportune ogniqualvolta le parole non vengono arricchite dall'esperienza di chi le pronuncia o le recepisce. Ciò non significa che occuparsi di giardinaggio biologico presupponga disporre di un impianto esemplare. La mia professione mi costrinse a vivere per anni in una grande città, per cui l'ultimo giardino rimasto in possesso della mia famiglia veniva curato da estranei. Condussi le mie prime esperienze nel campo della coltivazione e della compostazione presso amici, in cassette. Ma è proprio un ambiente piccolo e ristretto che offre la possibilità di condurre osservazioni particolarmente accurate, e saper osservare è fondamentale per ottenere risultati soddisfacenti in una coltivazione biologica. 10 11 Le molteplici possibilità dell'orto In questo volume ci occuperemo esclusivamente dell'orto, considerato generalmente come l'unica parte effettivamente utile e produttiva del giardino. Ciò non toglie tuttavia che anche un giardino puramente ornamentale possa essere considerato dal suo proprietario altrettanto utile. Con le sue molteplici possibilità, è il comune giardino a dimensione familiare che risponde meglio alle esigenze di relax e gioco, necessari tanto ai bambini quanto agli adulti, offre spazio ai rapporti umani; l'occhio può trovare piacere e soddisfazione dalla sua bellezza e, non ultimo, i suoi prodotti arricchiscono la cucina. Recentemente il principio di ricavare, per quanto possibile, ciò che è necessario dal proprio giardino sta riacquistando, per svariati motivi, un nuovo valore e un notevole interesse. Se però, ancora tre decenni fa, questo tipo di produzione orticola su piccola scala era per molte famiglie una necessità e costituiva un notevole supporto economico, oggi, rassicurati dalla sovrabbondanza materiale, nel lavoro in giardino ritroviamo un'occupazione compensativa dei disagi causati dal peso e dalla monotonia del lavoro abituale e quell'intima soddisfazione che deriva da qualsiasi attività creativa. Naturalmente, in un'epoca di molteplici interrelazioni e dipendenze, pretendere dal giardino una totale autonomia dall'esterno è pura illusione: si dovrebbe rinunciare a tutto ciò che non si riesce a produrre nel proprio orto e ciò sarebbe accettato solo da un numero esiguo di persone; oltretutto la dipendenza da altri e dal loro lavoro favorisce anche i rapporti interpersonali. Noi non proponiamo un'organizzazione sociale basata su fattorie autarchiche con un'economia domestica totalmente chiusa, perciò il parlare di orto come fonte di autorifornimento ha una sua validità solo in quanto quest'ultimo ci offre la possibilità di raccogliere in abbondanza prodotti commestibili sani. Se le dimensioni dell'orto e il tempo che 13 possiamo dedicargli lo permettessero, potremmo in teoria nutrirci quasi esclusivamente con ciò che cresce direttamente sulla nostra terra, ma ciò non è possibile in quanto il tempo a disposizione dopo la normale attività professionale in genere non è sufficiente. Se si è giardinieri per passione e personale inclinazione, consumare durante la stagione calda i prodotti coltivati nel proprio orto procura certamente soddisfazione, ma ciò non significa necessariamente che per questo si debba rinunciare per esempio alle arance e al riso, o a tutti quei prodotti che provengono da agricolture differenti o da paesi stranieri. Naturalmente è pur sempre possibile nutrirsi largamente ed esclusivamente coi raccolti della terra che si coltiva: dopo tutto è proprio ciò che hanno fatto i nostri antenati. Vorrei inoltre avvertire coloro che praticano un'orticoltura per proprio uso e consumo di non misurarne la buona riuscita basandosi esclusivamente su raccolti particolarmente abbondanti o sulle dimensioni eccezionali dei singoli prodotti. È proprio perché non dipendiamo completamente dall'orto e quindi da una superproduzione, che il lavorare in esso procura gioia e soddisfazione. È ovvio che mi sento particolarmente soddisfatto se estraggo una patata particolarmente grossa o se il più lungo dei miei fagioli di Spagna raggiunge i 40 cm, ma in genere evito di valutare il risultato dei raccolti da questo punto di vista. È meglio, piuttosto, dedicare il tempo che sarebbe necessario a questo genere di misurazioni, alle piante, agli animali o a noi stessi. Chi non ha avuto una precedente esperienza nel campo del giardinaggio non è in grado di stabilire esattamente il rapporto tra le dimensioni del giardino e le proprie possibilità, esagerando, in genere, nel sopravalutare queste ultime. Ciò vale naturalmente in modo particolare per l'orto, al quale bisogna dedicare la maggior parte del tempo e del lavoro. Chi desideri rendersi indipendente e autosufficiente deve prima di tutto vedere in che rapporto stanno fra di loro i due seguenti valori: 1) dimensioni della superficie, rapportata alle proprie possibilità e necessità, ovvero terreno a disposizione; 2) forza-lavoro impiegabile. In alto a destra: i fagioli di Spagna permettono buoni raccolti anche in caso di condizioni climatiche non propriamente favorevoli. In basso a destra: piantando patate per il proprio uso e consumo, si può risparmiare tempo evitando di eliminare le erbacce, in quanto i tuberi interrati crescono e maturano egualmente. Questa coltre verde protegge il terreno da un eccessivo essiccamento: non sarà più necessario innaffiare regolarmente. Chi ha tempo sufficiente a disposizione da dedicare alle patate potrà rip u li re il terreno dalle erbacce e proteggerlo con una pacciamatura. 14 Per realizzare l'autosufficienza e l'indipendenza da altre fonti di sostentamento, con un'attività rurale completa (occupandosi di animali, pascoli, campi e orto) bisognerebbe disporre, in teoria, di una superficie non inferiore ai 3-4 ettari. Tuttavia anche quest'indicazione non è ancora precisa. Questa superficie infatti, oltre a coprire il fabbisogno alimentare annuale di una famiglia, formata poniamo da 4 persone, dovrebbe rendere tanto da permettere di acquistare, con il ricavato di parte dei raccolti, tutto ciò che non può essere prodotto dalla fattoria stessa: abiti, energia, attrezzi, sementi e altro ancora. Tenendo dunque in considerazione anche queste necessità, il numero degli ettari disponibili dovrebbe essere per lo meno il doppio rispetto al minimo sopra indicato. Una famiglia di mia conoscenza, costituita da quattro persone, gestisce in maniera biologico-dinamica un'azienda agricola di circa 7 ettari, occupandosi di bovini, apicoltura, patate, di un orto e di un boschetto. Sono ben vent'anni che questa famiglia vive col ricavato della propria terra: ogni « normale » contadino riterrebbe ciò impossibile; egli necessita infatti di una superficie più ampia (per lo meno 16 ettari), e ciò è dovuto ai sistemi della coltivazione tradizionale, agli investimenti per macchinari e concimi minerali. Questo esempio dimostra quanto sia difficile stabilire con precisione le dimensioni della superficie coltivabile in modo tale da garantire un rendimento sufficiente della terra. A chi desideri vivere dei raccolti della propria terra, solo fino a un certo punto, occupandosi cioè solo delle necessità alimentari della propria famiglia che possono essere soddisfatte nel proprio appezzamento, basteranno due ettari di buon terreno, sul quale coltivare cereali, patate, ortaggi, frutta (si possono tenere in considerazione anche gli animali da cortile). Sono invece sufficienti 200 m2, a coltivazione intensiva, per coprire largamente il consumo familiare di insalata, verdure e frutti bacciferi, quei prodotti cioè che solitamente sono coltivati negli orti. Possiamo infine aggiungere che 100 m2 circa, coltivati a orto, rendono già più di 300 kg di prodotti, ma, per ottenere simili raccolti su superfìci limitate, bisogna rinunciare purtroppo alla molteplicità e varietà delle piante coltivate. All'interno dell'appezzamento o del giardino ci deve essere inoltre spazio sufficiente per il cumulo del composto e per poter lavorare comodamente. 16 Posizioni e varietà climatiche all'interno dell'orto Coltivando per la prima volta un appezzamento di terra, è consigliabile accontentarsi di una superficie di dimensioni modeste. In un secondo tempo, quando si saranno fatte le prime esperienze e ottenuti i primi successi, si potrà allargare lo spazio da coltivare, sempre che si abbia tempo sufficiente a disposizione. Un piccolo orto amministrato intensivamente può rendere forse più di un orto di maggiori dimensioni, dove si deve costantemente lottare contro l'inselvatichi-mento delle colture: in questo senso, coltivare piccole aree dà molte soddisfazioni, mentre se l'orto è vasto si è occupati perennemente, senza mai ottenere una coltura veramente ordinata e perfettamente curata. Tutti naturalmente desiderano fin dal primo momento avere a disposizione un grande appezzamento, ma ciò non significa che si debba iniziare impiantando subito un grande giardino. In genere possiamo dire che i cespugli bacciferi richiedono meno lavoro delle aiuole coltivate a ortaggi, ma più dei fiori; gli arbusti sono meno esigenti dei girasoli; ai prati bisogna dedicarsi più o meno quanto agli arbusti o ai cespugli bacciferi, e a un frutteto quanto a un prato. Questi paragoni naturalmente possono variare a seconda delle condizioni e delle esigenze, ma sono pur sempre un punto di riferimento per una valida e logica suddivisione delle colture di un appezzamento. Anche le singole colture necessitano delle nostre cure in gradi diversi. Ci occupiamo, per esempio, delle patate solo due volte all'anno, ma il lavoro che esse richiedono è piuttosto pesante: preparazione del terreno, concimazione e messa a dimora a primavera, raccolta in autunno. In estate ci limitiamo a osservarne la crescita, senza lasciarci disturbare dalla presenza delle erbacce. Con una cura più attenta anche il raccolto sarebbe certamente più abbondante, ma ci sono altre aree coltivate che in quel periodo necessitano più urgentemente delle nostre cure. Se, accettando le erbacce, raccogliamo per esempio 17 già 300 kg di patate, perché accollarsi altro lavoro quando sia stato raggiunto il nostro scopo? Naturalmente una condotta di lavoro di questo genere presuppone che lo spazio sia calcolato senza troppa parsimonia. Coloro che invece sono costretti a utilizzare intensivamente ogni metro quadatro di terra, faranno bene a eliminare, per quanto possibile, le erbacce. L'ampiezza dell'orto è determinata in parte anche dal tempo libero a disposizione: come minimo bisogna calcolare un'ora annua per metro quadro, ma il lavoro e il tempo richiesti.dalle coltivazioni dipendono anche dall'organizzazione, dall'esperiènza e dalle nostre esigenze. Il giardino curato biologicamente non richiede più lavoro di quello curato con i mezzi chimici, sempre che non ci si metta a sradicare ogni pianticella che non sia stata personalmente seminata o piantata, operazione del resto di cui si può fare perfettamente a meno prevenendo la crescita di molte erbacce con un'adeguata pacciamatura. L'orto necessita della terra migliore del nostro appezzamento, di tanto sole e di una posizione ben protetta dal vento. Deve essere facilmente accessibile dalla casa, e questo vale soprattutto per l'aiuola delle spezie e delle erbe aromatiche. Dato che le aiuole degli ortaggi necessitano di periodiche lavorazioni del terreno, sarchiature, raccolta dei prodotti e concimazioni, e, dal momento che richiedono queste operazioni più frequentemente dei fiori e di altre colture, la soluzione migliore è impiantare tali aiuole lungo il sentiero principale, evitando anche di separarle dalla casa tramite dei gradini. Ogni particolare, anche minimo, non curato sufficientemente può col tempo trasformarsi in un elemento che disturba l'ordinato svolgersi del lavoro, pausando anche notevoli sprechi di tempo. Tenendo in considerazione quanto detto, consigliamo anche di sistemare, se possibile, gli attrezzi necessari nei pressi dell'orto. Piccolo campo di patate e cavoli, adibito a proprio uso e consumo, visto nel corso dell'anno. In alto a sinistra: un pezzo di terreno da pascolo viene rivoltato con l'aratro (o con la vanga). In alto a destra: le patate da semina, divise a metà, vengono collocate su un sottile strato di letame bovino maturo. Si concima poi la terra con uno strato di letame bovino fresco; una pacciamatura fatta con la paglia protegge il terreno dall'evaporazione e dalle erbacce. Le zone centrali del terreno, rimaste libere, sono state successivamente coltivate a cavoli. In basso a sinistra: dopo la pacciamatura il terreno non è più stato toccato fino alla raccolta delle patate in autunno. In basso a destra: la copertura in paglia, lasciando poco spazio alle erbacce, ha favorito uno sviluppo senza problemi delle patate e dei cavoli. Con un impiego minimo di tempo sono stati ottenuti risultati soddisfacenti. Nella pagina a fianco. A sinistra: un tubo di plastica del diametro di 2 cm circa è stato collocato poco sotto il livello del terreno. A destra: attacco per il tubo. Un sistema di rifornimento di questo genere, attuato con i propri mezzi, è più economico del sistema «pipeline», ottenibile in commercio. 18 19 L'innaffiatura è un'operazione che riguarda soprattutto le aiuole degli ortaggi. Con dei tubi, installati poco sotto il livello del terreno, si possono innaffiare comodamente vaste aree, evitanto anche di trasportare ogni volta il tubo dalla cantina all'orto. L'azione del sole e la varietà climatica interna dell'orto sono determinanti per una coltivazione ben riuscita. La maggioranza delle piante, infatti, può svilupparsi solo attraverso la fotosintesi, cioè alla luce del sole. Se l'orto necessita di luce attraverso tutto l'arco della giornata, allora bisogna strutturarlo in modo tale che niente ostacoli l'azione del sole. Gli alberi sono un ornamento per ogni giardino, ma gettano ombre, e l'unico modo per evitare questo inconveniente è piantarli a nord rispetto all'orto. Il discorso è valido anche per siepi, cespugli, pergole e capanni. In breve: la luce del sole è indispensabile all'orto, e non ci sono alternative. Con una serie di accorgimenti si può anche migliorare il clima interno dell'orto. Prima di tutto si dovrà badare che l'orto sia sufficientemente protetto dal vento e contemporaneamente dall'aria fredda del suolo: per questo motivo è assolutamente sconsigliabile impiantare le aiuole in un avvallamento « protetto » del giardino, in quanto tale conca potrebbe rivelarsi come il posto più freddo di tutto l'appezzamento. Dal momento che l'aria fredda pesa più di quella calda, possiamo benissimo immaginarci che in una giornata tranquilla, senza vento, quest'aria fredda si infiltri proprio nelle zone più basse dell'appezzamento. Ciò può essere verificato molto facilmente sistemando qua e là dei termometri, naturalmente all'ombra. Un quadro completo della situazione generale, riguardo la suddivisione di un appezzamento in zone più calde e più fredde, può talvolta emergere chiaramente in seguito a una brinata: certe zone infatti sono coperte di brina, altre invece, più favorevoli alla coltivazione quindi, sono rimaste verdi. Impiantando le aiuole in pendenza, le parti più alte sono spesso visitate dal vento, ma tutto sommato è più semplice porre riparo a questo inconveniente che a quello causato dal freddo di una conca. Il miglior modo per riparare le aiuole dal vento è quello di piantare una siepe non eccessivamente alta e lontana, quel tanto che basta, per evitare ombre sulle coltivazioni. Secondo alcuni, una siepe che ripari dal vento deve essere sempre verde e molto fitta; in verità, per spezzare l'impetuosità del vento è sufficiente una siepe leggera e ariosa, fatta di frasche, o di quel genere di piante che, oltre a essere adatte a formare siepi, fioriscono e danno frutti. Dietro una siepe la temperatura è in genere più alta, malgrado il vento. Il vento è dannoso non solo in quanto abbassa la temperatura, ma soprattutto perché asciuga troppo il terreno. Da questo punto di vista il vento caldo è anche più dannoso di quello freddo. 20 Questo piccolo irrigatorc può rifornire d'acqua una superficie di 160 mq. Qui viene utilizzato per inumidire scarti e rifiuti troppo asciutti, material da utilizzare poi per il cumulo del composto. Una strada molto percorsa dal traffico, i suoi rumori, i gas di scarico e lo sporco, possono costituire un serio problema, per risolvere il quale non è sufficiente un'aggraziata e fresca siepe: è necessario un solido muro, a condizione però che la strada non percorra illato a sud dell'appezzamento (uno schermo in muratura di questo tipo abbasserebbe infatti eccessivamente la temperatura del giardino). Anche laghi, fiumi e ruscelli situati nelle immediate vicinanze sono elementi che agiscono sul clima dell'orto. Uno stagno abbassa la temperatura durante il giorno e mitiga il freddo notturno. Quanto più è estesa la superficie delle acque, tanto più è visibile la sua azione equilibratrice. Acque correnti all'interno di un giardino non sono consigliabili in quanto, abbassando la temperatura, danneggiano le colture orticole. 21 I prodotti più freschi sono quelli che provengono dal proprio orto. possono essere molto vari, addirittura opposti. Un giardino dall'aspetto gradevole e affascinante nel suo genere è, secondo me, il giardino di campagna in stile antico. Non c'erano posti-gioco per i bambini, né pergole o angoli riservati alla cucina alla griglia, cose per le quali i contadini non avevano né interesse né tempo. Erano tuttavia giardini molto accoglienti, che mostravano con naturalezza al passante tutto ciò che avevano: fiori, verdure ed erbacce. Oggigiorno la maggior parte di coloro che praticano il giardinaggio come hobby tendono a proteggere e a chiudere il loro giardino al mondo esterno, e spesso hanno motivi ben precisi per farlo, a seconda della posizione occupata dal loro giardino. E tuttavia, è un autentico piacere per me passare accanto ai giardini altrui e osservare ciò che vi cresce e prospera; trovo dunque che sia un vero peccato che la vista di un giardino possa essere preclusa a tutti e che nessuno possa più ammirare i frutti di un assiduo lavoro. Nei prossimi capitoli ci occuperemo diffusamente dell'orto curato biologicamente. Per motivi di ordine tematico parleremo dunque soltanto di verdure, di come farle crescere e prosperare, ma ciò non significa che un giardino debba essere coltivato esclusivamente a ortaggi e produrre solo ciò che può essere consumato in cucina. La bellezza delle sue piante e la soddisfazione che procura già il giardinaggio di per se stesso hanno la loro importanza. Chi è orticoltore per passione peserà anche i propri raccolti, ma il piacere che può dare il giardino non deriva certamente dal confronto dei prodotti con i prezzi di mercato. Se la casa è disposta sull'appezzamento in modo tale che più lati di esso possono essere adibiti a giardino, allora è consigliabile scegliere per l'orto possibilmente i lati esposti a est o a sud. Nei pressi della mia casa natia, costruita su un pendio rivolto a sud, c'era ai margini del bosco un piccolo appezzamento sul quale la neve si scioglieva prima che da altre parti. Mio padre, acerrimo nemico della neve, acquistò tre decenni fa questo fazzoletto di terra (misurava infatti 1.000 m2 scarsi) per impiantarvi un giardino a terrazze. Nell'entusiasmo iniziale vi piantammo anche molti alberi, i quali si svilupparono e gettarono le loro ombre su quasi tutto il giardino, tanto che oggi su questa superficie cresce ben poco: nel giardino purtroppo molte cose si escludono a vicenda, specialmente se Io spazio è ristretto. Nel giardino ideale una siepe cinge la zona « abitabile » e, sul lato esposto a nord, si estende un prato sul quale è possibile giocare e dove si trovano gli alberi da frutto. Esistono molti giardini compiuti nel loro genere, perfetti cioè secondo le condizioni e le possibilità offerte dall'ambiente circostante e le intenzioni del proprietario, e i risultati 22 23 Il terreno vivo, base del successo nell'orto La terra è l'organismo del nostro giardino. Per terreno « di qualità » si intende in genere un terreno su cui crescono bene molte specie di piante. Coltivare l'orto in senso biologico significa anche arrivare a comprendere i presupposti che stanno alla base della fertilità del suolo. Questa fertilità non è data da una situazione fissa, ma da un insieme di elementi che si combinano tra loro. Nell'intervento dell'uomo in questi elementi, ovvero nella cura e nella concimazione dell'orto, vi è una profonda differenza tra i sistemi di coltivazione tradizionali e quelli orientati secondo natura. Queste due concezioni, con i conseguenti modi di agire, si possono riassumere, semplificate, nel modo seguente. Ogni pianta, per vivere e crescere, necessita di determinate sostanze: carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo, fosforo, potassio, calcio, magnesio, silicio e cloro, tutte in quantità molto diverse. A ciò si aggiungono i cosiddetti oligoelementi, sostanze che devono essere presenti in quantità minime, quali il ferro, il boro, lo zinco, il rame, il magnese e il molibdeno. La pianta trae le sostanze di cui ha quantitativamente più bisogno dall'acqua (ossigeno e idrogeno) e dall'aria (ossìgeno per respirare e carbonio, CO2). All'inarca la metà della massa vegetale della pianta è costituita da carbonio. Per vivere essa ha bisogno naturalmente anche di luce e di calore. Sciogliendo queste sostanze, a parte quelle tratte dall'aria e dall'acqua, nelle giuste proporzioni in acqua, si potrebbe nutrire e far crescere con tale soluzione una pianta esposta alla luce e al calore. Essa non potrebbe però rimanere in vita qualora si tralasciasse anche solo uno di questi elementi. In base allo schema delle doghe della botte (disegno pag. 9), ne consegue che la capacità di rendimento di un terreno è limitata nel caso in cui anche una sola sostanza nutritiva sia presente in 25 minore quantità rispetto al fabbisogno della pianta, per esempio il potassio, l'azoto o il fosforo. Queste tre sostanze mancano molto spesso nei terreni coltivati, e vengono quindi aggiunte come « concimi integrativi » sotto forma di sali minerali. La pianta può assorbire attraverso le sue radici tali sali minerali solubili in acqua. L'efficacia della concimazione può essere valutata facilmente in base alla crescita della pianta. Con la concimazione minerale si possono ottenere nell'orto rapidi successi e notevoli rendimenti nel raccolto. Per garantire uno sviluppo equilibrato della pianta bisogna provvedere a una concimazione abbastanza frequente; la terra dev'essere inoltre rivoltata e zappata. Analizzando il terreno si può capire quali siano le sue carenze. Queste analisi si limitano in genere alla quantità di azoto, fosforo e potassio, e al valore pH. I risultati danno un quadro della situazione del terreno riguardo alle sue qualità acide o alcaline. Dal valore del pH si può ricavare la quantità di calcio presente nel terreno; terreni poveri di calcio sono acidi, terreni ricchi di calcio sono alcalini. Una terra da coltivazione fertile dovrebbe presentare un valore pH tra 6 e 7; un valore più alto significherebbe che il terreno è troppo alcalino, un valore più basso che è troppo acido (1: acido cloridrico puro, 14: soda caustica pura). Il valore pH ottimale è situato tra questi due estremi: la terra è in questo caso da considerarsi abbastanza equilibrata. Anche nell'orientamento biologico si considera ovvio che la pianta necessiti di tutti gli 11 elementi minerali di base per il suo sviluppo. Essi sono contenuti in ogni terra coperta di vegetazione: in caso contrario essa non potrebbe far crescere alcun tipo di pianta. Quando su un terreno non cresce nulla, la causa è da attribuirsi quasi sempre a carenze di luce o di acqua, oppure a condizioni climatiche con temperature eccessivamente calde o fredde. Le molteplici condizioni che devono essere soddisfatte per consentire alla pianta il suo sviluppo possono essere comprese più facilmente se non partiamo dall'analisi del terreno, ma viceversa cerchiamo di intravvedere i rapporti più generali. Per fare ciò è sufficiente osservare lo svolgimento della vita del suolo nella natura. Come esempio, già menzionato, si offre quello dell'insieme di piante, idoneo al nostro clima, del bosco misto. Da questo possiamo trarre le nozioni basilari riguardo alla cura del terreno. Possiamo così constatare che una fertilità costante ed equilibrata del suolo non deve essere conseguita mediante l'aggiunta di determinate sostanze dall'esterno, ma può essere ottenuta attraverso i naturali cicli delle sostanze. Tutte le 11 cosiddette sostanze nutritive di base sono contenute 26 nella pianta stessa. Se si prova a carbonizzarla eliminando l'ossigeno, si ottiene una polvere nera, bruciando la quale si libera il carbonio. La cenere vegetale bianca, ottenuta, contiene sotto forma di sali ciò di cui la pianta ha bisogno oltre all'aria, all'acqua e alla luce. Una pianta non interrata potrebbe crescere in una soluzione liquida di questa cenere, se ricevesse contemporaneamente anche l'aria per l'ossigeno e il carbonio, e la luce come fonte di energia e di calore. Poiché le sostanze di cui una pianta ha bisogno per vivere, compresi gli oligoelementi, sono presenti nella pianta stessa, dovrebbe essere possibile nutrire questa con le componenti di una pianta morta. Questa supposizione è fondata, ma i cicli organici naturali non sono così rapidi. Come tutti sanno per esperienza, organismi privi di vita non si riducono a sali minerali, bensì a legami organici. Così come gli esseri umani e gli animali non si nutrono di minerali, ma di legami organici, viceversa le piante superiori non assorbono le sostanze organiche, bensì solo quelle minerali, quindi inorganiche. Ciò significa che uomini e animali vivono indirettamente e direttamente delle piante, e che senza di esse non possono rimanere in vita. Le piante superiori traggono il loro nutrimento in parte dall'aria e dall'acqua, e in parte da minerali di pietre in disgregazione e di legami già organicamente decomposti. La decomposizione di sostanze organiche in materie prime inorganiche è attuata da esseri dalle dimensioni minime, i microbi, per la maggior parte batteri unicellulari. I batteri costituiscono un grande gruppo all'interno del regno vegetale. Abbiamo dunque nella natura viva in primo luogo i produttori di sostanze (costruttori), le piante, che contengono clorofilla e hanno dunque un'azione assimilatrice; in secondo luogo i consumatori, uomini e animali, e infine i decompositori (distruttori), batteri e funghi. Questi 3 gruppi mantengono attivi, in modo completo, i cicli delle sostanze organiche: è grazie all'attività di questi cicli che si sviluppano le specie sulla terra, e non in seguito alle aggiunte di concimi minerali « dall'esterno ». Nell'orticoltura di tipo biologico questi processi naturali vengono riconosciuti e favoriti. Creare condizioni favorevoli all'attuazione dei cicli organici significa lavorare con i mezzi offerti dalla natura. L'orticoltura biologica non è per questo da considerarsi retrograda; essa non circonda di mistero i procedimenti della natura, ma si serve di essi. Anche ad alcuni dei « biologi » vorrei qui richiamare alla memoria le verità che stanno alla base della crescita di ogni pianta, quando trattano il loro orto come se fosse un bambino, con mille espe27 dienti e ricette speciali. Alcuni sembrano sostituire la dipendenza dai calendari per le concimazioni chimiche in dipendenza da quelli per le semine e i raccolti basati sulle costellazioni celesti. Con ciò non si vuole negare la validità dei notevoli lavori di ricerca, significativi forse anche per il futuro, che stanno alla base di queste tabelle. Viene qui solo deplorato il fatto che a volte, nella pratica, esse non portano alla comprensione delle relazioni reciproche dei loro significati, ma a una pura meccanica dell'azione. Da quanto è stato detto risulta evidente che il sistema tradizionale di coltivazione a base di concimi minerali assicura alla pianta un nutrimento che si potrebbe definire artificiale, mentre il sistema di coltivazione biologico aiuta il terreno a raggiungere un grado più elevato di vita. Qui concimare significa soprattutto rendere vivo il suolo, favorire lo sviluppo dei microbi viventi in esso. Le piante vengono in tal modo nutrite non direttamente, ma in modo indiretto, come avviene nella natura. A seconda della composizione del sottosuolo, si formano in superficie vari tipi di terreno. Il terreno ottiene dal suo sottosuolo un continuo apporto di minerali, tra i quali calcio, potassio, magnesio e fosforo, da noi già menzionati in quanto sali nutritivi indispensabili alle piante. Dal movimento contrario, cioè dall'alto, provengono le sostanze organiche: parti morte di piante, come erbe, fogliame, aghi di conifere, legna, fiori, polline, semi e radici. Nel bosco anche i tronchi più robusti, seppur lentamente, si decompongono trasformandosi in terra. 28 A ciò si aggiungono gli escrementi degli animali, parti dei loro corpi, come scaglie o materiale corneo, corpi interi di animali e i loro resti. Questi mucchi di detriti organici soffocherebbero in breve tempo la terra, la renderebbero inabitabile, se tutte quelle specie di vita dell'acqua e del suolo quali sono i batteri, i funghi, le alghe, i vermi e gli artropodi non si occupassero di questi materiali di scarto e, attraverso varie fasi della loro attività, non li decomponessero in sostanze minerali, quindi in sali nutritivi per le piante. Senza questi fondamenti dello sviluppo vitale non potrebbero esserci piante superiori, neppure uomini e animali. Non possiamo qui addentrarci in particolari più dettagliati riguardo alla composizione della vita del suolo. Ciò che conta sapere per colui che lavora nell'orto è che nella zona comune sia ai minerali del sottosuolo che ai legami organici della superficie è la vita dei piccoli esseri del terreno a tenere in movimento i cicli organici. Come ai vari livelli della vita nel bosco vivono e si muovono vari tipi di animali, così anche per quello che riguarda la vita del suolo non bisogna immaginarsi una situazione priva di un suo ordine ben preciso, ma una struttura molto articolata di varie specie viventi. Se i batteri, nella loro inimmaginabile molteplicità di tipi, non fossero in grado di decomporre, nelle più svariate condizioni ambientali, i materiali organici, avremmo montagne di rifiuti in angoli della terra divenuti in tal modo assai inospitali. L'onnipresenza di questi organismi decompositori si spiega con il fatto che i batteri, a differenza delle specie viventi appartenenti a organizzazioni superiori, non sono subordinati a un ciclo vitale temporalmente determinato. Molti di essi possono, in caso di carenza di nutrimento o in caso di condizioni ambientali sfavorevoli, incapsularsi in forme durative, le cisti, e svilupparsi in un momento migliore con una nuova attività e grazie a una veloce riproduzione. Gli strati superiori del terreno, più esposti all'aria e alla luce, ospitano microrganismi diversi da quelli degli strati mediani con poco ossigeno e da quelli inferiori senza nessun apporto di aria. Anche il tipo di materiale organico via via a disposizione condiziona la struttura dei vari decompositori: gli organismi in azione sono diversi a seconda del materiale, legna o sostanze cornee, letame o strati di aghi. Un ambiente acido ostacola l'attività dei batteri. Le dimensioni dei batteri si aggirano intorno ai millesimi di millimetro, ma essi possono essere anche più grandi o più piccoli. Anche i batteri hanno nemici, per esempio i virus. Tutti gli organismi vegetali e animali che vivono nel terreno vengono riuniti sotto il termine edaphon. Come la vita di tutti gli animali 29 superiori si basa su un insieme di numerosi delicati equilibri tra il divorare e l'essere divorato, cosi anche gli appartenenti alì'eclapbo/i stanno in precisi rapporti di dipendenza tra di loro e con l'ambiente. Il loro numero è troppo grande per la nostra capacità di immaginazione: supera il miliardo per ogni grammo di terra ricca di humus. Il letame è prodotto anche da molti animali piccoli. Un ettaro di terreno fertile offre spazio e nutrimento a un'infinità di appartenenti aìl'edapbon; l'insieme degli organismi viventi nel terreno supera di gran lunga il peso degli animali viventi in superficie, compresi gli uomini, e un tale sviluppo di vita necessita di spazio. Osservando dell'humus vivo al microscopio, si può scoprire in un briciolo di terra quasi invisibile all'occhio umano un complesso di vita riccamente strutturato. Le sedi della vita del suolo, che si presentano come strutture spugnose con passaggi per l'aria e l'acqua, non si formano da sole, ma grazie all'attività dei loro abitanti. La spesso menzionata preparazione del terreno, condizione essenziale della fertilità del suolo, non è altro che l'opera di questa vita microbica. Provvedere con il nutrimento organico alla crescita vegetale significa rinunciare a risultati molto rapidi e superiori al normale, ma significa anche escludere effetti collaterali non desiderati. A scanso di equivoci vorremmo aggiungere questo: stimolare la vita del suolo significa assicurare al terreno nutrimento organico; in questo sono contenuti i fondamentali elementi minerali necessari alle piante, che sono però resi loro accessibili solo dal lavoro di decomposizione svolto dai microbi. Nell'orticoltura tradizionale e in quella biologica gli stessi elementi giungono alla pianta in modo diverso e con risultati qualitativi diversi. L'apporto diretto di concime minerale solubile in acqua porta inevitabilmente alla perdita, tramite dilavamento, di una parte del concime usato. Questa parte, mescolata alle acque piovane, giunge a torrenti e fiumi, e viene a costituire un fattore rilevante nell'inquinamento delle acque. Quello dell'acqua contenente una percentuale troppo alta di concime è uno dei problemi fondamentali degli ecologi, e ha come conseguenza un mutamento del contenuto di ossigeno delle acque, e quindi delle specie di piante e di animali che vivono in esse. Un terreno fertile è costituito da una mescolanza di componenti minerali del sottosuolo e di materiali organici della superficie, presenti a vari livelli di decomposizione. L'aria e l'acqua penetrano nel terreno e lo rendono abitabile per un mondo vitale ricco di specie. In seguito all'azione dell'acqua, dallo spesso, roccioso complesso 30 minerale del sottosuolo si distaccano parti minime, ma anche grossi blocchi di materiale, e salgono verso la superficie. Nei nostri paesi questi processi sono condizionati anche dalle differenze di temperatura tra il giorno e la notte, tra l'estate e l'inverno. Si può osservare come piccoli e grandi sassi emergono attraverso il terreno alla superficie — a dispetto anche di coloro che coltivano i campi. L'acqua si raccoglie sotto i sassi, e quando gela aumenta di volume, spingendo quindi il sasso verso l'alto. Se agisse qui la sola forza di gravità, i sassi sprofonderebbero gradualmente nel terreno; l'esperienza dimostra invece che avviene il contrario. Queste divagazioni su un mondo a noi invisibile ci portano anche al discorso pratico del lavoro nell'orto. Ci occupiamo, anche se solo genericamente, della vita del suolo, per mostrare al lettore quanto sia importante non disturbare inutilmente questo minuto mondo con i mezzi chimici o anche solo con la zappa. Tutti questi piccoli esseri sono i nostri aiutanti invisibili nell'orto; basta poco veleno per provocare nel loro mondo una vera catastrofe. L'abitudine di rivoltare la terra non mette per così dire sottosopra solo quest'ultima, ma anche la vita distribuita nei vari strati. La cura biologica dell'orto non comprende questi lavori violenti per smuovere il terreno. Il tempo così risparmiato può essere impiegato per altri lavori, per esempio per l'installazione di un cumulo di composto o per la distribuzione del composto maturo. L'orticoltura biologica richiede mediamente una quantità di lavoro simile a quella dell'orticoltura tradizionale. La stratificazione del terreno Chiunque coltivi un orto sa che non solo il grado di vitalità del suolo, ma anche il tipo di terreno a disposizione rivestono un ruolo importante nella lavorazione e nel rendimento del giardino. A differenza dell'agricoltore, che può apportare solo a lunga scadenza dei mutamenti nel terreno dei prati e dei campi, il proprietario di un orto ad andamento familiare può migliorare notevolmente la qualità del suo terreno in uno spazio di tempo relativamente breve. In alcuni libri di giardinaggio viene consigliato di eliminare addirittura dall'orto la terra quando non è soddisfacente, sostituendola con una terra migliore. A prescindere dalle notevoli spese cui si andrebbe incontro in questo modo, credo che possa dare molte soddisfazioni non solo il risultato finale, ma anche la strada per arrivarci. Qualun31 que terra in grado di produrre può essere gradualmente trasformata, con l'aiuto di un sistema di composto, in un terreno fertile e di qualità. Il totale ricambio del terreno sarebbe da prendere in considerazione solo nel caso di un'infiltrazione dannosa di sostanze estranee nel suolo, per esempio una perdita di olio. Per capire quali siano le condizioni del suolo di un nuovo appczzamento, oltre alle solite analisi del terreno condotte da laboratori specializzati, ci si può servire anche dei propri sensi: si procede al cosiddetto sezionamento del terreno, compiendo un taglio verticale, trasversale rispetto ai vari strati, variabile tra 1 m e 2,5 m. Un lavoro di questo genere ha senso naturalmente solo se si tratta di terra originaria. Prendiamo come esempio la sezione del terreno di un bosco, nel quale la stratificazione naturale è completa. La copertura del terreno, costituita da fogliame, piccoli rami, aghi, resti di origine animale e vegetale, forma un manto soffice e arioso, la pelle del terreno. Questo strato può essere considerato anche come un rivestimento di humus allo stato grezzo; esso contiene gli additivi necessari alla successiva formazione dell'humus. Sotto questa copertura ha inizio, con il vero e proprio terreno, lo strato di decomposizione, dello spessore di vari centimetri. La sua massa ancora friabile, ma già terrosa, si condensa verso il basso, fino al confinante strato scuro di humus. Nello strato di decomposizione agiscono i cosiddetti decompositori primari, ovvero quegli organismi, molto visibili a occhio nudo, che realizzano il primo stadio della decomposizione. Questa è anche la parte più difficile del lavoro, perché è il momento in cui devono essere spezzate strutture come quelle della cellulosa e della chitina. Nel fragile strame di aghi del bosco di conifere vi sono dei funghi microscopici che hanno una parte importante nell'attività di decomposizione. Lo strato di humus, con uno spessore tra i 10 e i 30 cm, è un miscuglio di sostanze friabile, odoroso, umido e arioso ma non untuoso, e costituisce la base per le radici della maggior parte delle piante; qui le loro fini radici trovano ricco nutrimento. Lo strato di humus dei prati è generalmente più sottile di quello del bosco, il suo ricambio di materiali è più limitato. Ma anche nella sezione del suolo di un prato lo strato di humus si distacca dagli altri strati in quanto più scuro. Sotto il terreno originario (detto anche soprassuolo) sono distribuiti i vari orizzonti del sottosuolo, che contengono gradualmente sempre meno parti di humus e sempre più minerali. Al sottosuolo segue uno strato di roccia in disgregazione, che poggia sulla roccia originaria ancora saldamente fissata. Al posto di queste rocce vi possono essere anche strati di sabbia o di ghiaia. Sopra la ghiaia 32 si trova spesso un fertile terreno alluvionale, che non si è formato sul posto in seguito a un processo di disgregazione, ma vi è stato portato dall'energia idrica. L'acqua piovana trasporta i sali minerali solubili dagli strati superiori a quelli più profondi; si parla qui di un orizzonte di lisciviazione del soprassuolo e di un orizzonte di arricchimento del sottosuolo. Lo strato di humus, ricco di vita, assolve una serie di funzioni determinanti per la fertilità del terreno: 1. Assorbe acqua dalla superficie e la conserva nei suoi pori. 2. L'aria che vi circola consente ai microbi di respirare. L'anidride carbonica (CO?) emessa con la respirazione dagli abitanti del suolo arricchisce lo strato di aria appena sopra il livello del suolo, e si rivela qui molto utile alla crescita delle piante. 3. Lo strato di humus, grazie all'attività dei microbi che vivono in esso e con l'aiuto degli acidi presenti nell'humus, trattiene le sostanze di nutrimento rendendole accessibili alle piante, proteggendo contemporaneamente tali sostanze dal dilavamento. 4. Lo strato di humus dà luogo alla formazione di terra, compensando in questo modo le perdite derivanti dalla sottrazione di sostanze nutritive attraverso le radici. L'immagazzinamento delle sostanze decomposte, utilizzabili in seguito come nutrimento per le piante, assicura la fertilità costante del terreno. Quest'ultimo agisce come un cuscinetto, in quanto dosa le varie quantità di materiale in arrivo, in vista di un apporto equilibrato di sostanze nutritive per la pianta. Il terreno favorisce in tal modo una crescita sana e naturale della pianta, non forzata come quella che si realizza apportando quantità di azoto mediante concimazione minerale. L'humus nutre le piante in modo completo e naturale, comprendente anche gli oligoelementi, mentre la concimazione minerale costituisce sostanzialmente un nutrimento di tipo artificiale. Poiché le piante non hanno bisogno di sciogliere i sali minerali per nutrirsene, come devono invece fare con i componenti dell'humus, è inevitabile che ogni tanto si verifichino, con la concimazione minerale, degli eccessi nell'apporto di sostanze nutritive. Tipi di terreno serie di livelli intermedi come sabbia argillosa, argilla sabbiosa e argilla pesante. Soprattutto terreni molto leggeri o molto pesanti possono procurare problemi nel giardino, oltre che nell'agricoltura. I terreni sabbiosi sorgono sulle arenarie, quelli di creta su granito, gncis e ardesia, ma anche su pietre calcaree. Si parla in questo sto caso di terreni calcarci. La grandezza dei granelli del terreno è maggiore nella sabbia, minore nella creta, media nell'argilla. Queste caratteristiche determinano la penetrabilità dell'acqua nel suolo: la sabbia trattiene poco l'acqua e si asciuga più rapidamente degli altri materiali. La sua struttura offre anche alcuni vantaggi: i terreni sabbiosi si riscaldano rapidamente, sono i primi a poter essere coltivati in primavera, e sono fra tutti i terreni i più facili da lavorare. Per il loro basso contenuto di sostanze nutritive i terreni sabbiosi vengono definiti « magri ». La grandezza dei granelli del terreno argilloso oscilla tra quella dei granelli di sabbia e quella dei granelli di creta. I terreni su base argillosa sono da considerarsi i migliori; ciò vale tanto per l'orto quanto per i campi. La presenza di argilla non è comunque in se una dimostrazione della fertilità del suolo. L'argilla contiene granelli di sabbia; quando è umida si lascia arrotolare, ma vi si formano facilmente delle crepe. I terreni di creta trattengono molta acqua, sono perciò freddi ed è difficile lavorarli: quello di creta è il più compatto di tutti i terreni. Quando la creta è umida si attacca alla vanga e può rendere difficoltoso il lavoro; la creta si lascia arrotolare, impastare e lisciare senza spezzarsi. I terreni cretosi si riscaldano in primavera piuttosto lentamente; l'acqua che trattengono vi ristagna. In terreni cretosi troppo bagnati la vita del suolo soffre di carenza di ossigeno, mentre la creta asciutta diventa dura e si crepa facilmente. La fertilità di un terreno non è determinata dal suo contenuto di sabbia o di creta, ma da quello dell'humus. L'humus è il migliore mezzo curativo per tutti i tipi di terreno, soprattutto per i cosiddetti terreni problematici, sia quelli troppo leggeri che quelli troppo pesanti. I terreni paludosi contengono per natura molto humus; essi sono però contemporaneamente anche molto acidi: ciò condiziona la loro fertilità. Il fatto che il colore nero dell'humus derivi da componenti organiche e non minerali può essere dimostrato portando tale terra a un grado molto elevato di temperatura: le sue parti organiche si bruciano, la terra si schiarisce notevolmente. Ciò può essere facilmente osservato in un terreno umificato dopo che vi sia stato acceso un falò. La creta o l'argilla pesante possono essere rese più leggere e per- Esistono vari tipi di terreno. Si distingue generalmente tra terreni leggeri (sabbia), medio-pesanti (argilla) e pesanti (creta), con una 34 35 meabili mediante aggiunte di sabbia; terreni sabbiosi possono essere resi più pesanti con aggiunte di creta o di argilla, e quindi anche meno soggetti ad asciugarsi e a essere spazzati via dal vento. Chi avesse però provato a mescolare sabbia e creta, sa che con questo provvedimento si possono ottenere buoni risultati solo a condizione che il terreno venga anche arricchito con humus. La situazione migliore è quando il terreno del giardino non è costituito da sabbia o creta, ma da argilla mediopesante. Qualora si rendesse necessario apportare dei miglioramenti nel terreno, sarà sufficiente aggiungere argilla al cumulo del composto, dato che non è il caso di rendere la terra più leggera o più pesante. La cosiddetta stanchezza del suolo sorge nel caso di uno sfruttamento unilaterale, in seguito a monocolture continuate o semplicemente per una cura del suolo sbagliata, ovvero « non biologica ». La stanchezza del suolo non è segno di cattiva qualità, ma di una coltivazione sbagliata. Con una cura biologica condotta nel modo giusto, la terra del giardino dovrebbe diventare ogni anno sempre migliore, più fertile e produttiva. Vi sono naturalmente dei limiti alla produzione dell'orto, posti per esempio dalle condizioni meteorologiche e dal clima, ma anche dai tipi di piante. Grazie alla già descritta funzione di cuscinetto dell'humus ci si può risparmiare per un anno intero, in un orto biologicamente curato, di provvedere alla concimazione, anche a quella non organica o mediante composto, e si otterranno ugualmente raccolti soddisfacenti; non si può però perseverare con questo sistema. Le analisi del terreno mettono in evidenza determinate caratteristiche della terra. Il coltivatore biologico analizzerà il suo terreno direttamente, ovvero osservandone l'aspetto, provandone la consistenza al tatto, facendo attenzione alla sua adattabilità a lasciarsi lavorare, al suo odore; in modo indiretto, invece, osservando la quantità di lombrichi presente nel terreno e il tipo di piante selvatiche che vi crescono. La terra compostata costituisce l'humus formato con i nostri mezzi e in modo naturale; essa migliora ogni terreno problematico, e non esistono alternative alla sua produzione e alla sua utilizzazione nell'orto. 36 Il composto Alla fine del secolo scorso fu inventato l'aeroplano, perfezionato nel nostro secolo a tal punto da trasformarsi in missile spaziale. Più o meno nello stesso periodo si è evoluto il concetto di compostazione: l'inevitabile mucchio di rifiuti e immondizie, amorevolmente curato, si è trasformato in un corpo vivo di autorigenerazione dell'orto. Se l'esperienza comune di coloro che già da tempo coltivano biologicamente, compostando, raggiungesse anche l'agricoltura dei paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo, senza alcun dubbio una cosciente gestione della compostazione rappresenterebbe per l'umanità un progresso molto più significativo dell'uso dell'aereo. Chi ha avuto la possibilità di sperimentare l'arte della compostazione, ha aperto al proprio orto una fonte inesauribile di sostanze nutritive, realizzando nella sua sfera privata un circuito organico armonico tra l'uomo e la natura, che ha tutto il diritto di essere chiamato sociale. Mario Howard, che pratica un'orticoltura secondo i dettami naturali, afferma che « i raccolti dell'orto non dipendono dall'ampiezza della superficie coltivabile, ma dalla quantità di metri cubici di humus utilizzabile ». Poiché l'humus si ottiene tramite una compostazione condotta correttamente, possiamo dire che nell'orto la buona riuscita della coltivazione in direzione biologica si basa sulla compostazione. Per ciò abbiamo inserito questo capitolo all'inizio della seconda parte del volume, dedicata all'aspetto pratico della coltivazione. Il primo passo per chi vuole dedicarsi all'agricoltura biologica è, dunque, l'installazione di un deposito per il composto. Il cosiddetto cumulo (del composto) dovrebbe essere considerato e trattato come un organismo vivente, al pari di un corpo dotato di funzioni digestive. 37 delle circostanze esterne. Ma proprio per il fatto che siamo tanto esposti a influssi indesiderati, che non siamo in grado di ostacolare, acquista notevole significato il modo di agire del singolo individuo. Ogni orto organizzato biologicamente è un contributo alla lotta contro l'inquinamento; esso è utile al progresso, quello vero, dal quale siamo ancora tanto lontani in molti campi. Lavorazione del terreno Nel giardinaggio vi sono ben pochi problemi, oltre alla concimazione, che suscitano tanti pareri discordi come avviene per il rivoltamento del terreno. Un tempo quest'operazione estremamente faticosa veniva considerata indispensabile. Oggi nell'orticoltura biologica domina un'opinione radicalmente diversa: non solo il rivoltamento non è indispensabile; è superfluo e addirittura dannoso. Possiamo comprendere chiaramente le circostanze di fatto che stanno alla base di modi di agire così diversi, se richiameremo alla memoria ciò che è stato già detto nelle pagine precedenti riguardo alla vita del terreno. I microbi e i lombrichi vivono esclusivamente delle sostanze organiche presenti nel terreno. La vita del terreno comincia dunque sempre dalla superficie, e penetra, a seconda delle disponibilità di nutrimento e di acqua, negli strati più profondi. La maggioranza degli organismi decompositori vive nello strato superiore del terreno, fino a 15-20 cm di profondità. In terreni di buona qualità lo strato di humus arriva a una profondità di 30 cm. I lombrichi penetrano nel terreno raggiungendo una profondità di oltre un metro. Così come la disponibilità di aria e acqua e le possibilità di nutrimento diminuiscono man mano che la profondità aumenta, analogamente anche le caratteristiche della vita del suolo subiscono dei mutamenti nella struttura. Con il suolo boschivo si ha la dimostrazione che un'attività indisturbata della vita del terreno consente a quest'ultimo di raggiungere un alto grado di friabilità, a condizione però che non si interrompa l'apporto di sostanze nutritive, e che il terreno rimanga costantemente coperto da materiale organico. Questa situazione ideale di un terreno fertile può essere realizzata anche nel proprio giardino; ci si potrà così risparmiare l'annuale rivoltamento del terreno, che dovrebbe aver luogo in autunno. Per giungere a ciò si dovrà però compiere un lungo lavoro, e '. 92 93 non si potrà pretendere di ottenere risultati ottimali con un terreno di recente coltivazione. Per portare il terreno del giardino a uno sviluppo tale da rendere superfluo il rivoltamento del suolo, si può adottare il sistema della composta/.ionc e fare uso costante della pacciamatura; coltivando il giardino in modo appropriato su basi biologiche si otterranno ottimi risultati senza ulteriore fatica. Con questo non si vuole però dire che la concimazione organica rende superfluo l'uso della vanga. In alcuni libri di orticoltura si possono trovare varie spiegazioni tecniche riguardo al cosiddetto scasso, un rivoltamento della terra che interessa strati più profondi, condotto secondo schemi in parte assai complicati. In questo modo il terreno viene certamente rivoltato, ma solo in modo meccanico; ciò significa che il procedimento dev'essere ripetuto ogni anno; è inoltre necessario zappare spesso durante la stagione calda. La stratificazione del suolo non dovrebbe invece essere buttata inutilmente sottosopra con una lavorazione di tipo meccanico, perché in tal modo si disturba l'attività degli organismi viventi in esso. I microbi, che in quanto decompositori primari vivono appena sotto la superficie del suolo, e ne dipendono per il rifornimento di sostanze nutritive e di aria, verrebbero « sotterrati », in seguito a un rivoltamento, assieme allo strato di terra in cui vivono, andrebbero cioè a finire a una profondità non corrispondente alle loro esigenze. In caso di terreni pesanti si potrebbe addirittura giungere alla putrefazione dello strato di humus grezzo. Naturalmente non sarà sbagliato rivoltare e zappare il terreno di un giardino nel caso esso fosse troppo compatto per carenza di humus. Questo terreno rimarrà friabile e arioso fino alla prossima pioggia. Un terreno vivo e ricco di humus ha una struttura di tipo spugnoso. I microscopici pori sono rivestiti dalle secrezioni degli organismi decompositori, che sono ricche di sali nutritivi. La lavorazione meccanica del suolo non apporta dei miglioramenti in questa struttura microscopica, ma può anzi danneggiarla. La concimazione minerale assicura un incremento delle sostanze nutritive nel suolo, ma non introduce mai dei miglioramenti duraturi in esso. Alla coltivazione orticola senza rivoltamento del terreno corrisponde in agricoltura la lavorazione del terreno senza uso dell'aratro. Questo tipo di lavorazione ha dimostrato la sua effettiva validità, come provano anni di esperimenti condotti sui due metodi. Possiamo anzi aggiungere che una costante lavorazione meccanica, unitamente all'azione della pioggia e del sole, indurisce il terreno, rendendolo troppo compatto. La piccola fresa a motore per terreni costituisce una sorta di strumento di tortura per la terra viva dell'orto. Nell'orto biologico que94 Anche un terreno coltivato per la prima volta non dev'essere necessariamente rivoltato con la vanga. Abbondanti distribuzioni di composto assicurano la fert i li t à del terreno. sto attrezzo non viene assolutamente preso in considerazione, in quanto il terreno lavorato con la fresa non è certamente paragonabile a un terreno sottoposto a cure su base biologica. Il rivoltàmen-to del terreno potrebbe rivelarsi utile nel caso si volesse per esempio trasformare un prato in orto. Il terreno dovrebbe allora essere lavorato meccanicamente in modo tale da poterlo poi concimare e coltivare. Diamo qui alcuni consigli che potranno rivelarsi utili per il rivoltamento del terreno. 1. Asportare innanzitutto le zolle erbose con la vanga, e disporle su un cumulo di composto assieme a letame o concime organico azotato, con calcio e polvere di pietra; dopo alcune settimane questa terra compostata, matura e ricca di sostanze nutritive, verrà distribuita sul nuovo terreno coltivato. 2. Rivoltare il terreno solo al livello dello strato superiore di humus, per evitare di portare in superficie zone del sottosuolo prive di vita, perché ciò renderebbe più difficoltoso lo sviluppo dei microbi. 3. Nel caso si rivoltasse il terreno in autunno, sarà bene lasciare riposare le zolle rimosse, che verranno spianate solo in primavera. Se il rivoltamento viene effettuato in primavera, sarà bene non lasciare le zolle esposte al sole e alla pioggia; alle zolle si mescola superficialmente della terra compostata matura o letame ridotto a humus; si spiana infine la superficie con il rastrello. Ora la terra è pron- 95 ta per la semina e la coltivazione; un'adeguata pacciamatura completa il lavoro. Anche un terreno molto pesante, argilloso o cretoso, ancora povero di humus, dovrà essere rivoltato inizialmente per uno o due anni, fino a che, con l'aiuto di terra compostata, esso sia in grado di mantenere da solo il livello di fertilità raggiunto attraverso la vita del suolo. Anche allora si eviterà di rivoltare troppo profondamente per non ostacolare lo sviluppo della vita microbica. Si scava innanzitutto una fossa, raccogliendo la terra asportata in una carriola. Si ottiene in tal modo uno spazio atto a ricevere le zolle della fila successiva, e si procede in questo modo fino alla fine del campo da dissodare. L'ultima fossa verrà colmata con la terra conservata nella carriola. A prescindere da ciò, non esistono nell'orto biologico condizioni che rendano necessario il rivoltamento del terreno. Chi ha per abitudine dedicato per anni parte del suo tempo al faticoso lavoro con la vanga, impiegherà ora volentieri questo tempo per attività più piacevoli nell'orto. In tutti gli altri casi in cui sarebbe necessario lavorare con la vanga, come per esempio nei lavori con il cumulo di composto, si potrà alleggerire il lavoro adoperando una forca a quattro denti, che permette di penetrare più facilmente nella terra. Gli attrezzi da giardino oggi in commercio sono solitamente di buona qualità. Poiché tali attrezzi possono essere utilizzati per molti anni, si dovrebbe fare particolare attenzione a sceglierli in base alla propria statura e forza fisica. In un negozio sarà difficile ottenere dei chiarimenti in proposito. La cosa migliore sarebbe provare gli attrezzi di un vicino o di un amico, per poter giudicare con maggiore facilità quali siano le dimensioni degli attrezzi adatte alla propria persona. Eventuali errori nella valutazione possono essere commessi soprattutto nell'acquisto della vanga e della forca, attrezzi per i quali è previsto un vasto assortimento. Consiglierei al principiante di pulire ogni singolo attrezzo subito dopo l'uso, e di riporlo al suo posto. Sotto la pioggia o la brina arrugginisce anche il migliore acciaio. L'argilla secca si stacca con difficoltà dagli attrezzi. Non è immotivato il fatto che gli artigiani e i giardinieri di professione tengano tanto in considerazione la pulizia e la cura dei loro attrezzi. Sfogliando un catalogo di attrezzi da giardino o soffermandosi sulle offerte di un negozio specializzato, si ricaverà l'impressione che per lavorare il terreno sia necessario un numero spropositato di attrezzi. Non bisognerebbe comunque lasciarsi sedurre da tutte queste offerte, ma pensare piuttosto a procurarsi gli attrezzi più 96 Per innaffiare le piante è meglio non usare l'acqua fresca delle condutture, ma quella lasciata a riposare in appositi contenitori. importanti, per vedere poi, durante il lavoro, quali altri arnesi si riveleranno di effettiva utilità. L'attrezzatura di base è la seguente: un badile, una forca, una vanga, una sottile zappa a pendolo, una zappa a trazione, un rastrello, un piccone, una carriola. Il numero dei singoli attrezzi dovrebbe essere adeguato al numero di persone che lavorano nell'orto, anche se saltuariamente; ciò non è necessario per il piccone e la carriola. Saranno inoltre indispensabili un tubo di gomma e un innaffiatoio. Tra gli arnesi piccoli sono da considerare il foraterra, lo spago da giardino e il trapiantatoio, le cesoie e la falce. In un giardino di dimensioni modeste gli attrezzi a motore sono superflui. Si dice spesso che la zappatura può sostituire Pinnaffiatura. Ciò vale in caso di siccità sia per i terreni umilienti sia per quelli scoperti. Questi ultimi dovrebbero però costituire dei casi di eccezione nell'orto biologico. L'acqua che sale attraverso i capillari del terreno arriva alla superficie, dove evapora sotto l'azione del sole e del vento. Con la zappatura la superficie viene resa più umida, ma in questo modo si spezzano anche i capillari del terreno, proteggendo così gli strati inferiori dal prosciugamento. In questo senso si può dire che zappando e possibile evitare di innaffiare. Con la pacciamatura si può combattere più efficacemente il prosciugamento del terreno. Sotto di essa i capillari continueranno a portare l'acqua verso la superficie, ma l'evaporazione viene notevolmente frenata. Mólte piante coltivate vengono involontariamente disturbate dai giardinieri troppo zelanti. Mentre questi credono di zappare solo 97 intorno alla pianta, essi danneggiano facilmente l'intreccio delle radici che si sviluppa intorno alla pianta, e che è troppo sottile per essere notato. Sarebbe dunque meglio distribuire il materiale finemente sminuzzato della pacciamatura anche attorno alle piante; si potrà così fare a meno di zappare. Come osservano giustamente Pfeiffer e Riese, l'innaffiatura troppo frequente vizia le piante, nel senso che poi queste sviluppano le radici prevalentemente in superficie, e nel caso di carenza di acqua soffrono più di altre piante che nella loro ricerca di acqua hanno sviluppato radici verso gli strati più profondi e umidi del suolo: queste piante sopravvivono più facilmente alla siccità. Nei periodi asciutti si conseguirà un notevole risparmio di tempo se invece di innaffiare o irrigare con il tubo ogni sera tutto il giardino, si procederà a rifornire abbondantemente di acqua sempre solo una parte di terreno, alternando nei vari giorni le superfici da innaffiare. L'adozione del sistema del composto, che favorisce la formazione dell'humus, la copertura del terreno attuata con la pacciamatura e le colture miste sostituiscono in gran parte la lavorazione meccanica del terreno, considerata un tempo fondamentale. Il metodo della coltivazione biologica consente un notevole alleggerimento del lavoro. Sarà tuttavia possibile sfruttare questa possibilità solo nella misura in cui saranno comprese a fondo le relazioni reciproche esistenti tra terreno vivo, concimazione organica e copertura del suolo, vivendole consapevolmente ogni giorno nel proprio orto. 98 Colture miste e rotazione delle colture Questo volume si propone di fornire dei metodi di lavoro anche a chi avesse appena cominciato a coltivare un pezzo di terreno. Riguardo all'organizzazione dell'orto vorremmo quindi dare qui alcune indicazioni che saranno già note all'esperto. Di solito l'orto viene suddiviso in rettangoli estesi in lunghezza, le aiuole. La larghezza di queste è generalmente di 120 cm, ed esse sono limitate ai due lati da sentieri, larghi circa 30 cm. In tal modo si può raggiungere da entrambi i lati, senza fatica, il centro dell'aiuola, cosa impossibile nel caso di aiuole più larghe. La misura standard delle aiuole offre anche altri vantaggi, in quanto i progetti di giardini e le proposte per colture miste e rotazioni di colture nei libri di giardinaggio si riferiscono in genere a questa misura. I sentieri lastricati tra un'aiuola e l'altra alleggeriscono il lavoro, ma nel caso l'orto sia stato appena impiantato, si dovrebbe far passare almeno un « anno di collaudo », dopo di che sarà possibile decidere se si vuole mantenere la suddivisione prestabilita. Chi, per carenza di spazio, dovesse essere particolarmente parsimonioso nella suddivisione del terreno che ha a disposizione, potrà trasformare temporaneamente, con colture adeguatamente scelte, anche alcuni dei sentieri in arce coltivate, per esempio con una coltivazione di crescione, di spinaci o di ravanelli, che non necessitano di una lavorazione e di una cura costanti del terreno. Si possono realizzare senza problemi queste modificazioni per un breve periodo di tempo, a condizione che i sentieri non siano troppo profondamente segnati, e che sì rinunci a una rigida separazione delle aiuole. Ritengo auspicabile una certa variabilità del terreno dell'orto; la suddivisione del giardino dipende comunque anche dalla mentalità del proprietario. Chi in giardino ama la stabilità può con diritto sostenere che aiuole nettamente delimitate da sentieri lastricati sono più ordinate, e facilitano sensibilmente l'annuale pianificazione. 99 In ogni caso i sentieri tra aiuole non saldamente delimitate non devono mai essere troppo infossati, come invece capita di vedere molto spesso. In tal modo si perde infatti il terreno coltivabile lungo i bordi, clic inoltre devono essere continuamente rincalzati, perché la terra qui si sbriciola e si stacca; infine le piante dei bordi si trovano così a essere più soggette all'evaporazione nella zona delle radici. Senza esporla nei dettagli, vorrei qui accennare all'insolita ma geniale idea di Gertrud Franck, affermatasi con successo nella pratica (Stini con le colture miste). Si rinuncia qui già in partenza all'installazione di sentieri, e al loro posto si seminano in modo molto regolare file di spinaci a una distanza di 40 cm una dall'altra. Dopo la germinazione si provvede a creare con la zappa zone libere da erbacce tra le piantine di spinaci. Si costituiscono qui.le vere e proprie zone coltivabili: le colture piccole con 40 cm di distanza da una fila all'altra, le colture medie con 80 cm e quelle grandi con 160 cm. Su queste aree vengono impiantate le colture miste. Procedendo lo sviluppo delle varie piante coltivate, si tagliano gli spinaci con la zappa: le foglie rimangono sul terreno, a meno che non siano utilizzabili in cucina. Il leggero materiale da pacciamatura può ora essere facilmente depositato presso le piantine delle colture miste, e provvedere in questo modo a proteggerle e a mantenere la zona libera dalle erbacce. Le file di spinaci costituiscono in parte degli stretti sentieri per la lavorazione delle aiuole. Se si volessero considerare tutte le esperienze precedenti, si potrebbe scrivere un intero libro sull'impianto delle più volte menzionate colture miste e delle rotazioni di colture. Coltura mista significa coesistenza su una sola aiuola di varie piante; la rotazione di colture è invece l'avvicendamento nel tempo di varie generazioni di piante. Si distingue qui tra colture precoci, principali, intermedie e tardive, distribuite nel corso della stagione calda e corrispondenti ciascuna a un periodo vegetativo. A prescindere da ciò, esistono anche colture invernali di piante resistenti al gelo. Grazie ai loro maggiori profitti, le colture miste godono di una piena affermazione nell'orticoltura biologica. Con esse ci si oppone deliberatamente alle monocolture, quelle che si sono diffuse nell'economia agricola secondo metri di tipo industriale. Le monocolture di grande estensione possono essere realizzate solo con l'aiuto della chimica, vale a dire con l'uso di anticrittogamici. Le monocolture si oppongono a uno sviluppo naturale delle piante; tale sviluppo tende a ricoprire ogni spazio vitale con una ricca varietà di specie, difendendosi contemporaneamente in tal modo da eventuali crisi. Nelle monocolture la comparsa inevitabilmente massiccia di malattie delle piante, e l'invasione di parassiti che si mol100 tiplicano con rapidità straordinaria, possono, almeno nei nostri paesi, essere viste come tentativi di riequilibrio da parte della natura contro il predominio assoluto di una sola specie di piante. Situazioni analoghe si verificano negli allevamenti di vaste proporzioni. La coltura mista non è perciò un procedimento sviluppatosi all'interno del giardinaggio biologico, bensì un sistema di coltivazione secondo natura, utilizzato già dai popoli primitivi. Il fatto che le colture miste, così come sono intese nella moderna economia agricola, non si basino su macchinari, non costituisce ovviamente uno svantaggio per l'orto. I vantaggi che le colture miste offrono non sono però limitati alla sola generica azione inibitrice nei confronti della diffusione massiccia dei parassiti. Se prendiamo di nuovo in considerazione il nostro esempio del bosco, e paragoniamo il terreno di un bosco misto secondo natura, costituito da alberi di ogni età, con il terreno di una foresta di abeti, ovvero di una monocoltura con alberi della stessa età, vediamo che alla ricchezza di specie di piante nel bosco misto corrisponde un mondo animale altrettanto vario, come pure una vita del terreno ricca di forme. Quest'ultima è limitata, nella foresta di abeti, a un mondo di microbi scarso e povero di specie, il quale, avendo a disposizione come unico nutrimento le foglie aghiformi degli abeti, non può produrre un humus fertile: ciò denota anche la quasi totale mancanza di animali superiori. L'orto non corre mai il rischio di un simile stato di desolazione, ma sarebbe bene tenere in considerazione i modi di conduzione in questi esempi così contrastanti, per individuare più chiaramente le loro conseguenze. Anche nell'orto, come in ogni terreno fertile, a una varietà di specie di piante sul terreno corrisponde una ricchezza di forme microbiche nel terreno. Vi si aggiunga ancora un antico dato di esperienza, che oggi fa parte della pratica quotidiana nell'orticoltura di tipo biologico, benché non se ne siano ancora studiate in modo completo le relazioni biologiche: piante che crescono più o meno strettamente vicine una all'altra possono reciprocamente favorirsi od ostacolarsi. Riguardo alle piante poco bisognose d'acqua della savana, sappiamo che esse secernono dalle radici sostanze velenose, le quali fanno morire le piante che si trovano nelle immediate vicinanze. In effetti la scarsa disponibilità di acqua e di sostanze nutritive permette lo sviluppo di una sola pianta in una determinata area. Le rispettive avversioni o simpatie fra le piante dell'orto non sono così estreme, ma possiamo ugualmente tenerne conto, e scegliere in modo adeguato le piante che si troveranno vicine nelle colture miste, evitando accostamenti che potrebbero rivelarsi sfavorevoli. Una non buona compatibilità di due tipi di piante dipende forse anche, almeno in parte, dal processo metabolico che avviene nelle radici. Queste 101 non solo assorbono ossigeno, acqua e sali nutritivi, ma emettono anche delle sostanze, così come le parti superiori della pianta secernono sostanze odorose, che agiscono su piante vicine come anche su animali, per esempio sui parassiti. Il giardiniere sa quindi per esperienza che nelle colture miste le piante di cipolla e di carota si difendono reciprocamente dal rispettivo parassita principale: la cipolla tiene lontana la mosca delle carote, la carota quella delle cipolle. Abbiamo qui un caso di protezione reciproca delle piante, donatoci dalla natura stessa, senza l'uso di mezzi esterni. La compatibilità delle piante dipende anche dalle loro esigenze, simili o diverse, poste al terreno. Questo aspetto si fa valere soprattutto nella programmazione delle colture miste. Una cosiddetta stanchezza del terreno emerge o con le monocolture o con colture miste sbagliate e quindi non realizzate. Ogni pianta sottrae in modo diseguale al terreno le sostanze a essa necessarie. Nel caso in cui si coltivi sempre la stessa specie, si può giungere a uno sfruttamento unilaterale del terreno, alla carenza di singole sostanze nutritive. La natura non si lascia però inquadrare in uno schema. I pomodori e i fagioli rampicanti, per esempio, si concimano nel modo migliore con i loro propri scarti. Soprattutto i pomodori possono essere coltivati con successo per molti anni nello stesso posto. Nella coltivazione biologica si conosce un composto di pomodori costituito da piante morte di pomodori, con il quale si nutrono le nuove piante. Le questioni riguardo una precisa applicazione delle colture miste e delle rotazioni di colture non sono state ancora del tutto chiarite. Di fronte alle molteplici relazioni delle piante, il principiante non dovrebbe tirarsi indietro, ma tentare con una certa disinvoltura anche la prima organizzazione del suo orto. Per quel che riguarda le questioni della più o meno favorevole vicinanza, il problema non sta nel fatto che una pianta cresca e dia frutti, bensì che essa ottenga, in vista di raccolti ottimali, il luogo che meglio corrisponde alle sue esigenze. Il giardinaggio di tipo biologico sarebbe molto meno interessante se la sua riuscita si basasse su un rigido sistema di regole. Si può naturalmente condurre un orto in modo tale da seguire tutte le regole realizzabili, dalla posizione della luna durante la semina al piano pluriennale della rotazione delle colture, anche quando non si è ancora compreso il senso di tali prescrizioni. L comunque meglio seguire in primo luogo solo i principi essenziali e raccogliere anno per anno esperienze personali, fino a che si arrivino a comprendere anche i minimi particolari. Le seguenti regole basilari per le colture miste non hanno quindi pretesa di completezza. Riguardo alle vicinanze favorevoli e sfavo102 Una tipica coltura mista: cipolle e carote. revoli riportiamo un tipo di disposizione ricavata dalle esperienze di molti giardinieri. Poiché non sono abituato (e non desidero neppure abituarmi) a stabilire le collocazioni delle piante secondo tabelle, non posso, in base alla nostra esperienza, confermare tutte le affermazioni che si trovano in un elenco di questo tipo. In molti casi l'esperienza vissuta è risultata in contrasto con la norma. Nella letteratura biologica viene per esempio spesso affermato che le patate e i vari tipi di cavoli non possono convivere armonicamente. Come mostrano invece le fotografie, in un orto da poco dissodato patate rosse sono cresciute rigogliosamente nella immediata vicinanza di cavoli rossi e di cavoli cappuccio. In verità questa disposizione non era stata progettata, ma si realizzò quasi per caso: avevo arato per la prima volta nella mia vita, senza una guida, con 103 un vecchissimo aratro di legno e ferro, che avevo trovato nella soffitta della nostra casa di campagna. Lo attaccai al trattore, mentre un amico guidava l'aratro. Dopo alcune difficoltà iniziali riuscimmo effettivamente a trasformare il pezzo di prato in un piccolo campo; non ci eravamo però limitati al previsto rettangolo. Me ne accorsi solo quando volli tracciare dei solchi per le patate da semina. Al centro della nostra area dissodata restava un triangolo un po' appiattito, sul quale, in mancanza di idee migliori, pensammo di piantare vari tipi di cavolo. Mentre il cavolfiore e il cavolo di Bruxelles crebbero poco all'ombra delle rigogliose piante di patate, il cavolo cappuccio e quello rosso si svilupparono bene. Le indicazioni sulla buona compatilibità reciproca delle piante coltivate non dovrebbero perciò essere considerate come dogmi, ma essere utilizzate come spunto, come risultato di esperienze altrui, che verranno per la maggior parte confermate. In base alle mie conoscenze non mi è possibile ricavare, dalle indicazioni date dall'elenco, delle regole generali e sempre valide. Per le colture miste valgono comunque in genere le seguenti considerazioni. 1. Le distanze fra le piante vanno calcolate in modo tale che le loro foglie, quando esse sono cresciute, si tocchino o si intersechino leggermente, coprendo così il terreno. 2. I tempi di raccolta delle varie specie di piante di una coltura mista non dovrebbero rientrare tutti nello stesso periodo, in modo che il terreno non rimanga mai del tutto scoperto. 3. Grandi consumatori possono essere piantati assieme a consumatori medi, e questi assieme a bassi consumatori, ma possibilmente non si dovrebbero piantare grandi consumatori con bassi consumatori, perché le esigenze che essi pongono al terreno sono troppo diverse. I primi sopportano letame, composto fresco e concime liquido, gli altri no. 4. Piante le cui radici crescono in superficie stanno bene assieme a quelle le cui radici vanno in profondità, e piante che si estendono in ampiezza stanno bene assieme a piante che si sviluppano poco. Per le rotazioni delle colture vale quanto segue: 1. Generalmente diffusa è la successione grandi consumatori, consumatori medi e bassi consumatori. Sono comunque possibili eventuali modificazioni. 2. Prima o dopo una coltivazione di grandi consumatori conviene seminare delle leguminose, le quali contribuiscono a migliorare anche le altre aiuole. 3. Le pause nelle rotazioni si utilizzano per una concimazione verde; questa dovrebbe essere attuata ogni tre o quattro anni. 104 Una combinazione insolita: coltura mista di porri e: rape rosse. L'orticoltura biologica lascia spazio a eventuali improvvisazioni 4. Un semplice schema (secondo Howard) prevede per vari anni rotazioni molto variate e rotazioni più equilibrate. Per ogni anno si compongono quattro colture miste sperimentate nel proprio orto, le quali contengono: a) prevalentemente grandi consumatori; b) prevalentemente consumatori medi; e) prevalentemente bassi consumatori d) concimazione verde con leguminose. 105 L'intera area dell'orto viene suddivisa in quattro parti, e nelle varie fasi di rotazione si scambiano i loro programmi di coltivazione (da a fino a ci), in modo tale che in un periodo di 4 anni ogni coltivazione si sia trovata una volta su ogni parte. La nostra proposta illustrata nelle pagine seguenti vuole essere vista come uno spunto, e non come una prescrizione. Chi vuole pianificare l'orto — e sarebbe buona norma farlo, prima di tutto per calcolare il fabbisogno di semi e di piante, e poi anche per imparare qualcosa dai propri errori e dai propri successi — dovrà avere l'accortezza di trascrivere le proprie considerazioni e riflessioni. Sarà bene che disegni una pianta dell'orto, riportando la disposizione delle aiuole e di tutte le parti immobili del giardino come alberi, siepi, rimessa per gli attrezzi, pozzo, pergola e così via. Per un lavoro preciso su appezzamenti medi e grandi si dovrebbe, almeno all'inizio, usare la carta quadrettata o millimetrata. Si possono apportare notevoli miglioramenti mediante un quaderno apposito, per esempio in forma di calendario tascabile, sul quale si riportano le date del lavoro svolto, le semine e le piante possedute, le concimazioni, i risultati delle raccolte, particolari successi o insuccessi. Un diario di questo genere, scritto in modo sintetico, ma registrato con puntuale regolarità, vale oro, perché conserva importanti dati tratti dalle esperienze personali, da consultare in caso di necessità, e i cui particolari potrebbero altrimenti venire dimenticati. Questo libretto dovrebbe fungere nello stesso tempo da calendario per le scadenze, anche se le semine previste saranno condizionate naturalmente non dalla data, ma dalle condizioni meteorologiche. Conservando questo calendario, una volta completato, assieme alla topografia del giardino, si sarà in possesso di una personale opera di consultazione, unica al mondo. 108 Una volta assegnati nomi o numeri alle varie zone coltivabili segnate sulla pianta dell'orto, si può passare a sostituire il piano dello spazio con quello del tempo. Quest'ultimo non è altro che una tabella: sulla prima linea orizzontale si riportano le settimane dell'anno, sulla verticale a sinistra le denominazioni delle aiuole. Più il foglio è grande, migliore sarà la visione d'insieme. Ogni coltivazione progettata di un'aiuola viene ora riportata in questa scala con una linea orizzontale. La specie della pianta viene scritta al di sopra della linea. Chi non sa ancora per propria esperienza qual è il momento di seminare, di piantare o di raccogliere, si atterrà alle indicazioni sulla busta dei semi, o a quelle di un amico, di un libro di orticoltura o dei nostri elenchi nel cap. Breve rassegna di verdure. Bisogna tener presente che con le colture miste ogni aiuola occupa dalle due alle quattro linee. Abili conduttori di colture miste coltivano in una sola aiuola anche sei e perfino otto specie di ortaggi! L'aiuola può essere resa in tal modo tanto piena di colore e ricca di forme, da costituire un ornamento per l'orto. L'organizzazione delle colture miste e delle rotazioni di colture costituisce un campo di azione pressocché illimitato. Vorrei a questo proposito citare uno spunto tratto da Pfeiffer-Riese: « Le colture miste... esercitano inoltre un influsso notevole sulla qualità, la durata e il sapore della verdura. Per convincersi di ciò si provi a piantare due o tre file di ravanelli e accanto a queste due o tre file di crescione e, presso un'altra serie di file di ravanelli, alcune di cerfoglio. Se poi, come ulteriore riprova, si pianteranno più in là altre file di ravanelli, senza piante vicine, si potranno in seguito rilevare differenze piuttosto nette nel sapore dei ravanelli: relativamente senza sapore, i ravanelli senza piante vicine; dal sapore troppo piccante, quelli accanto alle file di cerfoglio; molto saporiti, quelli accanto alle file di crescione. Nessun giardiniere di professione avrà a sua disposizione quello spazio che può avere invece il giardiniere dilettante: uno spazio utilizzabile per esperimenti e idee. Con il sistema del composto egli possiede una fonte di nutrimento che si rinnova da sé, che sfruttata adeguatamente assicura ricchi e sani raccolti, e che preserva il giardiniere dalla dipendenza e da grandi spese per i concimi. L'orto trasforma la fantasia del suo proprietario o di chi lo cura in una realtà. Esso è un piccolo mondo, nel quale i sogni vengono realizzati mediante la natura stessa. Il seguente elenco di vicinanze favorevoli e sfavorevoli nell'orto si basa su una tabella dell'Istituto Svizzero di Ricerche per la coltivazione biologica di Bernhardisberg, Ober-wil/BL, che ha gentilmente accordato il suo permesso. 109 ge tto t u t t e le erbacce, con e senza semi, sul composto, e nel fare questo non si sono mai verificate conseguenze negative ». Ripreso da ogni libro di orticoltura, l'ammonimento di evitare semi di erbacce nel composto è forse soltanto un consiglio che appesantisce il lavoro, e si rivela inoltre perfettamente inutile. Risolva dunque ciascuno la questione per conto proprio. Come già detto altrove, la pacciamatura, già per tanti versi consigliabile, risolve ampiamente la questione delle erbacce che si insidiano tra le verdure, ed elimina il problema della sarchiatura: ciò che cresce attraverso la copertura costituisce un'eccezione. Vorrei infine richiamare ancora l'attenzione su un'altra funzione delle erbacce. Considerando la molteplicità delle specie di piante che si trovano in un campo pressoché allo stato naturale, solo relativamente pochi tipi di queste trovano nell'orto, malgrado coltura mista e rotazione delle colture, il terreno adatto alla loro crescita. L'orto, in quanto organismo di un ordine superiore, può essere considerato sano e in grado di difendersi contro le malattie tipiche delle piante e contro i parassiti solo quando rende possibile una vita animale molto varia. Con ciò si intendono non solo gli animali che vivono prevalentemente sottoterra, ma anche gli innumerevoli, utili o almeno non dannosi insetti striscianti e volanti, dall'ape alla mosca della fioritura, ai carabidi, alla coccinella fino alla sirfide. Quelle poche specie di animali selvatici superiori che possono vivere nell'orto, quali la tartaruga, l'orbettino, la lucertola e il riccio, trovano rifugio e nutrimento nelle piante selvatiche nei pressi della recinzione, ai bordi del composto o in un mucchio di sterpaglia invaso da erbacce, cioè nelle immediate vicinanze di erbacce più o meno tollerate. « Una giusta dose di veleno, ed è la fine delle erbacce! ». Questa esortazione al giardiniere, basata su una concezione t u t t 'a l t r o che amichevole nei confronti della vi t a , equivale a una condanna a morte per t a n t i s s i m i a n i m a l i , molto più numerosi di quelli che in r e al tà si intendono colpire col veleno. La strategia della « terra bruciata » non ha senso in un giardino coltivato biologicamente: in questo caso sarebbe meglio ricordarsi del proverbio « vivi e lascia vivere ». 142 Protezione delle piante Come la terra dell'orto e piena di semi di piante selvatiche, il cui completo sviluppo inselvaticherebbe le nostre aiuole, allo stesso modo anche i! mondo animale cerca di farsi spazio nell'orto. Costituito da una terra più fertile di quella delle zone limitrofe e e da piante i cui prodotti sono più abbondanti e gradevoli di quelli che offre la natura libera, l'orto a t t i r a varie specie di animali. Tuttavia, come soltanto una parte delle erbacce può svilupparsi pienamente nell'orto, mentre la maggior parte di esse non vi trova l 'h a b i t at congeniale, così solo determinati tipi di insetti possono trovare in questo ambiente quelle condizioni che rendono possibile la loro moltiplicazione. Secondo un luogo comune ancora diffuso, si crede che nel regno animale siano i predatori a determinare la quantità degli animali da preda. In seguito a ricerche scientifiche in proposito, sappiamo oggi che è vero il contrario: il numero degli animali predatori dipende da quello degli animali. da preda. Non sono, per esempio, i lupi a determinare il numero delle alci, ma piuttosto sono queste che possono costituire il nutrimento per un certo numero di lupi, determinandone in tal modo la quantità. Ma il numero delle alci è condizionato dalle possibilità di pascolo offerte loro dall'ambiente. I fattori che determinano e limitano la vegetazione non sono le alci, ma le condizioni del terreno, delle acque e del clima. Dopo anni di esperimenti e di osservazioni nell'America del Nord, gli ecologi hanno rilevato un'insospettata interdipendenza fra i membri di uno stesso sistema ecologico. Eliminando gli animali predatori non si avvantaggiano gli animali da preda, ma si apportano danni rilevanti alla vegetazione. Così facendo si rompe infatti l'equilibrio naturale fra i vari appartenenti al sistema, in quanto gli animali che si nutrono esclusivamente di piante si moltiplicherebbero indiscriminatamente, rovinando le loro fonti nu143 t r i t i ve . La loro estinzione può essere determinata innanzitutto dalla carenza di nutrimento, in secondo luogo da parassiti e malattie epidemiche. Dopo la catastrofe subentrerà un nuovo equilibrio, basato sugli elementi antagonisti del sistema precedente, o su altri elementi. Poiché la natura reagisce efficacemente, con i mezzi a sua disposizione, a ogni rottura dell'equilibrio fra le forme viventi, queste ebbero la possibilità di evolversi attraverso milioni di anni e di popolare la terra sotto le più varie condizioni ambientali. Costruire estese piantagioni significa rompere l'equilibrio naturale dell'ambiente circostante; la natura si difende favorendo quelle forme viventi che possono in qualche modo porre un freno al dilagare di piante c o l t i va t e in estesa q u a n t i t à . Vorrei ora brevemente soffermarmi sulla questione dei parassiti, tenendo comunque in considerazione l'aspetto biologico di questo problema. Non abbiamo semplicemente a che fare con parassiti che divorano, rodono, pungono, succhiano e si moltiplicano sfrenatamente, come troppo spesso vuol farci credere l'industria chimica degli anticrittogamici; ci troviamo invece di fronte a un sistema di rapporti sempre teso a limitare quelle forme di predominio innaturale che si possono talvolta verificare. In determinate condizioni è di fatto possibile trovare anche nella natura un gran numero di esemplari della stessa specie: ci troviamo in tal caso di fronte a una forma di monocoltura, per esempio il canneto o la steppa. Inoltre in società relativamente povere di specie, come quelle che si possono trovare all'estremo nord e nella savana africana, si sono verificate invasioni di animali, per esempio di conigli o di cavallette, anche prima che l'uomo intervenisse 'nell'organizzazione del paesaggio. È comunque un dato di fatto che oggi quasi tutti i' parassiti dell'agricoltura, contro i quali non si è ancora trovato un rimedio efficace, hanno f a t t o la loro apparizione in modo massiccio proprio con l'introduzione dei concimi minerali e delle monocolture. Già in epoca preindustriale molti di essi hanno provocato notevoli danni ai raccolti, ma non avevano nessuna possibilità di comparire in numero così massiccio come si verifica oggigiorno. Ciò che è stato detto finora non vuole spingere alla conclusione di lasciare t u t t o a se stesso, perché t a n t o la natura avrebbe comunque provveduto. La natura può regolare solo se stessa; le piante coltivate necessitano anche di cure e protezione da parte dell'uomo. Tuttavia per proteggere le nostre aree di coltura dai tentativi di assestamento della natura, possiamo servirci dei mezzi che la natura stessa ci mette a disposizione. 144 Questo vale anche per quanto riguarda le malattie delle piante, causate da parassiti di dimensioni minime: bacilli, funghi e virus. Essi riescono a operare attivamente nella natura quando questa non riesce più a mantenere, con altri mezzi, il suo equilibrio. Quando gli animali predatori non esercitano più sugli animali da pascolo l'opera di selezione con l'eliminazione dei soggetti più deboli, questa funzione viene esercitata da malattie e parassiti. In altre parole, le malattie proseguono con altri mezzi la naturale opera di continuo riequilibrio. Nell'orto, zona di protezione per piante ad alto rendimento, i parassiti e i portatori di malattie possono agire con facilità nel caso in cui le piante: 1. sono coltivate in un clima non adatto a esse; ciò vale per tutte le piante di serra, che proprio per questo motivo sono particolarmente delicate; 2. sono coltivate su terreni e in vicinanza di altre piante che non rispondono alle loro esigenze; 3. sono indebolite nella loro capacità di resistenza dalla carenza di. determinate sostanze nutritive, di acqua o di luce; 4. devono sottostare a condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli, come nel caso dei pomodori sottoposti a pioggia continua. I bruchi della cavolaia hanno attaccato le foglie esterne di-questo cavolo rosso. In genere ci si difende da questi parassiti eliminando i bruchi a uno a uno. 145 5. sono nutrite artificialmente, cioè quando vengono stimolate, mediante additivi minerali, a una crescita che non corrisponde al grado dì vi ta lit à del terreno; 6. sono degenerate in seguito a coltivazioni che prevedono sopratt u t t o particolari sviluppi e risultati. Questa degenerazione si verifica soprattutto fra specie molto produttive, quindi altamente selezionate, ma in effetti è un discorso valido per tutte le piante coltivate. Non si possono quindi di regola far germogliare per un tempo i l limi t a to i semi della propria coltivazione. La mancata selezione, che si verifica invece nella natura selvaggia attraverso la lotta per la sopravvivenza, determina nel corso delle generazioni una debolezza organica delle piante coltivate e una loro graduale degenerazione. Mi troverei adesso in difficoltà a dover riportare dall'esperienza personale i sistemi adottati per la protezione biologica delle piante. A prescindere da un caso eccezionale che vorrei ora riferire, negli anni in cui i nostri orti sono stati sottoposti a coltivazione non abbiamo f a t t o alcun uso né di concimi minerali, né di mezzi chimici per la protezione delle piante. Non abbiamo finora dovuto subire particolari perdite causate da malattie o da parassiti, e non abbiamo quindi potuto raccogliere esperienze riguardo la loro immediata eliminazione. Non credo si possa parlare di caso dopo tre decenni di cura dell'orto. Abbiamo in realtà raccolto notevole esperienza con la cura biologica delle piante, ma senza rendercene conto. Tale cura è costituita dal sistema del composto, dalle colture miste e dalla rotazione delle colture. La cura biologica delle piante è primaria rispetto alla necessità di combattere i parassiti. Noi individuiamo quindi uno stretto rapporto fra l'uomo e l'orto: — si può dire che l'orto è concimato a dovere quando è nutrito con un composto costituito dagli scarti dell'orto stesso e da quelli quotidiani di casa; — quando vi si coltivano quelle erbe, quelle verdure e quei frutti che coprono il fabbisogno della famiglia; parallelamente a un sano modo di nutrirsi abbiamo così la necessaria molteplicità delle p i a n t e da coltura. Coltivando un solo tipo di piante, sorgerebbe immediatamente anche il problema dei parassiti e delle malattie. L'orto costituisce un luogo di produzione a misura dell'uomo che lo coltiva. A chi non abbia ancora stabilito uno stretto rapporto con un proprio orto ciò può sembrare fin troppo elementare. L'armonia tra l'uomo e l'orto vive così chiusa in sé, come tra terreno coltivato e terreno naturale. Organizzare l'orto in senso biologico non soddisfa solo 146 le esigenze della cucina, ma anche quelle di un produttivo confronto con la natura. Il piacere che può procurare l'orto non deriva tanto da una scrupolosa attenzione alle quantità e alle misure indicate (come invece devono fare coloro che utilizzano concimi minerali e prodotti chimici per la protezione delle piante), bensì dalla capacità di capire e procedere nel senso della natura. La presenza di singoli insetti nocivi o le tracce che lasciano non sono motivo di agitazione e tanto meno giustificano un immediato intervento. Chi possiede qualche nozione riguardo alla varietà degli insetti dell'orto, ed è in grado di apprezzare in certo senso scientìficamente la sirfide, saprà anche che questi sottili insetti, simili a vespe, si nutrono non del nettare ma di afidi, i quali si trovano certamente anche nell'orto, ambiente favorevole alla loro riproduzione. Ciò significa che gli afidi, dannosi solo quando sì presentano in quantità rilevante, si dimostrano invece di una certa u t i li t à nel caso in cui il loro numero rimanga entro certi l i mit i. Essi infatti hanno la funzione di mantenere all'erta i loro nemici naturali, di modo che questi possano intervenire prontamente quando gli afidi trovano condizioni ottimali alla loro moltiplicazione, sviluppandosi così in breve tempo in una vera piaga. La presenza di svariate specie di insetti nell'orto presuppone anche una ricca varietà vegetale e, come abbiamo già illustrato precedentemente, a ciò possono contribuire anche erbacce e piante selvatiche, delle quali dobbiamo sopportare la presenza a condizione che esse non arrivino ad arrecare disturbo alle piante coltivate. È ovvio comunque che questa tolleranza non comprende anche la gramigna o la podagraria, le quali si moltiplicano facilmente a dismisura. L'arvicola La nostra capacità di esercitare un'influenza sulle organizzazioni di vita naturale, e soprattutto la nostra capacità di incentivarle, è molto scarsa al di fuori dell'orto. Perciò non possiamo, per esempio, chiamare in nostro aiuto i nemici dell'arvicola. Questo tenace roditore si è dimostrato essere un temuto parassita nell'agricoltura e nel giardinaggio. Le arvicole trovano nutrimento prevalentemente nella terra coltivata, ovvero in prati^ campi e giardini. Alla presenza di tutti questi ambienti favorevoli alla loro moltiplicazione non si contrappone dall'altra parte un'adeguata presenza di 147 sul terreno abbandonato precedentemente. D'altra parte anche uccidere le arvicole non preserva da nuove incursioni, in particolar modo quando l'orto confina con prati o campi. 2. Annegamento (secondo Hitschfeld): si sotterrano vasi o piccoli secchi in una zona di frequente passaggio, in modo tale che non vi sia dislivello fra il terreno e l'orlo del secchio; poi si versa acqua fino a 10 cm sotto l'orlo del secchio: una volta cadute nella trappola, le arvicole non possono più scappare. nemici di questi animali, ma si può riscontrare addirittura una loro continua riduzione. Dal punto di vista dell'arvicola, l'uomo ha operato a vantaggio di questo roditore: gli ha per cosi dire imbandito la tavola, e ha eliminato quasi completamente gli uccelli rapaci, ha tolto alle civette lo spazio vitale e la possibilità di nidificare, e si appresta ora a togliere di mezzo anche il terzo grande nemico dell'arvicola, la volpe, in quanto portatrice della rabbia. Quando le arvicole cominciano a compromettere seriamente la produzione dell'orto, e ciò si può verificare molto rapidamente a causa della loro straordinaria voracità, bisogna agire con molta determinatezza ed energia nei loro confronti. Cosa si può fare 1. Farle scappare per il «d i s g u s t o »: il giaggiolo di Persia, la cinoglossa e il ribes nero avrebbero il potere di scacciare le arvicole, ma questo ripiego ha portato talvolta, nella pratica, a risultati opposti: può capitare i n f a t t i che le arvicole trovino di loro gradimento i bulbi del giaggiolo di Persia. Un altro sistema può essere quello di immettere nei cunicoli spicchi di aglio, stracci imbevuti di carburo oppure di petrolio, o add i r i t t u r a immettere gas di scarico alle imboccature dei condotti. L'unico r i sult ato di simili pacifiche soluzioni è quello di mandare le arvicole nell'orto del vicino; in breve tempo, poi, tornerebbero 148 3. Cattura: probabilmente il metodo più diffuso per liberarsi delle arvicole è quello di sistemare trappole nei loro luoghi di passaggio. Esistono trappole a molla semplici e di provata efficacia, tenute aperte tramite lamine, e per le quali non è necessario usare l'esca. Il topo cade nella trappola e viene ucciso. Si faccia attenzione che le trappole, siano abbastanza robuste, in modo da uccidere sicuramente questi animali grossi quasi quanto ratti (mi è capitato una volta di liberare una talpa ancora viva da una di queste trappole). Sulla base della mia esperienza considero ben congegnate quelle trappole che, avendo la parte superiore sporgente fuori dal terreno, lasciano riconoscere subito se sono scattate o meno: ci si risparmia in questo modo la fatica i nut il e di estrarre la trappola vuota e di doverla poi risistemare. 4. Quirilox: è un composto su base vegetale, che a t t i r a le arvico le uccidendole senza molte sofferenze. Dovrebbe avere un'azione tossica solo sui roditori. L'esca dovrà essere rinnovata fino a che non viene più portata via. Il Quirilox si è rivelato, secondo la no stra esperienza, un prodotto molto efficace, dopo che avevamo inu tilmente tentato per tutta un'estate di salvare con le trappole la nostra insalata. La primavera successiva riuscimmo ad avere la me glio sulle arvicole, dopo aver sparso per sole tre volte il preparato: non comparvero per t u t t a la seguente estate, malgrado l'orto si trovi nel mezzo di una estesa area verde. Quando si richiedono dei mezzi efficaci per l'eliminazione delle arvicole, in genere i punti di vendita specializzati per il giardinaggio propongono un pesante armamentario: cartucce di gas velenoso e di fumogeni, come pure esche estremamente velenose. Il giar-dinerc dotato di senso di responsabilità, in considerazione del piccolo mondo vi t a l e ricco di risorse che è il suo orto, farà uso di questi mezzi solo in casi estremi. In ogni caso sarebbe bene cercare sempre di risolvere questo tipo di problemi con mezzi che non danneggiano l'ambiente naturale. Ogni volta che vediamo un mucchictto di terra non dobbiamo pensare che si tratti sicuramente dell'opera di un topo campagnolo. 149 I cunicoli della talpa presentano circa la stessa larghezza, pur essendo meno alti. Le talpe si nutrono prevalentemente di larve e di grillotalpe, ospiti considerate molto dannose per l'orto. A prescindere dai t u tt 'a l t r o che graditi cunicoli che scavano nella terra, esse sono animali da ritenersi prevalentemente utili. Poiché si nutrono anche di lombrichi, le talpe possono trovarsi a loro agio anche nei pressi di un composto maturo. In questo caso, però, devono essere scacciate o catturate. Si dice che possono essere scacciate con una musica monotona, prodotta sotterrando parzialmente bottiglie vuote in modo tale che il vento soffi tra esse. Questo metodo, che io non ho mai sperimentato, pare sia utile anche per scacciare le arvicole. Il grillotalpa Questi i n s e t t i scavatori, lunghi circa 4 cm e dotati di un paio di zampe anteriori a forma di pala, possono provocare con la loro presenza molti danni. Si nutrono anche di larve di insetti nocivi, prediligono tuttavia le radici delle piante. Vivono prevalentemente sottoterra; poiché questi animali che non amano la luce vengono in superficie solo di notte, è possibile c a t t u r a r l i con barattoli sott e r r a t i a guisa di trappole. Naturalmente i bordi dei barattoli devono trovarsi allo stesso livello del terreno. Poiché le grillotalpe scavano cunicoli pi a t t i , si può seguire il loro percorso con il dito, e giungere così alla loro tana, nella quale all 'ini z io dell'estate si trova la nidiata: questa può venire soppressa con un colpo di vanga, o con un po' di olio da cucina, lasciato sgocciolare nella tana. In un secondo tempo vi si versa dell'acqua. Grillotalpa (Gryllolalpa gryllolal/ia) 150 La lumaca Di svariate misure e colori, le lumache (senza guscio), soprattutto le specie più piccole, possono costituire un serio problema per il giardiniere. Dal momento che le lumache devono proteggere la loro umida pelle dal pericolo della disidratazione, esse diventano particolarmente attive di notte. Di giorno si ha l'impressione che nell'orto non vi siano lumache, ma la mattina il giardiniere può scoprire che proprio le piante dalle foglie più tenere, come la lattuga, sono state saccheggiate, e le tenere piantine divorate. Esistono molte possibilità, efficaci e non dannose, di difendersi dalle lumache, ma se l'annata è s t a t a umida e il giardino confina con luoghi che offrono condizioni favorevoli alla loro moltiplicazione, si può verificare un incremento di questi animali tale- da costituire un serio problema. In un giardino biologicamente curato si eviterà in ogni caso l'uso di antilimacidi chimici (veleni, generalmente a base di metaldeide). Poiché le lumache non possono sottrarsi ai loro nemici naturali con la fuga, la natura ha provveduto dotandole di una straordinaria fertilità. Rappresenta quindi un notevole svantaggio il fatto che sia nelle nostre zone coltivate sia in quelle abitate resti ben poco spazio vitale a disposizione dei nemici naturali della lumaca: il riccio, il toporagno acquaiuolo, gli uccelli che si nutrono di cibi molli, la lucertola, l'orbettino, il rospo, i grossi carabidi. I veleni prodotti dall'economia agricola riducono poi ulteriormente il loro numero. Perciò, dove le condizioni lo permettono, si dovrebbe cercare di incentivare il numero di questi animali sia nell'orto che nelle sue vicinanze: il riccio per mezzo di mucchi di legna e di sterpi, sotto i quali può trovare rifugio; gli uccelli canori con ce- 1 Lumacone (rosso con articoli ret ratt i li neri). la Lumacone (nero con piede rosso). 2 Comune lumaca campestre. 151 spugli di bacche; la lucertola per mezzo dì muri asciutti rivolti a sud, l'orbettino con zone ombreggiate e ricche di muschio, il rospo con piccoli e umidi rifugi fra mucchi di pietre, sotto legna e mattoni. Anche uno stagno poco profondo può favorire la loro riproduzione. I rospi, che sono anfibi notturni, e che coprono il loro naturale fabbisogno quotidiano di cibo esclusivamente con svariati piccoli animali, sono estremamente utili nell'orto, seppure talvolta si nutrano anche di lombrichi. Essi trascorrono volentieri le giornate anche in piccole cavità del terreno: bisognerebbe quindi fare per questo molta attenzione durante il lavoro. (Da bambino ero riuscito a familiarizzare con un rospo nutrendolo con lombrichi, tanto che questo usciva dal suo nascondiglio quando veniva chiamato). Vrovvedimenlì contro le lumache 1. Recinzione: esiste in commercio un recinto per lumache che non può essere superato da questi molluschi. Si delimitano con profili di latta zincata quelle aiuole. Ci si può liberare definitivamente delle lumache recintando in questa maniera tutto l'orto. Si può costruire questo tipo di recinzione (brevettata) anche da soli. 2. Annegamento: le trappole per lumache, reperibili anche in commercio, si sono rivelate molto u t i l i . Si possono anche sotterrare fino all'orlo i bicchieri vuoti dello joghurt, o contenitori analoghi; vi si versa una piccola quantità di birra e si chiude l'imboccatura con un pezzetto di latta piegata o due assicelle di legno diposte vicine. Naturalmente può verificarsi che cadano nella trappola anche insetti utili. L'acqua non attira le lumache. I bicchieri devono essere svuotati e puliti almeno ogni due giorni, e il loro contenuto viene gettato nel composto. 3. Qslacolamenlo: le lumache sono in grado di scavalcare una lametta da barba senza ferirsi, ma evitano zone troppo asciutte e quelle che aderiscono al loro corpo umido. Perciò si possono proteggere aiuole o singole piante contornandole di segatura, calce viva, cenere, ma bisogna tenere presente che i materiali in polvere adempiono al loro scopo solo fino alla prima pioggia. Pare che anche il cerfoglio contribuisca a mantenere lontane le lumache, ma noi non lo abbiamo sperimentato. A. Raccolti!: le lumache cercano durante la giornata un rifugio prot e t t o dai raggi del sole. Si trattengono molto volentieri particolarmente sotto assi ammuffite. Sistemando questa legna vecchia lungo 152 i passaggi dell'orto (naturalmente solo su quelli terrosi), la mattina seguente si possono comodamente raccogliere le lumache attaccate alla parte inferiore dell'asse. Le lumache vengono ■ poi immerse nell'acqua bollente. Bucce di pompelmo o di melone convenientemente sistemate sulle aiuole minacciate costituiscono punti di raccolta per le lumache. In posti umidi e ben protetti si trovano le loro uova dall'aspetto vitreo: come le lumache, anch'esse vanno raccolte e distrutte. 5. Prevenzione: si possono innaffiare le aiuole con l'acqua usata per scottare le lumache o quella in cui esse sono rimaste immerse per alcune ore; le lumache evitano questi posti. Siamo venuti a conoscenza di un metodo, più efficace e nello stesso tempo meno violento, che tuttavia non può essere applicato da tutti coloro che posseggono un orto. Durante la prima estate nel nostro orto ricavato da un prato ci trovammo di fronte al problema delle lumache. Senza che io ne venissi prima informato, venne adoperato un antilimacida velenoso, ma decidemmo subito di sospendere questa cura e di provare altri metodi. Per tutta la prima parte dell'estate raccogliemmo da vecchie assi moltissime lumache, ma il loro numero non diminuiva mai, in quanto le perdite venivano sempre compensate da nuovi arrivi dai prati circostanti. Solo verso la fine dell'estate ci fu un effettivo calo di numero. Per la seguente primavera ci proponemmo di continuare più efficacemente la lotta contro le lumache, ma non fu necessario: nonostante un'estate relativamente umida, durante la quale molti altri proprietari di orti persero una parte notevole del loro raccolto di insalata a causa delle lumache, senza aver adottato alcun particolare provvedimento non fummo coinvolti in questo comune destino. La spiegazione di questo fatto, che inizialmente stupì anche noi, era data dalla presenza di tre anatre, una pechinese e due muschiate, arrivate in primavera come regalo di compleanno. Dopo essersi ambientate tra lo stagno e il loro rifugio notturno, riuscirono a trovare un passaggio nella rete metallica, e uscirono per esplorare con entusiasmo la zona circostante. Quando noi eliminammo del t u t t o la loro recinzione, si diedero da fare per tutto il giardino e intorno alla casa. Inizialmente le nutrivano talvolta con le lumache trovate sotto le assi in giardino, ma nel corso delle successive settimane le lumache scomparvero quasi completamente dal nostro orto; né potevano più arrivarne di nuove dai campi vicini, in quanto le zone confinanti erano continuamente controllate dalle anatre. Bisognerebbe osservare una volta un'anatra e quante cose questa riesce a trovare mentre si aggira per l'orto. Durante queste passeg- 153 V ■"V b""*,, Un'ellìcace difesa contro le lumache: anatre sul cumulo del composto. Esse non dovrebbero tuttavia avere la p os sibi lit à di girare liberamente per t u t t o l'orto; si nutrono i n f a t t i volentieri delle pianticelle di insalata. 4i La paglia protegge dalle lumache le fragole, i cetrioli e gli zucchini (vedi figura). giate il suo fabbisogno di cibo in estate si riduce di conseguenza. Solo una volta permisi alle anatre di girare per l'orto, mentre ero occupato col composto, ma esse in breve tempo mangiarono dalla vanga talmente tanti lombrichi che dovetti ben presto mandarle via. Per ragioni di spazio non è possibile elencare qui i provvedimenti biologici da adottare contro t u t t i gli animali nocivi, in particola!' modo i parassiti, contro i funghi e le malattie delle piante. Le indicazioni riguardanti gli estratti vegetali che dovrebbero essere efficaci contro determinati parassiti sono spesso imprecise, e si rivelano talvolta addirittura di effetto contrario, ma ciò non sminuisce il valore di una protezione vegetale su base biologica portata avanti in modo competente, sulla base dell'esperienza. Di tanto in tanto si sente o si legge una qualche nuova ricetta che promette r i s ul t a ti sicuri contro questo o quel problema; tali ri154 155 cette vengono però presto dimenticate in quanto raramente trovano applicazione nell'orto. Si potrebbe scrivere un libro sul tema « protezione vegetale biologica » per illustrare con chiarezza e precisione l'applicazione dei metodi. Non vogliamo uscire dal nostro tema generale per non alimentare quel dilettantismo basato indubbiamente sulla buona fede, che può svilupparsi naturalmente anche presso i considdetti biologici, e fare un elenco non ragionato di problemi con le loro eventuali soluzioni. Un entusiasmo iniziale può rapidamente mutarsi in delusione quando una ricetta viene applicata semplicemente, e non porta all'effetto concreto garantito dai « veleni in confezione spray ». Ci limiteremo così a indicare qualche suggerimento per l'eliminazione di alcuni di quei parassiti con i quali il giardiniere ha a che fare più frequentemente. Gli afidi In genere non infestano le piante sane. Il professor Alwin Seif-fcrt ha potuto dimostrare ciò in modo convincente quando iniziò a concimare con il composto le sue piante da frutta e l'orto. Come per disattenzione o per uno stato momentaneo di debolezza l'uomo può prendersi un raffreddore e liberarsene senza far uso di medicjne pesanti, così una pianta può, per un disturbo irrilevante nel metabolismo, attirare un certo numero di afidi, che in breve tempo, da soli, spariranno nuovamente. Solo nel caso in cui la loro permanenza dovesse prolungarsi si può fare ricorso a una Afide nero della fava (Apbìs jabac) 156 Altica del cavolo (Phyllolrcta nemarum) delle contromisure sotto indicate (sempre che i nemici naturali dell'afide, la mosca della fioritura, la sirfide, la coccinella e le larve di questi insetti, non siano già in numero sufficiente sul posto). Il sintomo che denuncia un'eccessiva diffusione di afidi è un vistoso rattrappimento delle foglie, particolarmente quelle più giovani. In tal caso lo sviluppo della pianta e la fioritura possono risultare gravemente compromessi. 1. Trattamento con l'ortica: far macerare un chilo circa di ortica fresca in 10 litri d'acqua, e dopo quattro giorni innaffiare la pian ta con un forte getto, se sufficientemente robusta, con questo com posto non diluito; il resto, diluito 10 volte, può essere utilizzato per la concimazione e per il composto. Si possono comporre si mili preparati anche con assenzio, felce imperiale (contro i pidocchi delle rose) e asperella. Buoni risultati ha dato anche una soluzione, non superiore al 2%, di sapone tenero (di potassa). 2. Cospargere la pianta di calce fine, cenere di legna o polvere di pietre, dopo averla innaffiata. Tali metodi sono innocui; eventuali resti vanno aggiunti al composto. L'attica del cavolo Sono insetti che saltano come pulci; lunghi da 2 a 3 mm, possono essere neri, striati di verde e blu oppure di giallo e nero; le antenne hanno più o meno la stessa lunghezza delle zampe. Si nutrono di foglie delle piante di cavolo e di altre specie di crocifere, per esempio rafani e ravanelli. Un'invasione di pulci della terra è sintomo di una sbagliata cura del terreno, in quanto questo parassita trova un valido appoggio solo su terreni crostosi, compatti e troppo asciutti. Già la pacciamatura è sufficiente per limitare una loro eccessiva proliferazione; anche zappando e innaffiando si riducono considerevolmente le possibilità di moltiplicazione. Dal momento che questi insetti non amano spinaci e insalata, le crocifere vengono protette organizzando colture miste con queste piante. La pacciamatura può essere realizzata con piantine di spinaci. A chi si trovasse a dover intervenire energicamente contro questi parassiti, si consiglia di innaffiare le piante con un infuso concentrato di tanaceto o assenzio. Questo infuso si ottiene facendo semplicemente cuocere queste piante fresche o essiccate. 157 L'elaterio Il maggiolino Le larve gialle somigliano a piccoli vermi (sono chiamati infatti « vermi filo di ferro ») ma si tratta di un coleottero. Con la testa marrone e tre paia di zampe, le larve dette, fanno pensare a quelle del maggiolino; raggiungono una lunghezza non superiore ai 25 mm e sono molto sottili. Si trova questo coleottero dissodando il prato, al quale non causa danni rilevanti, mentre nell'orto, dove trova di suo gradimento le radici tenere, si rivela un pericoloso parassita quando compare in grande numero. Anche la larva dell'elaterio compare spesso quando il terreno è lavorato in maniera sbagliata, mentre ciò non si verifica quasi mai se la terra e soffice e friabile. Un'eccessiva compattezza del terreno si previene con aggiunte di humus e con la pacciamatura. Nel caso si debba intervenire drasticamente si può attirare la larva con fette di patata cruda o di rapa fatte aderire alla superficie del terreno. Il giorno dopo le larve, a t t r a t t e da questa esca potranno essere facilmente distrutte. Elateriti dei cere;ili (Agrioles !ir;cdtns) Maggiolino (Mclolo/itba melolonlha) Le larve del maggiolino (chiamate « vermi bianchi »), erano un tempo considerati i più temuti parassiti delle radici nell'orto e nei campi i coleotteri adulti erano visti come il nemico numero uno delle foglie. Quando eravamo ancora scolari scrollavamo gli alberi dai quali precipitava un gran numero di maggiolini. Erano soprattutto le querce che avevano appena messo i germogli ad attirare in modo particolare questi insetti. Oggigiorno capita che nella stessa zona non ci sia un solo maggiolino per vari anni di seguito. Per il loro sviluppo sottoterra, della durata di 3-5 anni, le delicate larve dei maggiolini prediligono un terreno duro e compatto, probabilmente perché 11 sono al sicuro dal loro principale nemico, la talpa. Una terra ricca di humus non ospita in genere queste larve, e i maggiolini, dal canto loro, non vi trovano neppure le condizioni favorevoli per deporre le uova. Le larve che, malgrado tutto, si possono trovare in questo terreno, attaccano le radici delle piante d'insalata: quando queste cominciano ad appassire, si scopre la larva. Una difesa biologica dai parassiti presuppone prima di tutto un terreno umificato molto vivo. Quando i parassiti compaiono in grande quantità significa che le piante attaccate non hanno sviluppato sufficienti forze di difesa, e che abbiamo fatto errori nella cura del terreno o delle piante. Vogliamo chiudere il nostro tema con una raccomandazione generale: molte delle piante aromatiche respingono i parassiti, probabilmente per gli odori che esse emanano. Sarà buona norma, quindi, sistemare nell'orto varie piantine aromatiche, in particolare lungo i lati stretti delle zone coltivate a verdure. Molte di queste piante possono dare dei té o misture di té. Le seguenti piante sono particolarmente indicate contro i parassiti: acetosa, aglio, aneto, anice, a r t e m i s i a , assenzio, borraginc, camomilla, cerfoglio, cipolla, cornino, erba cipollina, issopo, lavanda, melissa cedronella, menta pipcrita, nasturzio, prezzemolo, rosmarino, salvia, santoreggia, senape, timo, tropeolo. A queste si aggiungono le seguenti piante selvatiche: ortica, tanaceto, felce maschia, coda cavallina (asperella) e la maleodorante calendola. 158 159 delle circostanze esterne. Ma proprio per il fatto che siamo tanto esposti a influssi indesiderati, che non siamo in grado di ostacolare, acquista notevole significato il modo di agire del singolo individuo. Ogni orto organizzato biologicamente è un contributo alla lotta contro l'inquinamento; esso è utile al progresso, quello vero, dal quale siamo ancora tanto lontani in molti campi. Lavorazione del terreno Nel giardinaggio vi sono ben pochi problemi, oltre alla concimazione, che suscitano tanti pareri discordi come avviene per il rivoltamento del terreno. Un tempo quest'operazione estremamente faticosa veniva considerata indispensabile. Oggi nell'orticoltura biologica domina un'opinione radicalmente diversa: non solo il rivoltamento non è indispensabile; è superfluo e addirittura dannoso. Possiamo comprendere chiaramente le circostanze di fatto che stanno alla base di modi di agire così diversi, se richiameremo alla memoria ciò che è stato già detto nelle pagine precedenti riguardo alla vita del terreno. I microbi e i lombrichi vivono esclusivamente delle sostanze organiche presenti nel terreno. La vita del terreno comincia dunque sempre dalla superficie, e penetra, a seconda delle disponibilità di nutrimento e di acqua, negli strati più profondi. La maggioranza degli organismi decompositori vive nello strato superiore del terreno, fino a 15-20 cm di profondità. In terreni di buona qualità lo strato di humus arriva a una profondità di 30 cm. I lombrichi penetrano nel terreno raggiungendo una profondità di oltre un metro. Così come la disponibilità di aria e acqua e le possibilità di nutrimento diminuiscono man mano che la profondità aumenta, analogamente anche le caratteristiche della vita del suolo subiscono dei mutamenti nella struttura. Con il suolo boschivo si ha la dimostrazione che un'attività indisturbata della vita del terreno consente a quest'ultimo di raggiungere un alto grado di friabilità, a condizione però che non si interrompa l'apporto di sostanze nutritive, e che il terreno rimanga costantemente coperto da materiale organico. Questa situazione ideale di un terreno fertile può essere realizzata anche nel proprio giardino; ci si potrà così risparmiare l'annuale rivoltamento del terreno, che dovrebbe aver luogo in autunno. Per giungere a ciò si dovrà però compiere un lungo lavoro, e '. 92 93 non si potrà pretendere di ottenere risultati ottimali con un terreno di recente coltivazione. Per portare il terreno del giardino a uno sviluppo tale da rendere superfluo il rivoltamento del suolo, si può adottare il sistema della composta/.ionc e fare uso costante della pacciamatura; coltivando il giardino in modo appropriato su basi biologiche si otterranno ottimi risultati senza ulteriore fatica. Con questo non si vuole però dire che la concimazione organica rende superfluo l'uso della vanga. In alcuni libri di orticoltura si possono trovare varie spiegazioni tecniche riguardo al cosiddetto scasso, un rivoltamento della terra che interessa strati più profondi, condotto secondo schemi in parte assai complicati. In questo modo il terreno viene certamente rivoltato, ma solo in modo meccanico; ciò significa che il procedimento dev'essere ripetuto ogni anno; è inoltre necessario zappare spesso durante la stagione calda. La stratificazione del suolo non dovrebbe invece essere buttata inutilmente sottosopra con una lavorazione di tipo meccanico, perché in tal modo si disturba l'attività degli organismi viventi in esso. I microbi, che in quanto decompositori primari vivono appena sotto la superficie del suolo, e ne dipendono per il rifornimento di sostanze nutritive e di aria, verrebbero « sotterrati », in seguito a un rivoltamento, assieme allo strato di terra in cui vivono, andrebbero cioè a finire a una profondità non corrispondente alle loro esigenze. In caso di terreni pesanti si potrebbe addirittura giungere alla putrefazione dello strato di humus grezzo. Naturalmente non sarà sbagliato rivoltare e zappare il terreno di un giardino nel caso esso fosse troppo compatto per carenza di humus. Questo terreno rimarrà friabile e arioso fino alla prossima pioggia. Un terreno vivo e ricco di humus ha una struttura di tipo spugnoso. I microscopici pori sono rivestiti dalle secrezioni degli organismi decompositori, che sono ricche di sali nutritivi. La lavorazione meccanica del suolo non apporta dei miglioramenti in questa struttura microscopica, ma può anzi danneggiarla. La concimazione minerale assicura un incremento delle sostanze nutritive nel suolo, ma non introduce mai dei miglioramenti duraturi in esso. Alla coltivazione orticola senza rivoltamento del terreno corrisponde in agricoltura la lavorazione del terreno senza uso dell'aratro. Questo tipo di lavorazione ha dimostrato la sua effettiva validità, come provano anni di esperimenti condotti sui due metodi. Possiamo anzi aggiungere che una costante lavorazione meccanica, unitamente all'azione della pioggia e del sole, indurisce il terreno, rendendolo troppo compatto. La piccola fresa a motore per terreni costituisce una sorta di strumento di tortura per la terra viva dell'orto. Nell'orto biologico que94 Anche un terreno coltivato per la prima volta non dev'essere necessariamente rivoltato con la vanga. Abbondanti distribuzioni di composto assicurano la fert i li t à del terreno. sto attrezzo non viene assolutamente preso in considerazione, in quanto il terreno lavorato con la fresa non è certamente paragonabile a un terreno sottoposto a cure su base biologica. Il rivoltàmen-to del terreno potrebbe rivelarsi utile nel caso si volesse per esempio trasformare un prato in orto. Il terreno dovrebbe allora essere lavorato meccanicamente in modo tale da poterlo poi concimare e coltivare. Diamo qui alcuni consigli che potranno rivelarsi utili per il rivoltamento del terreno. 1. Asportare innanzitutto le zolle erbose con la vanga, e disporle su un cumulo di composto assieme a letame o concime organico azotato, con calcio e polvere di pietra; dopo alcune settimane questa terra compostata, matura e ricca di sostanze nutritive, verrà distribuita sul nuovo terreno coltivato. 2. Rivoltare il terreno solo al livello dello strato superiore di humus, per evitare di portare in superficie zone del sottosuolo prive di vita, perché ciò renderebbe più difficoltoso lo sviluppo dei microbi. 3. Nel caso si rivoltasse il terreno in autunno, sarà bene lasciare riposare le zolle rimosse, che verranno spianate solo in primavera. Se il rivoltamento viene effettuato in primavera, sarà bene non lasciare le zolle esposte al sole e alla pioggia; alle zolle si mescola superficialmente della terra compostata matura o letame ridotto a humus; si spiana infine la superficie con il rastrello. Ora la terra è pron- 95 ta per la semina e la coltivazione; un'adeguata pacciamatura completa il lavoro. Anche un terreno molto pesante, argilloso o cretoso, ancora povero di humus, dovrà essere rivoltato inizialmente per uno o due anni, fino a che, con l'aiuto di terra compostata, esso sia in grado di mantenere da solo il livello di fertilità raggiunto attraverso la vita del suolo. Anche allora si eviterà di rivoltare troppo profondamente per non ostacolare lo sviluppo della vita microbica. Si scava innanzitutto una fossa, raccogliendo la terra asportata in una carriola. Si ottiene in tal modo uno spazio atto a ricevere le zolle della fila successiva, e si procede in questo modo fino alla fine del campo da dissodare. L'ultima fossa verrà colmata con la terra conservata nella carriola. A prescindere da ciò, non esistono nell'orto biologico condizioni che rendano necessario il rivoltamento del terreno. Chi ha per abitudine dedicato per anni parte del suo tempo al faticoso lavoro con la vanga, impiegherà ora volentieri questo tempo per attività più piacevoli nell'orto. In tutti gli altri casi in cui sarebbe necessario lavorare con la vanga, come per esempio nei lavori con il cumulo di composto, si potrà alleggerire il lavoro adoperando una forca a quattro denti, che permette di penetrare più facilmente nella terra. Gli attrezzi da giardino oggi in commercio sono solitamente di buona qualità. Poiché tali attrezzi possono essere utilizzati per molti anni, si dovrebbe fare particolare attenzione a sceglierli in base alla propria statura e forza fisica. In un negozio sarà difficile ottenere dei chiarimenti in proposito. La cosa migliore sarebbe provare gli attrezzi di un vicino o di un amico, per poter giudicare con maggiore facilità quali siano le dimensioni degli attrezzi adatte alla propria persona. Eventuali errori nella valutazione possono essere commessi soprattutto nell'acquisto della vanga e della forca, attrezzi per i quali è previsto un vasto assortimento. Consiglierei al principiante di pulire ogni singolo attrezzo subito dopo l'uso, e di riporlo al suo posto. Sotto la pioggia o la brina arrugginisce anche il migliore acciaio. L'argilla secca si stacca con difficoltà dagli attrezzi. Non è immotivato il fatto che gli artigiani e i giardinieri di professione tengano tanto in considerazione la pulizia e la cura dei loro attrezzi. Sfogliando un catalogo di attrezzi da giardino o soffermandosi sulle offerte di un negozio specializzato, si ricaverà l'impressione che per lavorare il terreno sia necessario un numero spropositato di attrezzi. Non bisognerebbe comunque lasciarsi sedurre da tutte queste offerte, ma pensare piuttosto a procurarsi gli attrezzi più 96 Per innaffiare le piante è meglio non usare l'acqua fresca delle condutture, ma quella lasciata a riposare in appositi contenitori. importanti, per vedere poi, durante il lavoro, quali altri arnesi si riveleranno di effettiva utilità. L'attrezzatura di base è la seguente: un badile, una forca, una vanga, una sottile zappa a pendolo, una zappa a trazione, un rastrello, un piccone, una carriola. Il numero dei singoli attrezzi dovrebbe essere adeguato al numero di persone che lavorano nell'orto, anche se saltuariamente; ciò non è necessario per il piccone e la carriola. Saranno inoltre indispensabili un tubo di gomma e un innaffiatoio. Tra gli arnesi piccoli sono da considerare il foraterra, lo spago da giardino e il trapiantatoio, le cesoie e la falce. In un giardino di dimensioni modeste gli attrezzi a motore sono superflui. Si dice spesso che la zappatura può sostituire Pinnaffiatura. Ciò vale in caso di siccità sia per i terreni umilienti sia per quelli scoperti. Questi ultimi dovrebbero però costituire dei casi di eccezione nell'orto biologico. L'acqua che sale attraverso i capillari del terreno arriva alla superficie, dove evapora sotto l'azione del sole e del vento. Con la zappatura la superficie viene resa più umida, ma in questo modo si spezzano anche i capillari del terreno, proteggendo così gli strati inferiori dal prosciugamento. In questo senso si può dire che zappando e possibile evitare di innaffiare. Con la pacciamatura si può combattere più efficacemente il prosciugamento del terreno. Sotto di essa i capillari continueranno a portare l'acqua verso la superficie, ma l'evaporazione viene notevolmente frenata. Mólte piante coltivate vengono involontariamente disturbate dai giardinieri troppo zelanti. Mentre questi credono di zappare solo 97 intorno alla pianta, essi danneggiano facilmente l'intreccio delle radici che si sviluppa intorno alla pianta, e che è troppo sottile per essere notato. Sarebbe dunque meglio distribuire il materiale finemente sminuzzato della pacciamatura anche attorno alle piante; si potrà così fare a meno di zappare. Come osservano giustamente Pfeiffer e Riese, l'innaffiatura troppo frequente vizia le piante, nel senso che poi queste sviluppano le radici prevalentemente in superficie, e nel caso di carenza di acqua soffrono più di altre piante che nella loro ricerca di acqua hanno sviluppato radici verso gli strati più profondi e umidi del suolo: queste piante sopravvivono più facilmente alla siccità. Nei periodi asciutti si conseguirà un notevole risparmio di tempo se invece di innaffiare o irrigare con il tubo ogni sera tutto il giardino, si procederà a rifornire abbondantemente di acqua sempre solo una parte di terreno, alternando nei vari giorni le superfici da innaffiare. L'adozione del sistema del composto, che favorisce la formazione dell'humus, la copertura del terreno attuata con la pacciamatura e le colture miste sostituiscono in gran parte la lavorazione meccanica del terreno, considerata un tempo fondamentale. Il metodo della coltivazione biologica consente un notevole alleggerimento del lavoro. Sarà tuttavia possibile sfruttare questa possibilità solo nella misura in cui saranno comprese a fondo le relazioni reciproche esistenti tra terreno vivo, concimazione organica e copertura del suolo, vivendole consapevolmente ogni giorno nel proprio orto. 98 Colture miste e rotazione delle colture Questo volume si propone di fornire dei metodi di lavoro anche a chi avesse appena cominciato a coltivare un pezzo di terreno. Riguardo all'organizzazione dell'orto vorremmo quindi dare qui alcune indicazioni che saranno già note all'esperto. Di solito l'orto viene suddiviso in rettangoli estesi in lunghezza, le aiuole. La larghezza di queste è generalmente di 120 cm, ed esse sono limitate ai due lati da sentieri, larghi circa 30 cm. In tal modo si può raggiungere da entrambi i lati, senza fatica, il centro dell'aiuola, cosa impossibile nel caso di aiuole più larghe. La misura standard delle aiuole offre anche altri vantaggi, in quanto i progetti di giardini e le proposte per colture miste e rotazioni di colture nei libri di giardinaggio si riferiscono in genere a questa misura. I sentieri lastricati tra un'aiuola e l'altra alleggeriscono il lavoro, ma nel caso l'orto sia stato appena impiantato, si dovrebbe far passare almeno un « anno di collaudo », dopo di che sarà possibile decidere se si vuole mantenere la suddivisione prestabilita. Chi, per carenza di spazio, dovesse essere particolarmente parsimonioso nella suddivisione del terreno che ha a disposizione, potrà trasformare temporaneamente, con colture adeguatamente scelte, anche alcuni dei sentieri in arce coltivate, per esempio con una coltivazione di crescione, di spinaci o di ravanelli, che non necessitano di una lavorazione e di una cura costanti del terreno. Si possono realizzare senza problemi queste modificazioni per un breve periodo di tempo, a condizione che i sentieri non siano troppo profondamente segnati, e che sì rinunci a una rigida separazione delle aiuole. Ritengo auspicabile una certa variabilità del terreno dell'orto; la suddivisione del giardino dipende comunque anche dalla mentalità del proprietario. Chi in giardino ama la stabilità può con diritto sostenere che aiuole nettamente delimitate da sentieri lastricati sono più ordinate, e facilitano sensibilmente l'annuale pianificazione. 99 In ogni caso i sentieri tra aiuole non saldamente delimitate non devono mai essere troppo infossati, come invece capita di vedere molto spesso. In tal modo si perde infatti il terreno coltivabile lungo i bordi, clic inoltre devono essere continuamente rincalzati, perché la terra qui si sbriciola e si stacca; infine le piante dei bordi si trovano così a essere più soggette all'evaporazione nella zona delle radici. Senza esporla nei dettagli, vorrei qui accennare all'insolita ma geniale idea di Gertrud Franck, affermatasi con successo nella pratica (Stini con le colture miste). Si rinuncia qui già in partenza all'installazione di sentieri, e al loro posto si seminano in modo molto regolare file di spinaci a una distanza di 40 cm una dall'altra. Dopo la germinazione si provvede a creare con la zappa zone libere da erbacce tra le piantine di spinaci. Si costituiscono qui.le vere e proprie zone coltivabili: le colture piccole con 40 cm di distanza da una fila all'altra, le colture medie con 80 cm e quelle grandi con 160 cm. Su queste aree vengono impiantate le colture miste. Procedendo lo sviluppo delle varie piante coltivate, si tagliano gli spinaci con la zappa: le foglie rimangono sul terreno, a meno che non siano utilizzabili in cucina. Il leggero materiale da pacciamatura può ora essere facilmente depositato presso le piantine delle colture miste, e provvedere in questo modo a proteggerle e a mantenere la zona libera dalle erbacce. Le file di spinaci costituiscono in parte degli stretti sentieri per la lavorazione delle aiuole. Se si volessero considerare tutte le esperienze precedenti, si potrebbe scrivere un intero libro sull'impianto delle più volte menzionate colture miste e delle rotazioni di colture. Coltura mista significa coesistenza su una sola aiuola di varie piante; la rotazione di colture è invece l'avvicendamento nel tempo di varie generazioni di piante. Si distingue qui tra colture precoci, principali, intermedie e tardive, distribuite nel corso della stagione calda e corrispondenti ciascuna a un periodo vegetativo. A prescindere da ciò, esistono anche colture invernali di piante resistenti al gelo. Grazie ai loro maggiori profitti, le colture miste godono di una piena affermazione nell'orticoltura biologica. Con esse ci si oppone deliberatamente alle monocolture, quelle che si sono diffuse nell'economia agricola secondo metri di tipo industriale. Le monocolture di grande estensione possono essere realizzate solo con l'aiuto della chimica, vale a dire con l'uso di anticrittogamici. Le monocolture si oppongono a uno sviluppo naturale delle piante; tale sviluppo tende a ricoprire ogni spazio vitale con una ricca varietà di specie, difendendosi contemporaneamente in tal modo da eventuali crisi. Nelle monocolture la comparsa inevitabilmente massiccia di malattie delle piante, e l'invasione di parassiti che si mol100 tiplicano con rapidità straordinaria, possono, almeno nei nostri paesi, essere viste come tentativi di riequilibrio da parte della natura contro il predominio assoluto di una sola specie di piante. Situazioni analoghe si verificano negli allevamenti di vaste proporzioni. La coltura mista non è perciò un procedimento sviluppatosi all'interno del giardinaggio biologico, bensì un sistema di coltivazione secondo natura, utilizzato già dai popoli primitivi. Il fatto che le colture miste, così come sono intese nella moderna economia agricola, non si basino su macchinari, non costituisce ovviamente uno svantaggio per l'orto. I vantaggi che le colture miste offrono non sono però limitati alla sola generica azione inibitrice nei confronti della diffusione massiccia dei parassiti. Se prendiamo di nuovo in considerazione il nostro esempio del bosco, e paragoniamo il terreno di un bosco misto secondo natura, costituito da alberi di ogni età, con il terreno di una foresta di abeti, ovvero di una monocoltura con alberi della stessa età, vediamo che alla ricchezza di specie di piante nel bosco misto corrisponde un mondo animale altrettanto vario, come pure una vita del terreno ricca di forme. Quest'ultima è limitata, nella foresta di abeti, a un mondo di microbi scarso e povero di specie, il quale, avendo a disposizione come unico nutrimento le foglie aghiformi degli abeti, non può produrre un humus fertile: ciò denota anche la quasi totale mancanza di animali superiori. L'orto non corre mai il rischio di un simile stato di desolazione, ma sarebbe bene tenere in considerazione i modi di conduzione in questi esempi così contrastanti, per individuare più chiaramente le loro conseguenze. Anche nell'orto, come in ogni terreno fertile, a una varietà di specie di piante sul terreno corrisponde una ricchezza di forme microbiche nel terreno. Vi si aggiunga ancora un antico dato di esperienza, che oggi fa parte della pratica quotidiana nell'orticoltura di tipo biologico, benché non se ne siano ancora studiate in modo completo le relazioni biologiche: piante che crescono più o meno strettamente vicine una all'altra possono reciprocamente favorirsi od ostacolarsi. Riguardo alle piante poco bisognose d'acqua della savana, sappiamo che esse secernono dalle radici sostanze velenose, le quali fanno morire le piante che si trovano nelle immediate vicinanze. In effetti la scarsa disponibilità di acqua e di sostanze nutritive permette lo sviluppo di una sola pianta in una determinata area. Le rispettive avversioni o simpatie fra le piante dell'orto non sono così estreme, ma possiamo ugualmente tenerne conto, e scegliere in modo adeguato le piante che si troveranno vicine nelle colture miste, evitando accostamenti che potrebbero rivelarsi sfavorevoli. Una non buona compatibilità di due tipi di piante dipende forse anche, almeno in parte, dal processo metabolico che avviene nelle radici. Queste 101 non solo assorbono ossigeno, acqua e sali nutritivi, ma emettono anche delle sostanze, così come le parti superiori della pianta secernono sostanze odorose, che agiscono su piante vicine come anche su animali, per esempio sui parassiti. Il giardiniere sa quindi per esperienza che nelle colture miste le piante di cipolla e di carota si difendono reciprocamente dal rispettivo parassita principale: la cipolla tiene lontana la mosca delle carote, la carota quella delle cipolle. Abbiamo qui un caso di protezione reciproca delle piante, donatoci dalla natura stessa, senza l'uso di mezzi esterni. La compatibilità delle piante dipende anche dalle loro esigenze, simili o diverse, poste al terreno. Questo aspetto si fa valere soprattutto nella programmazione delle colture miste. Una cosiddetta stanchezza del terreno emerge o con le monocolture o con colture miste sbagliate e quindi non realizzate. Ogni pianta sottrae in modo diseguale al terreno le sostanze a essa necessarie. Nel caso in cui si coltivi sempre la stessa specie, si può giungere a uno sfruttamento unilaterale del terreno, alla carenza di singole sostanze nutritive. La natura non si lascia però inquadrare in uno schema. I pomodori e i fagioli rampicanti, per esempio, si concimano nel modo migliore con i loro propri scarti. Soprattutto i pomodori possono essere coltivati con successo per molti anni nello stesso posto. Nella coltivazione biologica si conosce un composto di pomodori costituito da piante morte di pomodori, con il quale si nutrono le nuove piante. Le questioni riguardo una precisa applicazione delle colture miste e delle rotazioni di colture non sono state ancora del tutto chiarite. Di fronte alle molteplici relazioni delle piante, il principiante non dovrebbe tirarsi indietro, ma tentare con una certa disinvoltura anche la prima organizzazione del suo orto. Per quel che riguarda le questioni della più o meno favorevole vicinanza, il problema non sta nel fatto che una pianta cresca e dia frutti, bensì che essa ottenga, in vista di raccolti ottimali, il luogo che meglio corrisponde alle sue esigenze. Il giardinaggio di tipo biologico sarebbe molto meno interessante se la sua riuscita si basasse su un rigido sistema di regole. Si può naturalmente condurre un orto in modo tale da seguire tutte le regole realizzabili, dalla posizione della luna durante la semina al piano pluriennale della rotazione delle colture, anche quando non si è ancora compreso il senso di tali prescrizioni. L comunque meglio seguire in primo luogo solo i principi essenziali e raccogliere anno per anno esperienze personali, fino a che si arrivino a comprendere anche i minimi particolari. Le seguenti regole basilari per le colture miste non hanno quindi pretesa di completezza. Riguardo alle vicinanze favorevoli e sfavo102 Una tipica coltura mista: cipolle e carote. revoli riportiamo un tipo di disposizione ricavata dalle esperienze di molti giardinieri. Poiché non sono abituato (e non desidero neppure abituarmi) a stabilire le collocazioni delle piante secondo tabelle, non posso, in base alla nostra esperienza, confermare tutte le affermazioni che si trovano in un elenco di questo tipo. In molti casi l'esperienza vissuta è risultata in contrasto con la norma. Nella letteratura biologica viene per esempio spesso affermato che le patate e i vari tipi di cavoli non possono convivere armonicamente. Come mostrano invece le fotografie, in un orto da poco dissodato patate rosse sono cresciute rigogliosamente nella immediata vicinanza di cavoli rossi e di cavoli cappuccio. In verità questa disposizione non era stata progettata, ma si realizzò quasi per caso: avevo arato per la prima volta nella mia vita, senza una guida, con 103 un vecchissimo aratro di legno e ferro, che avevo trovato nella soffitta della nostra casa di campagna. Lo attaccai al trattore, mentre un amico guidava l'aratro. Dopo alcune difficoltà iniziali riuscimmo effettivamente a trasformare il pezzo di prato in un piccolo campo; non ci eravamo però limitati al previsto rettangolo. Me ne accorsi solo quando volli tracciare dei solchi per le patate da semina. Al centro della nostra area dissodata restava un triangolo un po' appiattito, sul quale, in mancanza di idee migliori, pensammo di piantare vari tipi di cavolo. Mentre il cavolfiore e il cavolo di Bruxelles crebbero poco all'ombra delle rigogliose piante di patate, il cavolo cappuccio e quello rosso si svilupparono bene. Le indicazioni sulla buona compatilibità reciproca delle piante coltivate non dovrebbero perciò essere considerate come dogmi, ma essere utilizzate come spunto, come risultato di esperienze altrui, che verranno per la maggior parte confermate. In base alle mie conoscenze non mi è possibile ricavare, dalle indicazioni date dall'elenco, delle regole generali e sempre valide. Per le colture miste valgono comunque in genere le seguenti considerazioni. 1. Le distanze fra le piante vanno calcolate in modo tale che le loro foglie, quando esse sono cresciute, si tocchino o si intersechino leggermente, coprendo così il terreno. 2. I tempi di raccolta delle varie specie di piante di una coltura mista non dovrebbero rientrare tutti nello stesso periodo, in modo che il terreno non rimanga mai del tutto scoperto. 3. Grandi consumatori possono essere piantati assieme a consumatori medi, e questi assieme a bassi consumatori, ma possibilmente non si dovrebbero piantare grandi consumatori con bassi consumatori, perché le esigenze che essi pongono al terreno sono troppo diverse. I primi sopportano letame, composto fresco e concime liquido, gli altri no. 4. Piante le cui radici crescono in superficie stanno bene assieme a quelle le cui radici vanno in profondità, e piante che si estendono in ampiezza stanno bene assieme a piante che si sviluppano poco. Per le rotazioni delle colture vale quanto segue: 1. Generalmente diffusa è la successione grandi consumatori, consumatori medi e bassi consumatori. Sono comunque possibili eventuali modificazioni. 2. Prima o dopo una coltivazione di grandi consumatori conviene seminare delle leguminose, le quali contribuiscono a migliorare anche le altre aiuole. 3. Le pause nelle rotazioni si utilizzano per una concimazione verde; questa dovrebbe essere attuata ogni tre o quattro anni. 104 Una combinazione insolita: coltura mista di porri e: rape rosse. L'orticoltura biologica lascia spazio a eventuali improvvisazioni 4. Un semplice schema (secondo Howard) prevede per vari anni rotazioni molto variate e rotazioni più equilibrate. Per ogni anno si compongono quattro colture miste sperimentate nel proprio orto, le quali contengono: a) prevalentemente grandi consumatori; b) prevalentemente consumatori medi; e) prevalentemente bassi consumatori d) concimazione verde con leguminose. 105 L'intera area dell'orto viene suddivisa in quattro parti, e nelle varie fasi di rotazione si scambiano i loro programmi di coltivazione (da a fino a ci), in modo tale che in un periodo di 4 anni ogni coltivazione si sia trovata una volta su ogni parte. La nostra proposta illustrata nelle pagine seguenti vuole essere vista come uno spunto, e non come una prescrizione. Chi vuole pianificare l'orto — e sarebbe buona norma farlo, prima di tutto per calcolare il fabbisogno di semi e di piante, e poi anche per imparare qualcosa dai propri errori e dai propri successi — dovrà avere l'accortezza di trascrivere le proprie considerazioni e riflessioni. Sarà bene che disegni una pianta dell'orto, riportando la disposizione delle aiuole e di tutte le parti immobili del giardino come alberi, siepi, rimessa per gli attrezzi, pozzo, pergola e così via. Per un lavoro preciso su appezzamenti medi e grandi si dovrebbe, almeno all'inizio, usare la carta quadrettata o millimetrata. Si possono apportare notevoli miglioramenti mediante un quaderno apposito, per esempio in forma di calendario tascabile, sul quale si riportano le date del lavoro svolto, le semine e le piante possedute, le concimazioni, i risultati delle raccolte, particolari successi o insuccessi. Un diario di questo genere, scritto in modo sintetico, ma registrato con puntuale regolarità, vale oro, perché conserva importanti dati tratti dalle esperienze personali, da consultare in caso di necessità, e i cui particolari potrebbero altrimenti venire dimenticati. Questo libretto dovrebbe fungere nello stesso tempo da calendario per le scadenze, anche se le semine previste saranno condizionate naturalmente non dalla data, ma dalle condizioni meteorologiche. Conservando questo calendario, una volta completato, assieme alla topografia del giardino, si sarà in possesso di una personale opera di consultazione, unica al mondo. 108 Una volta assegnati nomi o numeri alle varie zone coltivabili segnate sulla pianta dell'orto, si può passare a sostituire il piano dello spazio con quello del tempo. Quest'ultimo non è altro che una tabella: sulla prima linea orizzontale si riportano le settimane dell'anno, sulla verticale a sinistra le denominazioni delle aiuole. Più il foglio è grande, migliore sarà la visione d'insieme. Ogni coltivazione progettata di un'aiuola viene ora riportata in questa scala con una linea orizzontale. La specie della pianta viene scritta al di sopra della linea. Chi non sa ancora per propria esperienza qual è il momento di seminare, di piantare o di raccogliere, si atterrà alle indicazioni sulla busta dei semi, o a quelle di un amico, di un libro di orticoltura o dei nostri elenchi nel cap. Breve rassegna di verdure. Bisogna tener presente che con le colture miste ogni aiuola occupa dalle due alle quattro linee. Abili conduttori di colture miste coltivano in una sola aiuola anche sei e perfino otto specie di ortaggi! L'aiuola può essere resa in tal modo tanto piena di colore e ricca di forme, da costituire un ornamento per l'orto. L'organizzazione delle colture miste e delle rotazioni di colture costituisce un campo di azione pressocché illimitato. Vorrei a questo proposito citare uno spunto tratto da Pfeiffer-Riese: « Le colture miste... esercitano inoltre un influsso notevole sulla qualità, la durata e il sapore della verdura. Per convincersi di ciò si provi a piantare due o tre file di ravanelli e accanto a queste due o tre file di crescione e, presso un'altra serie di file di ravanelli, alcune di cerfoglio. Se poi, come ulteriore riprova, si pianteranno più in là altre file di ravanelli, senza piante vicine, si potranno in seguito rilevare differenze piuttosto nette nel sapore dei ravanelli: relativamente senza sapore, i ravanelli senza piante vicine; dal sapore troppo piccante, quelli accanto alle file di cerfoglio; molto saporiti, quelli accanto alle file di crescione. Nessun giardiniere di professione avrà a sua disposizione quello spazio che può avere invece il giardiniere dilettante: uno spazio utilizzabile per esperimenti e idee. Con il sistema del composto egli possiede una fonte di nutrimento che si rinnova da sé, che sfruttata adeguatamente assicura ricchi e sani raccolti, e che preserva il giardiniere dalla dipendenza e da grandi spese per i concimi. L'orto trasforma la fantasia del suo proprietario o di chi lo cura in una realtà. Esso è un piccolo mondo, nel quale i sogni vengono realizzati mediante la natura stessa. Il seguente elenco di vicinanze favorevoli e sfavorevoli nell'orto si basa su una tabella dell'Istituto Svizzero di Ricerche per la coltivazione biologica di Bernhardisberg, Ober-wil/BL, che ha gentilmente accordato il suo permesso. 109 ge tto t u t t e le erbacce, con e senza semi, sul composto, e nel fare questo non si sono mai verificate conseguenze negative ». Ripreso da ogni libro di orticoltura, l'ammonimento di evitare semi di erbacce nel composto è forse soltanto un consiglio che appesantisce il lavoro, e si rivela inoltre perfettamente inutile. Risolva dunque ciascuno la questione per conto proprio. Come già detto altrove, la pacciamatura, già per tanti versi consigliabile, risolve ampiamente la questione delle erbacce che si insidiano tra le verdure, ed elimina il problema della sarchiatura: ciò che cresce attraverso la copertura costituisce un'eccezione. Vorrei infine richiamare ancora l'attenzione su un'altra funzione delle erbacce. Considerando la molteplicità delle specie di piante che si trovano in un campo pressoché allo stato naturale, solo relativamente pochi tipi di queste trovano nell'orto, malgrado coltura mista e rotazione delle colture, il terreno adatto alla loro crescita. L'orto, in quanto organismo di un ordine superiore, può essere considerato sano e in grado di difendersi contro le malattie tipiche delle piante e contro i parassiti solo quando rende possibile una vita animale molto varia. Con ciò si intendono non solo gli animali che vivono prevalentemente sottoterra, ma anche gli innumerevoli, utili o almeno non dannosi insetti striscianti e volanti, dall'ape alla mosca della fioritura, ai carabidi, alla coccinella fino alla sirfide. Quelle poche specie di animali selvatici superiori che possono vivere nell'orto, quali la tartaruga, l'orbettino, la lucertola e il riccio, trovano rifugio e nutrimento nelle piante selvatiche nei pressi della recinzione, ai bordi del composto o in un mucchio di sterpaglia invaso da erbacce, cioè nelle immediate vicinanze di erbacce più o meno tollerate. « Una giusta dose di veleno, ed è la fine delle erbacce! ». Questa esortazione al giardiniere, basata su una concezione t u t t 'a l t r o che amichevole nei confronti della vi t a , equivale a una condanna a morte per t a n t i s s i m i a n i m a l i , molto più numerosi di quelli che in r e al tà si intendono colpire col veleno. La strategia della « terra bruciata » non ha senso in un giardino coltivato biologicamente: in questo caso sarebbe meglio ricordarsi del proverbio « vivi e lascia vivere ». 142 Protezione delle piante Come la terra dell'orto e piena di semi di piante selvatiche, il cui completo sviluppo inselvaticherebbe le nostre aiuole, allo stesso modo anche i! mondo animale cerca di farsi spazio nell'orto. Costituito da una terra più fertile di quella delle zone limitrofe e e da piante i cui prodotti sono più abbondanti e gradevoli di quelli che offre la natura libera, l'orto a t t i r a varie specie di animali. Tuttavia, come soltanto una parte delle erbacce può svilupparsi pienamente nell'orto, mentre la maggior parte di esse non vi trova l 'h a b i t at congeniale, così solo determinati tipi di insetti possono trovare in questo ambiente quelle condizioni che rendono possibile la loro moltiplicazione. Secondo un luogo comune ancora diffuso, si crede che nel regno animale siano i predatori a determinare la quantità degli animali da preda. In seguito a ricerche scientifiche in proposito, sappiamo oggi che è vero il contrario: il numero degli animali predatori dipende da quello degli animali. da preda. Non sono, per esempio, i lupi a determinare il numero delle alci, ma piuttosto sono queste che possono costituire il nutrimento per un certo numero di lupi, determinandone in tal modo la quantità. Ma il numero delle alci è condizionato dalle possibilità di pascolo offerte loro dall'ambiente. I fattori che determinano e limitano la vegetazione non sono le alci, ma le condizioni del terreno, delle acque e del clima. Dopo anni di esperimenti e di osservazioni nell'America del Nord, gli ecologi hanno rilevato un'insospettata interdipendenza fra i membri di uno stesso sistema ecologico. Eliminando gli animali predatori non si avvantaggiano gli animali da preda, ma si apportano danni rilevanti alla vegetazione. Così facendo si rompe infatti l'equilibrio naturale fra i vari appartenenti al sistema, in quanto gli animali che si nutrono esclusivamente di piante si moltiplicherebbero indiscriminatamente, rovinando le loro fonti nu143 t r i t i ve . La loro estinzione può essere determinata innanzitutto dalla carenza di nutrimento, in secondo luogo da parassiti e malattie epidemiche. Dopo la catastrofe subentrerà un nuovo equilibrio, basato sugli elementi antagonisti del sistema precedente, o su altri elementi. Poiché la natura reagisce efficacemente, con i mezzi a sua disposizione, a ogni rottura dell'equilibrio fra le forme viventi, queste ebbero la possibilità di evolversi attraverso milioni di anni e di popolare la terra sotto le più varie condizioni ambientali. Costruire estese piantagioni significa rompere l'equilibrio naturale dell'ambiente circostante; la natura si difende favorendo quelle forme viventi che possono in qualche modo porre un freno al dilagare di piante c o l t i va t e in estesa q u a n t i t à . Vorrei ora brevemente soffermarmi sulla questione dei parassiti, tenendo comunque in considerazione l'aspetto biologico di questo problema. Non abbiamo semplicemente a che fare con parassiti che divorano, rodono, pungono, succhiano e si moltiplicano sfrenatamente, come troppo spesso vuol farci credere l'industria chimica degli anticrittogamici; ci troviamo invece di fronte a un sistema di rapporti sempre teso a limitare quelle forme di predominio innaturale che si possono talvolta verificare. In determinate condizioni è di fatto possibile trovare anche nella natura un gran numero di esemplari della stessa specie: ci troviamo in tal caso di fronte a una forma di monocoltura, per esempio il canneto o la steppa. Inoltre in società relativamente povere di specie, come quelle che si possono trovare all'estremo nord e nella savana africana, si sono verificate invasioni di animali, per esempio di conigli o di cavallette, anche prima che l'uomo intervenisse 'nell'organizzazione del paesaggio. È comunque un dato di fatto che oggi quasi tutti i' parassiti dell'agricoltura, contro i quali non si è ancora trovato un rimedio efficace, hanno f a t t o la loro apparizione in modo massiccio proprio con l'introduzione dei concimi minerali e delle monocolture. Già in epoca preindustriale molti di essi hanno provocato notevoli danni ai raccolti, ma non avevano nessuna possibilità di comparire in numero così massiccio come si verifica oggigiorno. Ciò che è stato detto finora non vuole spingere alla conclusione di lasciare t u t t o a se stesso, perché t a n t o la natura avrebbe comunque provveduto. La natura può regolare solo se stessa; le piante coltivate necessitano anche di cure e protezione da parte dell'uomo. Tuttavia per proteggere le nostre aree di coltura dai tentativi di assestamento della natura, possiamo servirci dei mezzi che la natura stessa ci mette a disposizione. 144 Questo vale anche per quanto riguarda le malattie delle piante, causate da parassiti di dimensioni minime: bacilli, funghi e virus. Essi riescono a operare attivamente nella natura quando questa non riesce più a mantenere, con altri mezzi, il suo equilibrio. Quando gli animali predatori non esercitano più sugli animali da pascolo l'opera di selezione con l'eliminazione dei soggetti più deboli, questa funzione viene esercitata da malattie e parassiti. In altre parole, le malattie proseguono con altri mezzi la naturale opera di continuo riequilibrio. Nell'orto, zona di protezione per piante ad alto rendimento, i parassiti e i portatori di malattie possono agire con facilità nel caso in cui le piante: 1. sono coltivate in un clima non adatto a esse; ciò vale per tutte le piante di serra, che proprio per questo motivo sono particolarmente delicate; 2. sono coltivate su terreni e in vicinanza di altre piante che non rispondono alle loro esigenze; 3. sono indebolite nella loro capacità di resistenza dalla carenza di. determinate sostanze nutritive, di acqua o di luce; 4. devono sottostare a condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli, come nel caso dei pomodori sottoposti a pioggia continua. I bruchi della cavolaia hanno attaccato le foglie esterne di-questo cavolo rosso. In genere ci si difende da questi parassiti eliminando i bruchi a uno a uno. 145 5. sono nutrite artificialmente, cioè quando vengono stimolate, mediante additivi minerali, a una crescita che non corrisponde al grado dì vi ta lit à del terreno; 6. sono degenerate in seguito a coltivazioni che prevedono sopratt u t t o particolari sviluppi e risultati. Questa degenerazione si verifica soprattutto fra specie molto produttive, quindi altamente selezionate, ma in effetti è un discorso valido per tutte le piante coltivate. Non si possono quindi di regola far germogliare per un tempo i l limi t a to i semi della propria coltivazione. La mancata selezione, che si verifica invece nella natura selvaggia attraverso la lotta per la sopravvivenza, determina nel corso delle generazioni una debolezza organica delle piante coltivate e una loro graduale degenerazione. Mi troverei adesso in difficoltà a dover riportare dall'esperienza personale i sistemi adottati per la protezione biologica delle piante. A prescindere da un caso eccezionale che vorrei ora riferire, negli anni in cui i nostri orti sono stati sottoposti a coltivazione non abbiamo f a t t o alcun uso né di concimi minerali, né di mezzi chimici per la protezione delle piante. Non abbiamo finora dovuto subire particolari perdite causate da malattie o da parassiti, e non abbiamo quindi potuto raccogliere esperienze riguardo la loro immediata eliminazione. Non credo si possa parlare di caso dopo tre decenni di cura dell'orto. Abbiamo in realtà raccolto notevole esperienza con la cura biologica delle piante, ma senza rendercene conto. Tale cura è costituita dal sistema del composto, dalle colture miste e dalla rotazione delle colture. La cura biologica delle piante è primaria rispetto alla necessità di combattere i parassiti. Noi individuiamo quindi uno stretto rapporto fra l'uomo e l'orto: — si può dire che l'orto è concimato a dovere quando è nutrito con un composto costituito dagli scarti dell'orto stesso e da quelli quotidiani di casa; — quando vi si coltivano quelle erbe, quelle verdure e quei frutti che coprono il fabbisogno della famiglia; parallelamente a un sano modo di nutrirsi abbiamo così la necessaria molteplicità delle p i a n t e da coltura. Coltivando un solo tipo di piante, sorgerebbe immediatamente anche il problema dei parassiti e delle malattie. L'orto costituisce un luogo di produzione a misura dell'uomo che lo coltiva. A chi non abbia ancora stabilito uno stretto rapporto con un proprio orto ciò può sembrare fin troppo elementare. L'armonia tra l'uomo e l'orto vive così chiusa in sé, come tra terreno coltivato e terreno naturale. Organizzare l'orto in senso biologico non soddisfa solo 146 le esigenze della cucina, ma anche quelle di un produttivo confronto con la natura. Il piacere che può procurare l'orto non deriva tanto da una scrupolosa attenzione alle quantità e alle misure indicate (come invece devono fare coloro che utilizzano concimi minerali e prodotti chimici per la protezione delle piante), bensì dalla capacità di capire e procedere nel senso della natura. La presenza di singoli insetti nocivi o le tracce che lasciano non sono motivo di agitazione e tanto meno giustificano un immediato intervento. Chi possiede qualche nozione riguardo alla varietà degli insetti dell'orto, ed è in grado di apprezzare in certo senso scientìficamente la sirfide, saprà anche che questi sottili insetti, simili a vespe, si nutrono non del nettare ma di afidi, i quali si trovano certamente anche nell'orto, ambiente favorevole alla loro riproduzione. Ciò significa che gli afidi, dannosi solo quando sì presentano in quantità rilevante, si dimostrano invece di una certa u t i li t à nel caso in cui il loro numero rimanga entro certi l i mit i. Essi infatti hanno la funzione di mantenere all'erta i loro nemici naturali, di modo che questi possano intervenire prontamente quando gli afidi trovano condizioni ottimali alla loro moltiplicazione, sviluppandosi così in breve tempo in una vera piaga. La presenza di svariate specie di insetti nell'orto presuppone anche una ricca varietà vegetale e, come abbiamo già illustrato precedentemente, a ciò possono contribuire anche erbacce e piante selvatiche, delle quali dobbiamo sopportare la presenza a condizione che esse non arrivino ad arrecare disturbo alle piante coltivate. È ovvio comunque che questa tolleranza non comprende anche la gramigna o la podagraria, le quali si moltiplicano facilmente a dismisura. L'arvicola La nostra capacità di esercitare un'influenza sulle organizzazioni di vita naturale, e soprattutto la nostra capacità di incentivarle, è molto scarsa al di fuori dell'orto. Perciò non possiamo, per esempio, chiamare in nostro aiuto i nemici dell'arvicola. Questo tenace roditore si è dimostrato essere un temuto parassita nell'agricoltura e nel giardinaggio. Le arvicole trovano nutrimento prevalentemente nella terra coltivata, ovvero in prati^ campi e giardini. Alla presenza di tutti questi ambienti favorevoli alla loro moltiplicazione non si contrappone dall'altra parte un'adeguata presenza di 147 sul terreno abbandonato precedentemente. D'altra parte anche uccidere le arvicole non preserva da nuove incursioni, in particolar modo quando l'orto confina con prati o campi. 2. Annegamento (secondo Hitschfeld): si sotterrano vasi o piccoli secchi in una zona di frequente passaggio, in modo tale che non vi sia dislivello fra il terreno e l'orlo del secchio; poi si versa acqua fino a 10 cm sotto l'orlo del secchio: una volta cadute nella trappola, le arvicole non possono più scappare. nemici di questi animali, ma si può riscontrare addirittura una loro continua riduzione. Dal punto di vista dell'arvicola, l'uomo ha operato a vantaggio di questo roditore: gli ha per cosi dire imbandito la tavola, e ha eliminato quasi completamente gli uccelli rapaci, ha tolto alle civette lo spazio vitale e la possibilità di nidificare, e si appresta ora a togliere di mezzo anche il terzo grande nemico dell'arvicola, la volpe, in quanto portatrice della rabbia. Quando le arvicole cominciano a compromettere seriamente la produzione dell'orto, e ciò si può verificare molto rapidamente a causa della loro straordinaria voracità, bisogna agire con molta determinatezza ed energia nei loro confronti. Cosa si può fare 1. Farle scappare per il «d i s g u s t o »: il giaggiolo di Persia, la cinoglossa e il ribes nero avrebbero il potere di scacciare le arvicole, ma questo ripiego ha portato talvolta, nella pratica, a risultati opposti: può capitare i n f a t t i che le arvicole trovino di loro gradimento i bulbi del giaggiolo di Persia. Un altro sistema può essere quello di immettere nei cunicoli spicchi di aglio, stracci imbevuti di carburo oppure di petrolio, o add i r i t t u r a immettere gas di scarico alle imboccature dei condotti. L'unico r i sult ato di simili pacifiche soluzioni è quello di mandare le arvicole nell'orto del vicino; in breve tempo, poi, tornerebbero 148 3. Cattura: probabilmente il metodo più diffuso per liberarsi delle arvicole è quello di sistemare trappole nei loro luoghi di passaggio. Esistono trappole a molla semplici e di provata efficacia, tenute aperte tramite lamine, e per le quali non è necessario usare l'esca. Il topo cade nella trappola e viene ucciso. Si faccia attenzione che le trappole, siano abbastanza robuste, in modo da uccidere sicuramente questi animali grossi quasi quanto ratti (mi è capitato una volta di liberare una talpa ancora viva da una di queste trappole). Sulla base della mia esperienza considero ben congegnate quelle trappole che, avendo la parte superiore sporgente fuori dal terreno, lasciano riconoscere subito se sono scattate o meno: ci si risparmia in questo modo la fatica i nut il e di estrarre la trappola vuota e di doverla poi risistemare. 4. Quirilox: è un composto su base vegetale, che a t t i r a le arvico le uccidendole senza molte sofferenze. Dovrebbe avere un'azione tossica solo sui roditori. L'esca dovrà essere rinnovata fino a che non viene più portata via. Il Quirilox si è rivelato, secondo la no stra esperienza, un prodotto molto efficace, dopo che avevamo inu tilmente tentato per tutta un'estate di salvare con le trappole la nostra insalata. La primavera successiva riuscimmo ad avere la me glio sulle arvicole, dopo aver sparso per sole tre volte il preparato: non comparvero per t u t t a la seguente estate, malgrado l'orto si trovi nel mezzo di una estesa area verde. Quando si richiedono dei mezzi efficaci per l'eliminazione delle arvicole, in genere i punti di vendita specializzati per il giardinaggio propongono un pesante armamentario: cartucce di gas velenoso e di fumogeni, come pure esche estremamente velenose. Il giar-dinerc dotato di senso di responsabilità, in considerazione del piccolo mondo vi t a l e ricco di risorse che è il suo orto, farà uso di questi mezzi solo in casi estremi. In ogni caso sarebbe bene cercare sempre di risolvere questo tipo di problemi con mezzi che non danneggiano l'ambiente naturale. Ogni volta che vediamo un mucchictto di terra non dobbiamo pensare che si tratti sicuramente dell'opera di un topo campagnolo. 149 I cunicoli della talpa presentano circa la stessa larghezza, pur essendo meno alti. Le talpe si nutrono prevalentemente di larve e di grillotalpe, ospiti considerate molto dannose per l'orto. A prescindere dai t u tt 'a l t r o che graditi cunicoli che scavano nella terra, esse sono animali da ritenersi prevalentemente utili. Poiché si nutrono anche di lombrichi, le talpe possono trovarsi a loro agio anche nei pressi di un composto maturo. In questo caso, però, devono essere scacciate o catturate. Si dice che possono essere scacciate con una musica monotona, prodotta sotterrando parzialmente bottiglie vuote in modo tale che il vento soffi tra esse. Questo metodo, che io non ho mai sperimentato, pare sia utile anche per scacciare le arvicole. Il grillotalpa Questi i n s e t t i scavatori, lunghi circa 4 cm e dotati di un paio di zampe anteriori a forma di pala, possono provocare con la loro presenza molti danni. Si nutrono anche di larve di insetti nocivi, prediligono tuttavia le radici delle piante. Vivono prevalentemente sottoterra; poiché questi animali che non amano la luce vengono in superficie solo di notte, è possibile c a t t u r a r l i con barattoli sott e r r a t i a guisa di trappole. Naturalmente i bordi dei barattoli devono trovarsi allo stesso livello del terreno. Poiché le grillotalpe scavano cunicoli pi a t t i , si può seguire il loro percorso con il dito, e giungere così alla loro tana, nella quale all 'ini z io dell'estate si trova la nidiata: questa può venire soppressa con un colpo di vanga, o con un po' di olio da cucina, lasciato sgocciolare nella tana. In un secondo tempo vi si versa dell'acqua. Grillotalpa (Gryllolalpa gryllolal/ia) 150 La lumaca Di svariate misure e colori, le lumache (senza guscio), soprattutto le specie più piccole, possono costituire un serio problema per il giardiniere. Dal momento che le lumache devono proteggere la loro umida pelle dal pericolo della disidratazione, esse diventano particolarmente attive di notte. Di giorno si ha l'impressione che nell'orto non vi siano lumache, ma la mattina il giardiniere può scoprire che proprio le piante dalle foglie più tenere, come la lattuga, sono state saccheggiate, e le tenere piantine divorate. Esistono molte possibilità, efficaci e non dannose, di difendersi dalle lumache, ma se l'annata è s t a t a umida e il giardino confina con luoghi che offrono condizioni favorevoli alla loro moltiplicazione, si può verificare un incremento di questi animali tale- da costituire un serio problema. In un giardino biologicamente curato si eviterà in ogni caso l'uso di antilimacidi chimici (veleni, generalmente a base di metaldeide). Poiché le lumache non possono sottrarsi ai loro nemici naturali con la fuga, la natura ha provveduto dotandole di una straordinaria fertilità. Rappresenta quindi un notevole svantaggio il fatto che sia nelle nostre zone coltivate sia in quelle abitate resti ben poco spazio vitale a disposizione dei nemici naturali della lumaca: il riccio, il toporagno acquaiuolo, gli uccelli che si nutrono di cibi molli, la lucertola, l'orbettino, il rospo, i grossi carabidi. I veleni prodotti dall'economia agricola riducono poi ulteriormente il loro numero. Perciò, dove le condizioni lo permettono, si dovrebbe cercare di incentivare il numero di questi animali sia nell'orto che nelle sue vicinanze: il riccio per mezzo di mucchi di legna e di sterpi, sotto i quali può trovare rifugio; gli uccelli canori con ce- 1 Lumacone (rosso con articoli ret ratt i li neri). la Lumacone (nero con piede rosso). 2 Comune lumaca campestre. 151 spugli di bacche; la lucertola per mezzo dì muri asciutti rivolti a sud, l'orbettino con zone ombreggiate e ricche di muschio, il rospo con piccoli e umidi rifugi fra mucchi di pietre, sotto legna e mattoni. Anche uno stagno poco profondo può favorire la loro riproduzione. I rospi, che sono anfibi notturni, e che coprono il loro naturale fabbisogno quotidiano di cibo esclusivamente con svariati piccoli animali, sono estremamente utili nell'orto, seppure talvolta si nutrano anche di lombrichi. Essi trascorrono volentieri le giornate anche in piccole cavità del terreno: bisognerebbe quindi fare per questo molta attenzione durante il lavoro. (Da bambino ero riuscito a familiarizzare con un rospo nutrendolo con lombrichi, tanto che questo usciva dal suo nascondiglio quando veniva chiamato). Vrovvedimenlì contro le lumache 1. Recinzione: esiste in commercio un recinto per lumache che non può essere superato da questi molluschi. Si delimitano con profili di latta zincata quelle aiuole. Ci si può liberare definitivamente delle lumache recintando in questa maniera tutto l'orto. Si può costruire questo tipo di recinzione (brevettata) anche da soli. 2. Annegamento: le trappole per lumache, reperibili anche in commercio, si sono rivelate molto u t i l i . Si possono anche sotterrare fino all'orlo i bicchieri vuoti dello joghurt, o contenitori analoghi; vi si versa una piccola quantità di birra e si chiude l'imboccatura con un pezzetto di latta piegata o due assicelle di legno diposte vicine. Naturalmente può verificarsi che cadano nella trappola anche insetti utili. L'acqua non attira le lumache. I bicchieri devono essere svuotati e puliti almeno ogni due giorni, e il loro contenuto viene gettato nel composto. 3. Qslacolamenlo: le lumache sono in grado di scavalcare una lametta da barba senza ferirsi, ma evitano zone troppo asciutte e quelle che aderiscono al loro corpo umido. Perciò si possono proteggere aiuole o singole piante contornandole di segatura, calce viva, cenere, ma bisogna tenere presente che i materiali in polvere adempiono al loro scopo solo fino alla prima pioggia. Pare che anche il cerfoglio contribuisca a mantenere lontane le lumache, ma noi non lo abbiamo sperimentato. A. Raccolti!: le lumache cercano durante la giornata un rifugio prot e t t o dai raggi del sole. Si trattengono molto volentieri particolarmente sotto assi ammuffite. Sistemando questa legna vecchia lungo 152 i passaggi dell'orto (naturalmente solo su quelli terrosi), la mattina seguente si possono comodamente raccogliere le lumache attaccate alla parte inferiore dell'asse. Le lumache vengono ■ poi immerse nell'acqua bollente. Bucce di pompelmo o di melone convenientemente sistemate sulle aiuole minacciate costituiscono punti di raccolta per le lumache. In posti umidi e ben protetti si trovano le loro uova dall'aspetto vitreo: come le lumache, anch'esse vanno raccolte e distrutte. 5. Prevenzione: si possono innaffiare le aiuole con l'acqua usata per scottare le lumache o quella in cui esse sono rimaste immerse per alcune ore; le lumache evitano questi posti. Siamo venuti a conoscenza di un metodo, più efficace e nello stesso tempo meno violento, che tuttavia non può essere applicato da tutti coloro che posseggono un orto. Durante la prima estate nel nostro orto ricavato da un prato ci trovammo di fronte al problema delle lumache. Senza che io ne venissi prima informato, venne adoperato un antilimacida velenoso, ma decidemmo subito di sospendere questa cura e di provare altri metodi. Per tutta la prima parte dell'estate raccogliemmo da vecchie assi moltissime lumache, ma il loro numero non diminuiva mai, in quanto le perdite venivano sempre compensate da nuovi arrivi dai prati circostanti. Solo verso la fine dell'estate ci fu un effettivo calo di numero. Per la seguente primavera ci proponemmo di continuare più efficacemente la lotta contro le lumache, ma non fu necessario: nonostante un'estate relativamente umida, durante la quale molti altri proprietari di orti persero una parte notevole del loro raccolto di insalata a causa delle lumache, senza aver adottato alcun particolare provvedimento non fummo coinvolti in questo comune destino. La spiegazione di questo fatto, che inizialmente stupì anche noi, era data dalla presenza di tre anatre, una pechinese e due muschiate, arrivate in primavera come regalo di compleanno. Dopo essersi ambientate tra lo stagno e il loro rifugio notturno, riuscirono a trovare un passaggio nella rete metallica, e uscirono per esplorare con entusiasmo la zona circostante. Quando noi eliminammo del t u t t o la loro recinzione, si diedero da fare per tutto il giardino e intorno alla casa. Inizialmente le nutrivano talvolta con le lumache trovate sotto le assi in giardino, ma nel corso delle successive settimane le lumache scomparvero quasi completamente dal nostro orto; né potevano più arrivarne di nuove dai campi vicini, in quanto le zone confinanti erano continuamente controllate dalle anatre. Bisognerebbe osservare una volta un'anatra e quante cose questa riesce a trovare mentre si aggira per l'orto. Durante queste passeg- 153 V ■"V b""*,, Un'ellìcace difesa contro le lumache: anatre sul cumulo del composto. Esse non dovrebbero tuttavia avere la p os sibi lit à di girare liberamente per t u t t o l'orto; si nutrono i n f a t t i volentieri delle pianticelle di insalata. 4i La paglia protegge dalle lumache le fragole, i cetrioli e gli zucchini (vedi figura). giate il suo fabbisogno di cibo in estate si riduce di conseguenza. Solo una volta permisi alle anatre di girare per l'orto, mentre ero occupato col composto, ma esse in breve tempo mangiarono dalla vanga talmente tanti lombrichi che dovetti ben presto mandarle via. Per ragioni di spazio non è possibile elencare qui i provvedimenti biologici da adottare contro t u t t i gli animali nocivi, in particola!' modo i parassiti, contro i funghi e le malattie delle piante. Le indicazioni riguardanti gli estratti vegetali che dovrebbero essere efficaci contro determinati parassiti sono spesso imprecise, e si rivelano talvolta addirittura di effetto contrario, ma ciò non sminuisce il valore di una protezione vegetale su base biologica portata avanti in modo competente, sulla base dell'esperienza. Di tanto in tanto si sente o si legge una qualche nuova ricetta che promette r i s ul t a ti sicuri contro questo o quel problema; tali ri154 155 cette vengono però presto dimenticate in quanto raramente trovano applicazione nell'orto. Si potrebbe scrivere un libro sul tema « protezione vegetale biologica » per illustrare con chiarezza e precisione l'applicazione dei metodi. Non vogliamo uscire dal nostro tema generale per non alimentare quel dilettantismo basato indubbiamente sulla buona fede, che può svilupparsi naturalmente anche presso i considdetti biologici, e fare un elenco non ragionato di problemi con le loro eventuali soluzioni. Un entusiasmo iniziale può rapidamente mutarsi in delusione quando una ricetta viene applicata semplicemente, e non porta all'effetto concreto garantito dai « veleni in confezione spray ». Ci limiteremo così a indicare qualche suggerimento per l'eliminazione di alcuni di quei parassiti con i quali il giardiniere ha a che fare più frequentemente. Gli afidi In genere non infestano le piante sane. Il professor Alwin Seif-fcrt ha potuto dimostrare ciò in modo convincente quando iniziò a concimare con il composto le sue piante da frutta e l'orto. Come per disattenzione o per uno stato momentaneo di debolezza l'uomo può prendersi un raffreddore e liberarsene senza far uso di medicjne pesanti, così una pianta può, per un disturbo irrilevante nel metabolismo, attirare un certo numero di afidi, che in breve tempo, da soli, spariranno nuovamente. Solo nel caso in cui la loro permanenza dovesse prolungarsi si può fare ricorso a una Afide nero della fava (Apbìs jabac) 156 Altica del cavolo (Phyllolrcta nemarum) delle contromisure sotto indicate (sempre che i nemici naturali dell'afide, la mosca della fioritura, la sirfide, la coccinella e le larve di questi insetti, non siano già in numero sufficiente sul posto). Il sintomo che denuncia un'eccessiva diffusione di afidi è un vistoso rattrappimento delle foglie, particolarmente quelle più giovani. In tal caso lo sviluppo della pianta e la fioritura possono risultare gravemente compromessi. 1. Trattamento con l'ortica: far macerare un chilo circa di ortica fresca in 10 litri d'acqua, e dopo quattro giorni innaffiare la pian ta con un forte getto, se sufficientemente robusta, con questo com posto non diluito; il resto, diluito 10 volte, può essere utilizzato per la concimazione e per il composto. Si possono comporre si mili preparati anche con assenzio, felce imperiale (contro i pidocchi delle rose) e asperella. Buoni risultati ha dato anche una soluzione, non superiore al 2%, di sapone tenero (di potassa). 2. Cospargere la pianta di calce fine, cenere di legna o polvere di pietre, dopo averla innaffiata. Tali metodi sono innocui; eventuali resti vanno aggiunti al composto. L'attica del cavolo Sono insetti che saltano come pulci; lunghi da 2 a 3 mm, possono essere neri, striati di verde e blu oppure di giallo e nero; le antenne hanno più o meno la stessa lunghezza delle zampe. Si nutrono di foglie delle piante di cavolo e di altre specie di crocifere, per esempio rafani e ravanelli. Un'invasione di pulci della terra è sintomo di una sbagliata cura del terreno, in quanto questo parassita trova un valido appoggio solo su terreni crostosi, compatti e troppo asciutti. Già la pacciamatura è sufficiente per limitare una loro eccessiva proliferazione; anche zappando e innaffiando si riducono considerevolmente le possibilità di moltiplicazione. Dal momento che questi insetti non amano spinaci e insalata, le crocifere vengono protette organizzando colture miste con queste piante. La pacciamatura può essere realizzata con piantine di spinaci. A chi si trovasse a dover intervenire energicamente contro questi parassiti, si consiglia di innaffiare le piante con un infuso concentrato di tanaceto o assenzio. Questo infuso si ottiene facendo semplicemente cuocere queste piante fresche o essiccate. 157 L'elaterio Il maggiolino Le larve gialle somigliano a piccoli vermi (sono chiamati infatti « vermi filo di ferro ») ma si tratta di un coleottero. Con la testa marrone e tre paia di zampe, le larve dette, fanno pensare a quelle del maggiolino; raggiungono una lunghezza non superiore ai 25 mm e sono molto sottili. Si trova questo coleottero dissodando il prato, al quale non causa danni rilevanti, mentre nell'orto, dove trova di suo gradimento le radici tenere, si rivela un pericoloso parassita quando compare in grande numero. Anche la larva dell'elaterio compare spesso quando il terreno è lavorato in maniera sbagliata, mentre ciò non si verifica quasi mai se la terra e soffice e friabile. Un'eccessiva compattezza del terreno si previene con aggiunte di humus e con la pacciamatura. Nel caso si debba intervenire drasticamente si può attirare la larva con fette di patata cruda o di rapa fatte aderire alla superficie del terreno. Il giorno dopo le larve, a t t r a t t e da questa esca potranno essere facilmente distrutte. Elateriti dei cere;ili (Agrioles !ir;cdtns) Maggiolino (Mclolo/itba melolonlha) Le larve del maggiolino (chiamate « vermi bianchi »), erano un tempo considerati i più temuti parassiti delle radici nell'orto e nei campi i coleotteri adulti erano visti come il nemico numero uno delle foglie. Quando eravamo ancora scolari scrollavamo gli alberi dai quali precipitava un gran numero di maggiolini. Erano soprattutto le querce che avevano appena messo i germogli ad attirare in modo particolare questi insetti. Oggigiorno capita che nella stessa zona non ci sia un solo maggiolino per vari anni di seguito. Per il loro sviluppo sottoterra, della durata di 3-5 anni, le delicate larve dei maggiolini prediligono un terreno duro e compatto, probabilmente perché 11 sono al sicuro dal loro principale nemico, la talpa. Una terra ricca di humus non ospita in genere queste larve, e i maggiolini, dal canto loro, non vi trovano neppure le condizioni favorevoli per deporre le uova. Le larve che, malgrado tutto, si possono trovare in questo terreno, attaccano le radici delle piante d'insalata: quando queste cominciano ad appassire, si scopre la larva. Una difesa biologica dai parassiti presuppone prima di tutto un terreno umificato molto vivo. Quando i parassiti compaiono in grande quantità significa che le piante attaccate non hanno sviluppato sufficienti forze di difesa, e che abbiamo fatto errori nella cura del terreno o delle piante. Vogliamo chiudere il nostro tema con una raccomandazione generale: molte delle piante aromatiche respingono i parassiti, probabilmente per gli odori che esse emanano. Sarà buona norma, quindi, sistemare nell'orto varie piantine aromatiche, in particolare lungo i lati stretti delle zone coltivate a verdure. Molte di queste piante possono dare dei té o misture di té. Le seguenti piante sono particolarmente indicate contro i parassiti: acetosa, aglio, aneto, anice, a r t e m i s i a , assenzio, borraggine, camomilla, cerfoglio, cipolla, cornino, erba cipollina, issopo, lavanda, melissa cedronella, menta Piperita, nasturzio, prezzemolo, rosmarino, salvia, santoreggia, senape, timo, tropeolo. A queste si aggiungono le seguenti piante selvatiche: ortica, tanaceto, felce maschia, coda cavallina (asperella) e la maleodorante calendola. 158 159