BULGARIA UN PAESE SU CUI INVESTIRE Superficie Popolazione Densità di popolazione 110.994 km2 7.973.000 (2001) 69.5 ab per Km2 Lingua Ufficiale Unità monetaria Forma Istituzionale Sede del Governo Presidente della Repubblica Primo Ministro Principali Città Bulgaro Lev Bulgaro (1€ = 1,95 lev) Repubblica Parlamentare Sofia TASSI DI CRESCITA DEL PIL: La Bulgaria è diventata membro dell’Unione Europea dal 1° gennaio 2007. Sergei Stanishev L’alto tasso di crescita del PIL Sofia, Burgas, Varna, mantenutosi al di sopra del 5% Plovdid, Rousse, annuo fin dal 2003, viene confermato Haskovo dai dati macroeconomici riferiti Religione Cristiana e Musulmana all’intero 2007, diffusi dalla Banca Nazionale Bulgara. Dopo un relativo rallentamento, dal 7,3% di aprile-giugno al 4,9% di lugliosettembre, dovuto in larga misura alle perduranti difficoltà del settore primario, e nonostante le previsioni di una crescita compresa tra il 5,5% e il 6,0%, l’impennata dell’ultimo trimestre dell’anno, 6,9%, ha riportato il tasso di crescita del PIL su base annua in linea con gli anni precedenti: 6,2% rispetto al 6.3% del 2006. PESO SUL COMMERCIO MONDIALE E SUGLI IDE MONDIALI: Nella struttura geografica dell’interscambio della Bulgaria i paesi dell’area UE, rappresentano il 55% delle esportazioni Bulgare ed il 47% delle importazioni. Tra i paesi non dell’Unione Europea il primato del 2007 rimane, come negli anni precedenti alla Russia. Gli investimenti diretti esteri (IDE) anche nel 2007 vedono al primo posto il settore dei beni immobili soprattutto immobili industriali o commerciali, a riprova del processo di ammodernamento dell’industria in atto. Peraltro, il Fondo Monetario Internazionale (Country Report, dicembre 2007) pone in luce che le esportazioni della Bulgaria dipendono per l’81% (rispetto alla media del 56% per gli altri Paesi di nuova adesione) dai settori ad alto contenuto di lavoro e di risorse (labour- e resource-intensive), quindi fortemente dipendenti dall’approvvigionamento sui mercati esteri e, soprattutto, caratterizzati da un contenuto tecnologico relativamente basso. Per quanto rivolti allo sviluppo industriale, gli investimenti esteri stentano a puntare sui settori a maggior valore aggiunto . Si allontana, così, la prospettiva di un riequilibrio del disavanzo in tempi brevi: Il quadro delineato da questi andamenti - aumento del disavanzo delle partite correnti, quadruplicato, in termini di quota sul PIL, dal 5,5% del 2003 al 21,5 del 2007; perdurante aumento delle importazioni di beni d’investimento ma ora anche dei beni di consumo. Si accompagna a un altro dato significativo: per la prima volta dopo molto tempo il rapporto tra gli investimenti diretti esteri e il disavanzo è inferiore a uno. In sostanza, quest’ultimo non è completamente compensato dagli investimenti in entrata. Rispetto al 190,3% nel 2003, salito al 209,3% nel 2004, a fine 2007 gli IDE hanno rappresentato solo il 98,2% del deficit delle partite correnti. Resta comunque il fatto che la Bulgaria continua ad essere considerata un mercato attraente e stabile, con prospettive complessivamente positive soprattutto per le PMI estere. I motivi sono molteplici: 1. La Bulgaria è considerata una nazione emergente, di conseguenza lo sviluppo socio economico risulta essere rapido con conseguenti veloci ritorni degli investimenti. La situazione finanziaria è stabile. Il bilancio dello Stato, monitorato dal F.M.I., è in pareggio. Il paese cresce a ritmi più elevati di molti paesi dell’Europa Occidentale con una percentuale di incremento tra il 5 e il 6% nel triennio 2004-2006; La stabile e prevedibile situazione macroeconomica, lo sviluppo sostenibile e le prospettive di alta redditività, rispetto al basso rischio, sono tra i fattori principali che mantengono l’alto interesse degli investitori verso la Bulgaria; 2. L’UE rivolge un particolare interesse verso questa nazione ed ha dato il via alla politica di coesione 2007-2013, promuovendo 7 programmi operativi (sviluppo regionale, trasporti, ambiente, competitività, risorse umane, capacità amministrativa, assistenza tecnica), mettendo a disposizione fondi strutturali per un ammontare complessivo a fondo perduto di 6.673.727.245,00 di Euro, ingente cifra che verrà coofinanziata con un ulteriore 15% dal governo bulgaro. Tale disponibilità economica servirà allo sviluppo della competitività dell’economia bulgara, permettendo alla nazione rapidamente di portarsi al livello delle altre nazioni comunitarie; 3. La posizione strategica del territorio bulgaro, attraversato da 5 dei 10 corridoi di trasporto paneuropei, rendendo il paese uno snodo fondamentale per il collegamento delle diverse regioni del continente europeo e per la loro proiezione verso l’Asia e il Medio Oriente; 4. Per incentivare l’integrazione politica e socioeconomica il governo persegue apertamente politiche liberiste e filo-occidentali; 5. È l’UE che assorbe il 50% dell’import-export bulgaro, ma altrettanto fiorente è il commercio con la Turchia, il Sud Africa, il Messico ed il Cile. Gli investimenti stranieri diretti, (IDE), come già evidenziato, europei nella massima parte, posizionano la Bulgaria in cima alla classifica dei 10 nuovi membri dell’UE. In questo quadro positivo, si consolida l’interscambio Italia-Bulgaria con la crescita delle esportazioni italiane (+17%) nei settori meccanico ed elettronico, tessile, degli autoveicoli e dei beni di lusso e con l’incremento degli investimenti diretti (900 aziende italiane hanno aperto stabilimenti in loco); 6. sotto il profilo fiscale, al fine di favorire l’attrazione degli IDE, nonostante l’ingresso della Bulgaria nell’UE, nel corso del 2007 il Governo ha approvato la riduzione delle imposte: a. l’imposta sul valore aggiunto, che resta la fonte principale del budget dello Stato, non ha subito diminuzioni delle entrate IVA; b. è stata ridotta l’imposta sugli utili dal 15 al 10% ed è stata fissata allo 0% sugli utili nei comuni con alto tasso di disoccupazione; c. è stata introdotta, con effetto dal 1° gennaio 2008, l’aliquota unica del 10% sui redditi delle persone fisiche, in sostituzione dell’imposta progressiva: questa misura dovrebbe contribuire a rafforzare il potere d’acquisto della popolazione e a rilanciare i consumi; c. esenzione dal pagamento dell’IVA per l’importazione di attrezzature per progetti di valore superiore a 5mld€; 7. Stante la garanzia del principio di assoluta parità di trattamento e di diritti delle persone straniere che effettuano investimenti in Bulgaria, sono state varate misure di semplificazione delle procedure amministrative, accorciati i tempi di esecuzione ed introdotte nuove forme di assistenza ed agevolazione. 8. A completamento di questo quadro aggiungiamo fonti ICE e OCSE che rivelano che i settori strategici con maggiori opportunità per l’Italia sono: Macchine, attrezzature meccaniche e apparecchi elettrici Tecnologie ambientali Turismo G.D.O. Immobiliare Edilizia Progetti infrastrutturali. In merito al settore dell’edilizia. si segnala un aumento del 12% delle costruzioni nel biennio 2006-2007 e si prevede un continuo incremento del settore nella misura 6-10% nei prossimi 3-5 anni. Molteplici sono le motivazioni alla base di questa crescita: la maggiore stabilità economica; l’espansione dei crediti bancari; la realizzazione di grandi progetti infrastrutturali; ed anche la dotazione dei suddetti fondi europei di coesione. Si prevede una forte domanda di costruzioni ad uso industriale, di centri logistici ed uffici, oltre all’aumento degli interventi di restauro e risanamento di vecchi edifici storici; CONCLUSIONI E PROSPETTIVE (FONTE ICE) Il Fondo Monetario Internazionale, nel formulare le valutazioni sui principali indicatori macroeconomici a fine 2007, ha posto l’accento - come la maggior parte degli osservatori - sul livello record del disavanzo delle partite correnti, sottolineandone l’insostenibilità in una prospettiva di medio termine. La spesa per investimenti si mantiene molto elevata: la Bulgaria conserva la propria attrattiva. Questo fattore e il rapido accumulo delle riserve di valuta estera fanno da contrappeso al disavanzo corrente, nel breve periodo. Tuttavia, le crescenti pressioni inflazionistiche e la prospettiva di una riduzione del “boom” degli investimenti consigliano la prosecuzione delle politiche economiche virtuose a suo tempo adottate con successo. L’Economist Intelligence Unit ha corretto al rialzo le previsioni formulate nel primo semestre del 2007. La crescita del PIL è stata prevista al 6,4% per il 2007 (superiore a quella ufficiale del 6,2%, da poco diffusa) e al 6,0% annuo nel 2008, in considerazione delle attività di costruzione e di investimento, sempre vivaci. Nel biennio 2008-09, un minor tasso di crescita degli investimenti in conto capitale determinerà un rallentamento della crescita del PIL, fino al 5,6% nel 2009. Il deficit delle partite correnti (21,5% del PIL) dovrebbe invertire la rotta e registrare una flessione al 17,9% nel 2008 e al 16,8% nel 2009. La dinamica della domanda interna potrebbe rallentare, a seguito di un ridotto aumento del capitale fisso e delle retribuzioni nel settore pubblico; tuttavia, i consumi privati dovrebbero crescere del 6,7% e del 6,0%, rispettivamente nel 2008 e nel 2009. I massicci investimenti di questi ultimi anni dovrebbero assicurare l’aumento della produzione industriale ancora nel biennio 2008-09. Quanto alle pressioni inflazionistiche, l’EIU prevede un’inversione di tendenza nel 2008, a patto che venga attuata un’attenta politica dei redditi. Ciò nonostante, l’inflazione nei prossimi due anni non dovrebbe diminuire tanto da consentire l’ingresso nell’euro prima del 2012. Più ottimistiche le previsioni del Governo: inflazione 2008 al 6,9% (corretta al rialzo rispetto alla precedente previsione del 4,5%), per effetto di un buon raccolto di cereali, dei prezzi dei carburanti in discesa e dell’attenuarsi dell’effetto adesione. Resterà elevato, tuttavia, il disavanzo delle partite correnti, al 21,9% del PIL. Le importazioni di beni d’investimento si manterranno comunque elevate, così come gli IDE i quali - sia per l’EIU sia per l’FMI - dovrebbero diminuire, ma senza compromettere il finanziamento del deficit. Sotto il profilo dei rapporti con l’UE, la Commissione - anche se con qualche ombra in più rispetto a sei mesi fa - continua a mantenere un atteggiamento incoraggiante nei confronti delle autorità nazionali e a sottolineare le aree prioritarie d’intervento: stabilità macroeconomica, capacità amministrativa, miglioramento dell’ambiente d’affari, politiche attive nel mercato del lavoro e riforma dell’istruzione. Altri campi in cui la UE esorta la Bulgaria a dedicare attenzione sono la ricerca e l’innovazione tecnologica, la formazione continua e la lotta contro l'economia sommersa. I temi della formazione e dell’insufficiente qualificazione della forza lavoro, così come la necessità di promuovere la ricerca e lo sviluppo, sono di crescente attualità. La produttività del lavoro in Bulgaria resta ben al di sotto della media europea. La Banca Mondiale, in un documento dello scorso settembre, espone una ricetta in quattro punti per rendere competitive le aziende bulgare: migliorare l’ambiente amministrativo, regolamentare e giudiziario; aumentare la flessibilità del mercato del lavoro; migliorare sia il sistema dell’istruzione secondaria e universitaria sia le opportunità di formazione professionale; investire in Ricerca & Sviluppo, favorendo l'aumento del contributo privato rispetto a quello pubblico, tuttora eccessivo rispetto agli obiettivi di Lisbona. Nonostante l’apparizione di qualche segnale di “surriscaldamento”, l’economia bulgara, grazie anche a una politica economica e fiscale sempre oculata, mantiene la propria attrattiva per gli operatori e gli investitori, come ampiamente testimoniato dall’andamento da primato degli IDE. Resta, tuttavia, qualche squilibrio, che si manifesta soprattutto nella minore attenzione verso lo sviluppo del settore manifatturiero: l’edilizia continua a fare la parte del leone. Il ruolo dell’Italia è sempre di protagonista: secondo partner commerciale, già nel mese di novembre il nostro Paese aveva raggiunto la soglia dei 3 miliardi di euro di interscambio complessivo. L’Italia si mantiene, inoltre, ai primissimi posti nella graduatoria degli investimenti esteri. Non va trascurata, tuttavia, la lieve erosione della quota di mercato, che ha visto una contrazione del nostro export in alcuni settori, segnatamente quelli degli autoveicoli, delle calzature e degli articoli in cuoio, nonché dei macchinari elettrici e di precisione.