XIII domenica del tempo ordinario 30 giugno 2002 Prima lettura Dal secondo libro dei Re 2Re 4,8-11.14-16a Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era una donna facoltosa, che l’invit˜ con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 9Essa disse al marito: ÇIo so che • un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. 10Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, s“ che, venendo da noi, vi si possa ritirareÈ. 11Recatosi egli un giorno lˆ, si ritir˜ nella camera e vi si coric˜. 14 Eliseo chiese a Ghecazi suo servo: ÇChe cosa si pu˜ fare per lei?È. Il servo disse: ÇPurtroppo essa non ha figli e suo marito • vecchioÈ. 15Eliseo disse: ÇChiamala!È. La chiam˜; essa si ferm˜ sulla porta. 16Allora disse: ÇL’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlioÈ. Parola di Dio . 8 Dal Salmo 88 Rit. Canter˜ per sempre la tua misericordia. Canter˜ senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzier˜ la tua fedeltˆ nei secoli, perch• hai detto: ÇLa mia grazia rimane per sempreÈ; la tua fedeltˆ • fondata nei cieli. Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del volto: esulta tutto il giorno nel tuo nome, nella tua giustizia trova la sua gloria. PerchŽ tu sei il vanto della sua forza e con il tuo favore innalzi la nostra potenza. PerchŽ del Signore • il nostro scudo, il nostro re, del Santo d’ Israele. Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo ai romaniRm 6,3-4.8-11 Fratelli, 3quanti siamo stati battezzati in Cristo Ges•, siamo stati battezzati nella sua morte. 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perchŽ come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, cos“ anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore pi•; la morte non ha pi• potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua morte, egli mor“ al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11 Cos“ anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Ges•. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa; proclamate le grandezze di Dio che vi ha chiamato dalle tenebre all'ammirabile sua luce. @ Dal Vangelo secondo Matteo 1Pt 2,9 Mt 10,37-42 In quel tempo, disse Ges• ai suoi discepoli: 37ÇChi ama il padre o la madre pi• di me non • degno di meA; chi ama il figlio o la figlia pi• di meB non • degno di me; 38chi non prende la sua croceC e non mi segueD, non • degno di me. 39Chi avrˆ trovato la sua vita, la perderˆ: e chi avrˆ perduto la sua vita per causa miaE, la troverˆ. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie meF accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta come profetaG, avrˆ la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrˆ la ricompensa del giusto. 42E chi avrˆ dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perchŽ • mio discepolo, in veritˆ io vi dico: non perderˆ la sua ricompensaÈ. Parola del Signore. Note del testo Nel testo del vangelo di questa domenica Matteo mette in evidenza che non ci si pu˜ illudere di poter perseverare nello statuto di discepolato senza conflittualitˆ e rotture. Il richiamo alla missione storica di Ges•, che ha provocato tensioni violente perfino nell’ambito dei rapporti familiari, serve a togliere l’illusione di una testimonianza tranquilla. Il Messia, secondo la tradizione biblica, • il “principe-re-di-pace”, ma questa speranza messianica di pace viene accolta e attuata da Ges• in forma paradossale, in quanto il suo annuncio di pace fa esplodere le contraddizioni storiche che si riversano con violenza contro di lui. Se i discepoli sono coloro che condividono senza riserve il suo destino, devono mettere in conto la divisione e la conflittualitˆ perfino nei rapporti familiari. L’appartenenza al Cristo • una scelta personale che, in alcuni casi, pu˜ mettere in discussione anche i legami pi• sacri. Nell’esigenza di sequela proposta dal Cristo risuona l’assoluto di Dio che non ammette concorrenti. Non • senza significato che l’evangelista chiuda questa sezione dei discepoli perseguitati e provati con il tema dell’accoglienza, tema che collega il vangelo alla prima lettura. L’accoglienza ricompone quei legami della solidarietˆ umana che lo stato di persecuzione mette in crisi. Il suo principio ispiratore • ancora cristologico. Gli anelli di questa catena di solidarietˆ spirituale partono dall’ultimo, il “pi• piccolo” tra i discepoli e risalgono fino a Colui che sta all’origine della missione storica del Cristo, e per suo mezzo, di ogni missione cristiana: Dio. Si tratta di una solidarietˆ che • espressione dell’adesione di fede nel Cristo. (A): Nel testo odierno sono presenti tre affermazioni che si concludono sempre cos“: “Non • degno di me”. Potremmo mettere in parallelo queste tre affermazioni che si concludono nello stesso modo. Per quanto riguarda la prima affermazione bisogna sottolineare che il termine ‘amore’ che viene utilizzato non • quello riservato a Dio. La parola greca filein (amare) non • il termine che nei vangeli sinottici indica l’amore per Dio e per il prossimo (agapˆn). In Matteo ha comunque un significato peggiorativo. Questa parola, alla quale Lc 14,26 ha dato una forma ancora pi• dura, dimostra che i legami familiari, certamente legittimi, possono diventare ostacolo sul cammino di coloro che vogliono seguire Ges•. Chi, dunque, vive l’amore in una condizione diversa da quella che ha vissuto il Signore, non • degno del Signore. E qual • l’amore nella condizione che ha vissuto il Signore? La condizione • il prendere la croce e seguirlo; dove sequela e croce (c’• un legame profondo tra prendere la croce e seguirlo) • l’amore secondo Dio. Ogni altro amore, fosse anche l’amore per il padre o la madre, per il figlio o la figlia, rendono indegni di lui. PerchŽ con il Cristo c’• una condizione nuova che si fa strada, che irrompe ed • la condizione di assumere la croce di Cristo come condizione di sequela. D’altra parte Ges• • stato ritenuto degno del Padre proprio perchŽ ci˜ che lo legava agli uomini non era semplicemente un amore umano, ma un assumere la condizione di Figlio, l’assumere la croce nell’adempimento della volontˆ del Padre. Questo lo ha reso degno del Padre. Non un amore per gli uomini come lo intendiamo noi, come noi ad esempio viviamo un rapporto filiale o paterno; qui c’• qualcosa di qualitativamente diverso. Quindi l’essere degno di lui passa attraverso un amore degno di Dio. E l’amore degno di Dio • appunto la croce come condizione di sequela. (B): La conversione autentica pu˜ avere tempi differenti di attuazione. Cos“, nella sequela di Cristo • possibile trovarsi non contemporanei e divisi in famiglia. Divisi, non da odio o rifiuto reciproco, non perchŽ l’amore per Cristo spenga le relazioni umane, ma perchŽ non si pu˜ rinunciare ad aderire a Cristo per il fatto che non lo si pu˜ fare assieme ai propri familiari. Un vero discepolo saprˆ amare , anche in modo nuovo e profondo, coloro con i quali non condivide le medesima esperienza di fede. (C): Ges• • il volto umano di Dio. Ges• non rappresenta il Padre imitandolo, ma prestandogli obbedienza da Figlio. N• rivendica i privilegi della divinitˆ, ma assume fino in fondo la condizione dell’umanitˆ. Se rappresentare significa rendere presente, Ges• rappresenta Dio da Crocifisso. Ci • tuttavia difficile accettare questa logica della croce. La morte in croce di Ges• • il modo stesso l’unico - in cui Dio ci si • disvelato, e si disvela, nella sua prossimitˆ a noi. Il problema della perdita di rilevanza della nostra fede deriva in gran parte dalla perdita della sua stessa identitˆ, quindi dalla incapacitˆ e indisponibilitˆ a identificare la nostra fede con l’Uomo dei dolori e con i crocifissi della storia. (D): Il portare la croce • di centrale importanza per comprendere il concetto di sequela di Ges•. Se la sequela • l’essenza del discepolo, la sequela con la croce ne • il presupposto indispensabile. Sequela • quindi sequela con la croce. Il seguace accoglie al croce come propria. La sequela con la croce conduce alla vita. Questa affermazione paradossale, che deve apparire assurda al non credente, acquista un suo senso nel fatto che Ges• ha percorso la via della croce. L’assurditˆ di certe croci umane accusa Dio; Dio risponde in Ges•, a cui fa percorrere la via della croce. (E): La sequela di Ges• viene presentata in un secondo livello di richieste: perdersi, a causa di Ges•. Croce pertanto diventa rinuncia ad un personale progetto di esistenza, per una adesione fiduciosa al vangelo di Ges• e al progetto che esso ispira. (F): Il concetto che l’inviato • uguale a colui che lo manda era ben conosciuto nel giudaismo. L’accoglienza ha qui, perci˜, un significato pi• ampio di un semplice gesto di ospitalitˆ; significa attenzione e sottomissione alla parola degli inviati di Ges•. (G): Ges• identifica se stesso con noi. Chi ci accoglie come discepoli sicuramente avrˆ la ricompensa del profeta o del discepolo. Ci si pu˜ chiedere se spesso il rifiuto dei profeti, il rifiuto dei discepoli non sia invece causato da questa non coerenza dei discepoli con il maestro. Ges• lega il suo manifestarsi a noi e addirittura Ges• • presso gli uomini per mezzo di noi. Se viene a mancare questo nostro legame con lui, non ne va solo di noi; se non ci riconosciamo come discepoli o come profeti, se non ci riconosciamo come legati al Cristo, facciamo perdere la ricompensa anche a coloro che ci dovrebbero accogliere come discepoli del Cristo. La nostra infedeltˆ, il nostro peccato, la nostra poca coerenza sono sempre atteggiamenti che, prima di tutto, privano coloro presso i quali siamo della possibilitˆ della ricompensa che Dio concede loro. Il Cristo, per la sua obbedienza al Padre, • stato, presso gli uomini, ricompensa. Il Cristo, per il suo essere tutt’uno con il Padre, • stato per noi ricompensa e vita eterna. A noi • chiesto di essere presso gli uomini, per la fedeltˆ al disegno di Dio, ricompensa per gli uomini. A noi • chiesto di far s“ che il mondo abbia la ricompensa del profeta, la ricompensa del giusto; perchŽ cos“ • stato per noi in ordine al Cristo. Il Cristo • stato per noi la ricompensa del profeta e del giusto. PerchŽ? PerchŽ Lui • stato profeta e giusto. Il titolo di giusto ricorrerˆ anche nel vangelo della passione. In fondo, come mai il Cristo • stato questo presso di noi? “Che far˜ di quel giusto” - chiede Pilato alla folla. La folla rinuncia alla ricompensa del Padre, che il Padre stesso avrebbe dato per la fedeltˆ di Ges•. Ricompensa che avrebbe ottenuto nel non rifiutare il giusto, ma anzi nell’accoglierlo. Allora, per la nostra fedeltˆ al nostro essere giusti, al nostro essere fedeli alla Parola, in quanto popolo profetico, dovremmo essere presso gli uomini questa ricompensa del Padre. Se viene meno questa coerenza, allora siamo causa di perdita della ricompensa di Dio presso il mondo. Prefazio suggerito: “Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sŽ la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l’umanitˆ decaduta, e con la sua morte ci hai reso partecipi della vita immortale” (prefazio III del tempo ordinario). Padri della chiesa Il padre ti ha generato ma non ti ha formato lui stesso come tu sei. Ignorava quando ti semin˜ chi e quale figlio gli sarebbe nato. Il padre ti aliment˜, ma non diede a te, quando avevi fame, un pane tratto da se stesso. Infine, qualunque cosa il padre tiene in serbo per te in terra, deve morire perchŽ tu ne venga in possesso, deve far posto con la sua morte alla tua vita. Quel Padre che • Dio invece tiene in serbo per te cose che ti dˆ insieme a se stesso; tu possiedi l’ereditˆ insieme con tuo padre, e scompare l’alternanza predecessore-successore; non devi aspettare che muoia, ma sarai sempre con lui, che rimarrˆ per sempre, e tu rimarrai sempre in lui. Ama dunque tuo padre, ma non pi• del tuo Dio. Ama tua madre, ma non pi• della Chiesa che ti ha generato alla vita eterna. E dallo stesso amore che unisce figli e genitori, giudica quanto tu debba amare Dio e la Chiesa. Se tanto vanno amati coloro che hanno generato un mortale, quanto pi• coloro che hanno generato chi giungerˆ all’eternitˆ e in essa rimarrˆ! Ama la moglie, ama i figli, ma secondo Dio, in modo di aver cura che anch’essi venerino Dio insieme con te. Quando sarai congiunto a lui, non avrai pi• da temere separazioni. Perci˜ non devi amarli pi• di Dio, e li ameresti male se trascurassi di condurli a Dio insieme con te (Agostino, Discorsi 344.1-2). Ges• ora siede in cielo alla destra del Padre, ma rimane presente quaggi•, povero nei suoi poveri. Egli • lass•, ed • insieme quaggi•. é lass• nella sua persona, • quaggi• nei suoi fratelli. é lass• presso il Padre, • quaggi• in mezzo a noi. Temete dunque il Cristo che • in cielo e sappiatelo riconoscere sulla terra. Dal cielo, Cristo ci ricolma di doni. Sulla terra, Cristo si trova nell’indigenza. In cielo • ricco, sulla terra • povero. Proprio perchŽ quaggi• • povero, nel giudizio finale parlerˆ in questi termini: Avevo fame, avevo sete, ero nudo, ero senza tetto, ero incarcerato. Poi dirˆ ad alcuni: ‘Voi mi avete servito’, e dirˆ ad altri: 'Voi mi avete trascurato’. Eccola, la dimostrazione che Cristo • povero. (...) Cristo • dunque ricco e povero: ricco in quanto Dio, povero in quanto uomo. Anzi, anche in quanto uomo • ricco, perchŽ con la sua stessa umanitˆ • salito al cielo e siede alla destra del Padre. Tuttavia, egli rimane quaggi• povero: • un povero che ha fame e sete, • un povero che • nudo (Agostino, Discorsi P.L. 38, 684). Dobbiamo rinunciare a tutto per seguire sul serio Cristo. Dobbiamo metterci sulle spalle la sua croce, perchŽ questo peso ci dia la leggerezza necessaria per elevarci al di sopra di noi stessi, liberi da qualsiasi zavorra. Solo allora baratteremo il mondo con Cristo, solo allora diventeremo come lui grandi per l’umiltˆ e ricchi di povertˆ. Perlomeno dobbiamo spartire i nostri beni con Cristo. (...) Beato chi, crocifisso al mondo con Cristo, con Cristo risorge e con Cristo sale al cielo, erede della vita vera, della vita senza tramonto. Sul suo cammino non dovrˆ temere la minaccia fatta da Dio alla discendenza di Eva: che i serpenti lo insidino al calcagno. Ascoltiamo il profeta Michea , che ci mette in guardia contro la seduzione della ricchezza: Avvicinatevi alle montagne eterne. Alzatevi e partite, non • questo il luogo del vostro riposo. Son pressappoco le stesse parole con cui il Maestro ci invita a seguirlo: Alzatevi, andiamo via di qui. Si potrebbe pensare che cos“ dicendo invitasse i discepoli semplicemente a trasferirsi di luogo. No: cercava di allontanare tutti i credenti dalla terra e dalle cose della terra, per innalzarli verso il cielo e le cose del cielo. (...) Siate ricchi non solo di beni, ma anche di amore, anzi unicamente di amore. Non cercate di distinguervi dagli altri, se non per la generositˆ dei vostri cuori (Gregorio di Nazianzo, Discorsi P. G. 35, 858ss). Altri autori cristiani Per questo l’uomo abbandona suo padre e sua madre... (Gn 2.24). Si tratta... di un abbandono che sbocca in un incontro. Nella Scrittura si parla di un’altra forma di abbandono, anzi quasi di misconoscimento del proprio padre e della propria madre: quella dei leviti. I leviti sono la trib• senza terra: • infatti il Signore stesso a costituire la loro ereditˆ in mezzo ai figli di Israele (Nm 18.20), ma • anche la trib• pi• povera che sussiste in virt• della caritˆ altrui e vive in un modo che l’avvicina allo straniero, alla vedova e all’orfano (cfr Dt 14.25-29)... L’abbandono dei genitori • proprio dello sposo quando cammina su una strada che lo porta a ripercorrere quanto compiuto dai genitori; ed • proprio del levita che vive in una situazione affine ai senza famiglia (orfani, vedove, stranieri)... Lungo una strada analoga si incammina Ges•, non solo rispetto alla sua figliolanza umana derivatagli dal seme di Abramo (Mt 1.1-16), ma anche alla sua figliolanza divina, rinsaldatasi solo attraverso l’abbandono del seno del Padre e l’assunzione della figura di servo (Fil 2.6-11). (...) L’abbandono del Padre ad opera del Figlio, sceso ad abitare tra gli uomini, non • solo quello che lo rende come straniero, orfano e vedova; •, nel contempo, anche quello che lo rende sposo. Ges• • venuto anche per stringere un vincolo nuziale con gli uomini: Chi ama la propria moglie ama se stesso; infatti, nessuno ha mai odiato la propria carne; al contrario, la nutre e la tratta con cura, come anche fa Cristo con la sua Chiesa, perchŽ siamo membra del suo corpo. ‘Per questo l’uomo abbandonerˆ il padre e la madre e si unirˆ alla sua donna e i due formeranno una sola carne’. Questo mistero • grande: io lo dico riferendomi al Cristo e alla Chiesa. (Ef 5.28-30). La via dell’abbandono del Padre da parte del Figlio, • nel contempo via di svuotamento, nell’assunzione della condizione di orfano e via di pienezza nell’assunzione della condizione di sposo (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome -A pp. 146-8). Siamo una comunitˆ (Chiesa) marcata dal segno del sangue dell’Agnello... La nostra comunitˆ cristiana • segnata, per lo stesso motivo del popolo (algerino ndr), con questo sangue versato ingiustamente dagli assassini e molto sovente offerto con coraggio dalle vittime innocenti. E poi c’• il sangue di Cristo che dˆ la vita e ci offre la comunione della vita eterna. Il calice, nel quale il dono ci • dato per vivere in te, con te, attraverso te. In ogni eucaristia noi celebriamo la vita: vittoria del Vivente di fronte agli assassini. Questa celebrazione sfocia su un servizio di caritˆ esercitato da ciascuno secondo il dono della fede: ‘Prendersi cura di ogni vita, e della vita di tutti’, s“, questo • un impegno vissuto nel dispensario, alla porta, in cucina o in giardino. Questo servizio si pone in una fedeltˆ all’amore cos“ sperimentato: non si pu˜ dimenticare e partire senza tradire ci˜ che rimane una grazia di vicinanza, di amicizia, di veritˆ. Comunitˆ che vive - risolutamente per la vita. Malgrado e attraverso i segni di invecchiamento, sento che siamo viventi ed esercitanti ciascuno la nostra libertˆ di vivere fino a morire. Sento che siamo piuttosto in procinto di nascere e mi par che lo sforzo particolare debba esser fatto fianco a fianco della vicinanza, della disponibilitˆ, dell’attesa.: la cosa pi• bella ci pu˜ arrivare nel cuore del peggio. Comunitˆ di fronte al Male, facciamo l’esperienza che qualche cosa ci resiste: qualcuno in mezzo a noi fa fronte: offre viso di pace e mani aperte... Comunitˆ combattente, s“: disarmata e affermante uno spazio vero, vissuto, di pace fraterna, dove la preghiera di Ges• risorto ha luogo: fare posto alla pace (Fr. Christophe, Il soffio del dono pp. 158-9). Passi paralleli v.37 Dt 33,8-9: Per Levi disse: “Da' a Levi i tuoi Tummim e i tuoi Urim all’uomo a te fedele, che hai messo alla prova a Massa, per cui hai litigato presso le acque di M•riba; a lui che dice del padre e della madre: Io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli. Is 9,5: PoichŽ un bambino • nato per noi, ci • stato dato un figlio. Sulle sue spalle • il segno della sovranitˆ ed • chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Is 49,2: Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra. Ger 15,10: Me infelice, madre mia, che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese! Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno, eppure tutti mi maledicono. Mi 7,6: Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua. Mt 10,34-36: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Mt 15,4: Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Mt 19,16-19: Ed ecco un tale gli si avvicin˜ e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”. Egli rispose: “PerchŽ mi interroghi su ci˜ che • buono? Uno solo • buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?”. Ges• rispose “ Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”. Lc 2,34: Simeone li benedisse e parl˜ a Maria, sua madre: “Egli • qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione Lc 14,26-27: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non pu˜ essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non pu˜ essere mio discepolo. Ef 6,16-17: Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cio• la parola di Dio. Eb 4,12: Infatti la parola di Dio • viva, efficace e pi• tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Ap 1,16: Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. v.38 Sal 62,12-13: Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Dio, tua, Signore, • la grazia; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo. Mt 4,19: E disse loro: “Seguitemi, vi far˜ pescatori di uomini”. Mt 14,24-28: La barca intanto distava giˆ qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “é un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. Ma subito Ges• parl˜ loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Mt 19,27: Allora Pietro prendendo la parola disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?” Lc 22,42: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontˆ”. Rm 6,6: Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio • stato crocifisso con lui, perchŽ fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo pi• schiavi del peccato. Col 3,5: Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impuritˆ, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che • idolatria. Gal 5,24: Ora quelli che sono di Cristo Ges• hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. v.39 Is 53,10-12: Ma al Signore • piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirˆ se stesso in espiazione, vedrˆ una discendenza, vivrˆ a lungo, si compirˆ per mezzo suo la volontˆ del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrˆ la luce e si sazierˆ della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherˆ molti, egli si addosserˆ la loro iniquitˆ. Perci˜ io gli dar˜ in premio le moltitudini, dei potenti egli farˆ bottino, perchŽ ha consegnato se stesso alla morte ed • stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. Mc 8,35-38: PerchŽ chi vorrˆ salvare la propria vita, la perderˆ; ma chi perderˆ la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverˆ. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerˆ di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerˆ di lui, quando verrˆ nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Lc 14,27: Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non pu˜ essere mio discepolo. Lc 17,33: Chi cercherˆ di salvare la propria vita la perderˆ, chi invece la perde la salverˆ. Gv 12,24-26: In veritˆ, in veritˆ vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverˆ per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, lˆ sarˆ anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerˆ. Gv 15,13: Nessuno ha un amore pi• grande di questo: dare la vita per i propri amici. 1 Cor 15,35-36: Ma qualcuno dirˆ: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?”. Stolto! Ci˜ che tu semini non prende vita, se prima non muore Gal 2,20: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono pi• io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. Gal 6,14: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono pi• io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. v.40 Mc 9,37: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”. Lc 10,16: Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato”. v.42 Mt,25,40-46: Rispondendo, il re dirˆ loro: In veritˆ vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli pi• piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirˆ a quelli alla sua sinistra: ViaÉ