XIII domenica del tempo ordinario
30 giugno 2002
Prima lettura
Dal secondo libro dei Re
2Re 4,8-11.14-16a
Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era una donna facoltosa, che l’invit˜ con insistenza a
tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei. 9Essa disse al marito: ÇIo
so che • un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. 10Prepariamogli una piccola
camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, s“ che,
venendo da noi, vi si possa ritirareÈ. 11Recatosi egli un giorno lˆ, si ritir˜ nella camera e vi si coric˜.
14
Eliseo chiese a Ghecazi suo servo: ÇChe cosa si pu˜ fare per lei?È. Il servo disse: ÇPurtroppo essa
non ha figli e suo marito • vecchioÈ. 15Eliseo disse: ÇChiamala!È. La chiam˜; essa si ferm˜ sulla
porta. 16Allora disse: ÇL’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlioÈ.
Parola di Dio
.
8
Dal Salmo 88
Rit. Canter˜ per sempre la tua misericordia.
Canter˜ senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzier˜
la tua fedeltˆ nei secoli,
perch• hai detto:
ÇLa mia grazia rimane per sempreÈ;
la tua fedeltˆ • fondata nei cieli.
Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del volto:
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
PerchŽ tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
PerchŽ del Signore • il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’ Israele.
Seconda lettura
Dalla lettera di Paolo apostolo ai romaniRm 6,3-4.8-11
Fratelli, 3quanti siamo stati battezzati in Cristo Ges•, siamo stati battezzati nella sua morte. 4Per
mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perchŽ come Cristo fu
risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, cos“ anche noi possiamo camminare in una vita
nuova. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo
risuscitato dai morti non muore pi•; la morte non ha pi• potere su di lui. 10Per quanto riguarda la sua
morte, egli mor“ al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
11
Cos“ anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Ges•. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia.
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa; proclamate
le grandezze di Dio che vi ha chiamato dalle tenebre all'ammirabile sua luce.
@ Dal Vangelo secondo Matteo
1Pt 2,9
Mt 10,37-42
In quel tempo, disse Ges• ai suoi discepoli: 37ÇChi ama il padre o la madre pi• di me non • degno di
meA; chi ama il figlio o la figlia pi• di meB non • degno di me; 38chi non prende la sua croceC e non
mi segueD, non • degno di me. 39Chi avrˆ trovato la sua vita, la perderˆ: e chi avrˆ perduto la sua vita
per causa miaE, la troverˆ. 40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie meF accoglie colui che mi ha
mandato. 41Chi accoglie un profeta come profetaG, avrˆ la ricompensa del profeta, e chi accoglie un
giusto come giusto, avrˆ la ricompensa del giusto. 42E chi avrˆ dato anche solo un bicchiere di acqua
fresca a uno di questi piccoli, perchŽ • mio discepolo, in veritˆ io vi dico: non perderˆ la sua
ricompensaÈ. Parola del Signore.
Note del testo
Nel testo del vangelo di questa domenica Matteo mette in evidenza che non ci si pu˜ illudere di poter
perseverare nello statuto di discepolato senza conflittualitˆ e rotture. Il richiamo alla missione storica
di Ges•, che ha provocato tensioni violente perfino nell’ambito dei rapporti familiari, serve a togliere
l’illusione di una testimonianza tranquilla. Il Messia, secondo la tradizione biblica, • il
“principe-re-di-pace”, ma questa speranza messianica di pace viene accolta e attuata da Ges• in
forma paradossale, in quanto il suo annuncio di pace fa esplodere le contraddizioni storiche che si
riversano con violenza contro di lui. Se i discepoli sono coloro che condividono senza riserve il suo
destino, devono mettere in conto la divisione e la conflittualitˆ perfino nei rapporti familiari.
L’appartenenza al Cristo • una scelta personale che, in alcuni casi, pu˜ mettere in discussione anche
i legami pi• sacri. Nell’esigenza di sequela proposta dal Cristo risuona l’assoluto di Dio che non
ammette concorrenti.
Non • senza significato che l’evangelista chiuda questa sezione dei discepoli perseguitati e provati
con il tema dell’accoglienza, tema che collega il vangelo alla prima lettura. L’accoglienza ricompone
quei legami della solidarietˆ umana che lo stato di persecuzione mette in crisi. Il suo principio
ispiratore • ancora cristologico. Gli anelli di questa catena di solidarietˆ spirituale partono
dall’ultimo, il “pi• piccolo” tra i discepoli e risalgono fino a Colui che sta all’origine della missione
storica del Cristo, e per suo mezzo, di ogni missione cristiana: Dio. Si tratta di una solidarietˆ che •
espressione dell’adesione di fede nel Cristo.
(A): Nel testo odierno sono presenti tre affermazioni che si concludono sempre cos“: “Non • degno
di me”. Potremmo mettere in parallelo queste tre affermazioni che si concludono nello stesso modo.
Per quanto riguarda la prima affermazione bisogna sottolineare che il termine ‘amore’ che viene
utilizzato non • quello riservato a Dio. La parola greca filein (amare) non • il termine che nei
vangeli sinottici indica l’amore per Dio e per il prossimo (agapˆn). In Matteo ha comunque un
significato peggiorativo. Questa parola, alla quale Lc 14,26 ha dato una forma ancora pi• dura,
dimostra che i legami familiari, certamente legittimi, possono diventare ostacolo sul cammino di
coloro che vogliono seguire Ges•. Chi, dunque, vive l’amore in una condizione diversa da quella che
ha vissuto il Signore, non • degno del Signore. E qual • l’amore nella condizione che ha vissuto il
Signore? La condizione • il prendere la croce e seguirlo; dove sequela e croce (c’• un legame
profondo tra prendere la croce e seguirlo) • l’amore secondo Dio. Ogni altro amore, fosse anche
l’amore per il padre o la madre, per il figlio o la figlia, rendono indegni di lui. PerchŽ con il Cristo
c’• una condizione nuova che si fa strada, che irrompe ed • la condizione di assumere la croce di
Cristo come condizione di sequela. D’altra parte Ges• • stato ritenuto degno del Padre proprio
perchŽ ci˜ che lo legava agli uomini non era semplicemente un amore umano, ma un assumere la
condizione di Figlio, l’assumere la croce nell’adempimento della volontˆ del Padre. Questo lo ha reso
degno del Padre. Non un amore per gli uomini come lo intendiamo noi, come noi ad esempio viviamo
un rapporto filiale o paterno; qui c’• qualcosa di qualitativamente diverso. Quindi l’essere degno di
lui passa attraverso un amore degno di Dio. E l’amore degno di Dio • appunto la croce come
condizione di sequela.
(B): La conversione autentica pu˜ avere tempi differenti di attuazione. Cos“, nella sequela di Cristo •
possibile trovarsi non contemporanei e divisi in famiglia. Divisi, non da odio o rifiuto reciproco, non
perchŽ l’amore per Cristo spenga le relazioni umane, ma perchŽ non si pu˜ rinunciare ad aderire a
Cristo per il fatto che non lo si pu˜ fare assieme ai propri familiari. Un vero discepolo saprˆ amare ,
anche in modo nuovo e profondo, coloro con i quali non condivide le medesima esperienza di fede.
(C): Ges• • il volto umano di Dio. Ges• non rappresenta il Padre imitandolo, ma prestandogli
obbedienza da Figlio. N• rivendica i privilegi della divinitˆ, ma assume fino in fondo la condizione
dell’umanitˆ. Se rappresentare significa rendere presente, Ges• rappresenta Dio da Crocifisso. Ci •
tuttavia difficile accettare questa logica della croce. La morte in croce di Ges• • il modo stesso l’unico - in cui Dio ci si • disvelato, e si disvela, nella sua prossimitˆ a noi. Il problema della perdita
di rilevanza della nostra fede deriva in gran parte dalla perdita della sua stessa identitˆ, quindi dalla
incapacitˆ e indisponibilitˆ a identificare la nostra fede con l’Uomo dei dolori e con i crocifissi della
storia.
(D): Il portare la croce • di centrale importanza per comprendere il concetto di sequela di Ges•. Se
la sequela • l’essenza del discepolo, la sequela con la croce ne • il presupposto indispensabile.
Sequela • quindi sequela con la croce. Il seguace accoglie al croce come propria. La sequela con la
croce conduce alla vita. Questa affermazione paradossale, che deve apparire assurda al non credente,
acquista un suo senso nel fatto che Ges• ha percorso la via della croce. L’assurditˆ di certe croci
umane accusa Dio; Dio risponde in Ges•, a cui fa percorrere la via della croce.
(E): La sequela di Ges• viene presentata in un secondo livello di richieste: perdersi, a causa di Ges•.
Croce pertanto diventa rinuncia ad un personale progetto di esistenza, per una adesione fiduciosa al
vangelo di Ges• e al progetto che esso ispira.
(F): Il concetto che l’inviato • uguale a colui che lo manda era ben conosciuto nel giudaismo.
L’accoglienza ha qui, perci˜, un significato pi• ampio di un semplice gesto di ospitalitˆ; significa
attenzione e sottomissione alla parola degli inviati di Ges•.
(G): Ges• identifica se stesso con noi. Chi ci accoglie come discepoli sicuramente avrˆ la
ricompensa del profeta o del discepolo. Ci si pu˜ chiedere se spesso il rifiuto dei profeti, il rifiuto dei
discepoli non sia invece causato da questa non coerenza dei discepoli con il maestro. Ges• lega il suo
manifestarsi a noi e addirittura Ges• • presso gli uomini per mezzo di noi. Se viene a mancare
questo nostro legame con lui, non ne va solo di noi; se non ci riconosciamo come discepoli o come
profeti, se non ci riconosciamo come legati al Cristo, facciamo perdere la ricompensa anche a coloro
che ci dovrebbero accogliere come discepoli del Cristo. La nostra infedeltˆ, il nostro peccato, la nostra
poca coerenza sono sempre atteggiamenti che, prima di tutto, privano coloro presso i quali siamo
della possibilitˆ della ricompensa che Dio concede loro. Il Cristo, per la sua obbedienza al Padre, •
stato, presso gli uomini, ricompensa. Il Cristo, per il suo essere tutt’uno con il Padre, • stato per noi
ricompensa e vita eterna. A noi • chiesto di essere presso gli uomini, per la fedeltˆ al disegno di Dio,
ricompensa per gli uomini. A noi • chiesto di far s“ che il mondo abbia la ricompensa del profeta, la
ricompensa del giusto; perchŽ cos“ • stato per noi in ordine al Cristo. Il Cristo • stato per noi la
ricompensa del profeta e del giusto. PerchŽ? PerchŽ Lui • stato profeta e giusto. Il titolo di giusto
ricorrerˆ anche nel vangelo della passione. In fondo, come mai il Cristo • stato questo presso di noi?
“Che far˜ di quel giusto” - chiede Pilato alla folla. La folla rinuncia alla ricompensa del Padre, che il
Padre stesso avrebbe dato per la fedeltˆ di Ges•. Ricompensa che avrebbe ottenuto nel non rifiutare il
giusto, ma anzi nell’accoglierlo. Allora, per la nostra fedeltˆ al nostro essere giusti, al nostro essere
fedeli alla Parola, in quanto popolo profetico, dovremmo essere presso gli uomini questa ricompensa
del Padre. Se viene meno questa coerenza, allora siamo causa di perdita della ricompensa di Dio
presso il mondo.
Prefazio suggerito: “Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato
tuo Figlio a prendere su di sŽ la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l’umanitˆ
decaduta, e con la sua morte ci hai reso partecipi della vita immortale” (prefazio III del tempo
ordinario).
Padri della chiesa
Il padre ti ha generato ma non ti ha formato lui stesso come tu sei. Ignorava quando ti semin˜ chi e
quale figlio gli sarebbe nato. Il padre ti aliment˜, ma non diede a te, quando avevi fame, un pane tratto
da se stesso. Infine, qualunque cosa il padre tiene in serbo per te in terra, deve morire perchŽ tu ne
venga in possesso, deve far posto con la sua morte alla tua vita. Quel Padre che • Dio invece tiene in
serbo per te cose che ti dˆ insieme a se stesso; tu possiedi l’ereditˆ insieme con tuo padre, e scompare
l’alternanza predecessore-successore; non devi aspettare che muoia, ma sarai sempre con lui, che
rimarrˆ per sempre, e tu rimarrai sempre in lui. Ama dunque tuo padre, ma non pi• del tuo Dio. Ama
tua madre, ma non pi• della Chiesa che ti ha generato alla vita eterna. E dallo stesso amore che unisce
figli e genitori, giudica quanto tu debba amare Dio e la Chiesa. Se tanto vanno amati coloro che
hanno generato un mortale, quanto pi• coloro che hanno generato chi giungerˆ all’eternitˆ e in essa
rimarrˆ! Ama la moglie, ama i figli, ma secondo Dio, in modo di aver cura che anch’essi venerino Dio
insieme con te. Quando sarai congiunto a lui, non avrai pi• da temere separazioni. Perci˜ non devi
amarli pi• di Dio, e li ameresti male se trascurassi di condurli a Dio insieme con te (Agostino,
Discorsi 344.1-2).
Ges• ora siede in cielo alla destra del Padre, ma rimane presente quaggi•, povero nei suoi poveri.
Egli • lass•, ed • insieme quaggi•. é lass• nella sua persona, • quaggi• nei suoi fratelli. é lass•
presso il Padre, • quaggi• in mezzo a noi. Temete dunque il Cristo che • in cielo e sappiatelo
riconoscere sulla terra. Dal cielo, Cristo ci ricolma di doni. Sulla terra, Cristo si trova nell’indigenza.
In cielo • ricco, sulla terra • povero. Proprio perchŽ quaggi• • povero, nel giudizio finale parlerˆ in
questi termini: Avevo fame, avevo sete, ero nudo, ero senza tetto, ero incarcerato. Poi dirˆ ad alcuni:
‘Voi mi avete servito’, e dirˆ ad altri: 'Voi mi avete trascurato’. Eccola, la dimostrazione che Cristo •
povero. (...) Cristo • dunque ricco e povero: ricco in quanto Dio, povero in quanto uomo. Anzi, anche
in quanto uomo • ricco, perchŽ con la sua stessa umanitˆ • salito al cielo e siede alla destra del
Padre. Tuttavia, egli rimane quaggi• povero: • un povero che ha fame e sete, • un povero che •
nudo (Agostino, Discorsi P.L. 38, 684).
Dobbiamo rinunciare a tutto per seguire sul serio Cristo. Dobbiamo metterci sulle spalle la sua croce,
perchŽ questo peso ci dia la leggerezza necessaria per elevarci al di sopra di noi stessi, liberi da
qualsiasi zavorra. Solo allora baratteremo il mondo con Cristo, solo allora diventeremo come lui
grandi per l’umiltˆ e ricchi di povertˆ. Perlomeno dobbiamo spartire i nostri beni con Cristo. (...)
Beato chi, crocifisso al mondo con Cristo, con Cristo risorge e con Cristo sale al cielo, erede della
vita vera, della vita senza tramonto. Sul suo cammino non dovrˆ temere la minaccia fatta da Dio alla
discendenza di Eva: che i serpenti lo insidino al calcagno. Ascoltiamo il profeta Michea , che ci mette
in guardia contro la seduzione della ricchezza: Avvicinatevi alle montagne eterne. Alzatevi e partite,
non • questo il luogo del vostro riposo. Son pressappoco le stesse parole con cui il Maestro ci invita
a seguirlo: Alzatevi, andiamo via di qui. Si potrebbe pensare che cos“ dicendo invitasse i discepoli
semplicemente a trasferirsi di luogo. No: cercava di allontanare tutti i credenti dalla terra e dalle cose
della terra, per innalzarli verso il cielo e le cose del cielo. (...) Siate ricchi non solo di beni, ma anche
di amore, anzi unicamente di amore. Non cercate di distinguervi dagli altri, se non per la generositˆ
dei vostri cuori (Gregorio di Nazianzo, Discorsi P. G. 35, 858ss).
Altri autori cristiani
Per questo l’uomo abbandona suo padre e sua madre... (Gn 2.24). Si tratta... di un abbandono che
sbocca in un incontro. Nella Scrittura si parla di un’altra forma di abbandono, anzi quasi di
misconoscimento del proprio padre e della propria madre: quella dei leviti. I leviti sono la trib• senza
terra: • infatti il Signore stesso a costituire la loro ereditˆ in mezzo ai figli di Israele (Nm 18.20), ma
• anche la trib• pi• povera che sussiste in virt• della caritˆ altrui e vive in un modo che l’avvicina
allo straniero, alla vedova e all’orfano (cfr Dt 14.25-29)... L’abbandono dei genitori • proprio dello
sposo quando cammina su una strada che lo porta a ripercorrere quanto compiuto dai genitori; ed •
proprio del levita che vive in una situazione affine ai senza famiglia (orfani, vedove, stranieri)...
Lungo una strada analoga si incammina Ges•, non solo rispetto alla sua figliolanza umana
derivatagli dal seme di Abramo (Mt 1.1-16), ma anche alla sua figliolanza divina, rinsaldatasi solo
attraverso l’abbandono del seno del Padre e l’assunzione della figura di servo (Fil 2.6-11). (...)
L’abbandono del Padre ad opera del Figlio, sceso ad abitare tra gli uomini, non • solo quello che lo
rende come straniero, orfano e vedova; •, nel contempo, anche quello che lo rende sposo. Ges• •
venuto anche per stringere un vincolo nuziale con gli uomini: Chi ama la propria moglie ama se
stesso; infatti, nessuno ha mai odiato la propria carne; al contrario, la nutre e la tratta con cura, come
anche fa Cristo con la sua Chiesa, perchŽ siamo membra del suo corpo. ‘Per questo l’uomo
abbandonerˆ il padre e la madre e si unirˆ alla sua donna e i due formeranno una sola carne’. Questo
mistero • grande: io lo dico riferendomi al Cristo e alla Chiesa. (Ef 5.28-30). La via dell’abbandono
del Padre da parte del Figlio, • nel contempo via di svuotamento, nell’assunzione della condizione di
orfano e via di pienezza nell’assunzione della condizione di sposo (P. Stefani, Sia santificato il tuo
nome -A pp. 146-8).
Siamo una comunitˆ (Chiesa) marcata dal segno del sangue dell’Agnello... La nostra comunitˆ
cristiana • segnata, per lo stesso motivo del popolo (algerino ndr), con questo sangue versato
ingiustamente dagli assassini e molto sovente offerto con coraggio dalle vittime innocenti. E poi c’•
il sangue di Cristo che dˆ la vita e ci offre la comunione della vita eterna. Il calice, nel quale il dono ci
• dato per vivere in te, con te, attraverso te. In ogni eucaristia noi celebriamo la vita: vittoria del
Vivente di fronte agli assassini. Questa celebrazione sfocia su un servizio di caritˆ esercitato da
ciascuno secondo il dono della fede: ‘Prendersi cura di ogni vita, e della vita di tutti’, s“, questo • un
impegno vissuto nel dispensario, alla porta, in cucina o in giardino. Questo servizio si pone in una
fedeltˆ all’amore cos“ sperimentato: non si pu˜ dimenticare e partire senza tradire ci˜ che rimane una
grazia di vicinanza, di amicizia, di veritˆ. Comunitˆ che vive - risolutamente per la vita. Malgrado e
attraverso i segni di invecchiamento, sento che siamo viventi ed esercitanti ciascuno la nostra libertˆ
di vivere fino a morire. Sento che siamo piuttosto in procinto di nascere e mi par che lo sforzo
particolare debba esser fatto fianco a fianco della vicinanza, della disponibilitˆ, dell’attesa.: la cosa
pi• bella ci pu˜ arrivare nel cuore del peggio. Comunitˆ di fronte al Male, facciamo l’esperienza che
qualche cosa ci resiste: qualcuno in mezzo a noi fa fronte: offre viso di pace e mani aperte... Comunitˆ
combattente, s“: disarmata e affermante uno spazio vero, vissuto, di pace fraterna, dove la preghiera
di Ges• risorto ha luogo: fare posto alla pace (Fr. Christophe, Il soffio del dono pp. 158-9).
Passi paralleli
v.37 Dt 33,8-9: Per Levi disse: “Da' a Levi i tuoi Tummim e i tuoi Urim all’uomo a te fedele, che hai
messo alla prova a Massa, per cui hai litigato presso le acque di M•riba; a lui che dice del padre e
della madre: Io non li ho visti; che non riconosce i suoi fratelli e ignora i suoi figli.
Is 9,5: PoichŽ un bambino • nato per noi, ci • stato dato un figlio. Sulle sue spalle • il segno della
sovranitˆ ed • chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Is 49,2: Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha
reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra.
Ger 15,10: Me infelice, madre mia, che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il
paese! Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno, eppure tutti mi maledicono.
Mi 7,6: Il figlio insulta suo padre, la figlia si rivolta contro la madre, la nuora contro la suocera e i
nemici dell’uomo sono quelli di casa sua.
Mt 10,34-36: Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare
pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora
dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
Mt 15,4: Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo
a morte.
Mt 19,16-19: Ed ecco un tale gli si avvicin˜ e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per
ottenere la vita eterna?”. Egli rispose: “PerchŽ mi interroghi su ci˜ che • buono? Uno solo • buono.
Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?”. Ges• rispose “ Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre,
ama il prossimo tuo come te stesso”.
Lc 2,34: Simeone li benedisse e parl˜ a Maria, sua madre: “Egli • qui per la rovina e la risurrezione
di molti in Israele, segno di contraddizione
Lc 14,26-27: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le
sorelle e perfino la propria vita, non pu˜ essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non
viene dietro di me, non pu˜ essere mio discepolo.
Ef 6,16-17: Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi
infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cio• la parola di
Dio.
Eb 4,12: Infatti la parola di Dio • viva, efficace e pi• tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa
penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i
sentimenti e i pensieri del cuore.
Ap 1,16: Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il
suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza.
v.38 Sal 62,12-13: Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Dio, tua, Signore,
• la grazia; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo.
Mt 4,19: E disse loro: “Seguitemi, vi far˜ pescatori di uomini”.
Mt 14,24-28: La barca intanto distava giˆ qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del
vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a
vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “é un fantasma” e si misero a gridare dalla
paura. Ma subito Ges• parl˜ loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: “Signore,
se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”.
Mt 19,27: Allora Pietro prendendo la parola disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito; che cosa dunque ne otterremo?”
Lc 22,42: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua
volontˆ”.
Rm 6,6: Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio • stato crocifisso con lui, perchŽ fosse distrutto
il corpo del peccato, e noi non fossimo pi• schiavi del peccato.
Col 3,5: Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impuritˆ,
passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che • idolatria.
Gal 5,24: Ora quelli che sono di Cristo Ges• hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i
suoi desideri.
v.39 Is 53,10-12: Ma al Signore • piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirˆ se stesso in
espiazione, vedrˆ una discendenza, vivrˆ a lungo, si compirˆ per mezzo suo la volontˆ del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrˆ la luce e si sazierˆ della sua conoscenza; il giusto mio servo
giustificherˆ molti, egli si addosserˆ la loro iniquitˆ. Perci˜ io gli dar˜ in premio le moltitudini, dei
potenti egli farˆ bottino, perchŽ ha consegnato se stesso alla morte ed • stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
Mc 8,35-38: PerchŽ chi vorrˆ salvare la propria vita, la perderˆ; ma chi perderˆ la propria vita per
causa mia e del vangelo, la salverˆ. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi
perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si
vergognerˆ di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio
dell’uomo si vergognerˆ di lui, quando verrˆ nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”.
Lc 14,27: Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non pu˜ essere mio discepolo.
Lc 17,33: Chi cercherˆ di salvare la propria vita la perderˆ, chi invece la perde la salverˆ.
Gv 12,24-26: In veritˆ, in veritˆ vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo
mondo la conserverˆ per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, lˆ sarˆ anche
il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerˆ.
Gv 15,13: Nessuno ha un amore pi• grande di questo: dare la vita per i propri amici.
1 Cor 15,35-36: Ma qualcuno dirˆ: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?”. Stolto!
Ci˜ che tu semini non prende vita, se prima non muore
Gal 2,20: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono pi• io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa
vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
Gal 6,14: Sono stato crocifisso con Cristo e non sono pi• io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa
vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
v.40 Mc 9,37: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non
accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Lc 10,16: Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza
colui che mi ha mandato”.
v.42 Mt,25,40-46: Rispondendo, il re dirˆ loro: In veritˆ vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli pi• piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirˆ a quelli alla sua sinistra: ViaÉ