XV domenica del tempo ordinario 10 luglio 2005 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 55, 10-11) Così dice il Signore: 10 “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, 11 così sarà della parola dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. Parola di Dio. Dal Salmo 64 Visita la terra, Signore, e benedici i suoi germogli. Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu fai crescere il frumento per gli uomini. 10 Così prepari la terra: 11 ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l’abbondanza. 13 Stillano i pascoli del deserto e le colline si cingono di esultanza. 12 I prati si coprono di greggi, di frumento si ammantano le valli; tutto canta e grida di gioia. 14 Seconda lettura Dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani (Rm 8, 18-23) Fratelli, 18 io ritengo, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. 19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sapppiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. (cfr Mt 13, 19-23) Il seme è la parola di Dio e il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13, 1-23) Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2 Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. 3 Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: “Ecco, il seminatoreA uscì a seminare. 4 E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7 Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede fruttoB, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9 Chi ha orecchi intenda”. 10 Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. 11 Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12 Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14 E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non vedrete. 15 Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. 16 Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17 In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! 18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19 tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprendeC, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazioneD o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezzaE soffocano la parola ed essa non dá frutto. 23 Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dá frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta”. Parola del Signore. 1 Note del testo Inizia con questa domenica il “discorso in parabole” del vangelo di Matteo. La prima sezione affronta un tema fondamentale per la chiesa di Matteo e per ogni comunità cristiana: quali sono le condizioni per un fruttuoso ascolto della Parola di Dio. Per il vangelo il seme è un prodigio che non ci si stanca di ammirare e di contemplare; è il prodigio della vita che si diffonde e si moltiplica. Il seme è piccolo ma è capace di diventare spiga. E tuttavia questa trasformazione non è scontata: il cammino del seme incontra degli ostacoli e delle difficoltà. Naturalmente non è di semi che il vangelo vuole parlare, ma della Parola di Dio. E la Parola del Signore è Gesù Cristo; perché la Parola di Dio è quello che Gesù Cristo diceva, ma la Parola del Signore è Gesù. È Gesù la Parola: “E la parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14a). Questa Parola è stata seminata nella storia. Anche questa Parola incontra degli ostacoli, ma ormai la semina è avvenuta e nessuno la può cancellare. Ormai, questa Parola è stata innestata dentro alla storia umana e non ritorna più quella che era prima. La storia umana è costretta ad ubbidire a Dio e a diventare il luogo della rivelazione e dell’amore di Dio e a trasformarsi dominata dall’amore di Dio. Anche la prima lettura dal profeta Isaia prospetta il tema relativo all’efficacia della parola di Dio mediante la similitudine della pioggia e della neve che irrigano la terra. La parola di Dio è una parola creatrice, una parola che chiama all’esistenza, che fa quello che esprime. Parola, in ebraico dabàr, non significa semplicemente parola, ma anche avvenimento, evento. Dio, che da sempre si è mostrato fedele, vuole ora essere riconosciuto fedele anche in relazione alla promessa che ha fatto al popolo attraverso il profeta. Poiché la parola di Dio è sempre efficace e opera ciò che esprime, non mancherà di raggiungere il suo scopo: il ritorno del popolo a Gerusalemme. Perciò l’immagine della pioggia che, scendendo dal cielo, rende feconda la terra diventa il segno di quanto Dio sta compiendo, liberando quel piccolo resto e creando un popolo nuovo. Il popolo quindi deve prendere coraggio e aprire gli occhi per vedere e riconoscere l’opera di Dio. (A): C’è un’azione di semina da parte di un seminatore: “uscì il seminatore a seminare”, quindi significa che sta succedendo qualche cosa; ma un’azione che sembra all’inizio dovere registrare una serie infinita e dolorosa di insuccessi. Perché la prima parte del seme che viene gettato è beccato dagli uccelli del cielo, non fa neanche in tempo ad attecchire nel terreno. La seconda parte riesce a spuntare ma è bruciata dal sole, perché non ha radici, non è riuscita ad entrare in profondità, perché è caduta in mezzo ai sassi. La terza parte del seme anche questa fa fallimento, perché è riuscita a spuntare e a mettere delle radici, ma si trova soffocata dalle spine, quindi non riesce ad arrivare a maturazione. Chiaramente c’è un progresso: la prima parte del seme non riesce neanche a mettere le radici e a spuntare; la seconda spunta ma non ha le radici; la terza spunta, ha le radici, ma non riesce ad arrivare al frutto. Il Regno di Dio è così: ci stupiamo perché ci sono delle opposizioni e dei fallimenti? La logica del Regno di Dio è di un frutto stupendo e immenso dal punto di vista della quantità, ma attraversato dai fallimenti che fanno parte del dinamismo della semina. Questo doveva essere il primo messaggio della parabola: il motivo per cui Gesù l’ha raccontata per svelare o aiutare a comprendere il mistero del Regno, il fatto che il regno di Dio si manifesta ma in modo misterioso, che non corrisponde esattamente alle nostre attese, quindi non attraverso quel successo immediato, completo e irresistibile che noi immagineremmo pensando all’affermazione della regalità di Dio. Invece il successo c’è, il compimento della salvezza avviene, ma nel modo che abbiamo ascoltato. (B): Questo brano è un invito alla consolazione e alla speranza rivolta a quelli che erano in crisi. Vuol dire che c’era qualcuno in crisi perché dopo avere sperato che la “parola del regno” cambiasse straordinariamente in profondità le situazioni, si accorgeva che invece il mondo andava avanti come in precedenza. Allora, veniva da dire: è tutto qui il regno di Dio? La parabola dice: non ti meravigliare, non ti avvilire, non ti lasciare spaventare dagli insuccessi. La parola di Dio è quella del seminatore che semina in questo modo e che deve passare attraverso tutta una serie di ostacoli e di fallimenti. Il risultato sarà tale da compensare per tutte le perdite che si sono verificate in precedenza. Quello che ci vuole, però, è la perseveranza ed è la costanza, addirittura l’ostinazione del credere che quel seme è la Parola giusta, e quindi il suo frutto lo produrrà quando vorrà il Signore, quando le strutture del mondo saranno state ammorbidite in modo tale da potere ricevere l’attitudine a raccogliere questa Parola. (C): Bisogna intendere bene, perché si potrebbe pensare che in questo caso la colpa sia del maligno e che la persona che non capisce non abbia in realtà responsabilità, ma nell’ottica del Vangelo il significato è il contrario. Qui siamo di fronte ad una responsabilità, la più grande che si possa assumere, tanto da apparire addirittura diabolica: “ricevere la Parola ma non capirla”. “Non capirla”, non significa non capirla intellettualmente, ma vuol dire non riuscire a cogliere la validità, il valore, la ricchezza di vita che possiede in sé la Parola, dopo averla ascoltata e intellettualmente capita. Bisognerebbe chiedersi che cos’è che può impedirci di comprendere il valore della Parola del Signore? Quello che ci rende difficile accettare la Parola del Signore è la profondità di conversione e di cambiamento che ci viene richiesto. Per capire davvero la Parola, è necessario cambiare vita, dare al Signore il cento dei nostri pensieri e delle nostre forze. Questo è il primo grande ostacolo che bisogna superare: la tentazione di difendere la vita che noi costruiamo intorno a noi stessi, invece di accettare una vita costruita sulla Parola del Signore. (D): Il secondo ostacolo è quello dell’incostanza, della mancanza di perseveranza. Viene quando una persona si entusiasma per il Vangelo: capisce che è bello; aderisce al Vangelo ma senza avere delle radici profonde, senza che la sua adesione vada a radicarsi davvero nel cuore. È un’adesione superficiale, sentimentale, esterna: il cuore, la libertà, la scelta personale non è ancora conforme. Allora questa persona di fronte agli ostacoli, “alla tribolazione o alla persecuzione”, diventa incostante. Il testo dice: diventa la persona che si lascia portare dalle situazioni, per cui se cambia la direzione del vento, cambia anche lui la sua. Questo evidentemente non permette alla Parola di Dio di germogliare. La Parola di Dio diventa occasione e motivo di scandalo; le persecuzioni rendono l’adesione alla Parola di Dio impossibile e si rimane scandalizzati. (E): Il terzo ostacolo. Qui siamo un passo più avanti. La Parola è stata seminata, è germogliata, però ci sono delle spine che soffocano quel germoglio che è cresciuto e gli impediscono di arrivare a maturazione. Dice Matteo: le spine sono la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza. Allora, si potrebbe dire: sono le paure che il mondo ci può fare, le preoccupazioni che ci mette addosso o le seduzioni che ci può offrire. Sono tutte una serie di realtà che una persona tende ad assolutizzare, alle quali tendiamo ad aggrapparci. Le paure del mondo ci fanno veramente paura e ci chiudiamo in difesa dalle persecuzioni del mondo (ci attirano davvero con tutta la loro apparenza e ci lasciamo trascinare). . È quella situazione del mondo per la quale le cose ci prendono così tanto che non abbiamo più il tempo o il desiderio di cercare e di appoggiare la nostra vita sul Signore. Questa è la tentazione tipica del nostro mondo In questo caso avviene ancora che la Parola del Signore non produce il frutto dell’esistenza. Prefazio suggerito: “Tu hai creato il mondo nella varietà dei suoi elementi e hai disposto l’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni. All’uomo, fatto a tua immagine, hai affidato le meraviglie dell’universo, perché, fedele interprete dei tuoi disegni, eserciti il dominio su ogni creatura, e nelle sue opere glorifichi te, Creatore e Padre, per Cristo nostro Signore” (prefazio del tempo ordinario, V). Padri della chiesa Il popolo non poteva essere introdotto nella casa di Gesù ed essere presente là dove gli apostoli udivano i misteri. Per questo il Signore misericordioso e compassionevole esce dalla sua casa e siede presso il mare di questo secolo, in modo che le folle gli si possano stringere intorno e, stando sulla riva, possano ascoltare le cose che non erano degne di udire stando in casa (Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo). Uscì colui che semina a seminare. Non gli bastò dire: “Uscì a seminare”; ma aggiunge: colui che semina, per mostrare che non era nuovo alla semina, né allora stava iniziando questo lavoro per la prima volta; piuttosto, come colui che ha sempre fatto questo per natura: ha sempre seminato. Egli stesso, infatti, al principio del genere umano, ha seminato ogni specie di scienza. È proprio lui che, tramite Mosè, ha seminato nel popolo i precetti della Legge. È lui che, parlando per bocca dei profeti, non solo ha seminato i rimedi per il presente,ma ha dato anche nozioni per il futuro. Egli uscì, fattosi uomo, e seminò tramite se stesso i precetti divini (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, 31). Altri autori cristiani La Chiesa si identifica in qualche modo col messaggio che proclama. Riceve la Parola che le rivela il volto di Dio e la sua volontà d’amore per tutti gli uomini. Diventa parola di Dio per gli uomini. L’Israele dell’Antico Testamento era cosciente di questa rivelazione che lo univa sia alla Parola venuta dall’alto che alla comunità umana.. (…) Nessuno penserà di poter affermare una totale identità tra la Parola e la comunità converrà piuttosto dire che la comunità è sacramento della Parola, che cioè rivela l’Evangelo ricevuto. Essa partecipa in tal modo al mistero della Chiesa: benché sia il Corpo di Cristo, la Chiesa non potrà mai venire identificata né con il Signore né con il Regno che annuncia: è solo sacramento dell’uno e dell’altro. Così è della Chiesa-sacramento della Parola: vivendola essa la proclama, pur sapendo che la perfezione di questo annuncio rimarrà sempre imperfezione dinanzi alla pienezza del messaggio (L. Deiss, Vivere la Parola…, 317-9). Is 55,10-11 […]La Parola di Dio è creatrice, fa ciò che dice. A questo proposito sono innumerevoli i testi dei salmi, di Isaia, dei profeti nei quali è detto che la Parola di Dio fa quello che dice: non solo enuncia una verità, ma ha in sé l’efficacia di realizzarla e di non ritornare mai a Dio, come dice il profeta, senza avere fecondato e avere eseguito quello che essa stessa ha enunciato (cf. Is, 55, 11). La Parola di Dio non solo è normativa ma è giudicante, perché è il termine di paragone, il criterio di giudizio di ogni dottrina e di ogni pensiero che ad essa si deve subordinare e da essa si deve lasciare discernere. […] Quegli eventi narrati nella Bibbia sono esemplari e la Parola di Dio è perciò plasmante tutta la nostra vita. In particolare essa realizza in noi questo plasma divino, ci modella in sua conformità più noi l’accostiamo, più la lasciamo penetrare dentro di noi, più ci mettiamo in religioso ascolto; e non solo in ascolto di enunciati, ma in atteggiamento di obbedienza con tutto il nostro essere.[…]. È quindi la Parola di Dio che ci consente un’esperienza unica di Dio, non certo del dio metafisico, ma del Dio della storia della salvezza, del Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, che si è incarnato in Gesù, che è morto, che è risorto, che è stato glorificato e che ci ha dato lo Spirito proprio perché questa realtà, conformata a Dio e alla sua esistenza eterna, penetri nella nostra vita temporale fino a consumarci nell’eternità (Giuseppe Dossetti, Un solo Signore, EDB, 228). Due considerazioni. Per prima cosa, nel nostro contesto di ospedale psichiatrico fanno uno strano effetto queste ambiguità “percettive” presenti nella narrazione di Gesù. Non vedere vedendo o non udire udendo non è certo da confondere con il sentire delle voci o vedere ciò che nessun altro vede. Certo, però, mettere in dubbio la certezza con cui ciascuno percepisce e legge ciò che vede, ascolta, incontra è un primo passo per superare stereotipi e per sfatare luoghi comuni, ma è anche un elemento che toglie certezza alle posizioni personali, al “cuore indurito”. Il Signore richiama la nostra volontà, la libera decisione di lasciarci parlare dalle sue parabole, che altrimenti restano allegorie che si possono spiegare, ma non toccano le corde della conversione. La seconda riflessione parte dalla lettera ai Romani. Ci fa pensare che il dolore e la sofferenza siano l’unica via che ha l’essere umano per conoscere, da egoista e prevaricatore, la crescita nel cammino di conversione. E il paragone del parto è il più emblematico, perché a quello strazio segue una gioia indicibile. Noi gemiamo aspettando l’adozione a figli, gemiamo per avere un padre che non ci delude, che possiamo finalmente riconoscere con gratitudine (Gruppo O.P.G.). Passi biblici paralleli v. 1 Gn 49,10: Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra i suoi piedi, finchè verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Mc 2,13: Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Mc 4,1: Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Lc 5,3: Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. v. 3 Mic 2,4: In quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione: “È finita!”, e si dirà: “Siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa l’eredità del mio popolo; - Ah, come mi è stata sottratta! - al nemico egli spartisce i nostri campi”. Ez 17,2: “Figlio dell’uomo, proponi un enigma e racconta una parabola agli Israeliti. Sal 49,4: La mia bocca esprime sapienza, il mio cuore medita saggezza; Sal 78,2: Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. Mt 13,10-13: Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. Egli rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. Mt 22,1: Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, Mc 3,23: Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Lc 8,10: Ed egli disse: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perchè vedendo non vedano e udendo non intendano. Lc 12,41: Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”. Gv 16,25: Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. v. 4 Mc 4,4: Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Lc 8,4-18; Gc 1,11. v. 7 Ger 4,3: Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo, cioè quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme. v. 8 Gen 26,12: Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell’anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto. Gv 2,20; 1Cor 2,7-10. v. 9 Dt 29.3: Ma fino ad oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire. Sal 115,6; Mc 4,9. v. 10 Mc 4,33-34: Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. v. 11 Is 29,10: Poiché il Signore ha versato su di voi uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, ha velato i vostri capi. Sal 25,8-9.14; Sal 35,8; Sap 2,22; Mt 11,25-26; Mt 16,17; Mc 4,11; Gv 7,17; At 16,14; Rm 16,25; 1 Cor 2,9-10.14; Ef 5,32; Col 1,27; 1Gv 2,27. v. 12 Mt 25,29: Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Mc 4,25; Lc 8,18; Lc 19,16; Gv 15,2; Gc 4,6; Ap2,5; Ap 3,15-16. v. 13 Dt 29,4: Io vi ho condotti per quarant’anni nel deserto; i vostri mantelli non vi si sono logorati addosso e i vostri sandali non vi si sono logorati ai piedi. Is 43,8; Ger 5,21; Ez 12,2; Rm 11,8; 2Cor 3,14; Ef 4,18; Mc 8,21; Mt 15,10; Mt 16,12. v. 14 Is 6,9-10: Egli disse: “Và e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si converta in modo da esser guarito”. Zac 7,11; Os 14,4; Sal119,70; Gv 12,40; Mc 4,12; Gv 8,43-44; Gv 12,39-40; At 7,57; At 28,26-27; Rm 11,8-10; 2Cor 3,14; 2Tm 4,4; Eb 5,11; Ap 22,2. v. 16 Lc 10,33-34: Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Mt 16,17; Lc 2,29-30; Gv 8,56; Gv 20,29; At 26,18; 2Cor 4,6; Ef 1,17-18; 1Pt 1,10-12. vv. 18-19 Mt 5,37: Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. Mc 4,13.20; Lc 8,11-15; Gv 17,15; Ef 6,16; 2Ts 3,3; 1Gv 2,13; 1Gv 3,12. v. 20 Is 58,2: Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: Ez 33,31; Mc 6,20; Gv 5,35. v. 21 Mt 11,6: beato colui che non si scandalizza di me. Gal 1,6; Gal 5,7. v. 22 Mt 6,25: Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Mt 19,22; 1Tm 4,9; 1Tm 6,9; Eb 3,13; At 5,1-11. v. 23 Os 14,8: Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano. Gv 15,5; Fil 1,11; Col 1,6.