XV domenica del tempo ordinario
10 luglio 2005
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia
(Is 55, 10-11)
Così dice il Signore: 10 “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza
avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e
pane da mangiare, 11 così sarà della parola dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver
operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. Parola di Dio.
Dal Salmo 64
Visita la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.
Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi delle sue ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
10
Così prepari la terra:
11
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
13
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
12
I prati si coprono di greggi,
di frumento si ammantano le valli;
tutto canta e grida di gioia.
14
Seconda lettura
Dalla lettera di Paolo apostolo ai Romani
(Rm 8, 18-23)
Fratelli, 18 io ritengo, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura
che dovrà essere rivelata in noi. 19 La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di
Dio; 20 essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha
sottomessa - e nutre la speranza 21 di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare
nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22 Sapppiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre
fino ad oggi nelle doglie del parto; 23 essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello
Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Parola di
Dio.
Alleluia, alleluia. (cfr Mt 13, 19-23)
Il seme è la parola di Dio e il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.
Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 13, 1-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2 Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta
folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia. 3
Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse: “Ecco, il seminatoreA uscì a seminare. 4 E mentre
seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un’altra parte
cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era
profondo. 6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7 Un’altra parte cadde sulle
spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede fruttoB, dove
il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9 Chi ha orecchi intenda”.
10
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. 11 Egli rispose:
“Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12 Così a chi ha sarà
dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo parlo loro in
parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14 E così si
adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non comprenderete, guarderete, ma non
vedrete. 15 Perché il cuore di questo popolo si è indurito, son diventati duri di orecchi, e hanno chiuso
gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e
convertirsi, e io li risani. 16 Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17 In
verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e
ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l’udirono! 18 Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19
tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprendeC, viene il maligno e ruba ciò che è
stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato
nel terreno sassoso è l’uomo che ascolta la parola e subito l’accoglie con gioia, 21 ma non ha radice in sé
ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazioneD o persecuzione a causa della parola, egli ne
resta scandalizzato. 22 Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione
del mondo e l’inganno della ricchezzaE soffocano la parola ed essa non dá frutto. 23 Quello seminato
nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dá frutto e produce ora il cento,
ora il sessanta, ora il trenta”. Parola del Signore.
1
Note del testo
Inizia con questa domenica il “discorso in parabole” del vangelo di Matteo. La prima sezione affronta
un tema fondamentale per la chiesa di Matteo e per ogni comunità cristiana: quali sono le condizioni
per un fruttuoso ascolto della Parola di Dio. Per il vangelo il seme è un prodigio che non ci si stanca di
ammirare e di contemplare; è il prodigio della vita che si diffonde e si moltiplica. Il seme è piccolo ma
è capace di diventare spiga. E tuttavia questa trasformazione non è scontata: il cammino del seme
incontra degli ostacoli e delle difficoltà. Naturalmente non è di semi che il vangelo vuole parlare, ma
della Parola di Dio. E la Parola del Signore è Gesù Cristo; perché la Parola di Dio è quello che Gesù
Cristo diceva, ma la Parola del Signore è Gesù. È Gesù la Parola: “E la parola si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14a). Questa Parola è stata seminata nella storia. Anche questa Parola
incontra degli ostacoli, ma ormai la semina è avvenuta e nessuno la può cancellare. Ormai, questa
Parola è stata innestata dentro alla storia umana e non ritorna più quella che era prima. La storia umana
è costretta ad ubbidire a Dio e a diventare il luogo della rivelazione e dell’amore di Dio e a trasformarsi
dominata dall’amore di Dio.
Anche la prima lettura dal profeta Isaia prospetta il tema relativo all’efficacia della parola di Dio
mediante la similitudine della pioggia e della neve che irrigano la terra. La parola di Dio è una parola
creatrice, una parola che chiama all’esistenza, che fa quello che esprime. Parola, in ebraico dabàr, non
significa semplicemente parola, ma anche avvenimento, evento. Dio, che da sempre si è mostrato
fedele, vuole ora essere riconosciuto fedele anche in relazione alla promessa che ha fatto al popolo
attraverso il profeta. Poiché la parola di Dio è sempre efficace e opera ciò che esprime, non mancherà
di raggiungere il suo scopo: il ritorno del popolo a Gerusalemme. Perciò l’immagine della pioggia che,
scendendo dal cielo, rende feconda la terra diventa il segno di quanto Dio sta compiendo, liberando
quel piccolo resto e creando un popolo nuovo. Il popolo quindi deve prendere coraggio e aprire gli
occhi per vedere e riconoscere l’opera di Dio.
(A): C’è un’azione di semina da parte di un seminatore: “uscì il seminatore a seminare”, quindi
significa che sta succedendo qualche cosa; ma un’azione che sembra all’inizio dovere registrare una
serie infinita e dolorosa di insuccessi. Perché la prima parte del seme che viene gettato è beccato dagli
uccelli del cielo, non fa neanche in tempo ad attecchire nel terreno. La seconda parte riesce a spuntare
ma è bruciata dal sole, perché non ha radici, non è riuscita ad entrare in profondità, perché è caduta in
mezzo ai sassi. La terza parte del seme anche questa fa fallimento, perché è riuscita a spuntare e a
mettere delle radici, ma si trova soffocata dalle spine, quindi non riesce ad arrivare a maturazione.
Chiaramente c’è un progresso: la prima parte del seme non riesce neanche a mettere le radici e a
spuntare; la seconda spunta ma non ha le radici; la terza spunta, ha le radici, ma non riesce ad arrivare
al frutto. Il Regno di Dio è così: ci stupiamo perché ci sono delle opposizioni e dei fallimenti? La logica
del Regno di Dio è di un frutto stupendo e immenso dal punto di vista della quantità, ma attraversato
dai fallimenti che fanno parte del dinamismo della semina.
Questo doveva essere il primo messaggio della parabola: il motivo per cui Gesù l’ha raccontata per
svelare o aiutare a comprendere il mistero del Regno, il fatto che il regno di Dio si manifesta ma in
modo misterioso, che non corrisponde esattamente alle nostre attese, quindi non attraverso quel
successo immediato, completo e irresistibile che noi immagineremmo pensando all’affermazione della
regalità di Dio. Invece il successo c’è, il compimento della salvezza avviene, ma nel modo che abbiamo
ascoltato.
(B): Questo brano è un invito alla consolazione e alla speranza rivolta a quelli che erano in crisi. Vuol
dire che c’era qualcuno in crisi perché dopo avere sperato che la “parola del regno” cambiasse
straordinariamente in profondità le situazioni, si accorgeva che invece il mondo andava avanti come in
precedenza. Allora, veniva da dire: è tutto qui il regno di Dio? La parabola dice: non ti meravigliare,
non ti avvilire, non ti lasciare spaventare dagli insuccessi. La parola di Dio è quella del seminatore che
semina in questo modo e che deve passare attraverso tutta una serie di ostacoli e di fallimenti. Il
risultato sarà tale da compensare per tutte le perdite che si sono verificate in precedenza. Quello che ci
vuole, però, è la perseveranza ed è la costanza, addirittura l’ostinazione del credere che quel seme è la
Parola giusta, e quindi il suo frutto lo produrrà quando vorrà il Signore, quando le strutture del mondo
saranno state ammorbidite in modo tale da potere ricevere l’attitudine a raccogliere questa Parola.
(C): Bisogna intendere bene, perché si potrebbe pensare che in questo caso la colpa sia del maligno e
che la persona che non capisce non abbia in realtà responsabilità, ma nell’ottica del Vangelo il
significato è il contrario. Qui siamo di fronte ad una responsabilità, la più grande che si possa assumere,
tanto da apparire addirittura diabolica: “ricevere la Parola ma non capirla”. “Non capirla”, non significa
non capirla intellettualmente, ma vuol dire non riuscire a cogliere la validità, il valore, la ricchezza di
vita che possiede in sé la Parola, dopo averla ascoltata e intellettualmente capita. Bisognerebbe
chiedersi che cos’è che può impedirci di comprendere il valore della Parola del Signore? Quello che ci
rende difficile accettare la Parola del Signore è la profondità di conversione e di cambiamento che ci
viene richiesto. Per capire davvero la Parola, è necessario cambiare vita, dare al Signore il cento dei
nostri pensieri e delle nostre forze. Questo è il primo grande ostacolo che bisogna superare: la
tentazione di difendere la vita che noi costruiamo intorno a noi stessi, invece di accettare una vita
costruita sulla Parola del Signore.
(D): Il secondo ostacolo è quello dell’incostanza, della mancanza di perseveranza. Viene quando una
persona si entusiasma per il Vangelo: capisce che è bello; aderisce al Vangelo ma senza avere delle
radici profonde, senza che la sua adesione vada a radicarsi davvero nel cuore. È un’adesione
superficiale, sentimentale, esterna: il cuore, la libertà, la scelta personale non è ancora conforme. Allora
questa persona di fronte agli ostacoli, “alla tribolazione o alla persecuzione”, diventa incostante. Il testo
dice: diventa la persona che si lascia portare dalle situazioni, per cui se cambia la direzione del vento,
cambia anche lui la sua. Questo evidentemente non permette alla Parola di Dio di germogliare. La
Parola di Dio diventa occasione e motivo di scandalo; le persecuzioni rendono l’adesione alla Parola di
Dio impossibile e si rimane scandalizzati.
(E): Il terzo ostacolo. Qui siamo un passo più avanti. La Parola è stata seminata, è germogliata, però ci
sono delle spine che soffocano quel germoglio che è cresciuto e gli impediscono di arrivare a
maturazione. Dice Matteo: le spine sono la preoccupazione del mondo e l’inganno della ricchezza.
Allora, si potrebbe dire: sono le paure che il mondo ci può fare, le preoccupazioni che ci mette addosso
o le seduzioni che ci può offrire. Sono tutte una serie di realtà che una persona tende ad assolutizzare,
alle quali tendiamo ad aggrapparci. Le paure del mondo ci fanno veramente paura e ci chiudiamo in
difesa dalle persecuzioni del mondo (ci attirano davvero con tutta la loro apparenza e ci lasciamo
trascinare). . È quella situazione del mondo per la quale le cose ci prendono così tanto che non abbiamo
più il tempo o il desiderio di cercare e di appoggiare la nostra vita sul Signore. Questa è la tentazione
tipica del nostro mondo In questo caso avviene ancora che la Parola del Signore non produce il frutto
dell’esistenza.
Prefazio suggerito: “Tu hai creato il mondo nella varietà dei suoi elementi e hai disposto
l’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni. All’uomo, fatto a tua immagine, hai affidato le meraviglie
dell’universo, perché, fedele interprete dei tuoi disegni, eserciti il dominio su ogni creatura, e nelle sue
opere glorifichi te, Creatore e Padre, per Cristo nostro Signore” (prefazio del tempo ordinario, V).
Padri della chiesa
Il popolo non poteva essere introdotto nella casa di Gesù ed essere presente là dove gli apostoli udivano
i misteri. Per questo il Signore misericordioso e compassionevole esce dalla sua casa e siede presso il
mare di questo secolo, in modo che le folle gli si possano stringere intorno e, stando sulla riva,
possano ascoltare le cose che non erano degne di udire stando in casa (Girolamo, Commento al
Vangelo di Matteo).
Uscì colui che semina a seminare. Non gli bastò dire: “Uscì a seminare”; ma aggiunge: colui che
semina, per mostrare che non era nuovo alla semina, né allora stava iniziando questo lavoro per la
prima volta; piuttosto, come colui che ha sempre fatto questo per natura: ha sempre seminato. Egli
stesso, infatti, al principio del genere umano, ha seminato ogni specie di scienza. È proprio lui che,
tramite Mosè, ha seminato nel popolo i precetti della Legge. È lui che, parlando per bocca dei profeti,
non solo ha seminato i rimedi per il presente,ma ha dato anche nozioni per il futuro. Egli uscì, fattosi
uomo, e seminò tramite se stesso i precetti divini (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, 31).
Altri autori cristiani
La Chiesa si identifica in qualche modo col messaggio che proclama. Riceve la Parola che le rivela il
volto di Dio e la sua volontà d’amore per tutti gli uomini. Diventa parola di Dio per gli uomini.
L’Israele dell’Antico Testamento era cosciente di questa rivelazione che lo univa sia alla Parola venuta
dall’alto che alla comunità umana.. (…) Nessuno penserà di poter affermare una totale identità tra la
Parola e la comunità converrà piuttosto dire che la comunità è sacramento della Parola, che cioè rivela
l’Evangelo ricevuto. Essa partecipa in tal modo al mistero della Chiesa: benché sia il Corpo di Cristo,
la Chiesa non potrà mai venire identificata né con il Signore né con il Regno che annuncia: è solo
sacramento dell’uno e dell’altro. Così è della Chiesa-sacramento della Parola: vivendola essa la
proclama, pur sapendo che la perfezione di questo annuncio rimarrà sempre imperfezione dinanzi alla
pienezza del messaggio (L. Deiss, Vivere la Parola…, 317-9).
Is 55,10-11 […]La Parola di Dio è creatrice, fa ciò che dice. A questo proposito sono innumerevoli i
testi dei salmi, di Isaia, dei profeti nei quali è detto che la Parola di Dio fa quello che dice: non solo
enuncia una verità, ma ha in sé l’efficacia di realizzarla e di non ritornare mai a Dio, come dice il
profeta, senza avere fecondato e avere eseguito quello che essa stessa ha enunciato (cf. Is, 55, 11). La
Parola di Dio non solo è normativa ma è giudicante, perché è il termine di paragone, il criterio di
giudizio di ogni dottrina e di ogni pensiero che ad essa si deve subordinare e da essa si deve lasciare
discernere. […] Quegli eventi narrati nella Bibbia sono esemplari e la Parola di Dio è perciò plasmante
tutta la nostra vita. In particolare essa realizza in noi questo plasma divino, ci modella in sua
conformità più noi l’accostiamo, più la lasciamo penetrare dentro di noi, più ci mettiamo in religioso
ascolto; e non solo in ascolto di enunciati, ma in atteggiamento di obbedienza con tutto il nostro
essere.[…]. È quindi la Parola di Dio che ci consente un’esperienza unica di Dio, non certo del dio
metafisico, ma del Dio della storia della salvezza, del Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, che si è
incarnato in Gesù, che è morto, che è risorto, che è stato glorificato e che ci ha dato lo Spirito proprio
perché questa realtà, conformata a Dio e alla sua esistenza eterna, penetri nella nostra vita temporale
fino a consumarci nell’eternità (Giuseppe Dossetti, Un solo Signore, EDB, 228).
Due considerazioni. Per prima cosa, nel nostro contesto di ospedale psichiatrico fanno uno strano
effetto queste ambiguità “percettive” presenti nella narrazione di Gesù. Non vedere vedendo o non
udire udendo non è certo da confondere con il sentire delle voci o vedere ciò che nessun altro vede.
Certo, però, mettere in dubbio la certezza con cui ciascuno percepisce e legge ciò che vede, ascolta,
incontra è un primo passo per superare stereotipi e per sfatare luoghi comuni, ma è anche un elemento
che toglie certezza alle posizioni personali, al “cuore indurito”. Il Signore richiama la nostra volontà, la
libera decisione di lasciarci parlare dalle sue parabole, che altrimenti restano allegorie che si possono
spiegare, ma non toccano le corde della conversione. La seconda riflessione parte dalla lettera ai
Romani. Ci fa pensare che il dolore e la sofferenza siano l’unica via che ha l’essere umano per
conoscere, da egoista e prevaricatore, la crescita nel cammino di conversione. E il paragone del parto è
il più emblematico, perché a quello strazio segue una gioia indicibile. Noi gemiamo aspettando
l’adozione a figli, gemiamo per avere un padre che non ci delude, che possiamo finalmente riconoscere
con gratitudine (Gruppo O.P.G.).
Passi biblici paralleli
v. 1 Gn 49,10: Non sarà tolto lo scettro da Giuda nè il bastone del comando tra i suoi piedi, finchè
verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli.
Mc 2,13: Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.
Mc 4,1: Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che
egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.
Lc 5,3: Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise
ad ammaestrare le folle dalla barca.
v. 3 Mic 2,4: In quel tempo si comporrà su di voi un proverbio e si canterà una lamentazione: “È
finita!”, e si dirà: “Siamo del tutto rovinati! Ad altri egli passa l’eredità del mio popolo; - Ah, come mi
è stata sottratta! - al nemico egli spartisce i nostri campi”.
Ez 17,2: “Figlio dell’uomo, proponi un enigma e racconta una parabola agli Israeliti.
Sal 49,4: La mia bocca esprime sapienza,
il mio cuore medita saggezza;
Sal 78,2: Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
Mt 13,10-13: Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. Egli
rispose: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi
ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro
in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.
Mt 22,1: Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale,
Mc 3,23: Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana?
Lc 8,10: Ed egli disse: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole,
perchè
vedendo non vedano e udendo non intendano.
Lc 12,41: Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”.
Gv 16,25: Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in
similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.
v. 4 Mc 4,4: Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.
Lc 8,4-18; Gc 1,11.
v. 7 Ger 4,3: Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo, cioè
quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme.
v. 8 Gen 26,12: Poi Isacco fece una semina in quel paese e raccolse quell’anno il centuplo. Il Signore
infatti lo aveva benedetto.
Gv 2,20; 1Cor 2,7-10.
v. 9 Dt 29.3: Ma fino ad oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per
vedere, né orecchi per udire.
Sal 115,6; Mc 4,9.
v. 10 Mc 4,33-34: Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che
potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni
cosa.
v. 11 Is 29,10: Poiché il Signore ha versato su di voi uno spirito di torpore, ha chiuso i vostri occhi, ha
velato i vostri capi.
Sal 25,8-9.14; Sal 35,8; Sap 2,22; Mt 11,25-26; Mt 16,17; Mc 4,11; Gv 7,17; At 16,14; Rm 16,25; 1
Cor 2,9-10.14; Ef 5,32; Col 1,27; 1Gv 2,27.
v. 12 Mt 25,29: Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto
anche quello che ha.
Mc 4,25; Lc 8,18; Lc 19,16; Gv 15,2; Gc 4,6; Ap2,5; Ap 3,15-16.
v. 13 Dt 29,4: Io vi ho condotti per quarant’anni nel deserto; i vostri mantelli non vi si sono logorati
addosso e i vostri sandali non vi si sono logorati ai piedi.
Is 43,8; Ger 5,21; Ez 12,2; Rm 11,8; 2Cor 3,14; Ef 4,18; Mc 8,21; Mt 15,10; Mt 16,12.
v. 14 Is 6,9-10: Egli disse: “Và e riferisci a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere,
osservate pure, ma senza conoscere. Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e
acceca i suoi occhi e non veda con gli occhi né oda con gli orecchi né comprenda con il cuore né si
converta in modo da esser guarito”.
Zac 7,11; Os 14,4; Sal119,70; Gv 12,40; Mc 4,12; Gv 8,43-44; Gv 12,39-40; At 7,57; At 28,26-27;
Rm 11,8-10; 2Cor 3,14; 2Tm 4,4; Eb 5,11; Ap 22,2.
v. 16 Lc 10,33-34: Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe
compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo
giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
Mt 16,17; Lc 2,29-30; Gv 8,56; Gv 20,29; At 26,18; 2Cor 4,6; Ef 1,17-18; 1Pt 1,10-12.
vv. 18-19 Mt 5,37: Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
Mc 4,13.20; Lc 8,11-15; Gv 17,15; Ef 6,16; 2Ts 3,3; 1Gv 2,13; 1Gv 3,12.
v. 20 Is 58,2: Mi ricercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi
la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la
vicinanza di Dio:
Ez 33,31; Mc 6,20; Gv 5,35.
v. 21 Mt 11,6: beato colui che non si scandalizza di me.
Gal 1,6; Gal 5,7.
v. 22 Mt 6,25: Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e
neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più
del vestito?
Mt 19,22; 1Tm 4,9; 1Tm 6,9; Eb 3,13; At 5,1-11.
v. 23 Os 14,8: Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne,
famose come il vino del Libano.
Gv 15,5; Fil 1,11; Col 1,6.