proposta di un database per reperti faunistici

PROPOSTA DI UN DATABASE PER REPERTI FAUNISTICI
Paolo BOSCATO*, Vittorio FRONZA**, Frank SALVADORI***
*
Dipartimento Archeologia e Storia delle Arti, Sezione di Preistoria, Università degli Studi di Siena
Dipartimento Archeologia e Storia delle Arti, Area di Archeologia Medievale, Università degli Studi di Siena
***
Dipartimento Archeologia e Storia delle Arti, Area di Archeologia Medievale, Università degli Studi di Siena
**
Il DBMS Reperti Osteologici Animali: problematiche progettuali
Il database qui presentato nasce inizialmente per la catastazione e l’elaborazione dei dati
faunistici relativi ai reperti provenienti dallo scavo di Poggio Imperiale, progetto pilota del
Laboratorio
di
Informatica
Applicata
all’Archeologia
Medievale
(LIAAM;
http://archeologiamedievale.unisi.it), attivo presso il Dipartimento di Archeologia e Storia delle
Arti dell’Università di Siena (per l’attività del laboratorio di vedano Valenti, 1998; Francovich
1999, Valenti, 2000; Valenti et al., 2001). La sua concezione rappresenta il risultato di una
collaborazione continuativa, rivelatasi estremamente proficua, tra specialisti di discipline
diverse: archeologi, archeozoologi, paleontologi e programmatori di database (Boscato et al.,
2000). In questo senso specifichiamo i ruoli svolti da chi scrive nella progettazione e
realizzazione dello strumento: Paolo Boscato ha curato la supervisione scientifica apportando
nuovi e continui stimoli, Vittorio Fronza si è occupato dell’aspetto informatico adattando le
tecniche di archiviazione digitale del dato al procedere della ricerca archeozoologica ed
archeologica, Frank Salvadori ha infine operato come anello di congiunzione tra l’ambito
archeozoologico e quello informatico, sperimentando per quattro anni consecutivi le reali
funzionalità delle diverse versioni elaborate nelle analisi dei campioni osteologici di Poggio
Imperiale e di Campiglia M.ma.
Il chiarimento degli indirizzi di fondo assunti nell’elaborazione di una soluzione informatica è un
elemento indispensabile per comprendere adeguatamente il lavoro svolto. La progettazione di
una base di dati che si riveli funzionale alla gestione della mole di informazioni generate in
archeologia, deve essere finalizzata alla creazione di uno strumento per la produzione di
conoscenza. Non sempre però questo obiettivo si raggiunge facilmente; anzi, l’utilizzo stesso del
prodotto informatico è spesso rivelatore di nuove esigenze che permettono di migliorare
progressivamente gli strumenti a disposizione. Ciò vale anche per il database dei dati di scavo e,
in particolare, per la parte relativa ai reperti osteologici animali; l’applicazione delle tecniche di
archiviazione informatizzata a contesti complessi e lo stimolo continuamente rivolto ad un
miglioramento delle potenzialità di elaborazione, hanno innescato un processo di feedback
rivolto all’architettura dei dati che ha portato ad un progressivo aumento delle potenzialità di
ricerca .
Il DBMS Reperti osteologici animali, realizzato in ambiente FileMaker Pro, si configura quindi
come uno strumento aperto e flessibile, in grado di essere continuamente aggiornato in base
all’apporto di nuovi orientamenti o classi di informazioni, pur mantenendo invariati (o al limite
correggendo) i dati catastati in precedenza. In questo senso è possibile affermare che la versione
attuale dell’archivio rappresenta la terza release .
La prima versione, ideata nell’inverno compreso tra il 1996 ed il 1997, si presentava come un
archivio lineare sul versante del dato archeozoologico; assumeva, invece, una struttura
relazionale verso l’alto per gli aspetti relativi alla collocazione stratigrafica dei reperti ossei
analizzati. La relazione tra la tabella Ossa animali e l’archivio Unità Stratigrafiche, posto ad un
livello gerarchico superiore, si espletava per mezzo di un identificatore, costituito da una stringa
alfanumerica contenente il riferimento all’area di scavo ed al numero di unità stratigrafica.
L’interfaccia era invece stata progettata, fin da questa fase, per esaltare l’aspetto intuitivo e
facilitare l’immissione del dato a specialisti avvezzi nella compilazione di schede cartacee: si era
implementata una sola sezione per l’inserimento dei dati, nel quale tutti i campi concorrevano a
formare una sorta di carta d’identità del frammento osteologico. Un problema non indifferente
era rappresentato dalle modalità di registrazione delle misure osteometriche; la soluzione
adottata prevedeva una serie di campi rispondenti al numero massimo di valori rilevabili su di un
singolo elemento anatomico. In pratica, si trattava di cinquanta campi, corrispondenti al numero
delle misure suggerite da Angela Von den Driesch per il cranio di diverse specie (Von den
Driesch, 1976). Ogni campo era inoltre corredato da un’intestazione numerica, che assumeva un
preciso significato osteometrico a seconda dell’osso e della specie registrati nel record
corrispondente; ad esempio, il campo n° 1 del record afferente ad un metacarpo di bue
corrispondeva alla misura n° 1 presente nel manuale della Von den Driesch, cioè alla lunghezza
massima dell’osso (GL), mentre il campo n°1 di un dente molare di maiale equivaleva invece
alla sua lunghezza occlusale.
L’estensione a tutti gli scavi condotti dall’Insegnamento di Archeologia Medievale del modello
dei dati sviluppato per Poggio Imperiale, ha portato alle prime modifiche sostanziali; queste
hanno riguardato in particolare l’identificatore di relazione con l’archivio stratigrafico (ora
formato da un trinomio in cui alla definizione sopra descritta è fatta precedere la sigla dello
scavo) e la gestione delle misure osteometriche. Il DBMS Reperti osteologici animali assume
una nuova architettura relazionale connotata da una struttura gerarchica verso l’alto (archivio
Unità Stratigrafiche) e verso il basso (archivio Misure). Le misure vengono “slegate”
dall’archivio Ossa animali e catastate in una tabella separata; l’immissione del dato osteometrico
nell’apposito modulo Misure avviene direttamente dall’interfaccia utente, attraverso portale (una
sorta di finestra all’interno dell’archivio principale, che visualizza i dati di un file correlato
secondario), nel quale compaiono solamente due campi intestati con i termini “Numero misura”
e “Valore” .
Nel corso del 2000, il sistema di gestione del dato faunistico è stato oggetto di una nuova
revisione che ha interessato la struttura dei dati, la definizione di vocabolari e thesaurus per i
valori dei campi e l’aggiunta di moduli per l’elaborazione statistica. Questa terza release
rappresenta il livello più avanzato nello sviluppo del DBMS Reperti osteologici animali, e si
configura ormai come uno strumento standard per la catastazione e l’elaborazione del dato
archeozoologico. Il DBMS Reperti osteologici animali è ora utilizzato in tutti i progetti curati
dall’Insegnamento di Archeologia Medievale dove sono in corso (o sono previste in futuro)
indagini archeozoologiche (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma e, in fase di catastazione, lo
scavo della Rocca di Selvena); è inoltre impiegato presso la sezione di Preistoria del
Dipartimento di Archeologia dell’Ateneo senese. Attualmente, per quanto riguarda l’area
medievale, il DBMS si compone di 14997 record, suddivisi tra contenitori, moduli ed archivi,
come riportato di seguito:
Archivio ossa animali: 4508 record (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma)
Archivio macellazioni: 375 record (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma)
Archivio alterazioni: 1263 record (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma)
Archivio misure: 3273 record (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma)
Libreria Riferimenti tassonomici: 24 record (Poggio Imperiale, Campiglia M.ma)
Libreria Riferimenti anatomici: 1034 record
Libreria Misure ossa animali: 2260 record
Archivio riferimenti bibliografia: 2260 record.
Da un punto di vista strutturale sono stati aggiunti due moduli ausiliari, nei quali sono registrate
le informazioni di ordine tafonomico: i segni delle operazioni di macellazione presenti sulle ossa
(archivio Macellazione) e le eventuali tracce di alterazioni causate da agenti naturali, animali o
antropici che possono aver modificato l’originaria struttura del frammento osteologico (archivio
Alterazioni reperti).
Un elemento che ha assunto valore rilevante nella costruzione del database è costituito dalla
normalizzazione del linguaggio utilizzato, soprattutto relativamente ai campi di sintesi delle
informazioni (specie, identificatore anatomico, sottotipo anatomico, numero, lato, ecc.). E’ stata
perciò prevista una standardizzazione dei termini, attraverso la definizione di vocabolari e
thesauri; dalla chiarezza formale e dalla completezza di questi dipende in gran parte la leggibilità
e l’interpretabilità di un campione faunistico. La soluzione di adottare liste predefinite per
l’immissione del dato comporta però il rischio di errori strutturali, specialmente se si omette di
considerare peculiarità zoologiche quali le differenze osteologiche esistenti tra le diverse specie
animali. Un esempio aiuta a chiarire meglio questo aspetto: se dobbiamo registrare le
informazioni relative ad un dente incisivo di bovino, il fatto di poter accedere ad una lista
predefinita relativa alla sua posizione, nella quale compare la scelta tra superiore ed inferiore,
può portare ad un inserimento scorretto della posizione del dente che dovrà invece essere sempre
inferiore. Una consultazione a posteriori, soprattutto se distanziata nel tempo, può evidenziare la
presenza di incongruenze difficilmente rimediabili (era veramente il dente di un bovino oppure
di un altro animale?); in questi casi occorre procedere ad un riesame del reperto, causando inutili
dispendi di tempo (un simile ricontrollo è comunque possibile grazie alla registrazione del
numero di inventario e della collocazione di deposito del materiale nel record relativo). La
presenza di un errore in fase di immissione del dato, soprattutto nel caso di grandi campioni, è
fisiologica e non può essere annullata; è possibile però cercare di limitarne la portata. A tal fine
sono state previste tre “librerie” attraverso le quali vengono forniti valori specifici a diverse liste.
Nella prima, definita Riferimenti tassonomici, sono catastate le informazioni relative ad ogni
singola specie secondo la sistematica zoologica corrente (classe, ordine, famiglia, genere, ecc.).
Questo modulo è strettamente legato alla prosecuzione delle indagini archeozoologiche; nella
pratica viene implementato durante le analisi di laboratorio qualora si incontri un frammento
osteologico attribuibile ad una specie non ancora immessa. Le problematiche connesse alla
determinazione tassonomica di un reperto hanno condizionato in maniera decisiva la struttura dei
dati. La collocazione del DBMS all’interno di una sistematica fondata su fattori non riconducibili
al solo frammento osteologico doveva tenere nel dovuto conto tale aspetto. E’ stato perciò
previsto un campo apposito, denominato Specie schedatura, attraverso cui si espleta la relazione
tra la libreria e l’archivio Ossa animali. Questa soluzione permette allo specialista, seguendo un
criterio soggettivo, di adottare il termine più adatto per definire la sottospecie che identifica il
frammento osteologico analizzato (bue e bue1, ad esempio, possono rappresentare due diverse
forme bovine domestiche, con differenze morfologiche, appartenenti alla stessa specie Bos
primigenius).
La seconda libreria è stata definita con il termine di Riferimenti anatomici e contiene tutti gli
elementi osteologici che contraddistinguono una famiglia (bovidi, canidi, cervidi, equidi, ecc.).
E’ stato deciso di non costruire uno strumento calibrato sulla specie per non appesantire troppo
questo modulo, in quanto le differenze presenti nel numero di ossa come nella struttura
scheletrica dei taxa appartenenti ad una stessa famiglia sono minime se non inesistenti. L’utilità
di questa libreria è facilmente intuibile: riprendendo l’esempio riportato sopra, relativo alla fase
di immissione di un dente incisivo di bovino, è evidente che non potrà mai comparire nella lista
della posizione relativa il termine superiore, perché non presente nella libreria; allo stesso modo
non potrà mai essere inserito un quinto metacarpo di cavallo oppure un metatarso di gallo.
La terza ed ultima libreria, denominata Misure ossa animali, non si relaziona direttamente con
l’archivio principale, ma con il modulo Misure Reperti da un lato e con il modulo Riferimenti
bibliografici dall’altro; è stata costruita per minimizzare l’errore durante l’immissione del
numero di riferimento della misura rilevata sull’osso e per visualizzare quale sia l’autore (con
relativa pubblicazione, numero di pagine e sigla utilizzata) cui si fa riferimento per il valore
registrato. Anche in questo caso un esempio può risultare utile a chiarire il concetto: se
dobbiamo registrare i valori osteometrici di un omero di pecora, la lista relativa al numero di
riferimento non comprenderà i cinquanta valori contenuti nella lista predefinita della versione
precedente, ma solamente quelli previsti nella libreria per l’elemento anatomico di questa specie.
La lunghezza dell’omero sarà, quindi, espressa dal numero “1” per il riferimento di archivio, da
“Von den Driesch A guide to…” seguiti dal numero di pagine per la pubblicazione, da “GL” per
la sigla utilizzata dall’autrice e dal valore misurato per il dato osteometrico.
Un ulteriore aspetto progettuale dal quale non si può prescindere riguarda il grado di dettaglio
stabilito nella formulazione del modello dei dati. Nel nostro caso si è deciso di ampliare il più
possibile la struttura, al fine di ottenere una sorta di “carta d’identità” del frammento osteologico.
La qualità delle informazioni è, infatti, direttamente legata ad un’articolazione esaustiva del
complesso dei dati; ovviamente la scelta del grado di approfondimento nella catastazioneelaborazione dipende dal ricercatore. Questa caratteristica non va vista in un’ottica meramente
informatica, ma piuttosto in relazione alla gestione soggettiva del metodo di catastazione
applicato nello studio di un’associazione faunistica. In ogni singolo caso si renderà necessario
considerare attentamente l’accuratezza nell’immissione dei dati; se questa viene limitata a pochi
campi l’elaborazione sarà limitata in termini di informazioni utili. Nei casi di Poggio Imperiale e
Campiglia M.ma, si è tentato di giungere al livello massimo di compilazione; la dilatazione dei
tempi di analisi-registrazione delle ossa studiate in laboratorio è stata ampiamente compensata,
però, dalla potenzialità e dalla velocità di elaborazione dei dati.
Nella versione attuale è stata prevista anche la possibilità di operare elaborazioni statistiche e
quantificazioni sul campione faunistico registrato nel DBMS; si tratta del primo risultato di un
progetto mirato, fin dalle prime fasi, a creare uno strumento in grado non solo di catastare grosse
banche dati, ma anche e soprattutto di consentire un’elaborazione delle stesse in tempo reale. Le
operazioni che il DBMS compie automaticamente in questa fase sono quattro: analisi statistica
del campione, visualizzazione delle informazioni per mezzo di un’interfaccia, esportazione dei
dati elaborati in formati tabellari per la creazione di grafici, esportazione dei dati elaborati in
formati testo pronti per un’eventuale pubblicazione. L’elaborazione statistica avviene attraverso
un’interfaccia d’uso in cui vengono fissati i criteri di quantificazione. Le soluzioni realizzate per
impostarli sono due: una di tipo gerarchico ed una totalmente libera nella scelta dei parametri.
Questa dualità è maturata per garantire un’analisi il più possibile oggettiva ed in grado di operare
un approfondimento del campione faunistico secondo approcci diversificati. La quantificazione
di tipo gerarchico si basa su tre grandi insiemi, ordinati dall’alto verso il basso come segue:
I. stratigrafici: coinvolge i campi Scavo, Anno, Area, Settore, Quadrato, Struttura, Periodo,
Fase, Definizione US stratigrafica, Definizione US interpretata, US;
II. tassonomici: coinvolge i campi Classe, Superordine, Ordine, Famiglia, Sottofamiglia,
Genere, Specie, Razza;
III. anatomici ed archeozoologici: coinvolge i campi Specie schedatura, Identificatore
anatomico, Sottotipo anatomico, Posizione, Numero, Lato, Frammentazione, Patologie,
Età minima, Età massima, Intervallo d’età.
All’interno di ogni insieme è possibile scegliere uno o più campi; il criterio di quantificazione
sarà quindi composto dalla combinazione dei campi selezionati, secondo la gerarchia dei gruppi
elencati. In pratica, pur mantenendo l’ordine di selezione all’interno dei tre tipi di dato, verrà
sempre data la priorità ai dati stratigrafici, quindi ai dati zoologici e infine ai dati archeozoologici
(ad esempio scegliendo i campi Struttura nei parametri stratigrafici e Specie schedatura nei
parametri archeozoologici, si otterrà una distribuzione delle specie all’interno delle strutture
scavate). La scelta libera consente, invece, di sperimentare nuovi tipi di quantificazioni
caratterizzate da una sequenza gerarchica stabilita dal ricercatore; mantenendo l’esempio di
prima è possibile effettuare una quantificazione invertendo l’ordine dei campi (prima Specie
schedatura e quindi Struttura), ottenendo una distribuzione delle strutture per specie schedate. In
entrambi i casi i parametri si tradurranno in un identificatore di quantificazione, nel quale
l’ordine di combinazione dei singoli campi determina esattamente il tipo di elaborazione
statistica da operare. I risultati vengono infine visualizzati in un apposito archivio denominato
Quantificazioni ossa animali layout . Da qui è infine possibile esportare i dati quantitativi nei
modi sopra citati, ottenendo una compilazione esaustiva del campione faunistico,
visualizzandolo sia sotto forma di grafici riassuntivi sia in testi pronti per la pubblicazione.
Gli aspetti informatici
Come si è accennato nel paragrafo precedente, in seguito ad una prima versione relazionale degli
archivi alfanumerici di scavo realizzata nel 1995 (Valenti, 1998a), è stata attuata, fra il 1997 ed il
1998, una ristrutturazione radicale del DBMS Scavo Archeologico (compreso quindi il
sottosistema Reperti osteologici animali); questa soluzione, pur avendo subito continui
aggiornamenti e rimaneggiamenti, è attualmente ancora in uso per i progetti informatizzati a cura
del LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale;
http://archeologiamedievale.unisi.it).
L’architettura relazionale
Il sistema Scavo archeologico si configura come un database relazionale ad albero gerarchico,
quindi un prodotto di tipo “verticale”, con i vantaggi e le limitazioni che ne conseguono (Fronza,
2000). I quattro livelli dell’albero sono:
I. Il progetto di ricerca contenente i dati fondamentali inerenti le indagini stratigrafiche
(archivio Scavi), identificabile a livello territoriale con il concetto di sito archeologico.
II. Gli archivi relativi alle suddivisioni spaziali, temporali e interpretative dello scavo
(archivi Aree, Settori, Periodi, Strutture, ecc.)
III. Al terzo livello nella gerarchia, ma centrali ai fini della presente analisi, sono le tabelle
relative ai dati stratigrafici (archivi Attività e US)
IV. Al grado più basso si collocano infine tutte le tabelle (o i sottosistemi) relativi alla
catastazione delle diverse classi di reperti, comprese le eventuali tabelle secondarie (ad
esempio il modulo Misure descritto sopra).
La release attuale del DBMS Reperti osteologici animali si inserisce quindi a quest’ultimo livello
e rappresenta un’ulteriore evoluzione rispetto alla struttura gerarchica descritta; completata nel
corso del 2000, si configura come un sottosistema modulare, composto da tre tipi di tabelle:
l’archivio Ossa animali, le librerie Riferimenti tassonomici, Riferimenti anatomici e Libreria
misure ossa animali, i moduli Misure, Alterazioni reperti, Macellazione, Coordinate reperti,
Riferimenti bibliografici. Inoltre il sottosistema DBMS Bibliografia è utilizzato da una delle
librerie.
L’archivio Ossa animali costituisce la tabella master, al livello più alto dell’organizzazione
relazionale del sottosistema. Si inserisce nell’architettura del DBMS Scavo archeologico ad un
livello immediatamente inferiore rispetto all’archivio Unità stratigrafiche, col quale sta in
relazione N:1 attraverso un identificatore di unità stratigrafica; lo stesso tipo di relazione, anche
se con un significato diverso (vedi sotto) si instaura con le librerie Riferimenti tassonomici e
Riferimenti anatomici, attraverso specifici identificatori composti dai dati trattati nelle librerie
stesse. Rimane invece ad un livello superiore rispetto ai moduli Misure, Alterazioni reperti,
Macellazione.
Tutti i moduli sono legati all’archivio principale attraverso un identificatore relazionale basato
sul numero di inventario. Le tabelle Misure e Alterazioni reperti costituiscono moduli generici e
ausiliari a tutti gli archivi di schedatura dei reperti; l’archivio relativo alla macellazione è invece
proprio del solo sottosistema che qui trattiamo. Un’eccezione dal punto di vista del tipo di
relazione è costituito dal modulo Coordinate reperti, logicamente collocabile allo stesso livello
degli altri, ma in relazione 1:1 con l’archivio Ossa animali.
Una relazione gerarchica di tipo N:1 è attuata fra l’archivio principale e le librerie Riferimenti
tassonomici e Riferimenti anatomici. Da un punto di vista logico però queste si collocano in
senso trasversale rispetto all’archivio Ossa animali, sul quale agiscono fungendo da supporto per
un corretto trattamento del dato. Oltre ai due casi citati fa parte del DBMS Reperti osteologici
animali una terza libreria, denominata Misure ossa animali, cui si lega il modulo Misure anche
in questo caso attraverso una relazione N:1. Questa libreria, necessitando di riferimenti a
pubblicazioni metodologiche nel campo dell’osteometria, presenta un’ulteriore relazione con il
DBMS Bibliografia.
Le ultime due tabelle facenti parte del database sono relative alla quantificazione dei reperti:
Quantificazione ossa animali main e Quantificazione ossa animali layout. La prima rappresenta
una tabella di “lavoro”, nella quale si svolgono i processi di quantificazione; la seconda è
utilizzata esclusivamente per l’output dei dati.
Interfaccia utente e utilities di automazione
L’interfaccia utente personalizzata, interamente progettata e realizzata presso il LIAAM
rappresenta forse il maggior pregio del database Scavo Archeologico e dei suoi sottosistemi.
Nella sua realizzazione si è voluto da un lato coniugare facilità d’uso e completezza dei comandi
di FileMaker Pro (attraverso pulsanti, controlli e script tarati specificatamente sui singoli
archivi), dall’altro personalizzare la veste grafica del DBMS.
Al livello più alto l’interfaccia è composta da tre diversi ambienti, corrispondenti a tre modi di
utilizzo della base di dati: l’ambiente Singoli Archivi (per la creazione, modifica e ricerca dei dati
relativi alle singole tabelle), l’Ambiente relazionale (per la consultazione dell’intero DBMS
attraverso l’uso di indici relazionali tematici di scavo, area, periodo US, ecc.), l’ambiente
Manutenzione (per svolgere i principali compiti di manutenzione dell’archivio).
L’accesso avviene attraverso layouts composti da una parte centrale con i dati e circondata, su
due lati (in alto e a sinistra), da un’area di comando contenente l’intestazione e le pulsantiere per
lo svolgimento delle operazioni previste dall’interfaccia. In particolare si sono realizzate funzioni
per la navigazione lineare fra le schede, per l’automazione delle operazioni di creazione,
duplicazione, eliminazione, ricerca, ordinamento e stampa dei record, per il di marking dei
record, per la quantificazione dei reperti. In alcuni casi (fra i quali è compreso l’archivio Ossa
animali) la complessità dei dati, dovuta in particolare all’alto numero di campi da visualizzare,
ha suggerito di dividere l’interfaccia in sezioni tematiche composte da dati uniformi.
La nostra attenzione si è concentrata anche sullo sviluppo di routine di programmazione,
perseguendo due obiettivi:
l’automazione delle principali funzioni di un DBMS e la loro integrazione nell’interfaccia
utente personalizzata;
la soluzione di problematiche specifiche, volte a semplificare compiti ripetitivi e a
polverizzare i tempi di elaborazione.
In questo senso le routine per la quantificazione dei reperti rappresentano il caso più complesso
all’interno del DBMS Reperti osteologici animali. L’utilità di questa funzione, in termini di
produttività del lavoro, è impressionante; operazioni che richiedevano anche settimane vengono
effettuate in pochi minuti. Alcuni test, effettuati sul DBMS Reperti osteologici animali montato
su un computer portatile Macintosh Powerbook G3 a 400 MHz, dimostrano la polverizzazione
dei tempi di elaborazione: una quantificazione semplice per Specie schedatura su 469 schede è
stata completata in 11 secondi (per l'eventuale esportazione in formato testo RTF bisogna
aggiungere 6 secondi), ed ha prodotto 16 record di quantificazione; la stessa routine lanciata su
4509 schede (relative a 10733 frammenti) impiega 1 minuto e 52 secondi (cui si aggiungono 10
secondi per l'eventuale esportazione in RTF).
Considerazioni conclusive: bilancio e prospettive
Dalle prime esperienze di utilizzo di questa nuova scheda di database risultano chiare alcune
caratteristiche proprie di un funzionale strumento di lavoro. Nella scheda, innanzi tutto, la
configurazione della sequenza di tutte le informazioni ricavabili da un reperto osseo (dati
stratigrafici, tassonomici ed anatomici, misure, segni di macellazione, alterazioni, età di morte,
coordinate di rilevamento), attraverso la suddivisione in sezioni e il corredo di librerie/thesauri,
costituisce un itinerario di compilazione che impegna l’archeozoologo all’osservazione completa
del campione. I dati catastati sono standardizzati e, quindi, facilmente gestibili per analisi e
confronti. Rimangono, per alcune comparazioni, difficoltà di omologazione dovute soprattutto
alle diverse modalità di recupero del materiale in alcuni campioni (uso della setacciatura o
recupero a vista, scavi in estensione o piccoli sondaggi): problema, questo, che esula comunque
dalla funzionalità intrinseca della scheda.
L’archivio risulta utile soprattutto nel confronto di dati osteometrici e quantitativi (es. presenze
ed età di abbattimento), sia tra giacimenti diversi, sia all’interno di singole associazioni
faunistiche.
Le liste personalizzate del materiale registrato, di facile costruzione, aiutano a visualizzare
durante l’analisi categorie ed insiemi. Per mezzo di queste liste, nei casi di campioni non
numerosi, risulta immediato effettuare osservazioni e conteggi attraverso raggruppamenti mirati.
La funzione di quantificazione, inoltre, svolge un importante ruolo nel sensibile abbassamento
dei tempi operativi. In giacimenti con migliaia di reperti sono evidenti le difficoltà e l’incidenza
di errori nel corso dei conteggi manuali.
E’ stato osservato come la compilazione di questa scheda di database per ogni singolo reperto
non richieda tempi superiori a quelli impiegati in semplici annotazioni. Va aggiunto che la
possibilità di errori nel corso della compilazione diminuisce in modo netto con l’utilizzo della
libreria Riferimenti anatomici, contenente gli elementi ossei organizzati per singoli gruppi
tassonomici, e Misure ossa animali con misurazioni predefinite e legate agli autori di riferimento
(von den Driesch, ecc.).
Come è stato accennato in precedenza, il database è stato oggetto di sperimentazioni (tuttora in
corso) presso l’Insegnamento di Archeologia Medievale e la Sezione di Preistoria del
Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena. Nuovi dati sono
progressivamente inseriti, attuando un processo coordinato di gestione e catastazione del dato
archeozoologico da parte dei ricercatori impegnati nei singoli progetti di scavo. Al momento
possiamo quindi ragionevolmente affermare di aver implementato uno strumento in grado di
produrre le prime informazioni sincroniche e diacroniche dalla microscala (il singolo progetto di
scavo) alla macroscala (correlazioni inter-sito). L’analisi ed il progressivo ampliamento della
struttura dei dati non sarà comunque abbandonata; l’evolversi della disciplina e delle tecnologie,
lo sviluppo di tematiche di ricerca differenziate, la quantità stessa dei dati catastati, indurranno
spesso a revisioni e miglioramenti della scheda proposta.
Il prossimo obiettivo, naturale ma non scontato, prevede l’implementazione del database in rete;
si può ipotizzare un accesso diversificato su almeno due livelli: un network geografico e Internet.
Il primo rappresenta una direzione interessante da esplorare, viste anche le numerose richieste di
fruizione del DBMS espresse dai colleghi nel corso del convegno; si potrebbe creare, nel futuro
prossimo, un gruppo di lavoro che operi su scala nazionale (in questo senso gli sviluppi recenti
della tecnologia informatica e telematica consenirebbero di attuare abbastanza facilmente l’idea).
Un simile progetto si potrebbe articolare in singole unità operative indipendenti, che accedono
come client ad un DBMS centrale residente su server; ciascuna sede periferica potrebbe
collaborare alla costruzione di uno strumento in grado di offrire nuove possibilità di
interrogazioni ed elaborazioni sincronico-diacroniche delle informazioni archeozoologiche
prodotte dalla ricerca italiana, ampliando inoltre la gamma degli approcci alla disciplina gestibili
dall’archivio. In pratica, ogni unità avrebbe accesso a tutti i dati catastati e la possibilità di
modificare solamente quelli direttamente coinvolti nei propri progetti di ricerca.
Terminata la fase di catastazione ed elaborazione, ovviamente con l’assenso dei diretti
responsabili, i dati potrebbero essere immessi sulla rete Internet ed essere quindi consultabili
anche da coloro che non partecipano alla costruzione della banca dati.
Lo scambio di informazioni in tempo reale attraverso Internet è ormai una realtà, anche in
ambito archeozoologico; il successo, a livello internazionale, della lista di discussione
ZOOARCH, è un esempio sotto gli occhi di tutta la comunità scientifica. Crediamo perciò che il
sistema di archiviazione qui presentato possa diventare uno strumento utile per l’archeozoologia
italiana, creando le premesse per un reale progresso della disciplina attraverso una cooperazione
fra specialisti che sviluppano e utilizzano un mezzo in grado di produrre informazioni per la
“conoscenza dell’evoluzione dei modelli di relazione fra l’uomo e gli animali”, come era stato
auspicato nel corso dei lavori del Primo Convegno Nazionale di Archeozoologia (Albarella,
1995, p. 15).
Appendice
Di seguito riportiamo un esempio di percorso di compilazione dei dati attraverso l’interfaccia del
DBMS Reperti osteologici animali:
Step 1, sezione MAIN: creazione nuovo record attraverso l’interfaccia utente, inserimento nella
sottosezione RIFERIMENTI STRATIGRAFICI dei dati relativi al progetto (campo Scavo), all’area
(campo Area) ed all’unità stratigrafica di provenienza del reperto (campo Unità stratigrafica).
Step 2, sezione MAIN: inserimento nella sottosezione RIFERIMENTI SCHEDATURA del numero di
inventario del reperto ed eventualmente del numero di disegno (qualora il ricercatore decida di
documentare graficamente il reperto).
Step 3, sezione MAIN: inserimento nella sottosezione SPECIE SCHEDATURA della sottospecie che
identifica il frammento osteologico analizzato.
Step 4, sezione MAIN: inserimento nella sottosezione IDENTIFICATORI ANATOMICI delle
caratteristiche del frammento osteologico, ovvero il nome (campo Identificatore anatomico),
l’eventuale sottotipo come nel caso dei denti delle vertebre dei carpali ecc. (campo Sottotipo), la
posizione (campo Posizione) nell’evenienza dei denti (superiore-inferiore) e delle falangi
(anteriore-posteriore), il numero (campo Numero) qualora lo stesso elemento anatomico si
distingua per numero (denti, vertebre ecc.), il lato di appartenenza (campo Lato) e infine lo stato
di frammentazione dell’osso (campo Frammentazione).
Step 5, sezione MAIN: inserimento nelle sottosezioni SESSO e PATOLOGIE dei rispettivi valori
qualora siano riconoscibili sul frammento osteologico.
Step 6, sezione MAIN: inserimento nella sottosezione NUMERO FRAMMENTI del totale dei
frammenti che presentano le stesse caratteristiche nelle sei SEZIONI che compongono la parte
compilativa del DBMS; il valore può variare da un minimo di 1 frammento (ad esempio un
omero di bue con tracce di macellazione) a n (ad esempio dieci frammenti non identificabili).
Step 7, sezione MISURE: inserimento dei dati osteometrici, il numero che identifica quale misura è
stata rilevata (campo Numero misura, le caratteristiche di questo campo sono state già descritte
in precedenza) ed il relativo valore espresso in millimetri (campo Valore).
Step 8, sezione MACELLAZIONE: inserimento dei valori che identificano la traccia d’impatto
visibile sul frammento osteologico; il tipo d’impatto (campo Tracce) è espresso da un thesaurus
modificabile di sei valori (segatura, stria, taglio, fendente, incavo di percussione e scheggia di
percussione) che identificano l’evidenza, l’orientamento della traccia rispetto l’asse sagittale
(campo Orientamento) espresso da un thesaurus modificabile di tre valori (longitudinale,
trasversale e obliquo) ed infine la posizione in cui sono conservate (campo Posizione) espressa
da un thesaurus modificabile di sette valori (caudale, craniale, dorsale, plantare, mediale, laterale
ed articolare).
Step 9, sezione ALTERAZIONI: inserimento dei valori relativi ad eventuali tracce di alterazione
della struttura primitiva dell’osso; il tipo di alterazioni (campo Tipo alterazioni) espresse da un
thesaurus non modificabile di tre valori (naturali, antropiche e animali) e la loro definizione
(campo Definizione) espressa da un thesaurus non modificabile di undici valori (abrasione,
bioturbazione, fluitazione, erosione, fatturazione e corrosione per le alterazioni naturali;
masticazione e rosicatura per quelle animali; bollitura, combustione e macellazione per quelle
antropiche).
Step 10, sezione ETÀ: nella sottosezione ETÀ si procede all’inserimento dei valori relativi all’età
di morte espressa in mesi (campi Età min ed Età max), nella sottosezione USURA DENTARIA si
immette il grado di usura riscontrata sui denti (campo Usura dentaria) e dell’eventuale autore a
cui il lessico di usura fa riferimento (campo Autore); nella sottosezione SALDATURA vengono
inseriti i valori relativi allo stato di fusione (campo Stato fusione) dei frammenti osteologici
analizzati espressi da un thesaurus di dieci valori (saldato, non saldato, neosaldato oltre alle
diverse combinazioni che le ossa possono presentare tra questi tre valori) e la porzione della
fusione (campo Porzione fusione) espressa da un thesaurus di tre valori (corpo, articolazione e
corpo/articolazione).
Step 11, sezione COORDINATE: in questa sezione vengono inseriti i riferimenti spaziali del punto
di rinvenimento del frammento osteologico; nella sottosezione COORDINATE vengono inseriti il
punto (campi Riferimento) a cui fanno riferimento le misure relative alle tre coordinate spaziali
x, y, z (campi X, Y, Z). Nella sottosezione POSIZIONE vengono infine immessi il grado di
immersione del reperto (campo Inclinazione) ed il suo orientamento rispetto al punto cardinale
nord (campo Orientamento).
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