11th European Congress of Clinical Microbiology and

CONFERENZA STAMPA INTERNAZIONALE
Antibiotico-resistenza, controllo delle malattie e infezioni emergenti in Europa:
principali temi trattati all'ECCMID/ICC 2007 di Monaco (Germania) dal 31 marzo al 3
aprile 2007
Monaco, 31 marzo 2007 – La comunità scientifica deve essere preparata a far fronte ai problemi
esistenti e occuparsi in anticipo di tutte le possibili minacce provenienti in Europa da tutto il mondo. Nei
prossimi quattro giorni , dal 31 marzo al 3 aprile 2007, Monaco sarà la capitale internazione della
lotta contro le malattie infettive, ospitando più di 8000 esperti da oltre 80 nazioni al 17° ECCMID
(European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases, Congresso europeo di
microbiologia clinica e malattie infettive)/25° ICC (International Congress of Chemotherapy, Congresso
Internazionale di Chemioterapia), il più grande evento europeo dedicato al trattamento delle malattie
infettive. Il congresso rappresenta un'opportunità fondamentale per condividere le informazioni sulle
innovative strategie diagnostiche e terapeutiche. Il 17° ECCMID/25° ICC avrà luogo al Centro
Congressi Internazionale di Monaco, dove saranno trattati temi importanti, come infezioni nosocomiali
e comunitarie, la resistenza contro gli agenti antimicrobici e le malattie emergenti durante 11 letture, 96
simposi, 17 sessioni interattive con i partecipanti (meet-the-expert), 19 seminari e 1630 poster, che
presenteranno i nuovi strumenti diagnostici, i vaccini e le strategie di controllo delle malattie. Secondo il
prof. Bernhard R. Ruf, presidente del congresso, e i presidenti della conferenza stampa, il prof.
Andreas Voss, il prof. Ragnar Norrby e il prof. Kurt Naber, i risultati degli studi e delle esperienze
cliniche presentati al 17°ECCMID/25°ICC dovranno contribuire fortemente allo sforzo dei medici, dei
biologi e dei ricercatori europei per migliorare le metodologie diagnostiche e le terapie contro le malattie
infettive.
Controllo delle infezioni
Il controllo delle infezioni rappresenta ancora un aspetto di crescente preoccupazione
nella pratica clinica giornaliera, perché è stato riconosciuto che le infezioni nosocomiali sono la
principale minaccia non solo per i pazienti ma anche per i visitatori e il personale sanitario. Tuttavia il
rischio di contaminazioni batteriche non è un problema limitato solo alle persone ospedalizzate.
È stata identificata una nuova categoria ad alto rischio di sviluppo di infezioni da Staphylococcus aureus
meticillina-resistente (MRSA), costituita da veterinari e allevatori di maiali e bovini, ma anche le loro
mogli e i figli. La trasmissione dell'MRSA dagli animali agli uomini sembra essere un problema
internazionale, che crea un nuovo serbatoio per l'infezione comunitaria da MRSA in Europa e
forse in tutto il mondo. "I programmi di sorveglianza devono essere iniziati immediatamente con lo
scopo di identificare e distruggere tutti i nuovi serbatoi identificati" ha affermato il prof. Hermann
Goossens (Dipartimento di Microbiologia medica dell'University Hospital Antwerp, Edegem, Belgio e del
Leiden University Medical Centre, Paesi Bassi).
Anche gli oggetti usati comunemente possono essere contaminati da patogeni pericolosi.
La contaminazione batterica è stata dimostrata sul 95% dei cellulari del personale sanitario ed è
noto che la maggior parte può causare infezioni nosocomiali o mostrare antibiotico-resistenza.
Considerando la forte relazione dimostrata tra la contaminazione degli oggetti e delle mani, il lavaggio
delle mani potrebbe diminuire la percentuale di infezioni associate all'ambiente sanitario. L'igiene delle
mani rimane ancora la misura più efficace per la riduzione delle infezioni correlate all'attività del
personale sanitario, anche se la diffusione epidemica dei nuovi ceppi batterici richiede precauzioni più
specifiche.
L'anno scorso la Francia ha dovuto affrontare la diffusione epidemica della malattia
associata allo 027 Clostridium difficile (027CDAD), un ceppo batterico pericoloso comparso nel Nord
America e in Europa nel 2003, che può sopravvivere nell'ambiente per un lungo periodo. Questa
infezione nosocomiale ha causato 400 casi e 22 decessi tra i pazienti anziani ospedalizzati nella Francia
settentrionale. Il ceppo epidemico continua a diffondersi nelle nazioni confinanti, come il Belgio, la
Francia e il Regno Unito. Sono necessarie misure di controllo intensive, che includono il rafforzamento
del lavaggio delle mani, l'uso dei guanti, la pulizia dell'ambiente con candeggina e l'isolamento dei casi
in stanze singole. Adottando queste misure e limitando l'uso dei fluorochinoloni, tra il 2003 e il 2006 le
autorità sanitarie dei Paesi Bassi sono riuscite a combattere la diffusione epidemica dello 027
Clostridium difficile negli ospedali. "Le autorità sanitarie pubbliche devono assegnare risorse adeguate al
controllo delle infezioni nosocomiali, come la 027CDAD, che richiede una sorveglianza ben pianificata,
organizzata e intensiva" ha affermato il prof. Goossens.
Inoltre il basso rapporto infermieri-pazienti è stato riconosciuto come un fattore di rischio
indipendente per le infezioni nosocomiali. Questo problema assume un'importanza particolare nelle
unità di cura intensiva (ICU), dove sono trattati i pazienti con malattie più gravi e scarse difese
immunitarie. La polmonite associata alla ventilazione meccanica a insorgenza tardiva (VAP)
rappresenta l'infezione minacciosa per la vita su cui influisce maggiormente il basso rapporto infermieripazienti. Quasi il 22% dei pazienti trattati nelle ICU sviluppano la VAP a insorgenza tardiva e lo scarsità
del personale infermieristico è responsabile del 61% di tutti gli episodi. "Il ruolo della scarsità del
personale infermieristico nell'aumento delle infezioni nosocomiali non è un fattore critico solo delle ICU e
devono essere compiuti tutti gli sforzi necessari per superare questo problema, che è correlato
principalmente all'organizzazione ospedaliera e quindi è evitabile" ha affermato il prof. Goossens.
Le misure di controllo delle malattie possono portare anche a una riduzione di alcune
forme di cancro, la cui patogenesi è correlata alle infezioni virali, come il cancro cervicale nelle
donne. In Germania la vaccinazione di ragazze di 10 anni con il vaccino specifico per il Papillomavirus
umano (HPV) ha avuto un impatto positivo sulla conseguente incidenza delle lesioni cervicali
precancerose (CIN = neoplasia intraepiteliale cervicale) e del cancro cervicale invasivo (ICC). L'aggiunta
della vaccinazione allo screening del cancro cervicale di routine ha ridotto il numero di casi totali di CIN1
del 26,8% e l'incidenza di ICC del 78,2%. Anche la mortalità a causa del cancro cervicale è diminuita
drammaticamente, con una riduzione del 77%. La protezione incrociata svolge un ruolo importante nella
prevenzione primaria del cancro cervicale e delle lesioni precancerose. Pertanto l'aggiunta della
vaccinazione contro l'HPV allo screening del cancro cervicale può ridurre il peso della morbilità e
della mortalità del cancro cervicale. "Questi risultati straordinari possono avere conseguenze positive
per tutte le donne europee, poiché le nazioni dell'Unione Europea possono adottare questa strategia nel
prossimo futuro" ha concluso il prof. Goossens.
Antibiotico-resistenza
Un altro problema crescente è rappresentato dall'antibiotico-resistenza, come
conseguenza dell'antico abuso e uso scorretto degli antibiotici. "È necessario cambiare le nostre
abitudini sull'uso degli antibiotici" ha affermato il prof. Giuseppe Cornaglia, president-elect dell'ESCMID
(Dipartimento di Patologia dell'Università di Verona, Italia). "La diffusione ubiquitaria dei ceppi batterici
resistenti rappresenterà un serio problema per un lungo periodo e per molti anni probabilmente non
saranno prodotti antibiotici innovativi". Inoltre tutte le nuove molecole, sviluppate recentemente dalle
industrie farmaceutiche, non presentano l'ampio spettro di azione antibatterica tipico di molti
antibiotici tradizionali. Ci si aspetta che le tecniche genetiche ci forniscano strumenti diagnostici più
rapidi e nuovi approcci terapeutici per superare le resistenze antimicrobiche nel prossimo futuro.
L'antibiotico-resistenza è un aspetto critico non solo a livello nosocomiale, ma anche tra i
pazienti ambulatoriali e in ogni ambiente. Gli Staphylococcus aureus meticillina-resistenti (MRSA)
sono stati trovati ovunque negli ospedali e nelle case di cura. L'MRSA che può contaminare le stanze
dei pazienti, è stato trovato senza difficoltà su cellulari, guanti o indumenti del personale sanitario e
anche le persone in visita ai pazienti ospedalizzati sono a rischio di contaminazione. Possiamo trovare
molti serbatoi umani e animali di batteri resistenti anche al di fuori degli ospedali. Alcuni lavoratori,
come veterinari e allevatori, sono a più alto rischio di sviluppo di infezione da MRSA, ma ceppi resistenti
si osservano anche tra i bambini. Il 70% dei ragazzi è positivo come portatore nasale di Staphylococcus
aureus e l'MRSA è stato identificato nel 25,5% dei casi.
Anche la resistenza agli agenti antimicrobici nei batteri gram-negativi è in crescita. Sono
stati riportati casi di portatori intestinali di Escherichia coli resistenti ai fluorochinoloni nel 20-40% di
bambini sani, che non hanno mai ricevuto chinoloni o altri antibiotici. La mancanza di evidenza di
trasmissione intrafamiliare di questi ceppi di E. coli resistenti suggerisce che altre vie di trasmissione,
probabilmente attraverso il cibo o l'acqua, possano spiegare l'elevata percentuale di portatori osservata,
e questo accresce la preoccupazione degli scienziati. In diversi lavori è stata dimostrata la possibilità
di trasmissione di batteri resistenti dagli animali agli uomini attraverso la catena alimentare.
Come riportato da uno studio italo-spagnolo, il DNA batterico, che codifica per il gene della
resistenza ad alcuni antibiotici come le aminoglicosidasi, può essere estratto dalla carne di pollo,
di maiale e di manzo dopo le normali procedure di cottura. "Sebbene sia impossibile determinare il
destino del DNA batterico che codifica per i geni responsabili della resistenza agli antimicrobici, questi
risultati suggeriscono che nell'ambiente sono disseminati diversi tipi di serbatoi, che possono essere
molto difficili da eliminare" ha affermato il prof. Cornaglia. Anche l'ambiente naturale può svolgere un
ruolo importante nella diffusione, nel mantenimento e nell'amplificazione dell'antibioticoresistenza. Uno studio irlandese ha dimostrato per la prima volta la presenza di Escherichia coli
resistenti in uscita da un impianto di trattamento delle acque di scarico secondarie. Secondo il prof.
Cornaglia "questi risultati riflettono un fenomeno che si ritiene essere molto diffuso, suggerendo un ruolo
importante per la contaminazione batterica del nostro ambiente".
La forte pressione istituzionale per la limitazione del numero di prescrizioni di antibiotici a volte
porta molti pazienti e medici a considerare gli antibiotici come farmaci da evitare, ma questo non è
corretto. Gli agenti antimicrobici devono essere considerati come uno strumento essenziale nella pratica
medica giornaliera, la cui crisi sta gravemente indebolendo il trattamento efficace di molte infezioni,
anche di quelle minacciose per la vita. Il problema è che spesso gli antibiotici sono utilizzati in modo
scorretto ed esagerato" ha affermato il prof. Cornaglia. Sfortunatamente la riduzione del numero di
prescrizioni di antibiotici non corrisponde automaticamente a una diminuzione dell'antibioticoresistenza, come dimostrato in modo definitivo in un follow-up di 10 anni del programma di sorveglianza
svedese.
Gli antibiotici possono essere utili anche nella cura dell'influenza, nonostante una forte
pressione ne scoraggi l'assunzione. Una volta ancora il problema critico è l'uso corretto di questi
agenti. Il presupposto secondo cui gli agenti antimicrobici devono essere sempre evitati nel trattamento
di pazienti con influenza sembra essere scientificamente razionale, infatti gli antibiotici uccidono i batteri
e non i virus, e inoltre ha lo scopo di ridurre la spesa sanitaria. Gli antibiotici non sono attivi contro
l'influenza in sé, ma, se utilizzati tempestivamente, possono evitare o risolvere le superinfezioni
batteriche che rappresentano la principale complicazione dei gravi episodi di influenza. "Tuttavia devono
essere fortemente scoraggiati sia l'accumulo sia l'uso preventivo" ha affermato il prof. Cornaglia.
"Il fattore critico è la qualità del trattamento." Invece le istituzioni e le autorità sanitarie
pubbliche sono focalizzate principalmente sul numero di prescrizioni dei medici. Questo tipo di approccio
apparentemente produce dei risparmi, ma spesso aumenta il rischio di ospedalizzazioni e la durata
media dei trattamenti, con un conseguente aumento dei costi totali. "Per diminuire la resistenza agli
antimicrobici, devono essere pianificate le appropriate terapie a base di antibiotici per i singoli
pazienti e i pazienti devono cooperare con i medici, seguendo attentamente le istruzioni, soprattutto
per quanto riguarda la durata del trattamento." Si devono evitare le prescrizioni non giustificate (nei casi
in cui non sia indicato l'uso degli antibiotici), le prescrizioni inappropriate (errori nella scelta
dell'antibiotico o nella durata del trattamento) e l'automedicazione. La consultazione diretta di un medico
microbiologo o di uno specialista in malattie infettive e i programmi educativi rivolti ai pazienti possono
ridurre significativamente l'abuso e l'utilizzo scorretto degli antibiotici. "La maggior parte delle nostre
azioni deve essere indirizzata a favorire un dibattito culturale per modificare false credenze o
abitudini e per migliorare le conoscenze."