OSPEDALI/PREVENZIONE Perché gli antibiotici rischiano di diventare inutili Sempre più diffusi i ceppi batterici resistenti. Un programma per prevenire il fenomeno e scongiurare le infezioni Il primo antibiotico e il più famoso è la penicillina, scoperta da Alexander Fleming nel 1928 ed entrata in terapia negli anni '40. Da allora gli antibiotici hanno avuto un ruolo decisivo nel diminuire la mortalità per malattie infettive salvando tantissime vite. Questi farmaci preziosi vedono però oggi seriamente messa a rischio la loro efficacia. L’abuso degli antibiotici ha infatti indotto una costante crescita di fenomeni di resistenza da parte di molti ceppi batterici. A favorirli, la sovra prescrizione, i dosaggi inferiori a quelli necessari per combattere la malattia, l’insufficiente o l’eccessiva durata del trattamento e gli errori di diagnosi che conducono a scelte inappropriate di farmaci. Tutti fattori grazie a cui i microrganismi patogeni hanno sviluppato una sempre maggiore difesa contro i farmaci. Si tratta di una situazione di particolare gravità negli ospedali, nelle case di riposo e nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), realtà in cui si trovano a convivere persone ammalate tra cui è facile si sviluppino infezioni incrociate. Proprio per combattere quest’eventualità, negli ospedali triestini la Commissione infezioni ospedaliere ha messo a punto dal 2007 uno specifico programma contro l’antibiotico resistenza che ha già ottenuto risultati significativi. “In ospedale la possibilità del contagio è amplificata per l’elevata suscettibilità della popolazione di pazienti accolta. Basti pensare che su cento persone accolte in ospedale quasi cinque contraggono durante il ricovero almeno un’infezione, spesso causata da microrganismi resistenti agli antibiotici”, spiegano Adele Maggiore, coordinatrice della Commissione e Roberto Luzzatti, direttore delle Malattie infettive . “Per questo la rapida diffusione negli ospedali di microrganismi resistenti agli antibiotici rappresenta una criticità di grandi dimensioni – continua - La resistenza dei batteri costituisce infatti il principale fattore di fallimento nel trattamento delle infezioni, con l’effetto di prolungare le degenze, moltiplicare i casi di malattie e incrementare la mortalità”. La strategia messa in atto dalla Commissione infezioni ospedaliere prevede al primo posto una costante sorveglianza da parte del Laboratorio di Microbiologia sull’antibiotico resistenza di alcuni microrganismi “chiave”. Da qui si traggono infatti cruciali informazioni sull’entità e sulle tendenze della questione. In parallelo la Farmacia ospedaliera sorveglia il consumo di antibiotici nei reparti mentre a governarne un uso corretto sono delle linee guida interne condivise con i medici. Accanto a questi strumenti ve ne sono poi alcuni che a prima vista appaiono di grande semplicità ma che si sono rivelati fondamentali nel combattere le infezioni ospedaliere: la formazione continua dei medici per tenere sempre alta l’attenzione sul problema e le campagne per richiamare gli operatori al corretto lavaggio delle mani, anche incrementando l’uso di gel alcolici a disposizione altresì dei visitatori, altra possibile fonte d’infezione. Il lavoro della Commissione ha già avuto esiti importanti. Il programma ha portato in breve tempo alla riduzione della resistenza di alcuni microorganismi quali lo Pseudomonas aeruginosa resistente a tutti gli antibiotici o l’enterococco multiresistente alla vancomicina. Ma certo c’è ancora molto da fare per ridurre il consumo degli antibiotici. Si tratta infatti di una battaglia che per essere vinta richiede la collaborazione dei medici di famiglia e di tutti quei pazienti che spesso pensano che l’antibiotico sia un farmaco da banco che si può prendere con facilità. L’Istituto superiore di sanità, l’Agenzia italiana del farmaco e il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali hanno lanciato una campagna di informazione che richiama tutti all’uso responsabile di questi importantissimi farmaci che tante vite hanno salvato. Su www.antibioticoresponsabile.it ulteriori informazioni e utili consigli.