V domenica di pasqua
24 aprile 2005
La Parola
Prima lettura
Dagli Atti degli Apostoli (At 6, 1-7)
1
In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché
venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2 Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e
dissero: “Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3 Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette
uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. 4 Noi, invece, ci dedicheremo
alla preghiera e al ministero della parola”. 5 Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede
e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. 6 Li presentarono quindi
agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. 7 Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava
grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede. Parola di Dio.
Dal Salmo 32
Volgiti a noi, Signore: in te speriamo.
1
Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
4
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
18
Ecco, l’occhio del Signore
veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
Seconda lettura
Dalla prima lettera di Pietro apostolo (1Pt 2, 4-9)
Carissimi, 4 stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, 5 anche voi venite
impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. 6 Si legge infatti nella Scrittura: “Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta,
preziosa e chi crede in essa non resterà confuso”. 7 Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli “la pietra che i
costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, 8 sasso d’inciampo e pietra di scandalo”. Loro v’inciampano perché
non credono alla parola; a questo sono stati destinati. 9 Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il
popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua
ammirabile luce. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (Gv 14, 6)
Io sono la via, la verità, la vita, dice il Signore:
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 1-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 1 “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
2
Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; 3 quando sarò andato e vi
avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. 4 E del luogo dove io vado, voi
conoscete la viaA”. 5 Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”. 6 Gli disse
Gesù: “Io sono la viaB, la veritàC e la vitaD. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete
anche il Padre: fin da ora lo conosceteE e lo avete vedutoF”. 8 Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. 9 Gli
rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi
dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma
il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le
opere stesseG. 12 In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi H,
perché io vado al PadreI”. Parola del Signore.
Note del testo
Con il cap. 13 inizia la seconda parte del quarto Vangelo, chiamata Il libro dell’ora o anche Il libro della gloria. Al suo
interno, il gruppo dei capitoli 13-17 forma un blocco omogeneo denominato “discorsi di addio”. Il brano sviluppa una
relazione che vede coinvolti i discepoli, Gesù e il Padre. È Gesù ad illuminare con la sua parola i discepoli che, dalla iniziale
relazione con Gesù, sono progressivamente messi in comunione con il Padre e, continuando la lettura del testo oltre il brano di
oggi, con lo Spirito Santo. La luce pasquale si stende sul testo dei discorsi di addio. La dipartita di Gesù non è una partenza
senza ritorno. Con la sua morte e risurrezione egli prepara un posto, cioè rende possibile ai discepoli la comunione con il
Padre. Non si tratta di uno spazio fisico, ma teologico, nel senso che immette i discepoli nel circuito della relazione trinitaria.
La prima lettura mette in evidenza il sorgere di un primo dissenso nella comunità cristiana. Per ritrovare la comunione gli
apostoli istituiscono una nuova struttura organizzativa: scelgono delle persone capaci e le incaricano di regolare con giustizia,
senza favoritismi, la distribuzione degli aiuti ai poveri. Ma gli apostoli sanno che questo non basta. Le divisioni hanno radici
più profonde: per strapparle occorrono la preghiera e un ascolto attento della Parola.
(A): Se Gesù può dire di essere “la via, la verità, e la vita”, è chiaramente perché “lui e il Padre sono una cosa sola”, perché
lui è nel Padre e il Padre è in lui. C’è una comunione perfetta di pensiero, di sentimento, di volontà, e quindi nella vita di Gesù
il mistero di Dio viene rivelato. Ma se Gesù può dire queste cose è non solo perché “è una cosa sola con il Padre”, ma perché
“è una cosa sola con noi” perché è veramente uomo, perché le sue parole sono davvero parole umane, e i suoi gesti sono
davvero gesti umani.
(B): “Gesù è la via”. È la via perché è realtà visibile, è cammino visibile di esistenza umana; ma è un cammino visibile di
esistenza umana che ha ricevuto la sua meta, il suo itinerario, dalla comunione con Dio. Gesù ha percorso il suo cammino
umano di esistenza in una sottomissione perfetta al Padre. Per questo la via che Gesù ha percorso, quella via che Gesù è, è
autentica, conduce a Dio, è la realizzazione piena della vocazione umana.
(C): E se “Gesù è la verità” è in fondo per lo stesso motivo. Perché il mistero di Dio è diventato attraverso di lui visibile e
ascoltabile, è diventato parola umana, gesto umano, sofferenza umana, umiliazione umana, e vittoria umana sopra il mistero
stesso della morte. Per questo Gesù è verità. Se uno vuole conoscere il mistero della realtà deve guardare lui, perché in lui
quella radice profonda del mistero della realtà che è Dio stesso si è fatta visibile e concreta.
(D): E lo stesso vale l’affermazione di “Gesù come vita”. Gesù contiene in sé il mistero infinito dell’amore di Dio, e non solo
lo contiene, ma lo esprime e lo dona, attraverso dei gesti umani, quindi dei gesti che noi possiamo raggiungere, che non sono
aldilà della nostra portata. Dio è aldilà della nostra portata, su questo non c’è dubbio: “Dio non lo ha mai visto nessuno” (Gv 1,
18). Dio è aldilà dei nostri pensieri, e dei nostri slanci religiosi; ma quel Dio, che sta aldilà di tutto quello che noi possiamo
pensare o realizzare, si è fatto raggiungibile in concreto nella umanità di Gesù.
(E): Il verbo “conoscere” è modulato secondo tempi differenti: al perfetto per la conoscenza di Gesù, supposta come acquisita
da parte dei discepoli, al futuro per la loro conoscenza del Padre; questa è in seguito affermata al presente, come se già fosse in
atto. Il cambiamento dal futuro al presente è introdotto da un “già da ora” che comanda anche il verbo vedere. Essendo al
perfetto, quest’ultimo esprime un risultato ormai raggiunto e quindi attuale. La traduzione sarebbe: “Se voi foste arrivati a
conoscermi, conoscereste anche il Padre. Ma da ora, voi cominciate a conoscerlo e lo vedete”.
(F): Il verbo vedere esprime il profondo desiderio presente nell’uomo. Filippo fa appello a Gesù per essere esaudito, ma egli
ha parlato come se Gesù e il Padre fossero “due” e come se Gesù fosse semplicemente l’intermediario, non il mediatore in
senso forte. Nel senso teologico, il “mediatore” indica non un semplice intermediario o una persona incaricata di trovare un
accordo tra due persone in conflitto, ma il Cristo, in cui sono perfettamente unite umanità e divinità e che solo riconcilia gli
uomini con Dio. Attraverso il Figlio, il credente è alla presenza del padre stesso. Gesù fonda il vedere nel fatto che il Padre
abita in Lui.
(G): Dunque, le opere di Gesù, quello che Gesù compie e dice, porta l’impronta del Padre, il sigillo del Padre, la forma del
Padre. La forma di Dio è stampata nella umanità di Gesù. “Credetelo per le opere stesse”, vuole dire: fate l’esperienza,
attraverso le opere di Gesù, di potere entrare in relazione con il mistero dell’amore infinito di Dio. “Fate quello che lui vi dice”
(Gv 2, 5), e attraverso questa obbedienza concreta all’umanità di Gesù, attraverso il legame concreto con Lui, sperimenterete
quella ricchezza di vita che viene da Dio. Riconoscerete che le opere di Gesù non sono semplicemente le opere del mondo –
quelle che l’uomo può compiere in quanto appartiene al mondo e ha le energie, le capacità del mondo –, riconoscerete,
sperimenterete, che quelle opere vengono da Dio, da oltre il mondo, quindi non sono spiegabili con le leggi intrinseche del
mondo; sono invece opere che rivelano il di più della gratuità dell’amore, della generosità di Dio.
(H): Sembra volere dire che il mistero dell’Incarnazione, attraverso cui le opere di Dio sono diventate visibili, non termina con
la Pasqua di Gesù, ma al contrario viene dilatato dalla Pasqua di Gesù, per cui le opere di Gesù continuano in tutto il cammino
della umanità e della Chiesa in particolare; dove l’uomo vive l’esperienza della fede – quindi dove l’uomo si apre al
riconoscimento di Gesù come rivelatore del Padre, come colui che compie le opere del Padre –, dove l’uomo si apre a questa
fede, l’energia che ha operato in Gesù opera in lui. E la forma che ha plasmato l’umanità di Gesù – e che gli ha dato quella
forma e non un’altra, che gli ha dato quei pensieri e non degli altri, e quelle azioni e non delle altre, quel modo di morire e non
un altro –, ebbene quella forma plasma ancora l’esistenza dell’uomo. E la glorificazione di Gesù rende questa rivelazione di
Dio ancora più grande e ricca e significativa.
(I): Gesù va al Padre non nella stessa condizione nella quale era sceso dal Padre. È questo ciò che a noi è dato di cogliere: cioè
l’incontro con l’umanità, il passare attraverso la porta dell’incarnazione, non può lasciarci nella stessa condizione, nel
momento in cui andiamo al Padre. Ritornato al Padre, Gesù proseguirà la sua opera attraverso i credenti; questi riceveranno
dal Padre il dono dello Spirito: Gesù verrà a loro e insieme al Padre dimorerà presso di loro.
Prefazio suggerito: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o
Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato. In lui, vincitore del peccato e
della morte, l’universo risorge e si rinnova, e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita” (prefazio IV del tempo pasquale).
Padri della chiesa
Quando il Signore dichiara che vi sono molte dimore, è probabile che egli voglia sottintendere che chi ha voluto vivere nella
virtù avrà, per così dire, un luogo proprio e proporzionato alle sue opere, per ricevere la gloria. Se dunque, diceva, non fossero
molte le dimore presso Dio Padre, per questo motivo sarei andato prima per preparare ai santi le dimore; ma sapendo che sono
già pronte molte dimore, che aspettano l’arrivo di coloro che amano Dio, non è per questo motivo, dice, che partirò, ma per
preparare, in qualche modo, la via del ritorno al cielo, e per rendere accessibile ciò che una volta era inaccessibile. Infatti, il
cielo era assolutamente inaccessibile, e nessun corpo, prima, aveva potuto varcare il puro e santo luogo degli angeli, finché,
per primo, Cristo non inaugurò la salita al cielo, e diede alla carne la possibilità di salirci, offrendo se stesso a Dio Padre, quasi
come primizia dei morti e di quelli che giacciono sotto terra, e per primo, come uomo, apparve a quelli che sono in cielo.
Nostro Signore Gesù Cristo inaugurò, dunque, la via nuova e viva, come dice Paolo, entrando non nel tabernacolo fatto dalla
mano dell’uomo, ma nello stesso cielo, per apparire, per noi, davanti al volto di Dio (cf Eb 10,20;9,24). Cristo, infatti, non salì
al cielo per mostrare se stesso al cospetto di Dio Padre: era, in verità, ed è, e sarà sempre nel Padre e davanti agli occhi del
proprio Genitore: ma salì, ora, per mostrarsi come uomo, in modo insolito e nuovo, egli che prima era Verbo privo del corpo
umano. Apparve, pertanto, davanti al Padre, come uomo, per noi, affinché collocasse di nuovo, davanti al Padre, noi che, per
l’antica trasgressione, eravamo stati rigettati dal suo volto; sedette, come Figlio, affinché anche noi, come figli, fossimo
chiamati, per suo mezzo, figli di Dio (Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni).
Altri autori cristiani
Quando si guarda il Crocifisso si intravede l’amore di Dio. Parrebbe un assurdo. Ma è così. Niente è più divino, più luminoso,
più rivelatore di Dio del Crocifisso: nel massimo delle tenebre, il massimo della rivelazione e della luce. Sì, veramente nel
Crocifisso noi ci sentiamo amati, amati anche nel nostro peccato: anzi, amati così, nel Dio sofferente, perché peccatori: non
siamo stati comprati a prezzo d’oro e d’argento, ma col sangue del Figlio (cfr 1Pt 1,18). Nel massimo del male e dell’odio
c’è la massima rivelazione dell’amore e del perdono. Ci sentiamo amati da Dio e siamo felici. Se non troviamo qui la felicità,
non saremo mai felici… Soltanto guardando il volto del Crocifisso noi comprendiamo cosa intendiamo quando chiamiamo
Dio col nome di Padre. Non potremmo mai dire ‘Padre Nostro’ o pronunciare anche una sola parola su Dio che pretenda di
esprimere in qualche modo la sua realtà, se non guardando il volto di Cristo crocifisso (M. Cè, Cristo crocifisso… pp. 211-13).
Al versetto 8 Filippo dice: “Signore, mostraci il Padre e ci basta!” È di stile dei nostri commenti del vangelo parlare spesso
male degli apostoli […]: che non capivano, che avevano la cervice dura, che avevano il cuore gravato... Ora, ci sono degli
squarci che dimostrano che poi non era proprio così, o perlomeno non lo era nel modo con cui a noi viene molto materialmente
di intenderlo, perché nonostante tutto ricevevano in modo connaturale dall’ambiente dal quale il Signore li aveva chiamati, e
cioè dal popolo che lui stesso si era preparato, un’educazione spirituale che, sia pure con tutti i loro difetti e tutti i loro limiti e
il peso permanente della carnalità, tuttavia ogni tanto poi si rivelava. E un grido come questo di Filippo, sia pure poi ancora
incompleto, imperfetto certamente, tuttavia è molto significativo, se lo dobbiamo prendere per buono in tutta la sua portata:
“Signore, mostraci il Padre e ci basta!”. […] Non avevano capito molte cose, non riuscivano ancora a mettere d’accordo tutto
quello che in parte derivava dalla loro stessa educazione con il mistero della croce, permanevano in loro degli errori gravissimi
sul Cristo, che essi continuavano a pensare in termini terrestri, però in fondo c’era una cosa grossissima - quella sulla quale il
Signore ha fatto leva, quella che il Signore stesso, si capisce, ha suscitato ed educato e che poi dura al di là di tutte le loro
cadute - e cioè il senso di Dio e il bisogno di Dio, e questa capacità di arrivare - sia pure in qualche momento di punta - a dire:
“Signore, mostraci il Padre e ci basta!”. […] E difatti il Signore risponde, in fondo, in positivo a questa domanda. Anche se
poi deve sfondare ancora con una rivelazione ulteriore, tuttavia risponde in positivo: “Sì, è vero, ve l’ho voluto mostrare, sono
venuto per questo! E chi ha visto me ha visto il Padre”. […]: “Si è già rivelato. Lo vedete già, il Padre è in me e io in lui, e chi
crede in me - ecco sempre l’atto della fede come mediazione necessaria – rimane in me ed io nel Padre, quindi il Padre rimane
in lui”. E non è solo lui saziato, ma diventa principio di operazioni nuove divine […]: “compirà le opere che io compio e ne
farà di più grandi”. Diventa egli stesso quindi come un principio nuovo di energia divina per tutto il mondo! […] Certamente
non più di quanto Cristo lo sia nella gloria del Padre, perché è da lui che scaturisce tutto; ma di quanto Cristo sia stato
nell’arco della sua vita terrena, questo sì. Anche questo è sconvolgente, forse non ci abbiamo mai pensato! (G. Dossetti,
Omelia nella V domenica di pasqua A, 30 aprile 1972: dalla viva voce, senza la revisione dell’autore).
Una prima riflessione parte dalla lettura degli Atti. In OPG ormai le etnie presenti cominciano ad essere
davvero tante e risulta seriamente difficile comunicare, ascoltarsi, cogliere i bisogni di tutti. Non ci
stupisce la difficoltà degli apostoli, non ci stupisce che il gruppo maggioritario tenda ad emarginare
naturalmente le minoranze. Quello che pensano gli apostoli è di individuare i più adatti al ruolo di
diaconi, di preposti al servizio della mensa delle vedove, così da riuscire a leggere ed elaborare i bisogni
differenti. Questo non significa abdicare al servizio come vocazione di ogni cristiano, ma identificare un
ministero specifico per uno dei due pilastri della comunità cristiana: il servizio della Parola di Dio e il
servizio dei poveri. Leggendo il Vangelo ci nasce un’altra riflessione. A volte si fatica a credere ad un
Dio buono, un Dio che ci chiama ad una vocazione, a uno scopo, perché ci è successo che, pur credendo
di appoggiarci a lui, la vita ci ha sbattuto delle porte in faccia. A volte Dio non ci sembra il sommo bene,
ma piuttosto un Dio che deve chiederci scusa e che noi dobbiamo perdonare. Eppure leggendo la nostra
storia, spesso ci accorgiamo di come Dio ogni giorno ci salva da noi stessi, per la fedeltà alla chiamata
che ci ha fatto. Può apparire insensato, ma lo stesso fraintendimento è quello, in un certo modo,
dell’apostolo Filippo, il quale non capisce ciò che dovrebbe essergli chiarissimo: sta seguendo Gesù e
mostra di non avere ancora le idee molto limpide; crede di aver preso con coscienza una strada, ma in
realtà è ancora molto lontano dal capire chi è Gesù. Questo ci dice quanto le nostre piccole e grandi scelte
non ci permettano mai di dare per acquisita la nostra relazione con Dio, la ricerca instancabile e talvolta
confusa della sua volontà (Gruppo OPG).
Passi biblici paralleli
v. 1 (Turbamento) Gv 11,33: Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si
commosse profondamente, si turbò e disse: “Dove avete posto (Lazzaro)?”
Gv 13,21: Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Gv 16,6-15: Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi
che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E
quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non
credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di
questo mondo è stato giudicato.Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando
però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito
e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre
possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà.
v.3 Gv 7,34:Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire.
Gv 12,26: Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.
Gv 17,24: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella
che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.
Eb 6,19-20: In essa infatti noi abbiamo come un’ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del
velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera
di Melchìsedek.
(ritornerò e vi prenderò con me : tutta l’attesa della chiesa si basa su questa promessa)
1Ts 4,16-17: Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal
cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per
andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
1Cor 4,5: Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle
tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.
1Cor 11,26: Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore
finché egli venga.
1Cor 16,22: Maranà tha: vieni, o Signore!
Ap 22,17: Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete venga; chi vuole attinga
gratuitamente l’acqua della vita.
Ap 22,20: Colui che attesta queste cose dice: “Sì, verrò presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù.
1Gv 2,28: E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla
sua venuta.
Eb 9,11-14: Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non
costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio
sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei
vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il
sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere
morte, per servire il Dio vivente?
v. 6 (L’immagine della “via” lunga e difficile che Israele deve percorrere per raggiungere la Terra Promessa,
appoggiandosi a Dio, apparteneva ai simboli dell’Esodo)
Dt 8,2-10; Sal 77,20.
(Nel N.T. l’immagine della “via” resta, ma Gesù propone una nuova maniera di camminare secondo Dio e incontro a Dio)
Mt 16,24; Eb 10,20-22.
(Il cristianesimo nascente fu chiamato “la via”) At 18,25; At 24,22; At 9,2; At 18,25; Gv 10,9.
(Gesù è la verità, perchè, in quanto figlio incarnato, è l’espressione perfetta del Padre: Egli proclama le parole ascoltate
dal Padre che l’ha inviato) Gv 8,26-27; (ci fa conoscere quello che egli conosce) Gv 1,18: Dio nessuno l’ha mai visto:
proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato(e ci invita a credere a lui con fede) Gv 3,12-13.
(Dopo la sua glorificazione, lo Spirito di verità guiderà i credenti nella verità totale) Gv 14,16-17; Gv 16,13; (vita) Gv
17,3; Gv 1,4; Gv 3,16.
vv. 8-9 (Filippo non ha ancora pienamente riconosciuto Gesù, esattamente come Pietro e Tommaso) Gv 13,36-38; Gv
20,24-29; Gv14,5.