“Donne e nuove tecnologie informatiche: l’accesso alla società dell’informazione” Le interviste ai testimoni privilegiati Roberto Marchisio Maurizio Pisati per TiConUno Sommario Il campione degli intervistati L’intervista Presentazione analitica del materiale delle interviste I formatori 1.1. Differenze d’uso: approccio “smaliziato” e approccio “sistematico” 1.2. Apprendere: il riferimento è maschile 1.3. Gli atteggiamenti: il timore della macchina Le formatrici 2.1. L’importanza degli obiettivi d’uso 2.2. La centralità dell’immaginario Il mondo della scuola 3.1. Differenze di genere o differenze di generazione? Utenti avanzate 4.1 Storie e percorsi personali 4.2. Negare le differenze? Un quadro contraddittorio 4.3. Modello di apprendimento maschile? 4.4. Dalla negazione al superamento delle differenze Per fare il punto Il campione degli intervistati L’indagine ha previsto la realizzazione di interviste a una serie di testimoni privilegiati sul territorio nazionale: esperti del mondo della formazione, insegnanti di discipline diverse e appartenenti a scuole di diverso indirizzo (tecnico commerciale, tecnico industriale, liceo scientifico) con esperienze significative nell'applicazione di tecnologie informatiche alla didattica; utenti avanzate che applicano tecnologie informatiche nel contesto lavorativo o persone che possiedono particolari competenze professionali. Il campione era così articolato: I formatori intervistati sono 5 (3 donne e 2 uomini). Tutti svolgono questa attività da diversi anni. Alcuni di loro sono anche insegnanti. Ci è sembrato interessante poter intervistare persone che avessero esperienze nei due campi formativi per la possibilità di confronti e paragoni. Gli insegnanti intervistati sono 6 (3 uomini e 3 donne). Le loro esperienze si riferiscono prevalentemente a istituti di istruzione secondaria. Le utenti avanzate intervistate sono 3. Le interviste sono state realizzate tramite colloquio diretto con l’intervistatore, che ha registrato sul luogo le risposte e le ha successivamente riportate in appositi file. Alcune interviste (3) sono state effettuate telefonicamente. La durata media delle interviste è risultata di circa 45 minuti. Due interviste “pilota” sono state effettuate negli ultimi mesi del 1998. Le altre interviste sono state effettuate nell’arco di 5 mesi, tra Febbraio e Giugno 1999. Le due tabelle seguenti presentano un prospetto degli intervistati in base al genere e all’attività svolta con i nomi (inventati, per tutelare il diritto di privacy), che verranno utilizzati nel rapporto. Tabella 1: Prospetto degli intervistati in base al genere e all’attività svolta Donne Uomini Lucia P. Giulia T. Elisabetta R. Roberto B. Giuseppe N. Insegnanti Carla F. Daniela M. Fulvia C. Claudio D. Antonio G. Francesco L. Utenti Sandra A. Bruna E. Laura S. Formatori Tabella 2: Prospetto analitico degli intervistati e descrizione di alcuni dati personali Formatori uomini Nomi utilizzati Data intervista Giuseppe N. Marzo 1999 Dati personali e lavorativi Funzionario tecnico in Università, laureato in Sociologia, nato nel 1970. Roberto B. Dicembre 1998 formatore e insegnante, età 50, insegnante di informatica e progettatore-conduttore di corsi di informatica di base per sole donne e gruppi misti. Formatori donne Nomi utilizzati Data intervista Lucia P. Marzo 1999 Laureata in architettura, gestisce una società di progettazione e realizzazione di siti internet. Nata nel 1966. Giulia T. Febbraio 99 1944, Formatrice, corsi di formazione per insegnanti. Insegnamento nei corsi di “Tecnologie multimediali nell’ambito della grafica e della comunicazione” (1998) e “Esperti in comunicazione multimediale” (1999). Corsi per sole donne. Elisabetta R. Giugno 99 Dati personali e lavorativi 1949, formatrice con esperienza di insegnamento ad adulti (CNA); corsi di alfabetizzazione informatica FSE o Libera Università delle Donne con utenza tutta femminile. Insegnante istituto tecnico. Insegnanti donne Nomi utilizzati Data intervista Carla F. Maggio 99 Nata nel 1951; Insegnante di matematica in Istituto Tecnico; insegna solo nel biennio, in cui sono previste (tra le ore di matematica) due ore di laboratorio informatico alla settimana; l’uso dei computer non è limitato alla matematica ma anche all'acquisizione di strumenti informatici diversi: dall’uso dei word processor fino alla navigazione in internet. Le classi sono miste (più donne che uomini). Daniela M. Maggio 99 Nata nel 1962. Insegna in Scuola media. Utilizza computer e tecnologie informatiche come insegnante di sostegno ad alunni con handicap. Fulvia C. Giugno 99 Nata nel 1961, dal 1992 è insegnante di informatica e sistemi; ha insegnato in istituti tecnici e, attualmente, in liceo scientifico sperimentale. Dati personali e lavorativi Insegnanti uomini Nomi utilizzati Data intervista Antonio G. Giugno 99 Francesco L. Giugno 99 Dati personali e lavorativi 1950, insegna matematica dal 1974 in Istituto Tecnico. Impegnato da molti anni nella sperimentazione informatica della scuola italiana (Piano Nazionale informatica del 1976). Savona, laurea in matematica, insegna in Istituto tecnico. Ha curato le prime sperimentazione informatiche (corsi I.G.E.A., metà anni ‘80) e ha organizzat i laboratori. Tiene corsi di aggiornamento su informatica e didattica. Nato nel 1954. Claudio D. Giugno 99 Nato nel 1958, laureato in informatica, insegna presso il Liceo scientifico informatico. Si occupa anche di manutenzione macchine e software del laboratorio. Utenti avanzate Nomi utilizzati Data intervista Bruna E. Aprile 99 Sandra A. Laura S. Dati personali e lavorativi 1968 Progettista software. Lavora in una ditta che produce circuiti integrati. Progetta circuiti integrati. Maggio 1999 Utente avanzata, 31 anni, ha fatto anche corsi di formazione; specializzata in gestione e analisi di ampie basi di dati. Ottobre 98 Studiosa delle tematiche legate all’impatto sociale delle tecnologie informatiche. L’intervista L’intervista era di tipo qualitativo a domanda aperta, condotta da un intervistatore che poteva intervenire direttamente nel discorso a scopo di orientamento e controllo. I contenuti dei colloqui sono stati annotati e in seguito riversati su file. Le domande della traccia dell’intervista prevedevano, oltre alle informazioni di base relative al sesso e all’età, una serie di stimoli che intendevano delineare con precisione il tipo di attività svolta dall’intervistato/a e ricostruire, per quanto possibile, le tappe più importanti della sua esperienza personale con il computer (percorso di apprendimento e formazione). La seconda parte dell’intervista intendeva raccogliere informazioni sul rapporto personale attuale con le tecnologie informatiche: possibilità di accesso, frequenza e motivi di utilizzo. Le altre domande entravano nel vivo della questione, chiedendo all’intervistato/a quale opinione avesse maturato, sulla base alla propria esperienza personale, in merito al rapporto fra donne e tecnologie informatiche: si intendeva, in altri termini, cogliere e misurare la percezione del problema della differenza: se era presente, quanto era diffusa, a quali cause o motivi potesse essere ricondotta ecc. Lo schema dell’intervista, insistendo su questo punto, prevedeva di approfondire l’indagine orientando l’attenzione dell’intervistato dapprima sui dati della propria esperienza, per esplorare poi i temi dell’apprendimento e dei modelli cognitivi, gli atteggiamenti vissuti o osservati, le prassi formative o didattiche più efficaci sperimentate direttamente, immaginate o realizzate. Nella pagina seguente abbiamo riportato in tabella 3 la traccia utilizzata nelle interviste. Tabella 3. Traccia intervista Nome e cognome Anno di nascita Sesso Attività svolta: (in profondità) di che cosa si occupa .. Se ha insegnato in scuole o in corsi di formazione … quali …. A chi …. Rapporto personale con l’informatica o tecnologie informatiche: personal computer, reti, internet, banche dati, terminali..) Quale tipo di utilizzo: utilizza il computer per motivi di lavoro, nel tempo libero .. lo utilizza frequentemente.. Il percorso di formazione personale, come è avvenuto l’apprendimento, attraverso quali passaggi, quali tappe nella storia personale all’accesso delle tecnologie informatiche. In base alla sua esperienza, esistono differenze di genere in termini di approccio alla tecnologie informatiche? Si possono cogliere e da cosa si colgono? Come si manifesta e dove si manifestano? Se esistono differenze, a cosa vanno attribuite? Quali potrebbero essere le cause? (Modello della differenza che ipotizza una differenza cognitiva ed emotiva; diseguaglianza di opportunità: sono attribuite a motivi di socializzazione e culturali; differenze nella motivazione..) Quali sono i modelli di apprendimento? Si differenziano e in cosa si differenziano? Nei corsi di formazione si tiene conto di questa possibile connotazione? Esistono percorsi formativi immaginati in modo differente? Quali interventi, quali prassi formative efficaci si potrebbe immaginare; Di quali lei è a conoscenza? Presentazione analitica del materiale delle interviste Computer e differenze di genere. Quale percezione e quale definizione del problema è diffusa nel mondo della formazione, inteso in senso ampio? Quali orientamenti stanno emergendo? In relazione ai nostri dati, quali conferme, quali ipotesi si possono sostenere? E poi, quale formazione, quale metodologia di insegnamento, quale prassi efficace è possibile rilevare sul campo? Cosa ci insegnano i percorsi e le esperienze individuali delle donne che utilizzano in modo avanzato il computer nella loro vita lavorativa o nella loro vita privata? Per rispondere a queste domande, abbiamo dato la parola a chi si trova quotidianamente in situazioni di coinvolgimento e utilizzo di tecnologie informatiche. Sono tutte persone che possono osservare da un luogo privilegiato le tendenze in atto, che in qualche modo hanno a che fare con le problematiche finora descritte. Gli uomini e le donne intervistate costituiscono un gruppo che si colloca in uno spazio intermedio dove è presumibile siano più avvertibili i movimenti. Uno spazio che delimita uno snodo cruciale fra individuale e collettivo: una sorta di incrocio fra problemi e storie individuali da un lato e mutamenti più generali a livello sociale e culturale. Abbiamo intervistato persone che sperimentano su di sé o hanno osservato negli altri, le differenze, le diversità di approccio, perché lavorano quotidianamente per molte ore con il computer o perché sono impegnate nei laboratori dei corsi di formazione o nelle aule scolastiche. L’immagine che emerge è sicuramente ricca ma anche molto complessa e articolata. Nella presentazione delle risposte dei formatori si è ritenuto necessario mantenere la distinzione fra intervistati uomini e donne; i due rimanenti paragrafi sono dedicati il primo agli insegnanti e al mondo della scuola e il secondo alle donne utenti avanzate. I formatori 1.1. Differenze d’uso: approccio “smaliziato” e approccio “sistematico” Cominciamo a considerare le tematiche generali che emergono dalle interviste ai formatori uomini Anzitutto gli intervistati riconoscono una differenza di atteggiamento verso l’uso del computer. In genere le donne sembrano mostrare una certa “paura del sistema”, sia verso l’hardware che verso il sistema operativo. Tipico degli studenti (uomini) è un approccio più intuitivo che si basa su un intervento non mediato e sulla manipolazione diretta della tastiera o della macchina. Di fronte al piccolo (o grande) problema di cattivo funzionamento della macchina, gli uomini tendono in genere ad assumere una strategia di reazione più spavalda che mira ad individuare la causa del problema e a tentare di risolverlo direttamente. Questa tendenza è rilevata un po’ da tutti formatori intervistati. Va detto però che l’esperienza riferita riguarda soprattutto le fasi iniziali del corso: quelle in cui il gruppo di studenti comincia ad interagire con il formatore. Spesso, per molti di loro, si tratta della prima volta che si trovano di fronte a tastiera e monitor. Lo stesso tipo di distinzione può essere osservata anche nei confronti del software. Giuseppe N., che da anni svolge attività di formazione presso un centro universitario e che ha esperienza di corsi misti ma anche di corsi per sole donne per motivi di segregazione dei percorsi educativi, riferisce che gli uomini adottano un atteggiamento piuttosto attivo: tendono cioè a comportarsi in modo disinvolto procedendo magari per tentativi ed errori, senza seguire un percorso sistematico ma anche senza alcun timore di commettere errori o di inceppare il sistema. Insomma, per usare la stessa definizione dell’intervistato, “un tipico approccio da “smanettone””. Al contrario le donne sembrano adottare un approccio molto più metodico, basato sul manuale, procedendo magari più lentamente ma in modo più sistematico. Il manuale e il ricorso al formatore diventano la mediazione necessaria nell’approccio al software. Anche Roberto B., insegnante e formatore, conferma i giudizi di Giuseppe e aggiunge che la maggiore propensione a un approccio metodico, si accompagna, nel lungo periodo, a una maggiore precisione e scrupolosità. 1.2. Apprendere: il riferimento è maschile Proprio questo aspetto rimanda alla dimensione dell’apprendimento. A questo proposito va rilevato che sulla base dell’esperienza di insegnamento dei formatori, le donne tendono a considerare gli uomini (gli stessi compagni di corso, nel caso di corsi misti, oppure figure maschili nell’ambito famigliare) come fonti del sapere, “fonti alle quali rivolgersi per risolvere problemi informatici” (Giuseppe N.). In genere, almeno all’inizio, dimostrano meno fiducia nei propri mezzi di apprendimento dell’informatica rispetto agli uomini che appaiono più sicuri. In un primo tempo questo atteggiamento si traduce in una maggiore “rigidità”, “mancanza di flessibilità davanti agli imprevisti”, “bisogno di individuare e apprendere procedure standard da poter applicare alla soluzione dei vari problemi”. Ma nel lungo periodo, riferito alla durata del processo di apprendimento, le donne si rivelano molto più attente ai particolari e più diligenti rispetto agli uomini. Soprattutto, altro elemento da segnalare, le donne sono particolarmente attente a usare i computer al meglio in relazione ai propri obiettivi di uso. Se è finalizzato a obiettivi futuri reali e concreti, le donne cercano un apprendimento “strumentale” ma serio e metodico. 1.3. Gli atteggiamenti: il timore della macchina Sia l’approccio d’uso che i percorsi di apprendimento si connotano per la presenza di un atteggiamento di fondo condiviso: la “paura”, il “timore”, l’apprensione delle donne verso il computer è l’elemento più citato nelle interviste. Gli uomini osano di più, hanno meno paura, trascurano i messaggi di errore. Le donne, al contrario, tendono a sperimentare di meno, sono più caute e temono di sbagliare (Giuseppe N.). Le donne hanno un atteggiamento più reverenziale: temono il rischio di “rompere, danneggiare, guastare la macchina” (Roberto B.); Indifferenza al lato estetico; uso strumentale. Desiderio delle donne di approfondire le conoscenze al fine di migliorare la propria padronanza del mezzo. Le formatrici 2.1. L’importanza degli obiettivi d’uso Anche nelle risposte delle formatrici le tematiche appena descritte sono presenti e ricorrenti. Lucia P., è laureata in architettura e ha esperienza di corsi di formazione (dal livello introduttivo in cui si insegnano le basi elementari del “come fare a navigare” fino a corsi di livello più tecnico in cui si insegna a progettare un sito web completo). In base alla sua esperienza dice che “è vero che le donne sono sempre un po’ più spaventate…; ma in realtà vi sono anche molti uomini spaventati. Non saprei direi quali differenze siano davvero visibili; in effetti durante i corsi ho sempre visto che c’è sempre il ragazzo che eccelleva mentre non ho ancora incontrato la ragazza fanatica per queste cose per gli aspetti tecnici”. Secondo Giulia T., che ha alle spalle una lunga esperienza come docente nei corsi di formazione rivolti alla preparazione degli insegnanti, l’approccio all’uso personale alla macchina si risolve “per i maschi nella solita competizione tra chi sa di più; anzi, spesso si trasforma in un giochino che li motiva”. Ma per le donne l’avvicinamento alla macchina è una sorta di sfida con se stesse. La relazione che si sviluppa all’interno del gruppo femminile è giocata più sui toni della solidarietà, magari fondata sul sentirsi allo stesso modo incompetenti, che non sul versante della competizione e della sfida reciproca. Come nelle risposte precedenti, gli uomini mostrano un approccio “immediato”, devono subito “mettere le mani sul computer”, “fare concretamente” e solo in un secondo momento passare alla teorizzazione. Per le donne invece non c’è questa attesa spasmodica del fare. Il loro approccio è mediato, passa attraverso la lezione, la guida teorica, il manuale d’uso. E ancora con modalità di risposte simili, anche rispetto all’atteggiamento si rivela un'immagine dualistica: rispetto all’atteggiamento più creativo degli uomini, fra le donne è diffusa una visione strumentale. Da un lato le donne riconoscono le grandi potenzialità dello strumento; dall’altro riversano sulla macchina anche un sentimento quasi di “gratitudine” legata al non dover sostenere relazioni con altri (colleghi, collaboratori ecc.). È come se il computer evitasse la fatica di certe relazioni sul lavoro. Il computer libera il tempo: c’è più tempo da dedicare a se stesse e c’è la possibilità di rinunciare alle relazioni che implicano la cura per gli altri. 2.2. La centralità dell’immaginario Già da queste brevi considerazioni, si nota che anche se le tematiche che emergono dalle interviste sono simili, le opinioni delle formatrici sono maggiormente articolate. In particolare, assumono prospettive interessanti quando si mescolano a una più attenta consapevolezza delle implicazioni simbolico-culturali. Spesso i ragionamenti delle formatrici sono guidati dalla ricerca di una chiave di lettura che interpreta il quadro descrittivo precedente e lo colloca in una struttura di senso più adeguata. Le tendenze relative agli approcci e all’apprendimento sono tematizzati a partire dal piano simbolico, che diventa il terreno privilegiato della riflessione. L’approccio all’uso del computer, il tipo di apprendimento delle tecnologie informatiche sono come subordinati a una situazione culturale più ampia che le comprende e può offrire spiegazioni valide. L’attenzione si rivolge alla dinamica culturale e agli aspetti simbolici implicati e intrecciati alle macchine a tecnologia informatica. Dice Elisabetta R. che ha un'esperienza di insegnante e di formatrice in corsi di alfabetizzazione informatica misti - “dall’accendere il computer all’uso di programmi di elaborazione testi o a fogli elettronici” - e in corsi per sole donne: “Certo, ho notato differenze nell’approccio al computer fra donne e uomini. Tenendo i corsi per sole donne alla Libera università delle donne, mi è capitato di lavorare in modo esplicito anche sull’atteggiamento verso la macchina. Sicuramente sono emerse delle difficoltà nell’approccio legate a un immaginario che attribuisce alla macchina capacità e possibilità proprie del mondo maschile: c’è un atteggiamento vissuto di ostilità come se il computer riassumesse un mondo o qualcosa che viene negato. Nei discorsi delle donne sui computer, spesso vengono citati i mariti, i fidanzati, i figli”. L’immaginario “maschile” che accompagna la macchina e la tecnologia informatica si presenta dunque come elemento in grado di offrire ragione delle differenze di approccio. Certo si tratta di una percezione che appare più evidente soprattutto nei corsi in cui le donne vengono solo per diletto o per curiosità, senza obiettivi di lavoro. Il modello cognitivo, in questo caso, è legato a un immaginario rigidamente impostato sulla dicotomia maschile/femminile. Elisabetta si riferisce a persone oltre i 50 anni, escluse da una socializzazione informatica precedente o che non l'hanno mai avuta, che affrontano la macchina caricandola o proiettando su di essa anche un significato che inerisce alla loro identità sociale. All’inizio hanno paura di “rompere” la macchina, assumono un atteggiamento di difesa, si rassicurano a vicenda…solo molto più tardi assumono un atteggiamento più rilassato e “giocoso”. L’immaginario così marcatamente maschile sembra meno evidente in altri casi. Per esempio, nei corsi rivolti a chi intende acquisire competenze per il proprio lavoro (l’intervistata si riferisce a impiegate), queste esperienze sono molto meno visibili, emergono con difficoltà. I corsi per sole donne offrono comunque un luogo di osservazione interessante delle dinamiche legate alla differenza di genere. Secondo Giulia T., l’essere tra sole donne favorisce la libertà di espressione (emozionale, relazionale) in cui si può sperimentare un maggiore divertimento, il piacere di raccontarsi ed essere capite. Insomma è il contesto in cui può generarsi una situazione di apprendimento facilitato. La difficoltà di avvicinarsi all’uso e all’apprendimento della nuova tecnologia ha radici nell’immaginario collettivo ed è ricondotto al contesto culturale più ampio. Gli ostacoli e i blocchi sono legati alla storia vissuta: la mancanza di familiarità con lo strumento (da cui scaturiscono la paura di non controllare uno strumento troppo potente, il timore di non farcela, la sensazione di non essere all’altezza ecc.) deriva dal contesto sociale (e famigliare) in cui si è cresciute. Le differenze di approccio trovano proprio nel contesto culturale, nelle immagini sociali che accompagnano l’informatica e le macchine, la loro ragione dominante. Secondo Giulia, spesso il rifiuto o la resistenza sono determinate da uno stereotipo culturale che oppone “donne e matematica”. È uno stereotipo duro a morire, ancora alimentato e diffuso anche dalla scuola (in fondo è proprio l’impostazione didattica dell’insegnamento della matematica a produrre questi esiti). È uno stereotipo che può generare discriminazione sessuale. Da qui nasce l’esigenza di una riflessione in grado di elaborare una prassi formativa efficace: Giulia è da tempo impegnata nella sperimentazione di metodi alternativi mirati al “superamento” di questo immaginario culturale. Occorre sfatare lo stereotipo dell’incapacità femminile a livello cognitivo verso le discipline scientifico-matematiche. I modelli di apprendimento proposti nel corso mirano a portare alla luce proprio queste consapevolezze. Il problema vero però sta a monte: l’immaginario e il sistema culturale che accompagna le tecnologie informatiche sembra essere ancora tipico dell’istituzione scolastica italiana. L’ipotesi è che nelle aule scolastiche lo stereotipo generatore di differenza e ostacoli all’accesso paritario alle tecnologie trovi ancora oggi il terreno ideale e più efficace per riprodursi e diffondersi. È dunque alla scuola che bisogna rivolgere ora la nostra attenzione. Il mondo della scuola 3.1. Differenze di genere o differenze di generazione? Era il lontano 1976 quando nella scuola italiana veniva introdotto in termini sperimentali il P.I.N. (Piano Nazionale Informatica). L’informatica, almeno sulla carta, avrebbe dovuto trovare applicazione nell’insegnamento di tutte le discipline. Nella realtà il piano si trasformò nel tentativo di insegnare il linguaggio Pascal a tutti i docenti e l’informatica diventò un nuovo capitolo nei programmi di matematica. Da allora la scuola è cambiata. Il computer è entrato in modo massiccio nelle aule. E naturalmente non sono mancati altri progetti di innovamento della scuola basati sull’informatica. Le nostre interviste sono state effettuate in un periodo in cui era in fase di realizzazione il “Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche 1997-2000”. Secondo gli insegnanti intervistati, maggiori risorse disponibili, tecnologie più amichevoli e accessibili, crescita generale della familiarità con il computer sembrano gli ingredienti in grado di creare un clima più favorevole all’innovazione e un atteggiamento più positivo. Se questo è il quadro generale - un contesto istituzionale non sempre pronto, ma che ora sembra obbligato a reagire, investito com'è da potenti spinte al mutamento - diventa importante guardare cosa sta accadendo in relazione al rapporto fra donne e informatica. Qual è dunque la situazione che si presenta agli occhi dei nostri testimoni privilegiati? Troveremo analogie con il mondo della formazione? Le nuove generazioni sono portatrici di modelli di comportamenti e di atteggiamento in grado di modificare gli orientamenti finora descritti? Cominciamo anche in questo caso, dall’approccio d’uso. Sono ancora visibili differenze fra donne e uomini? L’immagine che scaturisce dalle risposte è ambigua. Tendenzialmente molti intervistati tendono a negare o comunque a minimizzare la presenza di simili differenze. Ma i racconti di esperienze vissuta, gli aneddoti citati, i ragionamenti raccolti spesso mandano segnali diversi e contraddittori. A un'osservazione attenta, come riferisce, Carla F., insegnante di matematica in un istituto tecnico, alcune differenze si notano: per esempio in relazione al biennio scolastico “Io trovo che le donne hanno un atteggiamento più timido ma anche più sistematico, rispetto agli uomini. Vogliono avere più certezze prima di proseguire, vogliono capire di più ciò che sta succedendo”. Questo si nota soprattutto al primo approccio, quando le classi entrano per la prima volta in laboratorio informatico: “i maschi immediatamente accendono e cominciano a schiacciare qualche tasto; le ragazze cominciano a chiedere “cosa si deve fare, da dove devo cominciare?””. Se si fa un confronto con i corsi di formazione adulti che Carla ha tenuto in passato “ciò che fa la differenza è il controllo. Le donne adulte cercano in modo molto più evidente di avere controllo su quello che sta succedendo”. Il computer agisce senza svelare all’utente la logica in base al quale agisce (per esempio quando ti invia messaggi di errore, o di chiusura improvvisa del programma ecc.). La differenza consiste nel fatto che di fronte a questa oscurità del procedimento, gli uomini si spaventano meno e non le attribuiscono molta importanza, mentre per le donne diventa un problema. L’intervistata sostiene che la differenza in fondo è la stessa, ma nelle generazioni più giovani l’esigenza del controllo appare meno evidente, si mostra con intensità minore. Altro elemento degno di nota è la tendenza a personalizzare la macchina. Nei dialoghi fra ragazzi, nel gergo a cui si ricorre, il computer è sempre “lui”. Poi c’è una differenza più tradizionale: i maschi “smanettano” di più delle femmine: “è come quando una macchina si guasta: le donne vanno dal meccanico, gli uomini alzano il cofano”. Forse, ma è solo un'ipotesi, questa differenza sta diventando meno visibile nelle nuove generazioni. Infine non si rilevano differenze circa la creatività o la strumentalità nell’uso del computer. Forse sono i maschi i più creativi: sono più spregiudicati e ottengono risultati che non ti aspetti, stravaganti. Il quadro descritto dagli altri intervistati sembra minimizzare ancor più quello proposto da Carla. Nel caso degli studenti di un istituto tecnico di una grande città del Nord, l’approccio alla macchina che avviene in laboratorio non è connotato da differenze notevoli tra maschi e femmine. “In questo caso, si riscontrano le differenze che sono visibili anche in altre esperienze: le ragazze sono più accurate, precise… mentre i maschi si lasciano prendere di più dalla “passione” che li spinge a fare cose anche nel tempo libero” dice Elisabetta R. Va sottolineato che i corsi opzionali più specifici di gestione di hardware (“sistemi di comunicazione”, per esempio, che ha un'immagine di informatica dura) è però scelto e frequentato quasi esclusivamente da ragazzi. Mentre altri corsi (di grafica, fotografia ecc.) vedono la presenza di maschi e femmine distribuita in modo simile. In conclusione, non ci sono differenze nel lavoro in laboratorio tra gli studenti delle giovani generazioni, anche se sono i maschi che si impegnano in attività più legate all'informatica dura. Antonio G., insegnante di matematica in un istituto tecnico, ha seguito l’introduzione del P.N.I. nella scuola del 1976. Ha curato in prima persona l’organizzazione e la gestione del laboratorio informatico nella scuola in cui lavora. E ha vissuto perciò la trasformazione, osservando le prime classi di alunni che entravano nei nuovi laboratori e si sedevano di fronte ai computer. Un primo dato da sottolineare è, a suo avviso, che sembra tramontato o perlomeno molto più sfumato, l’atteggiamento pauroso o reverenziale verso la macchina. Non ci sono differenze sostanziali rispetto al timore di usare la macchina. Per il resto però i dati sembrano trovare conferme: le ragazze hanno mostrato di essere prevalentemente più metodiche. Prevale un atteggiamento legato all’ottenimento degli obiettivi e alla strumentalità. Sono le ragazze a sfruttare meglio le conoscenze informatiche se poste di fronte al compito di realizzare un obiettivo determinato. Come, per esempio, nel triennio, progettare ipertesti. Mentre i maschi sono più legati ai giochi, alla multimedialità intesa come grafica, ai programmi per scardinare altri programmi, le ragazze rivelano un uso ragionato e coerente con i motivi che li spingono ad utilizzarlo. Lo stesso atteggiamento, per altro, si verifica nel caso dei corsi scolastici dedicati a Internet: gli alunni sono curiosi allo stesso modo, ma i maschi tendono ad eludere l’obiettivo e a divagare. Un messaggio simile, in cui si riconosce una differenza iniziale ma poi la differenza si rivela a favore delle ragazze, è evidenziato anche da Fulvia C., insegnante di informatica e sistemi in un liceo scientifico sperimentale. Fulvia propone una distinzione e sostiene che si verifica una parità di condizione iniziale nel caso di chi non sa nulla ed è completamento digiuno di computer. Naturalmente, nell’avvicinamento alla macchina si registra maggiore diffidenza femminile, ma questo atteggiamento riguarda esclusivamente il periodo iniziale. Dopo questa prima fase di diffidenza le ragazze sono in media migliori. In particolare, nell’approccio alla programmazione, le donne sembrano avvantaggiate rispetto ai maschi. Le ragazze tendono ad essere più ordinate, più schematiche e adottano una mentalità che si adatta alla logica informatica. A una maggiore facilità di organizzazione del lavoro che deriva da un'inclinazione a svolgere con maggiore rigore certe fasi, all’ordine mentale, alla comprensione dei concetti, si accompagna anche maggiore fantasia nello sviluppo del progetto, intuito e creatività delle ragazze. I motivi che spiegano questa situazione sono da ricercarsi nel mutamento sociale più recente. Con la possibilità sempre più diffusa di accesso a un computer in casa, le ragazze hanno aumentato la loro frequenza d’uso. Spia di questo mutamento è l’affermarsi anche fra le ragazze dell’abitudine a utilizzare videogiochi nel tempo libero, un ambito tradizionalmente ritenuto maschile. Il mutamento, inteso come la fine di un antico retaggio culturale che afferma il binomio “tecnologia” e “maschile”, è confermato, secondo Fulvia C., anche dal numero crescente di alunne che scelgono percorsi di studi universitari a forte caratterizzazione scientifica (laurea in ingegneria informatica o in materie tecnologiche). Utenti avanzate 4.1 Storie e percorsi personali Una serie di indicazioni interessanti su apprendimento e atteggiamenti provengono dal mondo delle utenti avanzate di computer. Donne che per motivi di lavoro utilizzano hardware e software ogni giorno per molte ore. Ma soprattutto donne che rivelano una grande passione verso le tecnologie informatiche: in alcuni casi, questa passione ha segnato il percorso della formazione universitaria ed è stata all’origine di vere e proprie “scelta di vita”. 4.2. Negare le differenze? Un quadro contraddittorio Le differenze di genere, secondo queste intervistate, sono molto sfumate. In genere le utenti avanzate tendono a minimizzare o a non riconoscere alcuna diversità nell’uso né nell’atteggiamento verso la macchina fra donne e uomini. Lucia P., che oltre ad avere esperienze di formazione, gestisce una società di realizzazione di siti Internet e progetta spazi virtuali, ritiene “non vi siano grandi differenze nell’approccio e nell’uso del computer tra uomini e donne; penso che siano le strade e le esperienze personali dei singoli e non l’essere uomo o donna che ti porta verso certe capacità o preferenze. Io ho amiche programmatori che non hanno atteggiamenti diversi rispetto ai colleghi maschi. Ma anche nel mio caso, non saprei dire perché il mio socio si occupa di hardware e io no”. Di conseguenza non c’è bisogno di percorsi formativi e di apprendimento diversi. La pratica più efficace (soprattutto nel campo della grafica e della progettazione di pagine web) “consiste nel far lavorare lo studente direttamente sul computer per il maggior tempo possibile: sperimentare, provare e riprovare…”. In definitiva, Lucia non riconosce un problema di differenza nell’uso e nell’atteggiamento verso il computer. Sono solo le differenze della formazione e delle esperienze personali che possono produrre percorsi di avvicinamento (o di rifiuto) differenti. La convinzione espressa dipende certamente dalla storia personale dell’intervistata in relazione alla propria socializzazione e all’uso del computer che ha generato in lei “un atteggiamento naturale verso le tecnologie informatiche”: un'esperienza che è iniziata molto presto, che è passata attraverso la passione per i giochi elettronici e non ha mai dato luogo a problemi. Bruna E., laureata in matematica, progettista software in una ditta che produce circuiti integrati non rileva “nessuna evidente differenza fra donne e uomini nelle modalità di apprendimento, anche se nei lavori di squadra i maschi sono un po’ più competitivi”. È la posizione di chi tende a negare ogni differenza. Bruna ha ribadito più volte che lei, in 16 anni di lavoro, non ha mai percepito alcuna differenza sensibile fra uomini e donne nell’uso del computer, nel modo di lavorare, nello stile di programmazione, e così via. Le differenze sono soprattutto di generazione piuttosto che legate al genere: “il gap è più fra persone più anziane versus persone più giovani che non fra donne vs. uomini. I giovani sono più “vicini” all’informatica e hanno un approccio più naturale con la stessa”. Sandra A., specializzata in gestione e analisi di ampie basi di dati, esprime un'opinione più articolata introducendo un'importante distinzione fra utenti “normali” e utenti avanzati: fra gli utenti avanzati non c’è minima differenza fra maschi e femmine, entrambi non hanno blocchi né paure. Fra gli utenti “normali” invece le distinzioni ci sono e sono le solite già emerse nelle altre interviste: donne più metodiche, hanno più blocchi di fronte all’hardware, prediligono uso strumentale del computer anziché quello espressivo. “Le differenze tra maschi e femmine si vedono soprattutto all’inizio dell’apprendimento: le donne hanno più timore, gli uomini sono più “arroganti”, sicuri di sé. Una volta superato lo scoglio iniziale, le differenze si attenuano, o addirittura scompaiono. Non solo: spesso le donne risultano più brave (come negli altri campi) perché più metodiche, più applicate”. Rispetto a questo considerazioni, tuttavia, le storie personali, le esperienze iniziali, i percorsi di apprendimento e formazione individuali delle nostre utenti avanzate sembrano raccontare una realtà non del tutto corrispondente alle loro percezioni. A cominciare dalla situazione “pionieristica” che accompagna i loro percorsi di vita e quelli formativi. Nel primo caso è la stessa scelta universitaria (in discipline scientifiche) seguita dalla scelta del lavoro aziendale che diventa, per la sua “eccezionalità”, indice di una situazione di differenza abbastanza evidente. Bruna E., per esempio, ricorda che quando si è laureata in matematica agli inizi degli anni Ottanta la maggior parte delle sue compagne sceglievano l’insegnamento scolastico, mentre solo poche si indirizzavano verso le aziende. È un segnale di chiara differenziazione dei percorsi femminili. Tuttavia l’intervistata non attribuisce la causa a ragioni culturali che si radicano nella separazione dei mondi maschili e femminili, ma a ragioni di tipo pratico. La scelta delle donne per la scuola si giustifica perché l’insegnamento è più “conciliabile” con la famiglia. Dunque, si verifica un'autoselezione interna al mondo delle donne, “che è motivata più da ragioni pragmatiche che da ragioni culturali. Con il passare del tempo questo tipo di atteggiamento è cambiato e, quindi, le donne si sono sempre più mosse verso le aziende”. 4.3. Modello di apprendimento maschile? Anche i percorsi di apprendimento e formazione individuali delle nostre intervistate rimandano ad alcune considerazioni interessanti. Ciò che sembra emergere è un riferimento costante al modello culturale maschile che prevale nella storia dell’approccio personale al computer. Riferimento che tende però a non essere riconosciuto o interpretato esplicitamente come segnale della presenza di una differenza di genere. Bruna E., per esempio, ricorda di non avere avuto alcuna formazione informatica durante l’università. La sua formazione è iniziata quando ha cominciato a lavorare nel 1983: “è stato un percorso individuale in cui ho imparato da sola”. All’inizio ho lavorato quasi solo con colleghi uomini, con i quali esisteva un rapporto paritario. Nel corso della carriera lavorativa ha seguito pochi corsi di formazione, quasi tutto apprendimento on the job. Nel caso di Sandra l’apprendimento dell’informatica è avvenuto prevalentemente mediante processi di socializzazione informale all’uso del computer, frequentando un gruppo di “hackers” formato da maschi. Il suo approccio ha seguito una logica casuale, guidato dalla curiosità, basato su “vedere i maschi lavorare, seguire in parte i loro consigli e soprattutto applicando il metodo “trial and error””. L’esperienza personale di Lucia nell’avvicinamento all’uso del computer passa attraverso due tempi e due figure importanti, entrambe maschili: dai 15 ai 19 anni l’approccio al computer avviene tramite il fratello maggiore che già possedeva un computer e che la convince ad acquistarne uno personale; fin da allora Lucia comincia a usare il computer per giocare e per disegnare. Anche durante l’esperienza universitaria frequenta i pochi corsi in cui si lavora in laboratorio informatico presso il centro di calcolo dell’Università (soprattutto usa programmi di disegno e progettazione). La spinta decisiva alla passione per le tecnologie informatiche è però successiva e deriva dall’amicizia con un ingegnere informatico. Dal 1995 inizia infatti la collaborazione che conduce alla costituzione dell’attuale società alla cui base vi sono competenze diverse: quelle dell’intervistata, rivolte soprattutto ai problemi relativi alla organizzazione del sito, alla grafica, alla progettazione e quella più “tecnica” (“la parte hardware del software, per così dire”) di cui si occupa l’ingegnere. L’apprendimento personale e l’acquisizione delle competenze attuali deriva anzitutto da questa collaborazione più recente, in cui l’intevistata “ha imparato molte cose che non sapeva”. Non ha trovato ostacoli di tipo particolare, se non legati alla possibilità di avere “computer più veloci o di procurarsi software particolari”; certamente nessun ostacolo all’apprendimento è derivato dalle conoscenze di tipo matematico-scientifico (anche per il corso di studi seguito). D’altra parte “non mi interessa e non mi serve sapere più di tanto come è fatta e come funziona la macchina al suo interno: se nel nostro lavoro c’è bisogno di queste conoscenze tecniche interviene il mio socio…”. 4.4. Dalla negazione al superamento delle differenze Concludiamo questa rapida rassegna delle aree problematiche citate nelle interviste con un riferimento isolato ma importante a una visione più caratterizzata e consapevole del rapporto donne e informatica. Si tratta di una posizione che definiremo come “superamento della differenza ed emancipazione”. Nelle parole della nostra intervistata non emerge una visione emancipatrice estrema o radicale. Tuttavia è presente la consapevolezza che la tecnologia informatica sia uno strumento in grado di modificare l’immaginario e l’organizzazione sociale. Sandra A., utente avanzata, esperta in gestione e analisi di basi di dati, sostiene che non è vero che l’informatica ha un carattere “maschile” o, perlomeno, “le cose stanno cambiando rapidamente. In passato è vero che le donne venivano condotte verso un percorso maschile. Le tecnologie informatiche erano un tempo identificate con il maschile, ma ora le cose sono diverse. Il cyberfemminismo, ad esempio, teorizza l’uso della tecnologia e dell’informatica in particolare come mezzo per emanciparsi, per andare oltre il genere (transgender)”. In effetti vi sono indagini che sempre più spesso hanno indicato la crescita della presenza delle donne in Internet, con molte chat-line e gruppi di discussione che hanno spesso per oggetto la tecnologia e il suo ruolo di emancipazione. Proseguendo su questa strada, le differenze intergenerazionali provocheranno cambiamenti profondi: se le nuove generazioni femminili verranno socializzate, come pare, alla tecnologia come lo sono sempre stati tradizionalmente i maschi, le cose cambieranno e le differenze di genere di sfumeranno. Un’alfabetizzazione informatica precoce potrebbe essere risolutiva. Per fare il punto Anche il materiale delle interviste restituisce un’immagine piuttosto complessa del rapporto fra donne e tecnologie informatiche. Ci sono segnali che confermano la presenza di differenze ma traspaiono anche indicatori che rimandano a una situazione in movimento, in cui importanti cambiamenti sono in atto. Proviamo a riassumere i punti salienti, senza pretendere di formulare un quadro completo e coerente. Lo sguardo sulla differenza: Secondo i formatori, fra le donne Prevale un approccio all’uso sistematico, meno immediato ma anche più preciso e metodico; l’apprendimento segue prevalentemente modelli maschili; è diffusa una certa sfiducia iniziale nei propri mezzi; prevale un atteggiamento iniziale di timore verso la macchina. Nel mondo della scuola Sembra confermato un sottofondo culturale di riferimento maschile. È ancora diffuso, almeno all’inizio, un atteggiamento di timore verso la macchina. L’approccio più spavaldo è ancora tipico dei ragazzi. Tuttavia, nelle nuove generazioni l’intensità delle differenze sembra andare sfumando. La possibilità di accesso al computer in famiglia e a scuola è praticamente identica ma la frequenza d’uso varia ed è a favore dei maschi. La diligenza e la sistematicità delle ragazze appare vincente nel lungo periodo. Le utenti esperte Tra le utenti avanzate si registra una divaricazione netta fra due scuole di pensiero. Spesso chi più ha a che fare con il computer e ha acquisito elevate competenze tende a sottostimare o a negare ogni differenza fra uomini e donne e di conseguenza non si interessa alla questione. La seconda prospettiva ribadisce la differenza e la trasforma in uno strumento di lotta per la parità e l’emancipazione. Tematiche generali emergenti: l’importanza degli obiettivi d’uso; le donne o le ragazze fortemente motivate, che abbiano chiaro lo scopo o l’obiettivo didattico da raggiungere rivelano un approccio più efficace e meno dispersivo degli uomini. La centralità dell’immaginario: la dimensione simbolico-culturale a carattere maschile che ha accompagnato l’affermarsi della tecnologia e della società dell’informazione ha pesantemente influito in modo negativo sul rapporto donna e tecnologie informatiche.