PUGLIA
Sommario
TRANI ................................................................................................................................................................. 3
Cattedrale di San Nicola Pellegrino ............................................................................................................... 3
Castello Svevo ................................................................................................................................................ 4
Porto .............................................................................................................................................................. 4
Villa Comunale ............................................................................................................................................... 5
POLIGNANO A MARE ......................................................................................................................................... 6
LECCE ................................................................................................................................................................. 8
Arco di Trionfo di Carlo V (Porta Napoli) ....................................................................................................... 8
Basilica di Santa Croce ................................................................................................................................... 8
Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo ................................................................................................................ 9
Chiesa del Gesù ............................................................................................................................................. 9
Chiesa di San Matteo ..................................................................................................................................... 9
Chiesa di Sant'Angelo .................................................................................................................................. 10
Chiesa di Sant'Irene ..................................................................................................................................... 10
Duomo di Lecce ........................................................................................................................................... 10
San Giovanni Evangelista ............................................................................................................................. 11
Palazzo Adorno ............................................................................................................................................ 11
Palazzo del Governo .................................................................................................................................... 12
Palazzo del Seggio (Il Sedile) ........................................................................................................................ 12
Palazzo del Seminario .................................................................................................................................. 12
Anfiteatro Romano ...................................................................................................................................... 12
Teatro Romano ............................................................................................................................................ 13
Torre di Belloluogo ...................................................................................................................................... 13
Castello Carlo V............................................................................................................................................ 13
Porta Rudiae ................................................................................................................................................ 14
Colonna di Sant'Oronzo ............................................................................................................................... 14
Obelisco ....................................................................................................................................................... 14
Cucina .......................................................................................................................................................... 14
PORTO CESAREO .............................................................................................................................................. 16
Torre Cesarea .............................................................................................................................................. 17
ALBEROBELLO .................................................................................................................................................. 19
Cosa vedere ad Alberobello......................................................................................................................... 20
Monti ....................................................................................................................................................... 20
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Aja Piccola ................................................................................................................................................ 20
Trullo Sovrano.......................................................................................................................................... 20
Chiesa di Sant’Antonio............................................................................................................................. 20
La Casa d’Amore ...................................................................................................................................... 20
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TRANI
Cattedrale di San Nicola Pellegrino
Edificata in onore di San Nicola Pellegrino, la costruzione fu iniziata nel 1099, anno della canonizzazione del
Santo, e venne portata a termine nel 1143 senza l'ardito campanile.
Costruita in pianta a croce latina, è divisa in tre navate da colonne binate; sulla navata centrale si affacciano
i matronei attraverso quattordici artistiche trifore. La navata centrale ed il transetto sono coperti da
capriate a vista, mentre le due navate laterali hanno volte a crociera.
Tutto l'insieme ispira un senso di maestosità e di grandezza, accentuate dall'arco trionfale che sovrasta
l'accesso al transetto ed alle altissime absidi. Nella zona presbiterale sono presenti resti di un mosaico
appartenente al XII secolo, facente parte forse della prima pavimentazione musiva, firmato dal prete
Pantaleone. La cripta trasversale, intitolata a San Nicola Pellegrino, è stata progettata nel XII e ultimata nel
1142; è costituita da 42 crociere sostenute da 28 colonne in marmo greco, sormontate da capitelli realizzati
con la stessa pietra. Il 25 aprile 2002 la Cattedrale di San Nicola Pellegrino è stata proclamata dall'UNESCO.
La Cattedrale di Trani, dedicata a S. Nicola Pellegrino, è la regina delle chiese di Puglia; probabilmente è
l'edificio più bello e celebrato del romanico pugliese. A questa qualifica ha certamente contribuito lo
splendido scenario in cui è inserita: una splendida e ampia piazza affacciata direttamente sul mare.
Se l'impatto con la costruzione si ha venendo dal mare, non si può non rimanere colpiti dal corpo absidale.
Dalla poderosa struttura del transetto si staccano i semicilindri delle tre absidi altissime, da cui emerge
prepotentemente quella centrale arricchita da un monumentale finestrone quale la struttura dell'abside
richiedeva. A oriente campeggia il finestrone absidale, a sud un rosone monumentale. Conclude tale
progressione il cornicione a mensole, popolato di fantastici animali alternati ad un repertorio di figure
umane tra le quali spicca l'antico cavaspina.
La facciata, di minore altezza rispetto alle altre parti della chiesa, spicca per la sua luminosità dovuta all'uso
di una pietra bianco-rosata di cui sono ricche le cave locali (marmo di Trani). Nella parte inferiore il
bellissimo portale è chiuso dalla stupenda porta bronzea opera di Barisano da Trani (1175). Il rilievo
bassissimo delle formelle della porta non contrasta con gli intagli del portale.
L'accesso all'interno della chiesa è possibile attraverso una porta aperta nella fiancata sud. Da qui si accede
alla chiesa di S. Maria: una lunga aula divisa in tre navate da ventidue colonne di spoglio. Continui scavi
hanno portato alla luce vasti tratti di pavimentazione musiva, visibili attraverso botole aperte sul pavimento
della cripta. Una scala permette l'accesso al sacello di S. Leucio.
Sempre dalla chiesa di S. Maria, scendendo alcuni scalini si accede alla cripta di S. Nicola Pellegrino. Qui
colpisce la presenza di colonne di marmo greco alte e sottili che conferiscono un'impressione di levità
veramente bizantina. Tra le due cripte due scalinate conducono alla chiesa superiore: una vasta aula divisa
in tre navate da un doppio filare di sei colonne binate.
L'impressione generale è di un accentuato sviluppo in altezza della navata centrale. L'arredo attuale tenta
invano di sostituire la suppellettile antica. Unica testimonianza dell'antico splendore è ciò che resta del
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pavimento musivo nell'area dell'altare maggiore, sufficiente a far immaginare una chiesa sontuosamente
addobbata e ricca di colore, come lo furono tutte le cattedrali pugliesi.
Il campanile si alza su un imponente passaggio ogivale. La sua superficie è scandita da finestre
progressivamente a più luci e culmina in una cuspide ottagonale e piramide.
Tra il 1950 e il 1960 la Cattedrale fu interessata da una serie di radicali interventi volti soprattutto a
recuperare l'originale struttura architettonica. Si ottiene lo splendido isolamento del monumento con la
demolizione del settecentesco cappellone del Santissimo e della sacrestia; delle numerose cappelle interne
della chiesa superiore; con il ripristino dell'interno, mediante rimozione dello strato di stucco lucido. Si
smontò il campanile e lo si ricostruì con l'impiego degli stessi conci. Si eliminarono i soffitti settecenteschi e
si ripristinarono le tettoie a capriate.
Castello Svevo
Il Castello Svevo di Trani, eretto dall'imperatore Federico II di Svevia direttamente sulla costa, a pochi passi
dalla splendida cattedrale romanica, il Castello costituisce un indubbio gioiello di grande valore
scenografico. La sua fondazione, su un banco roccioso di quota sensibilmente ribassata rispetto alla terra
ferma e probabilmente isolato fin dall'origine, comportò la distruzione di un modesto avamposto di
vedetta, una piccola torre di guardia riferibile ai secoli X - XI, rinvenuta sotto il piano di calpestio dell'attuale
ingresso.
Importante caposaldo sulla costa pugliese del sistema castellare federiciano, nel XIII secolo il più moderno
d'Europa, sorge a breve distanza dalla celebre cattedrale romanica, ed è strategicamente collocato al
centro di una rada, i cui bassi fondali si sarebbero sempre rivelati un'ottima difesa naturale, sia dalla furia
delle onde che da eventuali attacchi sul fronte settentrionale.
Su modello dei castelli crociati di Terra Santa, a loro volta debitori dei Castra Romani, ha un semplice e
funzionale impianto quadrangolare, rinforzato poi ai vertici da quattro torri quadrate di uguale altezza,
paramento esterno a bugnato, un antemurale-muro di cinta percorribile, munito di frecciere e merlato-che
delimita tre cortili sui fronti est, sud e ovest, fossato acqueo inondato dal mare. Passato, col succedersi
delle dinastie, prima agli Angioini, poi agli Aragonesi, fu sempre, fino ad oggi, di pertinenza demaniale,
tranne un breve periodo (1385-1419), quando fu assegnato al capitano di ventura Alberico da Barbiano, in
grazia dei servigi resi a Carlo III di Durazzo in lotta per la successione con Luigi D'Angiò.
Il Castello coprì ininterrottamente il suo ruolo di presidio militare, ad eccezione degli anni 1586-1677,
quando fu sede della Sacra Regia Udienza della provincia di Terra di bari, finchè, nel XIX secolo, fu adibito a
carcere centrale provinciale, destinazione cessata soltanto nel 1974.
Porto
Il Porto di Trani , un porto naturale, è indiscutibilmente tra i più belli di tutta la costa adriatica, piacevole da
vedere, adatto a passeggiate, ed attrezzato per il turismo da diporto (infatti è una tappa obbligatoria per
manifestazioni veliche d'altura e per gare nazionali ed internazionali di off-shore).
Quello di Trani è un porto naturale protetto a levante dal molo S. Antonio e a ponente dal molo S. Nicola: le
sue rive sono completamente banchinate. All'interno del porto sono posizionati alcuni pontili galleggianti
gestiti dal Comune e dalla Lega Navale Italiana. Vi sono fari e fanali per facilitare l'ingresso di sera: un faro a
lampi bianchi posto all'estremità del molo S.Antonio, un fanale a luce fissa rossa posto all'estremità dello
stesso molo di S.Antonio, ed un fanale a luce fissa verde posto sulla testata del braccio di San Nicola. Il
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fondo marino del porto è sabbia. I fondali in banchina toccano una profondità da 1,50 a 4 m. Conta circa
600 posti barca per una lunghezza massima di 20 m.
Le attrezzature del porto comprendono la Lega Navale italiana e la Darsena comunale. Vi è anche un
cantiere per riparazioni d'imbarcazioni, un deposito carburante con pompa di rifornimenti, diversi esercizi
per la vendita di attrezzature nautiche e pezzi di ricambio.
La superficie del porto occupata a terra è di 24.880 mq. Il porto è costituito da una insenatura difesa da due
moli: il Molo S. Lucia e il Molo Sant’Antonio, il primo è banchinato e dotato di colonne e anelli da ormeggio.
Il braccio di San Nicola, a nord, attenua l’interrimento cui è soggetto il porto, che può raggiungere un valore
sino a 50 cm l’anno.
Il porto di Trani è una cornice spettacolare per le manifestazioni cittadine: ad esempio d'estate, per i
festeggiamenti in onore di San Nicola Pellegrino, patrono della città, il porto diventa luogo di transito di
processioni religiose, e sito ideale per ammirare i fuochi d'artificio. Sulla scalinata di via Statuti Marittimi si
trova una statua bronzea di San Nicola, voluta dal Cav. Vitantonio De Simone e donata alla città di Trani
quale simbolo di fede e devozione al Santo Patrono.
Villa Comunale
La Villa Comunale di Trani, affacciata sul mare è un meraviglioso e affascinante giardino pubblico che si
affaccia sul mare, uno dei rari esempi presenti in Europa. Si estende su un terrazzamento delle antiche
mura della città di Trani, proprio in riva al mare, ed è abbellita da una gran varietà di alberi quali a lecci, pini
marittimi e palme, nonchè da aiuole, fontane, sculture e viali.
Fu realizzata nel 1823 dopo la donazione del terreno da parte della famiglia Antonacci. Dai viali è possibile
ammirare il panorama che spazia dalla Cattedrale fino alla penisola di Colonna. In fondo al viale che si
presenta al visitatore appena entrato nella Villa, è ubicato il monumento ai Caduti realizzato dallo scultore
tranese Antonio Bassi, un cannone risalente all’ultima guerra che testimonia gli eventi bellici sofferti dalla
città di Trani nonché la raccolta di sei colonne miliari della via Traiana.
Potete ammirare anche una bella cassa armonica che fino a non molto tempo fa ha accolto bande musicali
da ogni dove per il trattenimento domenicale dei cittadini.
Dall’estremità sinistra della Villa si accede al Fortino, tempo fa destinato a difesa dell’ingresso al porto. Da
qui si ammira tutta l’insenatura del porto di Trani, e sempre da qui si può ammirare in splendide visuali la
Cattedrale, le tre absidi della Chiesa di Ognissanti ed il retro della Chiesa di Santa Teresa. Il fortino di
Sant’Antuono ingloba l’omonima chiesa costruita nel XII secolo. La Chiesa di Sant’Antuono, sconsacrata già
dal 1478 per adibirla a depositi vari, presenta forma basilicale e ad oggi ha conservato la sua originaria
struttura ad eccezione della cupola centrale crollata e sostituita da una volte a botte. Nel viale di destra si
incontrano sei Colonne Miliari provenienti dal tratto Ruvo Canosa della vecchia via Traiana, un acquario, il
boschetto e uno splendido balcone sul mare che permette di osservare nella sua interezza tutto il
lungomare di Trani che si estende fino alla penisola di Colonna.
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POLIGNANO A MARE
Polignano a Mare è la "perla dell'Adriatico, sublime connubio tra il mare cristallino e le scogliere del borgo
antico che si stagliano nel blu con uno strapiombo suggestivo e mozzafiato.
Un oasi da scoprire nella ricca provincia di Bari, dove i trulli e le grotte trovano il loro naturale sbocco a
mare nel paese di Domenico Modugno, tra i vicoli di storia, le terrazze e le balconate impreziosite dal
fascino del tempo. Premiata con l'ambito riconoscimento della Bandiera Blu e delle 4 vele di Legambiente,
Polignano a Mare punta sull'avvolgente ospitalità della sua gente, sulle sue tradizioni e sul folclore per
accogliere il turista. Ed alla sera si veste a festa con i colori delle sue scogliere che da millenni tramandano i
suoni ed il fascino della terra di Puglia.
L’Abbazia di San Vito sorta nell’alto Medioevo, a due km dal centro abitato, è stata dimora dei monaci
basiliani fuggiti dall’Oriente. A lungo protettrice delle reliquie del santo Patrono, oggi è proprietà dei
Marchesi La Greca, che mettono a disposizione la piccola cappella per le funzioni religiose domenicali.
Meta estiva di tanti bagnanti, la piccola spiaggetta di San Vito è stata nei secoli un fiorente centro di attività
commerciali. Nel XVII secolo i monaci fecero innalzare una torre d’avvistamento posta a difesa dell’Abbazia.
La statua in bronzo di Domenico Modugno, rivolta verso il paese è un omaggio di Polignano al cantante che
raggiunse l’apice del successo con “Volare” nel Sanremo del ’58, e che oggi sorride alla sua città natale.
Ampliata solamente nel 1938, la chiesa dei Ss. Medici Cosma e Damiano risale alle metà del XVII secolo, e fu
edificata in periferia rispetto al centro urbano dell’epoca. All’interno si conservano le statue dei santi
Medici, portate in processione all’inizio di agosto.
Costruito in età Borbonica ,ultimo gioiellino di un Sud pre-unitario, il ponte Lama Monachile sorge sul
vecchio ponte Romano posto sulla via Traiana, anello di congiunzione tra Roma e il porto di Brindisi.
Forse il panorama più suggestivo del paese, Lama Monachile è stata un antico porto commerciale durante
la dominazione veneta nel XV secolo ed è oggi fulcro della vita turistica di Polignano, specie nelle serate
estive. Unico accesso al paese sino al XVIII secolo, l’Arco Marchesale è oggi l’ingresso del centro storico di
Polignano, frequentatissimo da turisti e visitatori tutto l’anno.
Chiamata anche piazza dell’Orologio, largo V. Emanuele è situata al centro tra la chiesa Matrice excattedrale, il palazzo del Governatore e i depositi di grano ed olio, fondamentali in passato per l’economia
cittadina. Il più importante monumento storico della città è la Chiesa Matrice, già cattedrale sino al 1818.
Dedicata a S. Maria Assunta nel 1295, l’edificio sacro di stile romanico-pugliese con inserimenti gotici,
rinascimentali e barocchi sorge sul sito di un antico tempio pagano.
In via Tanese, sorge l’antica abitazione di Giuseppe Raffaele del Drago, erudito sacerdote polignanese che
partecipò ai moti rivoluzionari del 1848. Incarcerato, fuggì a Londra e dopo l’unificazione fu eletto al primo
Parlamento nazionale a Torino.
Chiamato ufficialmente Isolotto San Paolo ma più noto a tutti come lo Scoglio dell’Eremita, lo scoglio una
sorta di emblema cittadino. Numerose sono le leggende raccontate sul suo conto e meravigliosa la sua vista
al sorgere del sole o al tramonto.
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Nel mese d’aprile 2012 è stato inaugurato il tratto che unisce , il lungomare Ardito al lungomare Cristoforo
Colombo, opera fondamentale che aiuta al visitatore ad avere una visuale più completa della nostra costa.
A distanza di mesi , è diventato un tratto frequentatissimo dagli appassionati di jogging e anche di chi
preferisce la semplice passeggiata.
Famosa in tutto il mondo, la Grotta Palazzese offre uno scenario unico e imperdibile per la sua particolare
conformazione, con un antro marino visitabile dalla terrazza dove oggi sorge un ristorante, ma che veniva
utilizzata già in passato come deposito prima e dal ’600 come ristoro per i naviganti stranieri.
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LECCE
Lecce viene definita la "Signora del Barocco", ed è proprio l'arte barocca quella che caratterizza le guglie, i
portali, le chiese, i monumenti e le abitazioni del centro storico.
Attraversando Porta Napoli si accede da Nord alla città vecchia, da qui si ramificano alcune tra le più
importanti strade della città, sulle quali si affacciano raffinati palazzi settecenteschi.
Proseguendo si incontrano la Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, in piazzetta Baglivi, e quella di Santa
Maria di Costantinopoli in piazzetta Addolorata. In Via Umberto I, invece, potrete ammirare il
cinquecentesco Palazzo Adorno e la Basilica di Santa Croce, simbolo della città e del barocco leccese.
Vi troverete nei pressi di Piazza Sant'Oronzo, cuore pulsante della vita cittadina, nella quale campeggia la
celebre colonna del Santo patrono. Da non perdere Piazza del Duomo in cui il Duomo è solo uno degli
imponenti ed importanti edifici che non potranno non affascinare i turisti. Per gli amanti dei giardini la Villa
Comunale, situata nei pressi di Piazza Sant'Oronzo, costituirà una piacevole sosta.
Arco di Trionfo di Carlo V (Porta Napoli)
Porta Napoli è la più bella fra le porte d’ingresso alla città. Nota anche come Arco di Trionfo di Carlo V, la
porta sorge maestosa nell'omonima piazza. Essa fu disegnata da Gian Giacomo dell’Acaja ed eretta nel
1548, sul posto ove prima sorgeva l’antica porta di San Giusto.
La magnifica struttura, alta circa venti metri, fu dedicata all'imperatore Carlo V; la cittadinanza di Lecce
volle così ringraziare il sovrano, per le opere di fortificazione – in particolare le mura di cinta – fatte
costruire per la difesa della città. L’arco, uno dei più alti in Italia, è in stile corinzio ed è fiancheggiato da una
coppia di colonne per lato, con capitelli compositi, che reggono un frontone triangolare. Su quest’ultimo
sono scolpiti trofei di guerra e l'aquila bicipite, stemma dell'Impero austro-spagnolo.
Basilica di Santa Croce
Annessa al Palazzo del Governo, la Basilica di Santa Croce è considerata il simbolo del “barocco leccese”.
Nel primo ordine,complessivamente sobrio, spiccano il ricco portale d'ingresso, delimitato da due coppie di
colonne con capitelli che sorreggono la trabeazione, e i due portali laterali, sopra i quali insistono una
nicchia, gli stemmi di Filippo III, di Gualtiero VI di Brienne e di Maria d'Enghien, e una finestra circolare. Il
secondo ordine è diviso da una lunga balaustra sorretta da cariatidi zoomorfe e antropomorfe dal forte
significato simbolico. Tra queste figure, dei turchi costretti a star piegati e sentire tutto il peso della
cristianità. Tredici puttini, graziosi ed eleganti, corrono lungo tutta la balaustra: due reggono una tiara e una
corona. Il secondo ordine è dominato dal grande rosone centrale, opera senza precedenti per bellezza e
cura dei particolari. Si tratta di una serie di quattro cornici concentriche con testine di angeli alati, di fiori di
loto, di frutta. Ai lati del quadro centrale sono due nicchie con le statue di San Benedetto e San Celestino.
All'estremità le statue della Fede e della Fortezza.
L’interno della basilica è a croce latina e a tre navate divise da alte colonne con capitelli figurati. Quattro le
colonne binate che reggono gli archi della cupola. Un soffitto ligneo a cassettoni dorati copre tutta la
navata centrale. Le laterali hanno volta a crociera e ospitano sette cappelle per lato, di epoca diversa.
L'altare centrale in marmo, molto semplice, proviene dalla chiesa dei santi Niccolò e Cataldo, ed è coperto
da una grandiosa volta polilobata di rara eleganza. L'altare più interessante è certamente quello di San
Francesco di Paola, nel transetto di sinistra, ove F.A. Zimbalo, autore dell'opera, narra, attraverso una serie
di pannelli, la vita del santo. Nel transetto di destra vi è l'altare del Crocifisso di Cesare Penna.
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Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo
La chiesa dei santi Niccolò e Cataldo è compresa nell’area dell’attuale cimitero ed è forse il principale
edificio rimasto dai tempi dei Conti di Lecce. Fu infatti edificata nel 1180 da Tancredi, conte di Lecce e re di
Sicilia, insieme all'annesso convento, oggi Asilo degli Invalidi al lavoro, e concessa ai Benedettini Neri.
Questa chiesa, la cui elegante e svelta architettura arieggia lo stile moresco, fu dal Gregorovius giudicata
come “uno dei più originali monumenti dell'arte normanna, e quello forse che trasmette la più completa
impressione di simmetria e di semplicità classica”.
La facciata non si presenta oggi com’era in origine; i Frati Olivetani, successi nel 1494 ai Benedettini, la
rinnovarono quasi del tutto verso il 1716, su progetto del Cino: di gusto barocco sono infatti i decori, le
statue quasi tutte aggettanti, il fastigio sul quale, al centro di statue e pinnacoli, vi è la corona comitale di
Tancredi. Si salvarono a stento gli artistici portali, che con i loro intagli delicatissimi a foglie e a ornati
geometrici, hanno un effetto decorativo meraviglioso.
La cupola che sovrasta l’edificio è a forma di prisma ottagonale ed è abbellita da un grazioso fregio ad
archetto.
L'interno ha l'aspetto basilicale, con volta sorretta da otto colonne polistile. Tutt'intorno agli archi e fin
nell'interno della cupola corre una vasta successione di affreschi, quasi tutti del Seicento, tranne quello che
raffigura San Niccolò e si trova a destra dell’ingresso. Annessi alla chiesa sono i chiostri. In uno di essi, al
centro, si alza un’edicola, che poggia su una base quadrangolare a gradinata, la cui cupola è retta da
colonne tortili: l’opera fu realizzata da Gabriele Riccardi, verso la fine del Quattrocento.
Chiesa del Gesù
Dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, la chiesa del Gesù fu costruita dai Gesuiti nella seconda metà del
Cinquecento, sopra l’antica chiesetta di San Nicolò. Il relativo progetto fu affidato al gesuita comasco
Giovanni De Rosis e portato a termine in soli due anni, dal 1575 al 1577. Nel 1774, la chiesa passò ai
Benedettini neri di Montescaglioso.
La facciata, sobria e lineare, si sviluppa in due ordini sovrapposti, entrambi scanditi da lesene leggermente
rilevate. L’ordine inferiore presenta, sopra il portale, lo stemma della Compagnia di Gesù, Sull’ordine
superiore spiccano tre finestre: quella centrale è sormontata da una piccola statua del Bambin Gesù. Il
fastigio, formato da un timpano spezzato, mostra alla sommità un pellicano che nutre i piccoli
squarciandosi il petto.
L'interno, composto e solenne, è a croce latina e presenta una sola navata, oltre ad un transetto appena
accennato. Stupendo è l’altar maggiore, opera del Cino su disegno di Andrea Pozzo: su di esso spiccano la
tela della Circoncisione di Jacopo Robusti, le statue dei quattro Evangelisti e i ritratti dei quattro dottori
della chiesa, dipinti da Oronzo Letizia di Alessano. La chiesa conserva inoltre pregevoli tele, opere di
Gerolamo Imparato, Antonio Verrio, Serafino Elmo, Luca Giordano e Giuseppe da Brindisi. Notevolissimi
sono poi gli stalli lignei del coro, intagliati ad angeli e a foglie.
Chiesa di San Matteo
L’edificio è interessante perché presenta tutte le caratteristiche architettoniche tipiche del barocco maturo
dell’Italia centrale. Molto innovativa è qui l’associazione di un ordine inferiore convesso con un ordine
superiore concavo.
L'originale facciata a due piani si ispira al Borromini. Nella parte inferiore, caratterizzata da un’insolita
decorazione a squame, spicca il ricco portale, sovrastato dallo stemma dell’Ordine dei Francescani. Al
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contrario, la parte superiore della facciata è liscia e lineare. Essa presenta una bella trifora centrale. Si nota
facilmente che la facciata è rimasta incompiuta.
L’interno della chiesa è a pianta ellittica. Varie cappelle ad arco sono separate da grandi statue degli
Apostoli, scolpite da Placido Buffelli nel 1692. Gli altari, assai decorati, sono della scuola di Giuseppe Cino,
mentre il soffitto è più recente: è stato completamente rifatto nei primi anni del Novecento. Davvero
splendido è l'altar maggiore, dovuto al napoletano G. Palatino. L’altare stesso è impreziosito da una grande
statua in legno della fine del Seicento: opera di un artista veneziano, essa raffigura San Matteo.
Chiesa di Sant'Angelo
E’ detta anche Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli. L’antica chiesa fu eretta nell’XI secolo, ma fu
ricostruita due volte. La facciata è stata interrotta al primo livello, sembra per sopravvenute difficoltà
economiche. Essa si caratterizza per il bel portale, compreso fra due colonne, e dalla porta di bronzo del
1750. Il portale è sovrastato da un timpano con lunetta, sopra il quale è una notevole Madonna col
Bambino,a tutto tondo, con due angeli.
L'interno è a croce latina e a tre navate, con una sfilata di altari barocchi – undici, compreso l’altare
maggiore – molti dei quali dovuti allo Zimbalo. L’altare maggiore è dedicato alla Madonna di
Costantinopoli: sulla parete dell’abside sta una tela di grandi dimensioni, mentre sui muri perimetrali sono
dipinti con episodi biblici, opera di Serafino Elmo. Le pareti della navata centrale sono arricchite da due
magnifiche tele di scuola napoletana, con il Giudizio di Salomone e Salomone che adora gli idoli alla
presenza della Regina di Saba.
Chiesa di Sant'Irene
Ex convento dei padri Teatini, la chiesa fu costruita fra il 1591 e il 1639, su disegno di padre Francesco
Grimaldi. Intitolato a Sant’Irene – patrona di Lecce fino al 1656 – il tempio è uno dei maggiori della città e
rappresenta il modello emblematico di edificio religioso nel periodo della Controriforma.
La facciata – slanciata, elegante, di tipo romano – si sviluppa su due piani ed è tripartita da paraste
collegate da festoni. Essa è impreziosita da un ampio portale, fiancheggiato da colonne corinzie e
sovrastato da un'edicola con la statua di Sant'Irene, opera del primo Settecento di Mauro Manieri. In alto
campeggia lo stemma civico, la lupa sotto un albero di leccio coronato, e sotto la trabeazione si legge la
scritta “Irene Virgini et Martiri”.
L'interno è a croce latina e – per la profusione di altari barocchi e di decorazioni – contrasta vivamente con
la linearità del prospetto. Splendidi sono comunque, nel transetto, gli altari dedicati a Sant'Irene e a San
Gaetano di Thiene, entrambi con colonne assai decorate.
Duomo di Lecce
Dedicato a Maria SS. Assunta, il Duomo di Lecce sorge sulla piazza omonima ed è il centro della vita
religiosa cittadina. Un primo edificio fu eretto nel 1144, un secondo nel 1230. Il tempio attuale fu costruito
fra il 1659 e il 1670 per opera dell’architetto e scultore leccese Giuseppe Zimbalo, il quale lo disegnò con lo
stile barocco allora in voga in tutta Italia. Committente fu il vescovo Luigi Pappacoda, grande promotore
dello sviluppo architettonico di Lecce.
Allo Zimbalo si deve pure lo splendido campanile a cinque piani, con edicola ottagonale a cupola e quattro
pinnacoli a forma di vasi fioriti. La facciata principale, sobria e raffinata, presenta un felice contrasto con la
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decoratissima facciata del fianco sinistro. Quest’ultima è coronata da un arco trionfale che incornicia la
statua di Sant’Oronzo, tra le statue di San Giusto e San Fortunato.
L’interno, a croce latina, si presenta a tre navate, divise da pilastri e da semicolonne, ed è arricchito da
dodici altari in pietra leccese, inquadrati da colonne tortili, spesso dorate. Sopra la navata centrale e il
transetto, si ammira uno splendido soffitto ligneo a lacunari intagliati e dorati, che risale alla fine del
Seicento. Esso mostra le tele con la Predicazione di Sant’Oronzo, la Cacciata della Cacciata della peste, il
Martirio di Sant’Oronzo, l’Ultima cena, opere di Giuseppe da Brindisi. Sontuoso è l’altare maggiore in
marmo e bronzo, dedicato a Maria Assunta, con il grande quadro centrale che fu commissionato dal
vescovo Sersale ai marmorari napoletani: alle pareti del presbiterio sono raffigurati l’ Assunta, il Sacrificio di
Noè dopo il diluvio e la Sfida di Elia ai sacerdoti di Baal, opere di Oronzo Tiso. Nel transetto sono gli altari
del Crocefisso e del Sacramento e i busti dei dottori della Chiesa. Altre opere d’arte conservate in Duomo
sono: un San Carlo Borromeo di A. Della Fiore; uno stupendo Sant'Oronzo di G. A. Coppola di Gallipoli,
alcune tele dello Strafella di Copertino; una Pietà di Pietro Gagliardi di Roma, un paliotto d'argento
cesellato nell'altare di Sant'Oronzo, donato da Ferdinando di Borbone. Ricco è anche il tesoro della
cattedrale nel quale, oltre gli ori e gli argenti, vi sono indumenti sacri guarniti di eleganti merletti, che
rappresentano il prodotto di una delle più antiche e famose industrie leccesi. Notevoli sono anche il coro
ligneo della metà del Settecento, e la scultura del Presepe, realizzata da Gabriele Riccardi.
San Giovanni Evangelista
Il complesso di San Giovanni Evangelista sorge in fondo alla Corte Accardo ed è costituito dalla chiesa
omonima e dal Monastero delle Benedettine. Esso fu fondato dal conte Accardo intorno al 1130, e
sottoposto alla diretta giurisdizione pontificia da Anacleto II. In origine, il complesso sorgeva fuori della
cinta muraria, mentre ora sorge in pieno centro storico. Naturalmente, la struttura originaria ha subito nei
secoli numerose modifiche. La chiesa ha un prospetto rientrato e protetto da una cancellata. La facciata
termina a guglia e presenta una statua di San Benedetto. Sullo sfondo sorge la cinquecentesca torre
campanaria, a pianta quadrata. L’interno, a croce latina e a navata unica, è riccamente decorato. Il soffitto,
ligneo e a lacunari, è arricchito da tele preziose con, nella navata, i Santi Benedetto e Scolastica e, nel
transetto, Le nozze di Cana. Stupendo è l’altare maggiore – realizzato nel Settecento – che contiene una
bellissima statua in legno di San Giovanni Evangelista. Il monastero presenta una facciata sobria.
L'interno è caratterizzato dalla presenza di vari oratori privati di famiglie nobili. Tra questi spicca l'Oratorio
della Visitazione, decorato con un altare di gusto tardo barocco e da un prezioso soffitto ligneo.
Palazzo Adorno
Fra i palazzi del Cinquecento leccese, il più bello è sicuramente quello degli Adorno, o dei Loffredo-Adorno,
situato in Via Umberto I, di fronte all’ex convento dei Celestini. Su disegno dell’architetto Gabriele Riccardi,
esso fu costruito intorno al 1568 dal genovese Gabriele Adorno, generale della marina imperiale di Carlo V.
L’edificio è caratterizzato da un prospetto asimmetrico, ma tuttavia elegante e armonioso. La facciata,
maestosa e severa a un tempo, è a bugnato liscio, che diventa sfaccettato e a rilievo nell’androne, per poi
appiattirsi nuovamente sul vano scala che conduce al piano nobile. Nell’androne si concentrano le sculture
e le decorazioni, soprattutto dei capitelli, delle volte e della loggetta. Anche il cortile interno, assai artistico,
è tutto decorato. Sulla facciata spicca lo stemma dei Personè, che abitarono il Palazzo per qualche tempo,
prima che questi fosse ceduto all’Amministrazione Provinciale di Lecce.
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Palazzo del Governo
Detto anche Palazzo della Prefettura, o dell’ex Convento dei Celestini, il Palazzo del Governo è annesso alla
Basilica di Santa Croce. E’ considerato un’opera unica, per il notevole effetto scenografico del prospetto.
L’edificio fu costruito in due tempi. Il primo ordine, terminato nel 1659, è opera di Giuseppe Zimbalo, il
secondo, molto più ricco di elementi decorativi "dove le finestre - scrisse Mario Praz - sembrano cornici di
specchi", è opera di Giuseppe Cino e fu completato nel 1695.La facciata è in stile barocco e risale al 1646. Di
stile rinascimentale è invece il grandioso atrio interno, formato da ventiquattro archi che poggiano su
quarantotto colonne. Sotto il colonnato, si nota a destra il bel portale laterale della Basilica di Santa Croce,
che metteva in comunicazione il tempio con l'atrio del convento. Per molti anni, il Palazzo fu convento dei
padri Celestini; ora è sede della Prefettura.
Palazzo del Seggio (Il Sedile)
Il Palazzo del Seggio, più conosciuto come “Il Sedile”, prospetta su Piazza Sant’Oronzo e si presenta come
una massiccia costruzione in forma di parallelepipedo, con arcate ogivali tendenti al gotico e munite di
ampie vetrate. Opera forse di Alessandro Saponaro, o di Gabriele Riccardi, (ma il progettista non è ancora
sicuramente identificato), l’edificio risale alla metà del Cinquecento. Voluto dalla colonia veneta presente a
Lecce, il Palazzo era inizialmente destinato a funzioni e cerimonie di rappresentanza della città, nonché a
deposito di munizioni. Nel 1851 divenne sede del Comune, poi della Guardia Nazionale e, alla fine
dell’Ottocento, ospitò il Museo Civico. Oggi è utilizzato per prestigiose mostre d’arte e per esposizioni.
La struttura si sviluppa su due piani: il piano inferiore presenta un grande arco ogivale e arcate ornate con
panoplie e stemmi; il piano superiore, in stile veneziano, è una preziosa loggetta formata da tre archi per
lato. All'interno vi era un accesso a due ambienti posteriori di servizio, ornati di affreschi sulla vita di Carlo
V.
Palazzo del Seminario
Su disegno del leccese Giuseppe Cino, il Palazzo del Seminario fu costruito a cavallo fra il Seicento e il
Settecento e prospetta su Piazza del Duomo. L’edificio – ovviamente destinato alla preparazione di nuovi
sacerdoti, prima curata dai Gesuiti – fu voluto da Michele e Federico Pignatelli, che furono vescovi di Lecce
dal 1682 al 1734. La costruzione, ancorché di stile barocco, è sobria ed elegante. La facciata è divisa in tre
piani: i primi due, in bugnato, sono scanditi da dieci paraste, cinque a destra, cinque a sinistra del portale. Il
terzo piano, un po’ arretrato, forma un balcone con balaustra, su cui si aprono nove porte sormontate da
finestre. Sopra il portale, ornato a rilievo in modo stupendo, è una bella loggetta a tre aperture, con
raffinate cornici. L’interno si allarga in un cortile a portico, caratterizzato da un bel pozzale coevo, ornato di
sculture. Le stanze interne del Palazzo ospitano la Biblioteca Innocenziana che possiede volumi preziosi e
assai rari.
Anfiteatro Romano
Scoperto agli inizi del Novecento, l’Anfiteatro si trova in Piazza Sant’Oronzo ed è il più importante
monumento romano esistente a Lecce. La scoperta fu casuale e avvenne nel corso dei lavori per la
sistemazione della Piazza. Superate non poche difficoltà, tecniche ed economiche, i lavori terminarono nel
1938 e portarono alla luce buona parte della struttura originaria.
La costruzione dell’Anfiteatro risale al principio del II secolo e, secondo Pausania, fu voluta dall’imperatore
Adriano. Dal punto di vista architettonico, ricalca gli anfiteatri di Roma, di Pompei e di Siracusa, ma
presenta un maggior interesse per le dimensioni, per la quantità di materiale usato e per l’ottimo stato di
conservazione di alcuni particolari: piloni, archi, gradinate, capitelli, tutto è quasi intatto, tutto è colossale.
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L’edificio fu costruito in pietra leccese e rivestito di marmo bianco e colorato. Era cinto da un magnifico
portico, secondo lo schema già sperimentato a Roma, a Capua e a Verona. L’arena era perfettamente ovale:
con una cavea di metri 102 x 83,40 e un’arena di metri 53,40 x 34,60, l’anfiteatro poteva accogliere dai
10.000 ai 15.000 spettatori. La “summa cavea” era ornata con statue e colonne scanalate di cipollino
africano. Sembra che la struttura fosse usata soprattutto per le “venationes”: lo dimostrerebbero i
numerosi rilievi che decoravano il podium e rappresentavano scene di caccia e combattimenti tra cacciatori
e animali.
Teatro Romano
Il Teatro Romano, scoperto per caso nel 1929, si trova in Via Arte della Cartapesta. Insieme con il ben più
grande Anfiteatro di Piazza Sant’Oronzo, costituisce, per Lecce, una delle massime testimonianze dell’epoca
romana. La data di costruzione è incerta, ma numerosi indizi fanno pensare che il teatro sia stato costruito
in epoca augustea, quindi nel I secolo d.C. Si ritiene che esso, pur potendo ospitare circa 5000 spettatori,
fosse sostanzialmente riservato ai lupiensi (cioè ai cittadini di Lupiae), mentre i provinciali potevano
accedere all’Anfiteatro.
Gli scavi condotti fra il 1937 e il 1938 riportarono alla luce l'orchestra, la “scaena” e buona parte della
cavea. In particolare, l'orchestra ha forma di semicerchio, con un diametro di 13 m. La cavea, del diametro
di 19 metri, è costituita da dodici file di gradini, divise in sei sezioni ed è scavata nel banco roccioso.
Dell’originaria decorazione architettonica sono state ritrovate varie sculture in marmo, oggi conservate ed
esposte al Museo provinciale "Sigismondo Castromediano".
Torre di Belloluogo
La Torre di Belloluogo sorge fuori città, sulla strada che un tempo conduceva a Surbo. E’ una tipica struttura
militare del Trecento, costruita nel 1419 per volere dell’ultimo degli Orsini, Giovanni Antonio. Circondata da
un fossato, la struttura fu realizzata per scopi difensivi, ma – per la bellezza del luogo e la purezza delle sue
acque – non tardò a essere usata anche come residenza dai Conti di Lecce, specialmente da Raimondello
Orsini e da Maria d’Enghien.
La Torre, di forma cilindrica, è alta quattordici metri ed è impiantata su una solida base rocciosa. Al suo
interno, conserva ancora alcune stanze e un piccolo oratorio. Oltre una bella “Crocifissione” trecentesca,
sono presenti alcuni affreschi, con “Storie della vita di Maria Maddalena”. Ai piedi della Torre fu costruito
un ninfeo, ricordo di come, nel Cinquecento, si tentasse di rivivere i modelli bucolici e artistici di Atene e di
Roma.
Castello Carlo V
Alla metà del Cinquecento, l’imperatore Carlo V decise – per il Salento – tutta una serie di opere di difesa.
Esse erano intese a contrastare le continue e sanguinose scorrerie dei pirati saraceni e, più in generale, a
frenare le mire espansionistiche dell’Impero Ottomano. A Lecce, l’incarico di riprogettare il sistema
difensivo – costituito dalle mura e dal castello – fu affidato al geniale architetto militare Gian Giacomo
dell’Acaja. In questo quadro, nel 1539 ebbe inizio la costruzione del Castello, poi chiamato di Carlo V. Esso
fu eretto sul luogo ove esisteva l’antico maniero, costruito all’epoca del conte Tancredi. I lavori durarono
dieci anni. Ne uscì il Castello vasto e spazioso, come oggi lo vediamo: una grande opera militare, poderosa e
imprendibile, a forma di trapezio, con quattro baluardi a punta di lancia: la struttura – formata da due corpi
concentrici separati da un cortile – è munita di mura massicce e circondata da un fossato largo e profondo,
ed ha due soli ingressi a ponte levatoio. Delle due porte, una è ora murata. Imponenti i bastioni: quello di
sud-est misura 180 metri, quello di sud- ovest 150, quello di nord-est 124, quello di nord-ovest 116. Un
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lungo corridoio sotterraneo, che è alla stessa altezza del piano del fossato colmato nel 1872, girava lungo
tutta la cortina e collegava le casematte dei quattro bastioni angolari.
L'interno contiene ancora le opere di difesa precedenti, come il mastio del conte Accardo, e altri ambienti –
sia pure ristrutturati – divisi da un corridoio che corre lungo tutto il perimetro delle cortine esterne. I grandi
saloni interni sono oggi utilizzati per manifestazioni istituzionali e incontri culturali.
Porta Rudiae
Detta popolarmente “Porta Rusce”, Porta Rudiae fu eretta nel 1703, da Giuseppe Cino, sulle rovine di una
porta quattrocentesca qui esistente. Il suo nome deriva dal fatto che essa è rivolta verso l’antico centro
messapico di Rudiae, distrutto nel XII secolo da Guglielmo il malo ma rimasto famoso perché – nel III secolo
a.C. – dette i natali al poeta latino Quinto Ennio. Maestosa e ricca di motivi, di volute e di fregi, la porta
possiede tre fornici e offre un bel colpo d'occhio. La porta è sormontata da una bella statua di Sant'Oronzo,
che benedice la città di cui è patrono e che sovrasta l’epigrafe in cui si narra l’origine mitica di Lecce. A
destra e a sinistra del Santo, in posizione leggermente più bassa, stanno le due statue di Sant’Irene e San
Domenico. Lungo l’architrave, la porta è ornata con i busti di Euippa, Malennio, Dauno, Idomeneo,
personaggi che rievocano il periodo mitico e la leggendaria fondazione della città.
Colonna di Sant'Oronzo
Costituita da sei rocchi di marmo cipollino africano, la Colonna di Sant’Oronzo domina la piazza omonima, è
alta più di ventinove metri e sostiene la statua del santo patrono di Lecce, nell'atto di benedire la città. Il
fusto e il capitello provengono da una delle due colonne poste al termine della Via Appia, la strada
consolare romana che giungeva sino a Brindisi. Fu proprio la città di Brindisi a darla in dono ai leccesi, in
onore di Sant'Oronzo. La colonna fu realizzata da Giuseppe Zimbalo nel 1681-1686: così la città adempiva al
suo voto e ringraziava il patrono per averla preservata dal flagello della peste. La statua originaria – in
legno, ricoperta di rame e lavorata da maestri veneti – fu semidistrutta nel 1737, da un incendio causato
dai fuochi d’artificio. Essa fu rifatta in bronzo, su disegno di Mauro Manieri, e ricollocata sulla colonna nel
1739, con gran giubilo della popolazione. Recentemente è stata restaurata.
Obelisco
L’Obelisco si erge di fronte a Porta Napoli, tra il Viale dell’Università e Via Taranto. Su disegno di Luigi
Cipolla, la struttura fu realizzata nel 1822 dallo scultore Vito Carluccio di Muro Leccese, per commemorare
la visita di Ferdinando I di Borbone, sovrano delle Due Sicilie. La colonna, a pianta quadra e di forma
piramidale, si assottiglia procedendo dal basso verso l’alto. Sulle quattro facce della piramide sono fregi a
bassorilievo che richiamano i capoluoghi dell’antica provincia di Terra d’Otranto (Lecce, Otranto, Brindisi,
Taranto e Gallipoli). Sul basamento, sollevato sopra una pedana, è ripetuto lo stemma provinciale, che
mostra un delfino mentre azzanna la mezzaluna sullo stemma d’Aragona. Sulla struttura si notano varie
scritte in latino, che riguardano le diverse località e ne indicano le relative distanze. Una lunga iscrizione si
riferisce alla storica visita del Borbone, che per Lecce fu un avvenimento grandioso.
Cucina
Last but not least, la cucina di Lecce, e più in generale del Salento, è semplice ma genuina e gustosa. Il
sapore delle varie pietanze è arricchito dall’uso sapiente delle spezie tipiche della macchia mediterranea
(salvia, menta, origano, rosmarino). Le verdure e i legumi sono generalmente cucinati in apposite pentole di
terracotta, conditi con ottimo olio d’oliva e serviti con le cosiddette frisedde (pane tostato e biscottato).
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Tra i piatti tipici una pur breve carrellata non può dimenticare il rustico leccese (pasta sfoglia ripiena di
mozzarella, besciamella, pomodoro, pepe e noce moscata); la puccia, pane di grano duro farcito o con
impasto di olive nere.
Tra i primi: le lagane con ceci, le lavagnette fatte in casa, la minestra di fave e carciofi.
Tra le verdure, i cardoncelli a raganati e i carnucieddi.
Tra i piatti a base di pesce: alici in tortiera, cozze alla leccese, triglie al cartoccio. Tra i piatti di carne:
l’agnello in agrodolce e il castrato in umido.
Tra i dolci spicca il cosiddetto pasticciotto, ma numerose sono le specialità a base di mandorla, come ad
esempio le cupete.
Per i vini c’è solo l’imbarazzo della scelta: Negramaro, Salice Salentino, Primitivo di Manduria, Aleatico,
Matino, Salento, Terra d’Otranto, Moscato del Salento.
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PORTO CESAREO
Porto Cesareo (pronunciare Porto Cesàreo, Cisaria in dialetto salentino) è un comune italiano di 5.817
abitanti della provincia di Lecce in Puglia.
Situato sulla costa ionica della penisola salentina, dista 26,9 km dal capoluogo provinciale[2]. È
un'importante località turistica del Salento ed è sede dell'Area Marina Protetta e della Riserva Naturale
Orientata Regionale Palude del Conte e Duna Costiera.
Porto Cesareo è stata riconosciuta dagli studiosi erede dell’antico Portus Sasinaedi epoca latina ed è oggi
tra le più note località turistiche estive del Salento. Caratterizzante di Porto Cesareo è una bellissima
spiaggia che si estende ininterrotta per 17 chilometri e di fronte la spiaggia del centro abitato si erge dal
mare un arcipelago di isolotti, spesso riflesso in un mare calmissimo, cristallino e incontaminato.
l più conosciuto di questi isolotti è l'Isola Grande, detta anche 'Isola dei Conigli'. L’Isola dei conigli si può
raggiungere tramite apposito servizio in barca o, se il tempo lo consente, anche direttamente a mollo via
mare, con un po’ di nuoto. Sull’isola troverete già diversi bagnanti, ma se ci andate in agosto vi
risparmierete un po’ della calca che affolla le spiagge cittadine.
Il fascino di Porto Cesareo è amplificato dalle sue acque cristalline e dai lunghi lidi tra dune naturali
ricoperte di macchia mediterranea. In estate, Porto Cesareo si riempie di turisti che sono attratti dall'ottima
organizzazione balneare, dai numerosi villaggi turistici e lidi nei dintorni. L’area costiera è ricchissima di
hotel e di strutture ricettive, con grandi parcheggi custoditi ad accogliere le auto di migliaia di bagnanti che
ogni anno si riversano sulle sue spiagge. Non mancano alcuni tratti di spiaggia libera, ma se scegliete questi
tratti è d’obbligo non arrivare alle ore di punta…non trovereste un solo fazzoletto di sabbia in cui poter
piantare il vostro ombrellone e stendere l’asciugamano!
Il paese è inoltre sede di un centro di ecologia marina che controlla lo sfruttamento delle risorse ittiche e di
un importante museo di biologia marina dove si ammirano specie rare di pesci. A proposito di pesci, Porto
Cesareo è famosa anche per le squisite triglie che si pescano solo nel suo mare, dove cresce un tipo
particolare di alga di cui esse si nutrono e che conferisce un gusto ancora più saporito a questa specie.
Famosa è anche la vicenda della statua della prosperità dedicata a Manuela Arcuri, che reca l’epigrafe “l
mare di Porto Cesareo a Manuela Arcuri simbolo di bellezza e prosperità”. È stata collocata sul lungomare
nel 2002 e realizzata dall’artigiano Salvatino De Matteis. Il suo rapporto di amore e odio con i locali l’ha
vista in un primo momento rimossa nel 2010 per poi tornare al suo posto l’anno seguente.
Porto Cesareo, in definitiva, è una delle stelle della costa jonica, in cui poter ritrovare atmosfere caraibiche
con un mare tanto cristallino quanto basso per decine e decine di metri. Perché quindi andare ai Caraibi,
quando lo stesso tipo di mare, di spiaggia e di servizi può essere ritrovato direttamente a Porto Cesareo
nella nostra bella Italia?
L’area attorno al mare di Porto Cesareo è un bellissimo esempio di macchia mediterranea a ginepro i cui
esemplari arborei sono stati definiti dagli esperti tra i più belli d'Italia ed inseriti negli habitat prioritari da
salvaguardare direttamente dall’Unione Europea, già quando ancora era CEE.
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Al di là dell’importanza naturalistica, il mare di Porto Cesareo è di fondamentale trazione per il turismo
grazie alla presenza di un fondo sabbioso che rimane basso per decine di metri e alle acque sempre
trasparenti che richiamano atmosfere caraibiche, nonché grazie alle grandi e lunghissime spiagge: da Porto
Cesareo fino a Punta Prosciutto passando per Torre Lapillo, un’unica grande lingua di sabbia si dipana per
svariati chilometri tra lidi attrezzati e spiagge libere. Al turista l’ampissima scelta. Se vi recate al mare di
Porto Cesareo nei giorni di punta di Agosto, però, ricordatevi sempre che le spiagge sono prese d’assalto ed
è bene partire di buon mattino per essere sulla spiaggia non più tardi delle nove: in caso contrario,
rischiereste di non trovare né parcheggio negli spazi adibiti appositamente dalle strutture né un posto in
spiaggia, nemmeno in quella libera!
Porto Cesareo è ricco di insenature naturali che ne hanno fatto un’area portuale fin dall’antichità e da
prima della dominazione romana. Era sentita infatti la rivalità con Gallipoli, prima che quest’ultima
attaccasse l’antico borgo di Porto Cesareo facendolo scomparire per diversi secoli. Fu proprio grazie al
porto e agli scali commerciali che portava, che questo centro riuscì a riprendersi.
Oggi Porto Cesareo è dotato di un piccolo porticciolo in cui si addentrano per gli attracchi due banchine di
piccole dimensioni (una di 30 e l’altra di 25 metri). Il fondale è piuttosto basso limitandosi a 2 metri e mezzo
di profondità.
Consente l’attracco solo a piccole imbarcazioni di taglie non superiori ai tre metri e si tratta
sostanzialmente di molte barche variopinte di pescatori ed alcune turistiche.
Le sue acque sono quasi sempre calme, sia quando soffiano i venti da levante che quelli da ponente. Un
altro porto ancora più piccolo si trova all’altezza del collegamento con l’Isola Grande e offre rifugio a
imbarcazioni di pescatori e ad altre che collegano Porto Cesareo all’isola.
Chi conosce bene le coste del Salento, già lo sa: spesso e volentieri, a distanza di qualche chilometro l’una
dall’altra, lungo il profilo costiero che volge al mare sorgono diverse torri di avvistamento di antica
memoria, volute per fronteggiare le eventuali invasioni di turchi e stranieri. Porto Cesareo non si sottrae a
questa regola e possiamo dire che il sistema di torri più vicino è costituito dalla Torre Cesarea direttamente
in città, ma anche dalle vicine Torre Chianca, Torre Squillace e Torre Lapillo.
Torre Cesarea
La Torre Cesarea è la vera e propria torre del centro abitato, pur trovandosi ai margini del confine
meridionale. Di pianta quadrangolare, la sua versione originaria fu realizzata tra il 1568 e il 1570 per opera
di Virgilio Pugliese, dopo che quest’ultimo vinse una gara d’appalto tenutasi presso il castello aragonese di
Taranto, per poi essere però distrutta e ricostruita nel 1622. I suoi sedici metri di altezza fanno sì che
questa torre sia ben visibile alle imbarcazioni che transitano al largo anche a distanza di chilometri.
Come molte altre, anche questa torre fu realizzata per assecondare le volontà di Carlo V. L’intento era
quindi ben chiaro: far capire ad ospiti “minacciosi” che la città era pronta a rispondere a qualsiasi attacco.
Difatti, sul terrazzo venivano disposti dei cannoni in grado di rispondere al fuoco da apposite fessure. La
particolare posizione del Salento, del resto, rendeva queste terre una mira per i pirati in cerca di ricchezze.
La sua struttura è molto resistente ed i quattro metri di spessore delle mura hanno permesso alla torre di
conservarsi fino ai giorni nostri. Quando la torre non è più servita come arma di difesa, è stata utilizzata in
altro modo.
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Se durante l’Ottocento fu sede della dogana, oggi è stata completamente restaurata ed i suoi interni sono
adibiti ad ufficio per la Guardia di Finanza locale. All’interno è costituita da due piani collegati tra loro per
mezzo di possenti scale.
Con il passare dei secoli, la torre è stata chiamata anche in altri modi, come “Cesareo” o “Torre del Porto
Cesareo”, prima di prendere il definitivo nome odierno.
La torre più vicina, come detto è Torre Chianca (da non confondersi con un'omonima torre sulla costa
adriatica), che si trova su una lingua di terra a metà tra la Torre Cesarea e Torre Lapillo. Torre Chianca è un
po’ più alta elevandosi complessivamente per diciotto metri. Nelle acque vicine alla torre sono stati trovati
importanti reperti che risalgono probabilmente al periodo tra il II e il I secolo a.C. di alcuni sarcofagi e resti
di cinta murarie. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale è stata un importante snodo di rifugio
strategico per soldati prima italiani e poi tedeschi. Questo periodo è stato dannoso per la torre, che ha visto
subire alcune lesioni a causa delle esercitazioni che, nel frattempo, i soldati erano soliti fare.
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ALBEROBELLO
Alberobello, in Puglia, con i suoi Trulli è uno dei 50 siti italiani inseriti dall’Unesco nella World Heritage List.
Il nome deriva dal tardo greco τρούλος, ovvero “cupola” e indica delle antiche costruzioni coniche in pietra
a secco di origine preistorica. La pietra usata per le costruzioni era ricavata dalle rocce calcaree
dell’altopiano delle Murge. I Trulli, presenti principalmente nella Valle d’Itria, situata tra le province di
Brindisi, Bari e Taranto, sono utilizzati ancora oggi come abitazioni e costituiscono un geniale e longevo
esempio di architettura spontanea.
Alberobello, cittadina dell’entroterra barese, rappresenta senz’altro la capitale dei Trulli: il centro storico è
integralmente costituito da questi particolari edifici di forma piramidale che lo rendono unico al mondo.
Secondo alcuni studi i trulli di Alberobello risalirebbero alla metà del XIV secolo; all'epoca infatti era
comune abbattere e ricostruire gli edifici dissestati, piuttosto che ripararli.
La costruzione a secco, senza malta, sembra sia stata imposta ai contadini nel XV secolo dai Conti di
Conversano, per sfuggire a un editto del Regno di Napoli che imponeva tributi a ogni nuovo insediamento
urbano. Tali edifici risultavano perciò costruzioni precarie, di facile demolizione e non tassabili. In verità i
trulli sono tutt’altro che precari: la struttura interna, seppur priva di elementi di sostegno e collegamento,
possiede infatti una straordinaria capacità statica.
La pianta del trullo è approssimativamente circolare; sulla base di roccia naturale si innesta la pesante
muratura in calce. Generalmente i trulli sono unità modulari: gli ambienti interni sono distribuiti intorno al
vano centrale. Lo spessore delle mura e la scarsa presenza di finestre assicurano un ottimale equilibrio
termico: calore in inverno e fresco in estate.
Il tetto è composto da una pseudo-cupola di lastre calcaree orizzontali posizionate in serie concentriche
sempre più piccole - le cosiddette “chianche” (all’interno) e le più sottili “chiancarelle” (all’esterno).
Importantissima la chiave di volta, spesso decorata con motivi di carattere esoterico, spirituale o
propiziatorio. Ingegnosa la presenza di un cornicione sporgente dal tetto utilizzato per la raccolta delle
acque piovane in apposite cisterne. I trulli sono un esempio unico di costruzione antica che sopravvive ed è
utilizzata ancora oggi. Visitare la stupenda Alberobello è come fare un viaggio in un paese senza tempo.
La nascita dei primi trulli risale all’epoca preistorica. Già in questo periodo, infatti, erano presenti nella Valle
d’Itria degli insediamenti e iniziarono a diffondersi i tholos, tipiche costruzioni a volta usate per seppellire i
defunti.
Secondo alcune ricerche, tuttavia, già verso l’anno Mille sorsero degli insediamenti rurali da entrambe le
parti del fiume che adesso scorre sotterraneo. Le abitazioni a poco a poco si accorparono fino a formare dei
veri e propri villaggi, in seguito soprannominati Aja Piccola e Monti.
La costruzione a secco, senza malta, dei trulli, venne imposta ai nuovi coloni di modo che le loro abitazioni
potessero essere smantellate in fretta: un metodo efficace per evitare le tasse sui nuovi insediamenti
imposte dal Regno di Napoli e di certo anche buon deterrente per i proprietari riottosi. La maggior parte
degli storici tuttavia concorda che questa tecnica edilizia fosse dovuta, innanzitutto, alle condizioni
geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea utilizzata nelle costruzioni.
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Cosa vedere ad Alberobello
Monti
Distretto composto da circa 1030 trulli, fra cui I ‘trulli siamesi’, caratterizzati da doppia facciata, doppio
pinnacolo, focolare basso e privi di finestre.
Aja Piccola
Borgo costituito di una rete di vicoli stretti e tortuosi.
Trullo Sovrano
Unico trullo a due piani, oggi ospita un Museo. Indirizzo: piazza Sacramento 10.
Chiesa di Sant’Antonio
A forma di trullo, preceduta da un ingresso monumentale e da una scalinata sovrastata da un rosone. La
chiesa ha una pianta a croce greca e delle cappelle laterali con coperture a vela, un campanile a lato.
Indirizzo: via Monte Pertica,70011 Alberobello (BA)
La Casa d’Amore
Prima casa costruita a calce nel 1797, ospita oggi l’ufficio del turismo. Indirizzo: via Monte Nero 3, 70011,
Alberobello (BA)
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