Reviews - Andrea Battistoni
L' intervista il debutto nel teatro milanese con «le nozze di figaro»: ma non chiamatemi maestro, è meglio
andrea, marzo 2012
Il ragazzo dirige l' opera «Alla Scala senza frac»
Battistoni, 24 anni, è il più giovane sul podio Passione In realtà io volevo fare lo scrittore... Poi la passione per la lirica
di mio padre, che è un medico, mi ha contagiato
MILANO - La Scala non è un teatro per vecchi. Tra pochi giorni, il 23 marzo, a dirigere Le nozze di Figaro arriverà
Andrea Battistoni, ricci neri e occhi senza paura. Un ragazzo di 24 anni, il più giovane dei maestri mai scesi nella buca
del celebre teatro lirico. Prima di lui ci sono stati Robin Ticciati, esordiente a 22 anni ma «solo» per un concerto della
Filarmonica, e il grande Thomas Schiffer, che nel 1955 debuttò all' opera a 26 anni. Il record adesso è di Andrea,
veronese, carriera fulminea sulle principali ribalte liriche, da un anno primo direttore ospite del Regio di Parma. Record
impegnativo, tanto più rischioso vista la sua scelta un po' sfrontata di affrontare come prima battuta il capolavoro di
Mozart, qui nella storica edizione di Giorgio Strehler, scene di Ezio Frigerio, costumi di Vera Squarciapino. «Le Nozze
non m' intimoriscono - assicura -. Un pizzico d' ansia lo tengo per le prove, ma la sera della prima sarò del tutto a mio
agio. Con quest' opera ho un rapporto privilegiato, l' ho amata e ascoltata fin da bambino, mi sento pronto ad
affrontarla». E' stato così anche per Verdi. Al Farnese di Parma ha voluto cimentarsi con il più arduo dei titoli, Falstaff .
«Certo, mi rendo conto delle perplessità che un giovane come me può suscitare salendo sul podio della Scala, per di
più con un Mozart segnato dalla grande interpretazione di Riccardo Muti. Sono consapevole di tutto, quelle perplessità
le avrei anch' io... Ma sono qui proprio per provare che sono degno di tanta fiducia e tanto onore». A dargli i brividi
semmai è l' idea di dirigere nella stessa sala che fu di Toscanini. «Il mio mito, ancora così moderno. Mi sono
innamorato di lui ascoltandolo nei vecchi dischi di vinile». Toscanini, leggendario quanto autoritario e iracondo. «Allora
usava il direttore-dittatore. Nelle sue sfuriate peraltro c' era molta teatralità parmense. E' noto che teneva in tasca
orologi da due soldi per poterli lanciare con stizza per terra al momento giusto... Altri tempi. Il compito del direttore oggi
è far capire all' orchestra le sue idee, trasmettere la sua conoscenza dell' opera e il suo entusiasmo. Ma poi bisogna
sapersi confrontare con i musicisti, essere disponibile a recepire le loro suggestioni e i loro contributi». Una lezione all'
ascolto e alla condivisione appresa alla Scuola di Fiesole. «Farulli ha sempre insistito su questo, lì ho passato tre anni
stupendi». Tra le trasgressioni che la sua giovane età gli consente, il non voler essere chiamato maestro («Preferisco
Andrea, maestro è un titolo che bisogna conquistarsi») e il rifiuto di indossare il frac: «Mi sento ridicolo come in un abito
non mio. Mi sono fatto fare una serie di camicie di seta nera di foggia vagamente orientale. Belle larghe, per
sbracciarmi senza problemi». Ma come decide un ragazzo di diventare direttore d' orchestra? «In realtà io volevo fare
lo scrittore... Adoro leggere, soprattutto letteratura americana, Kerouac, De Lillo... Poi però la passione per la lirica di
mio padre, che è un medico, mi ha contagiato. Lui mi portava all' Arena, mi raccontava le trame delle opere... Mia
madre, pianista, mi faceva invece ascoltare la musica da camera, che però mi annoiava. Quando ho scoperto il suono
dell' orchestra sinfonica ho avuto la folgorazione: quello era lo strumento che volevo suonare». Gli amori nascono così.
Violenti e all' improvviso. «Le prime emozioni dell' ascolto sono determinanti», conferma Andrea che, mettendo insieme
la vocazione per la scrittura con quella per la musica, ha appena pubblicato per Rizzoli Non è musica per vecchi ,
manifesto scherzoso indirizzato ai giovani per sfatare pregiudizi e timori sulla cosiddetta «classica». Per Battistoni
aggettivo fuorviante, museale. «Personalmente ascolto di tutto, adoro Frank Zappa, i Deep Purple e il mio libro
comincia con una citazione degli AC/DC. E quando ho tempo suono in un gruppo rock». Nessuna barriera, quindi. L'
importante è la qualità. Il 7 maggio dirigerà la Filarmonica scaligera in una serata Rachmaninov dove verrà eseguita
anche una novità di Matteo Franceschini. «In Italia abbiamo tanti talenti ma la situazione della musica è disastrosa. La
pseudo riforma dei Conservatori è un orrore, ha seminato il caos. A questo si aggiunge lo scandalo di una totale
mancanza di educazione musicale nelle scuole. Da noi sei considerato un ignorante se non sai chi è Leonardo o
Picasso, mentre è lecito uscire da un liceo ignorando persino il nome di Beethoven». Non è un Paese per la musica. Ci
sarebbe da scappar via... «Non sono per la fuga ma per la lotta. Abbiamo toccato il fondo, abbiamo cominciato a
scavare... Bisogna ripartire. Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e sforzarci di ricostruire un' Italia migliore. Possiamo
farcela». Giuseppina Manin RIPRODUZIONE RISERVATA **** Idoli rock Frank Zappa Battistoni adora il mitico
chitarrista Deep Purple Ian Gillan e Roger Glover sono altri suoi idoli."
- Manin Giuseppina, Corriere della Sera, 16 Mar 2012
Le Nozze di Figaro, La Scala, 2012
"Ma che cosa ci faccio io al posto di Riccardo Muti?"
Il direttore d’orchestra Andrea Battistoni, 24 anni, esordirà alla Scala il 23 marzo. Così racconta le proprie emozioni e il
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proprio orgoglio
Da Il Giornale- 18 marzo 2012, 13:50
Finalmente entro in sala, con la trepidazione del melomane. È la prima volta, non sono mai stato in questo teatro,
nemmeno come spettatore, l’ho sempre ammirato da lontano, nei video e nelle fotografie dei suoi spettacoli
memorabili.
Ma soprattutto conosco la sua storia. Entro nel silenzio totale, le prove cominceranno tra una mezz’ora, posso godermi
la Scala tutta per me. Un passo dopo l’altro nella buca, leggii su cui riposano le parti d’orchestra, mi faccio strada
fissando il lampadario e il soffitto candido, verso il podio. Scalette rosse per salirvi, come scarlatto è tutto ciò che mi
circonda, dalle poltrone in platea ai palchetti al sipario sormontato dal suo stemma. Appoggio i piedi sul podio, e non
sembra vero... che diavolo, da quella stessa posizione signori come Arturo Toscanini, Victor de Sabata, Herbert von
Karajan, Claudio Abbado, Riccardo Muti hanno guidato innumerevoli recite.
In quella stessa sala Gioachino Rossini e Giuseppe Verdi sono entrati con la mia stessa trepidazione per affrontare le
prove delle loro nuove composizioni; e i loro spiriti sono qui intorno, dove potrebbero essere sennò? Un teatro che è
divenuto testimone immortale dei capolavori dei geni del melodramma e della musica italiana, come una piramide o
una sfinge che contiene al suo interno, ancora intatta, l’essenza di un tempo andato, ma non perduto, anzi, pronto a
rivivere in ogni recita, ad ogni concerto. C’è un’emozione particolare nel momento in cui la consapevolezza di tutto ciò
mi schiaccia, mi avvita lo stomaco... ma passa presto.
Ora c’è solo curiosità, gioia, la voglia di sempre di fare musica insieme agli artisti, all’orchestra, al coro del Teatro per
eccellenza, per onorarne la memoria e la magia. Quella magia che si crea quando le luci si spengono lentamente, e il
sipario ci apre un universo altro, fantastico...
Troppo spesso noi musicisti, presi dall’ansia di prove ed esibizioni continue, ci dimentichiamo di essere tutti coinvolti in
questo atto quasi magico, la ricreazione di un capolavoro musicale che idealmente ci unisce allo spirito dei grandi
compositori in una comunione di emozioni e genialità, per donare al pubblico qualcosa di eccezionale, di prezioso. Può
capitare di dimenticarsene... stavolta sarà diverso, sarà speciale... Ricordo la mia prova d’orchestra.
Ricordo di essere stato chiamato d’urgenza alla lezione di esercitazioni orchestrali perché c’era mancanza di
violoncellisti dei corsi superiori che avrebbero dovuto formare la fila nell’orchestra del conservatorio. Non avevo la
minima idea di cosa volesse dire partecipare a una prova e di cosa dovessimo suonare: mi ritrovai così un po’
spaesato a decifrare la prima Sinfonia di Beethoven sul leggio. Quando il direttore alzò la bacchetta mi si aprì un
mondo nuovo, segnando la mia vita. Tutti gli strumenti contribuivano insieme alla nascita di una musica eccezionale,
vibrante, divertente. Più tardi mi domandai «Se l’orchestra è uno strumento posso provare a suonarlo, a mettermi alla
guida di questi strumentisti?». Con un po’ di incoscienza ci provai.
Ed eccomi qui. Ora accarezzo la balaustra del golfo mistico gettando un’ultima occhiata alla sala; «dieci minuti
all’inizio della prova!»; affiora un sorriso e un brivido. "Corriamo, voliamo: le Nozze a compir!"
- Da Il Giornale, 18 Mar 2012
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