05 VA/02 DOVRANNO PORTARE COME LORO SERVIZIO NELLA TENDA DEL CONVEGNO … L'ASCOLTO riflessione spirituale di suor Angela Pozzoli - Figlie della Carità durante l'incontro per i servizi di ascolto proposto nell'anno della spiritualità - 31 gennaio 2002 Siamo qui per portare nella “tenda del Convegno” i nostri Centri Ascolto le antenne della carità i luoghi privilegiati dell’incontro con i fratelli i biglietti da visita dei servizi caritativi della Chiesa locale gli sportelli d’incontro tra i poveri e l’amore di Dio per mezzo nostro. Siamo qui non per parlare di metodi e organizzazione ma per chiederci: in che modo il servizio specifico reso ai più poveri può diventare strumento efficace per annunciare Cristo Signore a chi è nella difficoltà? Ci è stata proposta un’icona biblica. Ho voluto cercarne altre. È stata fatica ardua poichè molte volte ho trovato l’uomo che ascolta Dio, poco l’uomo che ascolta l’uomo. Forse significa che chi ascolta costantemente Dio ha l’abitudine di fare attenzione ai fratelli e ascoltarli. Tuttavia ne ho individuate altre quattro: I. Ascolterete il piccolo come il grande (Deut. 1, 17) NEI VOSTRI GIUDIZI NON AVRETE RIGUARDI PERSONALI, DARETE ASCOLTO AL PICCOLO COME AL GRANDE; NON TEMERETE ALCUN UOMO, POICHÉ IL GIUDIZIO APPARTIENE A DIO; LE CAUSE TROPPO DIFFICILI PER VOI LE PRESENTERETE A ME E IO LE ASCOLTERÒ. Mi pare di leggervi: Ascoltare è accogliere senza discriminare, senza pregiudizi affrontare le situazioni con coraggio senza temere il giudizio degli altri essere umili senza pretendere di dare una risposta sempre essere convinti che siamo solo strumenti nelle mani di Dio Il Centro Ascolto, è l’antenna della carità che coglie i bisogni degli ultimi, vegliando così sui poveri e svegliando la carità parrocchiale (che spesso li dimentica) perchè, coerente al Vangelo, li ami con l’accoglienza e la condivisione. Il Centro Ascolto è il biglietto da visita perchè è spesso la prima porta cui bussa chi ha bisogno, è il primo impatto per lui con la Chiesa Cattolica. Se è vero che la prima impressione è quella che resta, è grande la nostra responsabilità. Dovremmo essere specchi tersi che riflettono la bontà di Dio. Siamo veramente tali? Ascoltare è metterci interiormente in ginocchio davanti al Povero che ci manifesta il volto di Cristo. Contemplare Cristo nel povero, azione e contemplazione Ascoltare è spogliarci dei problemi personali, dimenticare l’orologio, non preoccuparci delle risposte e delle soluzioni da dare. 05 VA/02 Quante volte abbiamo sperimentato l’irrompere di Dio nei nostro progetti, capovolgendo le nostre certezze, offrendo spesso soluzioni insperate! Quante volte abbiamo sperimentato la presenza di Dio che agisce, ci accompagna e dissipa ogni paura, dandoci il coraggio di affrontare situazioni pericolose per lottare contro il male! II. Il Signore apparve ad Abrano alle querce di Mamre (Gen. 18, 1-8) POI IL SIGNORE APPARVE A LUI ALLE QUERCE DI MAMRE, MENTRE EGLI SEDEVA ALL'INGRESSO DELLA TENDA NELL'ORA PIÙ CALDA DEL GIORNO. EGLI ALZÒ GLI OCCHI E VIDE CHE TRE UOMINI STAVANO IN PIEDI PRESSO DI LUI. APPENA LI VIDE, CORSE LORO INCONTRO DALL'INGRESSO DELLA TENDA E SI PROSTRÒ FINO A TERRA, DICENDO: «MIO SIGNORE, SE HO TROVATO GRAZIA AI TUOI OCCHI, NON PASSAR OLTRE SENZA FERMARTI DAL TUO SERVO. SI VADA A PRENDERE UN PÒ DI ACQUA, LAVATEVI I PIEDI E ACCOMODATEVI SOTTO L'ALBERO. PERMETTETE CHE VADA A PRENDERE UN BOCCONE DI PANE E RINFRANCATEVI IL CUORE; DOPO, POTRETE PROSEGUIRE, PERCHÉ È BEN PER QUESTO CHE VOI SIETE PASSATI DAL VOSTRO SERVO». QUELLI DISSERO: «FÀ PURE COME HAI DETTO». ALLORA ABRAMO ANDÒ IN FRETTA NELLA TENDA, DA SARA, E DISSE: «PRESTO, TRE STAIA DI FIOR DI FARINA, IMPASTALA E FANNE FOCACCE». ALL'ARMENTO CORSE LUI STESSO, ABRAMO, PRESE UN VITELLO TENERO E BUONO E LO DIEDE AL SERVO, CHE SI AFFRETTÒ A PREPARARLO. PRESE LATTE ACIDO E LATTE FRESCO INSIEME CON IL VITELLO, CHE AVEVA PREPARATO, E LI PORSE A LORO. Abramo ci rivela l’Arte dell’Ascolto: si alza – va incontro non sa chi sono ma vede dei fratelli, stanchi da un lungo viaggio, forse assetati e affamati si prostra – li trattiene con grande rispetto e dignità da’ da bere – lava loro le mani soddisfando i bisogni primari li fa accomodare è lì per loro, li mette a loro agio per ascoltarli permettete che vi dia un boccone, rinfrancatevi il cuore. Qui è chiaro che il pellegrino, l’ospite, il povero non è un oggetto ma un soggetto, con cui entrare il relazione, con cui si esercita l’arte del dare e del ricevere. Riceviamo sempre l’altro con questo rispetto, con tanta attenzione? Siamo convinti che se la nostra carità è autentica è più quello che riceviamo di quello che diamo? III. Perché portino con te il carico … (Es. 18,13 - Nm. 11,17) IL GIORNO DOPO MOSÈ SEDETTE A RENDER GIUSTIZIA AL POPOLO E IL POPOLO SI TRATTENNE PRESSO MOSÈ DALLA MATTINA FINO ALLA SERA. ALLORA IETRO, VISTO QUANTO FACEVA PER IL POPOLO, GLI DISSE: «CHE COS'È QUESTO CHE FAI PER IL POPOLO? PERCHÉ SIEDI TU SOLO, MENTRE IL POPOLO STA PRESSO DI TE DALLA MATTINA ALLA SERA?». Direi che è il primo Centro di Ascolto della nostra storia. Mosè nel deserto, il popolo in subbuglio, non crede più in lui, incomincia ad essere stanco ad avere bisogno di tante cose. Mosè si mette a disposizione, da mattino a sera per ascoltare le persone e si sente intermediario di Dio. Non bada alla sua fatica, vuole trasmettere attraverso l’ascolto la sua illimitata fiducia in Dio la pace che deriva da una coscienza tranquilla, perchè sottomessa a Dio. Il suocero si accorge che esagera, glielo fa notare, suggerisce di farsi aiutare dagli altri. Mosè lo ascolta, ma consulta il Signore che gli risponde: IL SIGNORE DISSE A MOSÈ: «RADUNAMI SETTANTA UOMINI TRA GLI ANZIANI D'ISRAELE, CONOSCIUTI DA TE COME ANZIANI DEL POPOLO E COME LORO SCRIBI; CONDUCILI ALLA TENDA DEL CONVEGNO; VI SI PRESENTINO CON TE. IO SCENDERÒ E PARLERÒ IN 05 VA/02 QUEL LUOGO CON TE; PRENDERÒ LO SPIRITO CHE È SU DI TE PER METTERLO SU DI LORO, PERCHÉ PORTINO CON TE IL CARICO DEL POPOLO E TU NON LO PORTI PIÙ DA SOLO. Mosè forma così il primo gruppo di operatori del Centro di ascolto (sono tanti: avrà formato più Centri Ascolto). Nei servizi di Carità è obbligo lavorare in gruppo, lavorare insieme, pregare insieme, procedere con una formazione continua. Metterci sulle strade della Missione avrebbe poco senso se mancasse la comunione. Il nostro volontariato è a tempo perso o a tempo stabilito, cioè voluto, a costo di scelte faticose e di sacrifici? Quando ci suggeriscono cambiamenti di stile o di metodo, ascoltiamo? Consultiamo Dio (senza suggerirgli la risposta)? Siamo capaci di lavorare in gruppo senza protagonismi, accettando gli altri, riconoscendo e rispettando i loro carismi e i loro ruoli. IV. Arrivò intanto una donna di Samaria (Gv. 4, 1-26) QUANDO IL SIGNORE VENNE A SAPERE CHE I FARISEI AVEVAN SENTITO DIRE: GESÙ FA PIÙ DISCEPOLI E BATTEZZA PIÙ DI GIOVANNI - SEBBENE NON FOSSE GESÙ IN PERSONA CHE BATTEZZAVA, MA I SUOI DISCEPOLI -, LASCIÒ LA GIUDEA E SI DIRESSE DI NUOVO VERSO LA GALILEA. DOVEVA PERCIÒ ATTRAVERSARE LA SAMARIA. GIUNSE PERTANTO AD UNA CITTÀ DELLA SAMARIA CHIAMATA SICÀR, VICINA AL TERRENO CHE GIACOBBE AVEVA DATO A GIUSEPPE SUO FIGLIO: QUI C'ERA IL POZZO DI GIACOBBE. GESÙ DUNQUE, STANCO DEL VIAGGIO, SEDEVA PRESSO IL POZZO. ERA VERSO MEZZOGIORNO. ARRIVÒ INTANTO UNA DONNA DI SAMARIA AD ATTINGERE ACQUA. LE DISSE GESÙ: «DAMMI DA BERE». I SUOI DISCEPOLI INFATTI ERANO ANDATI IN CITTÀ A FAR PROVVISTA DI CIBI. MA LA SAMARITANA GLI DISSE: «COME MAI TU, CHE SEI GIUDEO, CHIEDI DA BERE A ME, CHE SONO UNA DONNA SAMARITANA?». I GIUDEI INFATTI NON MANTENGONO BUONE RELAZIONI CON I SAMARITANI. GESÙ LE RISPOSE: «SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO E CHI È COLUI CHE TI DICE: "DAMMI DA BERE!", TU STESSA GLIENE AVRESTI CHIESTO ED EGLI TI AVREBBE DATO ACQUA VIVA». GLI DISSE LA DONNA: «SIGNORE, TU NON HAI UN MEZZO PER ATTINGERE E IL POZZO È PROFONDO; DA DOVE HAI DUNQUE QUEST'ACQUA VIVA? SEI TU FORSE PIÙ GRANDE DEL NOSTRO PADRE GIACOBBE, CHE CI DIEDE QUESTO POZZO E NE BEVVE LUI CON I SUOI FIGLI E IL SUO GREGGE?». RISPOSE GESÙ: «CHIUNQUE BEVE DI QUEST'ACQUA AVRÀ DI NUOVO SETE; MA CHI BEVE DELL'ACQUA CHE IO GLI DARÒ, NON AVRÀ MAI PIÙ SETE, ANZI, L'ACQUA CHE IO GLI DARÒ DIVENTERÀ IN LUI SORGENTE DI ACQUA CHE ZAMPILLA PER LA VITA ETERNA». «SIGNORE, GLI DISSE LA DONNA, DAMMI DI QUEST'ACQUA, PERCHÉ NON ABBIA PIÙ SETE E NON CONTINUI A VENIRE QUI AD ATTINGERE ACQUA». LE DISSE: «VÀ A CHIAMARE TUO MARITO E POI RITORNA QUI». RISPOSE LA DONNA: «NON HO MARITO». LE DISSE GESÙ: «HAI DETTO BENE "NON HO MARITO"; INFATTI HAI AVUTO CINQUE MARITI E QUELLO CHE HAI ORA NON È TUO MARITO; IN QUESTO HAI DETTO IL VERO». GLI REPLICÒ LA DONNA: «SIGNORE, VEDO CHE TU SEI UN PROFETA. I NOSTRI PADRI HANNO ADORATO DIO SOPRA QUESTO MONTE E VOI DITE CHE È GERUSALEMME IL LUOGO IN CUI BISOGNA ADORARE». GESÙ LE DICE: «CREDIMI, DONNA, È GIUNTO IL MOMENTO IN CUI NÉ SU QUESTO MONTE, NÉ IN GERUSALEMME ADORERETE IL PADRE. VOI ADORATE QUEL CHE NON CONOSCETE, NOI ADORIAMO QUELLO CHE CONOSCIAMO, PERCHÉ LA SALVEZZA VIENE DAI GIUDEI. MA È GIUNTO IL MOMENTO, ED È QUESTO, IN CUI I VERI ADORATORI ADORERANNO IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ; PERCHÉ IL PADRE CERCA TALI ADORATORI. DIO È SPIRITO, E QUELLI CHE LO ADORANO DEVONO ADORARLO IN SPIRITO E VERITÀ». GLI RISPOSE LA DONNA: «SO CHE DEVE VENIRE IL MESSIA (CIOÈ IL CRISTO): QUANDO EGLI VERRÀ, CI ANNUNZIERÀ OGNI COSA». LE DISSE GESÙ: «SONO IO, CHE TI PARLO». Gesù si preoccupa di incontrare le persone, le va a cercare come in questo caso, cerca il linguaggio adatto per stabilire un contatto personale ed entrare in relazione per comunicare il suo messaggio. Gesù va sulla piazza a mezzogiorno quando il sole è alto e fa caldo. La Samaritana sa che è l’ora in cui la piazza è deserta e può sfuggire allo sguardo della gente che la rifiuta. Si rivela perciò la delicatezza di Gesù che la cerca quando è sola, sa che è emarginata e per lui straniera ( per di più donna). Supera ogni pregiudizio, chiede un favore per entrare in relazione, l’ascolta, la orienta... indica una strada. I veri poveri dobbiamo andare a cercarli, ripeteva alle sue suore San Vincenzo. Ci preoccupiamo di non fossilizzarci nei nostri Centri cercando strumenti nuovi per arrivare a chi ha più bisogno? Il Centro Ascolto presuppone uno spazio di silenzio: il deserto per Abramo, la piazza a mezzogiorno per Gesù. I nostri Centri di Ascolto hanno questo spazio che permette intimità e concentrazione nel rispetto della dignità altrui? 05 VA/02 V. Non hanno più vino (Gv. 2, 1-5) TRE GIORNI DOPO, CI FU UNO SPOSALIZIO A CANA DI GALILEA E C'ERA LA MADRE DI GESÙ. FU INVITATO ALLE NOZZE ANCHE GESÙ CON I SUOI DISCEPOLI. NEL FRATTEMPO, VENUTO A MANCARE IL VINO, LA MADRE DI GESÙ GLI DISSE: «NON HANNO PIÙ VINO». E GESÙ RISPOSE: «CHE HO DA FARE CON TE, O DONNA? NON È ANCORA GIUNTA LA MIA ORA». LA MADRE DICE AI SERVI: «FATE QUELLO CHE VI DIRÀ». Maria nel Vangelo parla poco ma sempre a proposito, perchè? Osserva attentamente, ascolta, conserva in cuor suo, è presente (con la testa e con il cuore), vigila premurosa e condivide Alle nozze di Cana è evidente che Maria, molto attenta, si è accorta che c’è qualcosa che non va: ascolta i servi e ne condivide la preoccupazione, osserva l’allegria dei commensali e non vuole rovinarla. Interviene – anche se la risposta di Gesù non è incoraggiante – agisce e risolve il problema. Siamo convinti che prima di dare ascolto dobbiamo attrezzarci interiormente? Che significa: o aver individuato le nostre contraddizioni e tensioni interne; o conoscere bene il nostro carattere, le nostre capacità, la nostra sensibilità, le nostre debolezze. Significa aver risolto le proprie difficoltà, essere in pace con Dio e con gli uomini. Solo così saremo liberi di ascoltare la voce di Dio per ascoltare i poveri che Lui ama. Arcidiocesi di Torino - Caritas Diocesana Via Monte di Pietà, 5 Tel. 011.5156410 fax 011.5156419 Sito web TORINO 10121 e-mail [email protected] www.diocesi.torino.it/caritas