LA STAMPA (Del 12/6/2002 Sezione: Tutto Scienze Pag. 2) Il Gatto e la Volpe investono in Bot E INGANNANO IL POVERO PINOCCHIO, CHE IGNORA LE CRESCITE ESPONENZIALI. SE INVECE AVESSE LETTO BENE UN CERTO LIBRO... PREMESSA: siamo nel Paese di Cuccagna, quindi gli interessi pagati ai risparmiatori dalle banche sono molto elevati e l´inflazione inesistente. La Volpe e il Gatto propongono un affare a Pinocchio: lui versa uno zecchino alla Banca di cui sono proprietari, e loro ogni anno gli daranno 10 zecchini di interesse. E´ un buon affare o Pinocchio farebbe meglio a investire il suo unico zecchino d´oro nei cari vecchi Bot, che nel Paese di Cuccagna rendono il 20 per cento? Fare i conti è facile. Dopo un anno Pinocchio incasserebbe dalla Volpe e dal Gatto 11 zecchini, e dopo 10 anni ben 101 zecchini. I Bot invece darebbero dopo un anno 1,2 zecchini, e dopo dieci anni appena 6,19 zecchini. Sembra che la proposta del Gatto e della Volpe sia incomparabilmente migliore. Ma è proprio così? Tutto dipende da quanto deve durare l´investimento. I burattini vivono a lungo, dopo un secolo il loro legno è soltanto un po´ più stagionato. Vediamo allora che cosa succede a cento anni dall´investimento. Bene, il Gatto e la Volpe dovranno dare a Pinocchio 1001 zecchini. Ma lo zecchino investito in Bot avrà fruttato 83 mila zecchini. Provare per credere. Basta una calcolatrice da tasca. Dato che Pinocchio marina la scuola e quindi non sa nulla di interessi composti e di crescite esponenziali, c´è da scommettere che darà il suo zecchino al Gatto e alla Volpe. E poiché nel Paese di Cuccagna anche i gatti e le volpi vivono secoli, e in più sanno benissimo che cos´è una crescita esponenziale, ecco che il Gatto e la Volpe investiranno in Bot lo zecchino di Pinocchio e dopo cento anni gli daranno i 1001 zecchini pattuiti, mettendosi in tasca 82.000 zecchini guadagnati alle sue spalle. Questo apologo è raccontato, molto più estesamente, nel primo capitolo di “Algoritmi, divinità e gente comune” (Edizioni ETS, Piazza Carrara, Pisa, 145 pagine, 12,22 euro; www.edizioniets.com), un libro delizioso (anche se non facilissimo: ma un po´ di ginnastica cerebrale previene l´Alzheimer) scritto da Fabrizio Luccio e Linda Pagli, che, insieme, dirigono il Gruppo di ricerca sugli algoritmi dell´Università di Pisa, dove insegnano informatica. Si chiamano algori-tmi, ricordiamolo, le procedure per risolvere un problema in un numero finito di operazioni. E´ il pane quotidiano degli informatici, gli algoritmi stanno alla base di ogni software. A integrazione di quanto scrivono Luccio e la Pagli, oltre che con gli affari sbagliati di Pinocchio, grazie alle crescite esponenziali possiamo stupire ulteriormente i nostri 24 lettori domandando loro quanto diventa spessa una pagina di questo giornale ripiegandola su se stessa 64 volte. Chi pensa di esagerare rispondendo “cinque metri” ci rimarrà male: diventa spessa diecimila volte la distanza tra la Terra e il Sole, che è di circa 150 milioni di chilometri. Ancora più sorprendente è che tutti gli atomi che compongono l´universo sono “soltanto” 10 elevato alla ottantaduesima. Un numero che sembra piccolo ed è invece enorme, tanto che ci stiamo dentro tutti noi, la Terra, la Via Lattea, miliardi di galassie e altro ancora. Sorvoliamo sui capitoli intermedi, che affrontano temi come gli infiniti, questioni di logica, l´indecidibilità, il calcolo parallelo e la probabilità: parlarne sarebbe divertente, ma troppo lungo e complicato; ci basti consigliare le pagine sulla probabilità a chi, giocando a Lotto e Supernalotto, applica masochisticamente a se stesso quella che fu definita la “tassa sugli stupidi”. E saltiamo ai due capitoli finali solo per accennarne il contenuto. Il penultimo tratta della divinazione sciamanica, ma è adattabile a Wanna Marchi, astrologi, guaritori e fattucchiere assortite. Scoprirete, per dirla grossolanamente, che andando a casaccio ci si azzecca meglio che volendo ragionare (o meglio, credendo di farlo). L´ultimo capitolo, trattando di reti informatiche come quella di Internet, propone in modo semiserio una soluzione agli ingorghi di auto nelle strade cittadine: basterebbe che tutti gli automobilisti anziché dirigersi verso la propria meta, percorressero prima un po´ di strada in una direzione scelta a caso. Purché sia proprio a caso. Affinché ciò sia garantito e nessuno faccia il furbo, gli autori propongono di installare sul cruscotto una banderuola girevole (“folle” come quella che cantava Mina nei beati e ormai favolosi Anni 60). Ai primi incroci, l´automobilista dà un colpo alla banderuola e si dirige nella direzione indicata dalla banderuola quando si ferma. Ogni città, a seconda della pianta, avrà un suo tipico inizio di percorso arbitrario, cioè richiederà un tot di scelte casuali, dopodiché, ognuno vada dove deve andare: arriverà prima e (probabilmente) senza ingorghi. Le informazioni su Internet viaggiano così. E una delle “città invisibili” descritte da Italo Calvino è assimilabile a una rete. Si sarà capito che questo è un libro di matematica e informatica ma soprattutto è un libro intelligente, ironico e ricco di cultura anche letteraria. Il che chiarisce anche perché non lo ha pubblicato un grosso editore e perché vi sarà difficile rintracciarlo. Oltre tutto, è uscito nel lontano 1999. Roba dell´altro secolo. Scusatemi se l´ho scoperto soltanto adesso. Ma è attualissimo: a sentire il ministro Tremonti, l´Italia sarà presto il Paese di Cuccagna. Piero Bianucci