II domenica di quaresima
16 marzo 2003
Prima lettura
Dal libro della Genesi Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18
In quei giorni, 1Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».
2
Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in
olocausto su di un monte che io ti indicherò». Abramo si mise in viaggio. 9Essi arrivarono al luogo che
Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. 10Poi stese la mano e prese il
coltello per immolare suo figlio. 11Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo,
Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 12L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli
alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio». 13Allora
Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a
prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 15Poi l’angelo del Signore chiamò dal cielo
Abramo per la seconda volta 16e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto
questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, 17io ti benedirò con ogni benedizione e
renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del
mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Saranno benedette per la tua
discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». Parola di Dio.
Dal Salmo 115
RitCamminerò davanti al Signore
nella terra dei viventi.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suo fedeli.
Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Seconda lettura
Dalla lettera di Paolo apostolo ai romani Rm 8,31b-34
Fratelli, 31che diremo? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli che non ha risparmiato il proprio
Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33Chi accuserà gli
eletti di Dio? Dio giustifica. 34Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla
destra di Dio e intercede per noi? Parola di Dio.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
cf. Mc 9,7
Dalla nube luminosa si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo».
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,2-10
In quel tempoA, 2Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e GiovanniB e li portò sopra un monte alto, in un
luogo appartato, loro soli. Si trasfiguròC davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti,
bianchissimeD: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così biancheE. 4E apparve loro EliaF con
MosèG e discorrevano con Gesù. 5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per
noi stare quiH; facciamo tre tendeI, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6Non sapeva infatti che
cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e
uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltateloL!». 8E subito guardandosi
attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. 9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro
di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato
dai morti. 10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai
morti. Parola del Signore.
Note del testo
L’episodio della Trasfigurazione è intenzionalmente collocato tra la prima e la seconda predizione della
Passione del Signore: intende essere una rivelazione rivolta ai discepoli, rivelazione che ha come
oggetto il significato profondo e nascosto della persona di Gesù e della sua “via”. Gesù, incamminato
verso la croce, è in realtà il Signore. È in questa via della croce che bisogna anzitutto insistere. È
proprio in questo Gesù incamminato verso la croce che troviamo il compimento delle attese. Ed è
proprio questa via messianica che nasconde un significato pasquale. E tutto questo con una
precisazione: il racconto non si limita a rivelare il futuro; pretende invece di manifestare il significato
profondo che la realtà già ora possiede, significato nascosto che i più non vedono e che le apparenze
sembrano smentire. Così la Trasfigurazione diventa la rivelazione non solo di ciò che Gesù sarà, dopo
la croce, ma di ciò che Egli è già, lungo il cammino verso Gerusalemme.
Nella prima lettura Dio mette alla prova Abramo e gli chiede: “Prendi il tuo figlio, il tuo unico figlio,
quello che ami, Isacco”. Notiamo come ci sono quattro espressioni per dire quel ‘figlio’. Ne bastava
una che dicesse: ‘Prendi Isacco’. No, gli chiede: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio, quello che ami,
Isacco”. Perché ci rendiamo conto che Dio sta chiedendo tutto ad Abramo, anzi, il figlio della
promessa, cioè quello attraverso il quale Dio ha promesso ad Abramo la benedizione. Abramo deve
imparare a donare tutto, a non controllare niente, a non avere nessuna sicurezza. Ma dietro a questo
modo di presentare le cose c’è in fondo l’immagine di Dio. Quel sacrificio – che Dio ha impedito di
compiere: era forse troppo grande per Abramo – Dio lo compie.
(A): Il testo liturgico inizia con “in quel tempo”; il testo del vangelo invece inizia con “sei giorni
dopo”. Il brano si colloca infatti sei giorni dopo l’episodio di Cesarea di Filippo, in cui avvenne la
professione di fede di Pietro e il primo annuncio della passione. Marco colloca la trasfigurazione nel
settimo giorno, fine della creazione, riposo di Dio, festa dell’uomo. Con il ‘settimo giorno’ Marco ci
porta al libro della Genesi e ci immerge ‘nel Principio’, ma nello stesso tempo il ‘settimo giorno’ della
storia è termine vittorioso della lotta per la salvezza dell’intero universo e dell’uomo.
(B): La Trasfigurazione assume un ruolo importante anche nell’esperienza di fede del discepolo. I
discepoli hanno capito che Gesù è il Messia e si sono ormai persuasi che la sua strada conduce alla
croce: ma non riescono a capire che la croce nasconde la gloria. Il velo che si solleva non rivela
soltanto la realtà di Gesù, ma contemporaneamente anche la realtà del discepolo, ugualmente
incamminato verso la croce, eppure verso la Risurrezione, ugualmente il possesso – al di là della realtà
apparente che delude – della presenza vittoriosa di Dio. Gesù inizia il cammino verso la croce, quindi
verso la forma dell’umiliazione e della sofferenza; bisogna riuscire a capire bene che quell’itinerario di
abbassamento che Gesù sta per percorrere, è in realtà l’itinerario della sua gloria che lo conduce a Dio.
Se riusciamo a vedere nella croce del Signore la gloria di Dio, allora la nostra fede sarà davvero
matura.
(C): La trasfigurazione è dunque una investitura (vestito bianco) per la Signoria a lui consegnata dal
Padre: in altre parole è un modo per dire che: “Egli è già ciò che sarà”. Questo episodio è il dire che
nella vita terrena di Cristo ci sono tutti i tratti che lui vivrà, soprattutto alla fine: ci sono i tratti della
passione, della morte, della sepoltura, della risurrezione. E questo non riguarda solo lui, ma anche noi:
nella nostra vita si possono e si devono ritrovare le tracce del mistero pasquale. Nelle vicende di
ciascuno di noi siamo invitati a vedere i tratti della passione, della morte, i tratti della Pasqua, della
risurrezione, i tratti del dono dello Spirito. Perché ciò che saremo, in realtà già lo siamo.
(D): Le vesti bianche hanno una funzione simbolica: nella Bibbia il bianco è segno di purificazione. Il
bianco è il colore della gloria, della luce. Nell’Apocalisse si dice: ‘Coloro che sono vestiti di bianco,
chi sono e donde vengono’ Sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione, hanno
lavato le loro vesti rendendole bianche nel sangue dell’Agnello’. Il Cristo trasfigurato è avvolto nel
candore della luce perché egli rivela in questo momento il suo mistero profondo, quello di essere Figlio
di Dio.
(E): C’è dunque un mistero divino nell’uomo Gesù di Nazaret; in lui abita la pienezza della divinità,
ma questa pienezza è velata dalla carne. È necessaria la carne, cioè l’umanità perché il Figlio di Dio
possa essere visto, ascoltato, toccato. Ma è altrettanto necessario che il velo della carne si squarci per
lasciare intravedere la “bellezza” di Dio. Gesù si mostra come luminoso e bello, non di una bellezza
umana, ma della bellezza stessa di Dio.
(F): A rendere testimonianza è Elia – un profeta – colui che è stato rapito in cielo e di cui gli israeliti
attendono un ritorno glorioso. Ma Elia era stato un profeta perseguitato, tanto che si era sentito solo in
Israele a custodire la fede dei padri. Tanto avvilito da questo si era augurato la morte. Poi aveva fatto
un pellegrinaggio su ‘un monte alto, in disparte’, al monte di Dio, l’Oreb e lì aveva visto la gloria di
Dio, che gli aveva ridato il coraggio, la forza di vivere, di lottare, di camminare e di soffrire. Elia,
dunque, profeta e sofferente.
(G): Mosè aveva dovuto faticare per riuscire ad ottenere l’adesione del popolo alla liberazione di Dio.
Anche Mosè era salito su un monte alto, in disparte, da solo’, dove aveva visto Dio ‘faccia a faccia’ e
aveva parlato con Lui ‘bocca a bocca’. Quando Mosè tornò indietro, dopo aver parlato con il Signore,
la pelle della sua faccia era luminosa e gloriosa, tanto che dovette mettere un velo sulla faccia per
nascondere la bellezza sovraumana che il dialogo con Dio aveva stampato sulla sua faccia.
(H): Non si deve dimenticare che la trasfigurazione è un momento provvisorio e fugace. Il discepolo
deve sapersi accontentare. Di queste esperienze ce ne sono poche e brevi. Pietro voleva rendere eterno
quel momento. È un desiderio che mostra una incomprensione dell’avvenimento, che non è l’inizio del
definitivo, non è la meta, ma solo un anticipo profetico di essa. La strada del discepolo è ancora quella
della croce. Dio offre una caparra: poi bisogna fargli credito, senza limiti.
(I): Pietro fraintende ciò che vede: vede Gesù glorioso e pensa che abbia già raggiunto la gloria. È vero
che Gesù cammina verso la gloria, ma non l’ha ancora raggiunta. Per raggiungerla deve passare
attraverso la croce: deve accettare l’umiliazione e scendere al gradino più basso. Solo quando avrà
percorso fino in fondo il cammino dell’umiliazione e avrà regalato del tutto la sua vita nell’obbedienza
a Dio e nell’amore agli uomini, solo allora sarà realmente e definitivamente glorioso. Pietro vorrebbe
questa gloria immediatamente: conquistare la gloria di Gesù, ma senza partecipare alla sua passione. Si
fa fatica ad accettare la morte come vocazione di Gesù e la morte come distacco da Mosè e da Elia.
(L): Il motivo della trasfigurazione è in quello che Pietro sta per ascoltare. Quella ‘voce che viene dalla
nube’ è la voce di Dio stesso. Non è certamente frequente, nel vangelo, udire la voce che viene da Dio.
Ascoltiamo questa voce solo nel battesimo e alla vigilia della passione, nel vangelo di Giovanni. In tutti
i casi la voce di Dio si sente quando siamo di fronte al mistero della croce, dell’abbassamento; a quel
mistero che l’uomo fa una fatica immensa ad ascoltare e ad accettare; perché si fa fatica a capire che
Dio sia nell’abbassamento, nell’umiliazione e nella desolazione. Non ci entra in testa che Dio sia lì.
Quando ci troviamo lì ci viene da chiedere: ‘dov’è Dio?’. Non riusciamo a capire e ad accettare che
Dio sia lì. Per questo c’è bisogno di quella voce che da parte di Dio renda testimonianza a Gesù. Quel
Gesù, che sta per iniziare il cammino dell’umiliazione, è il Figlio di Dio. La rivelazione del Figlio di
Dio sta nel cammino che Gesù inizia verso la croce. Ciò che siamo chiamati ad ascoltare, dunque, non
è solo un parola, ma è una Persona: Gesù. È una Persona che ti coinvolge e ti strappa a te stesso.
Prefazio suggerito: “Egli, dopo aver dato ai discepoli l’annuncio della sua morte, sul monte santo
manifestò la sua gloria e chiamando a testimoni la legge e i profeti indicò agli apostoli che solo
attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione” (Prefazio II domenica di
quaresima).
Padri della Chiesa
Signore, è bello per noi stare qui; se vuoi, facciamo qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per
Elia. Ma il Signore non rispose a tale suggerimento, certo non per mostrare che quel desiderio era
cattivo, bensì per significare che era fuori posto, non potendo il mondo essere salvato senza la morte di
Cristo; così, l’esempio del Signore invitava la fede dei credenti a capire che, senza alcun dubbio nei
confronti della felicità promessa, dobbiamo nondimeno, in mezzo alle prove di questa vita, chiedere la
pazienza prima della gloria; la felicità del regno non può, infatti, precedere il tempo della sofferenza
(Leone Magno, Disc. 38).
Perché voleva fare tre tende? Non sapeva che Legge, Profeti e Vangelo provengono dalla stessa
origine? Difatti fu corretto dalla nube, […] che fece una sola tenda. Parlano i Profeti, parla la Legge,
ma ascoltate questo, voce della Legge e lingua dei Profeti. Era lui che parlava in loro, poi parlò da se
stesso (Agostino, Disc. 79).
Altri autori cristiani
Si capisce l’emozione improvvisa di Mosè e di Elia: essi che avevano percepito la prossimità della
gloria divina impaziente di salvare gli uomini, ecco che ora la contemplano nel corpo del Figlio
dell’uomo. Ho osservato la miseria del mio popolo… ho udito il suo grido, conosco le sue sofferenze…
sono deciso a liberarlo. (Es 3.7-8); rispondimi Signore, rispondimi… sono pieno di zelo per il Signore
degli eserciti, perché gli israeliti ti hanno abbandonato (1Re 18.37; 19.10): queste non sono più parole
divine, né parole di uomo, ma il Verbo stesso nella sua umanità; non più una promessa e un’attesa, ma
l’Evento, la realtà è il corpo di Cristo (Col 2.17). Mosè ed Elia possono lasciare la grotta del Sinai
senza velarsi il volto: essi contemplano la sorgente della luce nel corpo del Verbo (J. Courbon, Liturgia
alla sorgente, pp. 81-2)
Di fronte al male, alle tragedie, alle ingiustizie, alle malattie, alla morte, non basta ripetere la ‘buona
notizia’ della fede cristiana. In tal caso una predica, un’istruzione resterebbero nel vago. Sarebbero
come luce che non illumina, perché non cade sulle cose, sulle vicende della vita, illuminandole,
trasfigurandole. […] Le parole di Gesù dicono qualcosa quando diventano quello che sono, cioè
“parole di vita” (G. Benedetti, Il Vangelo della festa, pp. 308-309).
Nel Battesimo al Giordano, squarciatosi il cielo, insieme alla voce scese lo Spirito in forma di colomba;
sul monte della trasfigurazione, la presenza di Dio scesa dal cielo, oltre che dalla voce è espressa dalla
nube. La nube rimanda alla vicenda dell’Esodo, dove essa appare almeno in tre modi diversi: come
guida al cammino del popolo, come presenza di Dio sul monte Sinai, come presenza di Dio nella tenda
del convegno. Essa segna il cammino di uscita dalla terra di schiavitù, quando Dio prevedeva il suo
popolo da una colonna di nubi (cfr ad es. Es 13.21). Essa caratterizzò la rivelazione sul monte Sinai
(Mosè salì sul monte e la nube coprì il monte… Es 24.15-18; cfr Es 19.6), quando sul monte, tra
nuvole, nembi e fuoco, non si vide nessuna figura, ma si udì solo una voce; così avvenne anche sul
monte della Trasfigurazione dove dalla nube uscì solo una nube divina. L’uomo per raggiungere il
monte deve salire, la nube invece deve scendere.(…) La discesa della nube di Dio sul monte è la
celebrazione della divina misericordia. Così avvenne anche su quell’altro monte, quello della
trasfigurazione, in cui il Signore si compiacque nel suo Figlio diletto (vale a dire unico), costituendolo
segno e luogo della sua misericordia (P. Stefani, Sia santificato il tuo nome - B pp. 42-3).
Non è frequente che il Signore mostri ai suoi discepoli la distanza che lo separa da loro, eppure li porta
con sé per far conoscere qualcosa di più sulla sua stessa natura. Il contrasto, sia in ciò che appare che
nella sostanza, in questa scena risulta davvero netto: da un lato “lo splendente”, il bianchissimo vestito
di Gesù, dall’altro una nube, un’ombra che avvolge; una luce che rivela e una nube che maschera, una
luce che porta con sé la divinità di Gesù e un’ombra che lo restituisce alla sua e nostra umanità. Dopo
quel volo nell’intimità di Gesù che li lascia senza nulla di intelligente da dire, i discepoli ritrovano
l’ombra, quella condizione così umana, e possono tornare con i piedi per terra senza schiantarsi. In
questo contesto di distanza iniziale ci sembra un po’ meno assurdo comprendere perché Dio ci abbia
dato la vita e la morte del suo Figlio, perché abbia deciso di farsi come noi, perché non abbia paura di
chiedere il sacrificio del suo Figlio, come aveva fatto con il figlio di Abramo, come ci chiede di ogni
cosa a noi più cara. Dio non domanda mai per togliere, ma per restituire sempre il centuplo, sempre di
più; l’imbarazzante obbedienza di Abramo e l’abbandono di Gesù nelle mani del Padre sono una
testimonianza che non ci offre vie di scampo (Gruppo O.P.G.*).
* Gruppo OPG: L’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Reggio Emilia è uno dei sei Istituti
Penitenziari italiani riservati a coloro che sono stati riconosciuti incapaci di intendere e di volere nel
compimento di un reato. Noi siamo alcuni di loro e ci troviamo regolarmente attorno alla Parola di
Dio per lasciare che ci parli e per dare uno strumento allo Spirito perché ci aiuti a stare vicini al
Padre.
Passi parallelli
v. 2 Mc 5,37: E non permise a nessuno di seguirlo fuorchè a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di
Giacomo.
Mc 1,29: E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di
Giacomo e di Giovanni.
Gv 15,15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve
l’annunzierà.
Mt 11,27: Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno
conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Mt 17,1: Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in
disparte, su un alto monte.
Sal 24,3-4: Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
lo voglia rivelare.Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a
danno del suo prossimo.
Lc 9,28: Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul
monte a pregare
Es 24,9-10: Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele. Essi videro il Dio
d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo
stesso.
2Pt 1,16-18: Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto
conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni
oculari della sua grandezza. Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa
gloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
v. 3 Lc 9,29: E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante.
Gv 1,32: Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal
cielo e posarsi su di lui".
Es 24,16: La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al
settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.
Mc 16,5: Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed
ebbero paura.
Ap 3,4-5: Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi mi scorteranno in
vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il
suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli.
Mt 22,12: … gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Ap 7,14: Gli risposi: “Signore mio, tu lo sai”. E lui: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la
grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello".
v. 4 Ml 3,23-24: Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del
Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io
venendo non colpisca il paese con lo sterminio.
Gv 5,46,47: Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non
credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?
Lc 16,31: Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti
saranno persuasi”.
Lc 24,27: E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a
lui.
At 3,22: Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta come me in mezzo ai vostri
fratelli; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà.
Dt 18,15: Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui
darete ascolto.
v. 5 Ne 8,14: Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti
dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese.
Lv 33-36: Il Signore aggiunse a Mosè: “Parla agli Israeliti e riferisci loro: Il quindici di questo settimo
mese sarà la festa delle capanne per sette giorni, in onore del Signore. Il primo giorno vi sarà una santa
convocazione; non farete alcun lavoro servile. Per sette giorni offrirete vittime consumate dal fuoco in
onore del Signore. L’ottavo giorno terrete la santa convocazione e offrirete al Signore sacrifici
consumati con il fuoco. È giorno di riunione; non farete alcun lavoro servile".
Sal 133,1: Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!
Gv 1,35-39: Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così,
seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero:
“Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro
dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Mc 14,40: Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che
cosa rispondergli.
Mc 6,45-52; Gv 20,19-20.
v. 6 Es 19,9; Na 1,3; Es 24,15-16; Es 14,19-24;
Mc 1,9-11; Sal 2,7; Gv 20,21-22; Is 42,1.
v. 8 Mc 14,32-36
v. 9 Mt 17,9; Rm 12,2; At 4,19-20; Sal 96,2; Is 40,96b.
v. 10 Gv 11,20-27