Corso di Psicologia Generale 2014–2015
www.cognitivelab.it
Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali,
Umane e della Formazione
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La codifica dell’informazione
Il modello tradizionale della memoria di Atkinson e Shiffrin
Il modello della memoria di lavoro di Baddeley
Il modello dei sistemi di memoria di Tulving
Oblio e distorsione dei ricordi
Strategia di apprendimento e memoria: la preparazione degli esami
Piazza G. Ermini, 1
06123 Perugia
Prof. Stefano Federici
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› La memoria ha che fare con 
– la codifica, l’immagazzinamento, e il recupero.
– il cervello, specialmente l’ippocampo e i lobi parietali e
frontali.
2
› La memoria ha la funzione di permettere
agli organismi di trarre vantaggio
dall’esperienza passata.
– Nel corso dell’evoluzione si sono selezionati, però,
diversi modi per realizzare tale obiettivo e lo studio
della memoria umana ha permesso di frazionare la
nostra capacità di ritenere nuove informazioni
portando all’individuazione di diversi sistemi di
memoria.
3
› La memoria è 
la capacità di conservare nel tempo le informazioni
apprese e di recuperarle quando servono in modo
pertinente.
– Ogni nuova esperienza comporta dei cambiamenti nei circuiti
nervosi, rafforzandone alcuni e indebolendone altri, così da
creare nuovi circuiti nervosi.
– Anche ricordare qualcosa è un processo attivo e dinamico che
modifica il ricordo stesso, dipendente dalla storia di ciascun
individuo.
– La memoria è un sistema in continuo divenire, non
un’informazione morta.
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› La memoria è limitata 
– in termini quantitativi
› circa il numero d’informazioni che possiamo immagazzinare
– in termini di durata
› molti apprendimenti decadono dopo un certo periodo di tempo
› Quindi è strettamente connessa con l’OBLIO.
– Il fatto di dimenticare costituisce un grande vantaggio e una fortuna, in
quanto elimina dalla mente molte informazioni superflue e irrilevanti e, in tal
modo, lascia spazio per nuovi apprendimenti.
› Shereshevkii studiato dal neurofisiologo Alexander Luria (1902-1977) non
riusciva a dimenticare nulla comportando un disadattamento all’ambiente,
e un’incapacità a discriminare ciò che è importante da ciò che è
insignificante.
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› Il caso più famoso di mnemonista è forse quello di un uomo
chiamato Shereshevkii, che è state riportato dallo psicologo
russo Alexander Luria.
– Luria (1968) descrisse che un giorno S. si presentò al suo laboratorio,
chiedendo che la sua memoria fosse testata. Luria eseguì il test,
scoprendo che la memoria di quell’uomo sembrava virtualmente priva
di limiti. S. poteva riprodurre serie estremamente lunghe di parole,
indipendentemente dal tempo passato dalla presentazione di esse.
– Luria studiò S. per un periodo di 30 anni, trovando che persino
quando la ritenzione di S. veniva testata dopo 15 o 16 anni dopo una
sessione di apprendimento delle parole, S. era ancora in grado di
richiamarle. S. usa negli anni seguenti la sua memoria prodigiosa in
termini professionali, in particolari spettacoli, stupendo il pubblico per
la sua abilità di ricordare qualunque cosa a richiesta.
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La codifica dell’informazione
7
›
8
I 3 stadi della memoria:
1.
Codifica = imprimere nella mente, immettere nella memoria (encoding);
2.
Immagazzinamento = tenere a mente, ritenzione, mantenere in memoria
(storage retention);
3.
Recupero = richiamo o riconoscimento di un ricordo (retrieval)
La procedura è di fatto piuttosto semplice: innanzitutto disponete gli item in gruppi
differenti; naturalmente, un solo mucchio può essere sufficiente, a seconda di
quanto c’è da fare. Potrebbe essere necessario andare da qualche altra parte per
la mancanza di qualcosa di necessario, altrimenti si può procedere subito senza
problemi. È importante non fare troppe cose allo stesso tempo, anzi meglio farne
di meno che rischiare di farne troppe. In un primo tempo questo aspetto potrebbe
sembrare non rilevante, ma potrebbero emergere subito delle complicazioni; un
errore potrebbe infatti comportare dei costi. All’inizio l’intera procedura sembrerà
complicata, ma presto comunque diventerà un altro aspetto di routine della vita. È
difficile prevedere che la necessità di fare questa cosa abbia un termine
nell’immediato futuro, per quanto non si possa comunque esserne certi. Dopo che
la procedura è stata completata, occorre disporre di nuovo le cose in differenti
gruppi, per riporle in seguito nei posti appropriati. Queste cose possono essere
eventualmente usate di nuovo, con la conseguente necessità di ripetere ancora
l’intero ciclo. In ogni caso, ciò fa parte della vita.
9
› La codifica, l’immagazzinamento e il recupero sono spesso
considerati come stadi sequenziali, presumendo che l’informazione
sia prima acquisita dall’esterno, mantenuta per un certo tempo, e
in seguito recuperata. Tuttavia questi processi, interagendo tra
loro, sono interdipendenti.
– Ad esempio, nel tentare di codificare l’informazione del brano di apertura del
capitolo, potreste aver trovato il testo difficile da codificare, fatto che ha reso
probabilmente difficili anche i successivi processi di immagazzinamento e di
recupero dell’informazione.
– Tuttavia, una particolare etichetta verbale può facilitare la codifica, e quindi
l’immagazzinamento e il recupero, dei passaggi del brano. La maggior parte
delle persone comprende molto meglio quel brano quando ne conosce il
titolo, cioè Panni da lavare. Provate adesso a rievocare i passaggi descritti
nel brano.
› Il titolo aiuta la codifica dell’informazione, e quindi il ricordo di un passaggio che
sembra altrimenti incomprensibile.
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La procedura è di fatto piuttosto semplice: innanzitutto disponete gli item in gruppi
differenti; naturalmente, un solo mucchio può essere sufficiente, a seconda di
quanto c’è da fare. Potrebbe essere necessario andare da qualche altra parte per
la mancanza di qualcosa di necessario, altrimenti si può procedere subito senza
problemi. È importante non fare troppe cose allo stesso tempo, anzi meglio farne
di meno che rischiare di farne troppe. In un primo tempo questo aspetto potrebbe
sembrare non rilevante, ma potrebbero emergere subito delle complicazioni; un
errore potrebbe infatti comportare dei costi. All’inizio l’intera procedura sembrerà
complicata, ma presto comunque diventerà un altro aspetto di routine della vita. È
difficile prevedere che la necessità di fare questa cosa abbia un termine
nell’immediato futuro, per quanto non si possa comunque esserne certi. Dopo che
la procedura è stata completata, occorre disporre di nuovo le cose in differenti
gruppi, per riporle in seguito nei posti appropriati. Queste cose possono essere
eventualmente usate di nuovo, con la conseguente necessità di ripetere ancora
l’intero ciclo. In ogni caso, ciò fa parte della vita.
11
› George Mandler(1924), Organization and Memory (1967) 
– Ha verificato la prestazione di 4 gruppi a cui aveva dato consegne
differenti riguardo una lista di parole da ricordare.
› 1) leggi
(incidentale);
(incidentale)
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2) leggi e ripeti (intenzionale); 3) leggi e raggruppa in categorie
4) raggruppa in categorie e ripeti (intenzionale)
› Le 2 teorie meglio conosciute sono la teoria dell’interferenza e la
teoria del decadimento.
– L’interferenza si verifica quando è la competizione di informazioni a
determinare la dimenticanza di qualcosa;
› L’interferenza retroattiva è causata da attività che si verificano dopo l’apprendimento di
qualcosa ma prima che venga richiesto di richiamare quella tale cosa.
– La capacità di rievocare esperienze più lontane nel tempo viene alterata da un processo associato
con l’immagazzinamento di nuove esperienze.
› L’interferenza proattiva ha luogo quando il materiale interferente è appreso prima,
piuttosto che dopo l’apprendimento del materiale che deve essere ricordato.
– La tendenza dei ricordi precedenti a interferire con il recupero di esperienze e conoscenze
successive.
– Il decadimento invece implicata nel caso in cui sia il passaggio del tempo a
causare l’oblio di particolari informazioni.
13
› L’informazione viene dimenticata a causa della graduale scomparsa, piuttosto che della
sostituzione (interferenza), della traccia mnestica.
› Richiamo 
– Consiste nel produrre (e non soltanto nel riconoscere come
corretto) un fatto, una parola o un altro item dalla memoria.
› Riconoscimento 
– Consiste nel riconoscere come corretto (non nel produrre) un
fatto, una parola, o un altro item dalla memoria.
› Prime 
– Un nodo che attiva un nodo connesso in una rete, determinando
un’attivazione definita effetto di priming.
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› La memoria di fatti ed eventi richiede
un’azione ricostruttiva che comporta delle
trasformazioni dei fatti e degli eventi
(Bartlett, 1932).
– Il ruolo delle inferenze plausibili 
› Nella ricostruzione gli eventi vengono ricondotti alle
strutture concettuali degli individui.
– Il ruolo della memoria ricostruttiva nella
testimonianza.
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› Frederic Bartlett(1886–1969) vs. Hermann
Ebbinghaus(1850–1909)
– Bartlett non si concentrò sul numero di parole corrette ricordato, ma
sulla natura delle modifiche apportate nei richiami. Gli individui che
richiamano questo tipo di materiale effettuavano inferenze e altri
cambiamenti che portavano a una storia più concisa e coerente
(convenzionalizzazione).
› La memoria umana non è una riproduzione, ma un processo ricostruttivo».
– «Per spiegare i suoi dati sulla memoria, Bartlett ha sviluppato il
concetto di schema (schemata).
› Gran parte della conoscenza umana è costituito da strutture mentali
inconsce che catturano gli aspetti generici del mondo».
› Gli schemi operano su nuove informazioni in arrivo per colmare le lacune e
razionalizzare la rappresentazione della memoria risultante.
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Una notte due giovani di Egulac si recarono al fiume a caccia di foche, e mentre si
trovavano là, scese la nebbia e l’aria diventò stagnante. Udirono allora grida di
guerra, e pensarono: «Forse si tratta di una spedizione di guerra». Scapparono
verso la spiaggia e si nascosero dietro ad un tronco. C’erano delle canoe che
risalivano il fiume, ed essi potevano udire il rumore delle pagaie, e videro che una
canoa si dirigeva verso di loro. Dentro c’erano cinque uomini ed uno di essi disse:
«Che cosa ne dite? Vogliamo portarvi con noi. Stiamo risalendo il fiume per andare a
far guerra alla gente».
Uno dei due giovani disse: «Ma non possiedo frecce».
«Le frecce sono nella canoa», risposero.
«Io non verrò. Potrei essere ucciso. I miei parenti non sanno dove sono andato. Ma
tu», disse, rivolgendosi all’altro, «potresti andare con loro».
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Così uno dei due giovani andò, mentre l’altro tornò a casa.
E i guerrieri continuarono su per il fiume, fino ad una città all’altro lato del Kalama.
La gente scese vicino all’acqua, incominciarono a combattere, e molti vennero
uccisi. Ma ben presto il giovane sentì dire da uno dei guerrieri: «Presto, torniamo
a casa: l’Indiano è stato colpito». Allora egli pensò: «Oh, sono fantasmi». Non
sentiva dolore, ma essi dicevano che era stato colpito.
Così le canoe ritornarono ad Egulac, ed il giovane alla sua casa sulla spiaggia, ed
accese il fuoco. E raccontò a tutti: «Pensate, ho accompagnato i fantasmi e
siamo andati a combattere. Molti dei nostri compagni sono stati uccisi, come
pure molti di coloro che ci attaccarono. Essi dicevano che ero stato colpito, ma
io non sentii affatto dolore».
Raccontò tutto questo e poi si calmò. Quando il sole sorse, cadde a terra.
Qualcosa di nero gli venne fuori dalla bocca. Il suo volto si contrasse. La gente
balzò in piedi e gridò.
Era morto.
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› Prima riproduzione (15 min) 
– Storia – C’erano due giovani che andarono sulla riva
del fiume. Sentirono grida di guerra e dissero: «C’è una
guerra di fantasmi». Non possedevano frecce. Videro
una canoa con dentro cinque uomini, che dissero: «Le
frecce sono nella canoa». La guerra dei fantasmi
ricomincia. Molti furono uccisi. Ci fu un giovane che
venne colpito, ma non sentì dolore. Udì che l’Indiano
era stato ferito. Ritornò al suo villaggio con la sua
canoa. La mattina seguente si sentiva male e la sua
faccia si contrasse. Qualcosa di nero gli uscì dalla
bocca, ed essi gridarono: «Era morto».
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› Commento alla prima riproduzione
–La storia è stata notevolmente abbreviata
ed ha uno stile traballante e sconnesso.
–I fantasmi, che avevano molto
impressionato il soggetto, scompaiono dal
titolo, ma vengono introdotti all’inizio della
storia.
20
› Seconda riproduzione 15 giorni dopo 
– Storia – C’erano due fantasmi. Andarono ad un
fiume. Sul fiume c’era una canoa con dentro cinque
uomini. Ci fu una guerra di fantasmi. Uno dei
fantasmi chiese: «Dove sono le frecce?». L’altro gli
disse: «Sono nella canoa». Incominciarono la
guerra e parecchi furono feriti ed alcuni uccisi. Un
fantasma fu ferito ma non sentì dolore. Tornò al
villaggio sulla canoa. La mattina seguente si
sentiva male, e qualcosa di nero gli uscì dalla
bocca, ed essi gridarono: «Era morto».
21
› Commento alla seconda riproduzione
–I fantasmi rafforzano la loro presenza
all’interno della storia.
–I due giovani scompaiono completamente.
–La narrazione diventa ancora meno
coerente.
22
› Terza riproduzione 1 mese dopo 
– Storia – C’erano dei fantasmi. Ci fu una
battaglia fra di loro. Uno di essi disse: «Dove
sono le frecce?». L’altro disse: «Sono nella
canoa». Una gran quantità di combattenti
venne ferita o uccisa. Uno di essi fu ferito, ma
non sentiva male. Lo trasportarono al suo
villaggio distante alcune miglia, remando nella
canoa. Il giorno seguente qualcosa di nero gli
uscì dalla bocca e gridarono: «È morto».
23
› Commento alla terza riproduzione
–La prima parte della storia è
completamente scomparsa
–Tutto si riduce ad una battaglia tra
fantasmi
–Il particolare dominante, i fantasmi, sembra
aver soppresso ed assorbito tutto il resto.
24
› Il recupero è un processo ricostruttivo o costruttivo?
– Un’implicazione importante del lavoro di Bartlett e di studi
successivi è che il recupero mnestico non è solo ricostruttivo, e
quindi basato su strategie (ad es., ricerca di indizi [cue],
inferenze) per il recupero in memoria delle tracce originarie delle
nostre esperienze allo scopo di ricostruirle.
– Viceversa, nelle situazioni di vita quotidiana la memoria è anche
costruttiva, in quanto l’esperienza antecedente influenza il
processo del richiamo e che cosa viene di fatto richiamato.
› Si ricordi lo studio di Bransford e Johnson (1972) citato sui panni da
lavare.
25
› Elizabeth Loftus(1944) ha contribuito a mettere in luce i problemi
potenziali, riconducibili alle convinzioni errate, implicati nelle condanne di
persone accusate di crimini basate solo o principalmente sulle
testimonianze oculari.
– Loftus & Palmer (1974) Reconstruction of automobile destruction. Riportano 2
esperimenti in cui ai partecipanti sono stati mostrati dei filmati di incidenti
automobilistici. In seguito, questi dovevano rispondere a delle domande sugli
eventi che si erano verificati nei filmati.
› Alla domanda, «a che velocità andavano le macchine che si sono schiantate l’una contro
l’altra?» ha ottenuto le stime più elevate di velocità rispetto a quelle domande dove
venivano usati i verbi come urtate, toccate o colpite al posto di schiantate.
› In un retest, una settimana più tardi, quei soggetti che avevano ricevuto il verbo schiantate
sono stati più propensi a rispondere "sì" alla domanda "Hai visto vetri rotti?", Anche se il
vetro rotto non era presente nel film.
Questi risultati confermano l’idea che il modo di porre domande a seguito di un evento può
influenzare la ricostruzione di quell’evento.
26
«I don’t study when people
forget. I study the
opposite: when they
remember»
https://www.youtube.com/watch?v=X
xQRDSrfZxw&list=PLPy6sKFD3nOtCZQKnz3vKyF_tbmxtAL&index=4
http://www.ted.com/talks/elizabeth_l
oftus_the_fiction_of_memory
27
Il modello tradizionale della memoria
di Atkinson e Shiffrin
28
› Gli psicologi cognitivi hanno ottenuto una grande quantità di dati
importanti sulla memoria attraverso lo studio di soggetti
mnemonisti, amnesici e normali.
– Ma come vengono organizzati questi dati per capire come funziona la
memoria?
– Le differenze principali tra queste interpretazioni alternative sono centrate
sulla metafora usata per concettualizzare la memoria.
› Nancy Waugh e Donald Norman (1965) hanno proposto un
modello della memoria basato sulla distinzione tra 2 strutture della
memoria:
– la memoria primaria, che mantiene temporaneamente l’informazione per l’uso
corrente, e
– la memoria secondaria, che mantiene l’informazione permanentemente, o
almeno per un tempo molto lungo.
29
› Richard C. Atkinson(1929) e Richard Shiffrin(1942)
(1977) proposero una metafora alternativa,
multiprocesso o multimomodale che è un
modello input-output composto da tre
componenti:
– il registro sensoriale (RS): sistema a capacità elevata
ma di rapido decadimento
– la memoria a breve termine (MBT)
– la memoria a lungo termine (MLT)
30
REGISTRO
SENSORIALE
STIMOLO
AMBIENTALE
Visivo
Acustico
Aptico
MAGAZZINO A
BREVE TERMINE
(MBT)
Memoria temporanea
di lavoro (ML)
Processi di controllo
Reiterazione
Codifica
Decisione
Strategie di recupero
RISPOSTA
31
MAGAZZINO A
LUNGO TERMINE
(MLT)
Magazzino
permanente di
memoria
32
› George Sperling(1934) (1960) dimostrò l’esistenza di un tempo di ritenzione molto al di
sotto di quello considerato proprio della memoria a breve termine, ipotizzando
un’ulteriore unità di memorizzazione nella quale l’informazione viene fissata in un registro
sensoriale.
– Procedura del resoconto parziale
›
un suono di diversa altezza indica quale riga deve essere nominata = stima del numero totale di lettere
disponibili nel registro sensoriale.
33
D
G
H
J
B
M
W
Z
P
Riquadro con contrassegno
vengono presentate visivamente, per soli 50 millisecondi, 9 lettere disposte su 3 righe e 3 colonne.
Riquadro con lettere
›
› Vengono presentate visivamente per
50 millisecondi 9 lettere, disposte su
3 righe e 3 colonne. Un suono di
diversa altezza indica quale riga deve
essere nominata.
› Sperling stimò il numero totale di
lettere che erano disponibili nel
registro sensoriale moltiplicando la
media delle lettere ricordate dopo il
segnale sonoro per tre (per questo la
scala in figura va da 0 a 9).
› I dati mostrano che il registro
sensoriale è un sistema a capacità
elevata ma di rapido decadimento.
34
https://www.youtube.com
/watch?v=6Ck_GRSB-7s
35
36
› Memoria a breve termine (MBT) 
– conserva le informazioni per circa mezzo minuto e ha una
capacità limitata.
› Esempio: far fare due compiti cognitivi a un soggetto = dimostrazione dei
limiti della MBT
– George A. Miller(1920) (1956) 
› Il magico numero 7±2 per indicare la quantità di unità di informazioni
diverse che si possono ricordare dopo una singola prestazione e in
assenza di ripetizioni.
› Tecniche di raggruppamento (chunk) per formare unità di informazione
complesse.
37
›
Brown (1958) e Peterson e Peterson (1959) 
–
Idearono una tecnica che consisteva nel far fare due compiti cognitivi a un soggetto e nel
mostrare che lo spazio, più o meno grande, della MBT occupato da uno dei due rendeva
difficile l’esecuzione dell’altro compito.
›
›
Marsh et al. 1997 
–
In condizioni particolari tale volatilità può diventare molto elevata e la MBT può durare anche
solo 2 secondi.
›
›
38
verificarono che in presenza di compiti distrattori (compiti d’interferenza) i soggetti non erano in grado
di ricordare neppure tre informazioni dopo 18 secondi.
Per esempio, se state ripetendo un numero nuovo di telefono dopo averlo letto dall’elenco e un
compagno nello stesso momento vi dice l’indirizzo della persona in oggetto, è probabile che non
riusciate a finire di comporre il numero sulla tastiera a causa di questa interferenza.
Il cuscinetto di reiterazione (rehearsal buffer) 
–
Per evitare il rapido deterioramento delle informazioni, esse vanno ripetute con frequenza per
mantenerle presenti nel cosiddetto cuscinetto di reiterazione.
–
Le informazioni ripetute abbastanza a lungo sono trasferite nella memoria a lungo termine; le
altre sono rimpiazzate da nuovi stimoli.
› Memoria a lungo termine (MLT)
– MLT = nozione ingenua di memoria
› La probabilità che le informazioni passino dalla MBT alla MLT è in funzione:
– della reiterazione delle informazioni nella MBT;
– dell'integrazione e organizzazione del materiale in strutture organizzate (esperimento di
Mandler).
› Il modello sequenziale di Aktinson e Shiffrin privilegia la dimensione della
durata temporale del ricordo ma non tiene conto di altre importanti variabili
della memoria.
› La stessa distinzione fra MBT e MLT non va intesa in modo dicotomico e
discreto.
– Ricerche recenti condotte su pazienti con MBT danneggiata ma MLT sana hanno mostrato che la
sequenzialità non è una condizione indispensabile.
– Inoltre, si è provato che non è la semplice ripetizione ad aumentare la probabilità di passaggio
alla MLT, bensì l’elaborazione e l’integrazione del materiale in strutture organizzate già operanti
nella MLT
39
Il modello della memoria di lavoro di
Baddeley
40
› Alan D. Baddeley(1934) (1992) 
– Ha approfondito la comprensione della MBT e
ha chiamato questo stadio memoria di lavoro
(ML) in quanto conserva temporaneamente le
informazioni e nello stesso procede a una loro
elaborazione attiva.
– La ML concerne il presente ed è stata fatta
coincidere con la coscienza in senso stretto.
– La ML è articolata in 4 sottosistemi distinti.
41
42
1. L’esecutivo centrale (central executive)  controlla i
dati provenienti dai due sottosistemi e svolge funzioni
essenziali come il controllo attentivo delle azioni.
43
–
È un sistema flessibile per il controllo e la regolazione dei
processi cognitivi richiesti dalla situazione.
–
Collega le informazioni provenienti dalle diverse fonti in
episodi coerenti, coordina i sottosistemi, orienta le risorse
attentive a disposizione in modo selettivo, è in grado di
cambiare i piani di reiterazione e attiva momentaneamente la
memoria a lungo termine.
2.
Il circuito fonologico (fonological loop)  concerne il parlato conserva
l’ordine in cui le parole sono presentate. È suddiviso in 2 componenti:
Il magazzino fonologico (phonological store) 
1.
›
In grado di trattenere le tracce acustiche per circa 2 secondi
Il sistema articolatorio (articulatory system) 
2.
›
Reitera le tracce acustiche a livello subvocale.
È inoltre caratterizzato da:
– l’effetto della similarità fonologica  le parole che sono simili a livello fonologico sono
ricordate peggio.
– l’effetto della lunghezza delle parole  una sequenza di parole corte è riprodotta più
facilmente di una di parole lunghe.
– l’effetto della soppressione articolatoria  la memoria del materiale verbale è
danneggiata soprattutto a livello sintattico se si richiede alle persone di ripetere nello
stesso tempo e in continuazione qualcosa di irrilevante ad alta voce come “hi-ha”, poiché
tale comportamento blocca il processo di reiterazione.
44
3. Il taccuino visivo-spaziale (visuospatial
sketchpad)  è adibito all’elaborazione e al
mantenimento dell’informazione visiva e
spaziale, nonché delle immagini mentali ed è
composto da:
• nascondiglio visivo (visual cache)  ha la funzione di
conservare le informazioni concernenti la forma e i colori;
• scrivano interno (inner scribe)  è implicato nella reiterazione
attiva delle informazioni riguardanti lo spazio e i movimenti,
soprattutto quelli del corpo.
45
4. Il tampone episodico (episodic buffer) 
– sottosistema schiavo, di più recente
introduzione, ha la funzione di collegare insieme
informazioni provenienti da diverse parti in
modo da comporre un episodio coerente,
nonché di combinare singoli elementi per
costruire strutture più articolate a partire dalle
informazioni visive, come la memoria di una
storia o della scena di un film.
46
Il modello dei sistemi di memoria di
Tulving
47
› Endel Tulving(1927) (1972; 1985)  ha proposto un frazionamento della
MLT, distinguendo 3 differenti sistemi
– memoria episodica
– memoria semantica
– memoria procedurale
Suggerisce l’esistenza di sistemi di memoria separati deputati
all’organizzazione e all’immagazzinamento dell’informazione relativa a eventi
con una precisa collocazione nel tempo (ad es., “cosa avete mangiato a
pranzo ieri?”, “chi è stata la prima persona che avete visto questa mattina?”),
e di un sistema che viceversa memorizza l’informazione senza un riferimento
temporale specifico (“chi erano i due psicologi che per primi proposero il
modello della memoria dei tre magazzini?”, “cosa si intende per
mnemonista?”).
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MEMORIA
Memoria sensoriale
Memoria a breve termine
Memoria di lavoro
Memoria a lungo termine
Memoria esplicita
(dichiarativa)
Episodica
Semantica
Memoria implicita
(non dichiarativa)
Procedurale
Autobiografica
Eventi
personali
specifici
Coscienza autonoetica
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Significati
Conoscenze
generali
Coscienza noetica
Abilità
motorie
Apprendimento
associativo
Priming
(percettivosemantico)
Condizionamento classico
Coscienza anoetica
Apprendimento
non associativo
Sensibilizzazione
Assuefazione
› La memoria episodica 
– conserva le informazioni relative ad eventi o episodi inseriti nel
loro contesto temporale e spaziale, direttamente esperiti dal
soggetto, con ricchezza di dettagli ed archiviati in riferimento
temporale agli altri eventi autobiografici già depositati.
› Ad esempio, la memoria episodica può conservare il ricordo di quella volta che andammo al
ristorante ed il cameriere inciampò versando la carne al ragù sul vestito della signora seduta
al tavolo affianco al nostro; lei si arrabbiò molto, soprattutto quando il cameriere non si
sbrigava a portarle lo smacchiatore; poi la signora si alzò ed andò via urlando, con il suo
vestito bianco macchiato di rosso sulla spalla destra; c’era molta gente nel ristorante e tutti
iniziarono a ridere; ci divertimmo molto, nonostante quella sera fossimo un po’ preoccupati
perché il giorno dopo dovevamo sostenere un esame difficile; era una serata molto calda e
dopo cena facemmo una passeggiata.
50
› La memoria semantica 
– conserva le informazioni in maniera indipendente dal contesto in cui le abbiamo apprese e le
archivia all’interno della preesistente struttura cognitiva, ponendole in relazione semantica alle
altre informazioni presenti.
›
Ad esempio, io so cos’è un ristorante, so che al ristorante ci si va per mangiare, so che la carne al ragù è un cibo, che è
cucinato con la salsa di pomodoro, che il pomodoro è un vegetale, che anche la rosa è un vegetale, ma che questa, a
differenza del pomodoro è un fiore e così via. Posso anche sapere di aver sostenuto quel difficile esame in quel giorno di
giugno e sapere che a giugno in genere fa caldo, senza naturalmente ricordare niente dell’interrogazione. Insomma, la
memoria semantica si riferisce alle nostre conoscenze generali, comprese le parole, le regole di comportamento, i concetti
astratti, una regola della grammatica greca, ma anche l’indirizzo di casa ed il proprio numero di telefono.
– Nelle prime fasi dell’esistenza, le conoscenze semantiche si formano a partire da ripetute
esposizioni personali ad una particolare esperienza, da cui viene astratta una conoscenza
generale.
›
Ripetuti incontri con un cane ci permettono di sapere che il cane ha quattro zampe, abbaia, ecc.
– Una volta acquisite, le conoscenze semantiche si svincolano dalla situazione in cui sono state
apprese.
›
51
Ad esempio, possiamo conoscere il teorema di Pitagora senza necessariamente ricordare quando l’abbiamo imparato.
› Paziente affetta da demenza semantica 
– la conoscenza residua delle funzioni degli oggetti
dipendeva dall’uso che ne faceva personalmente:
› riferiva che la brocca era un oggetto che serviva a metterci
dentro i fiori, così come l’utilizzava nella propria casa, ma
aveva dimenticato la sua funzione, tipica, di contenitore di
liquidi (Snowden, 2002).
52
› Tulving (1995) e la dipendenza della memoria episodica da quella
semantica 
– ha dimostrato che la frequente origine esperienziale delle conoscenze semantiche
non vuol dire tuttavia che esse derivano dalla memoria episodica.
– L’immagazzinamento delle informazioni nei due sistemi è organizzato in maniera
seriale a partire dalla memoria semantica, per cui esse debbono prima essere
elaborate dal sistema semantico e solo successivamente possono entrare in quello
episodico.
› Un’informazione può entrare nel magazzino semantico senza essere passata per
quello episodico.
– Vi sono esempi clinici di soggetti con grave amnesia episodica che, tuttavia, sono in
grado di acquisire nuove conoscenze semantiche, mentre non sarebbe possibile il
contrario (Tulving, 2001).
› Non si può ricordare in maniera episodica, quindi, ciò che non ha preliminarmente
acquisito un significato nel contesto delle nostre conoscenze precedenti.
53
› Memoria autobiografica 
– È spesso utilizzata in maniera intercambiabile con quella episodica, tuttavia la
memoria autobiografica comprende anche una memoria semantica
personale che include, invece, i fatti autobiografici, che non differiscono
sostanzialmente dagli altri fatti relativi al mondo (Kopelman et al., 1989;
Cermak, O’Connor, 1983).
› Possiamo conoscere informazioni relative al nostro passato, come il nome
dei colleghi di lavoro o dei compagni di classe delle scuole superiori, allo
stesso modo in cui conosciamo, ad esempio, fatti storici, come il nome dei
sette re di Roma.
– Incidentalmente, va notato come la memoria semantica personale può essere
danneggiata più gravemente di quella relativa a personaggi pubblici,
nonostante ciò possa sembrare paradossale.
54
› La memoria procedurale (Tulving, 1985, 1983) 
– si riferisce all’apprendimento di associazioni tra stimoli e risposte, comprese quelle
che implicano complesse configurazioni dello stimolo e sequenze di risposta.
– Sono apprendimenti che avvengono lentamente e non comportano una
rappresentazione interna ma producono direttamente i loro effetti sul
comportamento, in maniera automatica, rigida ed inconsapevole.
– Contiene le informazioni sul come vanno fatte le cose e permette l’acquisizione, la
ritenzione e l’utilizzo di abilità motorie, percettive e cognitive.
› Ad esempio, possiamo essere bravissimi ad andare in bicicletta senza per questo
ricordare quando e dove l’abbiamo imparato (memoria episodica), né saper
spiegare come facciamo a rimanere in equilibrio (memoria semantica). Lo
facciamo e basta.
– La memoria procedurale, dunque, non è accompagnata da alcuna consapevolezza
ed è quindi definita anoetica.
55
› La memoria procedurale 
– riguarda la conservazione delle abilità e delle procedure con cui
fare le cose.
– È una forma implicita di memoria (in particolare, negli aspetti
motori) che ha sede prevalente nei gangli basali nel cervello.
› Le persone, di solito, hanno difficoltà a spiegare verbalmente ciò che essi
sono cacaci di fare e come lo fanno. La soluzione più semplice per loro è
far vedere come si fa  valore ostensivo della memoria procedurale.
› È valutabile solo attraverso l’esecuzione delle attività in oggetto.
56
› La memoria dichiarativa 
– concerne la conservazione delle conoscenze circa fatti che
possono essere acquisiti in una volta sola e che sono
direttamente accessibili alla coscienza.
– È una memoria esplicita che ha sede nell’ippocampo e nella
corteccia temporale.
57
› La distinzione fra memoria procedurale e memoria
dichiarativa è stata riferita alla differenza fra il sapere
cosa (knowing that) e il sapere come (knowing how) 
– Sindrome di Korsakoff  grave conseguenza cerebrale
dell’alcolismo prolungato che determina una dimostrata cattiva
codifica.
› Questi soggetti che soffrono di amnesia anterograda e di confabulazione,
non sono più in grado di generare nuovi ricordi a livello dichiarativo ma
sono ancora in grado di conservare ricordi a livello procedurale (per
esempio, sono capaci di costruire il puzzle noto come Torre di Hanoi).
58
› MBT vs MLT 
– Disturbo MLT (amnesia classica)
1.
da lesione bitemporale
2.
da lesione mammillo-talamica (es Korsakov)
– Disturbo MBT (parietali sx inf.)
› Episodica vs Semantica 
– Disturbo episodica (amnesia classica)
– Disturbo semantica (afasie)
› Retrograda e Anterograda 
– Retro: incapacità a memorizzare esplicitamente materiale vecchio.
– Antero: incapacità a rievocare esplicitamente materiale nuovo.
59
nome
Torre Di Hanoi
obiettivo L’obiettivo del gioco è spostare l’intera pila di dischi dalla torre 1 alla torre 3 utilizzando
il minor numero possibile di mosse.
60
regole
- si può spostare solo un disco alla volta;
- il disco che si vuole spostare non deve essere sotto ad un altro disco;
- un disco più grande non può essere posato sopra un disco più piccolo.
origine
Gioco inventato dal matematico francese Edouard Lucas nel 1883.
note
Se i dischi sono n, il numero minimo di mosse necessarie per terminare il gioco è 2^n-1
› Memoria esplicita 
– di informazioni consapevolmente apprese. A questa si applicano la nozione
quotidiana di oblio.
› Memoria implicita 
– Rilevabile solo grazie a sofisticati paradigmi sperimentali o esaminando
pazienti con lesioni cerebrali.
› Si mostra che un compito precedente (leggere delle parole), ha degli effetti su un compito
successivo, non necessariamente di memoria, per esempio, completare parole o frasi.
– Noi non ci rendiamo affatto conto di questo tipo di interferenza dovuta
all’attivazione anticipatoria (priming) di un’area di conoscenze.
61
– Recentemente si è riusciti, studiando pazienti con danni cerebrali, non solo a
separare memoria implicita ed esplicita, ma anche a localizzare le aree del
cervello deputate alle due funzioni.
› La memoria implicita interessa l’apprendimento motorio, come quando
impariamo i movimenti di uno sport (che, infatti, sono impermeabili
all’oblio e, quindi, difficili da correggere).
– È discutibile se si debbano estendere le nozioni quotidiane di memoria e oblio a
questi processi che implicano forme di recupero, di interferenza e di
cancellazione che sono automatiche e fuori dal controllo cosciente di una
persona.
– Peraltro, pazienti con gravi forme di amnesia per informazioni esplicite riescono
ad acquisire e conservare ricordi nella memoria implicita attraverso il priming e
l’apprendimento motorio. Inoltre tali soggetti presentano dei gravi deficit nella
memoria esplicita ma non in quella implicita.
62
› Memoria episodica 
– Riguarda ciò che noi ricordiamo.
– Quello che noi intendiamo abitualmente per memoria ed oblio,
coincide con la memoria episodica.
› Memoria semantica 
– Riguarda ciò che noi sappiamo.
› Sono entrambe memorie a lungo termine.
– Mentre il ricordo implica sempre conoscenza, non vale la
relazione inversa.
63
› La memoria episodica evolutivamente compare in
seguito alla memoria semantica.
– Gli uccelli e i mammiferi hanno conoscenze ricche ed articolate
sul mondo esterno (memoria semantica), ma pressoché nulle
sulle loro esperienze personali (memoria episodica).
– La memoria di cui ci parlano i poeti e i letterati classici è sempre
la memoria episodica, che infatti si colora di tinte affettive (ed
evoca emozioni come nostalgia, tristezza, melanconia, felicità
ecc.).
64
› I due sistemi, semantico ed episodico, operano serialmente:
– l’informazione, per entrare nella memoria episodica, deve passare per quella
semantica. In effetti, è esperienza comune che una persona ignorante in un certo
ambito non può organizzare in memoria alcune informazioni (e, ovviamente, non
avendole conservate non può nemmeno dimenticarle: spesso gli studenti agli esami
dicono che non ricordano, ma spesso non ricordano non avendo mai appreso).
› I due sistemi interagiscono nel mantenere le informazioni, anche se
il recupero può avvenire tramite uno solo dei due sistemi, come ha
dimostrato sperimentalmente Tulving e come è emerso dagli studi
con pazienti con lesioni cerebrali.
65
› La memoria procedurale possiede una coscienza anoetica 
– è caratteristica anche delle piante, di animali molto semplici e, perché no, di macchine capaci di
accrescere la propria conoscenza (ad esempio i computer).
› La memoria semantica, costituita da rappresentazioni consapevoli delle proprie
conoscenze, è una memoria noetica 
– Permette la consapevolezza introspettiva delle proprie conoscenze sul mondo.
– È posseduta anche da animali poco evoluti e dai bambini molto piccoli.
› La memoria episodica possiede una coscienza autonoetica 
– È l’unica che permette di risperimentare in maniera consapevole il proprio passato (Tulving,
2002), possedendo una caratteristica che la rende straordinaria: la «consapevolezza della
propria identità e della propria esistenza in un tempo soggettivo, che si estende dal passato,
attraverso il presente, al futuro».
– La coscienza autonoetica non soltanto ci permette di essere consapevoli dei contenuti delle
nostre esperienze passate, ma ci consente anche di riviverle in riferimento a noi stessi, in una
sorta di viaggio nel tempo, che assume la caratteristica soggettiva di “io ricordo”, “io so”.
66
› La funzione tipicamente umana della cronestesia 
– La coscienza autonoetica permette anche di immaginarci nel futuro (Tulving 2002), capacità
neurocognitiva, tipicamente umana, che permette la consapevolezza della dimensione temporale
dell’esistenza e la possibilità di pensare il tempo soggettivo.
– La cronestesia è prerequisito sia della memoria episodica che della capacità di immaginare il
futuro.
› K.C. era totalmente incapace di ricordare episodi del proprio passato, ma anche di
immaginare il proprio futuro. Se gli veniva chiesto di descrivere il proprio stato mentale
quando cercava di ricordare il passato, K.C. rispondeva: «Vuoto», la stessa risposta che
forniva quando gli veniva chiesto di immaginare il proprio futuro.
– Tulving ritiene che la cronestesia sia una funzione mediata dai lobi frontali e che sia specifica
della specie umana.
› L’emergenza di questa abilità ad un certo punto dell’evoluzione avrebbe avuto un grosso
ruolo nel produrre lo sviluppo della cultura e della civilizzazione.
› Emerge tardi nell’evoluzione della specie, come una sorta di “abbellimento” (così come lo
definisce l’autore, Tulving, 2002) della memoria semantica, reso possibile dalla capacità di
viaggiare nel tempo.
67
› Cronestesia e memoria episodica in età evolutiva 
– La capacità di viaggiare nel tempo e, di conseguenza, della memoria episodica così come
definita da Tulving, si svilupperebbe soltanto intorno ai 4 anni .
› Gopnick e Graf (1988) fecero apprendere a dei bambini di età compresa tra i 3 ed i 5 anni il
contenuto di un cassetto attraverso tre modalità differenti. Ad alcuni fu mostrato
direttamente, ad altri fu invece riferito verbalmente e ad altri ancora furono dati dei
suggerimenti in modo che lo indovinassero da soli. Mentre non ci furono differenze di età
nella capacità di conoscere il contenuto del cassetto, solo i bambini di 5 anni furono capaci
di riferire come lo avessero appreso, mentre quelli di 3 anni risposero a caso. Insomma
sapevano “cosa” (conoscenza semantica), ma non ricordavano il contesto
dell’apprendimento.
› L’incapacità dei bambini più piccoli a ricordare la fonte degli apprendimenti sembra
confermata anche da un altro esperimento in cui a bambini di 4 e 5 anni vennero insegnati i
nomi di colori sconosciuti. Tutti i bambini mostrarono di impararli, ma quelli di 4 anni non
ricordavano che gli fossero stati insegnati quello stesso giorno e sostenevano di averli
sempre conosciuti (Taylor et al., 1994).
– I bambini più piccoli sembrano poter ricordare i “fatti” ma non il contesto in cui li hanno appresi.
68
› L’amnesia infantile  Gli adulti non potrebbero viaggiare indietro
nel tempo oltre i 4 anni perché gli eventi precedenti sarebbero stati
esperiti in assenza di una coscienza autonoetica sufficientemente
sviluppata per permettere l’immagazzinamento episodico delle
esperienze (Wheeler et al., 1997).
– Gli adulti sembrano avere pochi o nessun ricordo personale (memoria episodica)
relativo ai primi anni di vita, nonostante in questo periodo vengano apprese la
maggior parte delle cose che sappiamo del mondo (memoria semantica) senza che
queste vengano poi dimenticate successivamente.
– I nostri ricordi episodici sembrano invece aumentare notevolmente per il periodo che
va dai 3 ai 6 anni di età, che corrisponderebbe a quella in cui si sviluppa, come
abbiamo visto, la memoria episodica.
69
70
›
Memoria prospettica  è la memoria per gli eventi futuri e il
ricordarsi di compiere un’azione comporta un piano complesso
che Brandimonte (1991) ha distinto in 6 fasi:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
›
La memoria prospettica evidenzia un problema generale della
memoria 
–
71
formazione delle intenzioni;
ricordare che cosa fare;
ricordare quando farlo;
ricordarsi di compiere l’azione;
compiere l’azione nel modo stabilito;
ricordarsi di avere compiuto l’azione per non ripeterla.
La memoria non è un magazzino in cui sono riposti degli oggetti che prendiamo
quando ne abbiamo bisogno. È piuttosto una biblioteca di cui dobbiamo imparare
le strategie di catalogazione e immagazzinamento se vogliamo poi recuperare
quello che ci serve.
› Esempio: quante volte abbiamo avuto l’impressione di avere un nome
sulla punta della lingua?
› Il recupero è agevole solo se immagazziniamo con determinate strategie:
– strategie di codifica = vengono messe in atto in fase di elaborazione del materiale
(reiterazione o raggruppamento);
– strategie di recupero = vengono attivate nel momento in cui serve un’informazione.
› La diversità di ricordo si spiega anche con l’esistenza di un doppio
sistema di codifica, uno verbale e l’altro immaginativo
› Meccanismo della doppia codifica di Paivio = mnemotecnica dei loci
– un sistema adottato fin dall’antichità per ricordare meglio. Essa consiste nell’individuazione
di un numero di luoghi lungo un percorso noto in quanto abituale.
– Si tratta di una tecnica che è tanto più utile, quanto più il materiale da ricordare è
frammentario e non organizzato.
72
› Lo schema dei più 
– la doppia codifica, immaginativa e verbale, permette un miglior
ricordo.
Legenda: Al = alto valore di immagine; BI = basso valore di immagine.
Stimoli
Figure
Parole Al
73
Parole Bl
Codifica
IMMAGINATIVA
VERBALE
+++
++
+
+++
+++
Oblio e distorsione dei ricordi
74
› Problemi nella raccolta e nell’immagazzinamento di informazioni:
– selezione delle informazioni in entrata;
– eliminazione delle informazioni non rilevanti o diventate tali.
› È l’operazione di eliminazione, volontaria o involontaria, di informazioni
già memorizzate che, per solito, definiamo oblio.
– Oblio però finisce per coprire sia la selezione che l’eliminazione. Nella mente umana
queste due operazioni si intrecciano, nel senso che la cesura dei filtri non sempre è netta:
talvolta alcune informazioni filtrano ma sono labili e scompaiono a meno di non venir
deliberatamente rinforzate.
› Le informazioni in entrata passano attraverso una serie di filtri (RS 
MBT  MLT) di cui non siamo consapevoli.
– Automaticità di azione e mancanza di consapevolezza non sono affatto sorprendenti se
riflettiamo sulla nostra incapacità di filtrare volontariamente i contenuti della nostra
mente.
75
› Esperimento di Wegner 
– dire a dei soggetti di non pensare a un orso bianco!
› Risultato:
– non si riesce a non pensare a lungo a qualcosa se siamo istruiti in tal senso
› Effetto ironico 
– la memoria è gravata da processi di monitoraggio
– Secondo Wegner si può ipotizzare che ci sia una fase di monitoraggio, in cui viene realizzata una scansione
dei contenuti mentali, e successivamente una fase di tipo operativo mediante la quale si eliminano contenuti
di pensiero non voluti o non desiderati. Può così accadere, ad esempio nel caso di stereotipi a sfondo razzista,
e quindi non voluti, che la strategia di bonifica fallisca ed essi ricompaiano più potenti.
– Per esempio, quando si è stanchi o pressati dal tempo – condizioni queste che si possono indurre
sperimentalmente – diventa molto più difficile evitare pensieri che vorremmo sopprimere.
– La concentrazione su casi positivi (cercare idee del tipo X) è molto più facile rispetto a quella su casi negativi
(cercare idee del tipo non-X).
›
76
Quando non dobbiamo pensare a qualcosa siamo costretti ad attivare questo secondo tipo di processo,
più oneroso da gestire mentalmente. Ne consegue, per esempio, che è più facile e spontaneo
concentrarsi mentalmente su qualcosa (momenti felici del passato) che non su non-qualcosa (momenti
non-tristi del passato).
› Oblio come:
– eliminazione
– cancellazione delle tracce
– causa del trascorrere del tempo
› Dato che la memoria a lungo termine (MLT) è una struttura organizzata, il trascorrere del
tempo non è la causa diretta dell’oblio, come sembra alla psicologia ingenua, ma è
connesso al fatto che non esistono lunghi intervalli di tempo in cui noi non memorizziamo
qualcosa.
– Il nuovo materiale organizzato interferisce con il precedente e rende più difficile il recupero.
› ll passare del tempo si accompagna a processi di interferenza:
– retroattiva 
›
il materiale nuovo danneggia quello appreso in precedenza
– proattiva 
›
il precedente apprendimento interferisce con il materiale da imparare
› Nel corso della vita quotidiana, l’interferenza proattiva e retroattiva, separabili
sperimentalmente agiscono in parallelo.
77
› Esempio
› Provate a imparare a memoria una poesia
– La parte più difficile da imparare e più facile da
dimenticare è quella centrale.
– Su questa parte agisce l'interferenza causata dalla
prima parte (interferenza proattiva) e quella causata
dall’ultima (interferenza retroattiva)
78
› Oblio e testimonianza 
– Le ricerche odierne hanno mostrato che i fenomeni del ricordo sono quelli in cui si gioca forse più
drammaticamente la distanza tra concezioni ingenue della memoria e conoscenze scientifiche.
› Wagenaar e Loftus 
– Sottolineano gli errori sistematici che si possono compiere nella identificazione di un criminale che dipendono
da due ordini di fattori:
›
non vengono presentate a un testimone di un processo tutte le alternative possibili a una data
ricostruzione dei fatti;
›
si pensa che la memoria funzioni secondo determinate modalità (per esempio, che un bambino sappia
riconoscere un criminale a distanza di tempo).
› Cornoldi (1995) 
– cita casi anche clamorosi di condanne fondate sul presupposto che un singolo testimone «non poteva aver
dimenticato eventi traumatici». Si ritiene che i ricordi di eventi con forte carica emotiva non siano soggetti a
distorsioni.
› Bartlett (1930) 
– Con il metodo delle riproduzioni ripetute spiega che una persona, per esempio un testimone, deve ripetere più
volte lo stesso racconto, questo diventa progressivamente più semplice, coerente e plausibile.
– Paradossalmente, il crescere dell’intervallo di ritenzione non porta all’oblio, bensì a una maggiore certezza e
sicurezza circa la testimonianza degli eventi passati, soprattutto nel caso di identificazione delle persone.
79
Strategia di apprendimento e
memoria: la preparazione degli esami
80
› Metodo PQ4R:
– Preview = scorrere il testo
– Questions = porsi delle domande relative al contenuto
– Read = leggere attentamente cercando di rispondere alle domande precedentemente
formulate
– Reflect = riflettere, mettere in relazione le nuove conoscenze con quanto si possiede
già
– Recite = ripetere quanto si è letto senza guardare il testo
› Se non si ricorda a sufficienza, riprendere il testo e ripetere le fasi
2/3/4 per le parti in cui si sono incontrate difficoltà di
rievocazione
– Review = (rassegna finale) alla fine di ogni capitolo del testo ripensarlo nel suo
insieme e ricordarne i principali concetti espressi
81
› Hermann Ebbinghaus(1850–1909)  Pioniere nella sperimentazione
sulla memoria. Curva dell’oblio.
› Frederic Bartlett(1886–1969)  Schemata
› Brenda Milner(1918)  H.M. e amnesia
› George A. Miller(1920)  MBT e il numero magico 7±2
› Endel Tulving(1927)  Memoria semantica, episodica e procedurale
› Richard C. Atkinson(1929) e Richard Shiffrin(1942)  multiprocesso
› George Sperling(1934)  memoria sensoriale
› Alan D. Baddeley(1934)  memoria di lavoro
82
› Elizabeth Loftus(1944)  attendibilità dei ricordi