Lezioni sulla sostenibilità - Dipartimento di Comunicazione e

Che cosa è la
sostenibilità?
Gianluca Senatore - Prof.ssa Anna Rosa Montani
L’antropocentrismo e la sottovalutazione delle
variabili ambientali (intese come variabili fisiche
e biologiche)
La Sociologia classica ha considerato per l’ungo tempo i fattori
ambientali – intesi come rischio ambientale, limitatezze delle
risorse, ecc. - irrilevanti rispetto all’interpretazione dei fatti
sociali, sostenendo che le variabili esterne al contesto prettamente
sociale non possono essere considerate come causa determinante di
un qualsiasi altro fatto sociale. Esso infatti, va analizzato e
compreso solo attraverso i fatti sociali che lo hanno preceduto,
trascurando qualsiasi variabile biologica e fisica.
(Durkheim, E., «The rules of the sociological method», New York:
Free Press, 1950)
L’antropocentrismo e la sottovalutazione delle
variabili ambientali (intese come variabili fisiche e
biologiche)
Le ragioni che hanno portato Durkheim e altri, a concentrare
l’attenzione sui fatti esclusivamente sociali, sono da ricercarsi nella
tradizionale concezione antropocentrica che per più di un secolo ha
condizionato il mondo occidentale e che Klausner (1975) ha definito
come “esenzionalismo umano”.
L’uomo è superiore a qualsiasi altra specie e quindi alla natura,
Dominant social paradigm (Pirages, 1978). Questa teoria viene
esplicitata attraverso la capacità dell’uomo nell’accumulare le
conoscenze scientifiche, nel credere nei propri mezzi e nel proprio
destino, nel percepire l’illimitatezza delle risorse a disposizione,
caratteristiche imperanti nella Visione Dominante del Mondo
Occidentale (DWW – Dominant Western Wordwiew).
L’antropocentrismo e la sottovalutazione delle
variabili ambientali (intese come variabili fisiche e
biologiche)
Questo atteggiamento dei classici della sociologia, se pur giustificato
da una serie di considerazioni che rimarcano con forza il
raggiungimento della libertà da parte del genere umano dalle leggi
della natura in chiave antiriduzionalista - in un contesto storico nel
quale non importa quali caratteristiche abbia il progresso umano,
perché il futuro, a priori, è considerato già qualcosa di buono
(Noorgard, 1997) - influenza, e non poco, l’atteggiamento dei
sociologi almeno fino agli anni 70, ovvero, fino a quando non si supera
il tabù contro il riduzionismo ambientale.
Il contributo di Catton e Dunlap nella distinzione
concettuale delle variabili che influenzano il
comportamento umano
Il «tabù antiriduzionista» ha portato a considerare le azioni degli esseri
umani come determinate dalla sola «natura umana». L’uomo agisce in
un specifico modo per la sua natura umana (Dewey, 1937). Solo
successivamente allo sviluppo delle conoscenze biologiche e delle
teorie scientifiche sull’ereditarietà, si è arrivati a distinguere i
comportamenti umani tra quelli determinati dall’«eredità» e quelli
determinati dall’«ambiente» (Bernard, 1922). Ma in ambito sociologico,
Catton e Dunlap (1980), fanno un’ulteriore distinzione, riqualificando
le variabili ambientali (biologiche) come variabili determinanti fatti
sociali, e distinguendoli dalle variabili socio-culturali.
L’antropocentrismo e la sottovalutazione delle variabili
ambientali (intese come variabili fisiche e biologiche)
La Sociologia classica ha considerato per l’ungo tempo i fattori ambientali – intesi
come rischio ambientale, limitatezze delle risorse, ecc. - irrilevanti rispetto
all’interpretazione dei fatti sociali, sostenendo che le variabili esterne al contesto
prettamente sociale non possono essere considerate come causa determinante di un
qualsiasi altro fatto sociale. Esso infatti, va analizzato e compreso solo attraverso i fatti
sociali che lo hanno preceduto, trascurando qualsiasi variabile biologica e fisica.
(Durkheim, E., «The rules of the sociological method», New York: Free Press, 1950)
Da dove deriva il termine “sostenibile”?

è un aggettivo mutuato dal concetto di “raccolto sostenibile”, noto in
agricoltura per indicare tipi di colture che possono essere condotte
indefinitamente e che, in altre parole, si possa mantenere indefinitamente la
loro resa.

È sostenibile la gestione di una risorsa di cui conosciamo la sua capacità di
riproduzione, quando non si eccede nel suo sfruttamento, superando una
determinata soglia di sicurezza.
Vi sono risorse naturali rinnovabili, che hanno
la capacità di riprodursi o rinnovarsi.
Vi sono risorse che in natura sono esauribili e
limitate: tipico esempio le risorse minerarie.

Riguardo alle risorse rinnovabili possiamo riportare l’esempio della pesca. Se
è praticata rispettando il ciclo naturale di riproduzione dei pesci, non ci
saranno problemi nel continuare l’attività negli anni, assicurando anche ai
posteri la possibilità di poterla esercitare allo stesso modo di come possiamo
farlo noi oggi.
La sostenibilità, pertanto, è un concetto
fondante dello sviluppo ed è orientata
verso le nuove generazioni, riconosciute
titolari di un diritto di equità
intergenerazionale

La sostenibilità ha dunque uno stretto legame con il limite.

il limite è rappresentato dal sistema Terra.
Due tesi sul nostro sistema Terra

La prima tesi considera Il pianeta come una definita realtà fisica, che si regge
su equilibri particolarmente sensibili.

La seconda tesi si spinge oltre, interpretando il pianeta come un unico
organismo vivente, capace di autoregolarsi. Quest’ultima sembra la più
interessante, formulata (alle origini) da James Lovelock, si basa sulla teoria
che la Terra sia un grande sistema autoregolante per l’agire degli organismi
viventi e che l’equilibrio dello stesso si basa sull’azione combinata di
elementi fisico-chimici.

Questa seconda tesi, nota come Ipotesi Gaia, ha il merito di rilevare come il
comportamento dell’uomo irresponsabile può danneggiare gli equilibri che
favoriscono il mantenimento delle condizioni di vita e, quindi, in ultima
analisi se stesso.

Rachel Carson (1962 P.S.), Barry Commoner (1971 C.d.C. Natura, Uomo e
Tecnologia),
Percezione del Limite
Sono molti gli studiosi che da tempo affrontano la questione del limite in
riferimento alla sostenibilità.

Uno dei primi in assoluto fu Kenneth Boulding con il saggio: The Economics of
the Coming Spaceship Earth pubblicato nel 1966.

Nel 1971 Nicholas Georgescu-Roegen scriveva che l’entropia dell’universo
fisico aumenta costantemente dato il continuo degrado qualitativo e
irreversibile dell’ordine del caos. La natura entropica del processo
economico, che erode le risorse naturali e altera l’ambiente, costituisce un
grave pericolo. L’uomo deve imparare a razionalizzare le poche risorse
disponibili se ha l’intenzione di pianificare la sua esistenza nel lungo periodo.

Limits to Growth del 1972, commissionato dal Club di Roma e pubblicato da
Dennis Meadows allora ricercatore del MIT.

Altri ancora…..
Percezione del rischio

Si ha rischio se il verificarsi di un evento dannoso è correlato ad una decisione
umana sui comportamenti da assumere; si ha pericolo, altresì, quando un
evento dannoso accade indipendentemente da un’eventuale condotta
sbagliata dell’uomo (N. Luhmann, Soziologie des Risikos, Berl. 1991).

A questo colleghiamo un altro elemento che è l‘incertaezza.

Per Ulrich Beck lo sviluppo della scienza e della tecnica è sempre più rapido e
la loro crescita ci impone un atteggiamento individuale e collettivo più
riflessivo. Con riferimento alla questione ambientale il rischio è collegato alla
probabilità di accadimento di eventi dannosi legati alle decisioni dell’uomo.

Differenza tra rischio e incertezza.
Percezione del rischio

Fulvio Beato fa notare come la crisi ambientale si rivela, o meglio si pone al
centro dell’interesse dell’opinione pubblica, «quando l’insieme delle
alterazioni ecosistemiche assume la figura della minaccia» F. Beato I Quad.
teor. della sociologia dell’ambiente tra costruzionismo sociale e oggettivismo
strutturale, (1998).

Dunque: limite, rischio e minaccia che si trasforma in conflitto, sono elementi
fondamentali per comprendere la sostenibilità.
La sostenibilità come un palazzo in
costruzione.

Per costruirlo bisogna preventivamente analizzare la solidità del terreno per garantire
stabilità e sicurezza al futuro edificio. Il terreno su cui costruire uno studio dello
sostenibilità è composto da molteplici elementi stratificati e inscindibili tra loro, alla
maniera degli strati minerali che compongono la roccia.

Solo la presenza di tutti gli aspetti garantiranno solidità allo studio, come la giusta
natura del terreno, stabilità all’edificio da costruire. In questo senso l’indagine storica
è collegata ad aspetti sociologici, la ricerca economica è strettamente connessa ad
implicazioni politiche, la storia della filosofia a quella della scienza.
È dunque ora fondamentale affiancare al
termine sostenibilità quello di sviluppo

Alessandro Lanza sostiene in merito: «il tema dello sviluppo sostenibile si
dovrebbe affrontare con lo stesso spirito con cui si inizia a lavorare ad un
puzzle. Si parte dividendo le tessere in pochi gruppi bene definiti, lasciando
la gran parte delle altre in un marasma ancora indefinito. Poi si inizia a
comporre il puzzle e, mentre si procede, la massa indistinta di tessere
comincia ad assumere un nuovo significato. Particolari prima incomprensibili
ci aiutano ora a formare nuovi mucchietti e a procedere sino alla fine»
Sviluppo e sostenibilità

Ministri dei Paesi europei preposti all’istruzione superiore, richiamano
l’attenzione su questa esigenza, dichiarando nel comunicato di Bucharest
dell’aprile 2012:
Le nostre società hanno bisogno di istituzioni di istruzione superiore che
contribuiscano positivamente allo sviluppo sostenibile e, pertanto, l’istruzione
superiore deve assicurare un legame più forte tra ricerca, insegnamento e
apprendimento a tutti i livelli. I corsi di studio devono riflettere il cambiamento
delle priorità nella ricerca e l’emergere di nuove discipline, così come la ricerca
deve sostenere l’insegnamento e l’apprendimento.
Sviluppo e sostenibilità

cosa intendiamo per sviluppo?

un concetto che si è evoluto nel tempo, passando dall’essere esclusivamente
economico ad essere un concetto con significato più ampio. Pertanto,
definirlo implica contestualizzarlo anche nella vita della società: sviluppo
culturale, sociale ed anche economico.

Lo sviluppo in biologia è inteso come l’insieme di processi che permettono ad
un organismo vivente di passare da uno stadio semplice ad uno più complesso.
Esso indica espansione o realizzazione di potenzialità, ma anche
miglioramento qualitativo di un sistema
Possiamo distinguere tre tipologie di sviluppo

lo sviluppo sociale che indica un miglioramento della qualità della vita di
soggetti che vivono in determinate aree geografiche o che fanno parte di
determinati gruppi sociali e una maggiore partecipazione di tali soggetti alle
decisioni prese per il loro futuro;

lo sviluppo dell’ambiente fisico in cui la pianificazione e la presenza di
aspettative e capacità emergenti sono degli obiettivi fondamentali, poiché vi
è la convinzione che l’ambiente costruito sarà in grado di soddisfare le
suddette aspettative. L’obiettivo fondamentale della pianificazione dell’uso
della terra è costruire strutture in relazione armonica e funzionale con
l’ambiente.

lo sviluppo economico che ha ancora oggi significati diversi, per alcuni indica
crescita economica, crescita della produzione, dei consumi, del reddito medio
annuo, per altri miglioramento delle condizioni di vita della popolazione in
seguito alla mancanza di condizioni di miseria e migliore distribuzione di
reddito.
Una volta associato il concetto di
sostenibilità con quello di sviluppo

Ritornando a William R. Catton Jr. e Riley E. Dunlap (1978) e
all’atteggiamento antropocentrico dell’età moderna (HEP l’uomo è l’unico a
possedere un’eredità non solo biologica, ma anche culturale).

Questa eredità culturale da’ all’uomo la possibilità di evolvere la propria
conoscenza fino a livelli mai prima raggiunti.

La scienza e la tecnica, in modo differente e con le dovute distinzioni, fanno
credere all’uomo di essere invincibile.

La società moderna nata dalla rivoluzione industriale, accettando le premesse
di una sfrenata visione antropocentrica o per meglio dire modernista, non
poteva che considerare l’ambiente naturale come un’enorme bacino ove
attingere energia e materia, ossia fattori produttivi per sostenere un sempre
crescente sviluppo economico.

Continuiamo ad assistere ad un capovolgimento di paradigma, originatosi
dopo la Rivoluzione Industriale, secondo il quale è l’uomo che impone il suo
“dominio sulla natura”, scollegandosi, di fatto, da quella simbiosi che lo
vedeva parte e partecipe di essa all’interno della biosfera.