11 marzo 2009 – Università degli Studi Roma Tre

Presentazione libro “Storia Criminale” di Enzo Ciconte – 11 marzo 2009 – Università degli
Studi Roma Tre
L’11 marzo nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre il prof. Enzo
Ciconte, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e Presidente dell’Osservatorio
Legalità e Sicurezza della Regione Lazio, ha presentato il suo ultimo libro “Storia Criminale – La
resistibile ascesa di mafia, ‘ndrangheta e camorra dall’Ottocento ai giorni nostri”. All’incontro
hanno partecipato anche il Prof. Mario Trapani, docente di diritto penale all’Università Roma Tre e
il Prof. Francesco Forgione, ex Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, attualmente
docente di storia e sociologia delle organizzazioni criminali all’Università dell’Aquila. Dopo una
breve introduzione dei rappresentati degli studenti, la presentazione del libro è diventata lo stimolo
di numerose riflessioni.
Il Prof. Trapani incentra il suo discorso sul compito del diritto penale nello studio delle tematiche
sul fenomeno mafioso e i caratteri di differenza con la sociologia della criminalità. Egli sottolinea
come nell’assoluta differenziazione tra le due discipline non si possa intendere veramente il diritto
come scienza e diritto come oggetto di scienza giuridica, se non riferendosi al substrato culturale
che si trova alla base delle norme. In realtà non è possibile capire tutta la disciplina in materia di
misure di prevenzione, in materia di associazione a delinquere fino ad arrivare alle associazioni di
stampo mafioso e anche per tutti i reati associativi in materia di terrorismo, se non si conosce il
retroterra culturale che ha determinato l’adozione di certe disposizioni.
Il rapporto che le mafie hanno determinato o hanno potuto determinare con le classi dirigenti di
potere della società viene descritto dal Prof. Forgione. Egli tiene a precisare come per ogni fase
storica le mafie si presentino nella loro modernità. Infatti si presentano modernissime e dinamiche
al momento della nascita dello Stato unitario, al momento della rottura degli effetti feudali, al
momento dello sbarco degli americani e si presentano come soggetti di realizzazione al momento
del passaggio dalle campagne ai grandi progetti di urbanizzazione; ed è proprio questa modernità e
dinamicità il loro punto di forza anche oggi. Le mafie sono soggetti economici, finanziari e politici,
accompagnate dall’ipocrisia delle classi dirigenti, che hanno deciso non solo di conviverci ma di
trovarci una convenienza. Secondo il Prof. Forgione occorre superare l’esclusività di una lettura
giudiziaria e di una risposta penale sul fenomeno mafioso, mettendo a valore nell’azione di
contrasto alle mafie il tema del garantismo e della cultura giuridico-democratica del nostro paese.
L’importanza della lotta alle mafie deve concentrarsi sulla lettura critica e autonoma dei fenomeni
mafiosi e sull’interpretazione della realtà compiuta da ogni singolo cittadino, se vogliamo
individuare la mafia non nei punti bassi dell’arretratezza dell’Italia, ma nei punti alti della
modernizzazione e dello sviluppo capitalistico del nostro paese e della globalizzazione, così come
l’abbiamo conosciuta negli ultimi venti anni. Il vero potere contrattuale che le mafie hanno con la
politica e con le istituzioni gli è dato dalla forza economica della quale dispongono. Infatti nelle
aree meridionali in assenza di forze pubbliche le mafie grazie al potere economico hanno modo di
sostituirsi allo Stato, e di creare il loro “consenso” attraverso l’organizzazione dei bisogni e della
vita pubblica. In questo momento delicatissimo dell’economia le mafie possono approfittare
intervenendo in settori strategici con i loro capitali; e a questo proposito nessun aiuto arriva
dall’informazione ipocrita della nostra società, che si occupa di mafia solo quando deve costruire
l’emergenza.
Nell’ultimo intervento il Prof. Ciconte si sofferma soprattutto sull’analisi della ‘ndrangheta e della
sua struttura interna, chiamata ‘ndrina, formata esclusivamente da membri legati tra loro da vincoli
di sangue, che rende quest’organizzazione criminale difficilmente penetrabile. Inoltre l’autore
spiega come un fenomeno come quello mafioso non può essere affrontato semplicemente
guardando ad una sola organizzazione, mentre il grande punto di forza sarebbe quello di riuscire a
capire che cosa le accomuna. La questione nasce dal fatto che per lunghissimi anni si è vissuti
nell’ignoranza di questi fenomeni, circondati da una serie di luoghi comuni, a cominciare da quello
secondo cui la mafia non esisteva. Inoltre anche la sua mimetizzazione sociale-politica-economica
ha impedito il suo riconoscimento. A livello sociale c’era, e talvolta purtroppo continua ad esserci,
la convinzione che la mafia è solo e soltanto un fenomeno di violenti e delinquenti comuni relegati
nel Mezzogiorno. Concludendo il Prof. Ciconte spiega come nella lotta alla criminalità organizzata
non sarà mai sufficiente, perché non lo è stato per due secoli, il solo impegno delle forze dell’ordine
e dei magistrati; e ricalca fortemente l’importanza di costruire un consenso contrapposto a quello
delle mafie.
Intervista al Prof. Ciconte
1. Quanto fascino procurano verso le giovani generazioni le figure mafiose e il cerimoniale legato
all’appartenenza ai maggiori clan?
Purtroppo tanto fascino perché il crimine attira, attira le ragazze ed i ragazzi come dimostrato dal
fatto che molti anche delinquenti comuni o serial killer ricevono in carcere lettere come se fossero
delle attrici o degli attori, in più la ‘ndrangheta ha un aspetto che è quello dei rituali che hanno la
capacità e la forza di attirare le nuove generazioni, sono pensati apposta. Io non mi stancherò mai di
dire che per le mafie è importante il consenso perché le mafie non sono solo un fenomeno di
delinquenti, di assassini, di criminali e di vigliacchi. Sono tutto questo, ma sono anche formazioni
economico-politico-sociali che hanno bisogno del consenso per durare, per andare avanti. I rituali
svolgono questa funzione.
2. Riguardo all’importanza dei mezzi di comunicazione nella lotta al fenomeno mafioso e alla
criminalità organizzata quanto incidono e quanto ancora si possono sviluppare nell’educazione di
queste tematiche?
I mezzi di comunicazione di massa sono molto importanti, incidono molto. Possono svolgere una
funzione di informazione e di contrasto alla criminalità mafiosa. Mi spiego meglio, se tu vuoi
togliere il consenso hai bisogno di costruire consenso alle buone prassi, cioè ad una società che è
migliore della loro, e quindi mostrando che c’è la possibilità di cambiare, di rinnovare questa
società. Quindi i mezzi di comunicazione di massa sono importanti, devono informare e per certi
aspetti devono anche formare le nuove generazioni. Io sono molto fiducioso perché vedo che
mentre una volta c’era un’omertà, oggi invece se ne parla, si scrivono libri, si fanno nomi e
cognomi. Quindi ho fiducia affinché possano cambiare.
3. Quanto pesa la concussione politica e come la si può individuare e combattere?
Purtroppo la politica conta molto proprio perché ripeto le mafie sono un fenomeno complesso e
hanno sempre avuto rapporti con il mondo della politica. Finché non si libera la politica dal
rapporto con le mafie non faremmo grandi passi avanti. Quindi la mia opinione è questa, noi
dobbiamo fare in modo che i partiti e la politica si liberino dalle mafie, dobbiamo chiedere ai partiti
di cacciare i mafiosi dalle loro liste e se non lo fanno non li votiamo, votiamo un altro partito.
Anche se è il mio partito che io ho votato per tantissimi anni, candida un mafioso io non lo voto,
questa volta cambio. In questo modo io credo che aiuteremo i partiti a rinnovarsi e a cambiare la
società.
Simona Torri