Cosa vuol dire fare azioni di Antimafia sociale e di legalità democratica? Cosa vuol dire antimafia sociale? Partiamo dalle mafie, che crescono nell’orizzonte culturale che assegna al profitto e al successo il primato sulla giustizia. Proliferano nei processi di accumulazione illegale, dovunque c’è arbitrio e sfruttamento. Violenza e sopraffazione e si insinuano nell’economia legale. Inquinano le relazioni sociali. L’antimafia sociale è un cammino culturale, educativo e sociale. La credibilità e l’autorevolezza non vengono misurate dalla risonanza pubblica o dall’attenzione mediatica ma dalla capacità di lasciare un segno duraturo nel tempo. Il fenomeno delle mafie, non è solo nazionale ma internazionale, da affrontare con l’intervento dei magistrati e delle forze dell’ordine ma che pretende, per esser risolto, una mobilitazione collettiva, un investimento educativo e culturale dal basso e dall’alto contemporaneamente. Interventi delle forze di polizia, cultura e informazione sono i pilastri dell’impegno contro le mafie. Contro l’individualismo insofferente alle regole e indifferente al bene comune, la crescita della corruzione, degli abusi, dell’illegalità. Ma se avvertiamo, oggi più di ieri, il rischio di una società rinchiusa nell’individualismo, ostile alle regole della convivenza civile e della legalità, sempre più povera di valori, è anche responsabilità nostra. Dobbiamo sentire, davvero, il “morso del più” nella nostra vita quotidiana, quello che ci fa essere consapevoli dei nostri limiti, delle nostre inadeguatezze e ci spinge a cercare, insieme, risposte migliori, energie nuove. Cercare insieme: lo diciamo da sempre. E' il “noi” il soggetto della lotta alle mafie, “noi” il soggetto del cambiamento sociale. Costruire insieme: per interrogarci e interrogare, nel rispetto reciproco, nell'attenzione alle parole. Le parole sono importanti. Possono avvicinare o allontanare, incoraggiare o ferire, accogliere o emarginare. E' importante allora parlare, anche denunciare, ma con rigore, competenza, spirito costruttivo. Non per colpire le persone ma per rafforzare la ricerca di verità. Guai ad alimentare il disorientamento, la rassegnazione. Nel nostro cammino contano anche lo stile e il metodo. Le mafie sono forti in una società diseguale, dove i privilegi hanno preso il posto dei diritti e le persone più fragili vengono lasciate ai margini della nostra società. Affermare che “l’io” è per la vita e non la vita per l’io. Questa è la vera sfida alla legalità: cercare insieme risposte migliori e energie nuove, la formazione di un pensiero democratico orientato ai valori. 1 E’ il “noi” il soggetto della lotta alle mafie, “noi” il soggetto del cambiamento sociale. Pensare, agire con il “noi” ci spinge a cercare insieme alle Istituzioni energie nuove che non sono più del singolo ma di tutta la comunità che così arricchisce il suo sapere, l’anima. Il fine è incoraggiare una società più giusta e legale che riparta dalle individualità di ciascuno per creare e re-inventare esperienze comuni e condivise, che diano un senso al vivere sociale; una società che sappia riconoscere la consapevolezza alla legalità come valore, da cui partire con le proprie azioni. I cittadini nella loro quotidianità sono la forza e l’anima di questo Paese, possono vincere, insieme, la lotta contro la mafia. Nel Binomio Eroe-Antieroe si celano le condizioni del nostro tempo. Non Serve essere eroi, serve essere uomini per non cadere nelle trappole dell’illegalità, per trovare il coraggio di una denuncia, per controllare la violenza o per supportare persone in difficoltà: maggiore è il numero delle persone capaci di adottare le scelte “giuste” tutti i giorni, maggiore è il numero degli eroi-antieroe capaci di annientare un meccanismo profondo e vasto come quello della Criminalità Organizzata. Per raggiungere questo STRAORDINARIO risultato non servono AZIONI STRAORDINARIE, servono piccole azioni quotidiane che ci riguardano tutti. La campagna di immagine riprende quindi il concetto di SuperEroe, insieme alla sua più nota iconografia fumettistica, da cui l’Uomo con i Super Poter sceglie di fermarsi, di non indossare il proprio costume, per rimanere uomo comune e di agire come tale, esortando i suoi simili ad agire nello stesso modo: lottare grazie alla forza della propria umanità. La realizzazione dell’idea vuole quindi riprendere immagini dei più famosi super eroi-eroine e declinarli sul tema, inserendoli in nuovi contesti, o facendoli parlare allo spettatore. Cultura + Legalità, vuol dire LIBERTÀ. Ma dipende da noi, non da altri. Oggi ci vuole un nuovo impegno, ci vuole più forza, più coraggio. La forza per costruire un futuro diverso, capace di trasformare la paura, la fatica e la rabbia in speranza. Ma che pretende, per essere risolto, una mobilitazione collettiva. Un investimento educativo e culturale. Lo ricordava anche Nino Caponnetto, il padre del pool antimafia di Palermo, il padre putativo di Falcone e Borsellino e o diceva proprio ai ragazzi delle scuole: ”La mafia teme la scuola più della giustizia. L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa”. La scuola, dunque come il luogo dell'educazione, della riflessione, della maturazione, il momento formativo più qualificato, questo vorrei che diventasse la scuola. 2 Non un luogo dove si accumulano, più o meno ordinatamente, delle nozioni che possono servire o non servire nella vita ma dove si scoprono veramente i grandi valori. Solo con la coscienza civile di ognuno di noi potrà scaturire una società di valori rispettosa dei diritti di tutti e dei propri doveri e quindi consapevolmente democratica. Non una scuola contenitore, ma una scuola di contenuti che accolga l'alunno, che sappia individuare i disagi derivati dalla convivenza con i professori, le conflittualità vissute nell'ambiente familiare e da quelle derivate da una società sempre più esigente, disagi e conflittualità che molto spesso sono causa di forti insicurezze che inducono allo scadimento delle mete dei valori obbligandoli a scelte pilotate dalla società del consumismo e dei mass-media che offrono il più delle volte un aspetto falsato della realtà. La scuola deve dunque individuare i disagi ma essere anche in grado di dare delle risposte attraverso una formazione orientata a far acquisire sicurezza in se stessi e mezzi culturali per affrontare il quotidiano con scelte maturate dall'analisi personale e non suggerite. E’ una palestra di vita, di formazione civica, di educazione. Di antimafia sociale. E' il bene più prezioso che abbiamo. E bisogna difenderlo a tutti i costi contro le intimidazioni, contro la facile suggestione della raccomandazione, contro tutte le prevaricazioni e gli abusi e contro quelle piccole violenze che, lo so per esperienza, si svolgono anche nel chiuso delle aule scolastiche, nel prepotente di turno che vuole imporre la sua legge, che non si guarda dal comportarsi in modo mafioso, anche se mafioso in realtà non è. Bisogna ribellarsi. Denunciare. Siamo abituati a ribellarci contro le illegalità? A quelle piccole del nostro quotidiano, come a quelle grosse? Se non lo siamo dobbiamo iniziare a svegliarci e a prendere l’abitudine di volerci bene. Di difendere la nostra dignità. La nostra essenza di uomini, la dignità di persone umane, qualunque sia il colore della nostra pelle, la nostra religione, il nostro credo politico. Ci deve unire la consapevolezza del valore della persona umana. Dico ai ragazzi: “ Se vi rassegnate ora, non sarete più in grado, un giorno, di sollevare il capo di fronte alle grandi illegalità. Ora che vi affacciate ora alla vita, dovete trovare la bellezza del sogno, della speranza, la bellezza del guardare avanti, dello scoprire ogni giorno orizzonti nuovi, la bellezza di percorrere un giorno itinerari diversi, e soprattutto la consapevolezza della propria dignità. E voi, siete la nostra e la vostra speranza per una coscienza di legalità democratica”. Lo ripeto, affermare che “L’io” è per la vita e non la vita per l’io. Questa è la vera sfida. Anna Germoni 3