Componenti citoplasmatici Guardando il citoplasma al microscopio sono visibili numerose membrane e vescicole delimitate da membrana. Una sorta di organelli distinti o compartimenti con funzioni specializzate. Nel citoplasma, i materiali sono trasportati da un organello all'altro racchiusi in vescicole di trasporto che si formano per gemmazione dalla membrana di un compartimento e si fondono per fusione con la membrana del compartimento di destinazione. Queste vescicole viaggiano da un organello a un altro ancorate ai microtubuli del citoscheletro. Quindi dentro alla cellula ci sono vari flussi di trasporto di sostanze. Il flusso principale avviene dal reticolo endoplasmatico (nel quale sono sintetizzati i materiali) al complesso del Golgi (nel quale sono modificati) per essere destinati alla membrana plasmatica, ai lisosomi, agli endosomi, alle vescicole escretorie, ai vacuoli. Questa via biosintetica viene definita secretoria perchè molte sostanze sono riversate all'esterno della cellula. Le vescicole di trasporto si muovono verso direzioni precise quindi durante la loro formazione viene impresso loro anche un indirizzamento, una sorta di bollo con l'indirizzo del destinatario da raggiungere. Anche le proteine devono essere caricate nella vescicola adatta a poter raggiungere il compartimento corretto. Proteine di trasporto che viaggiano lungo un microtubulo Il reticolo endoplasmatico è costituito da un sistema di membrane che delimita uno spazio interno chiamato spazio luminale. Esistono due tipi di reticoli endoplasmatici: liscio e rugoso. Il reticolo endoplasmatico rugoso si distingue per la presenza di ribosomi legati alla superficie esterna. Entrambi i tipi di reticoli sono presenti nelle cellule ma in proporzioni diverse a seconda del tipo di cellule. Ad es., cellule che devono secernere grandi quantità di proteine hanno una maggior proporzione di reticolo endoplasmatico rugoso. Il reticolo endoplasmatico rugoso è il compartimento dal quale vengono sintetizzati proteine, carboidrati e fosfolipidi. Le proteine che si originano sono destinate ad essere escrete o a finire nella membrana come proteine integrali di membrana o ad andare all'interno di compartimenti del sistema delle endomembrane. Invece i ribosomi liberi sintetizzano proteine che rimangono nella cellula. Il reticolo endoplasmatico liscio è coinvolto nella sintesi di lipidi, nella detossificazione di sostanze dannose per l’organismo, nell’accumulo di ioni Ca. E’ presente in gran quantità nelle cellule endocrine dove è deputato a produrre ormoni steroidei; nelle cellule del fegato dove è implicato nella detossificazione di numerosi composti. Ricordiamo che il citocromo P450 è uno degli enzimi di detossificazione che ossida composti in modo non specifico i composti idrofobici e li rende più idrofilici e quindi più facilmente smaltibili dall’organismo. Questo enzima è implicato anche nel metabolizzare i farmaci e polimorfismi di questo gene producono varianti proteiche che possono avere diversi livelli di attività enzimatica. Tali differenti livelli sono la causa della diversa efficacia ed effetti collaterali dei farmaci da individuo a individuo. Alcuni farmaci possono inibire o indurre il citocromo P450. Questo meccanismo è uno dei responsabili delle interazioni tra farmaci. Ad es. alcuni antidepressivi inibiscono forme del citocromo P450 causando alte concentrazioni sieriche (tossicità) di farmaci somministrati in contemporanea. Es. Il ritonavir (usato contro l’HIV) inibisce alcuni enzimi del citocromo P-450 epatico e può aumentare le concentrazioni sieriche dei farmaci metabolizzati da questi enzimi (es. gli antiaritmici, l'astemizolo (un antistaminico), la maggior parte delle benzodiazepine, la cisapride (promuove motilità intestinale)). Anche il succo di pompelmo, cannella, pepe bianco e nero, zenzero, curcumina, noce moscata, chiodi di garofano inibiscono forme del citocromo P450. Altri farmaci possono indurre forme del citocromo P450 rendendo inefficace l’altro farmaco somministrato in contemporanea. Hanno questo effetto alcuni sedativi barbiturici e anche il fumo di sigaretta. Come si fa a riconoscere la destinazione di una proteina? La parte iniziale della sequenza amminoacidica, cioè la prima che viene sintetizzata da un ribosoma libero, contiene una sequenza di amminoacidi detta peptide segnale che viene riconosciuta e indirizza dal ribosoma verso il reticolo endoplasmatico o altri compartimenti. L'estremità del peptide nascente si infila in un canale in modo da entrare nel reticolo endoplasmatico e finirvi nel lume man mano che viene la sintesi proteica. Alla fine della sintesi il ribosoma si distacca dal reticolo endoplasmatico. Alla nuova proteina viene rimosso il peptide segnale e le vengono aggiunti carboidrati. Proteine chaperon aiutano la nuova proteina ad assumere la struttura tridimensionale corretta. Un enzima controlla che il ripiegamento proteico sia avvenuto correttamente (non ci devono essere amminoacidi idrofobici esposti all'esterno della proteina ripiegata), in caso contrario lascia ulteriore tempo alla proteina di ripiegarsi e, se dopo alcuni tentativi il ripiegamento non è ancora corretto, la proteina viene marcata (ubiquitinata), trasferita nel citosol e distrutta. Qui, gli oligosaccaridi sono rimossi e la proteina viene distrutta nei proteasomi. Il complesso di Golgi appare come un insieme di cisterne appiattite e con bordi dilatati. Queste cisterne sono impilate in ammassi con al massimo 8 cisterne. Nel citoplasma ci possono essere molte di queste pile interconnesse da tubuli membranosi. Nella parte del Golgi che è più vicina al reticolo endoplasmatico avviene la distinzione tra proteine da rimandare al reticolo endoplasmatico e quelle che possono continuare verso la successiva cisterna del Golgi. La parte del Golgi più lontana al reticolo endoplasmatico racchiude le proteine in diversi tipi di vescicole dirette verso la membrana plasmatica o verso altre destinazioni. Quindi il Golgi è una sorta di catena per il completamento delle proteine. Il trasporto delle proteine dal reticolo endoplasmatico al Golgi avviene all'interno di membrane formatesi per gemmazione dal reticolo endoplasmatico e viaggianti lungo i microtubuli. Le vescicole che portano le proteine da e verso il Golgi sono rivestite esternamente da proteine, in particolare da tre tipi di proteine diverse 1) COPII, che indirizza le vescicole verso il Golgi 2) COPI, che indirizza le vescicole all'indietro verso il reticolo endoplasmatico o dalle cisterne esterne del Golgi verso quelle più interne. Questo meccanismo serve a recuperare le proteine sfuggite dal reticolo endoplasmatico. 3) clatrina, che indirizza le vescicole verso endosomi e lisosomi. Da qui saranno secrete in maniera regolata. I lisosomi sono organelli digestivi, contengono enzimi che lavorano bene a pH acido. Possono anche digerire organelli della cellula (autofagia) per assicurare un turnover. Un lisosoma che ha digerito un organello può essere espulso dalla cellula (esocitosi) o trattenuto a formare granuli di lipofuscina. L'accumulo di granuli di lipofuscina nei neuroni (cellule a lunga vita) è correlato all'invecchiamento. Le proteine destinate ai lisosomi sono glicosilate e alcuni di questi residui sono fosforilati a mannosio-6-fosfato. Lipofuscina: accumulo di molecole non più degradabili. L’accumulo è legato all’invecchiamento Difetti negli enzimi lisosomiali o nei mecanismi che indirizzano gli enzimi lisosomiali ai lisosomi danno luogo a malattie da accumulo lisosomiale, in cui nella cellula si accumulano lisosomi contenenti materiale non digerito. La tossicità di queste sostanze porta alla morte cellulare. Per diagnosticare precocemente queste malattie è disponibile la diagnosi prenatale (amniocentesi). A proposito di eliminazione della spazzatura… la fagocitosi è realizzata da macrofagi e neutrofili che circolano nel sangue e fagocitano organismi estranei, cellule danneggiate, globuli rossi invecchiati e detriti. La fagocitosi è quindi un meccanismo di protezione e il materiale estraneo è digerito dagli enzimi lisosomiali. Non tutti i batteri inglobati dai macrofagi riescono ad essere digeriti, ad es., il Mycobacterium tuberculosis (responsabile della tubercolosi), il Coxiella burnetii (responsabile della febbre Q) e la Listeria monocytogenes (responsabile della meningite) non si fondono con i lisosomi o non vengono digeriti e riescono a sfuggire o a riprodursi all'interno del macrofago. Batterio della tubercolosi Il citoscheletro La cellula possiede una struttura semirigida capace di sostenerne la forma ma anche permetterle di modificarla. Questa impalcatura fornisce il supporto strutturale alla cellula, ne conferisce la resistenza alle forze che tendono a deformala, determina la posizione dei vari organelli all'interno della cellula, crea una rete di percorsi per guidare i movimenti di materiali e di organelli, permette lo spostamento delle cellule (es. spermatozoi, globuli bianchi, fibroblasti, assoni in accrescimento), permette la divisione cellulare separando i cromosomi e poi la cellula madre in due cellule figlie. Questa impalcatura, detta citoscheletro, è composta da tre strutture: 1) i microfilamenti o filamenti sottili, strutture piene e sottili composte da actina, implicati nella motilità e nella contrattilità 2) i microtubuli, lunghi e rigidi tubi composti da tubulina, implicati nel supporto, trasporto intracellulare e nell'organizzazione cellulare. In particolare, sono formati da subunità di tubulina alpha e beta. I microtubuli sono connessi e mantenuti paralleli da ponti trasversali formati da proteine. 3) i filamenti intermedi, robuste fibre implicate nel supporto strutturale della cellula Disposizione dei componenti del citoscheletro La tubulina citoscheletrica di alcune cellule endoteliali marcata in verde, l'actina in rosso, osservata in microscopia confocale. Microfilamenti Microtubuli Foto di fibroblasti, in verde i microtubuli, in rosso i bordi di contatto tra cellule, in blu il DNA. Filamenti intermedi Devono il nome al fatto che hanno spessore intermedio tra microtubuli e microfilamenti, formano strutture di sostegno per sopportare stress meccanici, ancorano strutture quali il nucleo e i desmosomi I filamenti intermedi sono costituiti da proteine specifiche per alcuni tipi cellulari (utili per la tipizzazione) I filamenti intermedi connettono i desmosomi Epidermide Lungo i microtubuli e i microfilamenti scorrono proteine che fungono da trasportatori di carichi convertendo l'energia chimica in energia meccanica. Il moto è unidirezionale. Queste proteine trasportatrici che si muovono lungo il citoscheletro sono: 1) chinesine, si muovono lungo i microtubuli, negli assoni spostano vescicole e organelli dal centro della cellula alla membrana plasmatica 2) dineine, si muovono lungo i microtubuli, implicata nella disposizione del fuso mitotico e nel movimento dei cromosomi nella mitosi, implicata nel posizionare il complesso di Golgi e nel movimento di vescicole e organelli nel citoplasma, trasporta il virus HIV fino al nucleo. Probabilmente si muove in direzione opposta rispetto alla chinesina 3) miosine, si muovono lungo i microfilamenti, sono implicate nella contrazione muscolare, nella divisione cellulare, per generare tensione alle adesioni focali Miosine Il taxolo, un principio antitumorale, inibisce il disassemblaggio dei microtubuli impedendo alla cellula di assemblare nuove strutture. In presenza di questo principio chimico le cellule normali bloccano la loro divisione mentre le cellule tumorali continuano a dividersi pur non avendo un fuso mitotico funzionante e muoiono.