DISABILITÀ
E
SPECIFICITÀ
DEI BISOGNI
Tipologia
• EH
= psicofisici
• DH = udito
• CH = vista
EH = PSICOFISICI

Disabili motori senza problemi della sfera cognitiva

(atassie cerebellari, distrofia, paresi, …)

Cerebrolesi

Ritardi mentali di diversa eziologia e gravità

Disturbi della condotta

Deficit di attenzione e iperattività

Autismo ad alto funzionamento

Autismo con ritardo mentale

Disturbi di apprendimento a - specifici (con basso profilo





cognitivo)
Disturbi specifici dell’apprendimento (cognitivo medio –
alto)
Disturbi specifici del linguaggio
Altro…
LA SENSORIALITÀ
DH = UDITO
• Ipoacusia neurosensoriale
profonda bilaterale
• Come precedente ma con
impianto cocleare
• Ipoacusia trasmissiva
• Ipoacusia con problemi
cognitivi di diversa gravità
CH = VISTA
• Cecità completa
• Ipovedenti (non significa solo
vedere poco!!!)
• Ciechi con problemi
cognitivi di diversa
gravità
• Ipovedenti con problemi
cognitivi di diversa
gravità
…Qualche definizione….
MENOMAZIONE
riguarda un
organo o un
apparato
funzionale.
Ogni perdita o anomalia strutturale o
funzionale, fisica o psichica
ESEMPI
persona con tetraplegia ha una
menomazione fisica agli arti dalla
nascita;
 persona senza mano a causa di un
incidente ha una menomazione fisica
acquisita nel corso della vita;
 persona con Schizofrenia ha una
menomazione psicologica o disturbo
psicologico.

DISABILITÀ
Si manifesta a
livello di persona
Qualsiasi restrizione o carenza (deficit) conseguente
ad una menomazione della capacità di svolgere
un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per
una persona. Si tratta di scostamenti per difetto o
eccesso nella realizzazione dei compiti e
nell’espressione del comportamento rispetto a ciò che
è considerato normale.
HANDICAP
Si manifesta a seguito
dell’interazione con
l’ambiente
È una situazione di svantaggio vissuta da una
determinata persona che limita o impedisce la
possibilità di ricoprire il ruolo normalmente proprio di
quella persona in relazione all’età, sesso e fattori
socioculturali. L’handicap è caratterizzato dalla
discrepanza tra l’efficienza/stato del soggetto e le
aspettative di efficienza e di stato sia del soggetto
che del particolare gruppo di cui fa parte. L’handicap
è la socializzazione di una menomazione o di una
disabilità e riflette le conseguenze sociali culturali
economiche e ambientali che per l’individuo derivano
dalla presenza di tale menomazione o disabilità.
Le MENOMAZIONI sono sempre
presenti (un danno uditivo è sempre
presente, anche quando la persona
sta facendo ad esempio una gara di
corsa in cui la menomazione uditiva
non ha nessuna rilevanza).
Le DISABILITÀ si manifestano
quando è necessario compiere
prestazioni specifiche.
Integrazione
Inclusione
• È una situazione
• E’ un processo
•Ha un approccio
compensatorio
•Si riferisce esclusivamente
all’ambito educativo
•Si riferisce alla globalità
delle sfera educativa,
sociale e politica
Integrazione
Inclusione
•Guarda al singolo
• Guarda a tutti gli alunni
(indistintamente/differente
mente) e a tutte le loro
potenzialità
• Interviene prima sul
soggetto e poi sul contesto
• Interviene prima sul
contesto, poi sul soggetto
•Incrementa una risposta
specialistica
•Trasforma la risposta
specialistica in ordinaria
….DOCUMENTI DA PRODURRE….
Cosa fa la famiglia per avere una certificazione 104?
 Si reca presso il proprio medico curante il quale deve
compilare un certificato telematico con la richiesta di
visita medica presso la Commissione Asl che stabilirà il
tipo di handicap.
 Il medico curante deve rilasciare all’interessato una
ricevuta della richiesta effettuata on line dal proprio
medico.
 Entro 90 gg si deve recare ad un patronato e fare
richiesta di visita all’INPS in via telematica.
 La procedura darà la data della visita che sarà
effettuata entro 30 gg
 L’interessato, dopo la visita, riceverà a casa la
comunicazione dell’esito della stessa dall’INPS.
 la certificazione viene consegnata alla segreteria della
scuola per la richiesta di un insegnante di sostegno.
“La Diagnosi Funzionale è un atto sanitario medico legale
che descrive la compromissione funzionale dello stato
psico-fisico dell’alunno in situazione di handicap” (D.P.R.
24/02/1994).
La Diagnosi funzionale è suddivisa in Aree utili per
identificare il rapporto tra la minorazione e determinati
aspetti del comportamento complessivo del soggetto:
aspetto cognitivo: esamina il livello di sviluppo raggiunto
e la capacità di integrazione delle conoscenze;
aspetto affettivo-relazionale: valuta il livello di
autostima ed il rapporto con gli altri bambini;
aspetto linguistico (comprensione, produzione e linguaggi
alternativi);
aspetto sensoriale: esamina il tipo ed il grado di deficit con
particolare attenzione a vista, udito e tatto;
aspetto motorio-prassico;
aspetto neuro-psicologico: valuta la memoria,
l’attenzione e l’organizzazione spazio-temporale del
bambino.
Chi formula la Diagnosi funzionale?
L’elaborazione della Diagnosi funzionale
spetta ad un’unità multidisciplinare
(GOM) composta da:
 un medico specialista nella patologia
segnalata
 uno specialista in neuropsichiatria
infantile
 un terapista della riabilitazione
 gli operatori sociali.
Il Profilo Dinamico Funzionale
Successivamente alla Diagnosi funzionale viene
redatto il Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F.), un
documento indica le caratteristiche fisiche,
psichiche, sociali ed affettive dell’alunno mettendo
in rilievo sia le difficoltà di apprendimento
conseguenti all’handicap, con relative possibilità di
recupero, sia le capacità possedute che invece
devono essere sostenute e sollecitate in modo
continuo e progressivo (D.L. 297/94).
Il P.D.F. è inoltre utile ai fini della formulazione
del Piano Educativo Individualizzato.
CHI LO REDIGE ?
Il P.D.F. "viene redatto dalla unità multidisciplinare
dell‘ASL., in collaborazione con il personale
insegnante e i famigliari o gli esercenti la potestà
parentale." (D.P.R. 24/2/94).
Per consentire la prima stesura o l'aggiornamento del
P.D.F. vengono calendarizzati opportuni incontri
interprofessionali per ogni alunno, durante l'anno
scolastico interessato; per consentire i bilanci
biennali, viene calendarizzato almeno 1 incontro
interprofessionale; gli incontri sono promossi dal
Capo di Istituto che li presiede direttamente o
tramite un proprio delegato.
QUANDO FORMULARLO ?
Il P.D.F. viene "aggiornato obbligatoriamente al termine
della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, della
scuola secondaria di primo grado e durante il corso di
istruzione superiore" (L.104/92; D.L.297/94).
Inoltre " alla elaborazione del P.D.F. iniziale seguono,
con il concorso degli operatori dell'U.L.S.S., della
scuola e della famiglia, verifiche per controllare gli
effetti dei diversi interventi e l'influenza esercitata
dall'ambiente scolastico" (D.L. 297/94)
La rispondenza quindi del P.D.F. sarà valutata, mediante
un bilancio diagnostico e prognostico, curato dal
medesimo gruppo interprofessionale che ha definito il
profilo, a scadenza di massima biennale (fine della 2°
primaria, della 4° primaria, della 2° media, del biennio
superiore e del 4° anno della scuola superiore).
L’educazione inclusiva

ha una dimensione sociale: non prima “riabilitare”,
poi socializzare, poi far apprendere, ma
integrarsi in un contesto scolastico ricco nel
confronto con i docenti e con i compagni


fa riferimento ad un modello sociale della
disabilità (interazione soggetto-contesto):
parliamo di ostacoli all’apprendimento e alla
partecipazione
Percorsi di inclusione
Prevenzione: identificazione precoce di possibili difficoltà
che se ignorate possono trasformarsi in veri e propri
handicap



Insegnamento/Apprendimento che procede tenendo conto
della pluralità dei soggetti e non dell’unicità del docente
Valorizzazione della vita sociale: attenzione al progetto di
vita, al conseguimento da parte degli alunni delle competenze
routinarie
Ruolo dell’imitazione nei processi di
apprendimento (apprendimento cooperativo, lavori a coppie o
a piccoli gruppi)


Sostegno ampio e diffuso: capacità da parte della scuola di
rispondere alle diversità degli alunni, di cui il sostegno
individuale è solo una parte.
Una scuola che ‘include’ è una scuola che ‘pensa’
e che ‘progetta’ tenendo a mente proprio TUTTI.
Una scuola che, come dice Canevaro,
non si deve muovere sempre nella condizione di
emergenza, in risposta cioè al bisogno di un
alunno con delle specificità che si differenziano
da quelle della maggioranza degli alunni ‘normali’
della scuola.
Una scuola inclusiva è una scuola che si deve
muovere sul binario del miglioramento
organizzativo perché nessun alunno sia sentito
come non appartenente, non pensato e quindi non
accolto.
P.Sandri, Scuola di qualità e inclusione.
RISORSE/STRUMENTI/METODOLOGIE
DIDATTICHE




Apprendimento cooperativo: sviluppa forme di
cooperazione e di rispetto reciproco fra gli allievi e veicola
le conoscenze/abilità/competenze
Tutoring (apprendimento fra pari: lavori a coppie)
Didattica laboratoriale (non serve il laboratorio come luogo
fisico!). Favorisce la centralità del bambino/ragazzo.
Realizza la sintesi fra sapere e fare, sperimentando in
situazione
Procedere in modo strutturato e sequenziale: proporre
attività con modello fisso e dal semplice al complesso→si
faciliteranno nell’alunno l’esecuzione delle consegne, la
memorizzazione e l’ordine nell’esposizione dei contenuti.

Sostenere la motivazione ad apprendere

Lavorare perché l’alunno possa accrescere la fiducia nelle
proprie capacità


Per alunni “lenti”: predisporre verifiche brevi, su singoli
obiettivi; semplificare gli esercizi (evitare esercizi
concatenati); consentire tempi più lunghi o ridurre il
numero degli esercizi nello stesso tempo (strategia da
scegliere secondo la personalità del bambino/ragazzo).
Per alunni che manifestano difficoltà di concentrazione:
fornire schemi/mappe/diagrammi prima della spiegazione
(aiuteremo la mente a selezionare, categorizzare,
ricordare, applicare quanto recepito durante la
spiegazione); evidenziare concetti fondamentali/parole
chiave sul libro; spiegare utilizzando immagini; utilizzare
materiali strutturati e non (figure geometriche, listelli,
regoli…); fornire la procedura scandita per punti
nell’assegnare il lavoro.








Didattica multisensoriale: uso costante e simultaneo di più canali
percettivi (visivo, uditivo, tattile, cinestesico)→incrementa
l’apprendimento
Tecnologie multimediali (computer, notebook per utilizzare software
specifici)
LIM
Utilizzi multiformi:
permette di accedere a quantità infinita di informazioni,
visualizzazione di filmati o immagini;
interazione visiva di testi o esercizi (costruzione di testi collettivi);
costruzione di unità di lavoro informatizzate con possibilità di
personalizzarle per il gruppo classe e utilizzandole in modo flessibile
(eventuale consegna agli alunni copia della lezione o delle attività proposte
in formato cartaceo o digitale);
favorisce e promuove l’interazione lasciando spazio alla creatività degli
studenti affinché realizzino ricerche o unità di lavoro multimediali in
modo autonomo, singolarmente o in piccolo gruppo→favorisce
apprendimento costruttivo ed esplorativo;
per gli alunni con difficoltà risulta essere uno strumento compensativo
(videoscrittura, realizzazione di schemi e mappe, tabelle…).
MA IN PRATICA….
COSA POSSIAMO
FARE A SCUOLA?
Ogni persona, indipendentemente dalla
propria disabilità, ha il DIRITTO di
influenzare mediante la comunicazione le
sue condizioni di vita.
Per quanto siano gravi le difficoltà, qualsiasi
essere umano tenta di comunicare
attraverso gesti, lallazioni, balbettii,
parole dette in modo scorretto per
esprimere ciò che vuole.
Il LINGUAGGIO È
FONDAMENTALE
Rappresenta il tramite tra i pensieri e il
mondo esterno,
 È un mezzo per comunicare agli altri e per
farci capire,
 Rappresenta una forma codificata di pensiero
per trasmettere conoscenze, bisogni, emozioni,
idee….

Ma come interagire se
non c’è linguaggio????
 CAA
 TEACCH
 METODO
ABA
IMPORTANTE
MAI ABBRACCIARE
UN “UNICO”
METODO, MA
TRARRE SPUNTI
DA OGNUNO DI
ESSI.
CAA: COMUNICAZIONE
AUMENTATIVA ALTERNATIVA
Termine utilizzato per descrivere
tutte le modalità di comunicazione
che facilitano e migliorano la
comunicazione degli alunni che
hanno difficoltà ad utilizzare i più
comuni canali comunicativi (linguaggio
orale e scrittura).
AUMENTATIVA: non sostituisce,
ma incrementa le possibilità
comunicative naturali dell’alunno
ALTERNATIVA: utilizza modalità
di comunicazione alternative
(figure, disegni, simboli…)
Quali sono gli aspetti fondamentali in un
lavoro CAA?
osservazione e valutazione
da effettuarsi sia all’inizio sia in itinere per monitorare il
lavoro effettuato.
OSSERVAZIONE
All’inizio si verifica se il soggetto presenta i prerequisiti di
base:
 La presenza di un SI/NO codificato e strutturato:
bisogna saper esprimere il si e il no in modo differenziato
tramite la comunicazione non verbale, ma anche deve
saperlo esprimere contestualmente e consapevolmente;
 La capacità di simbolizzazione: è necessario ci sia una
rappresentazione interna delle proprie conoscenze,
affinché il soggetto possa riconoscerle nei contenuti
semantico/lessicali delle icone di un codice alternativo;

Un’intenzionalità comunicativa: deve emergere la
necessità comunicativa da parte del soggetto anche se
mediata dalla comunicazione non verbale.
Valutazione
1. il soggetto riconosce gli oggetti rappresentati;
2. il soggetto non riconosce gli oggetti rappresentati.
TERZO REQUISITO lo si può valutare dal comportamento
del soggetto stesso.
I parametri che possiamo individuare sono:
1. il soggetto è partecipe in modo attivo e propositivo;
2. il soggetto è partecipe solo se motivato;
3. il soggetto è attento ma passivo, va sollecitato;
4. il soggetto è molto passivo, presenta una scarsa o assente
attenzione, oppure la sua iperattività gli impedisce di
prestare attenzione alle relazioni.
COME SCEGLIERE I SIMBOLI E
QUALI?
I mezzi che si possono usare per sostituire o
incrementare il linguaggio possono essere diversi a
seconda della gravità motoria e allo sviluppo cognitivo
del bambino.
Per i bambini con difficoltà motorie e/o alunni autistici
usare i simboli può essere un sistema molto efficace.
Al bambino viene in pratica insegnato ad esprimere le
sue scelte e i suoi pensieri attraverso delle immagini
che rappresentano oggetti o concetti della vita .
I simboli possono essere rappresentati da disegni, foto
prese dai giornali, foto fatte da noi o da sistemi già
predisposti come per esempio il "Picture
Communication Symbols” 2400 simboli che spaziano
dagli oggetti, ai sentimenti ecc.
CON CHI SEI VENUTA A SCUOLA?
PROGRAMMA TEACHH
Il programma TEACCH6 condivide con l’ABA un enfasi sul:
• Trattare problemi multipli, invece di provare ad
identificare un deficit centrale
• Applicare il trattamento in molteplici contesti coinvolgendo
tutte le persone che fanno parte della vita dell’individuo (i
genitori, gli insegnanti, gli educatori)
Il TEACCH comprende numerose attività di tipo educativo da
effettuare con bambini affetti da autismo e da disturbi
generalizzati dello sviluppo.
Il programma TEACCH non è un metodo d’intervento, ma un
servizio integrato d’interventi, che prevede una presa in carico
globale, cioè in ogni momento della giornata, in ogni periodo
dell’anno e della vita e per tutto l’arco dell’esistenza.
FINALITÀ: raggiungimento del massimo livello di autonomia per
l’individuo con autismo attraverso strategie educative che
potenziano le capacità della persona.
Il programma TEACCH serve per
sviluppare:
 abilità imitative,
 funzioni percettive,
 abilità motorie,
 capacità d’integrazione oculomanuale,
 comprensione e produzione
linguistica,
 gestione del comportamento.
Sono diverse attività da proporre all’alunno e la loro
messa in atto deve basarsi su quattro criteri:
1. modello d’interazione: si riferisce alla necessità
di contestualizzare una certa tecnica d’intervento
all’interno del sistema di relazioni in cui il
bambino si trova;
2. prospettiva di sviluppo: bisogna definire
l’intervento riabilitativo del livello di sviluppo
globale del bambino nelle diverse aree;
3. relativismo del comportamento:è importante
definire obiettivi educativi specifici per ogni
contesto, visto che a volte ci sono delle difficoltà
o impossibilità a generalizzare una risposta
comportamentale;
4. gerarchia d’addestramento: la necessità di
definire delle priorità tra i problemi d’affrontare
con il bambino con disabilità
L’intervento educativo deve essere tagliato su
misura per il bambino, la famiglia, la scuola.
La conduzione del programma è affidata a queste
due ultime figure, famiglia-scuola, che
condividono le stesse strategie ed operano in
stretta collaborazione.
1.
2.
3.
La valutazione si basa su:
Valutazione dello sviluppo attraverso l’uso di
test intellettivi e scale standardizzate
Osservazione dei modelli di comportamento
La raccolta d’informazioni fatta nei colloqui con
i genitori, dove emergono le loro aspettative e i
problemi che loro riscontrano.
L’AUTISMO
L’autismo è una sindrome caratterizzata da
carenze ed eccessi comportamentali che hanno
una base neurologica, ma che possono cambiare a
seguito di specifiche interazioni programmate
con l’ambiente.
Le aree prevalentemente interessate da uno
sviluppo alterato sono quelle relative a:
 comunicazione sociale,
 interazione sociale reciproca,
 gioco funzionale e simbolico.
ECCESSI
CARENZE
-Autostimolazioni
- Comportamenti autoaggressivi
- Aggressività
- Comportamenti ossessivi
- Abilità di auto
accudimento
- Comunicazione/Linguaggio
- Abilità sociali
-Abilità di gioco
- Abilità accademiche
COME SI MANIFESTA L’AUTISMO
Deficit comunicativo
Alcuni bambini non parlano
 Alcuni parlano troppo poco
 Altri ancora parlano “troppo”.

Le casistiche più recenti indicano che circa il 50% dei
soggetti autistici presenta un disturbo del linguaggio
specialmente nel contesto di un’interazione sociale.
Quelli che hanno un buon livello di linguaggio verbale
hanno difficoltà con la pragmatica della
comunicazione, ovvero con l’uso del linguaggio nel
contesto di un’interazione sociale.
Altre caratteristiche anomale del linguaggio
sono:
1. L’inversione pronominale
2. L’ecolalia
3. L’uso NON convenzionale di frasi e
parole
Un’altra caratterizzazione riguarda
l’articolazione del linguaggio spesso
atipica è il registro, ovvero il volume
della voce che solitamente non viene
variato per dare intonazioni particolari
alle frasi.
Anche la comunicazione ricettiva rappresenta
un’area di difficoltà: alcuni bambini non
comprendono alcuna forma di linguaggio verbale,
mentre altri capiscono solo specifiche parole, MA
NON il resto della frase.
Persino quelli con abilità linguistiche elevate hanno
difficoltà con il linguaggio figurato e non
letterale, come le metafore ( “Oggi abbiamo
mille cose da fare!” ) e tutte le espressioni per
cui è necessario interpretare al di là di quello che
viene effettivamente detto ( “Che bella
giornata!” quando fuori piove a dirotto).
Anche la comunicazione degli aspetti NON verbali
della comunicazione è difficile, questo vale sia
per i gesti, sia per le espressioni facciali, il
linguaggio del corpo e la prosodia del parlare.
Deficit sociale
I bambini con autismo trovano difficile
relazionarsi con gli altri; queste difficoltà
riflettono anomalie nell’orientamento e
nell’attenzione verso gli stimoli sociali e nella
capacità di leggere il comportamento sociale
degli altri. I deficit in questo campo si
riscontrano soprattutto nel contatto oculare.
La minore tendenza a iniziare scambi sociali e a
rispondere alle iniziative comunicative degli
altri fa sì che i bambini con autismo abbiano
meno opportunità di imparare “dalle”
persone e “sulle” persone.
Deficit di “immaginazione”
L’autismo è caratterizzato da comportamenti rigidi e ripetitivi; è
presente una resistenza al cambiamento e un ristretto numero
di interessi.
I soggetti con autismo presentano inoltre comportamenti motori
stereotipati come:
- Sbattere le braccia ritmicamente
- Agitare le dita davanti agli occhi
- Muovere ritmicamente il busto avanti e indietro
Le modalità ripetitive stereotipate si manifestano anche nelle
abitudini come, per esempio, mangiare sempre le stesse cose,
vestirsi seguendo una specifica sequenza di azioni, andare a
scuola facendo sempre la stessa strada.
Le cause di queste modalità di comportamento stereotipate
possono essere varie:
- Dare sicurezza e prevedibilità in un mondo percepito come
caotico e imprevedibile
- Fornire specifici input sensoriali percepiti come gratificanti
Altre manifestazioni
Compaiono anche altre manifestazioni cliniche che
possono interferire con l’apprendimento e con la
qualità della vita del bambino.
- Ansia e regolazione emotiva (anomale
manifestazioni delle emozioni e difficoltà nel
riconoscere le emozioni degli altri)
- Anomalie sensoriali (sensibilità agli stimoli
visivi, uditivi, olfattivi e tattili)
- Deficit delle funzioni esecutive (difficoltà
nella pianificazione del proprio comportamento)
- Anomalie dell’attenzione (tempi di attenzione
brevi)
ANALISI
L’ABA
COMPORTAMENTALE APPLICATA
L’analisi comportamentale applicata (ABA) è la scienza
applicata che deriva dalla scienza di base (Analisi del
Comportamento) ed è il trattamento che viene
utilizzato con bambini e ragazzi affetti da autismo.
Incrementa repertori comportamentali socialmente
significativi e riduce quelli problematici attraverso
tecniche di modificazione del comportamento.
E’ un approccio di stampo comportamentale basato su
principi scientifici.
.
E’ l’intervento con le maggiori evidenze scientifiche
nella riabilitazione di soggetti autistici, ha alle spalle
oltre 50 anni di applicazione e ricerca.
La popolarità dell’ABA come intervento per l’autismo
emerge intorno agli anni ‘70 con la pubblicazione dei
primi studi che dimostravano la possibilità di
insegnare specifici comportamenti ai bambini
autistici.
- Efficace per costruire abilità adattive e ridurre
comportamenti problematici in persone con e senza
disabilità.
- Utilizza fondamentalmente il principio di rinforzo e
richiede dimostrazioni scientifiche della propria
efficacia
- Altamente individualizzata, contestuale e flessibile
COSA
NON
È L’ABA?
Non è un metodo
L’analisi comportamentale applicata è la scienza
applicata che deriva dalla scienza di base
conosciuta come Analisi del Comportamento
(Skinner, 1953).
Non è una novità
Almeno 550 studi pubblicati tra il 1960 ed il 1995
(Matson et al., 1996) e diverse centinaia dal 1995
documentano l’efficacia di specifici metodi ABA
per l’insegnamento di importanti abilità.
Non è una ricetta per l’autismo
Non è applicabile solo a
comportamenti problema o
per persone con disabilità profonde
Non guarisce l’autismo
Non è un insegnamento di abilità a
memoria
Non è una cura / miracolo
CARATTERISTICHE DI UN PROGRAMMA
ABA






Comprensivo: indirizza tutte le aree evolutive
Le abilità vengono suddivise in piccole unità
definite in termini osservabili e misurabili
Centinaia di opportunità di apprendimento
vengono organizzate sia in ambiente strutturato
che in ambiente naturale
Si utilizzano diverse tecniche per offrire
opportunità di apprendimento ed incrementare la
motivazione
Tutti gli aspetti dell’intervento sono
individualizzati secondo le necessità dell’utente
Vengono insegnate abilità semplici per poi
arrivare a quelle più complesse
 Enfasi
sull’insegnare al bambino COME
imparare, rendendo l’apprendimento
motivante
 I comportamenti problema vengono
sostituiti da comportamenti adattivi
 Vengono usati DATI per valutare i
progressi e migliorare gli interventi
 Coinvolgimento massiccio della famiglia
e della scuola
 Supervisione frequente e qualificata
A
SCUOLA CHE SUCCEDE?
La scuola rappresenta uno spazio privilegiato nel progetto
educativo poiché l’ampia disponibilità di tempo consente
l’insegnamento di abilità in diverse aree:
 Cognitiva
 Comunicazione
 Autonomie
 Abilità sociali
 Gioco
La presenza dei pari come modello, tutor e compagni di giochi
consente di migliorare il processo di integrazione, favorendo
l’acquisizione di abilità nuove e la generalizzazione di abilità
già acquisite in ambienti strutturati.
Parallelamente deve esistere un intenso lavoro per
raggiungere tutti i prerequisiti perché lo stare con gli altri
sia significativo.
PROMUOVERE L’INTERAZIONE
TRA I PARI
I compagni devono essere informati sui bisogni
particolari del bambino con autismo e coinvolti nel
processo di apprendimento e integrazione, attraverso
l’affiancamento o la strutturazione in attività
dapprima in piccolo gruppo poi in grande gruppo.
Allo stesso tempo...
Perché un bambino si percepisca come capace è
necessario responsabilizzarlo su attività che sa fare.
Questo permetterà anche ai pari di percepirlo come
abile in quell’attività, in quel gioco e sarà per loro
riferimento, non solo quando c’è bisogno di aiuto.
L’apprendimento deve essere attivo, con molte
opportunità di insegnamento.
Non è la sola presenza fisica insegnante/bambino in
un’aula che determina la qualità
dell’insegnamento, ma è la possibilità dell’alunno
di dare molte risposte, rispondere a molte
richieste.
Ogni minuto del tempo passato
a scuola deve essere
sfruttato.
DOVE INTERVENIRE
Il programma di intervento didattico deve
essere costruito sulla base del profilo dei
punti deboli e dei punti di forza del bambino;
la prima regola da tenere presente è che
NON c’e una strategia d’azione che
funzionerà per tutti.
La sfida, nell’intervento educativo per l’autismo
è insegnare delle capacità che normalmente si
“sviluppano da sole”.
GLI
OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE NELLE
SFERE DI SVILUPPO DI UN BAMBINO
AUTISTICO SONO:
A. SFERA SOCIALE
Le esigenze educative di un autistico nella sfera
della socializzazione sono:
1. Apprendere le regole elementari per la
partecipazione a scambi sociali
2. Sviluppare la capacità di interpretare il
comportamento sociale degli altri
3. Imparare le abilità relative alla tempistica delle
relazioni sociali e alle convenzioni sociali
4. Sviluppare abilità di problem solving.
B. SFERA COMUNICATIVOLINGUISTICA
E’ fondamentale sottolineare che i bambini con autismo
abbiano a disposizione strumenti per comunicare; in
caso contrario la priorità è quella di insegnare a
utilizzare il linguaggio o qualsiasi altro sistema
alternativo di comunicazione.
In particolare il bambino necessita di:
1.
Imparare a utilizzare le funzioni comunicative del
linguaggio
2.
Utilizzare correttamente la comunicazione non
verbale
3. Comprendere la comunicazione degli altri
4. Capire l’uso sociale della comunicazione
5. Apprendere l’uso della comunicazione in situazione di
emergenza
C. SFERA COGNITIVA
Le esigenze educative di un bambino con autismo
nella sfera cognitiva sono riferibili
all’apprendimento:
1. Della capacità di agire in modo finalizzato
nell’ambiente
2. Della rappresentazione integrata di proprietà
fisiche, funzionali, categorie concettuali
3. Della flessibilità (capacità di adattare
comportamenti ai cambiamenti di circostanze) e
della capacità di problem solving.
D. SFERA AFFETTIVO-RELAZIONALE
E’ importante che i soggetti con autismo possano:
1.
Imparare strategie di autoregolazione per
riprendersi da stati di disregolazione emotiva
2.
Comprendere le proprie emozioni e imparare a
comunicarle agli altri
3.
Imparare a manifestare i sentimenti nel corso
delle attività condividendo l’affetto con gli altri
4.
Leggere le emozioni espresse dagli altri e sulla
base di questo adattare il proprio
comportamento
E. SFERA SENSORIALE
Esistono varie strategie per affrontare i
bisogni educativi relativi alla sfera
sensoriale:
1.
Insegnare al bambino ad evitare
attivamente determinate stimolazioni
sensoriali
2. Aiutarlo a tollerare gli stimoli a cui è
ipersensibile
3. Insegnargli ad ottenere in modo
socialmente accettabile quelle
stimolazioni sensoriali che ricerca
attivamente
F. PROBLEMI DI COMPORTAMENTO
I soggetti con autismo possono presentare
problemi di comportamento di vario tipo; per
capire cosa li spinge ad attuare tali
comportamenti è necessario capire che cosa ci
guadagnano nel metterli in atto.
L’esigenza educativa fondamentale riguarda
quindi l’apprendimento di comportamenti
alternativi, che possano avere la stessa
funzione di quelli che costituiscono un
problema, ma che siano socialmente
accettabili.
G. AUTONOMIA
I soggetti con autismo hanno spesso
bisogno di assistenza nelle semplici
routine quotidiane.
Le esigenze educative in questa area
riguardano quindi le diverse abilità di
autonomia rispetto alle quali l’individuo ha
ancora bisogno di assistenza.
Insegnando per esempio un passaggio alla
volta, anziché una sequenza complessa di
azione, tutto risulterà più semplice.
L’ORGANIZZAZIONE DELL’AMBIENTE
Gli alunni con autismo si trovano a vivere spesso in un
determinato ambiente senza possedere le informazioni di
base su di esso; non sanno quale tipo di attività vi
svolgeranno, quali stimoli saranno rilevanti e cosa
succederà dopo aver effettuato un determinato compito.
Che cosa possiamo fare per aiutare l’allievo a comprendere
l’organizzazione dell’ambiente?
Mettere a loro disposizione una sorta di bussola per
l’orientamento, fornendo informazioni che facilitino al
massimo la comprensione.
E’ preferibile utilizzare procedure di comunicazione con
utilizzo di immagini, che rendono evidenti le opportunità
dell’ambiente, fornendo all’allievo punti di riferimento
visibili, concreti, prevedibili.
1. ORGANIZZARE GLI SPAZI
Gli alunni con autismo traggono il massimo beneficio da
una classe in cui le aree e i loro confini sono
organizzati in modo visivamente chiaro e in cui a ogni
luogo corrisponde una determinata attività.
ATTENZIONE!!!
L’integrazione scolastica
dell’alunno con disabilità non
si gioca solo sulla didattica,
ma anche sull’organizzazione
2. ORGANIZZARE LE ATTIVITA’
Per l’alunno con autismo sono necessarie anche le
informazioni che riguardano la tipologia di
attività da eseguire e come si svilupperà la
giornata scolastica.
Gli schemi visivi da utilizzare comprendono
principalmente immagini delle attività da svolgere
e sono fortemente individualizzati per essere
comprensibili ad ogni allievo.
“Se persone normali si trovassero su un altro
pianeta con creature aliene, probabilmente si
sentirebbero spaventate, non saprebbero cosa
fare per adattarvisi e avrebbero sicuramente
difficoltà a capire che cosa pensano, sentono e
vogliono gli alieni e a rispondere correttamente a
tutto questo.
L’autismo è così!
Se su un pianeta dovesse improvvisamente
cambiare tutto, una persona normale si
preoccuperebbe, soprattutto se non si capisse il
significato di questo cambiamento. Così si sente
l’autistico quando le cose cambiano.
(Therese Joliffe, cit. in Joliffe et al., 1992)
3.STRUTTURAZIONE
DEL TEMPO
Non avere accesso a informazioni riguardanti la
durata di una attività può portare a
comportamenti di fuga da compito o
problema.
Esistono due modalità per ricercare una
strutturazione temporale nel contesto
scolastico:
1. Rendere palese che l’attività è
completata;
2. Indicare che il tempo di lavoro è
concluso.
STRUTTURAZIONE
MATERIALI DI LAVORO
Il bambino disporrà di uno schema di lavoro posizionato presso
il tavolo di lavoro (lettere dell’alfabeto, numeri….) ognuna
delle quali è riportata su una scatola di lavoro.
Il lavoro da svolgere sarà presentato in modo chiaro: ogni
compito è contenuto in una scatola sullo scaffale di
sinistra, ogni scatola contrassegnata da un simbolo (lettera
o numero), a seconda del livello di sviluppo e delle capacità
del bambino.
E’ importante che, una volta disposto secondo le indicazioni
visive, il compito sia "autoesplicativo", cioè comprensibile
senza bisogno di spiegazioni: incastri, puzzle o lavori di
montaggio sono esempi semplici di questo genere, ma con
un po’ di fantasia qualunque compito può essere presentato
in modo che si spieghi da sé.
Quando il compito è terminato verrà riposto nella relativa
scatola sullo scaffale di destra, in modo che in ogni momento
sia chiaro quanto lavoro è stato eseguito e quanto ne resta da
eseguire.
SUGGERIMENTI OPERATIVI
1. PREMIARE L’IMPEGNO PIUTTOSTO CHE IL
COMPLETAMENTO DI UN COMPITO
Imparate a rinforzare costantemente la qualità di un lavoro
piuttosto che il completamento del compito stesso; in questo
modo il vostro studente imparerà che l’obiettivo principale non
è terminare una attività, ma completarla con qualità.
2. PREDILIGETE OLTRE AL SUPPORTO VISIVO DELLE
IMMAGINI, L’IMITAZIONE DEI PARI E UN COMPAGNO
CHE FUNGA DA TUTOR PER LO STUDENTE
3. NON DIRE CHE COSA FARE, MA MOSTRARE ALLO
STUDENTE COSA FARE
Non serve ripetere numerose volte l’istruzione se il bambino è in
difficoltà nell’eseguire un compito perchè per i soggetti
autistici spesso è difficile comprendere il linguaggio.
Mostrate invece che cosa fare al bambino perchè impari più
facilmente.
4. CONSIDERARE UNA NON RISPOSTA COMEUN’INTERAZIONE
FALLITA E LAVORARE PER EVITARLA
Accade spesso di rinunciare a fare una domanda quando il nostro
studente non risponde; in questo modo si insegna che ignorare è
accettabile. Dobbiamo
invece fare in modo che lo studente risponda con successo almeno l’80%
delle volte utilizzando efficacemente l’aiuto e facendogli capire che
cosa
vogliamo che lui risponda.
5. RIVEDERE, RIVEDERE, RIVEDERE
È necessario spiegare le varie abilita agli studenti con autismo e
rivederle numerose volte. Revisionare permette di mantenere sia le
abilita acquisite che la motivazione alta, permettendo allo studente di
lavorare su compiti semplici mentre apprende anche quelli più
complessi presentati in percentuale minore.
6. USARE UN RINFORZO POSITIVO DIFFERENZIATO PER
MANTENERE LO STUDENTEMOTIVATO
7. LAVORARE CON L’INSEGNANTE CURRICULARE PER
TRASFERIRE IL CONTROLLO SULL’ISTRUZIONE
8. USARE FRASI SE/ALLORA PER PROMUOVERE LA
COLLABORAZIONE
IL BAMBINO DEVE
SEMPRE RIMANERE IN
CLASSE O È MEGLIO CHE
STIA NELL’AULA DI
SOSTEGNO?
DENTRO E FUORI DALLA CLASSE?
“Deve stare sempre in classe perché altrimenti
non può esserci integrazione” oppure al
contrario “Può stare in classe solo quando si
svolgono attività adatte al suo livello,
altrimenti cosa ci sta a fare???”
IDEE NON PRODUTTIVE
“Quando è in classe cosa può fare?” e
“Quando lavora fuori dalla classe quali
obiettivi può perseguire ai fini
dell’integrazione?”
APPROCCIO MIGLIORE
Per quando l’alunno si trova in classe
possiamo prevedere 3 situazioni di
apprendimento:
1. Fa le stesse cose dei compagni
2. Lavora con obiettivi semplificati,
ma con contenuti simili ai
compagni
3. È impegnato in attività personali
“Questi bambini nascono due volte.
Devono imparare in un mondo che la
prima nascita ha reso più difficile.
La seconda dipende da noi, da quello
che sapremo dare.
Sono nati due volte e il percorso sarà
più tormentato.
Ma alla fine anche per noi sarà una
rinascita”
(G.Pontiggia, “Nati due volte”)
SITI UTILI/SOFTWARE DIDATTICI
GRATUITI

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
http://www.emergenzautismo.org
http:// materialeaba.com
http://specialeautismo.it
http://analisicomportamentale.com www.ivana.it sito con software
didattici gratuiti per italiano, matematica, logica, geografia… da
visitare!)
http://www.rodaricentrostudiorvieto.org
Il progetto “ESERCIZI DI FANTASTICA” prevede, oltre al materiale
teorico di supporto e di approfondimento, una serie di schede
didattiche che fanno riferimento alla Grammatica della fantasia e
sono corredate da esempi tratti dalla produzione creativa dello
stesso Rodari; hanno lo scopo di offrire degli stimoli utili e concreti
per l’attività di animazione in classe. Ogni tecnica è accompagnata da
una breve introduzione teorica e dall’indicazione dei capitoli della
Grammatica, cui far riferimento.
www.inclusione.it (da visitare!)
www.bo.istruzioneer.it/cts/dsa_sw.php sito con software didattici
gratuiti per alunni con DSA ma utilizzabili anche con alunni in
difficoltà di apprendimento
http://cdhs.racine.ra.it/esperienze/esperienze.htm Materiali per la
didattica
http://www.airipa.it sito dell’Associazione Italiana per la Ricerca e
l'Intervento nella Psicopatologia dell'Apprendimento (da visitare, in
particolare la sezione Materiali →Materiali utili→Altri materiali
suggeriti)
http://www.aifa.it sito dell’Associazione Italiana Famiglie ADHD
→Informazioni →Per gli insegnanti (strategie che permettono di
mantenere l’attenzione e l’attività del bambino ADHD entro limiti
accettabili)
http://www.coolmath-games.com (inglese) giochi logico matematici,
sezione con giochi per lo studio della lingua inglese (reading e
spelling), scienze e geografia
http://www.do2learn.com (inglese) sito specializzato su autismo; giochi
per imparare numeri, colori, lessico, con giochi divertenti
http://www.eslprintables.com (inglese) The website
where English Language teachers exchange
resources: worksheets, lesson plans, activities, etc.
http://www.onestopenglish.com/ (inglese) come il sito
precedente
http://www.bo.istruzioneer.it/ele/ Software free:
 Raccolta 1&2...reStart
 Raccolta contenente software per la scuola primaria –
classi 1^, 2^, 3^. Sezioni: per iniziare, italiano
(esercitazioni, lettura e scrittura, comprensione,
giochi linguistici), matematica (aritmetica, logica,
insiemistica, problemi geometrici, strategia), storia e
geografia, arte e immagine, lingua straniera.
 Raccolta Start3 Raccolta per le classi 4^ e 5^ della
scuola primaria. Sezioni: italiano (grammatica, lettura
e scrittura, comprensione, giochi linguistici),
matematica (aritmetica, geometria proiettiva,
strategia, vari), storia e geografia.
Altri software:
exelearning.it (per creare testi multimediali)
cmap.ihmc.us/download ( per fare mappe)
vozme (consente di leggere un testo in lingua
italiana, inglese… e salvarlo in MP3)
naturalreaders.com (sintesi vocale per lingue
straniere)
imtranslator.com ( traduttore on line, dizionario,
sintesi vocale, tastiera virtuale, correttore
ortografico)
openoffice.org (simile a Word: si sente ciò che si
sta scrivendo)
Per focalizzare le parole-chiave in un testo:
Wordle, WordSift